P35 SORTILEGIO D'ESTATE

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Saskia Walker

Sortilegio d’estate


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Rampant Spice Books © 2010 Saskia Walker Traduzione: Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion luglio 2010 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 35 del 23/7/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 71 del 6/2/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo

Una donna stava godendo. I suoni che si udivano riecheggiare nei boschi sopra il paesino di Carbrey erano inequivocabili: esclamazioni, gemiti, sospiri intensi e sensuali. Il Maestro la guardava con soddisfazione, incombendo su di lei per inspirare l'energia sessuale di cui era permeata l'atmosfera. La donna era una sua fedele adepta e il Maestro fece un cenno agli altri membri della congrega che erano radunati in circolo e fremevano, pregustando di partecipare al suo piacere. I fuochi che avevano acceso rischiaravano la scena. La luce della luna al solstizio d'estate filtrava attraverso gli alberi, illuminando il punto in cui la donna era distesa a terra, nuda, su un tappeto di muschio e foglie. Aveva le ginocchia piegate e le gambe aperte. Mentre si accarezzava, aveva l'altra mano protesa verso un giovane alto che la sovrastava, fermo tra i suoi piedi, per invitarlo ad avvicinarsi e a congiungersi a lei. «Prendimi!» lo esortò. «Sono pronto» rispose lui. Era a torso nudo e il suo fisico muscoloso e tornito era teso, fremente per il desiderio a stento trattenuto. I muscoli delle sue spalle guizzarono mentre si slacciava la cintura dei jeans e contemporaneamente si inginocchiava tra le gambe della donna. Guardò con avida lussuria il corpo che si contorceva sotto di lui, mentre il Maestro girava intorno ai due, osservandoli con orgoglio. 5


I gemiti della donna aumentarono di intensità quando l'uomo l'afferrò per i fianchi per tenerla ferma mentre infilava il viso tra le sue cosce tremanti, poi cominciò a leccarla avidamente. Con un sorriso soddisfatto, il Maestro pregustava tutto quello che avrebbe potuto fare, assorbendo l'energia sessuale sprigionata dall'unione dei suoi accoliti. Avrebbe potuto aprire un canale che lo avrebbe messo in comunicazione con una dimensione sovrannaturale. Il corpo latteo della strega risplendeva nella penombra mentre lei protendeva i fianchi, invasa dal piacere. I seni sodi svettavano come due colline, con i capezzoli puntati verso i misteri del cielo notturno. I suoi capelli castani erano sparsi sul fogliame e il suo sguardo era rivolto al Maestro, che sorrise comprendendo il muto messaggio dei suoi occhi lucenti. Era una strega potente e lui capì di aver visto giusto scegliendola tra i suoi accoliti. Dotata di grandi poteri magici, era sveglia e giovane, ma sessualmente matura. L'energia che sprigionava nell'estasi creava un'aura intensa che risplendeva nell'aria intorno ai due corpi avvinghiati. La terra sotto di lei si era surriscaldata e l'intensità del piacere riusciva a infrangere il confine tra il mondo terreno e la dimensione degli spiriti. «La sento! Sento vicino il suo spirito!» esclamò, inarcandosi. Il suo destino stava per compiersi, pensò il Maestro. Il potere e il desiderio gli scorrevano forti nelle vene. Con l'aiuto della strega avrebbe potuto raggiungere il suo obiettivo, il compito per cui si era impegnato per tanti anni: far risorgere l'anima di Annabel McGraw. La cerimonia era stata preparata con cura. Erano stati accesi cinque piccoli falò disposti a formare un circolo. Il fumo acre che proveniva dai sacrifici aleggiava tra i partecipanti come un serpente di nebbia che li avviluppava nelle sue spire. A terra, nei pressi del cerchio di fuoco, era stato posto un piatto d'argento per le offerte. Sopra vi 6


