Maxi009_UN CASTELLO PER DUE

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Un castello per due M. Lyons - C. Mortimer - F. Hood-Stewart - S. Weston


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Their Convenient Marriage To Marry McAllister At the French Baron's Bidding The Cinderella Factor Harlequin Mills & Boon Modern Romance Harlequin Mills & Boon Modern Romance Harlequin Mills & Boon Modern Romance Harlequin Mills & Boon Tender Romance © 2000 Mary Lyons © 2002 Carole Mortimer © 2005 Fiona Hood-Stewart © 2006 Sophie Weston Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni settembre 2001; marzo 2005; maggio 2006; novembre 2006 Seconda edizione Harmony Maxi ottobre 2010 Questo volume è stato impresso nel settembre 2010 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY MAXI ISSN 2036 - 3230 Periodico trimestrale n. 9 del 14/10/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 121 del 16/3/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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L’amico di famiglia Pagina 165

Quando viene sera Pagina 319

Scacco al barone Pagina 475

Il castello dei desideri


L’amico di famiglia


Prologo Sempre lo stesso sogno... La piazza di Siviglia era avvolta dalle grida entusiaste e dai fischi assordanti degli spettatori. Ma lei si sentiva quasi oppressa dal suono ritmico dei tamburi e delle trombe delle bande musicali che, vestite con il tradizionale costume spagnolo, si facevano lentamente largo tra la folla in delirio. Spaventata, cercava di mantenere il controllo del cavallo innervosito che stava cavalcando e, per lo sforzo, il sudore le imperlava la fronte, le guance le si infuocavano e le mani - strette intorno alle redini nel vano tentativo di impedire all'animale di sollevare la testa e di impennarsi - sembravano quasi non avere pi첫 forza. I volti degli altri cavalieri la guardavano con indignazione soffocando imprecazioni di rabbia nei suoi confronti. Il viso infuocato per la vergogna e l'umiliazione, sentiva che ormai era questione di secondi. Poi sarebbe successo un disastro! E invece... eccolo! La sua figura alta e slanciata, coperta dal costume da matador, correva verso di lei, facendosi largo tra la gente, afferrava le redini con mano ferma e le rivolgeva uno smagliante sorriso. In9


tanto lei scivolava dalla sella tra le sue braccia, piangendo e stringendosi al suo corpo forte e sicuro. Di colpo la scena cambiava e si ritrovavano a ballare vorticosamente al suono incalzante delle chitarre. Mentre lui la faceva piroettare intorno a sé, avvertiva unicamente il battere ipnotico e ritmato delle mani e il rapido clic clac dei tacchi sul pavimento di marmo bianco. Completamente in balia del calore dei suoi occhi sorridenti, si lasciava trascinare fuori dalla pista da ballo, le mani strette tra quelle di lui, e correvano ridendo fino a una carrozza. E allora, nell'oscurità del veicolo, dove solo la luce bianca della luna riusciva a illuminargli gli zigomi decisi e i capelli scuri, lui l'attirava lentamente a sé e lei, ardente di desiderio, sollevava il viso verso il suo. Tremante, dischiudeva le labbra per accogliere il suo bacio sempre più intenso, rabbrividendo al tocco sensuale delle sue mani sulle dolci curve del proprio corpo. L'emozione incontrollabile prendeva il sopravvento sulla ragione e si sentiva sussurrare: «Ti amo, Antonio. Ti amo con tutto il cuore». E, un secondo dopo... si ritrovava improvvisamente respinta all'altro capo del sedile. «Alla tua età? Che cosa vuoi sapere dell'amore?» sibilava lui con voce dura e tesa. Un attimo più tardi la carrozza si arrestava. Con un'imprecazione in spagnolo, lui la spingeva in malo modo fuori dall'abitacolo. «Tornatene in Inghilterra! Vattene a casa! Cresci! E dimentichiamo entrambi l'incidente di questa sera!» le urlava con tono rabbioso, entrando in casa e sparendo dalla sua vista. 10


Lei rimaneva a fissarlo sbigottita, gli occhi offuscati dalle lacrime e il cuore spezzato. E capiva che non lo avrebbe mai pi첫 rivisto. Mai pi첫. Era sempre lo stesso sogno. Lo stesso incubo.

