Mh174 fuoco mediterraneo

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Lynne Graham

FUOCO MEDITERRANEO


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Italian Boss's Mistress Married by Arrangement Reluctant Mistress, Blackmailed Wife Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2003 Lynne Graham © 2005 Lynne Graham © 2006 Lynne Graham Traduzioni di Carlotta Picasso, Alessandra Gucciardo e Cecilia Bianchetti Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Pack - giugno 2005 Prima edizione Harmony Pack - aprile 2006 Prima edizione Collezione Harmony - marzo 2008 Seconda edizione Il Meglio di Harmony - maggio 2014 Questo volume è stato stampato nell'aprile 2014 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) IL MEGLIO DI HARMONY ISSN 1126 - 263X Periodico mensile n. 174 del 10/05/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 777 dello 06/02/1997 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Sommario Pagina 7

Amore senza confine Pagina 177

Accordo d'amore Pagina 311

Dolce passione greca


Amore senza confine


1 La veduta di Napoli dall'aereo lasciò senza fiato il gruppo di uomini d'affari che si stava recando in quella città per l'acquisizione di una società, la Venstar, che avrebbe esteso ulteriormente l'impero economico di Andrea D'Alessio. D'Alessio era un imprenditore, noto per essere un tipo inflessibile e risoluto. Il suo nome era diventato una leggenda. Non c'era capo esecutivo della Venstar che non temesse di perdere il proprio posto di lavoro. «Questa fotografia l'aiuterà a riconoscere il personale dell'azienda, una volta che lo incontrerà di persona.» Uno dei direttori porse al nuovo proprietario il notiziario informativo della società in cui era stata pubblicata la fotografia dell'organico. Andrea la studiò con attenzione e rimase colpito dall'immagine di una donna molto alta, ritratta in mezzo a un manipolo di uomini dall'espressione seria e compassata. Appariva fuori luogo e il suo atteggiamento dimesso, le spalle curve come se volesse nascondersi, evidenziavano l'assoluta mancanza di grazia ed eleganza. Un paio di occhiali dalla montatura pesante nascondeva il suo volto sottile. Ma quello che soprat9


tutto colpì Andrea fu la sua trasandatezza. Aveva i capelli scompigliati in riccioli ribelli che andavano in tutte le direzioni e l'effetto era disastroso. Avrebbero avuto bisogno di un'energica spazzolata. Osservandola nei particolari, notò che mancava un bottone alla giacca e che i pantaloni informi avevano l'orlo di una gamba scucito. Si accigliò. La cura della propria persona era per lui una priorità fondamentale. Sempre elegante e impeccabile, non tollerava chi non fosse ordinato, ben vestito e attento ai particolari. «Chi è quella donna?» si informò, con un tono che voleva sembrare casuale. «Oh, si riferisce a... Philippa!» esclamò un capo esecutivo della Venstar. «È il nostro vicedirettore amministrativo...» rispose, ricordando che l'assunzione di una donna nell'organico della società era stata una sfida della vecchia dirigenza. «Non deve pensare a lei come a una donna qualunque, normale... è un cervellone. Mira in alto, è ambiziosa e non pensa che al lavoro» rivelò con una punta d'orgoglio un altro direttore. «Si dedica totalmente al lavoro. Non ha preso un giorno di ferie in tre anni...» «Questo non depone a suo favore, rischia di ammalarsi» obiettò Andrea. «Gli impiegati stressati ed esausti non riescono a mantenere alte le loro prestazioni e commettono errori. Questa signora ha bisogno di una vacanza e il capo del personale dovrebbe scambiare due chiacchiere con lei sul suo aspetto, sciatto e trasandato.» Gli impiegati si irrigidirono. Pancia in dentro, spalle dritte, petto in fuori, i presenti temettero che una piccola pecca nel loro modo di abbigliarsi o un brutto 10


