Sharon Kendrick
Principi di cuori
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Back in the Headlines The Mediterranean Prince's Passion © 2012 Sharon Kendrick © 2004 Sharon Kendrick Traduzioni di Velia De Magistris e Maria Teresa Delladio Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Collezione Harmony gennaio 2014, novembre 2005 Questa edizione myLit dicembre 2014 Questo volume è stato stampato nel novembre 2014 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 16P del 18/12/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Il duca e la cameriera
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Titus Alexander non riuscì a trattenere un brivido di disgusto. Era il nightclub più squallido in cui avesse mai messo piede e, a disagio per gli sguardi incuriositi che sempre la sua bellezza aristocratica attraeva, si sistemò meglio sulla scomoda sedia e osservò ciò che lo circondava. Il locale era affollato da avventori dall'aspetto poco raccomandabile e da cameriere che avevano l'ambizione di risultare sexy nelle loro uniformi succinte, non fosse stato per l'evidente sovrappeso e il trucco del viso volgare. Arricciò il naso quando dei seni enormi gli ballonzolarono davanti agli occhi mentre la donna gli serviva un cocktail che non avrebbe bevuto per nulla al mondo. E, non per la prima volta, si chiese quale persona sana di mente avrebbe scelto di lavorare in un posto simile. Si appoggiò allo schienale della poltrona, guardò il palcoscenico e rammentò a se stesso che non era lì per criticare l'ambiente o per riflettere sul fatto di non essere avvezzo a situazioni simili. Era lì per vedere una donna. Una donna che... I suoi pensieri furono interrotti da uno squillante at7
tacco di pianoforte e dalla voce roca dell'annunciatrice che, per tutta la serata, aveva introdotto una successione di scadenti esibizioni. «Signore e signori! Sono lieta di presentarvi una leggenda vivente, una cantante che è stata numero uno nelle hit parade di ben tredici nazioni! Una cantante che, accompagnata dal suo gruppo formato da sole donne, le Lollipops, ha raggiunto qualche anno fa un successo insperato, e che ha avuto l'onore di allietare le serate del jet set mondiale, ma questa sera è qui solo per noi! Dunque vi chiedo di dare un caloroso benvenuto alla bella e bravissima... Roxanne Carmichael!» Uno stentato applauso si levò dalla sala semivuota e Titus imitò gli altri clienti con un gesto automatico, la sua attenzione tutta per l'artista che si stava portando al centro del palco. Roxanne Carmichael. Socchiuse gli occhi. Era davvero lei? Ne aveva sentito parlare molto, aveva letto decine di articoli sul suo conto. Aveva osservato foto di copertine di vecchie riviste che la ritraevano, con i suoi occhi da gatta e il corpo sinuoso, per pubblicizzare in pratica qualsiasi prodotto esistente sul mercato, dai diamanti agli impermeabili. Era il simbolo di tutto ciò che lui disprezzava, con quella bellezza aggressiva e la lunga lista di amanti perché – doveva ammetterlo – come molti della sua classe sociale adottava un metro diverso se doveva giudicare le abitudini sessuali di una donna o di un uomo. Non era stato in grado di prevedere cosa avrebbe provato vedendola per la prima volta in carne e ossa, ma sicuramente non quell'improvvisa tensione che assomigliava a un moto di pura lussuria il quale, in tutta 8
