Teresa Carpenter
Cercasi principessa
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Making of a Princess Harlequin Mills & Boon Romance © 2013 Teresa Carpenter Traduzione di Carlotta Picasso Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly aprile 2014 Questo volume è stato stampato nel marzo 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico settimanale n. 2550 dello 01/04/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo Princess Camp Amanda Carn si sistemò lo zaino sulle spalle, estrasse la maniglia del suo trolley e seguì senza entusiasmo le amiche con le quali aveva condiviso la stanza in quelle due ultime settimane. Erano stati i giorni più belli della sua vita e non era pronta per lasciarseli alle spalle. «Coraggio, Amanda» la esortò Michelle, una vivace biondina. «Se non ci affrettiamo, non troveremo posto una vicino all'altra. La tavola si riempirà in fretta.» «Non ho fame» bofonchiò lei, detestandosi per la nota petulante che traspariva dalla sua voce. Sua nonna, donna brillante, esperta in buone maniere e portamento, che insegnava in una prestigiosa università americana, l'avrebbe rimproverata: Mai dare spettacolo di se stessi, mai lasciar emergere le proprie emozioni, o il proprio stato d'animo. «Invece io sono affamata» dichiarò Elle. Detto questo lanciò un'occhiata significativa a Michelle ed entrambe presero sottobraccio l'amica, costringendola ad accelerare il passo. «Mi mancherete tantissimo, ragazze...» sussurrò A5
manda, a quel punto lottando per non piangere. «Coraggio! Non voglio perdermi le focacce» sentenziò Elle. «Svelte.» «Abbiamo tempo» replicò Michelle. «Prenderemo il tè e mangeremo le tue adorate focacce. Poi parteciperemo alla cerimonia conclusiva. Non c'è fretta.» «Nemmeno tu vuoi partire, vero?» domandò Amanda, osservando la sua amica. «Nessuna di noi lo vuole» sospirò Elle, inanellandosi i riccioli color ebano tra le dita. «Ma non voglio che il nostro ultimo giorno sia triste.» Si fermò per guardare negli occhi le sue amiche. «Promettiamoci di tornare qui il prossimo anno.» Sollevò la mano davanti a sé, la chiuse a pugno poi allungò il dito mignolo. «Giurate che farete il possibile per tornare.» Michelle lo intrecciò al suo. «Tartasserò mio padre appena varcata la soglia di casa. Dopotutto non è venuto il giorno dedicato alla visita dei genitori ed è in debito con me.» Amanda soffocò un gemito. «Sarebbe stato meglio che mia nonna non fosse venuta. Ha già detto che questo posto non è assolutamente all'altezza di quello che dice di essere. Insegna solo a essere frivoli e a volare con la fantasia.» Le due ragazze spalancarono gli occhi. «Vuoi dire che non apprezza il fatto che ci lasciano giocare alle principesse con la scusa d'insegnarci le buone maniere?» la interrogò Elle. Amanda annuì. «Dubito fortemente che riuscirò a convincerla a lasciarmi tornare.» «Per questo si è trattenuta solo un'ora il giorno dedicato ai genitori?» s'informò Michelle. «No. Aveva un altro impegno. Era stata invitata a tenere delle lezioni presso un altro ateneo e non pote6
va mancare. Le capita spesso d'insegnare in istituti diversi dal suo.» «Non poteva proprio rinunciarci?» insistette Michelle, prendendo la mano di Amanda tra le sue. Sapeva come ci si sentiva a essere messe sempre al secondo posto. Prima il dovere, poi il piacere. «È stato meglio così. Mi sarei innervosita troppo durante la recita se avessi visto i miei nonni seduti nelle prime file.» «Hai forse paura che tua nonna ti critichi?» insinuò Michelle. Amanda scrollò le spalle, temendo, se avesse annuito, di dimostrarsi sleale nei confronti della nonna. Desiderava con tutta se stessa tornare in quel posto, ma i suoi nonni erano estremamente protettivi nei suoi confronti e la loro vita era scandita dai ritmi imposti dall'università. Non era certo una vita adatta a una bambina di dieci anni. Sospirò, guardando le sue preziose amiche, poi anche lei intrecciò il mignolo al loro. «Prometto di tenermi in contatto con voi e di fare qualsiasi cosa per tornare qui l'anno prossimo.»