erano state disposte delle reliquie di Annabel che il Maestro aveva recuperato da casa sua dopo la sua morte: una ciocca di capelli in un medaglione, una catenina che portava spesso e una pezza di stoffa tagliata da un suo vestito. La congrega era pronta a unirsi con il suo spirito e a effettuare il rito per la sua trasmigrazione e il suo risveglio. Il Maestro intonò le parole dell'antico rituale occulto, mentre il suo fedele accolito penetrava la donna, che emise un grido di piacere nel sentirsi posseduta dal suo membro rigido. L'energia sessuale sprigionata dal loro amplesso diede il via al rito e il Maestro li guardò muoversi all'unisono, sempre più frenetici ed eccitati. Pregustava il momento in cui si sarebbe unito a loro. Stava aspettando l'istante giusto. Sollevò le mani, trasse un respiro profondo e cominciò a parlare. La sua voce riecheggiava profonda e sonora, risuonando nel tempo e nello spazio, e viaggiando verso altri mondi... «O signore, dio di tutto ciò che è potente e misterioso, ascolta la mia supplica. Aiutaci nel nostro compito, poiché desideriamo chiamare a noi lo spirito di una tua valente seguace. Concedici il potere di risvegliare l'anima di Annabel McGraw, strappata alla sua congrega quasi trecento anni fa.» All'invocazione del Maestro seguì un profondo silenzio, interrotto solo dai gemiti e dai sospiri dei due accoliti che si accoppiavano sul letto di foglie e muschio. Poi si levò il vento e una bruma eterea danzò tra gli alberi. Il Maestro intonò il suo canto. «Ti imploriamo di permetterle di unirsi a noi, alla sua confraternita.» La nebbia sottile che aleggiava intorno ai seguaci portava con sé il sentore di un seducente fascino femminile, come se lo spirito di Annabel fosse apparso tra gli alberi in risposta all'invocazione del Maestro. L'uomo sollevò la testa, pieno di speranza. 7


Annabel, o mia Annabel! Da tanti anni era solo, da troppi anni sognava la sua perduta amante. Ma ben presto si sarebbe riunito a lei. La nebbiolina prese a turbinare in un vortice appena sopra il punto in cui i due erano avvinghiati nell'amplesso. Il Maestro sentì il desiderio invaderlo, raccogliersi nel suo ventre dove cominciava a pulsare l'erezione. Protese le mani verso la bruma, cercando disperatamente di catturarla. Sentì l'energia che gli passava tra le dita e poi gli penetrava in tutto il corpo. «Concedici di ridare nuova vita ad Annabel, a colei a cui bastava uno sguardo per catturare un'anima e soggiogarla a sé. Annabel, che era dotata di grandi poteri magici ed era destinata a essere la strega più potente di Scozia!» esclamò con voce roboante. Mentre parlava, si abbassò la cerniera dei pantaloni e tirò fuori il pene, poi lo prese nel pugno e cominciò ad accarezzarsi, muovendo la mano ritmicamente in su e in giù. A ogni movimento, il suo desiderio aumentava. «Colei che aleggia tra il tuo mondo e il nostro, e si aggira per la sua dimora sotto la forma evanescente di uno spettro, in attesa di questo momento... Concedile di tornare tra noi, a colei che restituirà unità alla nostra congrega e la renderà invincibile!» Continuando a masturbarsi, trasse un respiro profondo. L'energia che permeava l'atmosfera suggestiva e misteriosa del bosco divenne più intensa. Gli spiriti della foresta emersero tra gli alberi, risvegliati dal rito. Elfi e folletti, gli eterei abitanti dei boschi in una dimensione ultraterrena, guizzavano tra le fronde, contribuendo con il loro potere ad aumentare l'energia mentale, mentre giravano intorno alla congrega intenta a celebrare il rito. La strega stesa a terra era persa nell'oblio estatico dell'orgasmo. Agitava la testa da un lato all'altro con gli occhi velati dal piacere. «Si sta risvegliando dal suo sonno, la sento anch'io!» 8


