MH128 CALDI SGUARDI D'AMORE

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Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Drive Me Wild Old Enough to Know Better Killer Cowboy Charm Harlequin Temptation Harlequin Temptation Harlequin Temptation © 2003 Vicki Lewis Thompson © 2004 Vicki Lewis Thompson © 2004 Vicki Lewis Thompson Traduzioni di Raffaella Fontana, Sonja Liebhardt e Gil Bancor Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Desire febbraio 2004 Prima edizione Harmony Desire aprile 2005 Prima edizione Harmony Desire giugno 2005 Seconda edizione Il Meglio di Harmony maggio 2010 Questo volume è stato impresso nell'aprile 2010 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) IL MEGLIO DI HARMONY ISSN 1126 - 263X Periodico mensile n. 128 del 15/5/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 777 del 6/12/1997 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano




1 Alec Masterson doveva assolutamente mantenere quella velocità se voleva arrivare in orario all'appuntamento con la sua cliente. Questo, ovviamente, significava ignorare la vecchia Caddy metallizzata che, sbandando leggermente qualche metro davanti a lui, si era andata a fermare sulla corsia di emergenza. Non c'era tempo per giocare al buon samaritano. Quando vide un anziano signore scendere dall'auto dal lato del guidatore e dirigersi verso la gomma bucata, Alec sbuffò e guardò nervosamente l'orologio incastrato nel cruscotto in radica della Lincoln Town Car. Non aveva il tempo di fermarsi, ma rallentò comunque sperando di vedere qualcun altro uscire dall'auto, possibilmente un nipote giovane e prestante. Se fosse arrivato tardi, Molly avrebbe perso il treno per New York. Gli aveva detto più volte che quel viaggio era molto importante per lei, anche se ovviamente non gli aveva spiegato il perché. Molly era fatta così, le piaceva avere dei segreti. Il suo collega Josh era assolutamente convinto che fosse un'attrice di film hard e questo avrebbe 9


effettivamente spiegato i suoi continui spostamenti a Los Angeles, in più aveva le phisique du rôle e non avrebbe certo sfigurato in quel genere di film. Moriva dalla curiosità, ma non aveva mai osato chiedere. Quando aveva bisogno di un autista, chiedeva sempre di lui, probabilmente le piaceva, e la cosa era reciproca, molto reciproca. In effetti, la trovava strepitosa. I suoi capelli rosso rame sembravano fatti apposta per essere sparsi lascivamente su un cuscino e i suoi occhi verdi lanciavano certi sguardi da togliere il sonno. E, nonostante tutto, c'era un che di dolce e innocente in lei. Se non fosse stato il suo autista, le avrebbe probabilmente chiesto di uscire, ma sfortunatamente lo era e non poteva permettersi di rischiare il posto alla Red Carpet Limousine. Aveva giocato a fare lo studente per più di dieci anni, le aveva provate tutte: medicina, informatica, architettura ed economia. Infine era approdato a giurisprudenza e questa volta era determinato ad arrivare fino in fondo. Quel lavoro come autista era perfetto: orario flessibile e una paga decente. In più poteva studiare mentre aspettava i clienti. Superò la vecchia Caddy e guardò nello specchietto retrovisore ancora con la speranza di vedere qualcuno in grado di aiutare il vecchio. Con lui c'era solo una signora della stessa età, con i capelli bianchi e un vestito rosa confetto, che si stava avvicinando con passo incerto alla stessa ruota. Indossava delle scarpe bianche e in mano aveva una pochette dello stesso colore. Alec sapeva che le donne di quella generazione chiamavano così le 10


piccole borsette da sera senza manico e tracolla perché anche sua nonna ne aveva una. Al diavolo. Accostò sul ciglio della strada e percorse a ritroso la corsia di emergenza fino alla Caddy. Sicuramente sarebbe arrivato in ritardo. Molly Drake misurava a passi lunghi e impazienti il pavimento in legno di quercia, fissando a intervalli regolari l'antico orologio a muro. Alec non era mai in ritardo, perché proprio oggi? Questo incontro con il suo agente avrebbe potuto significare l'inizio di una nuova vita per lei, e se fosse mancata all'appuntamento stabilito per le undici e trenta, chissà quando sarebbe riuscita a farsene fissare un altro. Benjamin era un uomo molto impegnato, probabilmente non avrebbe avuto una seconda chance. Maledizione, ma dove si era andato a cacciare? Quando si era trasferita nel Connecticut, avrebbe voluto imparare a guidare, ma Dana aveva insistito che non era una buona idea prendere la patente lontano da casa, in luoghi ancora poco familiari. Così, protettiva come una madre, si era offerta di pagarle un autista ogni volta che ne avesse avuto bisogno. Molly aveva comunque deciso di imparare a sua insaputa, ma poi la Red Carpet Limousine le aveva mandato Alec e il discorso era cambiato. Se non fosse stato per il suo bell'autista, non sarebbe mai riuscita a scrivere il romanzo trasudante passione e desiderio che in quel momento si trovava sulla scrivania del suo agente. Era stato lui a ispirarle le avventure della sua eroina, Krysta, una donna alla scoperta della propria sessualità in un minuscolo villaggio dell'Amazzo11