onestà, era assolutamente ingiustificato. Forse una tale reazione era dovuta alla sorpresa, perché la donna era diversa dal personaggio che, anni prima, aveva dominato le classifiche internazionali delle canzoni più vendute. Accompagnata dalla sua band tutta al femminile, aveva avuto l'abitudine di apparire sulle scene indossando un'uniforme scolastica con una gonnellina a quadri ridotta ai minimi termini, i calzettoni abbassati sulle caviglie e un onnipresente leccalecca in bocca, un vezzo che aveva dato il nome al complesso. Con l'aumentare del successo, i leccalecca erano spariti, e con loro gli abiti da minorenne provocante, ma l'etichetta di ragazze cattive e sexy era rimasta incollata loro addosso. Roxanne Carmichael era il tipo di donna che nessun individuo avrebbe scelto come fidanzata. E che certamente aveva fatto del suo meglio per meritarsi la fama di mangiatrice di uomini. Il passare degli anni non aveva appesantito il fisico perfetto, notò osservando con attenzione il suo corpo. In effetti, eccetto i seni pieni e abbondanti – un regalo della chirurgia estetica, forse? – era forse anche troppo magra. L'uso sapiente dei cosmetici evidenziava gli zigomi sporgenti e la linea della mascella era dura e definita. I capelli, una volta illuminati da striature che andavano dal miele al bronzo, ora le ricadevano sulle spalle in un lucido mantello di un naturale biondo scuro. Gli occhi però conservavano quell'incredibile tonalità di blu profondo, e la bocca aveva ancora la capacità di evocare pensieri peccaminosi. I jeans sdruciti e la maglietta di paillettes non attenuavano la naturale gra9
zia del suo portamento, ma sembrava stanca. Spossata. Come una donna che aveva visto troppo, e troppo spesso. Il che probabilmente era la verità, decise Titus mentre lei avvicinava il microfono alle labbra scarlatte. «Salve a tutti» Roxanne esordì, sbattendo le ciglia. «Mi chiamo Roxy Carmichael e questa sera sono qui per intrattenervi.» «Puoi intrattenermi ogni volta che vuoi!» esclamò un uomo con voce malferma, suscitando qualche risata fra il pubblico. Seguì una pausa. Titus pensò che lei avesse cambiato idea. Sul suo viso si dipinse un'espressione... incerta, come se si fosse trovata sul palcoscenico per errore e non avesse idea di come proseguire. Ma poi iniziò a cantare facendogli provare, nonostante tutto, un brivido di eccitazione, che impose una nuova sollecitazione ai suoi sensi. Dunque la sua reputazione era dovuta al talento e non al personaggio che i media avevano costruito, ammise Titus, osservando con riluttante ammirazione i fianchi tondi che ondeggiavano a tempo di musica. Roxanne Carmichael raccontava di amori perduti, la testa reclinata come in preda all'estasi, e di nuovo un crampo di desiderio gli aggredì il basso ventre. Poi, quando l'ultima canzone si concluse con un piccolo gemito, si riscosse a fatica da quell'incantesimo di cui apparentemente era stato vittima. Cercò di smettere di immaginare quelle labbra rosse e piene che giocavano sul suo corpo e si costrinse a ricordare chi era davvero la donna sul palco. Una spietata, avida strega, una sabotatrice di matrimoni. Una creatura completamente priva di scrupoli, ragionò, che non aveva esitato a ru10
bare il marito di un'altra pur di riacquistare almeno parte del benessere economico che aveva perso. Il pianoforte tacque e lei si guardò intorno con gli occhi socchiusi, quasi si fosse appena risvegliata da un sogno e fosse sorpresa di ritrovarsi in un piccolo, squallido nightclub. In replica al breve applauso, ripeté la strofa conclusiva dell'ultima canzone senza accompagnamento del pianoforte, ma la sua melodiosa e forte voce risuonò fuori luogo fra le pareti del Kit-Kat Club. Poi, si girò e sparì fra le quinte. Il pianista abbandonò il suo posto e si diresse verso il bar, il polveroso sipario di velluto rosso fu abbassato e Titus si alzò e indossò il soprabito sentendosi sporco, come se l'atmosfera fumosa e malsana del locale gli avesse permeato la pelle. Uscì in strada, respirò a fondo l'aria