esclamò il suo giovane amante con voce roca, distorta dal piacere. «Unisciti a noi, Maestro, senti la sua essenza gloriosa levarsi dalla terra.» Il Maestro si inginocchiò alle spalle del suo accolito e si piegò sulla sua schiena lucida per un velo di sudore, tesa nello sforzo dell'accoppiamento. Strinse tra le dita la punta del pene gonfio, saturo di desiderio, e la infilò nell'ano del giovane carponi davanti a lui. L'altro era così vicino all'estasi suprema che emise un grido di trionfo e serrò con le natiche sode il membro del suo Maestro, mentre penetrava la donna sotto di lui in un ultimo affondo impetuoso. La morsa del suo ano era così stretta e calda che il Maestro gemette di piacere nel sentirsi strizzare il pene, che affondò più profondamente nel suo seguace, assorbendo il fuoco e l'energia vitale che veniva dalla dimensione ultraterrena e si concentrava alla base della spina dorsale del giovane. Emise un'esclamazione stupefatta quando vide l'immagine eterea di Annabel McGraw riflessa nel piatto d'argento accanto a loro. I capelli neri risplendevano alla luce multiforme del fuoco, la sua sagoma era illuminata dai riflessi cupi e sanguigni delle fiamme. Protendeva una mano come se volesse chiedere aiuto per essere liberata dall'oltretomba in cui era precipitata prematuramente. Il Maestro aveva il cuore che gli batteva forte, esaltato dalla vibrazione occulta del potere che era a portata di mano. Fu percorso da un brivido convulso, il suo pene fremette ed emise il suo seme caldo. Mentre l'immagine di Annabel si dissolveva in una sagoma tremolante e svaniva nel momento del massimo piacere, il Maestro comprese esattamente di che cosa avevano bisogno: di un corpo ospite che accogliesse l'anima di Annabel... Una persona che non facesse parte della congrega.

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Una strana eccitazione... Zoe l'avvertì non appena arrivò con l'auto nei pressi del paesino di Carbrey. Strinse istintivamente le cosce, invasa dalla strana impressione che una mano invisibile le stesse percorrendo tutto il corpo in una carezza lenta e sensuale. La sensazione era piacevole e le provocò un brivido, ma la inquietò anche, perché le sembrava proprio che ci fosse qualcuno in macchina con lei, tanto che lanciò addirittura un'occhiata al sedile posteriore attraverso lo specchietto retrovisore, per accertarsi di essere sola. Forse era solo l'afa che le si era incollata addosso, si disse. Era particolarmente caldo e umido, pur essendo fine agosto. Ma la sensazione era diversa, perché le sembrava che il calore l'avviluppasse tutta e fosse addirittura dentro di lei. Era eccitata, c'era poco da fare. Aveva voglia di sesso. «Che strano!» esclamò ad alta voce, stringendo il volante. Si guardò allo specchietto e si passò una mano sulla nuca, massaggiandola per allentare la tensione, poi si sforzò di tornare a concentrarsi sulla guida. Era solo stanca per il lungo viaggio in auto da Londra fino alla costa orientale della Scozia, tutto qui. Si era fermata a riposare a York la sera prima e aveva pernottato in un alberghetto, ma quando era ripartita aveva fatto tutta una tirata. Avrebbe potuto almeno fermarsi a prendere un caffè dopo 10


Edimburgo. Girò la manopola del condizionatore di una tacca per raffreddare un po' l'abitacolo. Davanti a sé vide un antiquato cartello stradale con la scritta nera su sfondo bianco, che indicava la direzione per il paese. Era quasi arrivata. Aveva memorizzato la piantina e sapeva che, se avesse preso a destra al bivio, avrebbe imboccato la litoranea, mentre la strada a sinistra scendeva lungo la scogliera e conduceva a Carbrey, il porticciolo in cui aveva affittato una villetta. Imboccò la strada a sinistra, ma non proseguì. Invece accostò al bordo erboso della carreggiata. Sentiva ancora un respiro caldo che si muoveva sulla sua pelle, come se non fosse sola in auto e qualcuno volesse eccitarla. «Ho bisogno di una boccata di aria fresca» mormorò. Aveva parcheggiato al limitare di una macchia di vegetazione. Scesa dall'auto, Zoe si stirò e si appoggiò alla fiancata. Il tepore del sole era rinfrancante sulla schiena e Zoe si soffermò a contemplare il bosco, con gli alberi alti, dritti e impettiti come sentinelle allineate sulla scogliera. Di tanto in tanto sentiva vagamente il rumore del motore di un'auto di passaggio, mentre guardava il paesaggio e pensava che sarebbe stato piacevole addentrarsi tra le ombre fitte e misteriose del bosco, togliersi le scarpe per sentire la frescura del muschio morbido sotto i piedi nudi e appoggiarsi a uno di quei grandi tronchi. Non era particolarmente amante della natura, per cui non era un pensiero che le sarebbe venuto in circostanze normali, ma in quel momento era stranamente attratta dall'ambiente fresco e verdeggiante, e immaginava la sensazione che avrebbe potuto provare immergendosi in quell'atmosfera rasserenante, avvolta dal profumo del fogliame. L'ambiente era così suggestivo che le parve quasi di sentire il muschio sotto i piedi nudi e le foglie che le sfioravano le braccia e le mani mentre si addentrava nel fitto della boscaglia. «Problemi al motore?» 11


