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Rebecca Winters

Tra le braccia di un greco


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Along Came Twins... Harlequin Mills & Boon Romance © 2013 Rebecca Winters Traduzione di Carlotta Picasso Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly luglio 2014 Questo volume è stato stampato nel giugno 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico settimanale n. 2562 dello 01/07/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 «Dottor Savakis? Grazie per avermi ricevuto con così poco preavviso. Sono accadute così tante cose dall'ultima volta in cui ci siamo visti. Quando il dottor Creer di Filadelfia mi ha detto che ero incinta di due gemelli ho stentato a credergli» sospirò Kellie. «Io e mio marito... Ho chiesto il divorzio e tra pochi giorni sarà emessa la sentenza.» Kellie parlava in modo concitato e si torceva le mani. Il ginecologo scosse la testa glabra. «Cara signora Petralia... Ricordo ancora la felicità sua e di suo marito nello scoprire che la patologia di cui soffre non avrebbe messo a repentaglio la sua fertilità e adesso che finalmente è in dolce attesa, mi rammarico di venire a sapere che vi state separando. È un vero peccato.» Kellie si morsicò le labbra. «Mio marito non sa ancora che diventerà padre, ma questa non è una notizia che posso comunicargli per telefono. Per questo motivo sono tornata in Grecia. Mi tratterrò qualche giorno soltanto.» «Capisco...» «Ho chiesto un appuntamento con lei perché volevo ringraziarla per tutto quello che ha fatto, per la sua pazienza e la sua disponibilità. Nonostante il fallimento 5


del mio matrimonio, sono al settimo cielo e sono sicura che anche Leandros sarà felice di sapere che presto diventerà papà. Come saprà, la sua prima moglie ha perso la vita in un incidente e aspettava un bambino. Senza il suo aiuto questo miracolo non sarebbe mai avvenuto» mormorò commossa. Forse Kellie sarebbe dovuta andare prima da Leandros, ma parlare con il suo ginecologo la tranquillizzava. Era un uomo pacato, che sapeva metterla a proprio agio e che le infondeva serenità. Il dottor Savakis le rivolse un'occhiata indagatrice da dietro le lenti degli occhiali. «Sono contento che sia passata a trovarmi. Mi creda, sono molto felice per lei. Piuttosto... mi dica se la gravidanza le sta dando dei problemi.» «Da quando prendo le pillole contro la nausea mi sento decisamente meglio.» Lui sorrise. «Molto bene. Adesso, mi raccomando, non si trascuri e si prenda cura di se stessa. Rifletta bene sulle sue scelte e non abbia fretta di giungere a delle conclusioni.» «D'accordo.» «Approfitto della sua presenza per metterla al corrente dei risultati della ricerca che riguardano la sua... patologia. Sembra che sia stata trovata la causa che determina l'ipersensibilità al plasma seminale umano. Il medico che la segue le ha accennato qualcosa in proposito?» «Non ancora. Sono andata da lui solo una volta.» «Di certo gliene parlerà durante uno dei vostri prossimi appuntamenti.» Kellie ripensò al periodo terribile che aveva vissuto, credendo che non sarebbe mai rimasta incinta. «Per il momento è un problema che posso trascurare. Sarò 6


