AMY ANDREWS
PAZZO VIAGGIO PER DUE
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Driving Her Crazy Harlequin Mills & Boon Modern Heat © 2013 Amy Andrews Traduzione di Marta Donati Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Kiss luglio 2013 Questo volume è stato stampato nel giugno 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY KISS ISSN 2282 - 0868 Periodico mensile n. 5 dello 09/07/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 433 del 22/11/2012 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo
Sadie Bliss trattenne il fiato di fronte a quell'immagine evocativa. Aveva girovagato tutta sera per la sfarzosa galleria newyorkese, fendendo una schiera di personalità di spicco ingioiellate fin sopra i capelli, ma quando l'aveva vista era rimasta immobile davanti a tanta crudezza. Il mormorio di sottofondo e il tintinnio di flûte di champagne si affievolirono mentre il mondo si riduceva a quell'unica fotografia, il pezzo forte della mostra. Mortality. Aveva già avuto modo di vederla sulla rivista Time, ma c'era qualcosa di più immediato in quell'immagine guardata da così vicino. Come se fosse stata appena scattata. Come se la tragedia si stesse consumando davanti ai suoi occhi. Le sembrò di trovarsi in quel territorio desolato, oppressa dalla calura che vibrava sulla sabbia come un miraggio. Le sembrò di sentire l'odore di cherosene proveniente dalla carcassa dell'elicottero militare che aveva visto negli scatti precedenti, di udire le urla del giovane soldato che si portava una mano insanguinata all'addome e alzava al cielo l'altra, nella quale stringeva un rosario. Chiamava qualcuno. Dio, forse? O magari la sua ragazza. 5
Guardò le sue lacrime lasciare rivoli chiari sulle guance sporche ed ebbe l'impressione di sentire sulla propria pelle la disperazione di quel ragazzo mentre la vita gli spariva dagli occhi. La didascalia recitava: Caporale Dwayne Johnson, diciannove anni, deceduto in seguito a ferite letali prima dell'arrivo dei soccorsi. Scossa dai brividi e con gli occhi lucidi, Sadie tornò alla realtà . Fece qualche passo indietro, maledicendo il momento in cui aveva ottenuto il biglietto per accedere alla serata di apertura della tanto attesa mostra di Kent Nelson, A Decade of Division. Tutti gli scatti realizzati dall'obiettivo del pluripremiato fotoreporter erano forti, ma quell'immagine nello specifico, conosciuta in tutto il mondo, era particolarmente straziante. Il ritratto di un giovane che affronta la morte. Un momento privato di dolore. E sebbene l'artista che era in lei apprezzasse la bellezza astratta dei grani del rosario contro la volta azzurra di un cielo straniero, l'immagine era troppo intima. Le dava l'impressione di essere un'intrusa. Sadie si fece largo tra la folla e uscÏ dalla galleria nella calda notte di giugno. Aveva bisogno di un attimo. Magari anche due.
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Quattro mesi dopo... Kent Nelson era intento ad ammirare Darling Harbour, lo sguardo che seguiva il profilo delle caratteristiche vele bianche del teatro dell'opera di Sydney. Dava le spalle alla donna che si dondolava pigramente sulla sedia, la caviglia dolorante incrociata sull'altra, una mano appoggiata al vetro della finestra a tutta altezza. «Fammi capire bene» disse Tabitha Fox, battendo la penna sulla scrivania, i bracciali che tintinnavano mentre a sua volta ammirava la vista. Non era la solita a cui era abituata guardando dalle finestre del suo ufficio, ma era comunque eccezionale. «Vorresti viaggiare per chilometri e chilometri solo per scattare qualche foto?» Kent si voltò, una fitta alla caviglia mentre appoggiava la schiena al vetro e incrociava le braccia sul petto. «Esatto.» Lei si accigliò. Conosceva Kent da una vita. Erano stati all'università insieme un secolo prima e avevano perfino diviso il letto per qualche tempo, ma dopo l'incidente in Afghanistan lui era diventato praticamente invisibile. 7
