MARGARET MOORE
LA SPOSA RAPITA
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Warrior's Honor Harlequin Historical © 1998 Margaret Wilkins Traduzione di Linda Rosaschino Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici gennaio 2000 Seconda edizione I Romanzi Storici Harlequin Mondadori ottobre 2010 Questo volume è stato impresso nel settembre 2010 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) I ROMANZI STORICI HARLEQUIN MONDADORI ISSN 1828 - 2660 Periodico mensile n. 73 del 13/10/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 212 del 28/3/2006 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Inghilterra, 1228 Bryce Frechette si appoggiò contro il muro di pietra e guardò con un piccolo sorriso indulgente la folla chiassosa che stava partecipando ai festeggiamenti dopo il torneo di Lord Melevoir. Il padrone di casa era un uomo gioviale, che amava il buon cibo e il buon vino, i divertimenti e la musica. Il suo salone, anche se non era ampio com'era stato quello del padre di Bryce, rivelava il gusto del nobile normanno per i piaceri resi possibili dalla ricchezza. Un bel fuoco crepitava nel grande focolare, tenendo lontano il fresco della serata primaverile, e numerose candele di finissima cera d'api illuminavano la stanza, insieme alle torce fissate alle pareti. Dopo un pasto eccellente e molto abbondante le lunghe tavole sui cavalletti erano state smontate e accostate ai grossi muri di pietra. Tutt'intorno erano state disposte le panche per coloro che non ballavano. Cani da caccia ben nutriti si aggiravano per il salone frugando in mezzo alla paglia che ricopriva il pavimento in cerca di avanzi, evitando i ballerini che si esibivano al centro della stanza. 5
Bryce pensò che era un miracolo che alcuni non cadessero e non si rompessero la testa, specialmente quelli che erano evidentemente ubriachi. In effetti, le risate e le chiacchiere dei gentiluomini e delle nobildonne coprivano quasi la musica degli strumenti. Il suo sguardo si posò di nuovo su una bellissima fanciulla dai capelli scuri e dallo sguardo vivace che danzava con grazia, e la cui risata piena di allegria non aveva nulla a che fare con il troppo vino. A volte riusciva a vedere chiaramente il suo volto, quando passava accanto a lui con il suo abito azzurro e la sovratunica di broccato indaco e oro, i gioielli che mandavano bagliori alla luce delle candele. Il suo volto era sorridente e i suoi occhi verdi erano luminosi sotto le sopracciglia scure e delicatamente arcuate. Alcune ciocche di capelli scuri sfuggivano alla sciarpa che le copriva la testa e le sfioravano le guance lisce e rosee. Il suo naso era diritto e le sue labbra rosse lasciavano vedere i denti bianchi, simili a perle. Bryce si chiese chi fosse quella fanciulla e come si chiamasse. Era senza dubbio la donna più attraente che avesse mai visto, e invidiava ogni uomo che ballava con lei, compreso l'anziano e corpulento padrone di casa. Se avesse avuto ancora il suo titolo, pensò Bryce, avrebbe ballato anche lui con lei, avrebbe guardato in quegli occhi vivaci ed espressivi e, doveva ammetterlo, avrebbe cercato di attirarla in un angolo buio per rubarle un bacio. Ma non aveva più alcun titolo, si disse accigliandosi. Non era il Conte di Westborough, anche se avrebbe avuto ogni diritto di esserlo. Non aveva alcun possedimento. E la fanciulla era con tutta probabilità una nobile ric6