portamento potessero pregiudicare la loro posizione e qualificarli come persone trasandate. Un silenzio imbarazzante riempì la stanza. Philippa era trasandata, goffa, in disordine? Nessuno si era mai soffermato su quell'aspetto. I suoi colleghi e collaboratori apprezzavano le sue doti di grande economista e la sua estrema efficienza. Andrea continuò a esaminare la fotografia, spostando la sua attenzione sul gruppo di uomini. «Sono fermamente convinto che, non curarsi del proprio aspetto e vestirsi alla buona, dia una cattiva impressione ai clienti. Non voglio vedere nessuno indossare i jeans in ufficio. Essere eleganti e alla moda implica ordine e disciplina e ha un buon impatto sulla clientela. Ad esempio, quest'uomo qui davanti, dovrebbe tagliarsi i capelli e indossare una camicia nuova. Un occhio attento al proprio aspetto è doveroso e torna sempre a proprio vantaggio. Ricordatevi che curare la propria immagine non è mai tempo sprecato.» Quasi tutti i presenti decisero di seguire una dieta, di tagliarsi i capelli e di comprare un completo nuovo. Andrea era l'emblema dell'eleganza, a conferma di quanto sosteneva. Alto, magro, raffinato e signorile con il suo abito Armani, avrebbe dato ai più giovani il desiderio di emularlo. Ricky Brownlow era troppo vanesio per pensare di aver bisogno di tagliarsi i folti capelli biondi, o di mettersi a dieta, e sorrise compiaciuto tra sé. Aveva già escogitato un modo per insediare la sua attuale amante al posto di Philippa senza attirare l'attenzione, o le critiche, dei colleghi. «L'ufficio del personale dovrà anche mettere a punto dei nuovi obiettivi. Vorrei vedere un miglioramento 11


nell'organico della Venstar e con ciò intendo dire che vorrei che un numero maggiore di donne occupasse ruoli direttivi all'interno dell'azienda» concluse Andrea. Quando Ricky Brownlow, il diretto superiore di Philippa, la convocò nel suo ufficio per metterla al corrente delle ultime novità, lei rimase sbigottita. «Cheryl... sarà nominata direttore amministrativo?» domandò con incredulità. Ricky annuì, come se non ci fosse niente di anomalo in ciò che le aveva appena riferito. Cheryl Long? Quella giovane brunetta dal sorriso pronto, che fino a quel momento era stata una delle sue impiegate, adesso stava per diventare il suo capo? Quella notizia fu un vero shock per Philippa. Da tre mesi stava operando come direttore amministrativo e aveva nutrito molte speranze sulla convalida ufficiale e definitiva di quell'incarico. Non aveva minimamente sospettato che Cheryl aspirasse a quel posto. «Ho pensato che sarebbe stato meglio informarti in via ufficiosa, prima del direttore del personale» aggiunse Ricky, con il tono di chi sta facendo un grosso favore. «Ma Cheryl non ha alcuna qualifica per occupare quel posto e ha un'esperienza di un paio di mesi nel settore...» insistette Philippa. «Come si dice, la gente giovane e motivata mantiene alto lo spirito dell'azienda» concluse Ricky, inarcando le sopracciglia di fronte alla sua espressione afflitta. Delusa e mortificata, lei tornò alla sua scrivania. Avrebbe potuto essere scavalcata da un candidato 12


più qualificato di lei, si disse. Ma questo che cosa significava? Che non sapeva accettare la sconfitta? Temette di essersi sopravvalutata e pensò che, probabilmente, non era riuscita a rendersi conto del talento e delle capacità di Cheryl. All'improvviso si ricordò che quella sera ci sarebbe stata un festa di benvenuto in onore di Andrea D'Alessio. Sospirò. Non le erano mai piaciute le feste e ancora meno i ricevimenti offerti dall'ufficio. Ma anche se aveva perso il posto a cui aveva aspirato e che credeva ingenuamente di avere già acquisito, pensò che avrebbe fatto meglio a recarsi al rinfresco per dimostrare a tutti che non era invidiosa del successo di Cheryl. Cheryl stava per diventare il suo capo. Philippa ingoiò a fatica il rospo. Che cosa aveva fatto per compromettere la sua promozione? Perché nessuno l'aveva informata prima? Cheryl stava per diventare il suo capo. Non poteva crederci. In più di un'occasione, Philippa l'aveva trattata con durezza e ammonita per le pause pranzo troppo lunghe e per il lavoro scadente e impreciso. Era proprio la Cheryl che passava la metà del tempo chiacchierando, o civettando con il primo uomo disponibile? Cheryl che quel giorno... Philippa si sentì prendere dallo scoraggiamento. Lei che aveva sempre bruciato le tappe, ottenuto sempre dei risultati eccellenti, aveva fallito e non se ne capacitava. Doveva aver disatteso le aspettative. Forse non era stata all'altezza di quanto le veniva richiesto... «Peccato che lui non ami la pubblicità. Mi sarebbe piaciuto vedere una sua fotografia in primo piano» bisbigliò Jonelle, una delle assistenti, con lo sguardo so13


