MH137_SVOLTA INASPETTATA

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Rebecca York

SVOLTA INASPETTATA


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Never Alone Lassiter's Law Harlequin Intrigue © 2001 Ruth Glick © 2001 Ruth Glick Traduzioni di Maria Latorre Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Emozioni marzo 2003 Prima edizione Harmony Emozioni maggio 2003 Seconda edizione Il Meglio di Harmony gennaio 2011 Questo volume è stato impresso nel dicembre 2010 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) IL MEGLIO DI HARMONY ISSN 1126 - 263X Periodico mensile n. 137 del 29/1/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 777 del 6/12/1997 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Premonizioni Pagina 215

Indagine a due facce


Premonizioni


1 La fitta di dolore la colse di sorpresa. Un momento stava lavorando al telaio per completare un arazzo, quello dopo le parve che una scossa elettrica le trapassasse la mano. Beth Wagner trattenne il fiato, concentrò lo sguardo sull'arazzo, cercando di trarre sollievo dalle tonalità di verde, azzurro e marrone della tessitura. Granger, il cane, si sollevò dalla stuoia nell'angolo e trotterellò verso di lei per appoggiarle il testone in grembo. Beth lo accarezzò tra le orecchie. Era un grosso bastardo, risultato dell'incrocio tra un pastore tedesco e un rottweiler; a eccezione dei dolci occhi marroni, aveva un aspetto minaccioso che intimoriva chiunque si presentasse alla sua porta senza invito. «Sto bene, Granger. Sto bene» lo rassicurò. Il cane si accoccolò ai suoi piedi e lei tornò alla sua tessitura. Aveva acquistato il telaio otto anni prima, quando le commissioni per i suoi lavori si erano fatte più frequenti. L'arazzo a cui stava lavorando, per esempio, le avrebbe fruttato quindicimila dollari, il denaro necessario a pagare le ristrutturazioni del fienile. 9


Quando i suoi genitori avevano iniziato a gestire la fattoria nella contea di Howard, nel Maryland, si erano dedicati prevalentemente alla coltivazione di granturco. Il padre aveva acquistato anche qualche capo di bestiame, soprattutto pecore, ed era stato durante la fanciullezza che Beth aveva incominciato ad adoperare la lana per tessere. E adesso eccola lì, che allevava cinquanta pecore produttrici di lana di prima qualità, godeva della compagnia di un grosso cane bastardo e accresceva giorno per giorno la sua fama di abile tessitrice, vendendo i propri lavori a ricchi clienti perfino in Europa e in Giappone. Beth rimase immobile davanti al telaio, augurandosi che il dolore alle mani non tornasse più. A volte le succedeva. Era una scossa che arrivava senza il minimo preavviso, poi nulla più. E mentre i secondi passavano, finalmente incominciò a rilassarsi, lasciando vagare la mente. Granger si accorse che la tensione si dissipava e chiuse gli occhi. Anche Beth lo imitò, godendosi la pace che riusciva a trovare soltanto alla fattoria, dove ogni cosa che la circondava contribuiva a creare una barriera tra lei e il resto del mondo. Di colpo ripensò a se stessa dieci anni prima, si rivide mentre si alzava dal sedile sullo scuolabus giallo. I compagni la ignoravano. Tutti all'infuori di Hallie, che non mancava mai di rivolgerle un sorriso. Hallie Bradshaw, la sua amica. Erano state amiche da bambine, quando giocavano insieme e si scambiavano visite in casa. 10