Zoe udì improvvisamente una voce maschile dietro di sé ed ebbe un tuffo al cuore. Si voltò per vedere chi le avesse rivolto la parola e vide un uomo su una motocicletta lucente, tutta nera e cromata, che non aveva neanche sentito arrivare. Il centauro si tolse il casco e spense il motore, poi scosse i capelli biondi che gli arrivavano fino alle spalle e la fissò con i suoi intensi occhi grigioverdi. «No, stavo solo ammirando il panorama» rispose lei, indicando con un gesto il bosco mentre fissava l'uomo come se non riuscisse a distogliere lo sguardo da lui. Alto e signorile, l'aitante motociclista attirava il suo sguardo ancora più della foresta. Con gli zigomi sporgenti e la mascella volitiva, la bocca sensuale e il fisico prestante, era veramente attraente. Zoe fece un respiro profondo e gli sorrise. «L'ho vista accostare mentre arrivavo dalla litoranea. Ho pensato che potesse avere un guasto o essersi persa e sono venuto a controllare. Ha bisogno di aiuto?» le disse con un inconfondibile accento scozzese. Mentre la fissava con un sorriso ineffabile che gli aleggiava sulle belle labbra, Zoe pensò che sicuramente avrebbe potuto darle una mano, ma non per riparare il motore. Nella sua mente apparve improvvisamente una immagine dei loro corpi avvinghiati in un amplesso selvaggio, mentre il bel motociclista la penetrava con un affondo impetuoso. Da dove diavolo le era venuto quel pensiero?, si stupì. Lo fissò intensamente. Forse era maleducato scrutare apertamente un estraneo, ma Zoe non poteva farne a meno. Aveva voglia di attirarlo a sé, di sentire il contatto con il suo corpo prestante e muscoloso. Gli sorrise invitante, non riuscendo a trattenersi. L'uomo era decisamente attraente e Zoe non era immune al suo fascino virile. Indossava un giubbotto di pelle sportivo, che valorizzava le sue spalle larghe, e jeans sbiaditi, che fasciavano le sue 12


cosce forti e tornite. Il rigonfio alla patta dei pantaloni attirò istintivamente l'attenzione di Zoe, che arrossì e si morse il labbro inferiore, prima di riuscire a distogliere lo sguardo. L'aitante motociclista abbassò il cavalletto con un colpo di tacco e scese dalla moto cromata, continuando a fissarla con i suoi intensi occhi grigioverdi. «Sicura di star bene? Ha un'aria smarrita. Se l'ho spaventata io con il mio arrivo improvviso, me ne scuso.» Mentre le parlava, la guardò lentamente da capo a piedi come se volesse passarla in rassegna. Indugiò brevemente con lo sguardo sulla porzione di pelle scoperta tra la cintura e il bordo della maglietta corta, poi tornò a guardarla negli occhi. Zoe fu invasa ancora dalla strana sensazione di essere avvolta da un'impalpabile eccitazione, come dalle spire di un vento caldo, carico di sensazioni, o da una gigantesca lingua invisibile, che la lambiva seducente. Perché continuava ad avere pensieri sensuali?, si chiese, stizzita. Forse perché era passato troppo tempo dall'ultima volta in cui aveva fatto sesso. Il sole era alle spalle dell'uomo e splendeva luminoso. Per un attimo, guardandolo, Zoe si sentì stordita, disorientata, come se avesse le vertigini. Con la mano si riparò gli occhi dal riflesso abbacinante del sole e gli rispose: «Sto bene, grazie. Stavo giusto per ripartire». Lui si avvicinò, coprendole il sole. La sua sagoma scura incombeva su di lei, il viso in ombra era illuminato da un chiaroscuro suggestivo che lo rendeva ancora più misterioso. «Non si muova» le intimò. Zoe trasalì quando lui stese una mano guantata verso di lei e le sollevò una ciocca di capelli vicino al collo. Zoe sentì qualcosa muoversi sulla pelle ed ebbe un sussulto. «Rimanga immobile» le bisbigliò lui. Era così vicino 13