ca e viziata che non avrebbe voluto avere nulla a che fare con i tipi come lui. Bryce non poteva permettersi neppure una camicia di ricambio. L'unica che possedeva si era lacerata durante il torneo, perciò era stato costretto a partecipare al banchetto con addosso solo la giubba di cuoio. Pur essendo a disagio per il proprio abbigliamento così poco consono all'occasione, voleva godersi ancora un po' il banchetto. Gli ricordava la vita alla quale era abituato, quando suo padre era ancora vivo. Perciò non aveva importanza chi fosse o come si chiamasse la fanciulla, così come non aveva importanza il fatto che quei nobili e le loro dame lo ignorassero. Come a smentire quelle amare considerazioni, un bell'uomo bruno con un calice d'argento in mano andò a sedersi sulla panca accanto a lui. Bryce sapeva che era un gallese, e la fanciulla dai capelli neri e dagli occhi verdi aveva chiacchierato e riso con lui prima di mettersi a ballare con Lord Melevoir. «Ho visto facce più allegre a un funerale» osservò con noncuranza lo sconosciuto. «E avete anche vinto i soldi in palio. È un peccato che dieci monete d'argento non vi facciano felice. Ve le prendo volentieri, se la cosa vi fa contento.» «Provateci» ribatté Bryce in tono pacato e vagamente minaccioso al tempo stesso. «Calma, non c'è bisogno di essere così aggressivo.» Il gallese sorrise e i suoi occhi si accesero di una luce divertita. «Meritavate di vincere. Non ci sono molti uomini in grado di battermi, ma sono contento di poter dire che non me la lego al dito. Guardate, siete stato il migliore con la lancia, e sarebbe uno sciocco chi dicesse il contrario. Io non sono uno sciocco.» 7
Bryce si rilassò, compiaciuto dai modi dello sconosciuto oltre che dalle sue parole. Era trascorso molto tempo dall'ultima volta che un nobile lo aveva trattato da eguale. «Perdonate la mia mancanza di cortesia, signore» disse sorridendo. «Vorrei che tutti coloro che ho battuto si esprimessero con tanta generosità.» Poi fece un cenno di benvenuto. «Io sono Bryce Frechette.» «Generosità, eh?» disse l'uomo bruno. «Io lo chiamo buon senso. E naturalmente so chi siete.» Bryce si preparò mentalmente alle inevitabili domande. Che non vennero. «Io sono Lord Cynvelin ap Hywell di Caer Coch, il più bel castello di tutto il Galles» annunciò l'uomo in tono amabile. Poi osservò di nuovo il normanno. «Ho cercato di assoldare gli uomini più in gamba per il mio seguito. Spero che accetterete di farne parte.» Il primo impulso di Bryce fu quello di rifiutare. Non era nato per essere al soldo di qualcuno. «Dal momento che siamo gentiluomini, non staremo a contrattare come mercanti. Se accettate, avrete tutto ciò che vi serve come armamento, abiti, cibo e alloggio, e se dopo un anno saremo entrambi soddisfatti l'uno dell'altro non vedo ragione perché non dovrei ricompensarvi ulteriormente.» Bryce sapeva che poteva sempre guadagnarsi da vivere combattendo nei tornei. Alla peggio, sarebbe potuto andare da sua sorella e chiedere ospitalità nel suo castello. Tuttavia aveva viaggiato e combattuto per anni, e nessun altro gli aveva mai offerto una simile opportunità. Quanto all'andare da sua sorella... si sarebbe sentito come un mendicante. 8
L'orgoglio di Bryce lasciò spazio al senso pratico. La sua famiglia aveva perso il titolo e le terre. L'unico denaro che lui aveva erano le dieci monete d'argento vinte al torneo di Lord Melevoir. Se non avesse accettato l'offerta del gentiluomo gallese sarebbe stato costretto a combattere in un altro torneo sperando di vincere un premio, come un orso ammaestrato. E poi il gallese non era solo amichevole, ma anche rispettoso. Da un bel po' di tempo a quella parte non gli capitava di incontrare una persona con un simile atteggiamento nei suoi confronti. Inoltre non doveva essere troppo difficile entrare a far parte del seguito di un uomo come quello. Se avesse voluto, poi, avrebbe potuto rinunciare in qualsiasi momento, e in ogni caso non aveva molte alternative. «Milord, accetto con piacere la vostra offerta» disse chinando il capo in un cenno d'assenso. Lord Cynvelin diede una pacca sulla spalla di Bryce e sorrise con calore. «Ottimo, amico mio!» Bryce fece un respiro profondo. «Potete fare assegnamento su di me, milord» affermò, e quelle parole suonarono quasi come una sfida. Lord Cynvelin si fece serio. «Se avessi pensato che fosse altrimenti non vi avrei fatto nessuna offerta. Parecchi di noi sono stati dei giovanotti impulsivi e testardi. E poi credo che farò una gran bella figura quando gli altri sapranno che Bryce Frechette, il vincitore del torneo di Lord Melevoir, fa parte del mio seguito.» Bryce annuì, compiaciuto, sollevato e lusingato al tempo stesso. «Partiamo per il Galles domani dopo la messa. Spero che sarete pronto.» «Il Galles?» 9