Chissà come mai pensava a Hallie proprio adesso? Forse per via della lettera che aveva appena ricevuto e che le annunciava la riunione con i compagni di scuola. Senza dubbio avevano spedito la stessa lettera a tutti, perché altrimenti lei sarebbe stata l'ultima persona a cui l'avrebbero inoltrata. Non avrebbero mai invitato la ragazzina che mangiava da sola in mensa e che correva al riparo in casa subito dopo essere scesa dallo scuolabus. Il dolore di quei giorni tornò ad aggredirla con forza. Non si era mai adattata al resto del gruppo, non aveva mai partecipato ai giochi con i compagni. Era sempre stata tesa, sempre in guardia. Con un sospiro riprese a tessere, ma aveva appena incominciato quando il dolore tornò a trafiggerla, questa volta accompagnato dal suono di un grido di donna. No, ti prego. Non farmi male. Ti prego! Quelle parole le risuonarono nella mente procurandole un dolore ancora più intenso. Nonostante l'agonia, però, si sforzò di riflettere. Aveva davvero sentito quel grido di aiuto? Oppure non era altro che un'eco della realtà che le risuonava nella mente, come già era accaduto altre volte? Il suo sguardo corse alla finestra, verso il giardino illuminato a giorno da fari di luce bianca. Niente. I campi erano immersi nel buio ed era là, nel buio, che qualcuno si trovava in difficoltà. Qualcuno. L'immagine di un viso le si formò nella mente. Era una donna giovane, sua coetanea. Aveva lunghi capelli neri e lisci, occhi scuri. Il suo viso era con11


torto dalla paura e un rivoletto di sangue le scorreva dalla fronte. Era Hallie, si rese conto con un improvviso lampo di comprensione. La sua amica Hallie. Era sola al buio. Ecco perché aveva pensato a lei pochi istanti prima. Sapeva che Hallie era in pericolo. In un attimo fu in piedi, corse con il cane verso l'armadio dove conservava ancora i fucili e le pistole del padre. In campagna era necessario sapersi difendere, e Beth aveva imparato fin da piccola a sparare. «Aiuto!» sentì di nuovo il grido di Hallie. E poi, subito dopo: «Oh, Dio! No!». Granger digrignò i denti quando lei aprì la porta. Fuori, però, era tutto tranquillo. Beth si accovacciò accanto al cane. «Granger, riesci a trovarla, bello? Riesci a trovare Hallie?» La bestia non capì. Continuò ad altalenare lo sguardo tra la padrona e il buio della notte, ma non si mosse. Questo significava che non aveva sentito niente, che non aveva avvertito alcun pericolo. Dunque Hallie non si trovava nelle vicinanze. Beth pensò di chiamarla ad alta voce, ma si trattenne. E se là fuori ci fosse stato qualcun altro, qualcuno che voleva farle del male? Qualcuno di cui già in precedenza aveva avvertito la presenza. Era da stupidi cercare di risolvere la questione da sola. L'unica cosa era chiamare la polizia. Fermo nel soggiorno di Hallie Bradshaw, Cal Rollins, detective della polizia della contea di Ho12


ward, osservava le tracce evidenti di violenza che lo circondavano: una lampada rovesciata, tracce di sangue sul tappeto. Chi era stato in quella stanza? E perché? Forse Karen Philips, la donna che li aveva chiamati. La sera prima avrebbe dovuto incontrare Hallie al ristorante, ma l'amica non si era fatta viva. E visto che anche il mattino seguente non aveva risposto al telefono, Karen era andata a trovarla. Le era bastato dare una sbirciatina dalla finestra e scorgere i segni di lotta all'interno, però, per correre a chiamare la polizia. Le indagini erano state affidate a Cal, che adesso era nel salotto a scattare qualche fotografia che potesse ricordargli, in seguito, i dettagli della scena del delitto. Subito dopo chiamò i tecnici che avrebbero potuto aiutarlo nelle indagini: un fotografo ufficiale, i colleghi della Scientifica, un esperto di informatica che desse un'occhiata al computer della Bradshaw. Nella stanza da letto della vittima trovò una rubrica telefonica, qualche lettera, alcuni conti da pagare, una scatola di profilattici, ma niente che suggerisse una vita sessuale particolarmente pericolosa. Scosse la testa. Lo attendeva un duro lavoro, pensò mentre usciva. Aveva già avuto un lungo colloquio con Karen Philips, che gli aveva parlato della vittima in termini lusinghieri. Amica leale, lavoratrice indefessa, aveva alle spalle un breve matrimonio fallito che si era però concluso amichevolmente. L'ex marito adesso viveva in California ed era improbabile che avesse preso un aereo per tornare a 13