gnante. «Stasera, vedendolo in carne e ossa, scopriremo se la sua reputazione corrisponde a verità.» «Sembra che abbia regalato alla sua ultima fidanzata un paio di manette tempestate di brillanti...» continuò Jonelle. Philippa non era interessata alla vita privata di Andrea D'Alessio. Sapeva che era un vero fenomeno negli affari ma anche un gigolo e un terribile donnaiolo, nonostante avesse tentato di tutto per proteggere la sua privacy e non farsi fotografare dai paparazzi che lo seguivano ovunque. Il suo istinto l'aveva messa in guardia e, senza ancora conoscerlo, era sospettosa nei suoi confronti. Se un uomo le avesse regalato delle manette tempestate di brillanti, si sarebbe trovato scaraventato fuori da un aereo senza paracadute. Comunque, lei non era il tipo da attrarre individui del genere. Molte altre donne, invece, sarebbero rimaste affascinate all'idea di sottostare alle fantasie sessuali del partner. «Scommetto che è un vero schianto» riprese Jonelle, con lo sguardo sognante. «Un tipo passionale...» «Invece io scommetto che è basso e con la faccia tonda e il naso a patata» aggiunse Philippa, ironica. «E il motivo per cui a lui non piace apparire sui giornali è che adora le voci che circolano sul suo conto che lo descrivono più bello di come sia in realtà.» «Forse quel povero ragazzo cerca soltanto di sfuggire a chi lo insegue per la sua ricchezza» ipotizzò Jonelle. «Allora, se non fosse stato milionario, nessuno gli sarebbe corso dietro» la derise l'altra. A metà mattinata, Philippa fu convocata dal direttore del personale. Le fu detto, per la seconda volta in 14


quel giorno, che la sua richiesta di diventare direttore amministrativo era stata respinta. Tuttavia, grazie a Ricky Brownlow che l'aveva preavvertita, riuscì a dissimulare la rabbia e la frustrazione. L'anziano direttore la rassicurò, dicendole che non c'erano problemi per quanto riguardava le sue prestazioni e che la mancata promozione non dipendeva da lui. «Inoltre, ha svolto un ottimo lavoro in questi ultimi mesi, considerando tutto quello che ha passato» continuò in tono amichevole. Il riferimento alla recente morte del padre, avvenuta in primavera, la scosse. «Sono stata fortunata perché il lavoro mi ha tenuta molto occupata.» «Lo sa che non ha mai usufruito delle ferie in questi ultimi tre anni?» Philippa aggrottò la fronte e sollevò le spalle. «Sì, lo so...» «Mi hanno chiesto di assicurarmi che alla fine del mese lei vada in ferie per almeno tre settimane...» «Tre settimane... di ferie?» Philippa sobbalzò. «Mi hanno anche autorizzato a concederle sei mesi di astensione dal lavoro, o un intero anno sabbatico.» «Un... un anno sabbatico? Dice sul serio?» gli domandò, con gli occhi spalancati per lo stupore. L'anziano signore ignorò l'espressione avvilita sul viso di Philippa e cominciò a elencarle i benefici che poteva trarre da una pausa dal lavoro e da un lungo e meritato periodo di riposo. «Lei passa troppe ore in ufficio.» «Ma a me piace lavorare...» «Non ha importanza. Vedrà, in vacanza riuscirà a rilassarsi e allora prenderà in considerazione l'opportunità di godersi un intero anno sabbatico. Pensi a co15


