Penny Jordan
Desert Nights
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Possessed by the Sheikh The Sheikh's Blackmailed Mistress Virgin for the Billionaire's Taking Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2005 Penny Jordan © 2008 Penny Jordan © 2008 Penny Jordan Traduzioni di Cristina Proto e Carla Maria De Bello Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony febbraio 2006 Seconda edizione Harmony Extra dicembre 2009 Prima edizione Collezione Harmony giugno 2009 Prima edizione Collezione Harmony marzo 2010 Terza edizione myLit febbraio 2014 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2014 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 5 dello 06/02/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Nella tana dello sceicco
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Katrina stava contrattando un taglio di stoffa di seta ricamata con un mercante del bazar arabo, quando qualcosa le fece voltare la testa. L'uomo si trovava dall'altro lato dello stretto vicolo, vestito con il tradizionale disha-dasha bianco, la luce del sole che si diffondeva sulla sua pelle color miele, rifrangendosi sul coltello affilato che portava alla cintura. Vedendola distratta, il mercante seguì la direzione del suo sguardo. «Fa parte della tribù dei Tuareg Ayghar» la informò. Katrina non rispose nulla. Dalle ricerche che aveva condotto prima di recarsi nello Zuran sapeva che i Tuareg Ayghar erano una feroce tribù di guerrieri che nei secoli precedenti venivano assoldati per scortare le carovane commerciali lungo il deserto, e che tutt'oggi continuavano a preferire il tradizionale stile di vita nomade. A differenza di altri uomini vestiti in maniera simile, era accuratamente sbarbato. Gli occhi, posati su di lei con arrogante mancanza di interesse, erano di un ambra scuro mozzafiato, con pagliuzze di oro puro tra le folte ciglia nere. Le ricordavano la magnificenza di un predatore pericoloso, che non avrebbe mai potuto essere sottomesso o rinchiuso nella gabbia della moderna civiltà urbana. Era un uomo del deserto, un uomo che si era creato un codice morale forgiato a propria misura. L'arroganza dei tratti e dell'atteggiamento la spaventava, ma nello stesso tempo la costringeva a continuare a guardarlo. E aveva una bocca pericolosamente passionale! 7
Un involontario brivido di sensualità le percorse la spina dorsale. Eppure non si trovava nel regno desertico dello Zuran per pensare a uomini dalla bocca pericolosamente passionale... Diamine, era lì insieme a un gruppo di scienziati interessati alla protezione della flora e fauna naturale della zona! Ma ugualmente non riusciva a smettere di osservarlo. Apparentemente ignaro di lei, l'uomo gettava occhiate lungo il bazar affollato. Era davvero una scena dell'immaginario arabo che prendeva vita: poi quello sguardo ambrato la trovò e la intrappolò, facendola istintivamente indietreggiare nell'ombra. Un gruppo di donne velate e vestite di nero che percorrevano il vicolo si interpose tra loro, impedendole di vederlo, ma nascondendola anche alla vista. Quando furono passate, l'uomo portava sul volto e in testa un tessuto tinto di indaco che lasciava scoperti solo gli occhi, secondo il tradizionale costume degli uomini della tribù Tuareg. Poi, dandole le spalle, si volse per entrare in una porta vicina. Katrina notò che la mano che aveva appoggiato sullo stipite della porta era snella e abbronzata, le dita lunghe, le unghie ben curate. Conosceva molti dettagli sulle tribù nomadi del deserto arabo e sulla loro storia, e la colpì molto che un supposto Tuareg fosse andato contro secoli di tradizione rivelando il proprio volto al mondo, e in più avesse mani così curate. «Vuole questo? È una seta pregiata... molto pregiata. E ha un prezzo molto buono.» Docile, Katrina riportò la sua attenzione sulla seta. Era finissima e di una tonalità azzurro ghiaccio adatta al suo colorito chiaro. Trovandosi in pubblico da sola, aveva preso la precauzione di infilarsi i capelli nel cappello a tesa bassa che indossava, ma con una simile stoffa avrebbe potuto lasciare i capelli morbidamente liberi, mentre il corpo veniva allusivamente rivelato da quegli strati trasparenti sotto un paio di occhi dorati che la guardavano... Katrina lasciò andare la seta come se le avesse scottato le 8