uccidere la moglie. Insomma, Hallie non aveva nemici, nessuno che desiderasse farle del male. Eppure era quasi certo che la sera prima qualcuno fosse entrato in casa sua, l'avesse uccisa e che poi avesse fatto sparire il corpo. Perplesso, si diresse verso il gruppo di curiosi che si era riunito per strada, augurandosi che qualcuno di loro avesse qualche informazione utile da dargli. Nelle due ore successive non fece che interrogare i passanti, ma invano. A quel punto, esausto e scoraggiato, tornò alla stazione di polizia. E fu là che ascoltò per caso la conversazione tra due poliziotti fermi all'ingresso. Uno dei due si stava lamentando di una telefonata a cui aveva risposto la sera prima. «Non immagini in che condizioni mi si erano ridotte le scarpe. Ho camminato per ben un'ora nel fango intorno a una fattoria. La proprietaria deve essere mezza matta. Pensa che ha detto che una sua amica, una tale Hallie Bradshaw, era in pericolo. Sosteneva di averla sentita chiedere aiuto.» Cal rimase come fulminato. Senza esitazione, si avvicinò ai colleghi e si rivolse a quello che stava parlando, Miles Brodie. «Come te la passi, Miles?» «Bene, se non fosse per un paio di scarpe distrutte.» «Sbaglio o ti ho sentito fare il nome di Hallie Bradshaw?» Brodie gli scoccò un'occhiata attenta. «Già. Qualcosa non va?» «Stamattina hanno denunciato la sua scomparsa, e in casa sua c'erano tracce di lotta.» 14


Brodie rispose con un fischio ammirato. «Chissà se la pazza della fattoria ne sa qualcosa. Ieri sera mi ha costretto a girare in lungo e in largo per tutti i campi intorno alla sua proprietà.» «Puoi darmi nome e indirizzo? Mi piacerebbe parlarle.» Il collega lo accontentò subito. «Beth Wagner» rispose. «Abita al numero trentadue della strada del vecchio ponte.» Cal abbozzò una risata. «È una vecchia strega, a quanto pare. Pensi che sia pericolosa?» «Ieri sera era armata, se è a questo che ti riferisci, ma non è affatto vecchia. Poco sotto la trentina, direi, e anche piuttosto bella. Capelli biondi, lunghi, occhi azzurri, bel fisico.» Cal annuì. «Grazie delle informazioni.» «Non c'è di che.» Senza neanche entrare in centrale, Cal tornò alla macchina, chiedendosi come avrebbe reagito la signora Wagner alle ultime notizie sul conto di Hallie Bradshaw. Era una bella giornata primaverile e il sole illuminava le aiuole fiorite che circondavano la fattoria. Cal si concentrò sulla scena, sforzandosi di non preoccuparsi della svitata che si accingeva a interrogare. Quelle riflessioni sull'instabilità mentale lo riportarono con il pensiero alla sua amica Hannah Dawson. Anche lei lavorava in polizia, e aveva quasi perso la ragione dopo aver visto morire un ragazzo per strada. Per qualche mese, Cal si era preoccupato 15


molto per lei, ma per fortuna Hannah aveva trovato lavoro in un'agenzia investigativa privata ed era tornata in sé. Da qualche tempo aveva conosciuto l'uomo della sua vita, un tale Luke Pritchard, il cui vero nome era Lucas Somerville. Sulle prime, Cal aveva sospettato di lui. Luke indagava su un colossale traffico di droga e aveva attirato Hannah in un mare di guai, ma in seguito tra loro era scoppiato l'amore. In quel periodo vivevano in incognito in un altro paese. Il boss malavitoso che voleva uccidere Luke era scomparso, così come era scomparso un altro delinquente che dava la caccia ad Hannah, e finché entrambi non fossero stati arrestati, Hannah e Luke erano costretti a nascondersi. Ciononostante, contavano di sposarsi al più presto. Per Cal, il matrimonio era una scelta troppo radicale, un passo che aveva deciso di non compiere mai. Del resto, la vita coniugale dei suoi genitori era stata un colossale fallimento. La madre lo aveva abbandonato subito dopo la nascita ed era stato il padre ad allevarlo, conquistandosi la sua fiducia e il suo rispetto. Adesso era morto, lasciandogli in eredità una casa gigantesca che per un uomo solo era troppo grande. Cal era tanto immerso nei suoi pensieri, che quasi mancò il bivio che conduceva alla fattoria della Wagner. Gli ci volle una brusca sterzata per imboccare la strada, quindi dovette guidare ancora parecchi minuti, superando un boschetto e diversi campi dove pascolavano pecore di razza pregiata, prima di giungere a destinazione. 16