Finché non si era rifatto vivo quel giorno, per accettare un incarico che qualsiasi altro fotografo meno qualificato avrebbe potuto svolgere. «D'accordo. Ma... perché?» Kent rispose allo sguardo incuriosito di Tabitha con uno vacuo. «Sono il tuo fotografo freelance, no? È per questo che mi paghi.» In effetti era davvero un fotografo freelance per la rivista Sunday On My Mind, ma sapevano entrambi che aveva sempre rifiutato ogni incarico. E con molta probabilità non aveva più scattato una foto dall'incidente, Tabitha era pronta a scommetterci il suo cospicuo stipendio. Strizzò gli occhi per riuscire a guardare oltre l'espressione imperscrutabile sul viso squadrato di Kent. «Esistono quelle cose chiamate aerei, sai? Sono grandi e di metallo e, non chiedermi come, riescono a volare e a portarti dove vuoi in tempi rapidi.» Un nervo gli scattò sulla mascella e lui si irrigidì. «Io non volo» gli sfuggì dalle labbra. Il tono era pacato, ma Tabitha percepì in pieno il gelo di quelle parole. L'osservò per qualche istante mentre si arrovellava per piegare la situazione a proprio vantaggio. Tamburellò con le dita ingioiellate sul piano della scrivania. Un viaggio on the road nell'outback australiano. Isolamento. Gente del luogo. Sorrisi. Difficoltà. Un'uscita della rivista in stile diario. E, cosa più importante, scenari mozzafiato che catturano la bellezza della natura, immortalati da un pluripremiato fotografo al suo primo incarico dopo la tragedia in Afghanistan. Solo per quella ragione la rivista sarebbe andata via come il pane appena sfornato. 8
«D'accordo» gli concesse, la decisione presa. Due piccioni con una fava. «Ti sei appena aggiudicato un viaggio nel Red Centre per le più spettacolari foto che tu possa scattare.» «Con anche un reportage su Leonard Pinto, magari?» Lei annuì. «Faccio bene a investire tutti i miei risparmi su di te. Dio solo sa quando ci omaggerai ancora di un briciolo del tuo tempo.» Kent sbuffò. Tabitha Fox probabilmente era la donna d'affari più scaltra che avesse mai conosciuto. Aveva fondato il Sunday On My Mind prendendo un frivolo supplemento di sei misere pagine e trasformandolo nel giro di cinque anni in un fenomeno di diciotto pagine a tiratura nazionale, frizzante e ricco di contenuti. Rimase appoggiato al vetro per un istante. «Dimmi, sono curioso: come hai fatto a convincerlo? Pinto, intendo. È un tipo piuttosto schivo.» «È stato lui a venire da me.» Kent inarcò un sopracciglio. «Un uomo che evita i media come la peste e vive da eremita è venuto da te?» Tabitha sorrise. «Diciamo che ha aperto a noi la sua casa. Niente di trascendentale.» Lui la guardò come a dire: Sì, e gli asini volano. «Dov'è la fregatura?» «Kent, Kent, Kent... Come sei cinico!» Lui fece spallucce. Dopo aver passato dieci anni in territori di guerra, cinico era diventato il suo secondo nome. «Allora, la fregatura?» «Sadie Bliss.» Kent si accigliò. Una giornalista da strapazzo per un articolo sull'artista più importante nella storia recente? 9
«Sadie che?» Tabitha annuì. «È stato lui a volerla.» Kent sbatté le palpebre. «E tu sei d'accordo?» Alla Tabitha che conosceva lui non piaceva essere comandata a bacchetta, figuriamoci se cedeva il controllo sui pezzi da mandare in stampa. Lei alzò le spalle. «È giovane e inesperta, ma sa scrivere bene. E io posso sempre rivedere l'articolo, no?» concluse con un sorriso. Lui si passò una mano sulla mascella. «Perché proprio lei? Lo conosce?» «Non ne sono del tutto sicura, ma Pinto voleva lei e l'ha avuta. E te la beccherai anche tu. Sadie potrebbe...» Tabitha agitò in aria una mano, i bracciali che tintinnavano. «Potrebbe farti da navigatore.» Kent la guardò, sospettoso. «Aspetta. Vorresti che viaggiasse con me?» Tremila chilometri in auto con una donna che nemmeno conosceva? Preferiva strangolarsi con la tracolla della macchina fotografica! Tabitha lo guardò. «È l'unica soluzione, se vuoi ottenere il reportage che desidero.» Lui scosse la testa. «No.» Lei incrociò le braccia. «Sì.» «Non sono un tipo di compagnia.» Tabitha per poco non scoppiò a ridere. Era davvero un eufemismo. «In tal caso, ti farà bene.» «Ci vado in solitaria. Come ho sempre fatto.» «D'accordo» sbuffò lei, abbassando lo sguardo sulle proprie unghie. «Allora ci penseranno Sadie e un insulso fotografo ad andare da Pinto per svolgere il lavoro in metà tempo e a metà prezzo, mentre tu te ne torni nella tua ca10