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1 «Davvero non riesco a capire perché tu sia così testardo, Antonio. Ti è chiaro che questa sarebbe la soluzione perfetta a tutti i nostri problemi, vero?» «Assolutamente no!» Fissando la figura minuta dell'uomo anziano seduto sulla sua sedia a rotelle all'altro capo della stanza, Antonio Ramirez fece del suo meglio per controllare la propria crescente irritazione. Non solo voleva molto bene a suo zio Emilio, ma si era reso conto che doveva veramente aver pazienza con il vecchio che, da quando aveva avuto l'ultimo attacco di cuore, era stato costretto a passargli le redini dell'azienda di famiglia. «Concordo sul fatto di dover affrontare una situazione difficile» ammise, passandosi una mano tra i folti capelli neri. «Soprattutto per quanto riguarda il bisogno immediato di ammodernare il nostro sistema di vinificazione. E poi... sì» aggiunse stringendosi nelle spalle, «sono d'accordo anche sul fatto che non sarà certo facile trovare i fondi per finanziare tutto questo. Anche se forse ho già trovato il modo per risolvere il problema. In ogni caso, io trovo la tua proposta completamente inaccettabile!» 12


Emilio trasse un profondo sospiro sconsolato. Non riusciva proprio a capirli, i giovani! Nessuno di loro aveva fretta di sposarsi e suo nipote Antonio, uomo affascinante e ricco, che aveva lasciato a Madrid un numero sterminato di donne affrante per la sua partenza, non faceva certamente eccezione. Ma aveva ormai trentaquattro anni e quindi era giunto il momento che si sistemasse. «Il matrimonio tra me e tua zia è stato concordato dai nostri genitori. E sebbene sia stato un matrimonio di interesse, perché univa due famiglie importanti del settore vinicolo, si è rivelato molto felice. Anche se, sfortunatamente, non abbiamo avuto figli.» «Lo so, zio. E sono anche consapevole che per me desideri solo il meglio.» «Be', spero solo che sarai abbastanza assennato da non fidanzarti con Carlotta» mormorò l'uomo. «Quella tua cugina sarà carina, però è una miniera di guai!» aggiunse poi con foga per subito pentirsene nello scorgere l'espressione impassibile del nipote. «Grazie dell'avvertimento» biascicò Antonio, gelido. «Tuttavia, per strano che possa sembrare, ti assicuro che sono perfettamente in grado di gestire la mia vita sentimentale senza il tuo aiuto.» «Oh, be', forse ho esagerato...» si scusò. Antonio soffocò una risata. «Puoi dirlo forte! Specialmente se si considera che l'idea di trovarmi una moglie ricca non rientra affatto tra le mete che mi sono prefisso di raggiungere in questo momento.» «Nondimeno, io...» «Francamente, mi interessa molto di più ottenere nuovi contratti di vendita» lo interruppe Antonio con fermezza, chiudendo il discorso. «In particolare, per la 13


fornitura del nostro nuovo sherry ai supermercati francesi, italiani e inglesi. Spero inoltre di riuscire a immetterlo anche sul mercato del Nordamerica» aggiunse, gettando un'occhiata all'orologio. «Ragione per cui, è meglio che torni al lavoro. Parto domani per un veloce giro d'affari in Europa» disse alzandosi e avviandosi verso la porta. «Purtroppo, non posso permettermi di allontanarmi dal mio ufficio per un'intera settimana. Ma se vanno in porto un paio di cose, potremo almeno respirare meglio e saremo in grado di pensare a investimenti futuri.» «E cosa mi dici dei supermercati in Gran Bretagna?» Antonio si arrestò, voltandosi, scuro in viso. «Non pensavo di andare a Londra, però, sembra che dovrò cambiare i miei piani. Un'enorme partita dei nostri vini migliori, che più di un mese fa è stata spedita alla Brandon di Pall Mall, in Inghilterra, sembra essersi dissolta nel nulla. La cosa mi preoccupa. Ho passato gli ultimi due giorni al telefono nel tentativo di rintracciarla, ma senza successo.» «Ma... una consegna di simili dimensioni non può essere svanita così!» «È esattamente quello che ho detto anch'io a quegli inglesi!» Antonio scoppiò in una risata sarcastica. «So che Sir Robert Brandon è un tuo vecchio amico, ma il suo modo di concludere affari è ancora ottocentesco!» «Puoi pure considerare me e Sir Robert due vecchi dinosauri» replicò suo zio, seccato, «però, visto che vai in Inghilterra, non sarebbe una cattiva idea parlargli dei tuoi problemi. Resta comunque uno degli uomini d'affari più importanti del settore vinicolo.» 14