Finalmente riuscì a scorgere un fienile rosso e una casa su due piani dall'aspetto molto curato. L'allevamento di pecore doveva rendere piuttosto bene, rifletté, a meno che la Wagner non disponesse di altre fonti di reddito. Prima ancora che potesse scendere dalla macchina, un cane dall'aria minacciosa gli corse incontro abbaiando. Per fortuna una donna comparve sul porticato dopo pochi istanti. Cal rimase sbigottito a guardarla. La descrizione di Brodie non le rendeva giustizia. Indossava un paio di jeans e una camicia a righe dai colori pastello, ma ciò che più lo attrasse fu la nuvola di capelli biondi e lunghissimi che le arrivava quasi alla vita. Abbassando in fretta il finestrino, estrasse il distintivo e lo tese verso la donna. «Mi chiamo Cal Rollins, della polizia della contea» gridò. La donna studiò a lungo il distintivo, poi si girò verso il cane per attaccare il guinzaglio al collare. «È tutto a posto, Granger. Quest'uomo è un amico.» Chissà perché la sua voce assunse un tono teso mentre pronunciava quell'ultima parola? Aveva forse qualcosa da nascondere? Per il momento, Cal si limitò a scendere dalla macchina. «Gli faccia odorare una mano» gli suggerì la Wagner. Cal obbedì. «Come si chiama?» «Granger.» «Ciao, Granger. Io sono Cal Rollins» si presentò, lasciando che la bestia lo annusasse a piacere per poi accarezzargli la testa. Gli erano sempre piaciuti 17


i cani, anche quelli grandi e grossi come Granger. La padrona di casa, intanto, lo osservò incuriosita per qualche istante, poi si risolse a chiedere: «La sua visita ha qualcosa a che fare con Hallie?». «Sì» rispose lui, ma non le fornì altre indicazioni. Voleva tenerla sulle spine almeno per qualche minuto. La Wagner assunse un'aria nervosa, vulnerabile. E terribilmente sexy. Cal dovette fare uno sforzo di volontà per concentrarsi sul lavoro. «Vuole entrare?» «Sì, grazie.» Insieme si avviarono verso la casa. Il cane, tuttavia, non doveva essere abituato al guinzaglio, perché si precipitò di corsa verso il porticato, tagliando la strada alla padrona. Colta di sorpresa, questa inciampò nel guinzaglio e, con un'esclamazione sorpresa, non poté evitare di cadere in avanti. Cal si mosse in fretta, tendendo le braccia verso di lei per evitarle la caduta. La Wagner atterrò pesantemente contro di lui, sollevando le mani per aggrapparsi alle sue spalle. «Piano, è tutto a posto» la tranquillizzò lui, senza neppure avvedersi di ciò che le stava dicendo. Avrebbe dovuto lasciarla andare nell'attimo stesso in cui riprese l'equilibrio, e invece si riscoprì incapace di toglierle le mani di dosso. Già i suoi sensi stavano catalogando le mille impressioni che quel contatto aveva suscitato in lui: la fragilità del corpo di lei, il suo profumo, i suoi seni che gli premevano contro il petto, le sue mani strette intorno alle spalle. 18