«Già. Dove dovrebbe vivere un gallese?» Bryce annuì. «Naturalmente.» «Non è un problema, per voi, vero?» «No, milord» rispose Bryce, cercando di ignorare la propria riluttanza a trasferirsi in una landa desolata abitata dai celti. «Bene.» Lord Cynvelin sospirò e bevve un sorso di vino. «Gran festa, questa. Non ho mai visto così tante belle dame in un posto solo.» «Dame belle, ricche e titolate» ribatté Bryce lanciando al nuovo amico un'occhiata sardonica. «Il che le mette al di fuori della mia portata.» Lord Cynvelin si mise a ridere e guardò Bryce da capo a piedi. «Ho visto raramente un uomo di bell'aspetto come voi, a parte me, naturalmente. Non credo proprio che stanotte vi toccherà dormire da solo.» Bryce sorrise con un po' d'amarezza. «Dal momento che non ho un titolo, nessuna di quelle dame mi degnerebbe di una seconda occhiata.» Il bellissimo Cynvelin si mise a ridere, una risata bassa e profonda che fece voltare molte persone, compresa la splendida sconosciuta. «Guardate tutte le donne che ci stanno osservando» disse Cynvelin quando smise di ridere. «Avete bisogno di altre prove?» Bryce lanciò un'occhiata furtiva al salone. «Stanno guardando voi, milord.» «Be', e perché no?» rispose Cynvelin con un'altra risata. «Ma anche voi. L'ho notato mentre stavo ballando. E siete stato voi a prendere il primo premio al torneo, quando avete scagliato la vostra lancia attraverso l'anello per cinque volte. Vi dico che vi basta muovere un dito per poter scegliere a vostro piacimento.» 10
«Credo che mi convenga prepararmi per il viaggio di domani.» Lord Cynvelin sorrise. «Se preferite. Non posso che ammirare una tale dedizione al dovere. Quanto a me, vado a parlare alla donna che sposerò, se mi vorrà. Eccola là, che balla con Lord Melevoir. Avete mai visto una creatura più bella di Rhiannon DeLanyea?» «È molto bella» concordò Bryce osservando la non più sconosciuta fanciulla muoversi con grazia al suono della musica ed evitare agilmente i piedi grossi e goffi del padrone di casa. «Vi avverto, Bryce Frechette, appartiene a me» lo mise in guardia Cynvelin, con gli occhi che gli ridevano. «E poi suo padre è per metà gallese, un barone con il quale c'è poco da scherzare. L'uomo che vorrà ottenere l'amore di sua figlia dovrà vedersela con lui.» «Vi assicuro, milord, che non nutro alcun interesse nei suoi confronti, al di là dell'ammirazione che ogni uomo le deve.» Cynvelin rise di nuovo. «Parlate proprio come un nobile normanno» disse mentre si alzava. Raddrizzò la propria tunica nera e sistemò la cintura dai motivi ornamentali dorati. «Adesso vado a soccorrerla. Ci vediamo domattina alle stalle, Frechette.» Bryce fece un cenno di saluto e guardò Lord Cynvelin attraversare il salone di Lord Melevoir e avvicinarsi alla bellissima Rhiannon DeLanyea. Lady Rhiannon DeLanyea si corresse Bryce, la donna che il suo nuovo signore intendeva sposare. Ebbene, così sia, pensò mentre si appoggiava di nuovo al muro e sorrideva fra sé e sé. Si era convinto che nessun nobile gli avrebbe più offerto la propria amicizia o l'avrebbe trattato come un proprio pari. Che sarebbe 11
