Sarah Morgan
Scandali sotto il sole
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The English Doctor's Baby The Greek Children's Doctor The Spanish Consultant Harlequin Mills & Boon Medical Romance © 2004 Sarah Morgan © 2004 Sarah Morgan © 2004 Sarah Morgan Traduzioni di Anna Guerriero e Giovanna Seniga Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Harmony Serie Bianca luglio 2005, agosto 2005, settembre 2005 Seconda edizione myLit giugno 2014 Questo volume è stato stampato nel maggio 2014 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 10 del 21/06/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Nei tuoi occhi
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Come sempre, Katy si sentì a disagio osservando il giardino ben curato e gli ospiti dei suoi genitori che conversavano e ridevano sorseggiando champagne. L'aria, in cui si mescolavano il profumo dei fiori e dell'erba tagliata da poco, sapeva d'estate. All'improvviso si sentì soffocare e provò un'acuta nostalgia del suo appartamento di Londra. Se non fosse stato per sua madre, non sarebbe mai andata a quel ricevimento. «Buon compleanno, dottoressa Westerling.» Udendo alle sue spalle quella voce familiare, Katy si voltò con un senso di sollievo, che però scomparve appena vide sua sorella. «Cosa hai fatto ai capelli?» domandò sbalordita. Libby sorrise scuotendo la folta chioma. «Non ti piacciono?» «Ma sono rossi!» osservò debolmente Katy. «Lo so. Sto bene, vero? Me lo hanno detto tutti.» Guardò con aria di sfida la folla dei convitati acconciati e vestiti in modo tradizionale. «È una tinta che scompare con il lavaggio?» domandò Katy, guardando sbigottita i lunghi capelli di sua sorella normalmente di un bel biondo grano. «Certo.» Libby prese al volo una coppa di campagne dal vassoio del cameriere. Katy pensò innervosita alla reazione di suo padre quando 7
l'avesse vista. «Non potevi indossare qualcosa di un po' meno corto?» «No. Perché, pensi che papà non approverà?» Katy fece scorrere lo sguardo sulle gambe perfette di sua sorella che l'abito lasciava quasi del tutto scoperte. Quel vestito sarebbe stato appena decente per una serata in un night club. «Penso che avrà un attacco di cuore vedendoti.» Katy cercò con lo sguardo suo padre, un uomo affascinante dal fisico possente, e lo scorse circondato da un certo numero di ministri di gabinetto. «Perché non cerchi di compiacerlo ogni tanto, Libby?» «E perché dovrei?» Libby sfiorò il filo di perle che circondava il collo della sorella. «Io non sono il tipo da filo di perle. E, sotto sotto, nemmeno tu...» Katy distolse lo sguardo. Come al solito la franchezza di sua sorella aveva avuto il potere di disorientarla. «Solo perché mi sono vestita in modo adeguato a un party in casa dei nostri genitori, non devi...» «Questa è la nostra festa di compleanno» le fece notare Libby con puntiglio. «Tua, mia e di Alex.» Fece scorrere lo sguardo sulla folla degli invitati. «Credo che siamo la sola terna di gemelli al mondo i cui genitori organizzano una festa di compleanno in pompa magna per invitare i loro attuali o futuri soci in affari e che detraggono la spesa dalle tasse indicandola sotto la voce spese di rappresentanza. Ecco. Questa cosa io l'ho sempre trovata meschina e offensiva per noi. E sono convinta che tu stia al gioco solo perché sei buona e gentile e hai orrore delle discussioni.» «Non prendertela così. Fra qualche ora sarà tutto finito» cercò di calmarla Katy, innervosita dalla sua espressione. «Cerca di adeguarti alla situazione. Per il bene della mamma. Per piacere, Libby.» «Come fai tu?» Seguendo lo sguardo di Katy, Libby vide un gruppo di uomini che chiacchierava bevendo champagne. «Ah, sì. Dimenticavo. Lord Frederick Hamilton non approve8