«Ci penserò» promise Antonio, per niente impressionato dal consiglio dello zio. «Tu, intanto, riguardati. Io sarò di ritorno lunedì» aggiunse poi con un sorriso, prima di lasciare la stanza. Percorrendo i corridoi verso l'ingresso della casa, non poté che provare pena per quell'uomo inchiodato alla sedia a rotelle. Tuttavia, non si poteva negare che, se solo suo zio fosse receduto dalla carica di presidente della compagnia non appena si era accorto delle cattive condizioni di salute in cui versava, la ditta non si sarebbe trovata in quella situazione. Sfortunatamente, il vecchio si era rifiutato di dare ascolto ai medici finché non aveva dovuto improvvisamente arrendersi all'amara evidenza. Cosa che aveva mandato all'aria tutti i piani di Antonio, costringendolo ad abbandonare la sua carriera di avvocato a Madrid dal giorno alla notte per salvare la famiglia. E al suo ritorno a Jerez, aveva dovuto affrontare problemi non da poco. Il più grave dei quali era stata la necessità assoluta di modernizzare l'organizzazione della compagnia. I vigneti della famiglia Ramirez producevano sì uno degli sherry spagnoli più apprezzati al mondo, ma suo zio non aveva mai sentito parlare di computer o di Internet, anzi non aveva mai ritenuto necessario neppure raccogliere i dati sul profitto anno per anno. Per un attimo, Antonio tamburellò le dita sul volante della sua macchina, prima di avviare il motore. Con un po' di fortuna, l'incontro con la banca fissato per quel pomeriggio avrebbe potuto risolvere parte dei loro problemi economici e concedere loro un po' di respiro. E sarebbe stato un bene perché, quanto prima 15


poteva cominciare a esaminare con attenzione la situazione della compagnia, tanto meglio. Girando la sedia a rotelle e osservando la Porsche blu scura del nipote sparire lungo il viale alberato in una nuvola di polvere, Emilio rimase per qualche tempo immerso nei suoi pensieri. Sapeva bene quanto doveva essere costato ad Anto nio abbandonare tutto, carriera, colleghi, amici e un lussuoso appartamento a Madrid dal giorno alla notte, solo perché era l'unico membro della famiglia in grado di occuparsi degli affari. E di certo non era in condizione di alleviare il fardello che era caduto sulle spalle del nipote. Però... Forse un modo c'era... C'era una cosa che poteva fare riguardo alla situazione finanziaria... Anche se era inchiodato a quella maledetta sedia a rotelle, non era certo privo di risorse. Si girò per afferrare il telefono sulla sua scrivania. «Sì...» disse, sentendo rispondere all'altro capo del filo. «Señor Don Roberto, por favor.» Quasi contemporaneamente, a molte miglia di distanza, Georgina Brandon, stava imprecando, dopo aver sbattuto giù il telefono. Non era mai andata d'accordo con il dirigente della compagnia della sede di Pall Mall a Londra, ed era comunque tipico di quel viscido individuo incolpare lei e lo staff degli sbagli commessi. Inoltre, lei non riusciva proprio a capire perché, come invece sosteneva quella serpe, una partita tanto considerevole di sherry sarebbe dovuta arrivare nella minuscola filiale di Ipswich, nel Suffolk. Non era 16


