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La Dinastia degli Elliott - Liam, Finola e Shane fanno parte di una della famiglie di editori più importanti di Manhattan, ma tra segreti, scandali e passioni, anche per loro arriverà, inesorabile, il momento di cedere all’amore.
Single in the city - Tre amiche hanno un sistema infallibile per far breccia sugli uomini: una gonna striminzita e un paio di gambe da urlo. Ma la vita insegna che la vera seduzione è fatta di tanti altri piccoli dettagli perché la preda cada alla fine nella rete.
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Seduzione greca H. Bianchin - K. Lawrence - J. James - S. Wood
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Marriage Campaign The Greek Tycoon's Wife The Greek's Virgin Bride The Greek Millionaire's Marriage Harlequin Mills & Boon Presents Harlequin Mills & Boon Modern Romance Harlequin Mills & Boon Modern Romance Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 1998 Helen Bianchin © 2002 Kim Lawrence © 2003 Julia James © 2004 Sara Wood Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni gennaio 2000; ottobre 2003; agosto 2004; gennaio 2006 Seconda edizione Harmony Maxi ottobre 2010 Questo volume è stato impresso nel settembre 2010 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY MAXI ISSN 2036 - 3230 Periodico trimestrale n. 10 del 28/10/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 121 del 16/3/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Un greco a Sydney Pagina 153
Ritrovarsi per sempre Pagina 323
Invito in Grecia Pagina 481
Gioco di sguardi
Un greco a Sydney
1 Tornare a casa era sempre emozionante, indipendentemente da quanto lontana fosse stata e per quanto tempo, pensò tra sé Francesca, mentre il jet si preparava all'atterraggio virando sul porto ricoperto da una moltitudine di macchie multicolori, gli spinnaker delle barche a vela. Osservata dall'alto, Sydney offriva una spettacolare vista panoramica. L'oceano blu scintillante, le innumerevoli insenature e baie, i palazzi torreggianti, il possente Harbour Bridge e l'Opera House, un inimitabile capolavoro di vele gonfie, porcellana sfavillante e vetro fumé. Il sole abbagliante prometteva calde temperature estive, in aperto contrasto con quelle che Francesca aveva lasciato il giorno prima a Roma. Il Boeing si allineò con la pista di atterraggio, e pochi secondi dopo le ruote del velivolo urtarono il cemento, accompagnate dal rombo dei motori che frenavano la corsa. Dopo aver recuperato i bagagli e aver passato rapidamente la dogana, Francesca attraversò il settore arrivi, conscia degli sguardi incuriositi di alcuni dei presenti. 9
Il tailleur pantalone color verde acqua che fasciava il suo corpo alto e snello era di taglio impeccabile, il trucco essenziale, i capelli biondo rame raccolti morbidamente sulla sommità del capo. Il risultato era un'immagine attraente, che tuttavia sminuiva il suo status di top model internazionale. Quando Francesca uscì sul marciapiede, non c'erano fotografi né telecamere ad attenderla. Con un sorriso, estrasse gli occhiali da sole dalla borsa e se li infilò. Aveva assolutamente bisogno di trascorrere qual che giorno tranquilla, con la famiglia e gli amici, prima di rituffarsi nel turbine di sfilate, servizi fotografici e apparizioni pubbliche che l'aspettava. Salì su un taxi e, mentre il veicolo si immetteva nel traffico uscendo dal terminal dei voli internazionali, comunicò al conducente l'indirizzo del proprio appartamento nel quartiere residenziale di Double Bay. Durante il tragitto, Francesca osservò magazzini, palazzi di pietre grigie e brune, parchi circondati da platani, muri di pietra e cemento coperti di graffiti. Avrebbe potuto essere qualsiasi città del mondo, non per nulla Sydney era uno degli angoli più civilizzati dell'Australia, pensò lei tra sé. Ma quella era la sua città, dov'era nata e cresciuta, figlia di un immigrato italiano e di un'australiana, che non era mai riuscita ad abituarsi ai vincoli del matrimonio. Con una smorfia ripensò agli anni della propria adolescenza, durante i quali tre patrigni e una quantità innumerevole di fratellastri e sorellastre si erano susseguiti nella sua vita. Poi naturalmente c'era Madeline, la bellissima seconda moglie di suo padre. 10