rebbe un comportamento meno che adeguato alle convenzioni.» Il suo sguardo si fece serio. «Non riesco a convincermi che sposerai davvero quell'uomo.» Anche a Katy, a volte, quell'idea sembrava assurda, ma era la cosa migliore che potesse fare. «Guardalo! Perché non ti viene vicino e non ti chiede di seguirlo nel boschetto? È troppo intento a crearsi una rete di relazioni utili per accorgersi che sei qui. Potresti essere nuda e ricoperta di panna montata, e lui continuerebbe a rimanere incollato a quegli affaristi pensando che in un futuro potrebbero servirgli.» Anche se riconosceva che quello che diceva sua sorella era vero, la cosa non turbava assolutamente Katy. In realtà era contenta che Freddie non volesse portarla nel boschetto con intenti lascivi e che se ne stesse a chiacchierare con i suoi potenziali soci in affari lasciando che lei si divertisse da sola. Freddie era una persona tranquilla e questo era quanto le interessava. «Ecco la mamma che arriva» osservò Libby con un bagliore malizioso nello sguardo e, in effetti, la madre si stava avvicinando a grandi passi con espressione inorridita. «Elizabeth.» Lady Caroline Westerling si fermò davanti alle figlie. Il suo sguardo corse nervosamente al marito che, per fortuna, voltava loro le spalle. «I tuoi capelli sono un disastro, e cosa pensi di avere addosso?» «Un vestito adatto a un party.» Libby rivolse un sorriso allegro alla madre e scrollò le spalle. «Per la mia festa di compleanno» sottolineò ironica. «Quello che tu chiami vestito è un indumento indecente e volgare» proseguì Caroline come se non avesse udito la frecciata. «Tuo padre farà una scenata» proseguì guardando le lunghe gambe nude della figlia. Gli occhi di Libby brillarono divertiti. «Elizabeth, perché ti comporti così?» Caroline chiuse gli occhi. Aveva la fronte imperlata di sudore. «Sembri una pro9
stituta. Vai su e chiedi a Sally di trovarti qualcosa di meno indecente da mettere prima che ti veda tuo padre.» «A me questo abito piace e non m'importa di quello che pensa papà.» Lo sguardo di Libby tradì la collera. «E non dovrebbe importare nemmeno a te. Perché gli permetti di tiranneggiarti così?» «Non ora, Libby» mormorò Katy. «Ti prego.» «Dovresti farti valere di più.» Gli occhi di Libby erano fissi in quelli di sua madre. Caroline ignorò il commento e si guardò intorno. «Tuo padre ha invitato persone molto importanti, oggi.» Si voltò verso Katy con un sorriso che non avrebbe ingannato nessuno. «Freddie si sta comportando in modo splendido. Ha una parola per ognuno. Tuo padre è convinto che avrà molto successo.» Kate si voltò a guardare Freddie che procedeva in mezzo alla folla degli invitati sorridendo e salutando tutti affabilmente. «È perfettamente inserito in questo ambiente» osservò sua madre con un sospiro. «È un ottimo partito, Katherine. Perché tutto sia perfetto, manca solo una cosa. Che tu lasci il lavoro. Spero che, una volta sposata, la smetterai con quell'assurdità di voler fare il medico.» Katy s'irrigidì. «Io non rinuncerò al mio lavoro.» Perché i suoi genitori non volevano capire che l'unica cosa che le interessava era la professione? «Io sono infermiera professionale e Alex è medico. Nostro padre vuole che smettiamo di lavorare?» domandò Libby maliziosamente. «Per te e Alex la cosa è diversa» rispose Caroline imbarazzata. «Di' piuttosto che sa di non poterci obbligare a fare qualcosa che non vogliamo» puntualizzò Libby, con il tono paziente che si usa con i bambini. «Abbassa la voce, Elizabeth.» Caroline si guardò di nuovo 10
intorno, preoccupata. «Ti sei specializzata» proseguì rivolgendosi a Katy. «Ora non hai più bisogno di dimostrare quello che sai fare. Freddie è molto ricco di suo e tu avrai una buona rendita dai tuoi titoli. Quando sarete sposati, Freddie avrà bisogno di te per organizzare ricevimenti per i clienti e non credo che ti rimarrà molto tempo per altro.» Katy s'irrigidì di nuovo. «A me piace fare il medico, perciò non intendo rinunciare al mio lavoro.» A volte aveva l'impressione che solo il lavoro le permettesse di non perdere il suo equilibrio. «Ma non puoi continuare a fare turni di notte e ad avere quegli orari impossibili, una volta sposata.» Katy amava