J2492_MILIONARIO DA PRIMA PAGINA

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Liz Fielding

MILIONARIO DA PRIMA PAGINA


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Last Woman He'd Ever Date Harlequin Mills & Boon Romance © 2012 Liz Fielding Traduzione di Elisabetta Motta Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly gennaio 2013 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico settimanale n. 2492 del 22/01/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Cranbrook Park in vendita? Il futuro di Cranbrook Park, oggetto di un'intensa speculazione in questa settimana dopo una manovra dell'HMRC, l'autorità britannica per scovare gli evasori fiscali, ha destato preoccupazione tra i creditori della proprietà. Cranbrook Park, sito di un'abbazia del dodicesimo secolo, le cui rovine sono ancora un'attrattiva del posto, apparteneva alla stessa famiglia dal quindicesimo secolo. L'originale tenuta stile Tudor, costruita da Thomas Cranbrook, ampliata nel corso dei secoli, e il parco sistemato alla fine del diciottesimo secolo da Humphrey Repton, sono stati da sempre il cuore della società di Maybridge, con la casa e i terreni offerti generosamente in prestito per eventi benefici dall'attuale baronetto, Sir Robert Cranbrook. L'Osservatore ha contattato oggi l'ufficio della proprietà per un chiarimento sulla situazione, ma nessuno si è reso disponibile per un commento. - Osservatore di Maybridge, mercoledì 21 aprile. Sir Robert Cranbrook allungò lo sguardo oltre il tavolo. Anche sulla sua sedia a rotelle e devastato da un ictus, appariva un uomo imponente ma la sua mano 5


tremava quando afferrò la penna che gli offrì il suo avvocato per firmare la cessione di secoli di potere e privilegio. «Vuoi anche un campione del mio DNA, ragazzo?» chiese lasciando cadere la stilografica sul tavolo. Le sue parole risuonarono biascicate ma gli occhi contenevano l'arrogante sdegno di cinquecento anni. «Sei pronto a trascinare il nome di tua madre in tribunale per soddisfare le tue pretese? Perché io lotterò contro il tuo diritto di ereditare il mio titolo.» Anche in quel momento, in cui aveva perso tutto, pensava ancora che il nome e il titolo che lo accompagnava, contassero qualcosa. La mano di Hal North era ferma come una roccia mentre prendeva la penna per apporre la sua firma sui fogli, incurante dello sprezzante appellativo di ragazzo. Cranbrook Park non significava niente per lui, eccetto un mezzo per raggiungere un fine. Era l'unico ad avere il controllo lì, costringendo il suo nemico a sedersi dall'altra parte del tavolo, guardarlo negli occhi, e riconoscere il cambiamento di potere. Già questo era una grande soddisfazione. Molto grande. Il garante di Cranbrook, Thackeray, non era in vita per assistere a quel momento, ma sua figlia era adesso una sua inquilina. Sfrattarla avrebbe chiuso il cerchio. «Non puoi permetterti di lottare contro di me, Cranbrook» dichiarò Hal mettendo il cappuccio alla penna che restituì all'avvocato. «Devi l'anima agli esattori e senza di me a toglierti dai guai saresti un comune fallito che vivrebbe grazie alla pietà dello Stato.» «Signor North...» «Non ho interesse a rivendicare la tua paternità. Hai rifiutato di riconoscermi come figlio quando avrebbe significato qualcosa» continuò ignorando la protesta 6