me si sentirà più riposata e stimolata al suo ritorno al lavoro.» Rilassata? Riposata? Credevano che fosse stressata? Era questo il motivo per cui non aveva ottenuto la promozione? Si era dimostrata irritabile, nervosa con i suoi colleghi? O non aveva manifestato sufficienti capacità manageriali? Si stava arrovellando la testa, cercando di capire la causa del suo fallimento. Non le davano scelta. Le avevano indorato la pillola, solo per obbligarla a prendersi un periodo di ferie. Ma perché proprio adesso? Qual era l'arcano? Temevano che non fosse all'altezza dell'incarico? Philippa si sentì profondamente scoraggiata, demoralizzata, aveva perso fiducia nelle sue capacità. Tirò avanti fino all'ora di pranzo, poi tornò al suo lavoro, ma si accorse che alle tre del pomeriggio non c'era più nessuno seduto alla propria scrivania. «Dove sono andati tutti?» chiese a Ricky Brownlow, incrociandolo sulla porta dell'ufficio. «Sono andati via presto per essere puntuali alla festa di questa sera. Anche tu dovresti andare a casa a prepararti.» Avrebbe voluto portare a termine il lavoro che stava facendo, ma, pensando agli avvenimenti della mattina e alla prospettiva di una vacanza forzata, decise di seguire il consiglio di Ricky. Aveva imparato una lezione che l'aveva punta nell'orgoglio: non era né indispensabile né insostituibile. Pioveva a dirotto e Philippa si accorse di aver dimenticato l'impermeabile quando ormai era scesa al piano terra. Stanca di aspettare l'ascensore, salì le scale. Credeva che non ci fosse più nessuno in ufficio, ma udì delle voci. 16


«Quando ero a Napoli, ho sentito dire da Andrea D'Alessio in persona che ama essere circondato da donne sensuali e attraenti» disse Ricky Brownlow, in tono sommesso. «Ha guardato con disapprovazione la fotografia di Philippa La Scialba pubblicata nel bollettino dell'azienda e ho subito capito che non l'avrebbe mai promossa a direttore amministrativo. Così gli ho sottoposto la domanda di Cheryl, che è assai meno qualificata ma di certo più presentabile...» Philippa rimase di sasso, sconvolta e mortificata per quello che aveva appena udito. Philippa... Philippa La Scialba? «Philippa Stevenson è un'impiegata eccellente» asserì uno dei direttori più anziani. «È una fortuna averla in squadra, ma neanche la sua migliore amica potrebbe dire che è una bellezza, o che ha grazia, o sex appeal. In realtà, è una guastafeste» disse Ricky, con un pizzico di cattiveria, ferendo profondamente Philippa. «Assodate le sue preferenze sessuali, non credo che riusciremo ad accattivarci le simpatie di D'Alessio se gli presentassimo Philippa il suo primo giorno qui da noi» sostenne Ricky. Temendo di essere scoperta, Philippa tornò indietro in punta di piedi, senza recuperare l'impermeabile. Ecco il motivo per il quale Cheryl ha sparso la voce della sua promozione a direttore amministrativo della Venstar, pensò. Philippa La Scialba? Avvertì un senso di nausea, ma cercò di non pensarci. Ricky Bronwnlow aveva sostenuto Cheryl solo perché era una donna attraente e riscuoteva successo con gli uomini. Le sue doti fisiche avevano favorita la sua ascesa. 17


Philippa non era mai stata umiliata in quel modo. Deglutì con difficoltà e batté le palpebre per scacciare le lacrime. Era ingiusto, inaccettabile. Aveva lavorato sodo per ottenere quel posto. Quella discriminazione era contro ogni regola e legge, e la Venstar meritava di essere citata in giudizio. Si immaginò seduta al banco degli imputati che accusava Ricky Bronwnlow quale portavoce della Venstar, ma abbandonò subito l'idea di trascinare la compagnia in tribunale. Neanche la sua migliore amica potrebbe dire che è una bellezza... Philippa La Scialba? Dunque, era questo il motivo? E pensare che, quando aveva quindici anni, un'agenzia di modelle le aveva offerto un contratto molto remunerativo. Suo padre si era opposto duramente, ritenendo che quella carriera non fosse adatta a sua figlia. Ma quel giorno, per la prima volta in vita sua, si era ribellata alle regole severe che il padre le imponeva ed era andata di nascosto all'agenzia. L'avevano truccata, pettinata, vestita, trasformandola in una ragazza avvenente e piena di fascino. Poi un fotografo opportunista, dalle mani lunghe, l'aveva messa in fuga confermando tutto quello che aveva detto suo padre sul mondo della moda, pieno di pericoli e corruzione. Perché non poteva tentare di ripetere quel piccolo miracolo da sola? Di trasformarsi da anatroccolo in cigno? Avrebbe potuto presentarsi alla festa come mai l'avevano vista prima. Avrebbe lasciato a bocca aperta quel babbeo di Ricky Brownlow e quel donnaiolo di Andrea D'Alessio. Un uomo poteva essere così stupido da anteporre la bellezza all'intelligenza, alle capacità professionali? In piedi sotto la pioggia, Philippa cercò il telefonino 18