nia. Molly non aveva mai passato le sue dita tra i capelli castani di Alec, Krysta sì. Qualche giorno prima, un'assistente l'aveva chiamata per fissare l'appuntamento durante il quale Benjamin le avrebbe detto ciò che pensava del lavoro. Aveva atteso quel momento per ben tre mesi, i più lunghi della sua vita. Non si aspettava i fuochi d'artificio, quelli erano riservati a Dana Kyle, la grande star di Hollywood, che aveva letteralmente conquistato la critica con quelli che il Publisher Weekly definiva brillanti racconti polizieschi, intelligenti e ben strutturati. Molly leggeva con attenzione ogni singola recensione e poi spediva tutto ai suoi, a Los Angeles, le uniche persone al mondo oltre a Benjamin a sapere che ogni singola parola dei racconti della sua amica Dana era in realtà farina del suo sacco. La cosa andava bene a entrambe, ma più il successo di Dana cresceva, più quella collaborazione si faceva impegnativa e la sottoponeva a snervanti sessioni in cui doveva inventare espedienti che evitassero di utilizzare le banalissime idee di Dana trasformandole in quei bestseller che mandavano pubblico e critica in visibilio. Il risultato era che le foto di Dana comparivano sulle copertine di tutti giornali e lei, al contrario, era ancora una perfetta sconosciuta. Aveva diritto alla sua fetta di successo! L'impazienza ebbe il sopravvento, afferrò il borsone di pelle e decise di andare ad aspettare nel porticato, avrebbe risparmiato del tempo se si fosse fatta trovare con la porta già chiusa. Si sedette sul dondolo. 12


Si sentiva molto più a casa in quel cottage a Old Saybrook che nella villa dove era cresciuta a Beverly Hills, ciononostante aveva rifiutato tempo addietro l'offerta di sua nonna Nell di andare a vivere con lei. Se avesse accettato, avrebbero potuto trascorrere un po' di tempo in più insieme prima che morisse. Il rimpianto le faceva ancora venire un groppo in gola. Con una spinta dei piedi, si mise a dondolare senza mai distogliere lo sguardo dalla curva della strada da cui la limousine sarebbe dovuta apparire, sempre che non fosse successo qualcosa. Ancora non ci aveva pensato e la preoccupazione le fece venire i crampi allo stomaco. Fortunatamente le Town Car erano macchine molto robuste. Anche il protagonista del suo romanzo ne aveva una, Alec invece possedeva una vecchia Blazer, ma lei non l'aveva mai vista. Osservò l'orologio da polso e fu colta da un attacco di panico: non ce l'avrebbe più fatta ad arrivare in stazione in tempo, ma questa era ormai l'ultima delle sue preoccupazioni. Alec non avrebbe mai ritardato così se non gli fosse successo qualcosa di grave. Quando sentì il telefono squillare all'interno dell'abitazione, si alzò in piedi così velocemente che il dondolo andò a sbattere contro la ringhiera del portico. Frugò nervosamente nella borsetta alla ricerca delle chiavi, aprì la porta e si precipitò al telefono che si trovava su un mobile dell'ingresso. Sollevò la cornetta e quasi gridò nel ricevitore: «Pronto?». «Lo so, sono in ritardo, ma...» «Alec, stai bene?» 13


«Sto arrivando. Ascolta, è troppo tardi ormai per andare in stazione, così ti porterò fino a New York. Sarò da te in cinque minuti.» «Sì, ma tu stai bene, vero?» «Sì, certo.» Le parve stupito. «Perché non dovrei star bene?» «Avevo paura che... ti fosse successo un incidente, tutto qui.» «Oh.» Ci fu un attimo di silenzio nel quale Molly pensò che forse la sua reazione era stata eccessiva. Doveva stare attenta se non voleva che lui si facesse strane idee. Un coinvolgimento sentimentale era l'ultima cosa di cui aveva bisogno, immaginazione e sogni a occhi aperti si adattavano molto meglio alla sua già complicata esistenza. «Mi dispiace, non era mia intenzione farti preoccupare. Sarò lì in un attimo. Ciao, Molly.» «Ciao.» Disconnesse la linea e rimase con la cornetta in mano. Il suo tono era cambiato alla fine della conversazione, si era fatto più dolce, più intimo. Ovviamente avevano flirtato durante i mesi in cui lui era stato il suo autista, chiunque lo avrebbe fatto, le mance diventavano molto più sostanziose in quel modo, eppure Molly aveva sentito che tra di loro l'attrazione era reale. Semplicemente non aveva voluto rischiare di perdere il controllo. Del resto, anche la vita di Alec sembrava piuttosto complicata, non faceva altro che lavorare e studiare, così non c'era che una soluzione: per quanto si fossero trovati reciprocamente attraenti, non sarebbe mai successo nulla tra loro. Non era il momento. 14