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1 Quindici anni dopo Xavier Marcel LeDuc, comandante della Garde Royale à la Couronne, era pronto per fermarsi sulla terraferma dopo sei mesi di navigazione che lo avevano portato a toccare vari porti dell'America. Partito da New York, aveva attraccato al porto di San Francisco, destinazione finale dove i gioielli della corona sarebbero stati esposti per l'ultima volta al pubblico. Sollevò la testa e lasciò vagare lo sguardo sui presenti, una cerchia ristretta di persone eleganti e altolocate, tra cui insigni membri del museo e donatori di un certo calibro. Non per questo bisognava abbassare la guardia. Attento a ogni movimento, Xavier notò avanzare tra le tante presenti nella grande sala d'esposizione una ragazza. Il suo ingresso portava una ventata d'aria fresca, di gioventù e di grazia. Indossava una gonna nera arricciata appena sopra le ginocchia e un maglioncino ricamato dello stesso colore. Elegante nella sua semplicità, colpiva per l'incarnato pallido e per la cascata di capelli del colore del sole al tramonto, che le copriva la schiena come fosse un mantello di luce. 8
Era particolare, affascinante e al tempo stesso aveva qualcosa di familiare che lo intrigò. In compagnia di un'attraente ragazza bionda, si diresse verso la galleria dei ritratti e si fermò di fronte a quello della Principessa Vivienne. Xavier s'irrigidì di colpo. Fece cenno a uno dei suoi uomini di prendere il suo posto e si avvicinò alle due giovani donne. «Guarda come luccica la corona. È meravigliosa. Pensavo d'indossarne una per il mio matrimonio. Credi di potermela prestare?» «Shh...» Amanda afferrò Michelle per un braccio e l'allontanò dalla bacheca in cui era custodita la tiara. «Questi sono i gioielli reali di Pasadonia! E io non lavoro nemmeno in questo museo, perciò... comportati come si deve.» «Credevo di poterla prendere in prestito» scherzò lei. «Oh mio Dio...» sospirò Amanda. «Stai tranquilla, ti stavo solo punzecchiando. Possibile che non riesci mai a rilassarti? Sei più rigida di tua nonna.» «Adesso smettila. Non scherzare con queste cose, per favore. Si tratta dei gioielli della corona. Gli addetti alla sicurezza sono dappertutto. Il museo per il quale lavoro non appezzerebbe che venissi sbattuta fuori dalle guardie solo perché è stata detta una parola di troppo.» «E per questo motivo che sei tanto in ansia?» «Forse. Comunque non stiamo facendo niente di male. Per ora... solo che ho l'impressione di essere tenuta sotto controllo. Probabilmente avranno intensificato la sorveglianza.» «O forse no. Proseguiamo la nostra visita, vuoi?» 9
Michelle si spostò verso il centro della sala dove all'interno di una vetrina di cristallo, due metri per due, era esposto un abito da ballo di fine Ottocento impreziosito da una splendida collana di rubini, due orecchini pendenti e una tiara. «Doveva essere impossibile ballare con indosso un abito tanto pesante, non credi?» osservò Amanda. «Immagino di sì. Non so proprio come facessero le dame dell'epoca a vestirsi in quel modo» rispose Michelle, scuotendo la folta chioma bionda. «All'epoca, più che una dama, avrei preferito di gran lunga essere una cortigiana.» Amanda serrò le labbra per non scoppiare a ridere. Molti anni prima sua nonna le aveva insegnato che certi comportamenti non erano signorili e quella vecchia abitudine era difficile da cancellare, benché avesse trascorso gli ultimi sei mesi lontana dal suo controllo. «Lo dirò a Nate.» La sua amica socchiuse gli occhi. «Nate ama la cortigiana che è in me...» mormorò con malizia. «Non ho dubbi. Sono davvero felice per te. È evidente che voi due siete innamorati. Nate è la persona giusta per te.» «Cara mia, lui è il migliore ed è così tenero!» Amanda sorrise, partecipe della felicità di Michelle. Entrambe le sue migliori amiche avevano trovato il loro Principe Azzurro mentre lei era ancora alla ricerca di un uomo che potesse amarla con sincerità, con i suoi pregi e i suoi difetti. Accidenti! Doveva smettere di criticarsi e di pensare agli insegnamenti rigidi di sua nonna. Desiderava avere ciò che non aveva mai avuto: una relazione profonda, intensa. Voleva accanto a sé un uomo del quale fidarsi e sul quale fare affidamento. Un uomo che apprezzasse il suo lato più nascosto. 10
