MH138_BACI_CHE_SCOTTANO

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Brenda Jackson

BACI CHE SCOTTANO


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Thorn's Challenge Jared's Counterfeit Fiancée The Chase Is On Silhouette Desire © 2003 Brenda Streater Jackson © 2005 Brenda Streater Jackson © 2005 Brenda Streater Jackson Traduzioni di: Laura Cinque, Maria Latorre, Lucia Panelli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny maggio 2005 maggio 2006 dicembre 2006 Seconda edizione Il Meglio di Harmony marzo 2011 Questo volume è stato impresso nel febbraio 2011 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) IL MEGLIO DI HARMONY ISSN 1126 - 263X Periodico mensile n. 138 del 12/03/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 777 dello 06/02/1997 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Romanzo

Sommario Pagina 7

Questione di fascino Pagina 157

Finzione travolgente Pagina 313

Delizia eccitante

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Romanzo

Questione di fascino

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1 Tara Matthews odiava le cerimonie nuziali e le aveva sempre evitate accuratamente, almeno fino a quando aveva conosciuto i Westmoreland. Da allora aveva partecipato a due matrimoni nel giro di diciotto mesi, e quasi un anno e mezzo prima aveva persino fatto la damigella d'onore alla sua cara amica Delaney Westmoreland, quando questa aveva sposato uno sceicco. Quel giorno, come tutti quelli che si trovavano nella sala da ballo dello Sheraton di Atlanta, era stata invitata al matrimonio del fratello di Delaney, Dare Westmoreland, con la sua adorata Shelly Brockman. La cosa strana, pensò mentre si guardava intorno, era che non poteva lamentarsi di essere lÏ. I Westmoreland erano diventati per lei come una famiglia, soprattutto dopo il fatidico giorno di giugno, di due anni prima, quando si era ritrovata accanto all'altare in stato di shock dopo che l'uomo che amava, e che aveva creduto l'amasse, aveva annunciato ai trecento invitati presenti che non poteva sposarla essendo innamorato della sua damigella d'onore, una ragazza che per quindici anni lei 9


aveva considerato la sua migliore amica. Quello stesso giorno se n'era andata da Bunnel, in Florida, ferita e umiliata, giurando che non sarebbe tornata mai più. E così era stato. Pochi giorni dopo aveva accettato di lavorare come pediatra all'ospedale di Bowling Greene, nel Kentucky, distruggendo così il sogno suo e di suo padre di lavorare con lui all'ospedale pediatrico della città. Era stato nel Kentucky che aveva conosciuto Delaney Westmoreland, una collega, diventando molto amica sia sua sia di quattro dei suoi cinque fratelli: Dare, Stone e i gemelli Chase e Storm. Con il quinto fratello, Thorn, non aveva legato per via del suo umore un po' troppo variabile, e da allora si erano sempre evitati. Ma era meglio così. Alto circa un metro e ottanta, trentacinque anni, di una bellezza un po' rude, e tremendamente sexy, Thorn Westmoreland era l'ultimo uomo che lei aveva bisogno di avere intorno, soprattutto perché, ogni volta che lo guardava, le venivano in mente candele profumate, corpi nudi e lenzuola di seta. «Vado a incipriarmi il naso» disse a Delaney e, guardando l'orologio per vedere quanto tempo ancora doveva fermarsi, si incamminò verso il lungo corridoio che portava alle toilette. Il suo pensiero era rivolto al fatto che il mese seguente avrebbe lasciato il Kentucky per trasferirsi lì ad Atlanta. Un primario più vecchio di lei, sposato e ossessionato dall'idea di portarsela a letto, le stava rendendo la vita difficile e lei aveva deciso di trasferirsi. Era così concentrata nel darsi un po' di rossetto sulle labbra, dopo essere uscita dal bagno delle si10