dita. Mentre il mercante la raccoglieva, un gruppo di uomini in uniforme attraversò il vicolo, facendo disperdere la folla al suo passaggio e spalancando porte, cercando evidentemente qualcuno e non facendo caso al danno che poteva causare sia alle persone sia alle cose. Lo sguardo di Katrina si diresse allora automaticamente alla porta attraverso la quale il beduino era sparito. In quel momento la porta alle sue spalle si aprì e un uomo uscì in strada. Alto e scuro di capelli, indossava abiti occidentali, pantaloni e una camicia di lino, ma Katrina lo riconobbe subito, gli occhi spalancati per la sorpresa. Il beduino si era trasformato in un europeo. Si volse e iniziò a percorrere il vicolo. Arrivato all'altezza della bancarella in cui si trovava Katrina, uno degli uomini in uniforme lo vide e spinse Katrina da parte, chiamandolo in inglese e in zuranese. «Tu! Fermati!» Katrina vide lo sguardo dorato del beduino indurirsi, valutare, cercare... e poi fermarsi, come illuminato, su di lei. «Tesoro! Eccoti qui, ti avevo avvertito di non andare a passeggio senza di me.» Le dita snelle che aveva notato solo pochi minuti prima ora le stavano trattenendo il polso, scivolandole sulla mano e intrecciandola alla sua in una forte stretta. Fece un passo verso di lei, un sorriso calcolato a infrangere l'arroganza del suo volto. «Non sono il suo tesoro» gli replicò Katrina senza fiato. «Inizia a camminare» le rispose lui calmo, lo sguardo duro e intimidatorio. Seguì le sue istruzioni, combattuta tra ostilità e qualcosa di molto più primitivo e pericoloso. Lui le si avvicinò e attraverso il profumo assolato di spezie e aromi lei percepì consapevole prima la fragranza costosa della sua colonia al limone, e poi l'intimo profumo vagamente muschiato del corpo stesso. Il vicolo ora era gremito di uomini armati che spalancava9
no porte e rovesciavano bancarelle, chiaramente intenti a cercare qualcosa o qualcuno. La precedente atmosfera di felicità rilassata era sparita e ora il vicolo era diventato un luogo di voci alterate e di paura quasi palpabile. Un grande veicolo a quattro ruote con finestrini oscurati irruppe nel vicolo, disperdendo la folla e poi facendo stridere i freni nel fermarsi. L'uomo in uniforme che scese era ben scortato: Katrina respirò affannosamente nel riconoscere in lui il Ministro degli Interni dello Zuran, cugino del Sovrano stesso. Con apprensione si volse verso l'uomo che la tratteneva, lacerata da emozioni conflittuali. L'aveva visto entrare nell'edificio al di là del vicolo vestito da Tuareg, e il suo comportamento non era certo quello di un uomo che non aveva niente da nascondere. A rigor di logica avrebbe dovuto almeno attirare l'attenzione di quegli uomini ben armati, ma... ma cosa? Ma lui possedeva un fascino pericoloso che la stava attirando in... in cosa? Con determinazione iniziò ad allontanarsi da lui, che per tutta risposta non solo serrò la presa, ma la trascinò in una nicchia nell'ombra del vicolo, così angusta che Katrina si trovò schiacciata contro il corpo di lui. «Ascolti, io non so cosa sta succedendo, ma...» attaccò con coraggio. «Buona» fu l'ordine gelido, privo di emozione, che le venne sussurrato all'orecchio. Katrina continuò a ripetersi che il proprio corpo stava tremando così violentemente perché era sorpresa e spaventata: non era assolutamente legato al fatto che era eccitata dalla solidità maschile della coscia muscolosa che la premeva... E quel cuore maschile stava battendo così forte che sembrava risuonare non solo nel corpo di lui ma anche nel suo, sovrastandola con la propria energia, facendola sentire come se stesse fornendo forza vitale a entrambi. Per l'angoscia e l'emozione emise solo un flebile suono, ma la reazione di lui fu rapida e punitiva. Con la mano le af10