«Sono venticinque dollari.» La voce del tassista la riportò al presente. Francesca estrasse due banconote dal portafoglio e le tese al conducente. «Tenga pure il resto.» Scesa dal taxi, inserì una tessera magnetica nella fessura adiacente alla doppia porta a vetri e, quando i due battenti si aprirono silenziosamente, entrò nell'atrio. La ragazza alla reception l'accolse con un sorriso. «Bentornata.» Le porse un mazzo di chiavi e una busta contenente la posta. «La sua auto è parcheggiata al solito posto.» «Grazie.» Francesca raggiunse in ascensore l'ultimo piano, disattivò l'allarme ed entrò nel proprio appartamento. L'aria era pervasa da un tenue profumo di cera d'api e fiori freschi. In un vaso sul tavolo accanto al divano trovò un mazzo di rose dal delicato color pesca, con un biglietto di sua madre. Bentornata a casa, tesoro. Sul tavolo in sala da pranzo notò una composizione di strelitzie, dai vivaci colori arancio e blu, con un altro biglietto di bentornato, questa volta da parte di suo padre. Nella segreteria telefonica c'erano dei messaggi, uno della sua agente, il resto di amici e conoscenti. Aveva ricevuto anche alcuni fax, nessuno dei quali le parve urgente. Se ne sarebbe occupata insieme alla posta, dopo essersi concessa una doccia e aver disfatto le valigie. Era bello essere a casa, trovarsi finalmente in un ambiente familiare, e sapere che sarebbe potuta rimanere per qualche settimana. 11
Il pavimento di piastrelle di marmo color avorio era ricoperto da eleganti tappeti orientali. Le pareti e i tendaggi riprendevano la tonalità del pavimento. Quadri color verde acqua, blu, rosa e lilla adornavano le stanze, i loro colori accentuati da numerosi cuscini in tinte coordinate, sistemati con precisione strategica su divani e poltrone. Una sobria eleganza, unita a un tocco personale, rifletté soddisfatta Francesca mentre portava le valigie in camera da letto. I bagagli potevano aspettare, decise, mentre si spogliava e si dirigeva nel bagno adiacente alla propria stanza. La doccia lavò via una parte della stanchezza accumulata durante le lunghe ore di volo, dopodiché Francesca estrasse dall'armadio un paio di pantaloni di cotone e una blusa smanicata, infilando i piedi nudi in un paio di sandali senza tacco. Prese la borsa e le chiavi, e scese nel parcheggio sotterraneo. Il traffico di Sydney era rapido e civile, molto diverso da quello caotico, rumoroso e indisciplinato che Francesca aveva osservato per le vie di Roma. L'Italia. Patria dei suoi antenati paterni, nonché il paese in cui tre anni prima, durante un servizio fotografico, aveva incontrato e sposato il famoso pilota di Formula Uno, Mario Angeletti. Solo pochi mesi più tardi aveva pianto al suo funerale, dopo che questi aveva perso la vita in un tragico incidente durante un Gran Premio. La settimana precedente era tornata a visitare quella tomba, in occasione del funerale della propria suocera, a sua volta vedova da anni. Non avrebbe risolto alcunché concentrandosi su 12
pensieri tanto tristi, si ammonì mentre si dirigeva verso il più vicino centro commerciale. Aveva bisogno di valuta australiana e di cibo. Pochi minuti dopo parcheggiò l'auto, e si diresse verso la banca. La fila di persone che aspettavano di accedere allo sportello automatico esterno era tale, che Francesca preferì entrare nell'edificio dotato di aria condizionata, piuttosto che aspettare fuori con quel caldo soffocante. Con un sospiro si accorse di non essere stata la sola a optare per quella soluzione, e si mise in fila, aspettando che si liberasse una cassa. L'uomo di fronte a lei avanzò di un passo, e l'attenzione di Francesca fu attirata dal profumo della sua acqua di colonia. Un aroma intrigante, leggero e muschiato, che la incuriosì. Che tipo d'uomo poteva portare un profumo simile? Era alto, con i capelli scuri ben pettinati. Le spalle ampie, la cui muscolatura risaltava sotto alla polo aderente. Vita affusolata, pantaloni dal taglio impeccabile, natiche compatte. Era un contabile? O forse un avvocato? Probabilmente nessuno dei due, rifletté lei tra sé. In caso contrario avrebbe indossato l'immancabile abito scuro da lavoro. La fila procedeva più rapidamente di quanto avrebbe sperato, e Francesca osservò l'uomo dirigersi verso uno sportello. Doveva avere all'incirca trentacinque anni, pensò lei osservando il suo profilo. La mandibola squadrata, gli zigomi ampi e la bocca cesellata suggerivano un'origine europea. Era italiano, o forse greco. Lo sportello accanto a quello dove si era recato l'uomo si liberò, e Francesca si affrettò a richiedere 13