verna e fai finta come al solito di lavorare per questa rivista.» Kent sentì una certa tensione all'angolo della mascella e si rese conto che stava stringendo i denti come non mai. Aveva già sprecato un sacco di opportunità negli ultimi due anni, era fortunato che Tabitha rispondesse ancora alle sue chiamate. Ma passare giorni e giorni in un'auto con una donna che si chiamava Sadie Bliss? Andiamo, sembrava il nome di un drink alla frutta! «Diciamo, caro mio» aggiunse Tabitha, dondolandosi sulla sedia in attesa di tirare fuori il proprio asso nella manica, «che sei parecchio in debito con me.» Lui chiuse gli occhi nel sentirla rivendicare ciò che le spettava. «D'accordo» sbuffò, mentre riapriva gli occhi. Voleva quel lavoro. O meglio, doveva averlo, se voleva rimettersi in pista. Ed era davvero in debito con Tabitha. Lei gli sorrise come un gatto che ha agguantato la sua preda. «Grazie.» Lui si avvicinò alla scrivania borbottando, l'andatura zoppicante, quindi si sedette. «Ti piacciono i suoi nudi?» Lei annuì. «Penso che siano sublimi. Tu?» Kent scosse la testa. «Sono tutti troppo scheletrici. Androgini, o come cavolo si dice.» Tabitha alzò gli occhi al cielo. «Sono ballerine!» Leonard aveva ottenuto un plauso internazionale per il nudo di Marianna Daly, prima ballerina australiana, e il quadro era stato esposto alla National Gallery a Canberra. «Be', non si tratta di donne del Rinascimento, questo è poco ma sicuro.» 11
Lei inarcò un sopracciglio finemente disegnato. «Preferisci lo stile di Rubens?» «Mi piacciono le curve.» Lei sorrise. Bene, bene! Prese la cornetta senza distogliere lo sguardo dal suo ospite. «Sadie è già arrivata?» Annuì due volte, trafiggendo di nuovo Kent con il suo sorriso giocondo. «Puoi mandarmela?» chiese, ma riagganciò prima che la segretaria avesse la possibilità di rispondere. Kent corrugò lo sguardo. «Non mi piace quel sorrisetto.» «Vedo che sei pure sospettoso, oltre che cinico.» Lui non aveva intenzione di lasciarsi abbindolare da un sorriso sornione. Si alzò in piedi e si diresse alla finestra per tornare a concentrarsi sulla magnifica vista mentre la porta si apriva. Sadie controllò che la sua chioma ribelle non fosse sfuggita all'elastico della coda mentre entrava nell'ufficio, determinata a non lasciarsi intimidire. La leggendaria Tabitha Fox era capace di far piangere un uomo, e allora? Le aveva offerto quel lavoro e, anche se lei era solo un'apprendista, sapeva riconoscere un'opportunità unica per sfondare quando la vedeva. Sebbene i piani di Leo fossero discutibili. «Ah, Sadie, entra pure.» Tabitha sorrise. «Vorrei presentarti una persona.» Con un cenno della testa indicò Kent. «Questo è il fotografo che ho deciso di assegnarti per l'articolo, Kent Nelson.» La ragazza si voltò di scatto, lo sguardo che andava a posarsi su due ampie spalle prima che il cervello registrasse il nome. Sbatté le palpebre. «Quel Kent Nelson?» chiese alla schiena dell'uomo in questione, l'immagine che l'aveva col12
pita mesi prima che tornava prepotente alla memoria. Lui chiuse gli occhi un istante. Grandioso, una fan sfegatata. Si voltò mentre Tabitha confermava: «Il solo e unico». Sadie era senza parole. Il pluripremiato Kent Nelson, fotoreporter acclamato in ogni dove, sarebbe andato in capo al mondo con lei per scattare foto a una celebrità che viveva come un eremita? Per poco non gli chiese chi avesse fatto incavolare per cadere tanto in basso, ma tenne bene a freno il proprio sarcasmo. Kent era piuttosto sbalordito a sua volta. Uno sguardo a Sadie Bliss e aveva perso la testa. E lui non era certo il tipo da perdere la testa come se niente fosse. Tabitha, nel suo angolino, sorrideva ancora e Kent sperò di non avere gli occhi fuori dalle orbite come un cartone animato. Per quanto ci provasse, non riusciva più a distogliere lo sguardo da tutte quelle curve. Curve che