molto più verosimile, invece, che si trovasse nel magazzino di Bristol? O ancora più probabile che fosse stata dimenticata nelle enormi cantine polverose di Pall Mall? Era comunque l'ultima delle sue preoccupazioni, almeno in quel momento. Perché, quello che la sconvolgeva, era l'aver appreso chi fosse stato nominato presidente e capo dirigente della Ramirez. «Antonio? Antonio Ramirez?» aveva chiesto respirando a fatica. «Certo. Di sicuro la notizia era arrivata anche lì, no?» «No... non ne ero al corrente...» aveva balbettato lei, cercando di mantenere la mente lucida di fronte a una notizia così allarmante. «Bene, bene! La nostra efficientissima Georgina Brandon non è aggiornata sulle novità del commercio vinicolo! Immagino sia quello che succede quando si vive relegati nel Suffolk!» aveva soggiunto il manager di Londra trattenendo a stento una risata. Lei era rimasta in silenzio, ripromettendosi di fargliela pagare non appena ne avesse avuta l'occasione. Suo nonno non doveva essere affatto entusiasta del cambiamento ai vertici della Ramirez. «Con Antonio Ramirez sul sentiero di guerra, Sir Robert dice che quella partita deve essere rintracciata al più presto. A quanto sembra, il ragazzo è anche avvocato, e con gente del genere è sempre meglio non averci a che fare. Quindi, mia cara, mettiti a spulciare con cura le consegne, altrimenti ti prenderai una bella lavata di capo!» aggiunse gongolante prima di riagganciare. Ancora stordita dalla notizia, Georgina trasse un 17


profondo respiro. Doveva reagire al più presto, non aveva senso restare lì, come se avesse ricevuto un diretto sul plesso solare. Si passò una mano tra i lunghi e morbidi capelli castani. Doveva riuscire a prendere in mano la situazione. E, in fondo, erano otto anni che non aveva la benché minima notizia dell'uomo di cui si era disperatamente innamorata da ragazzina. Ma, per l'amor del cielo, allora aveva solo diciotto anni e le ragazze giovani hanno sempre un sesto senso per cadere ai piedi degli uomini meno adatti a loro! Succedeva continuamente. E da allora lei aveva avuto molti altri ragazzi, anche se non aveva ancora trovato quello giusto. Ma non c'era di che preoccuparsi: di tempo ne aveva ancora. In qualità di manager, era abituata a lavorare quotidianamente con le etichette della Bodega Ramirez. Per ché, allora, farsi prendere dal panico al solo sentire menzionare dopo tanti anni il nome di Antonio? In fondo aveva sempre saputo che un giorno sarebbe succeduto a suo zio. Proprio come a lei forse sarebbe toccato gestire gli affari di suo nonno. Fondata nel 1791 dal Capitano James Brandon, un suo antenato ritiratosi dalla Marina che aveva sposato una ricca vedova spagnola e aveva iniziato a importare sherry di alta qualità, la Brandon di Pall Mall era una delle industrie vinicole più antiche e prestigiose del paese. Inoltre, il valore degli immobili della ditta, situati in un'area di Londra molto richiesta, era enorme. La gestione della ditta era passata per generazioni di padre in figlio, fino a quando la catena era stata interrotta dal tragico incidente d'auto in cui avevano 18


perso la vita i genitori di Gina. Dal momento che suo padre non aveva fratelli, lei, ancora bambina, era stata allevata dai nonni paterni, consapevoli che la piccola era l'unica erede del patrimonio di famiglia. Sfortunatamente, nonostante lei si augurasse con tutto il cuore che il nonno restasse al comando della compagnia per molti anni, le prospettive non erano delle migliori. L'uomo non si era mai completamente ripreso dalla perdita della moglie, avvenuta cinque anni prima, e sembrava diventare, giorno dopo giorno, se non psicologicamente, di certo fisicamente piÚ debole. E Gina era terrorizzata al pensiero del peso che sarebbe ricaduto sulle sue spalle. D'altra parte, era anche vero che suo nonno aveva fatto del suo meglio per prepararla a una tale eventualità . Era stato orgoglioso di lei quando aveva dimostrato un ottimo palato e aveva conseguito il diploma in arte della vinificazione a pieni voti. E ora che le era stata conferita la carica di amministratrice del negozio e del magazzino di Ipswich, era in procinto di consolidare e aumentare le sue esperienze professionali. Ma niente poteva cambiare il fatto che aveva solamente ventisei anni. E che c'era una grande differenza tra l'amministrazione di una piccola filiale e quella di una compagnia internazionale. Comunque, tutto ciò apparteneva al futuro. Nel frattempo doveva fare del suo meglio per cercare di dimenticare la sua fulminea relazione con Antonio Ramirez e cominciare invece a darsi da fare per ritrovargli la sua partita di sherry. Ma era piÚ facile a dirsi che a farsi! Quattro giorni dopo, nonostante le minuziose ricerche nei magazzini e nelle cantine, Gina non ne aveva 19