la somma di denaro desiderata. Prese le banconote, le ripose nel portafoglio, poi si voltò per andarsene. Andò a sbattere contro un robusto corpo maschile. «Mi scusi.» Pronunciò quelle parole automaticamente, poi i suoi occhi si spalancarono per lo stupore, quando percepì il tocco di una mano che le serrava il polso. Dominic la osservò lentamente, lasciando scorrere lo sguardo sul corpo snello, poi si concentrò sulla curva morbida delle labbra, prima che i suoi occhi catturassero quelli di lei. Aveva l'impressione di averla già vista. I tratti classici, l'ossatura delicata, la pelle pallida color crema, gli occhi castani dalle venature dorate. Ma furono soprattutto i suoi capelli ad affascinarlo. Raccolti in un soffice chignon all'altezza della nuca, lo meravigliarono per la loro lunghezza. Si domandò che aspetto potessero avere sciolti lungo la schiena, morbide onde color rame sparse tra lenzuola di seta bianca. Si affrettò a cancellare dalla propria mente quell'immagine tanto evocativa. Francesca si sentì mancare il fiato, le sembrò di essere attraversata da una scarica di energia primordiale, e per alcuni interminabili secondi la sala e i suoi occupanti sparirono nell'oscurità. Era assurdo lasciarsi turbare così tanto, si disse mentalmente mentre tentava di riprendere a respirare a un ritmo normale. Grazie al suo lavoro, incontrava uomini attraenti quasi ogni giorno. Non c'era alcunché di speciale in quell'uomo in particolare. Si trattava solo di una potente reazione chimica del proprio corpo, rifletté razionalizzando l'accaduto. 14
Quel pensiero, tuttavia, non le impedì di percepire la forza di quell'involontaria reazione. Una reazione che non le piacque. Anche lui la percepì. Francesca lo capì dalla curva di quella bocca sensuale, e da come quegli occhi scuri quasi neri si incupirono ulteriormente. Lo sconosciuto le sorrise mentre le lasciava andare il braccio. Francesca si costrinse a mantenere un'espressione fredda e distaccata. Con un gesto deliberatamente indifferente, ripose il portafoglio nella borsa, poi si diresse verso l'uscita. Lui la precedeva di qualche passo. Era difficile ignorare la grazia animale di quei muscoli e tendini in movimento, quella controllata forza di acciaio, che sembrava dominare corpo e mente. Ridicolo, si redarguì mentalmente Francesca, più scossa da quel pensiero capriccioso di quanto avrebbe mai voluto ammettere. Era solo un frutto della sua immaginazione iperattiva, causato dal viaggio estenuante e dal fatto che non si era ancora abituata al diverso fuso orario. Uscì sul marciapiede con espressione decisa. Il sole scintillava rovente, e fu ben contenta di poter nascondere i propri occhi dietro le lenti degli occhiali da sole, che fino a quel momento aveva tenuto tra i capelli. Entrata in un supermercato, scelse con cura della frutta fresca. Doveva incontrare la sua famiglia e gli amici, quindi probabilmente la colazione sarebbe stata l'unico pasto che avrebbe consumato a casa propria. Quel pensiero le ricordò che doveva ancora effettuare svariate telefonate. Si diresse verso il settore 15
dei latticini, dove prese latte, yogurt e uno spicchio di brie, il suo formaggio preferito. «Nessun vizio?» domandò con tono vagamente canzonatorio una profonda voce maschile. Francesca ormai conosceva tutti i tentativi di abbordaggio. E sapeva perfettamente come reagire. Si voltò adagio, ma le parole che avrebbe voluto pronunciare le morirono in gola quando riconobbe l'attraente uomo dai capelli scuri contro il quale era andata a sbattere in banca. Aveva una bocca affascinante, denti bianchi e regolari, e un sorriso che avrebbe fatto impazzire la maggior parte delle donne. Eppure nei suoi occhi lei scorse un'espressione che sembrava condannare ogni tipo di artificio, una franchezza tanto schietta da risultare quasi fastidiosa. L'aveva seguita? Diede una rapida occhiata al contenuto del suo carrello, e notò che c'erano svariate confezioni di cibo. Forse no. L'umorismo si era spesso dimostrato un'arma estremamente utile. «Il gelato» rispose con un vago sorriso impertinente. «Alla vaniglia con caramello e gocce di cioccolato.» Gli occhi scuri scintillarono, e la profonda risata ebbe un effetto inatteso sull'equilibrio di Francesca. «Mi sembra di intuire che ha un debole per i dolci.» In quel momento, Dominic si accorse che lei portava un anello all'anulare sinistro, domandandosi al tempo stesso perché quella scoperta lo infastidisse tanto. Il suo lavoro come uomo d'affari non gli consentiva alcuna esitazione. E non si sarebbe certo concesso di esitare in una situazione simile. Allungò il braccio e sfiorò con un dito la fascia 16
