KASEY MICHAELS
IL MAGGIORDOMO DI LORD WESTHAM
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Butler Did It HQN Books © 2004 Kathryn Seidick Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici agosto 2005 Seconda edizione I Romanzi Storici Harlequin Mondadori maggio 2014 Questo volume è stato stampato nell'aprile 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano I ROMANZI STORICI HARLEQUIN MONDADORI ISSN 1828 - 2660 Periodico mensile n. 132 del 22/05/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 212 del 28/03/2006 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Iniziare con C'era una volta sarebbe, forse, un tantino scontato. Meglio cominciare dal principio, o almeno il piÚ vicino possibile al punto in cui la vicenda diventa interessante. Immaginate l'Inghilterra durante il periodo della Reggenza. Guerre, moti popolari, opulenza, indulgenza, crudeltà , genio e sregolatezza. Grandi opere letterarie, grandi invenzioni, grandi ingiustizie. Grazie al cielo, gli appartenenti a quest'epoca riescono anche a ricavarne po' di frivolezza, un po' di divertimento. E alcuni, in particolare, potrebbero meritare di essere menzionati. Chi sono queste persone? PerchÊ non iniziare da Morgan Drummond, Marchese di Westham? Un uomo che ha la fortuna di possedere un aspetto oltremodo attraente, un patrimonio immenso e una brillante intelligenza... e la sfortuna di avere un temperamento iracondo che, cinque anni prima, lo aveva spinto a battersi in un duello che per poco non era costato la vita al suo avversario. Fatto vergognoso. E Morgan si era vergognato, ne era rimasto sconvolto. Che diavolo gli era preso?, si era domandato. Possibile che un insulto rivolto alla sua ultima fiamma – come si chiamava, a proposito? – avesse reso necessario recarsi a Lincolns Inn Fields per tirare di scherma 5
alle prime luci dell'alba? Che fosse uscito di senno? La morte di suo padre, avvenuta durante un duello quando lui cominciava appena a muovere i primi passi, non gli aveva insegnato niente? E perché poi si era battuto suo padre? Se lui non riusciva a ricordarne il motivo, e sì che era il figlio del Folle Harry, appariva chiaro che era stato del tutto sproporzionato al risultato finale: sua madre in gramaglie e il corpo del genitore ridotto in polvere nella cappella funeraria di famiglia. Quello che sapeva per certo era che non desiderava che il suo epitaffio dicesse: Il Folle Morgan, morto ammazzato per colpa del proprio caratteraccio. Di conseguenza, punito e contrito, aveva giurato di redimersi ed era fuggito da Londra, ritirandosi nella sua tenuta di Westham a leccarsi le ferite e a rivedere la sua intera esistenza. Un modo di procedere che lo aveva annoiato a morte. Aveva bevuto, molto e a lungo, poi aveva riflettuto, molto e a lungo, e finito per decidere di essere perfettamente in grado di riportare sotto controllo la propria irascibilità. Si era impegnato diligentemente in quei cinque anni di forzato isolamento, ricostruendosi meno a immagine di suo padre e più a quella che riteneva la propria. Non che si fosse trasformato in un mite agnellino, però, considerato che era stato incapace di dominare la sua innata arroganza, la sua propensione per il sarcasmo e soprattutto il suo totale disprezzo per gli imbecilli. E aveva continuato ad annoiarsi. Ma avendo appena festeggiato il suo trentesimo compleanno e avendone fin sopra i capelli di fare l'eremita, Morgan è ormai convinto di essere debitamente agguerrito per far ritorno alla civiltà. Sicuro di sé e del proprio autocontrollo, si sente perfino pronto a tollerare la futilità di una Stagione londinese, perché sì, effettivamente, è ora che si sposi e si 6