rimasto per sempre il figlio ripudiato e disonorato del Conte di Westborough. Adesso invece sembrava che le cose potessero cambiare. Forse avrebbe ancora potuto guadagnarsi un titolo con i propri meriti. In quel caso a che cosa non avrebbe potuto aspirare? Dopotutto ci sarebbero state altre giovani e bellissime dame alla sua portata, quando avesse ricevuto l'investitura a cavaliere. Rhiannon sedette sulla panca più vicina e cercò di riprendere fiato. Lord Melevoir chinò la testa grigia e lei fece altrettanto prima che l'anziano nobiluomo si allontanasse, in cerca di qualche altra dama con cui ballare. Se non altro era riuscita a restare in piedi, si disse Rhiannon mentre si faceva aria con una mano. Lord Melevoir era stato piuttosto energico mentre ballava la danza in tondo, e a un certo punto lei aveva temuto di venire scagliata in mezzo ai suonatori. «Del vino, per favore» chiese a un servitore di passaggio. «Permettetemi, milady» disse in gallese una voce maschile. Una mano snella le porse un calice. Rhiannon accettò la bevanda e sollevò lo sguardo sul volto sorridente di Lord Cynvelin ap Hywell. «Lord Cynvelin!» esclamò con entusiasmo. «Come siete gentile! Sono assetata e ho i piedi a pezzi.» «Qui dentro non c'è una dama più bella e aggraziata, per questo tutti gli uomini vogliono ballare con voi» rispose Cynvelin sedendosi accanto a lei. Rhiannon sorrise, poi bevve un altro sorso e per poco non soffocò. «O'r annwyl!» farfugliò mentre Cynvelin le toglieva di mano il calice. «Se non sto attenta comincerò 12
a barcollare come un ubriacone. Lord Melevoir è un uomo eccellente, e lo è anche il suo vino. Non sono abituata a bevande così corpose.» «Mentre io mi sto ubriacando della vostra bellezza» rispose Cynvelin a voce bassa. Piacevolmente lusingata, Rhiannon arrossì. «Pensavo di non piacervi più. Sareste potuto accorrere a salvarmi da quella danza in tondo, invece di parlare con quel sassone. Pensate un po', venire a un banchetto senza la camicia!» Rhiannon indicò con un cenno della testa l'uomo seduto all'estremità opposta del salone. I capelli castani gli ricadevano sulle spalle ampie. Indossava solo una semplice giubba di cuoio allacciata sul davanti, aperta sul collo e senza camicia sotto, cosicché si vedevano le sue braccia muscolose e il suo torace. C'era in lui qualcosa di quasi selvaggio o di ribelle, qualcosa, nel suo modo di guardare, che faceva intuire un'enorme energia tenuta sotto un ferreo controllo. «È un normanno, milady» rivelò Lord Cynvelin. «Vostro padre e i vostri fratelli non portano i capelli alla stessa maniera? Così ho sentito dire.» Rhiannon si mise a ridere allegramente. «Certo, avete ragione. Sostengono che serva a tenere a posto l'elmo, anche se nel caso dei miei fratelli credo si tratti solo di vanità. Forse è lo stesso anche per quel tipo.» «Non avete mai sentito parlare di Bryce Frechette, il figlio del Conte di Westborough?» Rhiannon guardò Cynvelin con autentica sorpresa. «Naturalmente! Tutti sanno di lui, di come abbia litigato con suo padre e se ne sia andato di casa, e non sia più tornato, neppure quando suo padre stava morendo. Mi chiedo che cosa ci faccia qui. Mi sorprende che osi mo13
strare la propria faccia in mezzo ai nobili.» Lanciò un'altra occhiata al normanno caduto in disgrazia e lo vide alzarsi e dirigersi dall'altra parte del salone. Aveva l'andatura di un grosso felino. Ancora una volta avvertì la straordinaria energia racchiusa in lui. «E pensare che non avevate mai sentito parlare di me fino a tre giorni fa, mentre sapete tutto di quel tipo» osservò Lord Cynvelin con un'espressione offesa. «Mi state spezzando il cuore.» Rhiannon sorrise al proprio compatriota. «Mi dispiace di stare spezzandovi il cuore, ma sono certa che ci siano parecchie altre dame più che disposte a rimetterne insieme i frantumi.» «C'è solo una dama che può farlo» ribatté lui, senza lasciare spazio a fraintendimenti. «Oh, non credo, milord» rispose Rhiannon con una risata, sentendosi improvvisamente a disagio. Quel giovane gallese le piaceva e si sentiva lusingata dalle sue attenzioni, ma trovava sconcertante il suo sguardo indagatore. «Lady Valmont rinuncerebbe volentieri ai suoi possedimenti se potesse ottenere in cambio il vostro cuore.» «Forse, se fossi respinto da una dama migliore di lei, potrei dovermi consolare con una donna evidentemente inferiore e accettare dei possedimenti come premio di consolazione.» Lord Cynvelin si chinò su di lei e Rhiannon sentì sulle guance il suo alito caldo che sapeva di vino. «Ma preferirei di no. E poi penso che voi sopravvalutiate la mia capacità di attrarre una nobildonna normanna. Lady Valmont non sa che farsene dei gallesi. Fate caso a come sta guardando Frechette.» «Solo perché è un mascalzone privo d'onore, ne sono certa» ribatté Rhiannon. «Lady Valmont non nasconde 14