da toglierle il respiro per una strana emozione che si era impossessata di lei. Era sempre più eccitata e si sostenne alla fiancata della macchina perché sentiva che stava perdendo l'equilibrio quando lui si piegò sul suo collo. Tesa, Zoe si chiese che cosa volesse farle ed ebbe un fremito di paura quando lui le passò la mano sul collo e la chiuse, sfiorandola con il pollice prima di ritirare il pugno. Zoe ebbe un brivido a quel contatto, mentre lui riapriva il palmo per mostrarle la sua preda, un grosso ragno nero. «Oh, Signore!» esclamò Zoe con la pelle d'oca, scossa dal ribrezzo. «Che male le fa?» obiettò lui. «È solo un innocuo ragno che è spuntato tra gli alberi in cerca di calore e ha trovato un bel posto in cui rannicchiarsi. Evidentemente ha molto buongusto, il nostro amico.» Sorrise galante, prima di liberare il ragno sul tetto dell'automobile. Zoe trasalì e si scostò in fretta, schifata, ma si ritrovò bloccata contro il suo torace e posò una mano sul suo giubbotto di pelle. Il ragno si allontanò in fretta sopra la lamiera sulle sue zampette agili e scese dal lato opposto, come se volesse tornare a rifugiarsi tra gli alberi. Immobilizzata dal motociclista, Zoe alzò lo sguardo verso di lui, che appoggiò la mano aperta sul tetto dell'abitacolo, intrappolandola. «Tutto a posto, non deve più avere paura» la rassicurò, anche se il bagliore sensuale del suo sguardo le diceva il contrario. Non si mosse e Zoe, per quanto piena di apprensione, si accorse che era più emozionata che impaurita. Anzi, le piaceva provare quel sottile brivido di inquietudine che le serpeggiava sottopelle per la vicinanza dell'aitante centauro. Gli guardò la bocca, così vicina alla sua, e si sorprese a desiderare di scoprirne il sapore, la morbidezza. Era avvolta dalla fragranza di cuoio del suo giubbotto, mista al 14


profumo di un dopobarba muschiato. Di colpo la sua fantasia si animò, proiettandole mentalmente immagini piccanti di amplessi impetuosi e trasgressivi, che le assalirono i sensi. Un motociclista scozzese, una radura tra gli alberi, i loro corpi che si rotolavano sull'erba e il muschio, lei che apriva le gambe per invitarlo a possederla, il corpo possente che la invadeva, implacabile... Quella fantasia le fece tremare le gambe, che Zoe serrò per contenere i fremiti della sua carne pulsante di desiderio, sforzandosi di mantenere un certo contegno. «Grazie, è stato molto gentile a fermarsi» replicò, compassata e formale. «Non c'è problema. Ci vediamo» la salutò lui, sfiorandole i capelli in una rapida carezza, come se avesse voluto ravviarglieli. Si allontanò e inforcò di nuovo la potente moto. Zoe avrebbe voluto distogliere lo sguardo, ma non poté fare a meno di lanciargli un'ultima occhiata, ammirando il modo in cui le sue gambe lunghe e atletiche abbracciavano il serbatoio. Lo scozzese si rimise il casco, avviò il motore e le fece un ultimo cenno di saluto. Mentre lo guardava allontanarsi, Zoe pensò che per una londinese era insolito sentirsi dire ci vediamo da un estraneo con naturalezza. Nata e cresciuta nella metropoli, non si aspettava certamente di rivedere due volte la stessa persona dopo un incontro casuale in strada. Invece da quelle parti era normale dare per scontato che ci si sarebbe rivisti. Dopotutto Carbrey era un paesino di pescatori dove tutti inevitabilmente si conoscevano. Ammirò il fisico del motociclista finché non scomparve dalla sua vista. Schiena muscolosa inguainata nel giubbotto di pelle, natiche sode valorizzate dal denim dei jeans che gli fasciavano i fianchi stretti. Voglio essere io il centauro e tu la motocicletta, gli disse mentalmente. Voglio starti sopra e sbatterti fino a venire. 15