quegli orari impossibili che le fornivano un ottimo alibi per non avere una vita sociale al di fuori dell'ospedale. «Ho un nuovo lavoro. Prenderò servizio fra due settimane al Pronto Soccorso» spiegò alla madre. «Ma perché, Katherine?» Caroline la guardò inorridita. «Tutti quegli ubriachi e quegli uomini violenti, il sabato sera, dopo le partite di rugby. Perché vuoi cacciarti in quella situazione senza alcuna necessità?» Perché amava la medicina e il mondo dell'ospedale, lontano anni luce dall'ambiente cinico degli affari in cui era cresciuta. «È un tale peccato! Quando avevi diciassette anni eri sulle copertine di tutte le riviste. Se non avessi smesso per iscriverti a medicina, ora saresti una top model.» «Non credo» intervenne Libby. «Da allora le si sono arrotondati i fianchi e i seni e questo non è previsto in una top model che deve essere pelle e ossa.» «Promettimi che la smetterai con quella sciocchezza del Pronto Soccorso.» La bocca di Caroline era una linea sottile. «So che anche i genitori di Freddie sono preoccupati per questa tua scelta. Non è adatta, Katherine.» Katy aveva l'impressione che la testa volesse esplodere. Cosa le stava accadendo? Di solito faceva qualunque cosa per 11
amore di sua madre, ma quel giorno avrebbe voluto fuggire gridando. «Prendi servizio, se proprio devi» proseguì sua madre, «ma fra tre mesi sposerai Freddie ed entro questo tempo dovrai aver lasciato il lavoro. Oh, ecco la mamma di Freddie. Devo prendere accordi con lei per il ricevimento.» Guardò Libby. «Elizabeth, vai a metterti qualcosa di più decente prima che ti veda tuo padre. Te ne prego.» Si voltò e si allontanò con grazia studiata, sorridendo agli ospiti. Libby sospirò platealmente. «Sono convinta che il matrimonio dei nostri genitori non sia che un accordo di affari. Li hai mai visti rivolgersi un gesto affettuoso?» «No» ammise la sorella. «Non ricordo...» «Non sposarlo, Katy.» Libby non scherzava. «Come ha detto la mamma, mancano ancora tre mesi al matrimonio e in tre mesi hai tutto il tempo di cambiare idea.» «Ma io non voglio cambiare idea.» Libby scosse il capo, incredula. «Katy, la vita con lord Frederick sarà un interminabile susseguirsi di pranzi e cene d'affari. E poi lui ti sposa solo perché sei figlia di nostro padre.» «Lo so.» La franchezza di sua sorella avrebbe dovuto sconvolgerla, ma non era così. Libby aveva detto la verità. Freddie le aveva chiesto di sposarlo attratto soprattutto dall'imponente ricchezza e dall'immensa influenza nel mondo degli affari di suo padre. Ma non gliene importava niente. Libby la guardò esasperata. «Ma tu perché vuoi sposare lui?» «Perché mi va.» Perché il loro rapporto era prevedibile e privo di emozioni. «Non è giusto, Katy. Non vuoi sposare un uomo che ami?» No. La sola idea dell'amore la terrorizzava. L'amore poteva essere qualcosa di terribile. L'amore l'aveva quasi distrutta. «E va bene. Ammettiamo che tu rinunci all'amore. Ma pensi di poter rinunciare per sempre anche alla passione?» Libby 12
osservò Freddie con attenzione. «Io non potrei mai rinunciarvi.» «Lo so.» Una voce maschia e decisa si levò alle loro spalle. «Alex!» gridò Libby gettando le braccia al collo del fratello. «Sei in ritardo, Alex. Pensavamo che non saresti più venuto.» L'espressione del suo bel volto era imperscrutabile. «Avevo da fare.» Lasciò Libby e si voltò a guardare Katy. Per un momento l'indifferenza era scomparsa come per incanto dal suo sguardo. «Ciao, sorellina. Tutto bene?» No. Katy abbracciò il fratello, evitandone lo sguardo penetrante. «Buon compleanno, Alex.» Lui la costrinse ad alzare il viso. «Bene. Cosa succede? Dillo al tuo fratello maggiore.» Un pallido sorriso illuminò il volto di Katy. Alex, alla nascita, le aveva precedute di tre minuti. «La vogliono costringere a sposare Freddie» mormorò Libby cupa. «Ecco cosa succede. E lei lo sposerà per compiacere nostro padre. È arrivato il momento che i gemelli uniscano le loro forze.» «Katy?» Gli occhi azzurri