la propria simpatia per gli individui poco raccomandabili.» «State per caso dicendo che io sono un individuo poco raccomandabile, milady?» chiese Lord Cynvelin con un'espressione preoccupata, posandosi una mano sulla guancia in un gesto di costernazione. «Oh, assolutamente no!» Lord Cynvelin le sorrise di nuovo. «Allora perdono a Frechette la sua cattiva fama» disse con magnanimità. «Spero che non mi criticherete se vi dico che gli ho chiesto di unirsi al mio seguito quando partirò per il Galles, domani.» Rhiannon non fece caso alla prima parte della dichiarazione di Lord Cynvelin. «Partite domani?» «Dopo la messa.» «Mio padre arriverà domani» gli ricordò lei. «Speravo che riusciste a conoscerlo.» Lord Cynvelin aggrottò la fronte. «Purtroppo non posso fermarmi qui, anche se mi piacerebbe. Ho degli impegni che richiedono la mia presenza.» «Oh.» «Forse potrei venire a farvi visita a Craig Fawr quando avrò fatto tutto quello che devo» suggerì lui. Rhiannon non vide motivo di dirgli di no, a parte un certo fastidio per il suo atteggiamento tutto a un tratto possessivo. «Vi accoglieremo con piacere.» «E io aspetterò con ansia il momento di rivedervi» sussurrò Lord Cynvelin, fissandola con una espressione fin troppo eloquente. Rhiannon arrossì e distolse lo sguardo dai suoi occhi scuri. Possibile che avesse intenzione di incontrare suo padre per chiedergli la sua mano? 15
Lord Cynvelin le piaceva. Provava stima nei suoi confronti ed era lusingata dalla sua ammirazione. Lo rispettava. Inoltre lui era gallese. Per tutti questi motivi aveva cercato la sua compagnia durante il torneo di Lord Melevoir e lo aveva invitato a Craig Fawr. Ma lo conosceva solo da tre giorni. Non era sufficiente per poter dire di conoscerlo bene, e di certo non era abbastanza per innamorarsi o impegnarsi a sposarlo. Sua madre le raccomandava spesso di essere più circospetta, e in quel momento Rhiannon avrebbe voluto aver seguito quel consiglio. Era evidente che, senza volerlo, aveva fatto credere a Lord Cynvelin di tenere a lui più di quanto non fosse in realtà. «Se volete scusarmi, milady» disse lui alzandosi, «devo parlare a Lord Melevoir prima di andarmene e ringraziarlo per la sua ospitalità. Poi mi ritirerò nel mio alloggio.» Rhiannon si sentì sollevata. «M... ma certamente, milord» balbettò, arrossendo ancora di più quando lui le prese la mano e se la portò alle labbra, guardandola con un'espressione speranzosa. «A più tardi, milady.» Lord Cynvelin le fece un profondo inchino e si allontanò. Per la prima volta da quando lo aveva incontrato, Rhiannon fu contenta di vederlo andar via. A più tardi? Che cosa aveva inteso dire? Rhiannon trattenne un gemito. Lord Cynvelin pensava forse che fosse disposta a raggiungerlo nella sua stanza? Che cosa gli aveva fatto credere? Lord Cynvelin si fermò a parlare con Lady Valmont, che le lanciò un'occhiata incuriosita. Si stava facendo anche lei delle domande sulla natura del suo rapporto con Lord Cynvelin? 16
Rhiannon distolse lo sguardo e notò un gruppo di nobili normanni che le lanciavano occhiate sussurrando e sorridendo con aria sorniona. Che cosa pensava tutta quella gente? Improvvisamente il salone le parve troppo affollato e troppo caldo. Rhiannon si alzò e uscì nella corte. Era un grande spazio aperto, circondato dalle mura interne del castello. Fuori si trovava un'altra corte racchiusa entro mura esterne ancora più massicce, e il più imponente accesso che lei avesse mai visto. Rhiannon rallentò il passo, assumendo un'andatura più adatta a una gentildonna. Poi si fermò. Un uomo si trovava vicino ad alcuni carri situati davanti agli edifici