Zoe trasalì sorpresa, quasi scandalizzata dalla direzione presa dai suoi pensieri. Aveva voglia di toccarsi per sfogare la sua smania e trovare un momentaneo sollievo dal desiderio che l'attanagliava. Ma che diavolo le stava succedendo? Non era sua abitudine sbavare per uno sconosciuto e lasciarsi andare a pensieri sconci. Sentendo squillare improvvisamente il cellulare attraverso il finestrino abbassato, si mise subito al volante e rispose, lieta di avere una distrazione. Guardò il display sventolandosi con l'altra mano per rinfrescarsi le gote in fiamme, e vide che era sua sorella. «Ciao, Gina» rispose. «Sei arrivata? Dimmi com'è il posto!» «Non ci sono ancora, ma manca poco. Il paesaggio è spettacolare. Avevi ragione, è proprio bello da queste parti.» «Tutto bene? Hai una voce strana.» «Sì, sì, tutto a posto.» Zoe infilò una mano nella borsetta per prendere la sua agenda elettronica e controllare se era a metà ciclo. Il fatto di trovarsi in fase ovulatoria avrebbe potuto giustificare l'impennata di desiderio che provava. La natura pragmatica di Zoe la induceva a ritenere che dovesse esserci una spiegazione logica. Guardò la schermata del calendario, contrassegnata dalle date in neretto degli appuntamenti e dei giorni importanti. Fece il calcolo dall'ultima mestruazione e scosse la testa; no, non era a metà ciclo. Non riusciva a spiegarsi il perché del proprio comportamento. Era segretaria amministrativa in un prestigioso studio legale londinese ed era abituata a essere sempre padrona di sé, organizzata, precisa, mai distratta o con la testa tra le nuvole. Se non erano le variazioni ormonali a renderla così accaldata ed eccitata, forse doveva essere il tempo instabile della costa, con tutta quell'afa, a farle venire le smanie. «Cos'era quel bip?» le chiese Gina. 16


«Niente, controllavo il calendario sull'organizer.» Gina sbuffò. «Zoe!» esclamò in tono di rimprovero. «Devi sbarazzarti del tuo atteggiamento mentale da tipica londinese, efficientissima e superimpegnata. Santo cielo, sei in vacanza, rilassati!» «Sono rilassata» la rassicurò Zoe. «Volevo solo controllare se ero in sindrome premestruale o ero a metà ciclo, perché ho avuto delle vampate improvvise.» «Sarà solo la stanchezza del viaggio, tu che dici?» brontolò sua sorella. «Sì, lo credo anch'io. Mi sentirò meglio dopo che avrò fatto la doccia e un riposino. Sono quasi arrivata, sono proprio alle porte del paese. Ti richiamo appena ho preso la chiave di casa, va bene?» «Va bene» acconsentì Gina, riluttante. «Ma telefonami subito, capito? Non vedo l'ora di sapere com'è il posto.» Zoe sorrise e chiuse la comunicazione. Si sentiva già più tranquilla, anche se l'aitante motociclista l'aveva turbata. Doveva essere uno del posto, a giudicare dall'accento scozzese. Aveva un non so che di magnetico... Sua madre parlava spesso del fatto che tutti avevano un'aura. Per Zoe erano solo stupidaggini New Age, ma per qualche oscuro motivo quel termine le venne in mente a proposito del biondo centauro. Sì, quell'affascinante sconosciuto aveva un'aura potente, un fascino primitivo, quasi animalesco, con il suo fisico statuario, gli occhi intensi e il suo bel viso. Era rimasta colpita anche dai suoi capelli insoliti, di un biondo chiarissimo, folti e lunghi. Dovevano anche essere morbidi, pensò. Immaginò che, quando era a letto con una donna, le sue ciocche seriche avrebbero accarezzato il corpo della sua amante, amplificando il suo piacere. Si rammaricava quasi di non aver avuto un guasto, perché forse a quell'ora sarebbe stata diretta in paese a cavalcioni sulla sua moto dietro di lui. Accese la radio per distrarsi, inserì la freccia e ripartì. 17