ancora scovato la benché minima traccia. Della spedizione neanche l'ombra. Se non altro, di una cosa era assolutamente certa: la merce non era nel Suffolk! Ma le novità apprese su Antonio Ramirez avevano stimolato il ricorrere sempre più frequente di quell'orribile sogno, di quell'incubo che le aveva rovinato la vita per così tanto tempo. Negli ultimi giorni si era svegliata di soprassalto, sudata e agitata, ancora tremante per l'umiliazione e la vergogna. Tuttavia aveva fatto del suo meglio per dimenticare quello che una ragazza troppo giovane e innocente non era stata preparata ad affrontare. Tutti i suoi sforzi erano stati però inutili, a quanto sembrava. La figura imponente e pericolosa di Antonio era rimasta nell'ombra, nascosta negli ultimi otto anni da qualche parte, nel suo subconscio, così che era bastato che solo il nome ne venisse pronunciato perché riaffiorassero i ricordi vivissimi di quel periodo tanto infelice della sua vita. Sciocchezze... Si era liberata di lui già anni prima, ed era una stupida a reagire a quel modo. E anche il sogno, con il passare del tempo, non sarebbe più ricomparso e la sua vita sarebbe ritornata normale. Quel giovedì mattina, Gina cercava di convincersi che le cose si sarebbero risolte in modo ragionevole, quando lo squillo del telefono sulla sua scrivania la fece sobbalzare. «Ciao, nonno... Sì, sì, va tutto bene» si affrettò a rassicurarlo. «No, mi rincresce, qui non c'è traccia di quella partita. Ho esaminato ogni documento qui in ufficio e non ho trovato niente.» «Temo sia irrilevante. Un rappresentante della casa spagnola insiste per controllare di persona il magazzino» la informò Sir Robert Brandon con voce fioca. 20


«È una vera perdita di tempo» replicò lei sbuffando. «Io so con certezza che non ce l'abbiamo qui. Voglio dire, sarebbe impossibile non accorgersene, viste le dimensioni, no?» «Sì, però, qui a Londra ho Antonio Ramirez seduto di fronte a me...» «Che cosa?» «... e credo che arriverà da te nel tardo pomeriggio, oppure stasera.» «Ma... ma l'ufficio sarà già chiuso a quell'ora!» protestò senza fiato. «Che motivo c'è di fargli fare tutta quella strada, se poi non potrà cercare il suo maledetto sherry?» «Oh, cielo, Gina... che cosa ti succede? Voglio sperare di poter contare su di te perché Don Antonio sia trattato con ogni riguardo.» «Oh, certo... naturalmente. Scusami» mormorò sconfortata, avvertendo un leggero giramento alla testa. «Oh, io non ci avevo pensato. Visto che arriva così tardi, sarà meglio che io gli prenoti una stanza in un albergo. Che cosa ne dici di Hintlesham Hall? La cucina è veramente eccellente e...» «Mia cara ragazza, che cosa ti succede?» esordì Sir Robert. «Facciamo affari con questa azienda da generazioni. Suo zio è un mio vecchio amico. E per queste ragioni ho già detto a Don Antonio di non sognarsi nemmeno di prendere una stanza in un albergo. Sarà nostro ospite.» «Nostro ospite?» ripeté lei, incredula. «E sono perfettamente sicuro che non gli mancherà nulla, vero?» asserì il nonno prima di terminare la conversazione. «Oh, mio Dio! E adesso cosa diavolo devo fare?» 21