in cui venivano alloggiati i cavalieri in visita al castello e i loro seguiti. L'uomo era di spalle e sembrava stare rovistando in mezzo ai bagagli accatastati su uno dei carri. Era troppo tardi e c'era troppo buio perché qualcuno dei servitori stesse per mettersi in viaggio. «Ehi! Voi! Che cosa state facendo?» chiamò Rhiannon avvicinandosi, pronta a chiamare le guardie se fosse stato necessario. Un attimo prima che l'uomo si voltasse a guardarla, si rese conto che aveva i capelli che gli arrivavano fino alle spalle. «Stavo cercando i miei bagagli, che non sono nelle baracche» rispose Bryce Frechette. «Mi è stato detto che uno dei servitori li ha messi qui per sbaglio.» Mentre lui parlava, Rhiannon si accorse che assomigliava a un sassone più che a un normanno, con quei capelli lunghi, quel volto spigoloso e quell'espressione distaccata e leggermente scontenta. Lui sembrava rilassato e nel medesimo tempo pronto 17
a scattare. Rhiannon conosceva solo un altro uomo che aveva quella stessa postura quando non era impegnato in un combattimento. Urien Fitzroy, un amico di suo padre, che passava per essere il miglior addestratore di uomini d'arme in tutta l'Inghilterra. Bryce Frechette era un guerriero imponente, eppure, adesso che era vicino a lui, Rhiannon non si sentiva affatto intimorita. Lo trovava anzi piuttosto intrigante, e avrebbe voluto vedere meglio il suo viso, in particolare i suoi occhi. «Mi dispiace. Ho fatto un errore.» «Credevate che stessi cercando di rubare qualcosa?» chiese lui. «Sì... no...» rispose lei, poi raddrizzò le spalle e si mise sulla difensiva. «Dovete ammettere che il vostro armeggiare sembrava sospetto.» «Soprattutto dal momento che non sono un nobile?» ribatté lui con un tono apparentemente cortese, ma con una punta di ostilità. Perché sarebbe dovuto essere arrabbiato con lei? Rhiannon andò in collera ricordando quello che sapeva sul suo conto. «Se non siete più un nobile la colpa è solo vostra, Bryce Frechette.» «Sono onorato che conosciate il mio nome, Lady Rhiannon» ribatté lui con sarcasmo, facendole un piccolo inchino. Vedendo la sorpresa di Rhiannon nel rendersi conto che anche lui sapeva il suo nome, Bryce ebbe un moto di soddisfazione. Le afferrò una mano e s'inchinò profondamente, come se volesse baciargliela. Lei la ritirò bruscamente. «A quanto pare conosco più del vostro nome» disse in tono asciutto. «Forse sapete meno di quello che pensate, milady» 18
ribatté Bryce con calma, avvicinandosi. Notando che Rhiannon non si ritraeva, Bryce ricordò il modo in cui lei si era comportata nel salone, specialmente mentre era con Lord Cynvelin. Forse non era virtuosa come sembrava. «Vi piacerebbe saperne di più?» «Forse. Ma questo non è il momento né il luogo per una simile conversazione» tagliò corto Rhiannon con fermezza. La sua risposta schietta lo colse alla sprovvista, ma Bryce si riprese in fretta. «È un gran peccato» disse a voce bassa, con un tono seducente. «A me piacerebbe saperne di più sul vostro conto.» Rhiannon deglutì e si schiarì la voce. Aveva ricevuto molti complimenti in quegli ultimi giorni, ma nessuno le aveva fatto un effetto così profondo. «Sì, be'... un'altra volta» ribatté. «Perché avete tanta fretta, milady? Dovete incontrare qualcuno?» chiese Bryce avvicinandosi di nuovo. «No!» Rhiannon si ritirò in una nicchia buia, poi sollevò il mento con aria di sfida. Bryce chinò la testa da un lato e con un'espressione ammirata fece scivolare lo sguardo dalla sommità della sua sciarpa di seta all'orlo del suo abito. «Per favore, non guardatemi con quell'aria impertinente, signore!» esclamò lei sentendosi pervadere da una ondata di calore mentre Bryce continuava a fissarla. «Signore? Vedo che sto salendo nella vostra considerazione. Permettetemi di assicurarvi, milady, che non intendevo essere scortese. Tutto il contrario.» Bryce si avvicinò di un altro passo e sorrise. Non come sorrideva Lord Cynvelin, che pareva farlo solo per abitudine. Rhiannon si rese conto che un sorriso da parte di quell'uomo era una cosa rara, e che andava 19