partivano dalle labbra imbronciate e non finivano più. Certo, la ragazza aveva cercato di costringerle in un tailleur gessato, ma sembravano sul punto di esplodere. Un uomo avrebbe potuto morire di stenti perso fra quelle curve, ma non gliene sarebbe importato nulla. Perfetto, proprio quello di cui aveva bisogno. Tre giorni nello spazio ristretto di un'auto in compagnia di una giornalista alle prime armi con delle curve che avrebbero dovuto essere segnalate con un cartello di pericolo al neon. Sadie guardò Tabitha con un sopracciglio inarcato. «Mi perdoni, non capisco. Kent Nelson sarà il fotografo per il mio articolo?» 13
«Be'...» temporeggiò la donna. «Diciamo che i piani sono leggermente cambiati.» Sadie riusciva a percepire il battito del proprio cuore in ogni cellula del corpo, mentre nelle ossa si infiltrava un senso di sconfitta. Volevano affidare l'articolo a qualcun altro. Si schiarì la voce. «Cambiati, dice?» Era determinata a sembrare una donna sveglia e professionale. Forse non era merito del suo talento se si era accaparrata quell'incarico, ma era intenzionata a dimostrare a tutti che aveva le capacità necessarie per portarlo a temine. E se la signorina Tabitha Fox dei suoi stivali credeva che non avrebbe lottato per tenersi il pezzo, si sbagliava di grosso. Lavorare per il Sunday On My Mind, il migliore inserto su scala nazionale, era esattamente ciò che desiderava. E poi, se fosse stata costretta a scrivere l'ennesimo articolo sul vincitore di una mostra canina, avrebbe dato fuori di matto. «Vorremmo che scrivessi due articoli, di cui uno su Leonard.» Tabitha spostò per un istante lo sguardo su Kent, prima di tornare a concentrarsi sulla procace brunetta ambiziosa che negli ultimi tre mesi le aveva intasato la casella di posta elettronica con le sue proposte di intervista. «L'altro, invece, sarebbe il reportage di un viaggio on the road nell'outback.» Sadie mantenne dritta la schiena, anche se dentro si stava sciogliendo in reazione alla conferma dell'incarico. Non si lasciò sfuggire nemmeno un minuscolo sorrisetto di trionfo mentre le parole due articoli penetravano nel suo cervello. «Un... viaggio on the road?» 14
Guardò Kent, che a sua volta la stava osservando con un'espressione difficile da decifrare. Era abituata agli uomini che la fissavano inebetiti. Avere un seno abbondante dall'età di tredici anni l'aveva fatta entrare presto nel mondo delle attenzioni maschili. Ma non si trattava di quello. Kent aveva uno sguardo pensieroso. Intenso. Lui era intenso. Ovviamente aveva già visto delle foto che lo ritraevano. La sera della mostra ce n'era una, scattata chissà dove, in cui indossava pantaloni mimetici e una T-shirt color kaki. L'abbigliamento era tutt'altro che attillato, eppure lei era riuscita a intravedere sotto il tessuto i pettorali scolpiti, i bicipiti tesi e il ventre piatto. I capelli castano chiaro erano lunghi e arruffati nel ritratto, portati dietro le orecchie. I baffi e il pizzetto incolti. Kent sorrideva all'obiettivo, gli occhi socchiusi per il riverbero, una dentatura interessante in evidenza. Fra le mani stringeva una macchina fotografica con un teleobiettivo enorme che pareva parte di lui. Sembrava un soldato con il suo fucile. Non le erano mai piaciuti i machi, preferiva gli uomini più raffinati, gli artisti come Leo. Eppure quella sera a New York avrebbe volentieri cambiato idea. E, diciamoci la verità, non se ne sarebbe andata via sola, se quell'uomo in carne e ossa fosse stato presente. Guardandolo in quel momento, però, si rese conto che probabilmente non lo avrebbe riconosciuto, se lo avesse incrociato. I capelli lunghi e il pizzetto incolto che gli conferivano un aspetto più giovane e spensierato se n'erano andati. Al loro posto un taglio quasi rasato che lasciava intravedere la forma del cranio e scopriva la fronte. Anche la barba era portata molto corta adesso. Metteva in evidenza 15