fresca e frizzante della notte, e si avviò verso l'ingresso sul retro del locale. Bussò e dopo qualche istante una donna di mezza età aprì la porta. «Posso aiutarla?» «Spero di sì. Vorrei vedere Roxy Carmichael.» «Ha un appuntamento?» Titus scosse la testa. «Temo di no.» La donna socchiuse gli occhi. «È un giornalista?» Titus incurvò le labbra in un sorriso sarcastico. Lui, il risultato di secoli di privilegiata discendenza, aveva forse l'aspetto di un giornalista? «No, assolutamente no» replicò. «Comunque Roxy mi ha dato precise istruzioni di non ammettere i suoi ammiratori nei camerini» sottolineò la donna, la voce priva di intonazione. «Forse per me potrebbe fare un'eccezione.» Titus 11
tolse il portafogli dalla tasca e ne estrasse un biglietto da cinquanta sterline. «Perché non prova a chiederglielo?» propose, porgendo il denaro alla donna. La tizia esitò solo un istante, poi prese la banconota e, con un gesto frettoloso, la infilò nella tasca del vestito. «Ma non posso prometterle niente» lo ammonì, facendogli cenno di seguirla. Titus si ritrovò nella penombra del backstage. Avrebbe potuto aspettare il mattino per convocare Roxanne Carmichael nei suoi uffici e sferrarle il colpo alla fredda luce del giorno, nel suo territorio. Ma il sangue gli ribolliva nelle vene, esortandolo a concludere quella faccenda il più presto possibile. Inoltre non aveva mai amato attendere, e soprattutto ora che aveva il controllo dei beni di famiglia, nessuno poteva costringerlo a farlo. La donna bussò alla porta di un camerino. «Chi è?» Titus riconobbe la voce bassa e sensuale della leader delle Lollipops e un brivido di desiderio gli corse lungo la schiena. Arretrò di un passo quando la donna spinse l'uscio e un fascio di luce penetrò la semioscurità. «Sono Margaret» annunciò la donna, affondando la mano in tasca come per controllare che la banconota fosse ancora al suo posto. Seduta davanti allo specchio, dove aveva appena rimosso il pesante trucco di scena, Roxanne si girò e fece del suo meglio per cancellare dal viso un'espressione desolata. Un'impresa per nulla semplice. Non era stata una grande serata, non c'era nulla di peggio del cantare in un mediocre nightclub mezzo vuoto. Il KitKat era in declino e purtroppo le sue esibizioni non e12
rano servite a far incrementare l'afflusso degli avventori. Proprio quella mattina il manager le aveva comunicato, sottolineando le sue parole con uno sguardo di monito, che un tale andamento non sarebbe stato tollerato ancora a lungo. Si era detta che non si trattava di una sua responsabilità personale, che era così che le cose funzionavano nel campo della musica, ma la realtà della sua difficile situazione le era apparsa ancora più avvilente. La fortuna l'aveva assistita al principio della sua carriera, e quella fortuna adesso sembrava essersi dimenticata di lei. Ed era stanca, troppo stanca, in preda a una terribile sensazione di vuoto che non sapeva come combattere. Soffocando uno sbadiglio, guardò la donna in piedi sulla soglia e si costrinse a sorridere. «Sì, Margaret, dimmi» la invitò. «C'è un signore che vorrebbe vederti.» Un signore? Roxanne appoggiò il batuffolo di ovatta imbevuto di latte detergente sul tavolino e sorrise. Un tempo c'erano stati centinaia di fan che avevano aspettato fuori dalla porta del backstage per vederla. Uomini che avevano sognato di portarla a letto e ragazzine che l'avevano eletta come modello, anche se lei non aveva mai capito il perché. Erano state necessarie squadre di guardie del corpo per tenere sotto controllo la folla degli ammiratori, ma adesso non più. Adesso gli ammiratori si contavano sulle dita di una mano, e quei pochi che si presentavano nel backstage erano guardati con sospetto. Forse il visitatore era suo padre, ipotizzò, che era tornato per esporle un altro ridicolo piano per orchestrare il suo grande ritorno sulla scena. 13