di Alex si erano fatti improvvisamente attenti. «Sono tutte sciocchezze» protestò Katy allontanandosi dal fratello. «Sto bene. Sul serio. Sono solo un po' stanca. E nervosa per il nuovo incarico...» «Il St. Andrew's è fantastico. Ti piacerà subito, vedrai. Anche se avrei preferito che avessi deciso di cercarti un posto più lontano da casa. Saresti potuta venire nel mio dipartimento. Abbiamo bisogno di un buon medico.» «Così lavorerò in un grande ospedale di città... E poi, con Freddie nella City, non posso allontanarmi da Londra.» «E questo ci riporta al punto di partenza» osservò Libby. «Io non riesco a immaginare lord Frederick che si abbandona spontaneamente al sesso. Probabilmente è compito del segretario segnare i momenti da dedicare alle effusioni sulla sua 13
agenda. Sei sicura di volere questo, Katy?» Turbata, Katy cercò di respingere le immagini che le si affollavano nella mente. Lei non voleva fare sesso. Né con Freddie, né con altri. Alex, accigliato, stava per dire qualcosa, quando Caroline lo chiamò. «Torno subito.» Sfiorò la gota di Katy e, dopo aver lanciato uno sguardo eloquente a Libby, raggiunse sua madre. «È maledettamente attraente» osservò Libby. «Chissà come mai noi siamo bionde e lui è bruno. Quei capelli neri creano davvero un bel contrasto con l'azzurro degli occhi.» Stette a osservarlo mentre affascinava un gruppo di clienti del padre. «È tutto quello che un uomo deve essere. È sexy, forte e intelligente. La cosa buffa è che, se non fosse suo figlio, papà non lo approverebbe. Alex ha anche una leggera vena di cattiveria e potrebbe essere pericoloso, non sembra anche a te? E noi sappiamo bene cosa pensa papà degli uomini pericolosi.» Katy rimase in silenzio ricordando che, in vita sua, aveva conosciuto un solo uomo pericoloso. «Pensi ancora a lui, vero?» chiese Libby rompendo il silenzio teso che si era creato. «Sono già trascorsi undici anni da quando ti ha spezzato il cuore, ma tu non l'hai dimenticato.» Katy sapeva bene di chi parlava sua sorella. «Io... io non...» mormorò a disagio, con il cuore che le batteva forte. «Non mentire, Katy» la interruppe Libby con dolcezza. «È stato tanto tempo fa. Durante la festa del nostro diciottesimo compleanno. Ricordi quell'estate?» Katy s'irrigidì per resistere all'ondata dei ricordi. «Ti ho invidiato tanto» proseguì Libby con voce sognante. «Avrei dato qualunque cosa per potermi scambiare con te.» «Basta, Libby.» Katy chiuse gli occhi, ma li riaprì immediatamente per cancellare le immagini del passato. «Come lo descriveva papà? Brillante, ma pericoloso. Non dimenticherò mai la prima sera che venne a casa nostra per partecipare a un party organizzato da nostro padre. Avevamo 14
sedici anni, ricordi? Tutti gli altri indossavano l'abito scuro, ma lui no. Lui arrivò in moto indossando una tuta di pelle nera senza alcun rispetto per le abitudini sociali inglesi.» «Lui è spagnolo» mormorò Katy, chiedendosi perché Libby avesse scelto proprio quel momento per tirare fuori quei ricordi che lei aveva fatto di tutto per dimenticare. «Sì, ma non credo che questo fosse l'unico motivo del suo comportamento» riprese Libby. «Non è inglese, è vero, ma, ancora peggio, non viene nemmeno da una buona famiglia. Credo che la mamma abbia rischiato l'infarto quella sera. E lui niente. Il modo in cui ignorava il giudizio degli altri mi affascinò più ancora del suo aspetto. Avrebbe potuto sentirsi a disagio, ma il fatto di essere il figlio della nostra domestica o il luogo in cui era non sembravano intimidirlo nel modo più assoluto.» «La signora Rodriguez era una splendida madre» la interruppe Katy, cercando di cambiare discorso. «Il senso della famiglia degli spagnoli è noto ovunque e lei deve aver fatto di tutto per rafforzare il suo amor proprio e la sua fiducia in se stesso. E poi papà gli fornì la sua grande occasione nella City...» La risata di Libby risuonò cinica. «Non essere ingenua, Katy. In papà non esiste nemmeno una stilla di altruismo. Ogni