nella borsa per chiamare Hilary Ross. La sua amica parrucchiera si stupì per la sua richiesta: Philippa voleva farsi fare un'acconciatura per la serata. «Alla fine hai deciso di prenderti cura di te stessa? Ma è Natale o che cosa?» commentò Hilary. «Devo andare a una festa molto importante, questa sera.» Hilary le disse di raggiungerla immediatamente. Aveva un cuore d'oro e non avrebbe abbandonato la sua cara vecchia amica nel momento del bisogno. «Non posso dirti di no la prima volta che decidi di farti sistemare i capelli!» esclamò, prima di riagganciare. Philippa saltò sulla metropolitana, diretta al negozio dell'amica che si trovava a Hounslow, a ovest di Londra. Sballottata tra un passeggero e l'altro sulla carrozza stipata, pensò con sollievo che il padre non avrebbe potuto biasimarla per la mancata promozione. Quando mai era riuscita a soddisfare le aspettative dei suoi genitori e fare in modo che il padre fosse orgoglioso di lei?, si interrogò, sentendosi in colpa. Ripensò a quando sei anni prima la sua famiglia era stata distrutta. All'epoca aveva diciassette anni e con i suoi genitori e altre tre famiglie, tra cui quella di Hilary, erano andati, come ogni anno, in vacanza in Francia, in Dordogna, ma quell'estate era successo di tutto. La vacanza si era rivelata un disastro, tuttavia nessuno aveva avuto il coraggio di ammetterlo. Appena arrivati nella località prescelta, la migliore amica di Philippa, Tabby, si era invaghita di un ragazzo del posto e l'aveva ignorata per tutta la durata della vacanza. Lei aveva sofferto in silenzio, da sola, senza che nessuno se ne accorgesse. 19


Ma la cosa più grave era stato l'incidente automobilistico di cui erano rimasti vittime i suoi genitori: sua madre aveva perso la vita, mentre suo padre era finito sulla sedia a rotelle. Gerry Burnside, il padre di Tabby, si era messo alla guida ubriaco e si era schiantato con la macchina, distruggendo le vite dei suoi amici. Philippa, da sempre molto più vicina alla madre che al padre, severo e intransigente, aveva sofferto in modo terribile la sua perdita. Il padre, insegnante di scienze e tipo sportivo, dopo l'incidente che lo aveva lasciato paralizzato, non era mai riuscito ad accettare la sua infermità. Da giovane, Martin Stevenson avrebbe voluto fare il medico, ma non era riuscito a superare gli esami e aveva spinto la figlia a realizzare il suo sogno, costringendola a condividere la sua passione per la medicina. Philippa, però, non era riuscita a riprendersi dopo quell'atroce incidente in cui avevano perso la vita anche i genitori di Hilary, il padre di Tabby e la madre di Jen e aveva dovuto rinunciare alle aspirazione che il padre nutriva per lei. Suo padre reagì molto male e la sua delusione fu enorme. Per Philippa era stato un periodo molto difficile. Oltre al profondo dolore, alla ferita insanabile, aveva dovuto sopportare le continue critiche e angherie del padre. Nei sei anni che erano seguiti, aveva cercato di comportarsi da figlia devota, tentando di compiacerlo, laureandosi in economia con il massimo dei voti, curandolo e mandando avanti la casa, ma lui non l'aveva mai perdonata per aver rinunciato a diventare un medico. La consapevolezza dei propri limiti e delle proprie 20