Strinse le labbra in una linea sottile. Come se lei avesse una qualche intenzione di concedergli un ruolo nella faccenda, a prescindere dall'assoluto bisogno che la sua carriera aveva di una qualsiasi forma di aiuto. Pensò al pubblico sempre più scarso, ai locali sempre più squallidi, e il suo cuore ebbe un tuffo. Prima o poi avrebbe dovuto riflettere attentamente sul suo futuro e capire per quanto tempo ancora avrebbe tollerato di essere trattata in quel modo. «Ti ha detto come si chiama? È un giornalista?» Margaret si strinse nelle spalle. «No, sostiene di non essere della stampa, e in effetti non ha l'aspetto di un reporter. È molto...» Face una pausa. «... attraente» concluse a voce bassa. Roxanne sospirò. C'era una sola possibilità più sgradevole di un cronista da strapazzo alla ricerca di personaggi un tempo famosi e ora dimenticati, ed era costituita da un uomo che la riteneva ancora abbastanza appetitosa come compagna di letto per una notte. Scosse la testa. «Gli sconosciuti, per quanto carini, non mi interessano» replicò. «E sembra anche ricco» sottolineò Margaret con fare cospiratorio. Roxanne trattenne il fiato, perché era davvero difficile sbarazzarsi di alcune fantasie, anche se erano fantasie folli. Era possibile che i suoi sogni potessero ancora avverarsi? Che qualche facoltoso impresario l'avesse sentita cantare e deciso di scommettere su di lei? Un operatore dell'industria musicale che aveva riconosciuto il suo ancor vivo talento, un talento che era davvero un peccato sprecare. In quel caso, era imperativo tentare ogni strada, anche quella del fascino. Si ravviò i capelli e infuse un tono caldo nella voce. 14
«Allora perché non lo fai entrare?» domandò. Titus aveva seguito con estrema attenzione quel veloce scambio di battute e, per quanto non fosse stato di certo sorprendente, provò un nuovo moto di disappunto. Ma cosa si era aspettato? Che l'ex ragazza cattiva avrebbe avuto tanta dignità da mandare via un misterioso ammiratore che si era presentato alla porta del suo camerino con chissà quali intenzioni? No, naturalmente no. Non gli era sfuggita la nota di avidità che aveva vibrato nella sua voce quando Margaret aveva accennato al suo aspetto da persona facoltosa. Alcune donne avrebbero ceduto anche l'anima in cambio dei soldi, e Roxanne Carmichael era una di quelle, rammentò a se stesso. Reprimendo una smorfia di disgusto, mosse un passo in avanti. «Può accomodarsi...» iniziò Margaret, ma lui l'aveva oltrepassata e stava già chiudendo la porta alle sue spalle. Roxanne sgranò gli occhi quando vide l'uomo alto e massiccio invadere il piccolo camerino. La sua mente le lanciò decine di messaggi diversi, ma su tutti vinse la paura. Percepì un immenso potere che si emanava da lui, e qualcosa di molto simile a una scossa elettrica la attraversò. Quello e anche altro, un fenomeno che aveva quasi dimenticato e che tornò alla vita prepotentemente non appena lo guardò negli occhi. Desiderio. Un desiderio che era l'ultima cosa di cui aveva bisogno, pensò scuotendo impercettibilmente la testa, e che le scorse impetuoso nelle vene. Ebbe una sensazione di claustrofobia, quasi le pareti dell'angusta stanza si stessero stringendo su di lei per soffocarla. L'i15