ferrò la gola, mentre con la testa le nascose la strada mentre la bocca tacitava ogni protesta che lei avrebbe potuto avanzare. Aveva il sapore del caldo e del deserto, e mille e una cosa che le erano estranee. Estranee e in qualche modo pericolosamente eccitanti, riconobbe Katrina, provando disgusto per se stessa mentre un incontrollabile impeto primitivo si impadroniva del suo corpo. Le labbra di lei si addolcirono, schiudendosi. Allora sentì il cuore di lui fermarsi per poi riprendere accelerato, cogliendo come un predatore il vantaggio che lei gli aveva concesso. La solida pressione della bocca di lui crebbe, infuocandola, mentre la lingua si insinuava fiera, reclamando obbedienza. Per reazione il corpo di lei fu percorso da una scossa. Mai si era immaginata di baciare un uomo con tale intima sensualità in pubblico e in pieno giorno, e certo non un uomo completamente sconosciuto. La bocca di lui stava ancora coprendo la sua, quando Katrina in distanza sentì il suono del veicolo che si allontanava. Poi, quasi facendola traballare, lui la lasciò andare. Con una mano la aiutò a ritrovare l'equilibrio, e un attimo dopo era sparito tra la folla, lasciandola con una sensazione di sopraffazione e, ancora più sorprendente, quasi di abbandono. «Vostra Altezza...» Il suo arrivo al castello reale per l'incontro con il fratellastro fu accolto da inchini profondi e rispettosi. Anche le guardie armate che spalancarono le porte d'oro che conducevano alla sala delle udienze del Sovrano, subito si inchinarono e se ne andarono. Xander, ora in presenza del fratellastro, si inchinò profondamente mentre le porte si chiudevano alle sue spalle. Potevano anche avere lo stesso padre, e il fratello maggiore poteva anche avere un debole per lui, ma l'uomo che aveva di fronte era il Sovrano dello Zuran, e in pubblico doveva mostrargli rispetto per questo. 11
Subito il Sovrano si alzò, ordinando a Xander di alzarsi e di venire ad abbracciarlo. «È bello riaverti qui. Ho sentito commenti molto positivi su di te dagli altri capi di stato, come anche dalle nostre ambasciate in America e in Europa.» «Vostra Altezza è troppo gentile. Tutto questo merito deve andare a voi per esservi degnato di onorarmi del compito di assicurare che le nostre ambasciate abbiano il personale necessario per promuovere i vostri progetti di una democrazia più forte.» Senza che fosse necessario alcun comando, si aprì una porta e apparve un servitore, seguito da altri due che portavano del caffè. I due uomini attesero fino alla fine di quella piccola cerimonia, poi, appena soli, il Sovrano si avvicinò a Xander. «Vieni, andiamo a passeggiare in giardino. Potremo parlare più facilmente.» Oltre la sala delle udienze, protetto da una tenda pesante e racchiuso in un chiostro, c'era un giardino privato ricco di piante e ravvivato dal suono dell'acqua proveniente da numerose fontane. Non un singolo granello di polvere deturpava la perfezione dei sentieri coperti di mosaici lungo cui i due uomini passeggiarono fianco a fianco nei loro tradizionali abiti bianchi. «È come sospettavamo» annunciò Xander quieto mentre si fermavano di fronte a uno dei numerosi laghetti ricchi di pesci. Si piegò a prendere una manciata di cibo da una ciotola vicina e la gettò nell'acqua. «Nazir sta complottando alle tue spalle.» «Ne hai prove certe?» chiese il Sovrano brusco. Xander scosse la testa. «Non ancora. Come sai, però, sono riuscito a infiltrarmi nella banda di ladri e rinnegati guidati da El Khalid.» «Quello spregevole traditore! Avrei dovuto farlo imprigionare a vita invece di essere così clemente con lui» sbuffò il Sovrano. 12
«El Khalid non ti ha mai perdonato di averlo privato delle terre e dei beni quando hai scoperto le sue attività disoneste. Sospetto che Nazir gli abbia promesso che, se riuscirà a rovesciarti, lo reintegrerà. Sospetto anche che Nazir abbia in mente di far credere che sia El Khalid il tuo vero nemico. Non può permettersi di essere messo in alcun modo in connessione con il tuo assassinio.» Si accigliò. «Devi stare in guardia...» «Sono ben protetto, non temere, e come dici tu, per quanto mi odi fin da quando siamo ragazzi, Nazir non oserà affrontarmi apertamente.» «È un vero peccato che tu non possa farlo deportare ed esiliare.» Il Sovrano rise. «No, non possiamo fare niente senza prove concrete, fratello mio. Siamo una democrazia ora, in parte grazie a tua madre, e dobbiamo agire secondo la legge di questo paese.» Il riferimento alla propria madre incupì un po' Xander. All'inizio sua madre era stata assunta come