insicurezze la rendeva profondamente infelice. Forse, chissà, se non si fosse verificato quel terribile incidente, avrebbe studiato medicina, ma a quel punto si era resa conto di essere troppo sensibile per intraprendere quella carriera. Dopo quella tragica estate non era più tornata nella terra natale di sua madre, la Francia, paese che adorava. Si era anche inventata delle scuse per non recarsi al matrimonio della sua amica Tabby. Per fortuna, suo marito Christien la portava spesso a Londra e lei e Philippa riuscivano a vedersi con una certa regolarità. Non era ora di accettare la morte della madre e andare a trovare i suoi amici Laroche a Duvernay, in Bretagna, nel loro splendido castello di famiglia? Quante volte l'avevano invitata? Si sentiva un po' in colpa. Perché allora non trascorrere una parte delle sue ferie in Francia con Tabby? «Oh, no! Mi ero completamente dimenticata che oggi chiudevi all'ora di pranzo» gemette Philippa, non appena Hilary le aprì la porta del suo minuscolo appartamento dal quale si accedeva al negozio di parrucchiere. «Santo cielo, avresti dovuto ricordarmi che oggi avevi il pomeriggio libero!» Hilary era piccolina, magra, con dei grandi occhi grigi e folti capelli biondi. Era più giovane di un anno rispetto a lei, ma ne dimostrava diciotto. «Stai scherzando? Finalmente hai un appuntamento e io muoio dalla voglia di sapere con chi.» «Non c'è nessun chi. Devo andare alla festa che si terrà in onore del nuovo amministratore delegato...» «Al telefono mi sei sembrata emozionata e ho pensato che...» 21


«Non emozionata... sconvolta» ammise Philippa. «Mi hanno silurato. Ho fatto fiasco...» «Che cosa diavolo stai dicendo?» «Non ho ottenuto la promozione» si sfogò. Hilary ascoltò per un po' la storia, poi prese una bottiglia di brandy dalla dispensa, che qualcuno doveva averle regalato a Natale, e ne versò due dita in un bicchiere per offrirlo a Philippa. «Non lo voglio, sai che non bevo...» mormorò lei, agitando una mano per allontanare il liquore. «Sei pallida come un lenzuolo. Hai bisogno di tirarti su.» Hilary la fece accomodare per lavarle i capelli e cambiò argomento. «Allora vuoi prenderti una rivincita, questa sera?» «Almeno voglio provarci.» Philippa arricciò il naso mentre annusava il liquido ambrato, poi ingoiò un lungo sorso che le bruciò lo stomaco. Ma il potere dell'alcol e l'affetto della sua amica la fecero sentire subito meglio. Anni prima, a una riunione di ex studenti a cui aveva partecipato nonostante le battute sarcastiche del padre, aveva incontrato Hilary e scoperto che anche lei viveva a Londra. Tabby, invece, si era trasferita definitivamente in Francia. Dopo quel tragico incidente, le loro strade si erano separate: sia lei sia Tabby avevano perso di vista Hilary e anche Jen Tarbert, l'altra loro compagna d'infanzia. «Otterrai la tua rivincita persino bendata» affermò l'amica, ricordando con una punta di rancore le critiche che il padre aveva rivolto a Philippa fin da piccola, contribuendo a farle perdere quel poco di autostima e di sicurezza che era riuscita a conquistare. 22


«Come sta la tua sorellina Emma?» si informò Philippa, mentre Hilary le lavava i capelli. Hilary adorava quella ragazzina e fu felice di dirottare il discorso su di lei. «Posso truccarti?» le propose allegra, dopo un po'. «Se ti fa piacere...» «Certo! Truccare è la mia passione!» «Allora cerca di fare del tuo meglio...» «Con una faccia come la tua, non sarà difficile» le rispose Hilary, mettendole in mano un altro bicchiere di brandy e spingendola su per le scale verso il suo appartamentino disordinato. «Bisogna che vada a casa a cambiarmi» borbottò Philippa. «Non farai in tempo. Sei già in ritardo.» Hilary andò a cercare qualcosa nell'armadio della sorella e poco dopo le sventolò sotto il naso un elegante abito turchese. «Ma non posso prendere in prestito un vestito di tua sorella» protestò Philippa. «Emma crede che questo vestito la invecchi, e sai meglio di me come sono puntigliosi gli adolescenti... non lo indosserà mai.» «Non mi sentirò a mio agio vestita così» sbuffò Philippa. «Avanti! Sei giovane e con il tuo fisico puoi indossare qualsiasi cosa. Che cosa ti preoccupa? Non si vede niente.» Per Philippa, qualunque indumento le lasciasse scoperte le spalle e le braccia sottili ed evidenziasse il seno minuscolo era un azzardo. Ma l'offerta di Hilary era stata così generosa che non poteva rifiutare. Avevano entrambe lo stesso numero di scarpe, anche se i 23