stinto le urlò a gran voce di alzarsi e fuggire, di mettere quanta più distanza possibile da quegli acuti occhi grigi che la studiavano e che le facevano battere il cuore a mille. «Non rammento di averle accordato il permesso di chiudere la porta» disse con tutta la freddezza di cui fu capace. Titus, un sorriso cinico sulle labbra, notò il dilatarsi delle sue pupille, una reazione del tutto prevista. Le donne praticamente cadevano ai suoi piedi, un fenomeno che sfruttava sempre a suo vantaggio. «Non credo sia il caso che tutti qui ascoltino ciò che ho da dirle» spiegò. Sul punto di precisare che mal tollerava velate minacce pronunciate da perfetti sconosciuti, Roxy scoprì che la voce l'aveva improvvisamente disertata. Una manifestazione dovuta forse all'aspetto dell'uomo, o magari ai suoi modi gelidi, a quell'accento che lo definiva come un aristocratico. Ma, in qualsiasi caso, le parole sembravano essersi congelate nella sua gola. Sapeva che non avrebbe dovuto fissarlo, ma allo stesso tempo le riusciva impossibile distogliere lo sguardo. Alto, molto alto, avvolto in un cappotto di cashmere nero. Lei non aveva mai visto nessuno dotato di una presenza così imponente, il che era tanto se si considerava che aveva trascorso la vita lavorando in un ambiente dove il carisma era al primo posto nella lista delle qualità necessarie. Il fisico muscoloso dell'uomo praticamente esigeva l'attenzione femminile, così come i costosi vestiti che indossava. Lei però in genere era più interessata al viso, e il viso dello sconosciuto era di una bellezza mozzafiato. Lineamenti duri, come scolpiti nel marmo, che contrastavano drammaticamente con la linea seducente 16
delle labbra. Folti capelli color rame scuro, come la criniera di un leone, si ritrovò a pensare. Una somiglianza che non si fermava lì, ragionò. I suoi movimenti erano quelli atletici e potenti di un predatore della foresta, di un dominatore consapevole di possedere tutto ciò che lo circondava. In qualche modo, riuscì a mantenere un atteggiamento distaccato, almeno esteriormente. Perché, se anche il suo cuore continuava a esibirsi in ardite capriole, il tizio non lo avrebbe mai saputo, decise. Era brava nel celare le proprie emozioni. Anzi, era addirittura una vera esperta del campo. Nel passato aveva avuto a che fare con abbastanza uomini per sapere che erano tutti uguali. Che avevano una sola meta, e che, una volta raggiunta, riprendevano la loro strada senza mai voltarsi indietro. Dunque sicuramente non si sarebbe lasciata prendere dal panico solo perché un estraneo dall'aria sofisticata aveva fatto irruzione nel suo camerino per lanciarle velate minacce. Deliberatamente voltò le spalle a quell'individuo che ormai sapeva per certo non essere un impresario e passò il batuffolo di cotone sulla bocca per rimuovere il rossetto. «Non sarebbe opportuno almeno presentarsi prima di invadere la privacy di una signora?» domandò con tono sarcastico. Non essendo abituato a essere ignorato, soprattutto non da donne che solo un attimo prima lo avevano divorato con lo sguardo, Titus aggrottò la fronte. «Mi chiamo Titus Alexander» dichiarò, osservando l'immagine di lei riflessa nello specchio in cerca di un segnale che gli facesse capire se il nome le diceva qualcosa. Ma no, la donna continuò a togliersi il rossetto, e 17
all'improvviso si ritrovò a chiedersi come sarebbe stato baciare quelle labbra, e se sarebbero state in grado di dargli le stesse, vibranti sensazioni che gli avevano regalato cantando. «Cosa posso fare per lei, signor Alexander?» domandò Roxy annoiata. Titus non si prese il disturbo di correggere il titolo che lei gli aveva attribuito, o meglio, l'omissione di questo. L'esperienza gli aveva insegnato che era un dettaglio da tenere nascosto il più a lungo possibile. Specialmente alle donne. «Voglio parlare con lei.» «Allora parli.» «Preferirei che mi guardasse in faccia.» «Perché?» Perché i tuoi occhi sono blu come il mare, e vorrei coglierne ogni sfumatura, ragionò Titus