«Molly?» Si voltò e lo vide in piedi davanti a lei. Nella foga di rispondere al telefono, non aveva richiuso la porta. Aveva delle strisce di grasso nero sulla guancia e sulla camicia bianca, gli occhi castani pieni di una tenerezza che non aveva mai notato prima. «Mi dispiace, una coppia di anziani signori aveva una gomma a terra e così... Ma muoviamoci, forse siamo ancora in tempo per arrivare in stazione.» Non aveva molta scelta. «Che cosa stiamo aspettando?» Ogni volta che lo vedeva, lo stomaco le faceva strani scherzi, ma quella mattina, forse anche a causa della nuova intimità stabilitasi durante la telefonata, l'effetto si era spostato un po' più in basso. Non male, riusciva a eccitarla con un semplice sguardo. Ripose la cornetta sul ricevitore e recuperò da terra la borsetta che aveva lasciato cadere non appena trovate le chiavi. «Ho lasciato la macchina in moto, sbrigati.» «Perfetto» disse, richiudendo la porta di casa con cura e mettendosi il pesante borsone di pelle a tracolla. Alec le stava tenendo la portiera aperta. Un po' di tempo prima avevano deciso di dispensarsi da una eccessiva formalità e così lei aveva iniziato a sedersi sul sedile davanti, di fianco a lui. In quel momento, Molly si domandò se fosse stata una saggia decisione, forse un po' più di distanza tra loro non avrebbe guastato. «Grazie» disse, andandosi a sedere ed evitando deliberatamente il suo sguardo. Per scansare ogni equivoco sistemò con cura la corta gonna che in15


dossava, così da coprirsi il più possibile. Forse si era presa troppe confidenze, aveva riso con troppo gusto alle sue battute e gli aveva rivolto ben più sguardi del necessario. Oggi le pareva che quell'atteggiamento fosse fuori luogo. Lui le sbavava dietro e lei non sapeva come resistere a qualcuno che era arrivato in ritardo per avere aiutato un'anziana coppia in difficoltà. «Prego.» Con una rapida occhiata, controllò che tutto fosse a posto prima di richiudere la portiera. «Attenta alla borsetta.» Le parve più interessato alla porzione di gamba che compariva da sotto la gonna che alla borsetta. Richiuse la portiera con un colpo deciso. Davvero un colpo deciso, commentò tra sé e sé, riuscendo come sempre ad attribuire una valenza sessuale a tutto ciò che Alec faceva. Lui fece il giro dell'auto e in un attimo erano in strada. «Quanto tempo ti fermerai a New York?» «Poche ore, perché?» «Ho pensato che potrei portarti in macchina, parcheggiare da qualche parte e poi riaccompagnarti qui.» «Non sei tenuto a farlo.» Si stava comportando più come un fidanzato che come un autista, e sfortunatamente la cosa le piaceva. «Dipende da te, ma io sono libero tutto il giorno e non ti verrebbe a costare un centesimo di più.» «In questo caso...» Sapeva che aveva sempre bisogno di denaro, e se questo poteva essergli di aiuto... «Ti sei portato dietro i libri?» Sghignazzò. «Come sempre! In ogni caso, preferisco avere compagnia sulla via del ritorno.» 16