gnore, che non si accorse che da quello degli uomini era appena uscito un tizio che le finì addosso. «Mi scusi, ero distratta e...» Vide che si trattava di Thorn Westmoreland, che sembrò sorpreso quanto lei di vederla. «Ciao» lo salutò. «Ciao» rispose lui a mezza bocca, fissandola negli occhi. Lei si chiese se fosse seccato per quello scontro, ma evidentemente era distratto quanto lei e quindi non era solo colpa sua. «Mi dispiace. Non stavo guardando dove mettevo i piedi» gli disse magnanimamente. Dal momento che lui non ribatté nulla, ma si accigliò e strinse gli occhi, Tara decise di non aspettare una replica che non sarebbe venuta e si mosse per superarlo. Lui le mise sul braccio una mano che lei guardò, stupita. «Posso andare?» gli chiese con un tono freddo. Invece di lasciarla, lui l'attirò a sé e si impadronì della sua bocca. Il primo impulso di Tara fu di respingerlo. Subito dopo pensò di arrendersi in modo da toglierselo finalmente, e definitivamente, dalla testa, ma si rese conto che l'attrazione che provava per lui era più forte di ogni altra pulsione che avesse mai provato per un uomo. Compreso Derrick Hayes, il bastardo che l'aveva abbandonata sull'altare; e si rese conto che Thorn Westmoreland la stava baciando in un modo così intenso e coinvolgente da farla tremare. Si era impadronito della sua bocca con prepotenza, e lei non era in grado di ribellarsi. Le piazzò le mani sulle natiche, attirandola mag11


giormente contro di sé, e lei gli aderì addosso con piacere, sentendo tutta la sua eccitazione. Quando gli mise le braccia intorno al collo, lui si inarcò all'indietro sollevandola dal pavimento e premendola ancora di più contro il proprio corpo; fianchi contro fianchi, cosce contro cosce, seno contro petto. Il suo sapore, che aveva un lieve sentore di champagne, le andò alla testa, e un desiderio acuto le scaldò il sangue nelle vene. Quando finalmente le lasciò la bocca e la rimise a terra, erano entrambi senza fiato. Lui la tenne ancora fra le braccia, le mordicchiò il collo e il mento, poi si impadronì nuovamente delle sue labbra per darle un altro bacio appassionato. Appassionato, ma anche tenero e lento, come se avesse tutto il tempo per farla impazzire di desiderio. E fu un desiderio folle che la invase e la fece gemere di un piacere che non aveva mai provato prima. Un desiderio potente, stimolante, che irradiava dalle sue mani, dalla sua bocca, dal suo corpo... Quando smise di baciarla, Tara si appoggiò tremante contro il suo petto, pensando che, in ventisette anni, non era mai stata baciata in quel modo. Poi, lentamente, riuscì a riprendere il controllo di sé quando sentì che la stava lasciando. Fece scivolare le mani dalle spalle di lui e lo guardò negli occhi. Vide della collera, come se ce l'avesse con se stesso per averla baciata, e ancora di più con lei che lo aveva lasciato fare. Senza dire una parola, Thorn si voltò e si allontanò. Non si guardò indietro e, solo quando scomparve alla sua vista, lei lasciò andare il fiato che aveva trattenuto e respirò a fondo, il calore del suo bacio che ancora l'avvolgeva. 12


Si umettò nervosamente le labbra, cercando di riprendere il controllo di sé. Cosa molto difficile dopo un bacio stravolgente come quello appena ricevuto, si rese conto, e si ripromise che in futuro avrebbe evitato Thorn Westmoreland come la peste. Anni prima aveva imparato una lezione molto dura: l'amore, quello con il lieto fine, non era per lei. Tre mesi dopo. Era bella da impazzire. Thorn Westmoreland era senza fiato. Sorrise. Era allettante, la fantasia di ogni uomo divenuta realtà. Tutto in lei scatenava l'adrenalina, faceva ribollire il sangue. Si prese tutto il tempo per studiare la sua magnifica linea. Era una vera opera d'arte. Lo entusiasmava. Avrebbe voluto montarci sopra e farle fare la corsa della sua vita. O della propria. Con un formicolio allo stomaco, allungò una mano e la sfiorò con delicatezza. Era pronta per lui. Come lui era pronto per lei. «Ehi, Thorn, stai sbavando su quella moto da dieci minuti!» Lui smise di sorridere e, senza voltarsi, disse asciutto: «Il salone è chiuso, Stone». «Be', se sei qui, vuol dire che è aperto» ribatté Stone Westmoreland entrando nel campo visivo del fratello. Thorn stava ammirando la moto che lui stesso aveva costruito, la sua ultima creazione, la ThornByrd RX1860. Si diceva che in quanto a stile superava qualsiasi Harley, che in quanto a velocità nemmeno una Honda poteva starle dietro, e Stone non a13