per poi pentirsi immediatamente di quel pensiero. Era solo una volgare arrivista, ed era arrivato il momento di smascherarla. «Magari sono un uomo all'antica, ma non mi sembra opportuno discutere con la sua schiena» sottolineò. Le labbra ormai prive del rossetto acceso che sempre usava sul palco, lentamente Roxy si girò. «Così va meglio?» s'informò sarcastica. I crampi al ventre si intensificarono, e Titus si pentì di aver parlato. Perché adesso la sua attenzione era tutta per i seni pieni che premevano sotto la maglietta di paillettes, quasi lo stessero supplicando di liberarli. Con un grande sforzo di volontà, distolse lo sguardo e si concentrò sul suo viso. «Immagino che lei conosca Martin Murray.» Roxy scrollò le spalle. «Conosco un mucchio di gente.» 18
«Ma conosce Martin piuttosto bene, credo» insistette lui. Roxy registrò l'insinuazione, tuttavia scelse di ignorarla. D'altra parte, non era tenuta a dare spiegazioni a qualsiasi tizio si intrufolasse nel suo camerino. «Questi non sono affari suoi» sentenziò. «In realtà, sono proprio affari miei.» Dopo aver gettato il batuffolo di ovatta nel cestino, Roxy si alzò, rammentando solo in quel momento di calzare ancora le scarpe con il tacco altissimo che usava per la scena. «Ascolti, è tardi» sbuffò. «Sono stanca e voglio andare a casa. Allora perché non taglia corto e mi chiarisce perché si è presentato qui, e soprattutto perché mi sta interrogando quasi avesse il diritto di giudicarmi?» «Forse perché è davvero un mio diritto» sottolineò lui, «visto che ha illegalmente subaffittato uno dei miei appartamenti.» Roxy gli scoccò un'occhiata sorpresa, ma qualcosa nell'espressione di lui la fece rabbrividire. «Non dica sciocchezze» lo rimbrottò. «Io non l'ho mai vista prima. Lei non è il mio padrone di casa.» «Davvero?» «Davvero. So bene chi è il mio padrone di casa.» «Abita nell'attico di un grande, prestigioso condominio a Notting Hill Gate, giusto?» E come faceva a saperlo? Roxy sentì un campanello di allarme riecheggiarle nella testa, ma continuò a mantenere un atteggiamento di sfida. «Per caso mi ha seguito? Lei è uno stalker?» «Le piacerebbe, non è così? Ma potrebbe accadere solo nei suoi sogni, tesoro. Non sono il tipo di uomo che ha bisogno di importunare una qualsiasi donna, e 19
soprattutto non una cantante in disgrazia che si è ridotta a esibirsi in un tugurio come questo.» Un colpo basso, ma in qualche modo Roxy riuscì a non sussultare. Per nessun motivo al mondo gli avrebbe fatto capire di essere stata ferita dalle sue parole. O la precisione con la quale quelle parole avessero descritto la sua realtà. «Dunque come fa a sapere dove abito?» «Gliel'ho appena detto. Sono il proprietario dell'appartamento, anzi, per la precisione, sono il proprietario dell'intero stabile.» Una lunga ciocca di capelli le aderì fastidiosamente al collo ancora umido di sudore dopo l'esibizione. «No, questo non è vero» replicò Roxy. «L'appartamento è di Martin.» «È questo che lui sostiene?» s'informò Titus. «Ha finto di essere un uomo ricco al fine di sedurla?» aggiunse, poi la sua voce si abbassò di un tono. «E non ha mai pensato che stesse mentendo? Perché è questo che gli uomini sposati fanno. Mentono alle loro mogli, mentono alle loro amanti. Le mogli di solito cercano di smascherarli, perché hanno una famiglia da difendere, ma le amanti no. Sanno che le bugie sono parte di un sordido gioco e fingono di non capire, così come fingono di non capire molte altre cose.» Fece una pausa e le scoccò un'occhiata di fuoco. «Questo perché, e lo so per esperienza, le donne che cercano di rubare il marito di un'altra non hanno scrupoli, e tanto meno standard morali.» Roxy affondò le mani nelle tasche dei jeans per nascondere il loro tremito e scosse la testa. «Non ho mai cercato di rubare il marito di nessuno!» si difese. «No?» Titus inarcò un sopracciglio in un'espressio20