istitutrice del Sovrano: libera pensatrice animata da passione, aveva educato il suo giovane pupillo e nello stesso tempo si era innamorata del padre di questi, un amore che era stato ricambiato. Xander stesso era il frutto di quell'amore, ma non aveva mai conosciuto sua madre. Era morta di febbri un mese dopo la sua nascita, non senza aver fatto prima promettere a suo padre che avrebbe rispettato la sua eredità culturale nell'allevare il loro figlio. Di conseguenza, Xander era stato educato in Europa e in America, prima di essere nominato ambasciatore itinerante per lo Zuran. «Sei tu che affronti i pericoli maggiori, Xander» lo avvertì il Sovrano. «E, come tuo fratello e tuo sovrano, non sono felice che tu debba assumerti un simile rischio.» Xander scrollò le spalle con noncuranza. «Abbiamo già deciso che non c'è nessun altro di cui possiamo fidarci totalmente. Inoltre, il pericolo non è poi così grande. El Khalid mi 13
ha già accettato nelle vesti di Tuareg ostile, bandito dalla sua tribù per attività criminali. Ho già avuto modo di dimostrargli il mio valore, infatti: la settimana scorsa abbiamo fermato una carovana di mercanti, alleggerendoli di tutta la mercanzia...» Il Sovrano si accigliò. «Chi erano? Devo provvedere che siano ben ricompensati, anche se nessuno si è ancora lamentato con me per un simile attacco...» «Né lo faranno, suppongo» lo informò Xander. «Per prima cosa l'attacco ha avuto luogo nella regione deserta fuori dai confini dello Zuran, che è dove El Khalid ha la sua base, e secondo, la mercanzia che gli abbiamo sottratto era denaro falso.» «Non c'è da meravigliarsi allora che non abbiano presentato reclamo!» «Anche se El Khalid si è vantato di un suo legame con una persona molto importante, non ho ancora visto Nazir o qualcuno dei suoi uomini mettersi in contatto con lui. Comunque, se, come sospetto, Nazir progetta di farti assassinare in una delle tue apparizioni pubbliche durante la nostra Festa Nazionale, dovrà incontrarsi presto con lui. El Khalid ha fatto sapere che intende tenere un'importante riunione a cui dovremo essere tutti presenti, ma fino ad ora non ha detto né quando né dove avrà luogo.» «E tu pensi che Nazir sarà presente a questa riunione?» «È probabile, sì. Vorrà assicurarsi che gli uomini scelti per accompagnare Khalid nella sua missione assassina siano degni di fiducia. Nazir non vorrà rischiare di usare qualcuno dei suoi uomini, naturalmente, quindi, sì, credo che sarà presente. E ci sarò anch'io.» Il Sovrano si accigliò. «Non sei preoccupato che Nazir possa riconoscerti?» «Travestito da Tuareg?» Xander scosse la testa. «Ne dubito. Dopo tutto è loro costume celare il volto.» Il Sovrano continuava a sembrare preoccupato. 14
«Quindi, Altezza, è soddisfatto di come sta procedendo il nuovo complesso alberghiero? Ho sentito molti elogi sulle strutture alberghiere esistenti nel nostro paese durante le visite nelle nostre ambasciate» continuò Xander, guardando con aria di avvertimento il fratellastro mentre percepiva il rumore lontano di qualcuno che si stava avvicinando silenziosamente a loro. In quel momento una figura bassa e ben piantata emerse dal verde, e con sguardo astioso, ignorando completamente Xander, si inchinò rigida al Sovrano. «Nazir» lo salutò freddo il Sovrano. «Cosa ti conduce qui? Non capita spesso che tu sottragga del tempo ai tuoi doveri di Ministro degli Interni per farci visita.» «Sono molto occupato, è vero» replicò tronfio Nazir. «So che al bazar ci sono stati dei problemi» mormorò Xander. «Non era niente... Disturbi causati da un ladro da quattro soldi, tutto qui.» «Un ladro da quattro soldi? Ma se ti sei recato lì di persona!» «Per caso mi trovavo in zona. Inoltre, come svolgo i miei compiti non è affar tuo.» «Si tratta di normale preoccupazione da cittadino» rispose calmo Xander. La bocca stretta, Nazir distolse lo sguardo, dandogli volontariamente le spalle mentre si rivolgeva allo Sceicco. «Vedo, Vostra Altezza, che avete ignorato il mio consiglio: avete scelto di non avere la scorta armata delle mie guardie personali a proteggere la vostra sicurezza durante le celebrazioni della Festa Nazionale.» «Ti sono estremamente grato per la tua preoccupazione, cugino, ma dobbiamo costantemente ricordarci dei nostri doveri verso il popolo. I nostri ospiti stranieri, in particolare quelli che speriamo sosterranno il nostro turismo, non saranno rassicurati sulla stabilità del nostro paese se noteranno che 15