«Ecco la causa del tuo disagio...» le sussurrò Michelle in un orecchio, indicandole un uomo dagli occhi scuri e dai capelli neri. Amanda incrociò il suo sguardo. In piedi, dritto come una colonna ai margini della sala, le braccia incrociate sul petto, lo sconosciuto la stava fissando. Lei gli sorrise e lui aggrottò le sopracciglia. Imbarazzata, Amanda strattonò Michelle, conducendola di nuovo verso la galleria dei ritratti della famiglia reale. «Che cosa fai? Ma lo hai visto? Quel tipo è davvero interessante» osservò l'amica. «Davvero niente male e ti ha puntata. Inutile sfuggirgli.» «Perfetto. Forse non sai chi è. È il capo dei servizi di sicurezza di Pasadonia» spiegò Amanda. «E tu come fai a saperlo?» «L'ho visto al telegiornale di questa mattina. Trasmettevano un servizio che parlava di questa mostra di gioielli. Lui è a capo della squadra della guardia reale che ha scortato i gioielli fino a qui» ripeté allarmata. «Non credo proprio che lui abbia intenzione d'incriminarti. È un uomo affascinante e ha un sorriso... disarmante...» mormorò l'amica. «Smettila di guardarlo» le intimò Amanda, mentre si concentrava sul ritratto che aveva di fronte e che raffigurava una donna con una corona sul capo e una collana tempestata di pietre preziose al collo. Sulla targhetta di ottone era inciso il nome della Principessa Vivienne, 1760-1822. «Sta facendo il suo lavoro» aggiunse. «Chissà perché alcune persone scherzano sulla possibilità di rubare i gioielli!» Michelle sorrise. «Scommetto che questa sera la sua esperienza sarà messa a dura prova.» «Temo proprio di sì.» 11
Una profonda voce maschile con un accento impercettibile risuonò alle loro spalle. Amanda sobbalzò mentre Michelle restò impassibile. Si stampò un sorriso di circostanza sulle labbra e si voltò verso lo sconosciuto. «Non si possono mettere in mostra gioielli simili e aspettarsi di non innescare alcun desiderio di possesso nelle donne che li ammirano.» «Ammirare non costa nulla. È questo il motivo per cui siamo tutti qui» replicò l'uomo con aria innocente, accennando un inchino. Amanda sorrise, cogliendo una certa ironia nella sua voce. «Sembra prendersi gioco di noi ma è simpatico...» sussurrò Michelle, dandole una gomitata. «È spiritoso oltre a essere affascinante. Dovresti dire qualcosa anche tu» la pungolò. «Piacere. Sono Amanda Carn» si presentò lei, porgendogli la mano. «È un vero piacere anche per me fare la sua conoscenza, signorina Carn. Mi chiamo Xavier Marcel LeDuc. Al vostro servizio.» L'uomo inclinò il busto e le sfiorò le dita con le labbra. «Deve perdonare la mia amica, monsieur. Ha un particolare senso dell'umorismo, ma è innocua.» Lui accennò un sorriso, poi si avvicinò al ritratto alle sue spalle. «La sua somiglianza con la Principessa Vivienne mi ha incuriosito. Per questo mi sono permesso di avvicinarla. Per caso lei ha dei parenti a Pasadonia?» «Oh mio Dio!» esclamò Michelle. «Non ci avevo fatto caso. Amanda... Assomigli in modo impressionante alla principessa ritratta nel quadro.» «Che cosa?» Lei si girò di scatto per verificare con i propri occhi. 12
La donna raffigurata doveva avere una quarantina d'anni. I capelli rossi erano raccolti e il collo scoperto era lungo e sottile. Sul capo riluceva una tiara. La pelle chiara, le pupille azzurre, la posa aggraziata le conferivano un'aria elegante, tipica delle donne raffinate, colte, ricche. Sorpresa, si portò una mano alla bocca. C'era una certa somiglianza tra lei e la principessa ma probabilmente era dovuta al colore dei loro capelli e del loro incarnato. «No, che io sappia, non ho parenti a Pasadonia» rispose infine a Xavier. «Eppure la somiglianza è notevole» insistette lui. «Oh, per favore» si difese lei a quel punto, rivolgendogli uno sguardo severo. «La Pricipessa Vivienne è bellissima.» «Sì» annuì lui, tenendo lo sguardo fisso su Amanda. «È molto