ne sprezzante. «Gli ha semplicemente permesso di insediarla in un lussuoso nido d'amore?» «Io non ho fatto nulla del genere!» «A me non interessa cosa ha fatto» sbottò lui. «Mi interessa solo che un mio dipendente le ha subaffittato uno dei miei appartamenti, di conseguenza voglio che lei sgombri immediatamente.» «Un suo... dipendente?» ripeté Roxy, frugando nella mente alla ricerca di un qualche indizio, senza però trovarne. Titus era un nome che non si dimenticava facilmente, ma Martin Murray non aveva mai menzionato un certo Titus Alexander. «Non ho mai sentito parlare di lei, signor Alexander» precisò con tono deciso. «Per quanto mi riguarda, lei potrebbe essere un visionario.» «Lei crede? Allora forse questo potrà aiutarmi a convincerla che sto dicendo la verità» dichiarò Titus, porgendole un biglietto da visita che aveva estratto dal portafogli. Roxy lo prese, rendendosi conto subito della qualità del biglietto, che suggeriva ricchezza come tutto il resto in quell'uomo. Lesse le lettere nere incise su una raffinata carta color crema e provò una bizzarra sensazione di irrealtà mentre quelle lettere si trasformavano in parole dal senso compiuto. Titus Alexander. Duca di Torchester. Parole che si confusero in una massa sfocata davanti ai suoi occhi mentre una grande debolezza la travolgeva. Non toccava cibo da ore – non mangiava mai prima di un'esibizione – e in qualsiasi altra circostanza sarebbe crollata sulla sedia. Ma l'istinto le suggeriva che, mostrando segni di vulnerabilità, si sarebbe messa in una situazione pericolosa. Il cuore che le martellava 21
nel petto, sollevò lo sguardo sul viso di lui. «Lei è... il duca di Torchester?» balbettò. «In carne e ossa» confermò Titus. «Il suo amante, Martin Murray, era il commercialista del mio defunto padre. Sta riacquistando la memoria, signorina Carmichael? Ora il mio nome le ricorda qualcosa?» Ovviamente le ricordava qualcosa. Roxy annuì, sforzandosi di lasciare immutata l'espressione del viso. Era imperativo che continuasse a comportarsi con distacco, perché ora sapeva con chi aveva a che fare, e rammentava ogni dettaglio di ciò che aveva sentito raccontare sul conto del giovane duca. È un bastardo senza cuore. È nato nel lusso. Le donne impazziscono per lui... Osservò la perfezione della sua bocca e gli occhi grigi e gelidi come il ghiaccio e pensò che probabilmente era così, le donne lo adoravano. Era facile perdere la testa per un uomo dall'aspetto e dal patrimonio di Titus Alexander. Ed era ugualmente facile immaginare quanto dolore il duca avesse inflitto alle malcapitate abbastanza stupide da cadere nella sua rete. «Non capisco» mormorò. «Davvero?» Di nuovo Titus inarcò un sopracciglio. «E quale concetto, per la precisione, le sfugge?» «L'appartamento è di Martin.» «È questo che le ha detto?» Roxy annuì, ma nello stesso istante molti dettagli iniziarono ad assumere un altro senso nella sua mente. Perché Martin aveva sempre insistito affinché lei pagasse il canone di affitto in contanti. E perché le aveva raccomandato di dire a chiunque chiedesse spiegazioni che era stata assunta per badare alla casa durante l'as22