mormorò Gina, balzando in piedi al pensiero che la situazione fosse ancora peggiore di quanto avesse potuto immaginare solo due minuti prima. Aveva infatti dimenticato che quello era il fine settimana di libertà della cuoca e dell'altro personale di servizio. Un'occhiata all'orologio le confermò che era ormai troppo tardi per cercare di modificare gli accordi presi. In casa non c'era più un'anima. Calma!, si ammonì, sforzandosi di ritrovare un po' di sangue freddo. Abitava in una casa enorme, con molte camere per gli ospiti e quindi era perfettamente in grado di affrontare Antonio anche da sola. Non era più un'ingenua ragazzina e sapeva benissimo trattare con gli ospiti. Inoltre erano anni che non lo vedeva. Poteva benissimo essere sposato e avere dei bambini, per quel che ne sapeva lei. Il nonno, poi, non le aveva detto che non sarebbe arrivato che a pomeriggio inoltrato? Dunque... Se prenotava un tavolo in un ottimo ristorante e manteneva la conversazione su un piano esclusivamente professionale, non avrebbe avuto grossi problemi. In seguito, quando Antonio avesse finalmente capito che la sua partita di sherry non si trovava lì da lei, sarebbe certamente tornato da dove era venuto, al più tardi a mezzogiorno del giorno successivo. Non c'era comunque motivo di restare ancora in ufficio con lo stomaco stretto in una morsa. Non avrebbe potuto combinare granché, anzi, quanto prima arrivava a casa e controllava che la stanza degli ospiti fosse in ordine, tanto meglio. Tesa come una corda di violino, Gina avvertì la tensione alleviarsi lievemente solo quando a bordo della sua Mazda sportiva imboccò il viale fiancheggiato 22


dalle querce che conduceva a Bradgate Manor. Aveva sempre amato la vecchia magione in stile Tudor che era stata la casa di campagna di famiglia fin dai tempi della regina Vittoria, quando era stata acquistata da un suo antenato per la sua giovane moglie che era nata e cresciuta nel Suffolk. Era stata chiaramente una delle ragioni per cui Gina non aveva esitato ad accettare la carica presso l'ufficio di Ipswich. Dopo aver controllato che tutto fosse in ordine perfetto, e deciso che Antonio avrebbe occupato la suite per gli ospiti più lontana dalla sua camera da letto, Gina si ritrovò a vagabondare per la casa, più che mai irrequieta. E non le serviva ripetersi che ad Antonio non sarebbe di certo interessato rivangare un episodio passato da tanto tempo. La verità era che non riusciva a togliersi dalla mente quella sua figura alta e forte, pericolosamente eccitante. Quei capelli nero castani scuro e quella luce sardonica che gli illuminava quei grandi occhi scuri, incorniciati dalle folte ciglia vellutate... Era bello e affascinante da mozzare il fiato! Nessuna meraviglia che una ragazzina si fosse innamorata alla follia dell'uomo più bello che avesse mai visto. E che era per giunta il fratello della sua migliore amica, a casa della quale aveva passato le vacanze di Pasqua di molti anni prima. Ma non era stata la sola a cadere vittima del suo fascino latino, dell'aura maschile che emanava sicurezza e un irresistibile sex appeal. All'interno della grande famiglia spagnola non c'era essere di sesso femminile, di età tra i nove e i novant'anni, che non vedesse Antonio esattamente sotto la stessa luce. «Ma guardale!» era scoppiata a ridere Roxana. 23