veva alcun dubbio che fosse vero. Dopotutto era un'altra delle creature di Thorn, e gli ci era voluto un anno per costruirla; cinque mesi in più di quanto solitamente gli occorreva per mettere insieme una della sue moto fantastiche. Venivano da tutto il paese per ordinare una Thorn-Byrd, pronti a pagare una cifra enorme per possedere una delle moto esclusive e di classe che solo Thorn Westmoreland era in grado di offrire, e nelle quali lui metteva non solo la sua abilità, ma anche il cuore e l'anima. «Come mai hai chiuso così presto?» gli chiese Stone. «Pensavo di prendermi qualche momento di privacy. Rimpiango il giorno in cui vi ho dato le chiavi di questo posto.» Stone sorrise. Thorn si stava riferendo a lui e agli altri tre fratelli. «Invece, è la cosa migliore che tu abbia fatto» ribatté. «Ricordi quando siamo entrati e ti abbiamo trovato intrappolato sotto un mucchio di tubi cromati e pezzi di metallo?» «Non vi è venuto in mente che avreste potuto trovarmi a letto con una donna?» «No.» «Be', c'era anche questa possibilità. La prossima volta bussate, prima di entrare.» Dato che passava gran parte del suo tempo lì al salone, il suo ufficio aveva tutte le comodità di una casa, compresa una stanza sul retro con un letto. E una stanza con degli attrezzi ginnici per tenersi in forma. «Cercherò di ricordarmelo» replicò Stone, ridacchiando. Thorn era famoso per i suoi battibecchi e il suo cattivo carattere. Poteva essere una vera spina nel fianco, quando ci si metteva. C'era stato quell'e14


pisodio con Patrice Canady, qualche anno prima. Sembrava che ce l'avesse con tutto il mondo per colpa di quella donna. Ma l'origine di tutto era quella sua fissazione di evitare il sesso mentre si allenava per una gara. E visto che durante l'anno in questione aveva disputato molte competizioni, una dopo l'altra, era diventato più insopportabile del solito. Come la maggior parte degli sportivi, credeva che il sesso lo avrebbe infiacchito e gli avrebbe tolto la concentrazione, ma Stone pensava che, gara o non gara, a quel punto un po' di sesso lo avrebbe rilassato. «Cosa ci fai qui?» gli chiese Thorn. «Non avevi un libro da scrivere?» Stone, che aveva trentatré anni, era un autore di thriller di successo con lo pseudonimo di Rock Mason. «L'ho finito e l'ho spedito al mio editore questa mattina» rispose. «Sono venuto per ricordarti la nostra partita a carte di questa sera. Alle sette e mezzo.» «Non mi ero dimenticato.» «Sì, ma volevo avvertirti che non la faremo a casa di Dare. Il campeggio di AJ è saltato, e l'ultima cosa che vogliamo è che, quando perde, Storm si metta a urlare le sue solite parolacce, arricchendo in senso negativo il vocabolario di nostro nipote.» «E allora dove ci riuniamo?» «A casa di Tara.» Thorn si voltò di scatto e guardò, torvo, il fratello. «E perché diavolo andiamo a giocare a carte a casa di Tara?» Stone si augurò che non cogliesse il lampo divertito nei suoi occhi. Lui e i fratelli avevano accettato 15


l'offerta di Tara proprio perché sapevano benissimo che Thorn faceva di tutto per evitarla. «Perché ci ha offerto la sua casa come ringraziamento per averla aiutata a fare il trasloco» rispose. «Io non l'ho aiutata.» «Solo perché lo scorso weekend eri fuori città per una gara.» Thorn si appoggiò con un fianco alla scrivania, e decise di non rivelare a Stone che non l'avrebbe aiutata anche se fosse stato in città. Stare vicino a Tara Matthews era una tortura, e l'ultima cosa che voleva ricordare era la volta in cui aveva perso la testa, l'aveva stretta tra le braccia, baciata e accarezzata al matrimonio di Dare. Se i suoi fratelli lo avessero saputo, si sarebbero infuriati con lui. Diede un'occhiata gelida a Stone. «Perché non possiamo giocare a casa tua?» «Perché la stanno imbiancando.» «E da Chase?» Chase era il gemello di Storm, e possedeva un ristorante in centro. «C'è troppo disordine.» «E da Storm?» «Saremmo interrotti di continuo dalle donne che lo cercano al telefono.» Thorn sospirò a fondo. A trentadue anni, Storm, il secondo nato dei due gemelli, faceva il vigile del fuoco di giorno e il playboy di notte. «Perché, allora, non andiamo da me?» Stone scosse la testa. «Non ci pensiamo nemmeno. Non hai mai niente da mangiare e nemmeno abbastanza da bere. Allora, verrai?» Thorn aggrottò le sopracciglia. «Ci penserò.» Stone trattenne un sorriso. Thorn non aveva mai 16