del legale di Cranbrook, un ansito di shock. Erano solo loro due a confrontarsi con il passato. Nessun altro contava. «E non mi serve essere riconosciuto adesso. Non ho bisogno del tuo nome né del tuo titolo. A differenza tua, non ho dovuto aspettare che la mia famiglia morisse per occupare un posto nel mondo ed essere un uomo.» Prese gli atti di cessione di Cranbrook Park. Fogli di pergamena, legata con nastro rosso, recanti un sigillo reale. Adesso proprietà sua. «Non devo a nessuno il mio successo. Tutto quello che sono e quello che ho, Cranbrook, compresa la proprietà che hai dilapidato perché sei stato troppo indolente e hai amato la vita facile per poterla mantenere, me li sono guadagnati con il duro lavoro, il sudore – cose che tu hai sempre disdegnato e che ti avrebbero salvato se fossi stato un uomo migliore.» «Sei un pescatore di frodo, un ladro da quattro soldi...» «E adesso pranzo con presidenti e primi ministri, mentre tu aspetti Dio in un mondo ridotto a una sola stanza con vista su un'aiuola invece del parco creato da Humphrey Repton per qualche tuo più attivo antenato.» Hal si girò verso il suo avvocato, gettò gli atti vecchi di secoli come se fossero carta straccia destinata a un cestino dei rifiuti e si alzò, desideroso di concludere l'incontro. Di respirare aria fresca. «Pensami seduto alla tua scrivania mentre faccio mio quel mondo, Cranbrook. Immagina mia madre che dorme nel letto della regina e che siede al tavolo dove i tuoi avi adulavano i re invece di servirli.» Annuì ai testimoni. «Abbiamo concluso qui.» «Concluso! Neanche per sogno!» Robert Cranbrook si sostenne al tavolo per alzarsi. «Tua madre era una sgualdrina che ha preso i soldi che le ho offerto per 7


farti sparire e poi ti ha usato come minaccia per mantenere il lavoro di quel fannullone e ubriaco di un marito» sibilò rifiutando l'aiuto del suo avvocato per sostenerlo. Hal North non era diventato milionario tradendo le sue emozioni e mantenne il volto inespressivo anche in quel momento, le mani rilassate, mascherando i sentimenti che ribollivano dentro di lui. «Non puoi ricattare un uomo innocente, Cranbrook.» «Hal...» Il pacato ammonimento arrivò dal suo avvocato. «Andiamo.» «Dormire nel letto della regina non cambierà quella che è e i soldi non ti renderanno migliore dell'immondizia.» Cranbrook sollevò un dito fermo, contro di lui. «Il tuo odio per me ti ha accompagnato in tutti questi anni e adesso tutto quello che hai sempre sognato finalmente ti è piovuto addosso dal cielo e pensi di avere vinto.» Oh, sì... «Goditi il momento perché domani ti chiederai che cosa ti sarà rimasto per scendere dal letto. Tua moglie ti ha lasciato. Non hai figli. Siamo uguali, tu e io...» «Mai!» «Gli stessi» ripeté. «Non puoi contrastare i tuoi geni.» Le sue labbra si piegarono in quella che sembrò la parodia di un sorriso. «È a questo che penserò quando mi nutriranno con un sondino» concluse mentre si lasciava cadere di nuovo sulla sedia. «E morirò ridendo.» Claire Thackeray andava spedita sulla sua bicicletta lungo il sentiero pedonale che attraversava Cranbrook Park. Il cartello che indicava il divieto di andare in bicicletta era stato abbattuto dai motociclisti di quad prima 8


di Natale e lei, in ritardo per il lavoro di nuovo, non si era preoccupata di proseguire a piedi. Non che lei trasgredisse le regole per sua natura ma nessuno dava per scontato il suo lavoro in quel momento. E poi, raramente, qualcuno usava quella strada. La tenuta era deserta, eccetto un custode e qualche pescatore che approfittava dell'interruzione di possesso per pescare le trote di Sir Robert. Restava solo Archie, ma lui sarebbe stato corrotto in un altro modo. Mentre Claire si avvicinava alla curva, Archie, che obiettava a chiunque passasse davanti al suo prato di andare più veloce di un passo d'uomo, si lanciò verso la recinzione. Era terrificante se non ce lo si aspettava e snervante se lo si sapeva. Il trucco era avere qualcosa di dolce da fargli mangiare così lei allungò la mano nel cestino per afferrare la mela. Ma incontrò aria fresca e, mentre abbassava lo sguardo, l'immagine mentale del frutto sul tavolo della cucina prese forma nella sua mente, prima che l'asino ragliasse la sua disapprovazione. Il suo primo errore fu non fermarsi e scendere dalla bici appena realizzò di non avere alcun mezzo per distrarlo e, dopo l'avvertimento, l'animale passò all'attacco. Sbucò fuori dalla siepe incolta da lungo tempo, superando il filo di ferro piegato mentre lei continuava a pedalare energicamente nel tentativo di sfuggirgli. Il suo secondo errore fu di girarsi a guardare indietro per vedere quanto si fosse allontanata e si ritrovò in un groviglio di bici e arti – non tutti suoi – e il viso affondato in un prato di campanule sotto la siepe. Archie si fermò, sbuffò e, missione compiuta, girò per tornare verso il suo nascondiglio ad aspettare la prossima vittima. Per sua sfortuna, l'uomo che Claire aveva investito e che in quel momento costituiva la parte inferiore di un sandwich di bicicletta, non stava andando da nessuna parte. 9