impegnata con i gemelli per molto tempo.» «Sì, ma tenga a mente quello che sto per dirle. Lei ha soltanto ventotto anni e tra qualche anno potrebbe desiderare di risposarsi e di avere altri figli e se non...» Lei scosse la testa, interrompendolo. «No, dottor Savakis. Non ho intenzione di legarmi a qualcun altro» reagì. Sebbene il suo matrimonio fosse fallito, per Kellie nessuno avrebbe preso il posto di Leandros nel suo cuore. «Lo dice adesso, ma nessuno sa che cosa ha in serbo il futuro.» «Mi fa piacere che lei si preoccupi per me, però in questo momento sono focalizzata sui miei bambini. Il mio futuro appartiene a loro.» «D'accordo» sospirò il medico. «Non insisto ma la prego, se dovesse avere problemi durante il suo soggiorno ad Atene, non esiti a contattarmi. La dottoressa Hanno, specializzata in ostetricia, segue le pazienti con gravidanza cosiddetta a rischio. Se dovesse trattenersi più a lungo del previsto, mi avverta. Le fisserò un appuntamento per un checkup. Sono a sua disposizione.» «Grazie mille, dottor Savakis, per la sua gentilezza. Le sarò per sempre riconoscente.» Kellie lasciò lo studio e fermò un taxi per strada. Fornì all'autista l'indirizzo dell'hotel in cui alloggiava, il Civitel Olympic, situato nel centro di Atene, e si sedette sul sedile posteriore. Era stanca e affamata. Doveva prepararsi per affrontare Leandros il giorno seguente e il solo pensiero di rivederlo le procurò un tuffo al cuore. Ordinò la cena in camera, poi telefonò agli zii per avvertirli che era arrivata sana e salva. 7


La testa china su dei documenti, Leandros si stizzì quando udì il rumore della porta del suo ufficio che si apriva. Erano le undici di sera e l'ultimo impiegato era andato via alle sei. Doveva trattarsi di una delle guardie del turno di notte che faceva il giro di ronda. Sgranò gli occhi per la sorpresa incrociando lo sguardo della cognata. «Che cosa ci fai qui, Karmela?» «La signorina Kostas mi ha detto che saresti rimasto a lavorare questa notte per definire i dettagli del tuo misterioso viaggio e volevo assicurarmi che non avessi bisogno di niente. Hai davvero intenzione di partire domani mattina?» «È una questione che non ti riguarda.» «Ti ho preparato una tazza di caffè, che ti aiuterà a restare sveglio e un paio di tramezzini per placare lo stomaco» spiegò, posando il vassoio sulla sua scrivania. «Saresti dovuta andare a casa come tutti gli altri. Non ho appetito e ho bisogno di restare da solo per concentrarmi.» «Sì, ma adesso sono qui» replicò lei, afferrando un panino e sedendosi sulla poltrona di fronte a lui. «Non essere scontroso. Mi preoccupo per te. I tuoi genitori mi hanno detto che non sono riusciti a convincerti ad andare a cena da loro e che ultimamente ti vedono di rado.» «Ho avuto molto da fare.» «Quando parti?» insistette lei. «Non ho voglia di parlarne.» «Ma io sono parte della tua famiglia, ricordi? Sono qui per te.» «Devi pensare alla tua vita, indipendentemente da me. Grazie per il caffè, ma adesso lasciami solo, per favore.» 8


Karmela non si mosse. «Non avresti dovuto sposare Kellie. Non è la donna giusta per te e lo sai.» Leandros si conficcò le unghie nel palmo delle mani. Non era la prima volta che sua cognata faceva un'affermazione del genere e quell'insolenza lo irritava. Karmela diceva sempre ciò che le passava per la mente, senza preoccuparsi delle conseguenze. Petra, la sua prima moglie, lo aveva pregato di non far caso alla sorella quando oltrepassava il limite, ma quella sera stava davvero esagerando. La sua sfrontatezza era imperdonabile. Anche Kellie una volta gli aveva fatto notare l'eccessiva familiarità con la quale la cognata gli si rivolgeva. Quante altre volte liquiderai il suo atteggiamento come qualcosa di insignificante, Petralia?, gli aveva domandato lei brusca. Leandros s'impose di restare calmo, però la sua pazienza era giunta al limite. «Per favore» sibilò. «Stai esagerando.» «Sei proprio nervoso.» Karmela si alzò con uno scatto dalla sedia. «Sono venuta solo perché volevo rendermi utile» mormorò con le lacrime agli occhi. «Quando Petra era viva, mi permettevi di aiutarti e adesso...» Solo perché mia sorella mi aveva chiesto di essere gentile con te. «Mi manca e dovrebbe mancare anche a te.» «Vattene, adesso!» Leandros non era in grado di tollerare una parola di più. «D'accordo, me ne vado, se è questo che vuoi.» «E porta via il vassoio» dichiarò lui, posando sul piano della scrivania la tazza di caffè. Karmela raggiunse la porta, posò la mano sulla maniglia, poi si voltò. «Per quanto tempo starai via?» «Non lo so e, come ti ho già detto, è una questione che non ti riguarda.» 9