Se solo non avesse avuto quel sorriso che le faceva venire i brividi lungo tutta la schiena... Si sforzò di pensare ad altro. «E così stai per finire, eh?» «Non mi ci far pensare.» Le sue mani erano posate sul volante con scioltezza. «Perché, sei indietro con gli esami?» Il modo in cui guidava la faceva sentire sicura e suscitava in lei una sorta di ammirazione. «Io sono sempre indietro, ma è solo colpa mia. Vuoi ascoltare della musica?» «Volentieri.» Rifiutare sarebbe stato sospetto. Si allungò verso l'autoradio e inserì un CD di jazz, il genere musicale convenuto per ogni spostamento. Per la prima volta in tutti quei mesi, Molly non trovava nulla da dire. Cercò di focalizzare l'attenzione su qualcos'altro, una cosa qualsiasi: gli alberi in fiore ai lati della strada, le nuvole che solcavano veloci il cielo, il flusso ininterrotto di traffico sulla corsia opposta. Una volta imboccata l'autostrada, però, le tornò in mente l'appuntamento e la tensione si impossessò nuovamente di lei. Alec abbassò il volume. «Dove siamo diretti?» «Midtown, tra Park Avenue e la Cinquantasettesima.» Esitò per qualche istante. Non rivelargli nulla di quell'appuntamento quando lui la stava accompagnando fin sotto il portone le sembrava un po' paranoico. «Ho un incontro con il mio agente.» Alec annuì senza chiedere di che tipo di agente si trattasse. «Pranzo?» «No, avrò finito per le dodici e trenta al massimo.» Tutte le domande che lui non le stava facendo 17


rimbombavano nel silenzio che si era creato tra loro e iniziavano a farla sentire un po' sciocca per tutti quei segreti. D'altra parte, per scaramanzia, non voleva ancora parlare di un progetto in cui non c'era nulla di sicuro. «Ti racconterò di che si tratta sulla via del ritorno.» «Non sei tenuta a raccontarmi proprio niente. Non siamo obbligati a chiacchierare e tu potresti anche trovarmi noioso.» «Io non ti trovo noioso, anzi, mi piacerebbe sapere qualcosa della tua famiglia.» «Stai solo cercando di essere educata.» «Non è vero, mi interessa davvero.» «Oh, Dio, non dirmi che sei un'orfana?» «No, ma la mia infanzia è stata... diversa. E comunque è meglio non toccare l'argomento.» Aveva capito già da molti anni che non era una buona idea rivelare di essere la figlia di Owen Drake, uno dei più acclamati registi di Hollywood, e di Cybil O'Connor, la star di Laguna incantata, film in cui appariva in una delle scene di nudo più memorabili e celebrate di Hollywood. Dopo quel film, girato ventotto anni prima, si era ritirata per diventare la signora Drake e la madre di Molly, sacrificio per cui la figlia si sentiva ancora responsabile. Di solito, la gente importunava Molly con una curiosità morbosa, quando veniva a sapere chi erano i suoi genitori, così lei cercava di mantenere l'anonimato ogni volta che poteva, e trasferirsi in Connecticut l'aveva aiutata. Alec si schiarì la voce e si fece coraggio. «C'è una cosa che mi incuriosisce terribilmente di te.» «Solo una?» chiese, incrociando le braccia. 18


«Ce ne sono anche altre, ma questa mi tiene sveglio la notte.» «Ti tiene sveglio la notte?» Entrambi realizzarono i possibili doppi sensi di quella frase e questo la fece arrossire. «Non sei obbligata a rispondere e forse non dovrei neppure chiedertelo, ma un mio amico mi ha instillato il dubbio. Si tratta di una sciocchezza, ma se tu potessi rispondermi sì o no, per me sarebbe importante.» «Sentiamo.» «Fai dei film?» Sorpresa, scoppiò a ridere. I suoi genitori lo avrebbero desiderato moltissimo, ma un timido e introverso topo di biblioteca come lei, per quanto dotata di un fisico mozzafiato, difficilmente avrebbe sfondato nel cinema, nonostante gli illustri natali. «Allora?» Sorrise. «E va bene, mi hai scoperta, sono Nicole Kidman in incognito.» «Ehm, non intendevo quel genere di film.» «E allora quali?» La bocca le si spalancò. Le stava per caso chiedendo se recitava in film a luci rosse? Dapprima si sentì insultata, avrebbe dovuto conoscerla un po' meglio, ma in fondo non gli aveva raccontato quasi niente della sua vita. La cosa finì per intrigarla. «Hai detto che non sono obbligata a rispondere, giusto?» «Sì, certo, però...» «E allora non lo farò.» Lo sguardo le cadde sui pantaloni di lui. Era eccitato. «Allora lo sei?» chiese con voce strozzata. «Io non l'ho detto.» Alec pendeva dalle sue lab19


bra, era elettrizzante e sicuramente la stava distraendo dall'appuntamento. «Sì, ma chi tace acconsente.» «Non necessariamente.» «Vorrei non avertelo mai chiesto, io credevo avresti risposto di no.» «Ma così non è divertente.» «Allora non lo sei, ma vuoi che io lo creda.» Con aria sorniona, continuò a sorridere. «Tu che cosa pensi?» Strinse tra le mani il volante e fissò la strada davanti a sé. «Penso di essermi cacciato in un mare di guai.»

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