la mascella squadrata, oscurando la pienezza di quella che Sadie fu costretta a riconoscere essere una bella bocca e sottolineandone le pieghe ai lati che avrebbero lasciato il posto a una dentatura perfetta quando avesse sorriso. Se mai lo avesse fatto. Di certo non stava sorridendo in quel momento. Più in basso rispetto al punto che era oggetto di scrutinio da parte di Sadie, l'uomo teneva le braccia incrociate e lei si rese conto all'improvviso che stava osservando la sua bocca in modo un po' troppo indecente. In tutta fretta cercò di allargare il campo visivo. Ma i suoi occhi trovarono qualcos'altro su cui concentrarsi. Il modo in cui le braccia incrociate di Kent facevano tendere la stoffa del suo dolcevita grigio. I muscoli dei suoi avambracci, dove le maniche lunghe erano state arrotolate sopra i gomiti. «Sì» rispose lui con grande semplicità, «un viaggio on the road.» Guardò la ragazza mentre con occhi interessanti quanto il resto della sua figura registrava la conferma di ciò che le era parso di sentire. Finalmente Kent capiva l'espressione occhi da cerbiatta. Erano grandi, di un grigio scuro, intenso, e contornati da ciglia lunghissime. Non avevano bisogno di artefici come ombretti e kajal per attirare l'attenzione. Erano semplicemente magnetici. Lo sguardo di Kent si posò sulla candida gola di Sadie, altrettanto priva di ornamenti. Allargando il campo visivo, si accorse che in effetti non portava proprio nessun gioiello. Niente orecchini, niente collane, niente anelli. In netto contrasto con Tabitha, non c'era nulla sul corpo di quella ragazza che luccicasse o attirasse l'attenzione. 16
5 Pazzo viaggio per due di A. ANDREWS Per Sadie sarà un lungo viaggio: la jeep le farà rivoltare lo stomaco come una frittella; dovrà mangiare solo ortaggi per non perdere la linea faticosamente raggiunta e in più dovrà passare notte e giorno con quel sexy ed eccitante di Kent senza nemmeno sfiorarlo, dato che lui la ignora.
6 La dea dell'amore di S. NARAYANAN È ufficiale: Riya non ha mai dimenticato Dhruv! Altrimenti non si spiegherebbe perché il suo corpo si sia risvegliato alla sua sola presenza. Piccolo dettaglio: lui l'ha già scaricata una volta e lei non vuole ripetere l'esperienza. Riya, se facessi una doccia gelata?
7 Il testimone cerca la sua sposa di F. HARPER Damien Stone questo è il tuo sesto matrimonio... Non sarebbe ora di fare la parte dello sposo? Potrebbe rifarsi con la damigella d'onore. No, impossibile, è quell'eccentrica e vulcanica di Zoe St. James, che tra l'altro non le toglie gli occhi di dosso. Quando finirà questa tortura?
8 L'uomo giusto (non) aspetta di N. LOGAN Aimee si è innamorata a prima vista del suo salvatore, Sam, che ha due occhi che potrebbero sciogliere tutta la calotta polare. E dire che la situazione non è delle più felici, dato che è sull'orlo di un precipizio, con la sola cintura di sicurezza che la separa dal fondo del burrone.
DAL 25 SETTEMBRE
9 L'ascensore dei desideri di A. BLAKE Per Paige è proprio una giornata NO! Prima ha accompagnato la sua amica a comprare l'abito da sposa, e lei odia tutto ciò che ha a che fare con le nozze. Ora l'ascensore fa i capricci. Se almeno ci fosse un uomo da spogliare. "Piacere, sono Gabe Hamilton. Piano attico."
10 Il suo uomo a Manhattan di T. WYLIE Miranda Kravitz è decisamente arrabbiata con suo padre, il potente sindaco di New York. Lei non vuole quel bellimbusto di Tyler Brannigan, uomo sfacciatamente sexy, alle calcagna notte e giorno. Un momento, ma se disobbedisco, poi mi sculaccia?
11 Attrazione (im)perfetta di J. HART Clara Sterne deve convincere Simon Valentine, il guru del Dow Jones, a partecipare allo show e la cosa sarà molto difficile: loro due sono agli antipodi. Lei è l'esuberanza e l'eccentricità fatta persona; per Simon il massimo della trasgressione è parlare del tempo. Ma Clara ha un piano.
12 Comunicato stampa: TI AMO di J. WOOD Maddie sono anni che non rivede quella faccia di bronzo di Cale grant, e ora lui vuole il suo aiuto. Bene, lei lo accontenterà, ma la loro collaborazione non si limiterà al lavoro. Dolcezza, preparati, ti farò talmente impazzire che poi mi supplicherai di rientrare nel tuo letto.
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