«Posso sapere perché sei tanto scontroso?» «E tu perché sei sempre tanto invadente?» replicò lui, lanciandole un'occhiata severa. «Buonanotte. Chiudi a chiave la porta quando esci.» Leandros sospirò di sollievo udendo i passi di Karmela che si allontanavano e finalmente tornò al lavoro. La mattina seguente avrebbe chiamato Frato per esaminare con lui i punti più importanti del documento che aveva sottomano. Si distrasse, osservando il volto di sua moglie che gli sorrideva dalla cornice che teneva sulla scrivania. Moriva dalla voglia di rivederla e avrebbe fatto qualsiasi cosa per riaverla al suo fianco. Al risveglio Kellie si pentì di essere andata ad Atene. Il pensiero di rivedere Leandros le faceva venire le palpitazioni. Se da un lato parlare con il dottor Savakis l'aveva confortata, dall'altro aveva fatto riaffiorare dei ricordi che faticosamente aveva cercato di allontanare. Subito dopo il matrimonio le era stata diagnosticata un'ipersensibilità al plasma seminale umano; in parole povere, un'allergia allo sperma che le procurava dolore dopo ogni rapporto sessuale e che preludeva alla possibilità di restare incinta. Così lei e Leandros avevano scelto di ricorrere all'inseminazione artificiale. Desideravano entrambi un figlio. Lui aveva fatto il possibile affinché ciò accadesse, standole accanto, trascurando gli impegni di lavoro, confortandola nei momenti in cui la speranza si affievoliva; però dopo due mesi dal primo impianto, a Kellie era tornato il ciclo. «Andrà meglio la prossima volta» aveva tentato lui di consolarla, baciandola con dolcezza sulla fronte. Ma anche Leandros era rimasto deluso. Facendosi coraggio a vicenda, erano tornati in ospedale e Kellie 10


si era sottoposta di nuovo alla tecnica di fecondazione assistita, senza successo. Erano seguiti altri tentativi, tutti falliti e presto il loro matrimonio aveva cominciato a vacillare. Troppa tensione, troppe aspettative disattese e proprio adesso che stavano per divorziare, Kellie aveva scoperto di essere incinta. Cercando di liberare la mente, s'infilò sotto il getto dell'acqua tiepida, si strofinò il corpo con energia e dopo essersi asciugata, ordinò la colazione in camera. Il senso di irrequietezza non l'aveva abbandonata. E se si fosse limitata a telefonare a Leandros? Devi dirglielo di persona. Nessun altro può farlo al tuo posto. Ha il diritto di sapere. Quella voce che le risuonava nella testa la convinse a chiamare un taxi per farsi portare alla Petralia Corporation lungo la Kifissias Avenue. Di fronte all'ingresso di quell'imponente edificio, Kellie respirò a fondo, raddrizzò le spalle e oltrepassò la porta scorrevole di cristallo, avanzando verso il lungo tavolo dietro il quale sedeva Giorgios, una delle guardie del corpo di Leandros. Vedendola, balzò in piedi sorpreso. «Kyria Petralia...» Gli occhi di Kellie, di un caldo color marrone, si posarono su di lui. «Buongiorno, Giorgios. Che piacere rivederla. Mio marito è in ufficio?» «È arrivato un'ora fa.» Lei sorrise, soddisfatta. Per fortuna era in sede e non avrebbe dovuto aspettarlo. «Se vuole conservare il suo posto di lavoro non dica niente né a lui, né a Christos» mormorò con padronanza della lingua greca. «È una sorpresa.» Lui le rivolse un'occhiata interrogativa alla quale 11