Fu la cosa più naturale del mondo restare stretto a lei per aiutarla a raddrizzarsi. Cal chiuse gli occhi, per qualche istante dimenticò il motivo per cui l'aveva presa tra le braccia, consapevole soltanto della sua bellezza. Per qualche istante riuscì a pensare soltanto che quella donna gli si era affidata completamente, che gli aveva concesso la sua fiducia incondizionata, non fosse altro che per una manciata di secondi. E con sua somma sorpresa, scoprì che anche quella donna doveva sentirsi confusa quanto lui, perché non accennò ad allontanarsi, ma addirittura gli appoggiò la testa sulla spalla. Cal si era ripromesso di non abbandonarsi mai tra le braccia di una donna, per quanto bella e desiderabile questa fosse, ma in quel momento gli parve di fluttuare in un sogno, un sogno a occhi aperti da cui non voleva svegliarsi. Le affondò le dita tra i capelli, aspirò voluttuoso il profumo del suo shampoo. Fu un latrato improvviso a riportarlo bruscamente alla realtà, a fargli riaprire gli occhi. Nello stesso momento, la Wagner si raddrizzò, si staccò dal suo abbraccio, lo guardò intimidita. Per quanto tempo l'aveva tenuta stretta tra le braccia? Cinque secondi? Dieci? Un'eternità? «Grazie, mi ha risparmiato una brutta caduta.» «Tutto a posto?» Lei annuì, poi piroettò su se stessa per dirigersi verso la casa. Cal la seguì a denti stretti, maledicendosi per quell'atteggiamento poco professionale. Che diavolo! Era venuto fin là per interrogare la padrona di 19


casa, non certo per fare l'amore con lei! E purtroppo temeva di avere mandato a monte l'interrogatorio ancora prima di incominciarlo. Il massimo che poteva fare adesso era rimediare al danno. «So che ieri sera ha chiamato il Pronto Intervento» esordì, «e che un agente è passato di qui in seguito alla sua chiamata.» Soltanto allora lei si girò a guardarlo. «È vero.» «Per quale motivo ha telefonato?» Un lampo di incertezza saettò negli occhi azzurri di lei. «Mi era parso di sentire la voce della mia amica Hallie Bradshaw che invocava aiuto. Pensavo che fosse qui in giro, ma, quando l'agente ha dato un'occhiata nei campi, non ha trovato nessuno.» «Era sola in casa, ieri sera?» «Sì.» «Manda avanti da sola la fattoria?» «Ho affidato a un fattore la cura dei campi e del bestiame.» «Come si chiama?» «Tim Fillmore. Abita a un paio di chilometri da qui. E ieri sera non era nei paraggi, se è questo che le interessa.» «Per la verità, a me interessa ciò che può dirmi sul conto della signora Bradshaw.» La Wagner agitò una mano per aria. «Eravamo amiche. Abbiamo frequentato tutte le scuole insieme, dalle elementari al liceo, ma negli ultimi anni ci eravamo perse di vista.» «Eppure ieri sera...» «Ieri sera mi è parso di sentirla chiedere aiuto.» «Ieri sera la signora Bradshaw avrebbe dovuto 20


incontrare un gruppo di amiche al ristorante. Una di loro, Karen Philips, non vedendola arrivare, le ha telefonato diverse volte e stamattina è andata a casa sua.» Mentre parlava, Cal si accorse della tensione che si dipingeva sul volto della Wagner. «Dalla finestra ha scorto segni di colluttazione. Una lampada era stata rovesciata per terra.» «E c'era del sangue» aggiunse lei con voce appena percettibile. Era impallidita, sembrava sul punto di spezzarsi in due. «Anche lei è stata sul posto e ha visto il sangue?» la interrogò Cal. «No.» «Allora come fa a essere a conoscenza di questo dettaglio? Io non gliene ho parlato.» Per tutta risposta, lei si portò una mano alla tempia, come se di colpo le fosse venuto un potente mal di testa. Uno sguardo disperato le saettò negli occhi. «L'ho visto. L'ho visto nella mente.» Cal si sentì serrare la gola dalla rabbia. Ci era mancato poco che ci cascasse anche lui. «Mi sta dicendo che ha dei poteri sovrannaturali?» mormorò. «E si aspetta che ci creda?» Brodie aveva ragione. Quella donna era mezza svitata.

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