Seguì la strada tortuosa che scendeva lungo la ripida scogliera e, dietro una curva, vide apparire il paese. Era arrivata! Il corso principale scendeva fino al porto, bordato ai due lati da graziosi villini dalle tinte pastello. Carbrey era un villaggio di pescatori. Ce n'erano altri simili lungo la costa, ma la città più grande era a una trentina di chilometri. Il paesaggio era da cartolina e la zona offriva belle passeggiate, nonché uno stupendo panorama marittimo. Zoe si era portata gli scarponcini da trekking e una pila di libri; non le serviva altro per trascorrere una vacanza rilassante, anche se approfondire la conoscenza del motociclista sexy l'avrebbe sicuramente resa indimenticabile. Mentre passava, si accorse che la gente del posto che incrociava la guardava con curiosità. Vide un bel pub con un'insegna di legno, una piccola scuola e una chiesetta annidata tra le case, poi si fermò all'incrocio ai piedi della collina. Nel porticciolo erano ormeggiate diverse barchette che beccheggiavano vivaci per la marea che si stava alzando. Era una bella giornata di sole, un po' ventosa, con il cielo di un azzurro intenso e ciuffi di nuvole candide che si spostavano veloci. Qualche turista passeggiava sul lungomare, tre ragazzini mangiavano il gelato su una panchina e una famigliola posava per una foto ricordo vicino alle barche colorate. Si era quasi a fine stagione e Zoe pensò che in piena estate il paese dovesse essere più affollato. Notò alla sua destra un negozio con l'insegna dell'ufficio postale. Era lì che avrebbe dovuto prendere in consegna le chiavi. A sinistra, Shore Lane arrivava fino al mare e le case lungo la stradina avevano vita breve, man mano che il mare inghiottiva il litorale. Probabilmente era anche quello il motivo per cui nessuno aveva acquistato la casetta che lei aveva affittato. Era un bel villino antico, costruito più di trecento anni prima, ma in capo a una decina d'anni il mare avrebbe eroso la costa e le case lungo 18


Shore Lane sarebbero diventate inabitabili. Zoe svoltò a sinistra, pensando di parcheggiare e poi tornare a piedi all'ufficio postale per prendere le chiavi. In lontananza si distingueva il contorno di un isolotto su cui svettava un faro. Il sole faceva risplendere la superficie dell'acqua come uno specchio. Il paesaggio era davvero stupendo, pensò, sospirando contenta mentre procedeva a passo d'uomo lungo la stradina stretta, meravigliandosi di quanto le case fossero vicine all'acqua. A destra, quel po' di terreno che rimaneva era tutto occupato dal capannone di un cantiere nautico con l'insegna Imbarcazioni Logan, che arrivava fino al porticciolo e finiva in mare. Mentre passava, Zoe vide un giovane alto che si affacciava sulla porta del capannone per guardare chi stesse arrivando. Il ragazzo uscì e si appoggiò alla chiglia di una barchetta rovesciata, fissandola con impudenza. Il suo sguardo intenso la spinse istintivamente a seguire l'impulso di frenare e sporgersi dal finestrino abbassato per chiedere indicazioni. In realtà, conosceva perfettamente la strada per arrivare alla villetta. Una perfetta segretaria sapeva quanto fosse importante memorizzare sempre la piantina del posto in cui doveva recarsi per evitare di perdersi. «Salve, mi scusi, è questa la via di una villetta che si chiama Casa Luna?» gli chiese. Quando sua sorella le aveva consigliato il posto in cui passare le vacanze, aveva detto che era un nome molto suggestivo, e prometteva bene. Sembrava fatto apposta per fare romantiche passeggiate al chiaro di luna e lei aveva tanto bisogno di riposare, visto che non andava in ferie da tre anni. Il giovanotto le sorrise e si avvicinò con la grazia languida e felina di una pantera. Zoe fu invasa nuovamente da una strana sensazione, come se in macchina con lei ci fosse qualcuno che alzava la manopola della temperatura interna del suo corpo ogni volta che incrociava un bel fusto. Era ridicolo, pensò Zoe. Il fatto di essere per la prima 19