Kellie non rispose. Superò la scrivania e si diresse verso l'ascensore privato di Leandros che Giorgios era tenuto a sorvegliare a costo della propria vita. Da lì si accedeva direttamente nel suo studio. Ricordandosi il codice, si augurò che il marito non lo avesse cambiato. Digitò il numero e magicamente la porta si spalancò. Entrò, accorgendosi che Giorgios non aveva smesso di fissarla. Era partita dalla Grecia il mese precedente, convinta di non tornarci mai più, ma scoprire di essere incinta le aveva dato la forza e il coraggio di cambiare idea. Suo marito doveva sapere quello che lei stava vivendo. Entro pochi giorni la loro separazione sarebbe stata sancita dalla legge, anche se la nascita dei loro figli avrebbe cambiato le carte in tavola e i loro rispettivi avvocati avrebbero dovuto accordarsi, tenendo conto della nuova realtà. Le dispiaceva irrompere nell'ufficio del marito, tuttavia l'effetto sorpresa le avrebbe permesso di avere un piccolo vantaggio su di lui. Non aveva nemmeno avvisato Fran del suo arrivo ad Atene. Fran Myers, la sua migliore amica, aveva sposato Nikolaos Angelis, amministratore delegato dell'omonima multi-milionaria società, nonché amico di Leandros, e si era trasferita in Grecia dove viveva insieme al marito e alla sua nipotina Demi, che presto avrebbero adottato. Se Nikolaos avesse saputo del suo arrivo, non avrebbe esitato ad avvisare Leandros. Si sistemò sulla spalla la borsa in cui aveva riposto i documenti e scosse la testa per scacciare alcune ciocche di capelli dal viso. Prima di partire per gli Stati Uniti aveva persino fatto firmare a Yannis, la guardia del corpo che l'aveva seguita come un'ombra durante i due anni di matrimonio, un documento di riservatezza 12


che gli proibiva di fornire notizie riguardanti la signora Petralia, con il risultato che Leandros non poteva conoscere gli spostamenti della moglie. Raddrizzò le spalle, augurandosi di risolvere in fretta quella faccenda e di tornare al più presto a Filadelfia. Aveva urgenza di traslocare. Quell'ultimo mese aveva vissuto con gli zii, ma si era data da fare per cercare una casa in cui trasferirsi. Non poteva pesare su di loro per molto tempo ancora. Assistita dalla fortuna, aveva trovato un appartamento in un edificio di mattoni rossi nell'elegante quartiere residenziale di Parkwood, situato a nord-est della città, luogo ideale dove crescere dei bambini, e aveva subito versato il deposito per fermarlo. Una nuova vita l'aspettava. Le porte dell'ascensore si aprirono su un ampio e luminoso ingresso. Kellie respirò a fondo, superò la postazione di Christos, la guardia del corpo di suo marito, gli sorrise e gli fece cenno di restare seduto per fargli intendere che la sua visita sarebbe stata una sorpresa. L'uomo restò al suo posto, senza battere ciglio. Per accedere all'ufficio occorreva digitare un altro codice di sicurezza. Leandros, amministratore delegato della Petralia Corporation, impresa nota per aver costruito i resort più belli della Grecia, era stato oggetto di minacce da parte di qualche esaltato e di conseguenza era stato costretto a prendere dei provvedimenti seri per proteggersi. Si erano sposati due anni prima, travolti da una violenta passione e Fran era stata la sua testimone di nozze. Adesso non sapeva che cosa l'aspettava oltre quella porta. Temeva d'incontrare Karmela, l'affascinante sorella minore della prima moglie di Leandros, che 13