sua mossa è calcolata fino nei minimi particolari e non farebbe mai niente che non fosse a suo beneficio» osservò con amarezza. «Non assunse Jago Rodriguez per bontà d'animo, ma perché aveva visto in lui il suo stesso fiuto per gli affari, e perché gli somigliava anche sotto altri aspetti. Tutti e due, infatti, sono crudeli, ambiziosi e assolutamente incapaci di emozioni.» L'immagine di Jago dipinta da Libby non corrispondeva a quella che si era fatta Katy di lui durante quelle settimane meravigliose. «Jago era gentile con me, Libby. E dolce» lo difese. «Se ne andò senza nemmeno una parola» le fece cupamente 15
notare Libby e Katy sospirò, incapace di negare la verità, consapevole del fatto che l'atteggiamento di sua sorella era dettato solo dall'affetto. E non c'era da stupirsi che Libby biasimasse Jago. I mesi che avevano seguito la sua partenza erano stati i peggiori della vita di Katy e Libby ne era stata testimone. Si morse le labbra, ricordando che lui le aveva sempre detto di non volere impegni. Non era colpa sua se lei aveva commesso l'errore d'innamorarsi di lui. «Comunque... Può essersi comportato da canaglia, ma non è difficile capire perché ti sei innamorata di lui.» Libby la guardò con una reverente ammirazione. «Jago è il maschio più affascinante che abbia mai visto. E se penso che tu ora...» «Basta, Lib!» esclamò Katy mentre i ricordi le esplodevano nella memoria. Il respiro sempre più rapido, lo sfregare della barba sulla pelle delicata, e il calore che le correva nelle vene, che la bruciava dentro e fuori... «Tu, la tranquilla, la schiva e lui, il brusco, il cattivo, il pericoloso. Dove hai trovato il coraggio?» Libby la guardava, ancora incredula. «Cosa sarebbe successo se papà non avesse scoperto tutto? Avrebbe funzionato fra voi?» Muscoli duri e ben disegnati contro la pelle morbida, carne torrida, bocche suggellate l'una sull'altra, corpi avvinghiati, passione selvaggia... «Penso proprio di no. Eravamo troppo diversi.» La sua forza accanto alla sua dolcezza. Il suo corpo maschio e possente che controllava ogni suo minimo movimento... «Questo è quanto diceva nostro padre. Per lui Jago era da mettere al bando, come le droghe e il fumo. Per lui Jago era l'immagine dell'uomo socialmente inaccettabile. Buono per combattere sporche battaglie sul mercato monetario, ma non buono abbastanza per sua figlia. Lui non poteva certo vantare 16
un'ascendenza come quella di lord Frederick.» «Forse papà aveva ragione. Forse le cose fra noi non avrebbero funzionato. Ma ora potremmo cambiare argomento, Libby? Ti prego.» Occhi neri che incatenavano il suo sguardo, che la possedevano, che la portavano con sé mentre i loro corpi esplodevano. «Perché non avrebbe dovuto funzionare?» insistette Libby ignorando la sua preghiera. «Perché tu sei una ricca ereditiera e lui non viene da una buona famiglia? Perché lui era il protetto di papà che si faceva strada nella vita lottando con le unghie e con i denti, lavorando duro senza nascondere le sue ambizioni?» Un sorriso malizioso illuminò il suo sguardo. «Confesso che allora avrei ceduto la mia parte di eredità senza esitazioni per una notte d'amore con lui. Forse era pericoloso, ma era così sexy. C'è una cosa che ho sempre desiderato chiederti, Katy.» Libby abbassò la voce. «Com'era con lui? Era bello?» Katy poteva appena respirare. Se era bello? Era più che bello. Jago era così abile che avrebbe potuto essere stato lui a inventare il sesso. Ma quella era una cosa cui non voleva più pensare. Per anni aveva cercato di dimenticare quelle settimane, non sopportandone il ricordo. E ora, per qualche incomprensibile motivo, sua sorella voleva che ne parlasse. Quelle erano cose di cui non aveva mai parlato con nessuno. «Basta, Lib.» Aveva la voce rauca e si sentiva soffocare. «Tu lo ami ancora, Katy. È lui l'uomo della tua vita.» La voce di Libby era dolce e affettuosa. «L'uomo della tua vita.» È finita, Katy. Se n'è andato. Non lo vedrai mai più. Questo le aveva detto suo padre durante una delle sue terribili collere. E lei che aveva infantilmente creduto che suo padre avesse torto! «Per un po' pensai che sarebbe tornato per me» mormorò 17