procuri un erede che assicuri la continuità della casata. Ha riflettuto, molto e a lungo, anche su questo. Ciò che gli occorre è una moglie accondiscendente, tranquilla, imperturbabile, una donna educata e moderatamente intelligente, ma dotata di un carattere dolce come un mattino di maggio... per il bene della loro futura prole, ovviamente. E quindi parte alla volta di Londra. Si dà il caso che anche una certa Miss Emma Clifford stia viaggiando alla volta di Londra. Cara Emma. È mai esistita una femmina più incantevole? Povera Emma. È mai esistita una femmina più tribolata? È la figlia maggiore e il capo della famiglia Clifford, cosa che spiega le sue afflizioni. Benché adorabile, sua madre è un tantino svampita. Suo fratello un disastro. La sua bisbetica nonna non fa che rivivere il suo non proprio irreprensibile passato. E hanno tutti perennemente bisogno di soldi. I Clifford nutrono una speranza. Ne nutrono parecchie, in realtà. Emma, però, non ne ha che una. Non è una ragazza sciocca, sa di essere piuttosto bella. E, a Londra, la bellezza risulta sovente la chiave che apre la porta a un matrimonio vantaggioso. In altre parole, un buon matrimonio servirebbe a risolvere i problemi economici dell'intera famiglia. A procurare loro una vita piacevolmente agiata, universalmente giudicata una bella cosa da possedere ed eternamente decantata come un rimedio per tutti i mali da coloro che non la possiedono. Sebbene sua nonna continui a ripeterle che un matrimonio, in teoria, non dovrebbe significare legarsi a un buffone che russa e si gratta, e magari mangia cavoli a colazione, all'unico scopo di rimpinguare le proprie finanze. Memore dei consigli della nonna, la risoluta Emma 7
ha venduto i diamanti della madre, impegnato i ritratti di famiglia e ceduto uno stallone tutt'altro che disprezzabile in cambio di una vecchia carrozza chiusa e due non troppo malandati cavalli da tiro. Perciò, al pari di Morgan Drummond, i Clifford stanno andando a Londra per la Stagione. Per quanto li riguarda, l'intenzione è quella di farsi notare, fare acquisti al mercato matrimoniale, rinnovare l'amicizia giovanile della madre con Lady Sally Jersey, nella speranza di procurarsi i biglietti d'ingresso per Almack's ed essere presentati al fior fiore dell'alta società. Daphne, la madre di Emma, riesce a stento a stare nella pelle per l'eccitazione. Mai definita come la vedova Clifford, titolo che spetta a sua suocera, è una donna dalla bellezza ormai sfiorita, ma ancora piuttosto graziosa. Gli anni le hanno regalato alcune rughe, qualche chilo di troppo... e neanche un grammo di intelligenza in più di quella che aveva quando, un quarto di secolo prima, era stata tanto imprudente da cadere fra le braccia di un affascinante spendaccione, Samuel Clifford. Conviene che la cara Emma dovrebbe trovarsi un marito ricco. Non vede perché una ragazza così bella dovrebbe avere il benché minimo problema ad Accalappiare lo Scapolo d'Oro della Stagione. Lei non prevede certo di avere difficoltà nel portare a buon fine la sua ricerca del Vero Amore. Va detto a questo punto che Daphne ha l'abitudine di pensare a lettere maiuscole. Fanny Clifford si beffa dei sogni della nuora, che ritiene realizzabili quanto quello della stessa Daphne che lei si trasferisca a Bath insieme alla sua vecchia cugina Maude e Che Lasci Tutti In Pace, Per l'Amor Del Cielo. Fanny è un tantino... be', si potrebbe definire una donna estremamente indipendente. È vissuta in una Londra molto diversa da quella in cui affluiscono le 8