dopo la scomparsa della sorella aveva fatto di tutto per rendersi indispensabile agli occhi del cognato. Con il tempo si era insediata persino nel suo ufficio e adesso lavorava alle dipendenze dirette della signorina Kostas, la segretaria personale di Leandros. Astuta e arrivista, Karmela era riuscita a ritagliarsi un posto ai piani alti della societĂ , garantendosi un contatto quotidiano con il capo. La vicinanza tra Karmela e Leandros aveva contribuito ad aumentare in Kellie un profondo senso di inadeguatezza, associato al senso di colpa che provava per non riuscire a dargli un erede. Presto la situazione era diventata intollerabile e cosĂŹ lei, sospettando una relazione tra loro, aveva preferito chiedere la separazione e senza rifletterci troppo, era partita subito dopo insieme alla sua amica Fran. Tuttavia, a causa di una sfortunata serie di eventi, il loro viaggio era stato interrotto. Alla fine Fran era rimasta ad Atene con Nik e lei era tornata in America. La sera precedente la sua partenza era svenuta, e preoccupato, Leandros l'aveva portata al pronto soccorso. Il medico non aveva riscontrato nulla di grave che potesse giustificare un ricovero e l'aveva dimessa con l'invito a mangiare di piĂš per non rischiare un'ipoglicemia. Poco dopo essere tornati a casa, Karmela si era presentata nel loro appartamento con una pila di documenti da sottoporre a Leandros e a quel punto Kellie aveva perso la testa. Il marito non era sembrato sorpreso di vedere la cognata e la sua disponibilitĂ l'aveva insospettita, convincendo Kellie che tra loro fosse nato un legame che aveva poco a che fare con il sentimento di fratellanza. Inoltre, Karmela si era indispettita nel vedere Kellie, come se fosse stata lei l'intrusa. 14


Prima di andarsene, le aveva persino augurato buon viaggio per l'indomani, convinta di non rivederla mai più. A quel punto il sospetto che quella donna fosse l'amante di Leandros era diventato una certezza. Erano passati diversi giorni da quel loro ultimo incontro ma Kellie era certa che Karmela sarebbe sbiancata vedendola entrare nell'ufficio del marito. Comunicando a Leandros la lieta notizia, il sogno di dargli un erede sarebbe sfumato e probabilmente anche la possibilità di diventare la terza signora Petralia. Era stato proprio il cugino di suo marito, Frato Petralia, nonché suo migliore amico, a confidarle il giorno del suo matrimonio che Karmela non aveva fatto altro che aspettare l'occasione giusta per dare un figlio a Leandros e che la loro unione aveva scombinato i suoi piani. Lei non lo aveva preso sul serio, liquidandolo con una risata. Frato aveva alzato il gomito, ma con il tempo era stata costretta a dargli ragione. Quando Leandros le aveva comunicato che la cognata avrebbe lavorato sotto la supervisione della signorina Kostas, lei non si era opposta nonostante non avesse approvato. E dopo soli due anni Karmela si era insinuata nell'ufficio di suo marito. Ma quella era una vecchia storia. Kellie si passò la mano sulle labbra e uscì dall'ascensore. Seduto sulla poltrona girevole, le maniche della camicia arrotolate sopra i gomiti, Leandros era intento a discutere al telefono in viva voce con Frato. Le bastò un'occhiata per capire che non si radeva da almeno due giorni e che i capelli si erano allungati tanto da solleticargli la nuca. Le numerose tazzine di caffè sulla sua scrivania lasciavano presumere che si fosse trattenuto in ufficio tutta la notte. Non lo aveva 15


mai visto tanto trasandato. Era un bell'uomo di trentaquattro anni, ma in quel momento ne dimostrava almeno cinque di più. Aveva un aspetto selvaggio. Non c'era niente in lui che le ricordasse l'uomo pacato, sereno e sicuro di sé di cui si era innamorata. Forse irrompere nel suo ufficio senza farsi annunciare non era stata una buona idea, ma ormai non poteva più tornare indietro. Facendosi coraggio, lo chiamò a voce bassa. «Leandros?» Kellie si accorse che l'aveva sentita dalla reazione del suo corpo. Leandros si era irrigidito prima ancora di sollevare la testa, poi due occhi cerchiati l'avevano fissata. Era dimagrito. La bocca era spalancata per lo stupore e le sue iridi grigie avevano il colore del cielo quando minaccia tempesta. Dal telefono continuava a giungerle la voce di Frato, che parlava ignaro di quello che stava accadendo nello studio del cugino. Leandros mormorò qualcosa d'incomprensibile mentre il suo sguardo non la mollava un istante. «Non alzarti» lo prevenne lei, andandosi a sedere su una delle poltrone sistemate davanti alla scrivania. Le gambe le tremavano come foglie sbattute dal vento. Vederlo dopo tanti giorni le aveva dato una scossa al cuore. Leandros era uno degli uomini più attraenti che avesse mai conosciuto e anche se non era in forma, l'effetto che aveva su di lei era devastante. Quel mese di separazione le sembrò lunghissimo. «Che cosa diavolo ti ha riportato in Grecia?» sibilò lui con una voce che Kellie stentò a riconoscere. In quell'istante qualcuno bussò alla porta e Karmela fece capolino. «Non adesso!» gridò lui con ferocia. Sua moglie non lo aveva mai sentito rivolgersi in quel modo a uno dei suoi impiegati. Probabilmente non si era nemmeno accorto di chi avesse bussato alla 16