«Sono tutte impazzite per mio fratello... Estupidas, no?» E lei era stata la più stupida di tutte! Di nuovo si adirò con se stessa per essere in un simile stato per un fatto imbarazzante accaduto molto tempo prima. Era semplicemente ridicolo continuare ad andare su e giù per la stanza nell'attesa che lui si facesse vivo. Il nervosismo le aumentava a ogni passo. Forse aveva bisogno di un po' d'aria fresca, di movimento. Antonio strinse le labbra per il fastidio, pigiando il pedale del freno per la centesima volta almeno. Dover guidare una macchina noleggiata, per giunta sul lato sbagliato della strada, era già più che abbastanza. E invece ci si metteva anche il traffico congestionato su quell'arteria che portava fuori Londra, a mettere ancora alla prova la sua pazienza. Non era davvero stata una buona idea inserire tra le tappe del suo viaggio anche la Gran Bretagna. Anzi, la decisione sembrava assumere i contorni di un errore madornale. «Mi dispiace, ragazzo mio» aveva esordito Sir Robert quella mattina. «Però... sembra che la vostra spedizione sia arrivata per errore alla nostra filiale di Ipswich, nel Suffolk. La farò rintracciare immediatamente dal nostro staff.» Purtroppo, immediatamente, per Sir Robert significava che ci sarebbero volute almeno due settimane. «Due settimane!» aveva esclamato Antonio con orrore. «Ma non avevo in mente di restare in Inghilterra che due, massimo tre giorni!» Alla fine, tuttavia, aveva dovuto ammettere, sia pure riluttante, che il solo modo possibile di risolvere la 24


cosa in breve tempo era che lui facesse una visita alla filiale di Ipswich. «Non è un viaggio lungo» lo aveva rassicurato Sir Robert. «Quindi, perché prima non mi permetti di mostrarti le nostre cantine? Abbiamo delle casse di vino di vecchia data che sono sicuro potrebbero interessarti.» Sarebbe stato scortese rifiutare la proposta, visto e considerato che le loro famiglie erano in affari da circa centocinquant'anni. Ma anche quello si era rivelato un altro sbaglio perché, dopo il giro delle cantine, non aveva potuto rifiutare di pranzare con Sir Robert. «Oh, no! Non posso lasciarti andare via senza che tu abbia mangiato qualcosa» aveva insistito il vecchio. «E poi vorrei avere notizie del mio caro amico Emilio. Mi è molto dispiaciuto per la sua malattia.» Messo cortesemente alle strette, Antonio non aveva avuto scelta, e mentre osservava la servitù di Sir Robert muoversi con la lentezza delle lumache nell'immenso salone da pranzo, gli fu chiaro che non sarebbe mai arrivato a Ipswich prima dell'orario di chiusura. Se fosse stato furbo, avrebbe lasciato ordini scritti affinché la preziosa partita di sherry fosse rispedita in Spagna al più presto. E, in effetti, era stato quasi sul punto di risolvere la faccenda in quel modo, quando Sir Robert aveva accennato casualmente al fatto che la direttrice della filiale di Ipswich era sua nipote. «Gina, una ragazza intelligente» aveva continuato il vecchio. «La mia unica parente ancora in vita. Sono certo che avrà l'esperienza necessaria a condurre gli affari al posto mio, quando io non ci sarò più.» La notizia era stata la prima conferma alla sua sensazione che il viaggio in Inghilterra poteva rivelarsi 25


un totale disastro. Non sapeva come si sarebbe sentito a essere improvvisamente costretto a trattare con una ragazza che non vedeva da otto anni. E il tema seguente della conversazione, ovvero le fragili condizioni di salute in cui versava Sir Robert, non aveva certo contribuito a migliorare l'atmosfera. Imprecando sottovoce, Antonio tamburellò le dita sul volante, cercando di concentrarsi su come poteva trarsi d'impaccio. Naturalmente non aveva alcun problema nel ricordarsi di Gina Brandon e quanto era successo tra loro quel fine settimana di tanti anni prima, quando era andato, con gli ospiti e la sua famiglia, alla festa di primavera di Siviglia. Non aveva dimenticato come erano riusciti a sfuggire al resto della famiglia, decisi a restare soli. E nemmeno il disperato terrore della ragazza quando aveva perso il controllo dell'animale che cavalcava, senza averne le forze né l'esperienza. Così come non ne aveva dimenticato l'incantevole sorriso intimidito e i capelli castani che ondeggiavano seducenti a incorniciare il suo corpo snello e delicato, mentre ballavano un'appassionata Sevillana, la danza tradizionale andalusa. Poi, con chiarezza sorprendente, gli tornò alla mente come, nelle prime ore del mattino seguente, avevano percorso in carrozza le strade deserte della città che risuonavano al battere ritmico degli zoccoli dei cavalli sui ciottoli, mentre la luce bianca della luna, penetrando dal finestrino, aveva conferito al viso della ragazza delle sfumature misteriose, facendola sembrare più adulta di quanto non fosse. L'unica scusa che in seguito era riuscita a trovare al proprio comportamento, quando aveva ripensato a quanto era accaduto. 26