«Che cosa diavolo sta facendo?» le chiese lui. «Stavo annusando le campanule» mormorò cercando di mantenere la calma mentre controllava mentalmente i messaggi di dolore che filtravano nel suo cervello. Erano tanti e le ci volle un po', mentre cercava di muovere la mano che era schiacciata da una certa parte anatomica dell'uomo, rimasta bloccata sotto il manubrio della bici. Presumibilmente anche per lui era la stessa cosa, dal momento che restò immobile. «È un profumo delizioso, non crede?» chiese, combattuta tra il desiderio di volerlo mandare al diavolo e la speranza che non avesse perso conoscenza. La sua risposta fu abbastanza vigorosa da suggerirle che, anche se non aveva voglia di scherzare, era integro. Ignorando il suo tentativo di sdrammatizzare la situazione l'uomo ribatté: «Questo è un sentiero pedonale». «È vero» ammise dicendosi di risparmiarsi insignificanti lamentele per la sua indifferenza al divieto se fosse stato seriamente ferito. «Mi dispiace di averla investita.» E lo era davvero. Era dispiaciuta che le sue fave fossero state attaccate dagli afidi. Dispiaciuta di avere dimenticato la mela di Archie e di essersi imbattuta in quell'individuo burbero. Fino a trenta secondi prima era in ritardo. E ora sarebbe dovuta tornare a casa a ripulirsi. E quel che era peggio, avrebbe dovuto chiamare il redattore capo per informarlo dell'incidente, il che significava che avrebbe dovuto mandare qualcun altro al suo appuntamento con il presidente della commissione urbanistica. Sarebbe andato su tutte le furie. Claire aveva sempre vissuto a Cranbrook Park e le era stato assegnato l'incarico di scrivere una storia che 10


sarebbe stata annunciata con enfasi in copertina. «È abbastanza negativo che stia usando il sentiero come una pista da corsa...» Oh, fantastico! Era finita in un fossato, aggrovigliata in una bici tutta storta, con la mano di uno sconosciuto sul didietro e il primo pensiero di quell'uomo era farle una predica sulla sicurezza stradale. «... ma nemmeno lei guardava dove stava andando.» Claire sputò fuori dalla bocca ciò che sperava gli suscitasse un po' di comprensione. «Non l'avrà notato ma ero inseguita da un asino» si difese. «Oh, certo che l'ho notato.» Niente compassione, ma soddisfazione. «E lei?» domandò. Anche se il campo della sua visuale era limitato, poté notare che indossava una tuta verde scuro. Ed era quasi sicura di avere visto un paio di stivali di gomma passarle davanti agli occhi un secondo prima di finire nel fossato. «Scommetto che non ha il permesso di pescare qui.» «E ha indovinato» ammise senza l'ombra di pentimento. «È ferita?» Finalmente... «Finché non si muove non posso alzarmi» spiegò lui. Oh, bene. Niente preoccupazione, solo impazienza. Che galanteria! «Mi dispiace davvero» rispose con una punta di sarcasmo, «ma non dovrebbe muoversi dopo un incidente.» Si era iscritta a un corso di pronto intervento ed era sicura su quel punto. «In caso di ferite gravi» aggiunse per sottolineare che avrebbe dovuto essere quantomeno preoccupato. «Davvero? E allora che cosa suggerisce? Dovremmo restare così finché non passa di qui qualcuno che ci soccorra?» Adesso chi era sarcastico? 11