perso una delle loro partite tra fratelli. «D'accordo, se ti vediamo bene, se non ti vediamo va bene lo stesso. Vuol dire che i soldi di Storm li vincerò tutti io.» «Neanche per idea.» «Non li vincerai nemmeno se verrai» lo provocò Stone, sapendo quanto erano irresistibili per lui le sfide. E, che lo ammettesse o no, la sua sfida più grande era una magnifica donna di nome Tara Matthews... L'interfono di Tara prese a gracchiare. «Dimmi, Susan.» «C'è la signora Chadwick, dottoressa.» Tara si chiese cosa l'avesse portata lì. Suo marito, il dottor Martin Chadwick, era il primario di pediatria, era una figura molto importante nell'ambito dell'ospedale ed era anche il suo capo. «Okay, Susan. Falla passare.» Sorrise, quando poco dopo la donna entrò. Come al solito, era bellissima. Tutti sapevano che le piaceva molto impegnarsi nella raccolta di fondi per l'ospedale e, considerando la nuova ala di pediatria, non si poteva negare che fosse molto brava. «Signora Chadwick» la salutò. «È un piacere vederla, dottoressa Matthews.» «Grazie» ribatté Tara, invitandola con un gesto a sedersi dall'altra parte della scrivania. L'ultima volta che si erano incontrate era stato a un ricevimento di beneficenza di alcune settimane addietro, il primo a cui lei aveva partecipato dopo il trasferimento ad Atlanta e l'assunzione all'Emory University Hospital. La signora Chadwick sorrise. «So che è molto oc17


cupata, dottoressa, per cui vado dritta al punto. Sono qui per sollecitare il suo aiuto per una raccolta di fondi che ho in mente.» Tara ricambiò il sorriso, stupita che la donna stesse chiedendo aiuto a lei. Una delle prime cose che le avevano detto i colleghi, quando era entrata nello staff, era di non prendere Lori Chadwick dal lato sbagliato. La donna amava molto il suo progetto per i bambini, e si aspettava che gli altri avessero il suo stesso entusiasmo. «Sarò felice di aiutarla. Cosa ha in mente?» «Ho pensato alla vendita di un calendario per finanziare la Kid's World.» Tara annuì. La Kid's World era una fondazione che si occupava di esaudire i sogni dei bambini terminali, come per esempio una visita in un posto che stava dall'altra parte del mondo, e che si finanziava grazie a una serie di iniziative caritatevoli. «E ha già qualche idea riguardo a questo calendario?» chiese alla donna, domandandosi cosa potesse fare lei. «Sì. Sarebbe un calendario di uomini particolarmente belli.» La signora Chadwick ridacchiò. «Fatto con molto buon gusto, naturalmente. Sono convinta che venderebbe molto. Dovrebbe ritrarre uomini di vario genere. Ho già delle adesioni da parte di alcuni personaggi, ma me ne manca ancora qualcuno. Ho fatto una piccola indagine e, fra gli uomini preferiti dalla maggior parte delle donne che hanno risposto, sopra tutti gli altri è venuto fuori quello di un suo amico.» «Un mio amico?» «Thorn Westmoreland, il corridore motociclista. Immagino che un tipo capace di correre dei rischi 18


come quello debba essere molto audace, oltre al fatto che è un uomo molto bello, e nel calendario farebbe la parte del leone.» Prima che Tara si rimettesse dallo stupore e dicesse alla donna che Thorn Westmoreland non era affatto suo amico, la signora Chadwick sorrise radiosa e aggiunse: «Conto su di lei per convincerlo a posare per noi, dottoressa. Sono sicura che non lascerà me e mio marito... a piedi, come si dice». Più tardi, quella sera, Tara sollevò gli occhi sentendo bussare alla porta. Un'occhiata all'orologio sulla parete sopra il fornello la informò che erano passate da poco le sette. La partita sarebbe iniziata alle nove, chi poteva essere quindi? Incuriosita, andò alla porta e guardò attraverso lo spioncino. Thorn! Stone le aveva detto che non sarebbe venuto, e il cuore prese a batterle furiosamente. Un flusso improvviso di adrenalina e ormoni la scosse, e nella mente le passò un flash di quando si erano baciati tre mesi prima al matrimonio di suo fratello. Un bacio che avrebbe dovuto aiutarla a toglierselo dalla testa, ma che in realtà lo aveva reso ancora più presente nei suoi pensieri. Aprì lentamente la porta, chiedendosi come mai, se aveva poi deciso di venire, fosse arrivato così presto. C'era qualcosa, nel modo in cui se ne stava lì davanti alla porta con il casco in mano, che subito le suscitò delle reazioni dappertutto. Era senza respiro, il cuore le saltava nel petto, mentre lui spostava il peso da un piede all'altro assumendo la posa più sexy che lei avesse mai visto in un uomo. Una posa 19