tenuto in gran conto. Avrebbe voluto vedere meglio il suo viso, ma lì era troppo buio. Improvvisamente si accorse che lui l'aveva chiusa in un angolo, e che in quel punto si trovavano al riparo dagli sguardi indiscreti dei soldati di guardia sul cammino di ronda. «Da come vi siete comportata nel salone» continuò Bryce con un sussurro roco, «pensavo che vi piacesse essere ammirata dagli uomini.» «Da alcuni uomini, forse» rispose lei incrociando le braccia sul petto, come per proteggersi. «Tuttavia non ho alcun desiderio di essere notata da un uomo che ha abbandonato la propria famiglia e ha lasciato la sorella in una situazione così precaria. Sono rimasta davvero sorpresa quando ho sentito che Lord Cynvelin ha voluto una persona simile nel suo seguito.» Bryce si bloccò mentre la guardava. Poi abbassò minacciosamente le sopracciglia. «Questo è ciò che pensate di me?» «Sì» rispose lei. Lui fece un passo indietro. «Voi mi sorprendete, milady. Credevo che foste troppo intelligente per dare ascolto ai pettegolezzi.» «Dunque quello che ho sentito dire non è vero? Non avete litigato con vostro padre? Non ve ne siete andato pieno di stizza, come un bambino viziato? E non siete rimasto lontano da casa anche quando vostro padre stava morendo? Mi state dicendo che contrariamente a tutto quello che ho sentito siete tornato ad aiutare vostra sorella, che si era impoverita ed era stata costretta a diventare una serva nel proprio castello?» «Non avete sentito nient'altro?» l'aggredì lui. «Che sono un farabutto e un buono a nulla? Che mia sorella 20
mi ha buttato fuori di casa? Che suo marito, il potente Barone DeGuerre, mi detesta? Che mento, imbroglio e rubo?» Bryce le si avvicinò di nuovo. «Che ho venduto l'anima al diavolo?» Rhiannon sussultò e spalancò gli occhi. Lui fece una risata sprezzante. «Siete così sciocca da credere a tutto quello che sentite?» «Come osate!» esclamò lei, offesa dalla sua critica. «Voi, uomo senza onore...» «No, milady, come osate voi?» ribatté Bryce con voce gelida. «Non mi conoscete, eppure osate rimproverarmi per le mie azioni. Non sapete per quale motivo io e mio padre abbiamo litigato né perché me ne sono andato come ho fatto. Non sapete come mai sono rimasto lontano né come mi sono sentito quando ho saputo cos'era successo.» Bryce abbassò di colpo la voce. «Non avete idea di quanto abbia sofferto, sapendo che non ero con Gabriella quando lei aveva bisogno di me.» Rhiannon si sentì in colpa e arrossì avvertendo il rimorso che traspariva dalla voce del normanno. Aveva fatto male a giudicarlo così in fretta. Ma prima che facesse in tempo a scusarsi, Bryce si fermò di fronte a lei, vicinissimo. «Chi siete voi per giudicarmi?» chiese. «Da come avete ballato, sorriso e riso con più di un uomo nel salone di Lord Melevoir, potrebbe sembrare che io non sia il solo a mancare di scrupoli. Perciò come osate, mia adorabile ipocrita? Come osate agire come avete fatto e poi rimproverare me?» Bryce la fissò con un'intensità tale da inchiodarla al suolo. Rhiannon non riuscì a parlare. Non poté difendersi dalle sue accuse né pronunciare una sola parola a propria discolpa. 21
Lui si fece ancora più vicino, tanto da sfiorarla quasi, e quando parlò di nuovo la sua voce era bassa e roca. «Come osate starvene lì nell'ombra, più desiderabile di qualsiasi altra donna che io abbia mai visto, ben sapendo che se osassi toccarvi chiamereste una guardia e mi denuncereste?» Lei deglutì a fatica, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal suo volto. «Non lo farei» mormorò. L'espressione di lui parve cambiare. «Non fareste che cosa, milady?» sussurrò. «Non chiamereste la guardia e non mi condannereste per aver agito spinto dal desiderio?» Bryce allungò una mano e le sfiorò un braccio, facendola rabbrividire. «Mi fa piacere sentirlo, perché siete la donna più seducente