«Ho il telefono in borsa» disse Claire. La tracolla era finita lontano dalla sua presa, probabilmente una cosa positiva, o sarebbe stata tentata di gettargliela addosso. Cosa diavolo gli era saltato in mente di fare lanciandosi davanti a lei in quel modo? «Se riuscisse a prenderla, potrebbe digitare il numero del pronto intervento.» «È ferita?» ripeté. Lei colse una piccolissima traccia di preoccupazione nella sua voce, dunque il messaggio forse era stato recepito. «Non chiamerò i soccorsi solo per un graffio.» No. Si era sbagliata di nuovo. «Potrei avere subito un trauma cranico» si stizzì. «E anche lei.» «In questo caso deve biasimare solo se stessa. Il casco da bicicletta doveva essere sulla sua testa, non nel cestino.» Aveva ragione, certo, ma il presidente della commissione urbanistica era un tipo vecchio stampo. Qualunque donna giornalista che avesse voluto una storia importante avrebbe dovuto presentarsi bene, adeguatamente vestita con gonna e tacchi alti. E, avendo ceduto allo sforzo di avere tirato su i capelli per il vecchio misogino, non avrebbe rovinato il duro lavoro schiacciandoli con il casco. Avrebbe dovuto prendere l'autobus quella mattina. Ma se non fosse stato per gli afidi ci sarebbe riuscita... «Quante sono queste?» chiese il burbero. «Oh...» Sussultò quando una mano imbrattata di fango si materializzò di fronte a lei. Quella che non era finita sotto il suo posteriore in un atteggiamento fin troppo intimo. Sarebbe stato molto più saggio ignorarlo e concentrarsi sull'altra mano che, ricoperta di fango, esibiva un ampio palmo, un pollice affusolato, lunghe dita... «Tre?» tirò a indovinare. «Abbastanza vicina.» 12


«Non sono sicura che quell'abbastanza vicina sia tale» dichiarò rinviando il momento in cui avrebbe dovuto testare il movimento con il dolore. «Vuole provarci di nuovo?» «Non finché mi dirà che sa contare fino a tre.» «In questo momento non sono sicura nemmeno del mio nome» mentì. «Claire Thackeray suona familiare?» Fu allora che commise l'errore di sollevare il viso dalle campanule per guardarlo. Trauma cranico dimenticato. Adesso stava rischiando l'attacco cardiaco. Bocca asciutta, respiro corto. Colpo sordo. Mister Burbero non era un vecchio irritabile con qualche fissazione riguardo all'inviolabilità dei sentieri ‒ anche se era meno scrupoloso su dove pescare – e una legittima offesa per il modo in cui lo aveva fatto cadere. Poteva essere irritabile, ma non vecchio. Ben lungi dall'esserlo. Era maturo. Come certi uomini che hanno superato la fase della bellezza delicata dei vent'anni e raggiunto il pieno della loro virilità. Non che Hal North avesse mai esibito una bellezza delicata. Era stato un ragazzo rude, con un'aria selvaggia che l'attraeva e la spaventava al tempo stesso. Da bambina desiderava essere notata da lui, ma sarebbe fuggita lontano un chilometro se avesse guardato nella sua direzione. Le sue fantasie adolescenziali avrebbero provocato gli incubi a sua madre, se avesse solo sospettato che la sua preziosa bambina facesse simili pensieri sul ragazzaccio del paese. Non che sua madre avesse niente di cui preoccuparsi per Hal North. 13


Claire era troppo giovane perché lui la notasse, ma non troppo per quelle fantasie. C'erano tante ragazze della sua età con le curve, attratte dall'aura di rischio che generava, dal mistero che la faceva rabbrividire, senza capire certe sensazioni. Lei era una sgobbona; non faceva parte del gruppo di ragazze più popolari della scuola che ridacchiavano su cose che nemmeno capiva. Mentre tutte le altre si divertivano ad atteggiarsi a donne, Claire limitava la sua esperienza alle pagine dei libri di seconda mano di letteratura del diciannovesimo secolo. Hal era diventato popolare dal giorno in cui era stato allontanato dalla proprietà da Sir Robert Cranbrook, dopo un episodio particolarmente oltraggioso; di cosa si trattasse, lei non l'aveva mai scoperto. Sua madre ne parlava sottovoce con suo padre ma appena Claire si avvicinava abbastanza da cogliere qualche stralcio di conversazione, si stampava in faccia quel luminoso, falso sorriso e cambiava argomento. Lei non aveva nessuna vera amica con cui condividere quel segreto. Così riempiva le pagine del suo diario con tutte le fantasie su quello che poteva essere successo, su dove Hal fosse andato, sul giorno in cui sarebbe tornato, scoprendo che lei era diventata una donna, che si era trasformata dal brutto anatroccolo in un bellissimo cigno in grado di volare. Insomma, materiale da fiaba... Gli anni erano passati, il suo diario era stato abbandonato di fronte a un crescente impegno scolastico e Hal era stato dimenticato nell'ardore di un romanzo ispirato alla realtà. Affrontarlo così da vicino come mai la sua fantasia giovanile avrebbe immaginato, le fece scoprire che il suo fascino era solo aumentato con gli anni. Non era più il ragazzo smilzo, le cui spalle dovevano ancora allargarsi e le cui mani erano troppo spro14