porta altrimenti non avrebbe usato quel tono. Kellie invece aveva fatto in tempo a notare che Karmela indossava un abito bianco e nero che evidenziava le sue curve e che i capelli, sciolti sulle spalle, erano così lucidi da sembrare un mantello di seta nera. La sua bellezza era innegabile. Era difficile per un uomo resistere al suo fascino e la somiglianza con Petra era davvero impressionante. La ragazza richiuse la porta con un colpo secco dopo aver lanciato uno sguardo velenoso a Kellie. Era evidente che tra Leandros e lei ci fosse un legame che trascendeva il loro grado di parentela. «Noto che Karmela lavora ancora per te e che continua a presentarsi nel tuo ufficio senza preavviso. Non so se lo rammenti, ma l'ultima volta che siamo stati da soli, lei è piombata a casa nostra con una pila di documenti da sottoporre alla tua attenzione. Se non fossimo stati sul punto di divorziare, forse ci avrebbe trovato a letto insieme» polemizzò lei. Per la prima volta fu assolutamente certa dell'infedeltà del marito. «Karmela ha sbagliato» ammise lui. «Sì, ha sbagliato ma allora tu non le dicesti niente. Ti avevo fatto capire che non gradivo che lavorasse per te, però non hai tenuto conto della mia opinione. Siamo sul punto di separarci e lei continua a lavorare qui. Come ti ho ripetuto insistentemente, tua cognata ha l'abitudine d'insinuarsi nella tua vita. Entra ovunque tu ti trovi senza chiedere il permesso, ma lei se lo può permettere perché fa parte della tua famiglia, non è vero?» Perché il tono della sua voce le suonò tanto aspro? Prossima al divorzio, non aveva più senso prendersela per Karmela, anche se sapere che Leandros la frequen17


tava le faceva più male di quello che avrebbe voluto ammettere. Il bel viso di suo marito si contrasse. «Ho intenzione di arginare la sua invadenza, ma non hai ancora risposto alla mia domanda: che cosa ci fai qui?» Kellie si schiarì la voce. «Devo darti una notizia importante e ho preferito venire a riferirtela di persona piuttosto che parlarti per telefono.» Lo sguardo di Leandros divenne ancora più penetrante. «Per caso è successo qualcosa ai tuoi zii?» «No, loro stanno bene, grazie» rispose lei, morsicandosi le labbra mentre l'agitazione aumentava con il passare dei secondi. «La settimana scorsa, accusando dei violenti attacchi di nausea, ho deciso di consultare un medico di Filadelfia» proseguì. «E ho scoperto di... essere incinta.» Lui la fissò scioccato. «Che cosa? Sei incinta?» ripeté con gli occhi che brillavano come stelle. A differenza della moglie, lui non aveva mai perso la speranza di avere un figlio. «Sì, e sono ancora più meravigliata di te. Sembra che l'ultima inseminazione artificiale alla quale mi sono sottoposta abbia avuto successo. Ancora non riesco a crederci, ma il dottor Creer mi ha detto che sono incinta di sette settimane.» A Leandros sfuggì un grido di gioia. Si alzò dalla sedia con impeto e si lanciò verso di lei. Kellie sapeva che quella notizia lo avrebbe reso felice. «La sera prima della mia partenza ero già in attesa e sono svenuta perché ero troppo debole. Il mio ciclo mestruale non è mai stato regolare perciò ho aspettato diversi giorni prima di rivolgermi a un ginecologo.» Leandros s'inginocchiò di fronte a lei, le prese le mani tra le sue e le strinse con forza. La commozione 18