il suo sovrano non può girare tra il popolo in un'occasione di festa senza una schiera di guardie armate.» «E poi, ovviamente» borbottò Xander sottovoce nel silenzio carico di tensione che seguì alle parole gentili del Sovrano, «ci si deve sempre chiedere chi tiene d'occhio le guardie...» Un'espressione omicida attraversò il volto di Nazir. «Se stai insinuando...» attaccò con ferocia. «Non sto insinuando niente» lo fermò Xander con freddezza. «Era solo una constatazione. È risaputo che la presenza di personale ben armato può far sfuggire di mano incidenti relativamente piccoli. Sono sicuro che nessuno di noi desidera dover spiegare all'ambasciatore di un'altra nazione perché uno dei nostri cittadini è stato colpito a morte da una guardia impreparata.» «Ne riparleremo, cugino. In privato» insistette Nazir cupo verso il Sovrano, ignorando Xander mentre si inchinava e si allontanava. «Nostro cugino dimentica ciò che ti è dovuto, Xander» commentò rabbioso lo Sceicco. Xander scrollò le spalle. «Non ha mai nascosto il fatto di non avere simpatia per me, o per mia madre.» «E tuo padre? Nostro padre è stato il più grande sovrano che questo paese abbia mai avuto! Nazir farebbe bene a ricordarlo! Nazir è stato scortese con te da quando eri un bambino, lo so, Xander, anche se né io né mio padre allora conoscevamo la sua crudeltà verso di te.» «Ho imparato a difendermi, da essa e da lui.» «Sia lui sia suo padre odiavano tua madre. Erano infastiditi dall'influenza che aveva su mio padre. E poi, quando l'ha presa in moglie...» «Potrà anche avere antipatia per me, ma sei tu quello che vuole detronizzare» sottolineò Xander secco. Poi aggiunse: «Devo ritornare nel deserto prima che la mia assenza venga notata. Ero preoccupato che Nazir potesse essersi insospettito 16
su di me dopo l'episodio al bazar, ma ora ho capito che stavano cercando un altro Tuareg». «La versione ufficiale è che sei tornato nello Zuran per breve tempo e che stasera lascerai nuovamente il paese per goderti un meritato riposo. Comunque è un peccato che tu non abbia tempo. Le tue cavalle hanno dato alla luce una bellissima schiera di puledri, e la prima fase dello sviluppo della zona del porto sta arrivando a compimento.» Xander mostrò un sorriso bianchissimo. Il Sovrano era famoso in tutto il mondo per il suo legame con il mondo delle corse dei cavalli. Mentre si giravano per tornare al palazzo, il Sovrano proseguì: «Non sono sicuro che dovrei permetterti di farlo, sai». L'espressione era seria. «Mi sei molto caro, fratellino. Più di quanto tu non sappia. Tua madre è stata quasi una madre anche per me. Mi ha aperto la mente alla ricchezza della conoscenza. È stata la sua influenza su nostro padre a portarlo a pensare al futuro del nostro paese e quando è morta credo che lui stesso abbia perso la voglia di vivere. Io ho perso entrambi, fratellino. Non voglio perdere anche te.» «Neanch'io voglio perderti» gli rispose Xander con forza, abbracciandolo. «Ciao bellezza! Che ne dici di uscire con me stasera? Ho sentito che Sua Altezza terrà un grandioso ricevimento per celebrare l'inizio della stagione delle corse e poi dopo potremmo andare in un locale.» L'invito spensierato rivoltole dal fotografo scapolo del gruppo fece sorridere Katrina. Tom Hudson era un incorreggibile dongiovanni, ma non si poteva fare a meno di averlo in simpatia. Prima però che potesse rispondere qualcosa, Richard si intromise bruscamente. «Siamo tutti qui per lavorare, e non per fare vita di società, e tu faresti bene a ricordarlo, Hudson. Inoltre, la mattina iniziamo presto» ricordò loro. 17