porzionate rispetto ai polsi. Aveva zigomi sporgenti. Una mascella da duro, un naso che suggeriva che doveva avere fatto a pugni più di una volta. L'unico tratto dolce nel suo viso era la curva sensuale del labbro inferiore. Gli occhi, resi ancora più scuri dall'ombra degli alberi, contenevano quel tipo di energia vitale che le fece pulsare il sangue nelle vene e le provocò la pelle d'oca e il respiro affannoso in un modo che non aveva niente a che fare con la caduta. Dovette rammentarsi che aveva ventisei anni. Era un'adulta responsabile con un lavoro e una figlia. Una donna matura che non sarebbe dovuta arrossire. «Sono sorpresa che tu mi abbia riconosciuta» dichiarò, facendo del suo meglio per restare calma e mantenere il controllo, a dispetto del battito selvaggio del suo cuore e del fango che le imbrattava la guancia. Del fatto che la sua mano si trovasse incastrata tra le gambe di lui. Nemmeno lontanamente calma per ammettere l'intimità di un nome che in passato aveva sussurrato chissà quante volte nel buio della sua stanza. Ritrasse la mano, trattenendo un lamento di dolore mentre si graffiava le nocche sulla leva del freno, dicendosi di non essere una pappamolla. «Non sei cambiata molto.» Il suo tono suggerì che non era un complimento. «Ancora tutta d'un pezzo e abbottonata. E ancora a pedalare su una bicicletta lungo questo sentiero pedonale. Scommetto che è l'unica regola che tu abbia mai trasgredito.» «Non c'è niente di grandioso nell'infrangere le regole» si stizzì, punta dal commento sprezzante sul suo migliore vestito. Un suggerimento per dirle che sarebbe apparsa la stessa con indosso un blazer e un cappello Panama sui capelli intrecciati alla perfezione. «Niente di grandioso nemmeno nel nascondersi sotto i salici e nel pescare le trote di Sir Robert. Di sicuro non 15


l'unica regola che tu abbia mai violato» aggiunse. «Lingua pungente, anche.» Si sentì punta da quell'affermazione. L'incidente poteva essere doloroso ma, diamine... era stata inseguita da un asino e chiunque si sarebbe almeno sforzato di nascondere un sorriso in quel momento. «E per quanto riguarda le trote» continuò Hal, «non sono mai state di Robert Cranbrook; lui aveva solo il diritto di sostare sull'argine con una canna nel tentativo di pescarle. E non può nemmeno rivendicarlo adesso.» «Forse lui no» reagì, facendo del suo meglio per ignorare il diluvio sensoriale, «ma qualcun altro sì.» E risuonò fredda e distaccata come appariva. «L'autorità fiscale britannica, se bisogna dare credito alle voci sulla situazione finanziaria di Sir Robert. E il fisco di sicuro non sarà gentile con te.» Fredda e moralista. «Non preoccuparti» riprese facendo lo sforzo di alleggerire l'umore, «la guarderò da un'altra prospettiva, se mi prometti di ignorare la mia infrazione.» «Non dovremmo uscire da questo fossato prima di iniziare a patteggiare?» suggerì lui. Patteggiare? Stava scherzando, per l'amore del cielo! Non era così precisa. «Non mi sembra che tu abbia subito un trauma cranico» continuò lui, «e, a meno che tu non mi dica che non senti le gambe o che hai qualcosa di rotto, lascerei i paramedici ad affrontare le vere emergenze.» «Aspetta» disse Claire, anche se lui non sembrava avere bisogno d'incoraggiamento a farlo. Non era cambiato molto. «Controllo.» Ruotò gli arti, fletté le dita delle mani e dei piedi. Le spalle avevano ricevuto la botta più forte nella caduta e sapeva che presto avrebbe sentito qualcosa ma, probabilmente, non si era fatta più di qualche graffio. Il pedale si era girato quando il piede era scivolato, batten16