era tale che tremava. «Avremo un bambino» sussurrò, mentre le sfiorava le dita con le labbra. «C'è dell'altro.» Lui impallidì, temendo il peggio. «Il medico ha detto che si tratta di una gravidanza a rischio? Qualcosa non va come dovrebbe?» «No» lo rassicurò lei in fretta. Dopo che Leandros aveva perso la moglie e il figlio non voleva dargli delle preoccupazioni inutili. «Non tenermi sulle spine. Parla. Che cosa succede?» «Ho fatto la prima ecografia.» «E?» «E il medico dichiara di aver sentito due battiti.» «Due? Significa che avremo dei gemelli?» La sua esultanza era incontenibile. Lei annuì. «Dovrebbero nascere intorno al dodici marzo.» «Oh, Kellie...» Leandros le avvolse le braccia intorno alla vita e la strinse al petto, affondando il viso nel suo collo e lei lo lasciò fare. Era sempre rimasto al suo fianco durante le dolorose sedute d'inseminazione, sempre pronto a confortarla quando l'esito era stato negativo. Non si era mai arreso, disposto a rimettersi in gioco, sempre. Purtroppo adesso il loro rapporto non era più quello di una volta, si era deteriorato. La reazione di Leandros era stata esattamente quella che lei avrebbe desiderato se fossero stati ancora felicemente sposati, ma il loro matrimonio era finito da tempo. Presto avrebbero divorziato. L'arrivo dei figli non avrebbe risolto i problemi che esistevano tra loro. Quando sollevò la testa per baciarla, Kellie si ritrasse. «Non respingermi agapi mou, non adesso» la sup19


plicò. Prima che lei potesse reagire, Leandros la strinse di nuovo tra le braccia e le schiacciò le labbra in un bacio struggente. Kellie sentì il sapore di sale delle sue lacrime che si mescolava a quello della saliva e, incapace di resistergli, rispose al suo assalto appassionato, ma appena realizzò quello che stava facendo, si fermò di colpo. L'unico modo in cui poteva respingerlo era smettere di baciarlo. Però lui non si arrese. Le prese il viso tra le mani e lo coprì di baci finché si rese conto che lei era distante, persa nei propri pensieri. Sorpreso dalla sua reazione, la lasciò andare. «Ti ho fatto male? Non ti senti bene?» «Sto bene, grazie» rispose lei con sincerità. Tante volte aveva finto un malessere come scusa per essere lasciata in pace, ma questa volta non voleva mentire. Dovevano parlare del loro divorzio. «Per ora soffro solo di nausea. Il medico mi ha prescritto delle medicine come rimedio» spiegò. Leandros intrecciò le mani e rifletté su quanto stava per dire. «Questa gravidanza è davvero inaspettata e cambia le carte in tavola. Dovremmo riconsiderare le nostre posizioni, non credi?» «Lo so. Per questo motivo sono qui.» «Ti sei resa conto che la maggior parte delle nostre incomprensioni e dei nostri problemi è nata dalla difficoltà di non riuscire ad avere dei bambini?» «Credi che adesso che porto in grembo i tuoi figli il disagio che si è creato tra noi svanisca come per incanto?» «No» replicò lui. «Non voglio dire questo. È solo che... mi sembra un sogno. Non riesco a credere che diventerò padre di due bambini. Una sera, in barca, dopo un altro tentativo fallito, mi hai domandato, con gli occhi colmi di lacrime, se fosse stato impossibile 20