che avrebbe fatto venire l'acquolina in bocca a qualsiasi donna, se fosse finita sopra un calendario... Teneva il pollice della mano destra infilato in una tasca, il casco appoggiato al fianco con la sinistra, la maggior parte del peso sulla gamba destra, e un paio di jeans gli fasciava le lunghe cosce muscolose. Le spalle larghe, sotto la giacca di pelle, conferivano un'aria particolarmente atletica al suo fisico snello, ed era così bello che per poco non le si piegarono le ginocchia. Abbassò un attimo lo sguardo sui suoi stivaletti da motociclista, prima di guardarlo negli occhi. Sì, era un uomo magnifico. Non c'era altro aggettivo per descriverlo. Il suo sguardo le smosse qualcosa nello stomaco, e il cuore prese a batterle ancora più in fretta. Cercò di non concentrarsi sui suoi jeans, sul suo giubbotto di pelle, o sul piccolo diamante che portava al lobo sinistro. Non le restava che guardarlo in viso, il che non contribuiva certo a raffreddare la sua eccitazione. Portava i capelli tagliati corti. La sua pelle era color rame scuro e gli occhi sembravano di velluto nero. Aveva un bel naso dritto e gli zigomi alti, ma era la bocca che aveva tutta la sua attenzione. Il ricordo di quella bocca sulla sua, di come si era sentita quando lui l'aveva baciata, del suo sapore, le passò nella mente in una serie di flash che le diede una specie di capogiro. Era una bocca piena, generosamente curva, terribilmente attraente e seducente. Le venne in mente all'improvviso che non aveva mai visto Thorn sorridere. Come se intorno a lui ci fosse sempre una nuvola scura. 20


Anche adesso. Anche quando l'aveva baciata. Ma Tara non voleva ricordare quell'episodio, anche se sapeva che non lo avrebbe mai dimenticato. «Che cosa ci fai qui?» gli chiese. «Non c'era una partita a carte, questa sera?» rispose lui con una voce così bella da sembrare non vera. Leggermente roca, profonda, sensuale, era avvolgente come seta. Si schiarì la voce, mentre lui la guardava con aria stupita. «Sì, hai ragione, ma l'appuntamento era per le nove.» «Le nove?» Thorn si accigliò. «Credevo che Thorn avesse detto alle sette e mezzo.» Diede un'occhiata all'orologio. «Okay, torno più tardi» annunciò, voltandosi per andarsene. «Thorn?» Lui si voltò di nuovo. «Sì?» Tara si disse che quello era un momento buono per parlargli del calendario. Lo aveva accennato a Chase Westmoreland quando era passato da lei all'ospedale dopo la visita della signora Chadwick. Lui le aveva detto che era una buona idea, ma l'aveva avvertita che non sarebbe stato facile convincere il fratello perché detestava mettersi in mostra e fare qualunque forma di pubblicità a se stesso. L'ultima volta che Thorn era stato coinvolto in un evento pubblicitario, per poco non era stato travolto da uno scandalo amoroso. Così le aveva spiegato Chase, e lei non era riuscita a saperne di più. Se voleva conoscere tutta la storia, doveva chiederla a Thorn, aveva tagliato corto il fratello. «Puoi restare, se vuoi» gli disse. «Non ci vorrà 21