Nel silenzio imbarazzato che seguì le parole del capo della spedizione, Tom fece una smorfia alle spalle di Richard. Per quanto fosse altamente qualificato, Richard non era popolare tra loro, anche se era Katrina a risentire maggiormente della sua presenza. «È un tipo... sinistro» commentò più tardi Beverley Thomas, l'unica altra donna del gruppo, scrollando le spalle nel sedersi sul bordo del letto di Katrina. La lussuosa villa privata che era stata messa a disposizione del gruppo era costruita secondo dettami tradizionali: stanze delle donne separate da quelle degli uomini, e stanze supplementari per i dipendenti. Sulle prime Katrina si era divertita nello scoprire che lei e Bev dovevano chiudersi a chiave nelle loro stanze la notte, ma ora di fronte alle indesiderate profferte di Richard era sinceramente felice di dover adottare i costumi del paese che li ospitava. «Non posso evitare di sentirmi dispiaciuta per sua moglie» ammise Katrina. «Anch'io! Non che a lui piaccia che la menzioniamo. Ti sei resa conto che Richard sta sviluppando una vera ossessione per te, vero?» Alla vista dello sguardo preoccupato di Katrina, Bev alleggerì il tono e aggiunse: «Be', forse definirla ossessione è un po' eccessivo, ma è certamente determinato a portarti a letto». «Può anche volerlo ma non ci riuscirà» la rassicurò Katrina con decisione. «Mi preoccupo solo quando inizia a usare la sua posizione come capo della spedizione per farmela pagare perché lo rifiuto. D'altra parte questo è il mio primo lavoro e sono solo in prova.» «Cerca di non farti infastidire da lui» le consigliò Beverley, soffocando uno sbadiglio. «Be', io vado a letto. È stata una lunga giornata e, come il caro vecchio Richard ci ha ricordato, domani iniziamo prima dell'alba.» Katrina sorrise. Personalmente attendeva con ansia la loro 18
spedizione nel deserto per esaminare uno dei letti di fiume dell'area desertica conosciuti come uadi. Avrebbe dovuto già dormire. Si era messa a letto da un'ora, ma ogni volta che chiudeva gli occhi si trovava ad affrontare l'inquietante immagine dell'uomo dagli occhi dorati, come lo aveva soprannominato dentro di sé. E non era solo il colore degli occhi che portava impresso nella memoria. Il suo corpo tremava con intensità e delicatezza al solo ricordo. Era ridicolo, si disse con fermezza. Una donna di ventiquattro anni con un dottorato in biochimica non poteva cedere a una sciocca e istintiva reazione sensuale verso un completo estraneo. Non solo un estraneo: probabilmente anche un criminale! Ma le sue dita stavano già esaminando la morbida curva della bocca, cercando senza posa l'impronta di quella di lui sulla propria. La sua memoria le stava riproponendo nei dettagli tutto ciò che aveva sentito sotto la forte dominazione del suo bacio. Con rabbia cercò di negare quello che stava provando. I suoi genitori erano stati una coppia di scienziati altamente qualificati, completamente dediti l'uno all'altro; avevano vissuto l'uno per l'altro ed erano anche morti insieme, uccisi nel crollo degli scavi a cui stavano lavorando. All'epoca aveva diciassette anni. Non era più una bambina, ma non ancora un'adulta. I suoi genitori, entrambi figli unici, non avevano altri parenti, e la loro morte non solo l'aveva resa orfana, ma le aveva lasciato un profondo bisogno di qualcuno che la amasse, che la completasse, come anche una radicata paura di quegli stessi sentimenti e della vulnerabilità che le creavano nell'intimo. Per questo motivo li aveva nascosti nelle profondità dell'anima, troppo immatura e troppo spaventata per affrontarli. Al contrario si era concentrata sui propri studi, permettendosi solo con cautela di avere degli amici, ma non lasciando che nessuno si avvicinasse troppo. 19
A ventiquattro anni si considerava abbastanza equilibrata ed emotivamente matura, ma ora... Analizziamo la cosa, si disse con decisione. Ti trovi in un paese diverso con costumi diversi; un paese, per giunta, che ti ha sempre affascinato, ed è per questo che sei stata così desiderosa di venire qui, per questo hai imparato per prima cosa lo zuranese. In più l'adrenalina ti è salita automaticamente in risposta a una situazione sconosciuta. Una situazione così carica era destinata a colpirti. Fino al punto di rispondere fisicamente a un uomo che non conosceva? Un uomo da cui era ovvio che avrebbe dovuto stare in guardia? Tutti avevano diritto a un piccolo errore, cercò di consolarsi. Dopotutto, era estremamente improbabile rivederlo ancora. Non volle però riconoscere quanto quel pensiero fosse per lei deprimente.
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