raggiungere le stelle. Io ti risposi che avremmo toccato le stelle e raggiunto la luna e in questo momento tu mi stai dicendo che ci siamo riusciti.» «Sì, ricordo quella notte. Ti prego... adesso siediti. Voglio parlare con te.» Lui si appoggiò alla scrivania. «Ho un'idea migliore. Andiamo nella nostra suite al Cassandra. Là nessuno ci disturberà.» Il Cassandra era il resort a cinque stelle di sua proprietà. La suite di cui parlava era in realtà un appartamento con tre camere da letto, un soggiorno, un'ampia cucina e due bagni. Era in quell'albergo che Kellie aveva conosciuto Leandros. Era andata in vacanza in Grecia con i suoi zii e quel viaggio era stato galeotto. Alcuni dei suoi ricordi più belli erano legati proprio al Cassandra e andarci avrebbe riaperto vecchie ferite. «Perché vuoi andare in albergo? Perché non a casa nostra?» Lui sospirò. «Perché l'ho venduta a Frato tre settimane fa e adesso abito al Cassandra.»

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2562 - Tra le braccia di un greco

di R. Winters Incinta! Kellie ancora non ci crede. Ha messo un oceano tra lei e suo marito, Leandros Petralia, proprio perché non riuscivano ad avere figli... Ora lui deve sapere del bambino e non per telefono. Devo tornare a casa. Ultimo appuntamento con DUE AMICHE IN GRECIA.

2563 - Un'ereditiera ai miei ordini

di M. Way Lei, Carol Chancellor, esuberante studentessa, un'ereditiera! Ma questa non è l'unica novità. Damon Hunter, giovane promettente avvocato, bello da mozzare il fiato, è stato incaricato di vegliare su di lei e di guidarla nelle scelte che dovrà affrontare. Compito difficile, quasi impossibile.

2564 - Ho voglia di baciarti

di C. Colter Lavoro, lavoro e ancora lavoro. Brendan Grant ormai conosce solo questo. L'amore non ha più alcuna importanza per lui, dato che ha deciso di non innamorarsi più. Ma è davvero così? Da quando ha conosciuto Nora Anderson, qualcosa gli si è risvegliato dentro. Ha ritrovato la voglia di baciare.

2565 - Portami con te

di B. Hannay Milla Brady è convinta che tornare nella sua cittadina sia la cosa migliore per dimenticare un matrimonio fallito. Ma il passato spesso ritorna. Ed Cavanaugh, fratello del suo ex, la sta cercando e tra loro c'è sempre stata una forte attrazione. Secondo appuntamento con BELLAROO CREEK.


dal 5 agosto 2566 - Sposa a sorpresa

di R. Winters Leon Malatesta non ama i giornalisti e quando viene a sapere che Belle, un'americana affascinante e molto femminile, va in giro a fare domande sulla sua famiglia, cerca di fermarla. Un modo ci sarebbe: un abito bianco per lei, uno scuro per lui e una mamma per la sua piccola bambina.

2567 - Mai innamorarsi del capo!

di B. Wallace Abby finalmente si sente libera e al sicuro. L'uomo che l'ha salvata e aiutata, Hunter Smith, le ha concesso di stare un po' di tempo nel suo appartamento. Abby, per sdebitarsi e non pesare sull'affascinante fotografo, potrebbe fargli da governante tuttofare. Unica regola: non innamorarsi del capo!

2568 - La veritĂ del milionario

di N. Logan Tash non immaginava che sua madre avesse avuto un amore segreto: Nathaniel Moore, facoltoso uomo d'affari. La ragazza vuole conoscerlo, ma tra loro si intromette Aiden Moore, l'affascinante e pericoloso figlio. Lui non vede di buon occhio questa amicizia e non perde occasione per sottolinearlo.

2569 - Una maestra da corteggiare

di S. Lane Poppy sarĂ la nuova insegnante di Bellaroo Creek. Non vede l'ora di conoscere i suoi alunni e le loro famiglie. Tutti sono entusiasti di lei, tranne Harrison Black, padre single, che ha messo bene in chiaro che presenzierĂ solo ai colloqui. Ultimo appuntamento con BELLAROO CREEK.


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