loro gusti erano decisamente diversi. Hilary adorava i tacchi alti, mentre Philippa prediligeva le scarpe basse. Si considerava troppo alta per averne bisogno, ma l'amica le offrì un paio di sandali d'oro con un tacco di circa nove centimetri, poi la invitò a vestirsi. Dopo circa due ore di preparativi, Phlippa si guardò allo specchio. «Sei splendida, bellissima, assolutamente fantastica e guai a te se non mi credi!» esclamò Hilary, visibilmente soddisfatta. «Ma... non sembro io» mormorò Philippa, guardando con stupore l'immagine riflessa nello specchio. «Solo perché di solito trascuri i tuoi capelli, non ti trucchi e non fai attenzione al modo in cui ti vesti.» Philippa batté le palpebre. Le sue ciglia erano irrigidite dal mascara e pesavano come piombo, ma non poteva lamentarsi. «Grazie» mormorò commossa. «Avevo proprio bisogno di questa trasformazione!» Andrea D'Alessio era di pessimo umore. Non voleva essere festeggiato e non voleva una festa in suo onore. Non amava le feste a sorpresa e tanto meno sul lavoro. Non gli piaceva intrattenere gli ospiti con lunghi discorsi e sopportare le chiacchiere dei suoi dipendenti sovraeccitati a causa di un bicchiere di troppo. Se n'era andato da una conferenza adducendo la scusa di un impegno improrogabile e, mentre camminava nell'atrio dell'albergo, la vide: una meravigliosa, splendida donna che avanzava verso di lui. Aveva lunghi capelli castani che catturavano la luce e incorniciavano un ovale più che perfetto, occhi chiari e luminosi che ricordavano l'azzurro del cielo d'esta24


te, labbra carnose, rosa corallo, che sembravano sorridere. Era molto alta per essere una donna, e quello era un motivo sufficiente per non passare inosservata. Andrea sosteneva che in una coppia erano importanti le proporzioni, l'armonia tra i due corpi e, guardando quella sconosciuta, pensò che quel fisico longilineo dalle curve perfette e dalle gambe lunghe si sarebbe adattato perfettamente al suo. Rimase incantato, lo sguardo fisso su di lei come se volesse divorarla con gli occhi, convinto di avere di fronte la sua prossima amante. Philippa lanciò uno sguardo circolare alla sala conferenze gremita di impiegati della Venstar, chiedendosi se qualcuno di loro l'avrebbe riconosciuta. Con i capelli pettinati dalle mani esperte di Hilary, con le lenti a contatto al posto degli occhiali e vestita con eleganza, sembrava un'altra ed era consapevole del proprio fascino. Dal primo momento che aveva messo piede nell'atrio dell'albergo, gli uomini le avevano rivolto degli sguardi colmi di desiderio. Tuttavia, essendo timida e riservata, si sentiva a disagio con addosso quel vestito scollato che la esponeva allo sguardo indiscreto di chiunque. Non era abituata alle occhiate degli uomini. Di solito, celava la sua femminilità , indossava giacche e pantaloni informi, e in quel modo riusciva a relazionarsi senza problemi con i suoi colleghi maschi. Adesso, oggetto degli sguardi lascivi che le lanciavano di sottecchi gli uomini, si sentiva in imbarazzo. Stava per entrare nella grande sala, quando all'improvviso calò il silenzio. Decise di restare ferma dove si trovava, aspettando che l'uomo salito sul podio ter25


minasse il suo discorso. Non appena lui prese il microfono in mano, Philippa scoppiò a ridere. Jonelle e tutte le altre signore presenti, che avevano coltivato fantasie sul milionario Andrea D'Alessio, sarebbero rimaste deluse. «Potrei sapere anch'io che cosa la diverte tanto?» Una voce maschile alle sue spalle la fece sobbalzare. Philippa si irrigidì. Non si era accorta che proprio accanto a lei c'era qualcuno e non ebbe il coraggio di voltarsi. «Stavo pensando che molte persone resteranno deluse da Andrea D'Alessio» sussurrò. Sconcertato, Andrea aggrottò la fronte. «E perché pensa una cosa del genere?» Qualcosa nell'accento di quell'uomo avrebbe dovuto metterla in guardia e farla riflettere prima di parlare, ma lei non vi diede peso. «Chiedo scusa, avrei dovuto dire che le donne resteranno deluse. Quell'uomo non ha un minimo di attrattiva» ribatté, accennando un sorriso. «No?» Andrea pensò che lei fingesse di non sapere di chi stava parlando. La festa era iniziata da poco più di un'ora e lui era stato subito al centro dell'attenzione, pensò. Supponendo che il suo fosse un trucchetto per rompere il ghiaccio e incuriosito da quell'approccio bizzarro e poco ortodosso, rimase in attesa della mossa successiva. «No, è molto basso. È così piccolo che me lo immagino seduto ai piedi di un fungo, vestito di verde come un folletto» proseguì Philippa. Solo a quel punto, Andrea si rese conto che lei si riferiva a Salvatore Rissone, uno degli uomini che si sarebbe occupato della Venstar, una volta terminata 26