che abbia mai incontrato.» Posò le mani sulle sue spalle e l'attirò a sé. Rhiannon sapeva che avrebbe dovuto ritrarsi, ma nell'attimo in cui la bocca di lui toccò la sua, baciarlo non le parve sbagliato, immorale o scandaloso. Le sembrò anzi perfettamente e meravigliosamente giusto. Era già stata baciata, da ragazzi timidi e goffi che si erano limitati a sfiorarle una guancia o le labbra. Ma mai così, con una passione e un desiderio che sembravano suscitare una reazione altrettanto intensa dentro di lei. Mai prima d'allora un uomo aveva tentato di esplorare i recessi della sua bocca. Neppure quello le parve sbagliato, tutt'altro, perciò Rhiannon dischiuse le labbra. Bryce la strinse a sé. Languidamente, quasi inconsapevolmente, lei cominciò ad accarezzare la sua casacca di cuoio. Mentre la baciava, la tensione sembrò defluire dai suoi muscoli. Bryce la spinse con delicatezza contro il muro di pie22
tra, poi infilò un ginocchio in mezzo alle sue gambe. Rhiannon sentì il proprio corpo cominciare a pulsare come non le era mai capitato prima. All'improvviso la porta del salone si aprì e un fiotto di luce si riversò nella corte. Una voce rauca augurò la buonanotte. A quell'interruzione Lady Rhiannon DeLanyea sussultò, poi sul suo viso apparve un'espressione piena d'orrore. Un attimo dopo spinse via Bryce, sollevò le gonne e fuggì.
23
La sposa rapita di Margaret Moore
Inghilterra, 1228 - Il nobile normanno Bryce Frechette viene indotto a credere che il rapimento della fidanzata da parte del promesso sposo sia una tradizione gallese prima del matrimonio. Accetta così di rapire Lady Rhiannon DeLanyea per conto del perfido Lord Cynvelin, che intende fare sua la fanciulla per vendicarsi del padre di lei. A poco a poco, tuttavia, la verità viene a galla e Bryce, per porre rimedio alla propria ingenuità, architetta un piano a dir poco ingegnoso.
Il fiore di mezzanotte mezzanotte di Jacqueline Navin
Inghilterra, 1847 - Magnus Eddington, il ricchissimo e chiacchieratissimo Conte di Rutherford, decide di sposarsi e di avere un figlio. Ma chi accetterà di unirsi a un uomo cinico come lui? Lo fa Caroline Wembly, un'avvenente fanciulla di buona famiglia che ha bisogno di denaro per curare il fratellino malato. Il matrimonio dovrebbe essere un semplice scambio fra le parti in causa, ma ben presto i due sposi si scoprono innamorati. Poi, però, una stupefacente rivelazione mette a dura prova il loro amore.
La signora dei mari di Ruth Langan
Inghilterra - Francia, 1624 - Non è facile per l'intrepida Courtney, che ha vissuto tutta la vita a bordo di una nave pirata, ambientarsi alla corte del Re d'Inghilterra, e ancora più difficile è tenere nascosto il suo ruolo di informatrice della Francia. Quando poi incontra Rory MacLaren, un nobile che conosce la sua vera identità, il rischio di essere smascherata aumenta. L'unica via d'uscita è quella di mantenere le distanze. Ma come si può ignorare un uomo affascinante come Rory?
Giochi Giochi d'azzardo di Julia Justiss
Londra, XIX secolo - Per salvare la famiglia dalla rovina economica dovuta alle ingenti perdite al gioco di suo padre, Sarah Wellingford si accinge a sposare un uomo ricco ma crudele. A salvarla da questa amara sorte è Nicholas Stanhope, Marchese di Englemere, che le propone un matrimonio di convenienza. Ma ben presto il loro rapporto, inizialmente fondato su basi esclusivamente amichevoli, si trasforma in un amore vero, capace di resistere a tutto e a tutti. Anche a chi vorrebbe separarli.
DALL'1 DALL'1 DICEMBRE
AN
Se subisci il fascino
N TO UOV LO O F GI A 3 ORM rom ATO an zi in 1
delle atmosfere d’altri tempi, segui il fiore
e scegli l’l’ORO di
Le migliori saghe storiche in eleganti antologie da collezionare.
3 protagoniste indomite e seducenti, 3 gentiluomini ricchi di fascino, 3 storie appassionanti, sullo sfondo dell’Inghilterra di fine Ottocento: una deliziosa, imperdibile saga Regency.
Dal 6 ottobre Scoprili su www.eHarmony.it