molto prima che arrivino gli altri. Manca solo un'ora e mezzo.» «No, grazie» disse in fretta lui. «Riferisci ai miei fratelli che ho cambiato idea e che stasera non giocherò.» Tara lo guardò salire sulla sua moto, mettersi il casco, avviare il motore, e partire come se avesse il diavolo alle calcagna. Piegandosi in avanti, Thorn affrontò una curva piuttosto stretta. Il rumore del motore era così morbido che gli ricordava le fusa di piacere di una donna a letto, le stesse che gli sarebbe piaciuto sentire dalle labbra di Tara Matthews. Anche se l'aria fredda di gennaio lo frustava, sentiva un gran calore dappertutto e un brivido lungo la spina dorsale; una sensazione che provava sempre quando vedeva Tara. Strinse forte il manubrio, ricordando come gli era apparsa sulla porta con quei vecchi jeans e quella maglietta. Trovava che il suo fisico, sottile ma pieno di curve, la sua pelle color mogano, gli occhi castano chiaro e i capelli scuri lunghi fino alle spalle fossero irresistibili. Lo distraevano e lo attraevano troppo. E lo turbava e lo spaventava sentirsi così fisicamente consapevole della presenza di quella donna, di ogni suo particolare. Anche quando viveva nel Kentucky, Tara Matthews invadeva il suo sonno. I suoi sogni erano pieni di sesso proibito ed esaltante. Le docce fredde erano diventate un'abitudine, per lui. Nessuna donna era mai riuscita a invadere lo spazio del suo lavoro, ma lei aveva invaso anche quello, così tante volte che 22


non riusciva a tenerne il conto. Costruire delle motociclette e fare delle gare avevano sempre richiesto la sua concentrazione totale... finché non aveva incontrato Tara. Si ricordava sempre della prima volta in cui si erano visti. Era arrivato da sua sorella Delaney una sera tardi per la partita a carte con i suoi fratelli, e nessuno sapeva dove lei fosse finita e se sarebbe ritornata. Almeno, nessuno dei fratelli aveva voluto dirglielo. Lui aveva perso il controllo ed era arrivato a mettere loro quasi le mani addosso. Tara era uscita di corsa dalla cucina con tutte le sue curve e una gonna corta di jeans, più sexy di qualunque altra donna; e con più coraggio di tutti gli altri gli aveva fatto notare la prepotenza con cui pretendeva di sapere i fatti di sua sorella. Gli aveva detto senza mezzi termini cosa pensava del suo comportamento incivile, guardandolo decisa negli occhi, e l'unica cosa a cui lui era riuscito a pensare era stata di portarla in una camera da letto e fare l'amore con lei. La velocità con cui si era manifestato in lui il desiderio lo aveva spaventato a morte. Detestava sentirsi in quel modo. Dopo Patrice, si era ripromesso di non lasciarsi coinvolgere mai più così tanto da una donna: non avrebbe mai più permesso a se stesso di ritornare nell'inferno che aveva conosciuto. Cosa avrebbe voluto da Tara? Averla almeno una volta per poi dimenticarla. Una cosa che non era riuscito a realizzare con quel bacio. Avrebbe voluto fare l'amore con lei fino ad averne abbastanza. Per dei giorni, delle settimane. Forse dei mesi. Non si era mai trovato in una situazione così difficile, e stava facendo di tutto perché i suoi fratelli 23


non se ne accorgessero. Se avessero sospettato che aveva delle mire sulla migliore amica della loro sorellina, si sarebbe scatenato un vero inferno. Al solo ricordo del sapore di Tara, gli venne l'acquolina in bocca. Lo aveva invitato ad aspettare gli altri per più di un'ora, ma non poteva nemmeno immaginare di restare da solo con lei per tutto quel tempo senza diventare matto. Avrebbe compiuto qualche gesto insano, come al matrimonio di Dare... Affrontò un'altra curva molto stretta con precisione, godendo del senso di libertà che solo il correre in moto riusciva a dargli. Come avrebbe voluto condividere anche con Tara quella stessa sensazione... Quel pensiero lo spinse a decidere di rendere tutto più facile. L'autocontrollo che si era imposto dal primo momento in cui l'aveva vista stava venendo meno. Voleva avere con lei una relazione. Era ora di smettere di fuggire e affrontare la faccenda. La sua prossima corsa si sarebbe svolta a Daytona Beach sei settimane dopo. Sei settimane di celibato forzato. Fino ad allora, con Tara sarebbe stato corretto e attento come con la sua moto, ma non aveva dubbi che, quando l'avesse portata a letto, sarebbe stata un'esperienza unica, fantastica. Sorrise. Sì, era arrivato il momento che lui e Tara smettessero di evitarsi, e che lui iniziasse a predisporre dei piani per fare buon uso di tutta quell'energia sprecata.

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2582 - La passione proibita del milionario

di A. Mather Dominic è alto, moro, bellissimo, e Cleo non può che rimanere turbata dal suo fascino ispanico. Torna INTERNATIONAL TYCOON.

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di M. Mayo Quando Sienna incontra Adam capisce di aver trovato l'uomo giusto, l'amore della sua vita. Invece... Ecco a voi UN NUOVO INIZIO.

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