debuttanti durante la stucchevole e così pudica Reggenza. Figlia di un'epoca più libera da pregiudizi, parla senza peli sulla lingua, si comporta come le pare e piace, ed è fermamente convinta che quelle ragazze leziose e quegli effeminati damerini dovrebbero venire rinchiusi da qualche parte per non costringere il prossimo a rabbrividire per le loro smancerie. Spera di trovare l'avventura a Londra, non una fede nuziale. In fondo, è stata sposata e non trova affatto allettante la prospettiva di legarsi legalmente a un uomo che a letto potrebbe anche rosicchiarsi le unghie dei piedi. All'insaputa della nipote, Fanny ha dei grandiosi progetti. Ha ideato un piano destinato a convincere almeno uno dei suoi ex amanti a presentare a Emma un ricco e possibilmente affascinante nipote, disposto a impalmarla. Quello di cui non dubita è che neppure per tutto l'oro del mondo, né per la prospettiva di fregiarsi di un altisonante titolo nobiliare, permetterà alla nipote di sposare un uomo che assomigli anche solo lontanamente a quel deficiente di suo fratello. Clifford Clifford – Daphne ha sempre avuto una tale mancanza di fantasia! – è minore di Emma, non ha che diciannove anni, ma è abbastanza grande da illudersi di riuscire a fare colpo sull'alta società londinese. Il che, per lui, significa assistere agli incontri di pugilato, ai combattimenti di galli e di orsi, nonché frequentare tutte le bische in cui gli zotici venuti dalla campagna ci lasceranno certamente le penne. Per farla breve, Cliff Clifford è esattamente quel tipo di giovane senza cervello che Morgan Drummond non ha mai imparato a sopportare, pur essendo rimasto nella sua tenuta finché il sangue non gli si è raffreddato al punto di formargli dei ghiaccioli nelle vene. Diretto a Londra per la Stagione è anche un certo Edgar Marmon, avventuriero di professione. O, per la 9
precisione, soleva essere un avventuriero. Ora, alla veneranda età di settant'anni, si ritiene un avventuriero. Ha sempre vissuto di espedienti e anche della mancanza di discernimento delle sue vittime, perpetrando parecchi inganni, di solito senza successo, e guadagnandosi diversi nemici, che si augura siano più anziani e più tardi di lui, oltre che incapaci di superarlo in velocità. Sta andando a Londra per attuare un'Idea Fantastica. Un Piano Brillante destinato a procurargli per l'ultima volta una somma sostanziosa, in modo da potersi ritirare a Brighton o in un posticino altrettanto confortevole, e sfruttare le vedove facoltose a suo piacimento. Oh, mio Dio, ecco un'altra persona che pensa a lettere maiuscole! Al momento, si cela sotto le mentite spoglie di Sir Edgar Marmington, inventore e gentiluomo, un individuo rispettabile, che fa realmente di tutto per persuadere eventuali investitori che diventeranno più ricchi di quanto non siano già fornendogli i capitali necessari per finanziare la sua invenzione più ambiziosa, quella cioè di trasformare in oro un vile metallo. Ovvio che riesce a persuaderli, tanto che alcuni graziosi asinelli sono stati visti spesso volare attorno al Parlamento nelle belle giornate di sole. Già a Londra, ma con la speranza di cambiare indirizzo, è una certa Mrs. Olive Norbert, definita signora per pura educazione, sebbene nessuno dei suoi ex conoscenti abbia mai ritenuto necessario attenersi alle regole del galateo. È una sarta di cinquantadue anni, ora felicemente a riposo e altrettanto felicemente entrata in possesso di un modesto patrimonio ereditato dalla sua ultima cliente, una vecchia rimbambita che amava appassionatamente gli abiti e detestava cordialmente i parenti! Non avendo intenzione di sposarsi, nemmeno se 10
qualcuno glielo dovesse proporre, desidera soltanto guardare la città da una finestra diversa da quella piccola e polverosa della soffitta in cui ha sempre abitato, al di sopra del negozio della sua ex datrice di lavoro, situato in un quartiere assai meno elegante a pochi passi dall'esclusiva Mayfair. Per farla breve, Olive intende concedersi una breve vacanza. Proprio nel bel mezzo dell'alta società londinese. Non dubita che si divertirà moltissimo. Dopotutto, è dotata di qualità medianiche. Come avrebbe fatto altrimenti a sapere che Mrs. Hartford sarebbe deceduta a causa di una brutta caduta dalle scale, lasciando