bella.» Amanda arrossì, benché il complimento non fosse destinato a lei. Quegli occhi profondi, di un caldo color castagna, erano ammalianti. La scrutavano come se volessero scavare nella sua anima, alla ricerca dei suoi segreti. Michelle le assestò un colpo nelle costole per scuoterla da quello stato di ipnosi. «La mia amica forse è un po' turbata e non trova le parole per invitarla a bere una tazza di caffè.» «E... esatto» balbettò Amanda dopo un momento di esitazione. Xavier Marcel LeDuc sorrise. «Mi piacerebbe molto accettare il suo invito, ma il dovere mi impone di non allontanarmi da qui» si affrettò a spiegarle. «Oh sì, certo» annuì Amanda con le guance in fiamme. «Sta lavorando e...» «Possiamo rimandare a domani mattina se l'invito resta valido» la interruppe lui. 13
«Con molto piacere. Incontriamoci al caffè che si trova a due isolati da qui.» Xavier annuì e decisa l'ora dell'appuntamento, chiese alle due giovani donne il permesso di fotografarle accanto al ritratto della Principessa Vivienne. «Come ricordo del nostro primo incontro» spiegò. «Certamente» acconsentì Michelle senza lasciare all'amica il tempo di replicare, poi prese Amanda sottobraccio e sorrise in modo automatico. Xavier si congedò con un piccolo inchino e voltò loro le spalle. «Hai un appuntamento con uno sconosciuto molto affascinante» ridacchiò Michelle appena lui si fu allontanato. «Sono orgogliosa di te.» «Si tratta solo di un caffè» minimizzò Amanda, anche se l'emozione le faceva sudare le mani. «Non prendermi in giro. Hai preso appuntamento con un uomo bello, pieno di fascino e intrigante. Non fare finta di niente. So benissimo che dentro di te stai gongolando.» Amanda si morsicò le labbra. «Hai ragione, ma forse io ho commesso uno sbaglio. L'esposizione durerà solo sei settimane poi cosa succederà?» «Non avrai il tempo di affezionarti a lui. Nessun coinvolgimento emotivo, solo puro divertimento. Se sei fortunata, festeggerai la tanto agognata libertà nel tuo nuovo appartamento con un uomo molto speciale» le spiegò l'amica. «Scommetto che quella che parla è la cortigiana che è in te.» Michelle ridacchiò. «Può essere» annuì, spostando lo sguardo dal ritratto di Vivienne al volto dell'amica. «Sei proprio sicura di non essere imparentata con la famiglia reale di Pasadonia?» 14
«Non da parte di mia madre. I miei nonni sono di origine norvegese.» «E tuo padre? Non sai niente di lui. Forse veniva da Pasadonia.» «Non stiamo parlando di gente comune, ma dei membri della famiglia reale.» Amanda indicò il quadro. «Vivienne è la trisavola dell'attuale principe.» «Lo so. Sarebbe divertente scoprire che sei una sua discendente, non credi?» «Già... A questo punto sono costretta a confessarti che sono la figlia perduta del Principe di Pasadonia.» Quell'affermazione la riportò indietro negli anni, quando da bambina si divertiva a giocare alle principesse insieme alle sue amiche. Era il loro intrattenimento preferito. Amanda aveva perso la madre in seguito a complicazioni intervenute durante il parto perciò era stata cresciuta dai nonni materni che al momento della sua nascita avevano poco meno di cinquant'anni. Di suo padre non aveva mai saputo niente perché sua madre non aveva rivelato a nessuno la sua identità. «Tua madre potrebbe averlo conosciuto mentre era in viaggio in America, oppure durante il suo soggiorno in Europa dopo il diploma.» «Io non so niente» sospirò Amanda, scuotendo la testa. «I miei nonni hanno sempre evitato di parlarmi di mia madre. Mia nonna si è sempre chiusa in se stessa quando le rivolgevo delle domande su di lei, perciò ho smesso da tempo d'indagare.» Michelle mormorò sottovoce qualcosa di poco lusinghiero nei confronti della nonna, poi abbracciò la sua amica. «Mi dispiace, ma non ho una grande simpatia per tua nonna e questo sentimento risale a molti anni fa, quando non ti fece tornare al Princess Camp. Inoltre so che cosa significa vivere in un clima soffo15