do contro lo stinco. Si era graffiata le nocche delle dita sui freni e il piede sinistro era finito nell'acqua melmosa in fondo alla cunetta, ma il resto sembrava essere a posto. «Tutto bene?» domandò. «Senza fiato.» Non voleva che pensasse che lui fosse la causa del suo respiro affannoso. «Mi sono ferita ma ho una sensibilità sufficiente dalla vita in giù per sapere dove si trova la tua mano.» Hal non sembrò sentire il bisogno di scusarsi, visto che era stata lei a lanciarsi con grande impeto. Non voleva pensare dove gli sarebbero comparsi i lividi. O dove la sua mano era finita. «E tu?» chiese dopo un po'. «Riesco a sentire la mano sul tuo didietro.» Le linee agli angoli della sua bocca si approfondirono e il suo battito cardiaco che, dopo lo shock iniziale di averlo visto, si era regolarizzato, prese il ritmo dei cembali fino a diventare un forte rullio di tamburo.

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2490 - Vietato amarti di L. Banks Philippa Devereaux è la più giovane delle sorelle della famiglia regnante a Chantaine. Lei è una ragazza molto tranquilla che non ha mai deluso la sua famiglia. Le cose cambiano quando Pippa incontra l'affascinante e tenebroso Nic Lafitte. Primo appuntamento con STIRPE REALE. 2491 - Abito bianco in agenda di N. Marsh Gemma Shultz non può permettere a quella società costruttrice di distruggere delle spiagge incontaminate. L'unico modo per farsi ascoltare è incatenarsi, perché di legarsi all'affascinante imprenditore Rory Devlin non ci pensa proprio! SIGNORE E SIGNORI IL MATRIMONIO È SERVITO! 2492 - Milionario da prima pagina di L. Fielding Claire Thackeray è euforica: sta per scrivere il pezzo che le svolterà la vita. La proprietà in cui vive da sempre sarà venduta, ma nessuno ancora lo sa. Hal North, il ragazzo ribelle che le ha rubato il cuore di adolescente, è l'acquirente. Claire avrà così lo scoop e anche lui. 2493 - Protocollo reale di R. Morgan Max Arragen è l'ultimo principe di Ambria. Non avendo mai ricoperto quel ruolo, viene affiancato dalla dolce e preparata Kayla Mandrake, con la quale lui ha trascorso un'unica notte di passione. Kayla lo riconoscerà? Ultimo appuntamento con il PRINCIPATO DI AMBRIA.


2494 - Fidanzamento a palazzo di L. Banks Coco è senza parole: lei è una principessa! E i suoi fratelli e sorelle la invitano al castello di Chantaine per conoscersi. Accettare o no? Benjamin, il suo affascinante capo, sarà il suo finto fidanzato. Secondo e ultimo appuntamento con STIRPE REALE. 2495 - Un'isola per amare di L. Gordon Darius Falcon ha perso tutto, tranne quell'isola nel Canale della Manica e in più vi ha trovato anche la bella Harriett con il suo cane, che scorrazza sulla sua spiaggia privata. Mandarli via? Niente affatto! Primo appuntamento con i FRATELLI FALCON. 2496 - Una romantica eccezione di M. James Per Rachel quello chalet è perfetto per ritrovare se stessa. Lo pensa anche il proprietario del lussuoso albergo, il bell'Armand, che per quella donna così affascinante potrebbe infrangere la sua regola d'oro: mai farsi coinvolgere troppo da una cliente. 2497 - Baci dopo il lavoro di L. Ashton Sophie ha ricevuto una proposta molto interessante da un emerito sconosciuto, l'enigmatico e intrigante Dan. Lui sarà il suo fidanzato al matrimonio della sua amica e lei, in cambio, lavorerà nel suo locale per qualche sera a settimana. Accettare? Ma certo!

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