senza dei proprietari. Sconvolta, si rese conto che credeva alla parola di quell'arrogante aristocratico più di quanto credesse a quella dell'uomo che conosceva da anni. «Sì» confermò, «è questo che mi ha detto.» «Bene, stava mentendo» sottolineò lui. «Un imbroglio montato da un commercialista nel quale mio padre erroneamente aveva riposto la sua fiducia. Ma ora mio padre non è più fra noi, e Martin Murray non lavora più per la mia famiglia. Sono io al comando adesso, e ho tutte le intenzioni di sanare i danni che Martin, con i suoi intrighi, ha causato al mio patrimonio.» Uno scintillio pericoloso gli animò gli occhi. «Le mie proprietà non saranno più usate come rifugio per nullafacenti e perdenti, dunque la voglio fuori dal mio appartamento entro la fine di questa settimana.» Roxy avvertì una paralizzante sensazione di paura dilagarle dentro e combatté per controllarla. Perché la paura era un'emozione che conosceva bene, e aveva imparato che l'unico modo per dominarla era affrontarla. Sapeva che nel momento stesso in cui avesse ceduto sarebbe stata persa, e non doveva accadere. Non a causa di quell'insolente, affettato aristocratico che aveva fatto irruzione nel suo camerino per insultarla. Si schiarì la gola, e sperò che nella sua voce risuonasse una determinazione che era ben lungi dal provare. «Non credo che funzioni così» affermò. «Sono certa che, secondo i termini di legge, ho diritto a più di sette giorni di preavviso» specificò. Come osava quell'artista fallita sfidarlo?, si chiese Titus furibondo. Pensò all'amante di suo padre, una donna sfrontata come quella che aveva davanti. Pensò al patrimonio di famiglia ridotto in uno stato penoso da un commercialista disonesto che ne aveva tratto per 23
sé i massimi guadagni, un commercialista sposato che tradiva la moglie con quella cantante dagli occhi da gatta. Sapeva che la sua ira era sproporzionata rispetto ai crimini di cui la accusava, cioè di non avere una morale, ma non gli importava. A volte semplicemente una persona si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato, e ora quella persona era Roxanne Carmichael. «La legge non è dalla sua parte, poiché l'ha già violata» sibilò fra i denti. «Ma io questo non lo immaginavo» si difese lei. «A me non importa nulla di quello che immaginava o meno!» tuonò Titus, scegliendo di ignorare la sincerità che scorse nel suo sguardo. «Inoltre non sono certo di credere a ciò che afferma. La parola di una donna che va a letto con un uomo sposato non conta poi molto. Così io voglio che lei sia fuori da casa mia entro la fine di questa settimana. Sono stato abbastanza chiaro, signorina Carmichael?»
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Questo mese Diana Palmer, stella indiscussa nel firmamento del romance, ci condurrà, ancora una volta, all'esplorazione dei mille risvolti dell'amore. Reami incantati, principi senza macchia, principesse da salvare e da amare... Sharon Kendrick ci condurrà in un mondo da fiaba dei tempi moderni.
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10 DICEMBRE www.harlequinmondadori.it – Seguici su DAL
Non posso giurare che non ti farò impazzire. Non posso giurare che non ti farò male. Posso soltanto giurare che ti voglio nella mia vita, e che farò qualunque cosa per trattenerti. “Una meravigliosa, travolgente storia d’amore, che mi ha incantato sin dalla prima pagina.“ Jessica Sorensen, New York Times bestselling author
IL MIO SBAGLIO PREFERITO Fin dal loro primo incontro, Taylor Caldwell non sa se desidera baciare o prendere a pugni Hunter Zaccadelli, il suo nuovo coinquilino. Da una parte Hunter è un affascinante ragazzo dagli occhi blu, irresistibile e pieno di charme. Dall’altra è il tipico bad boy, con la chitarra sempre in mano e il corpo coperto di tatuaggi. Insomma un tipo molto molto pericoloso… da cui è meglio stare lontane. Ma lui le propone una scommessa: se ne andrà solo se Taylor riuscirà a convincerlo che lo odia o lo ama sul serio. Odio e amore, non sono poi due facce della stessa medaglia?
In libreria dal 14 ottobre www.harlequinmondadori.it - Seguici su