Dimentica! Di tempo ne era passato davvero tanto, ed era del tutto probabile che almeno lei avesse completamente scordato quello spiacevole episodio. In ogni caso, era più che intenzionato a che la conversazione fosse esclusivamente d'affari. E la prima cosa che avrebbe fatto il mattino seguente sarebbe stata ritrovare la spedizione scomparsa e ritornare in Spagna al più presto possibile. Congratulandosi con se stesso per la sua decisione, Antonio si rese improvvisamente conto che non mancava molto a destinazione. E solo pochi minuti più tardi scorse un imponente cancello in ferro battuto che recava la scritta Bradgate Manor. Percorse il viale alberato e parcheggiò di fronte all'ingresso della villa., ammirando l'elegante edificio in stile Tudor. Le grandi vetrate brillavano alla luce del sole del pomeriggio inoltrato che faceva sì che l'ombra delle querce sul prato antistante cominciasse ad allungarsi e che i colori dei rosai che ricoprivano il porticato assumessero toni più scuri e vellutati. Intorno regnava una quiete indicibile, rotta solamente dal rumore dei suoi passi e da una brezza leggera che agitava in lontananza le cime frondose degli alberi. Sorpreso nel trovare la porta d'ingresso aperta, Antonio suonò diverse volte il campanello senza ottenere risposta. Dopo aver esitato un istante, entrò e chiamò a voce gli inquilini invisibili. Ma a rispondergli fu solo l'eco delle sue parole, poi nella casa ricadde il silenzio. Perplesso, percorse il lastricato in pietra grigia fino a una porta, anch'essa spalancata, che dava su un'ampia terrazza con vista sulla distesa di prati verdi e sul parco. 27


Si stava chiedendo se fosse arrivato in paradiso, quando scorse in lontananza un cavallo con cavaliere che galoppava leggiadro verso casa. Portando una mano alla fronte per proteggere gli occhi dal riverbero del sole, si accorse di alcuni particolari inquietanti. Non solo il cavallo era forte e molto grande, ma dava anche l'impressione di essere imbizzarrito. E il cavaliere, indubbiamente una donna a quanto si poteva dedurre dai lunghi capelli castani, sembrava nei guai. Da quanto riusciva a distinguere, sembrava che si tenesse disperatamente aggrappata alla criniera dell'animale. Senza pensarci un secondo, Antonio cominciò a correre verso di lei, saltando agilmente la siepe che costeggiava il parco. Conscio di dover impedire al cavallo di saltarla a sua volta, si precipitò verso l'animale con le braccia alzate. Una caduta del genere poteva avere conseguenze terribili per il cavaliere. Quanto seguì sembrò accadere al rallentatore. L'azione di Antonio sconcertò il cavallo che, obbligato ad arrestarsi, sollevò la testa all'indietro, con la bava alla bocca. Saltando per afferrare le redini, Antonio fece sollevare l'animale sulle zampe posteriori, mentre gli zoccoli anteriori scalciavano nel vuoto. Ma subito dopo riuscì a conquistare il controllo della bestia. E fu solo allora che, mentre gli mormorava parole gentili per calmarlo, poté prestare attenzione a chi lo cavalcava. Ansimante, lei sollevò una mano per scostare dal viso la nuvola di capelli castani che lo nascondeva. E un attimo dopo lui si accorse di come i suoi occhi blu si spalancavano increduli, mentre le guance perdevano di colpo colore. «Hola, Gina!» disse lui, sorridendo alla ragazza che 28


sembrava completamente ammutolita e continuava a fissarlo come se avesse visto un fantasma. ÂŤA quanto pare, sembra che tu abbia ancora dei problemi con i cavalli... Proprio come quella volta a SivigliaÂť aggiunse scoppiando a ridere mentre teneva le redini in una mano e le porgeva l'altra per aiutarla a smontare dalla sella. ÂŤE che io debba sempre correre in tuo aiuto...Âť

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