cinquemila sterline alla sua sarta? Come direbbe Daphne: Mrs. Norbert Potrebbe Risultare una Notevole Seccatura. Perry Shepherd, Conte di Brentwood, ha già procurato diverse seccature a Morgan Drummond. È stato suo compagno negli anni di collegio e di bisboccia durante la sua unica Stagione. Fino a quando, cioè, il marchese non lo ha sfidato a quel malaugurato duello a causa di un'avvenente ballerina del Covent Garden. Come si chiamava, a proposito? Sì, duello a parte, il conte trova ancora simpatico il marchese. Sul serio. In fondo, quella cicatrice sulla guancia gli sta benissimo. Sembra che piaccia alle signore e dato che a lui piacciono le signore, è piuttosto soddisfatto dell'intera faccenda, anche se la cicatrice dà del filo da torcere al suo cameriere personale ogni volta che deve raderlo. Sarebbe anche felice di riallacciare la sua amicizia con Morgan appena questi sarà tornato in città. E poi, Londra è stata così scialba senza i suoi commenti sull'idiozia e le debolezze del bel mondo e, come lui sa bene, dovunque si trovi Morgan possono accadere un sacco di cose, ma non ci si annoia mai. Sì, intende fargli visita non appena avrà appreso che 11
l'amico è rientrato nella sua residenza londinese. Alcuni domestici abitano per tutto l'anno nel palazzo del marchese in Grosvenor Square, a Mayfair. Innanzitutto, Mrs. Hazel Timon, la governante della residenza cittadina di Sua Signoria. Ma non lo resterà a lungo, avendo un gruzzolo consistente che aumenta a vista d'occhio nel bauletto in fondo al suo armadio a muro. L'altro membro femminile della servitù è Claramae, la giovane, graziosa cameriera dalla testa vuota che al momento funge da tuttofare. Funge anche da cameriera personale delle signore, in caso di necessità, e trascorre la maggior parte del suo tempo a civettare con quel furfante di Riley. Valletto, vice maggiordomo, stalliere e cocchiere, Riley si presta a ogni evenienza. È contento di rendersi utile. Il che appare di una chiarezza lampante dal modo in cui tende la mano ogni qualvolta ritiene di averlo fatto. Alla servitù di Grosvenor Square, alquanto ridotta in assenza del padrone di casa, appartiene soltanto un altro domestico: lo stimato e ingegnoso Thornley. È stato per anni il leale maggiordomo dei Drummond, padre e figlio. È dignitoso quanto basta. Ed è anche altre due cose. È ambizioso ed è un uomo pratico, incapace di tollerare gli sprechi. Dirige la casa con la massima efficienza, nella buona e nella cattiva sorte, compresi gli ultimi interminabili cinque anni, mentre il suo giovane padrone se ne stava a tenere il broncio in campagna e l'enorme palazzo rimaneva vuoto. Ma dirigere una servitù ridotta all'osso, che ha ben poco da fare oltre a lucidare di tanto in tanto un pezzo di argenteria e togliere le ragnatele dagli angoli, mangiando a quattro palmenti nello stesso tempo, non costituisce un grande stimolo per un uomo. O almeno non lo costituiva. Infatti, nelle ultime tre 12
Stagioni, compresa quella in corso, agendo di sua iniziativa, Thornley ha escogitato un sistema per tenere occupata la servitù. Ha affittato delle stanze a delle persone venute in città per partecipare ai vari eventi mondani e a cui occorreva un alloggio da marzo al compleanno del re, nel mese di giugno. Perché una casa, anche un palazzo londinese, ha bisogno di gente. Ha bisogno di vita. E i guadagni non sono poi così miseri. Dunque, quante persone stanno per incontrarsi in Grosvenor Square? Contiamole sulle dita. Una servitù poco numerosa ma piena di inventiva. Una famiglia non comune. Un vecchio amico. Un avventuriero un po' disonesto. Un'assassina potenziale. Infine, arrivando per ultimo e senza preavviso, un puntigliosamente flemmatico Marchese di Westham. Forse avrebbe dovuto mandare un biglietto.
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