cante, ma tu hai sempre me ed Elle. Sai quanto ti vogliamo bene.» «Sì, lo so.» Amanda ricambiò l'abbraccio, poi si ritrasse di colpo. Le avevano insegnato a evitare manifestazioni di affetto in pubblico. «Vi voglio bene anch'io, ma adesso basta con queste smancerie. Ho un appuntamento a cui pensare.» «Esatto. Hai già in mente l'abito che indosserai?» «Oh no. Non vorrai farmi pensare a quello che mi metterò domani. I vestiti sono sempre stati una tua fissazione...» borbottò lei. «Non so come tu possa essere tanto calma di fronte a una decisione del genere. L'abito è importante, per non dire fondamentale, se vuoi fare colpo.» «Non ho nessun vestito adatto allo scopo» replicò lei. «Non ci credo. Adesso che vivi da sola, dobbiamo risolvere questo problema.» «Signore?» L'ufficiale Bonnet si presentò a Xavier, che lo aveva fatto chiamare. «Vede quella ragazza dai capelli rossi che sta uscendo in compagnia di quella bionda? Voglio che la segua. Mi raccomando... usi la massima discrezione. Voglio sapere che posti frequenta, dove abita e che cosa fa.» «Sì, signore.» Bonnet fece per andarsene ma il suo superiore lo fermò. «Bonnet. Non si faccia scoprire.» «Signore.» L'ufficiale si allontanò, mescolandosi tra la folla, pronto a pedinare la ragazza. Xavier seguì Amanda con lo sguardo. Camminava con la schiena dritta senza essere rigida, il passo morbido e sicuro, il portamento elegante. Lei si voltò in quel preciso istante e incrociò i suoi 16
occhi. Si salutarono con un lieve cenno del capo, poi lei scomparve dalla sua vista. A quel punto Xavier estrasse il cellulare dalla tasca e compose un numero. ÂŤSono LeDuc. Ho bisogno di parlare con il principe.Âť
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2550 - Cercasi principessa
di T. Carpenter Amanda Carn è ancora incredula. Lei la figlia perduta del re di Pasadonia? Pare proprio di sì, e il capitano delle guardie reali, l'affascinante Xavier LeDuc, pare confermare la cosa. Che cosa faccio ora? Io non mi sento una principessa!
2551 - In Grecia con il capo
di N. Harrington Lexi non può lavorare per l'uomo che ha malmenato suo padre, l'affascinante e ricchissimo Mark Belmont. Lei ha bisogno di soldi e rescindere il contratto ora sarebbe un danno enorme per le sue già magre finanze. Lexi è solo lavoro, poi ognuno andrà per la propria strada.
2552 - Non dirmi di no!
di R. Morgan Sara Darling è al settimo cielo, essere mamma è la cosa più bella e gratificante che abbia mai provato. Le cose belle, però, non durano per sempre: Jake Martin, il padre biologico di Savannah, è tornato. Che cosa vorrà da loro? Le SORELLE DARLING: quando essere mamme single è un piacere.
2553 - Poi sei arrivato tu
di A. Weaver Per Lainey Keeler è un periodo no: prima il divorzio, ora una gravidanza non prevista da affrontare da sola. Unica consolazione la sua attività di volontaria che le ha fatto conoscere una simpatica vecchietta e il suo attraente nipote, Ben Lawless. Ora deve trovare il modo di dirgli che è incinta...
dal 6 maggio 2554 - Un milionario tutto da scoprire
di S. Jump "Mi chiamo Jack Night." Marnie Franklin non crede alle proprie orecchie; l'unico uomo che non avrebbe mai voluto incontrare, ora è lì davanti a lei ed è affascinante, gentile, ironico, galante... E Marnie che lo immaginava cinico e snob... E adesso che cosa faccio?!
2555 - Siamo solo amici?
di C. Colter Lucy sta per rivedere Mac, l'uomo che sette anni prima le ha rubato il cuore. All'epoca erano molto amici, poi un amore struggente e impossibile aveva cambiato tutto. Ora Lucy è cresciuta ed è sicura che non ricadrà più nella rete di Mac. Amici, siamo solo amici.
2556 - La consulente vuole me
di J. Braun Alec McAvoy sa di essersi cacciato in guai molto seri, ma non accetterà mai e poi mai di essere affiancato da una consulente d'immagine, per quanto molto affascinante come Julia Stillwell. Io non ho bisogno di una balia!
2557 - Quando gli opposti si amano
di K Hardy Emmy non può ancora crederci: lei e quello stakanovista, soffocante di Dylan saranno i tutori del piccolo Tyler. La convivenza non potrà che essere impossibile. Come si fa a mettere insieme il diavolo e l'acqua santa?
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