d'oro filigranato. «Che cosa significa questo?» Francesca allontanò di scatto la mano dal carrello. «Non sono affari suoi.» Quindi, oltre a quegli splendidi capelli ramati, aveva anche un bel caratterino, rifletté lui, domandandosi allo stesso tempo se fosse altrettanto appassionata. Era sempre più incuriosito. «Suvvia, mi accontenti.» Lei avrebbe voluto voltarsi e andarsene, ma qualcosa la spinse a rimanere. «E per quale motivo dovrei farlo?» «Perché non toccherei mai ciò che appartiene a un altro.» Pronunciò quelle parole con letale dolcezza, senza alcun tono di scusa. Francesca si costrinse a trattenere l'ira. Non poteva perdere la propria dignità. Inspirò profondamente per calmarsi, lo osservò lentamente da capo a piedi, infine tornò a fissare il suo viso. «Una confezione piacevole» ammise con distacco. Il suo sguardo incontrò quello di lui e lo sostenne. «A ogni modo, il contenuto non mi interessa.» «Peccato» mormorò lui con voce profonda e roca. «Avrebbe potuto rivelarsi una scoperta decisamente affascinante» continuò, svelando uno spiccato senso dell'umorismo, e qualcos'altro che lei non riuscì a definire. «Per entrambi.» «Può sognarselo» ribatté lei dolcemente, dirigendosi verso le casse. Lui non cercò di fermarla, eppure per un momento Francesca ebbe l'impressione che quell'uomo fosse riuscito a raggiungere i più profondi recessi della sua persona scoprendone i segreti, per poi ritirarsi, sicuro della propria capacità di conquistarla. Che assurdità!, si redarguì mentalmente mentre 17
caricava i sacchetti con la spesa nel bagagliaio e riportava indietro il carrello. Si sentiva stanca e tesa. Stanca come conseguenza del lungo viaggio. Tesa a causa di un uomo che si augurava di non incontrare mai più. Rientrata nel proprio appartamento, ripose la spesa nel frigorifero. Poi si versò un bicchiere d'acqua ghiacciata e ne bevve metà prima di avvicinarsi al telefono. Un quarto d'ora dopo aveva parlato con entrambi i suoi genitori, accordandosi con loro su dove e quando si sarebbero incontrati. Poi digitò il numero della sua agente. Lavoro. Negli ultimi tre anni era stato la sua sal vezza. Viaggiare in tutto il mondo, sfilando per i più famosi designer di moda. Aveva il viso, il corpo e lo stile necessari per quella professione. Ma per quanto avrebbe potuto continuare a essere una delle elette? C'erano schiere di ragazzine assetate di fama e successo. E la moda era capricciosa e mutevole. La haute couture era un nido di vipere, l'ego degli stilisti adulato dalla clientela prestigiosa e dalla stampa. Eppure, nonostante l'esagerazione, l'eccessiva pubblicità e lo sfarzo, Francesca continuava a restare senza fiato quando l'arte visiva della creatività artistica produceva qualcosa di assolutamente spettacolare. Ciò rendeva tollerabili i voli aerei senza fine, le notti trascorse in camere d'albergo, i camerini affollati, nonché il panico che invariabilmente imperava dietro le scene. Un cinico avrebbe potuto aggiungere che i com18
pensi astronomici aiutavano notevolmente a superare quei disagi. Ma la sicurezza economica era stata un elemento del quale Francesca aveva goduto da sempre. Ciononostante, suo padre si era assicurato che lei rimanesse con i piedi ben piantati per terra. Il denaro era impegnato in investimenti, proprietà immobiliari, e in un invidiabile portafoglio azionario, la cui rendita da sola avrebbe escluso il bisogno di lavorare. Eppure l'idea di restare inattiva non le era mai piaciuta. Forse erano i geni italiani ereditati da suo padre che la spingevano a impegnarsi con tutte le proprie energie in qualsiasi attività intraprendesse. Quel pensiero riportò Francesca al presente. «Una settimana di riposo. Ne parliamo domani nel tuo ufficio. Ti va bene alle dieci?» domandò con tono deciso a Laraine. Riagganciò il ricevitore e si stiracchiò, sentendosi assalire dalla stanchezza. Si sarebbe preparata una cena leggera e poi se ne sarebbe andata a dormire.
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I Nuovi
Special
La suspense è donna
L’ossessione può condurre alla menzogna… e le verità nascoste possono uccidere. “Brenda Novak sa creare intrecci unici, dove pericolo, amore e protagonisti affascinanti si uniscono in un mix realistico e mozzafiato.” - Chicago Tribune
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