l'acquisizione. «L'altezza non è tutto» replicò. «Mi sembra che ami anche molto la buona tavola» aggiunse lei con una punta di cattiveria che non le era abituale. «Ed è quasi calvo. Non mi meraviglio se non vuole farsi fotografare. Dopotutto non è Mister Universo!» «Negli affari non serve essere belli come le dive cinematografiche» ribatté Andrea, irritato da quelle osservazioni impertinenti sull'aspetto del povero Sal. «È un brav'uomo...» «No, non lo è» ribadì lei. «Andrea D'Alessio è molto ricco e il motivo per cui ha un grande seguito è che la gente si fa impressionare dai suoi soldi, oppure...» Si girò verso il suo interlocutore, guardandolo in faccia per la prima volta, e ammutolì. Succedeva di rado che dovesse sollevare la testa per guardare in faccia un uomo o che qualcuno fosse capace di colpirla tanto. Lo sconosciuto aveva la pelle abbronzata, gli zigomi pronunciati e la mascella ben disegnata. Era sorprendentemente bello. Bocca ampia e sensuale, capelli neri e corti, penetranti occhi scuri come l'ebano, profondi sotto le lunghe ciglia color inchiostro. Rimase imprigionata in quello sguardo. «Oppure...?» Andrea incrociò il suo sguardo, limpido, intenso, affascinato. Ogni traccia di rabbia era svanita e lui capì di aver fatto colpo su quella sconosciuta. Lei non sapeva davvero chi era lui. Lo aveva scambiato per Sal Rissone. Quindi non aveva cercato di importunarlo o di attirare la sua attenzione. Stava diventando forse uno di quegli uomini insopportabili che si prendono troppo sul serio? Avvezzo 27


alle adulazioni e alle lusinghe ovunque andasse, era un'esperienza nuova per lui essere criticato. «Oppure...?» Philippa aveva il cuore che le batteva forte, lo sguardo sognante. «Stava dicendo che Andrea D'Alessio ha un grande seguito perché è ricco e perché...» «La sua reputazione spaventa chiunque» rispose lei, infine. «Che cos'ha contro Andrea?» «Lei è italiano, vero?» gli domandò Philippa, riconoscendo quel delizioso accento. Delizioso? Aveva un timbro di voce caldo, profondo e... sensuale. Che cosa le stava succedendo? Non riusciva più a ragionare con lucidità e sentiva dei brividi correrle lungo la spina dorsale. Il viso le si infiammò. «Sì, sono italiano» rispose lui, scrutandola con intenzione, soffermandosi sui capelli lucenti, gli occhi azzurri, l'incarnato pallido che stava diventando rosa acceso. Era da molto tempo che non vedeva una donna arrossire e ne fu piacevolmente colpito. «Lavora alla Venstar?» Philippa annuì. «Parla di Andrea D'Alessio come se lo conoscesse...» Quest'uomo è italiano, rifletté lei con sgomento, umettandosi le labbra. Doveva già aver lavorato per il nuovo capo e forse faceva parte del gruppo di dipendenti che si era portato dietro. Andrea immaginò la punta della sua lingua sulla propria pelle e dovette fare uno sforzo per pensare ad altro e soffocare un'improvvisa ondata di desiderio. «Sono curioso di sapere che cos'ha contro un uomo che neanche conosce» mormorò. 28


Philippa scosse la testa e alcune ciocche le ondeggiarono sulle spalle. «Come fa a sapere che non lo conosco?» gli domandò con un'aggressività che derivava dall'alcol che aveva bevuto. Andrea inarcò le sopracciglia. «Lei... non...» «Infatti, ma non c'è bisogno di conoscerlo a fondo per capire che è un maschilista. Non può fare a meno delle donne, ma poi le umilia perché questo lo fa sentire più forte!» decretò, piena di amarezza.

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