Katy, rivolta più a sé che a Libby. «Credevo che il nostro amore potesse sopravvivere a qualunque difficoltà. Come potevo essere così sciocca e ingenua?» «Eri pazza di lui, Katy.» C'era tanta dolcezza nella voce di Libby. «Era vero amore. Come puoi sposare Freddie dopo quello che hai vissuto con Jago?» «È proprio per quello che ho vissuto con Jago che desidero sposare Freddie» rispose Katie, la voce resa roca dall'emozione del ricordo. «E Jago non mi ha mai amata. Se mi avesse amata davvero non se ne sarebbe mai andato così.» Ora lei capiva che un uomo come Jago, crudele e senza scrupoli, così abile nell'arte della seduzione, non aveva fatto alcuno sforzo per avere ragione di lei, del tutto inesperta nell'arte dell'amore. Probabilmente era stato con lei perché rappresentava una novità, mentre lei si era innamorata di lui senza riserve e la fine della relazione l'aveva devastata emotivamente. Di una cosa era certa. Dopo una simile esperienza, avrebbe sempre evitato rapporti così violenti e profondi. Ecco perché aveva accettato di sposare Freddie. Lui era tranquillo e prevedibile e lei sapeva sempre come avrebbe reagito il proprio corpo quando era accanto a lui, mentre con Jago era un continuo viaggio nell'ignoto. Un viaggio eccitante e terrificante insieme, che la lasciava sempre senza fiato. Ogni occhiata, ogni contatto provocava in lei un'esplosione che non avrebbe mai potuto dimenticare. «Jago non sarebbe rimasto a parlare con gli amici di nostro padre» mormorò Libby senza guardarla. «Ti avrebbe lanciato degli sguardi infuocati e ti avrebbe trascinata nel boschetto senza curarsi di quello che potevano pensare gli altri.» La sua voce aspra di virile trionfo:Sei mia, ora, Katy. Sommersa da un insopportabile senso di disperazione, Katy lasciò cadere il bicchiere e corse attraverso il prato, su per i gradini, ignorando il tentativo di Libby di fermarla. Doveva andarsene. Aveva la macchina parcheggiata sul 18
davanti della casa. Avrebbe guidato. Guidare le avrebbe fatto bene. L'avrebbe calmata. L'avrebbe aiutata a dimenticare. Alex si avvicinò alla sorella. «Ha funzionato?» «A giudicare dalla reazione, anche troppo.» Libby si morse le labbra, preoccupata. «Oh, accidenti, Alex, sei sicuro che stiamo facendo la cosa giusta? Sai che di solito evita di parlarne e che noi abbiamo sempre rispettato questo suo desiderio.» «Sta per sposare un uomo di cui non è innamorata, Lib, per un sacco di pessimi motivi. Non possiamo non fare un tentativo» rispose Alex, ma sembrava preoccupato anche lui. «Ma io l'ho ferita.» Libby aveva gli occhi velati di lacrime. «E credi che non soffrirebbe il giorno in cui, risvegliandosi, si accorgesse dell'errore commesso sposando Freddie? E comunque...» Alex bevve un sorso di champagne. «Tu non hai fatto altro che parlarle di quello che lei rimugina in continuazione.» «E poi mi sento una canaglia per non averle detto che Jago è qui» proseguì Libby nervosamente. «Come reagirà quando scoprirà che ora è medico e che lavora nello stesso ospedale in cui lavorerà anche lei?» gemette, preoccupata. «Sarà scioccata. D'altra parte, deve affrontare il passato. Non può continuare a cercare di soffocare i ricordi.» Alex sembrava sicuro di quello che diceva. «Non può fare altro. Smetti di preoccuparti.» «Come fai a essere sempre così fiducioso? Non ti sfiora nemmeno il sospetto che possa farla soffrire di nuovo?» «Tutti e due sappiamo che quello che accadde la prima volta fu colpa di nostro padre, ed è solo per questo che non inseguii Jago.» Gli occhi di Alex lampeggiavano di collera. «Ma se le facesse male di nuovo...» Tacque e, quando riprese a parlare, la sua voce aveva ripreso la consueta freddezza. «Be', se le facesse male di nuovo, lo ucciderei.»
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