volta dopo tanto tempo in vacanza fuori casa l'aveva resa sovreccitabile. Forse era già stata invasa dall'umore vacanziero. Tante donne avevano fugaci avventure nei luoghi di villeggiatura e Zoe si chiese come si sarebbe comportata se le si fosse presentata l'occasione. Probabilmente non vi avrebbe rinunciato. Era troppo impegnata per lavoro e non aveva mai tempo per se stessa, ancor meno per coltivare conoscenze maschili, ma la sua vita sessuale e sentimentale ne risentiva. Il giovanotto si piegò verso il finestrino e la scrutò con attenzione. «Sì, la strada è giusta.» Anche lui aveva un forte accento scozzese, penetranti occhi azzurri e folti capelli castani. Zoe immaginò che non dovesse avere più di venticinque anni. Era anche dotato di un bel fisico asciutto, anche se era mimetizzato dai pantaloni larghi con i tasconi e una maglietta abbondante che gli scendeva fino ai fianchi. «È la penultima casa in fondo» le disse, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi. «A proposito, mi chiamo Crawford Logan» aggiunse, infilando la mano all'interno dell'abitacolo. Zoe gliela strinse e sorrise. «Zoe Daniels, piacere.» Mentre si presentava, pensò quanto fosse diversa la vita in un paesino rispetto a Londra. Qui era facile individuare i turisti, verso cui gli abitanti del posto dimostravano una certa curiosità, contrariamente a quanto accadeva nella capitale, in cui a nessuno sarebbe saltato in mente di presentarsi spontaneamente a una di fuori che era lì in vacanza. «Ho affittato Casa Luna.» Decisamente l'aria di vacanza le stava dando alla testa, pensò. Ecco che, dopo aver fatto la conoscenza di un affascinante motociclista, sgranava gli occhi davanti a un prestante giovanotto di paese. In effetti non era un cambiamento tanto nocivo rispetto al suo abituale stile di vita; aveva proprio bisogno di sciogliersi un po', di lasciarsi andare. 20


Crawford Logan le lasciò la mano con riluttanza, poi si raddrizzò e le fece un cenno di saluto. Zoe proseguì e parcheggiò davanti alla penultima casa alla fine della strada, scese e si stirò. Sopra il pesante portone di rovere c'era una placca di legno con intagliata la scritta Casa Luna. La facciata del villino era graziosa e le finestre bordate da tendine di pizzo; Zoe pregustava già di passare le vacanze in quella casetta intima e accogliente. La villetta accanto, l'ultima della fila, sembrava meno curata. Era in balia degli elementi, essendo esposta al vento e alla furia delle onde quando c'era tempesta. Sopra la porta era intagliato il nome Cornerstone. Chiusa la macchina, tornò sui propri passi. Quando passò davanti a Crawford, lui era ancora lì e la fissava con un mezzo sorriso. Zoe gli fece un cenno di saluto e proseguì, sentendo che lui la seguiva con lo sguardo. Gina aveva ragione; era troppo tempo che non usciva di casa. Sua sorella aveva insistito affinché si prendesse una vacanza, la prima dopo la morte della madre, avvenuta tre anni prima. Da allora si era buttata nel lavoro; era brava e impegnarsi la faceva sentire utile e produttiva. Qui, invece, si sentiva diversa, senza i suoi impeccabili tailleur. Era più consapevole dell'ambiente circostante e delle sollecitazioni che ne ricavava. Sentiva l'adrenalina che le scorreva nelle vene mentre camminava, e i passanti che incrociava le sorridevano osservandola o le facevano dei cenni di saluto. Il paesino aveva un'atmosfera d'altri tempi. Le casette erano costruite intorno al porticciolo, raggruppate insieme come se formassero una barriera protettiva contro la furia degli elementi. Anche l'ufficio postale sembrava d'epoca. Quando Zoe entrò, sentì trillare una campanella appesa sopra la porta. «Salve, lei dev'essere Zoe Daniels» le disse la donna dietro il bancone. Zoe la guardò, perplessa. «Come faceva a saperlo?» 21


«È entrata esattamente all'ora in cui mi aveva detto che sarebbe venuta a prendere le chiavi, e non è una faccia nota. Qui tutti si conoscono» le spiegò la donna, sorridendole con aria confidenziale. La guardava come se sapesse tutto di lei. Aveva i capelli castani lunghi, raccolti e puntati in alto sul capo, occhi scuri e un sorriso complice, come se fosse a conoscenza di qualche segreto. Aveva dei grossi cerchi d'argento alle orecchie e portava jeans e maglietta. «Sono Elspeth McGraw, la custode del villino. È di proprietà della mia famiglia da anni, ma io abito in cima alla collina, ora. Le prendo le chiavi» le spiegò. Mentre le voltava le spalle e frugava nello scaffale dietro il bancone, Zoe si guardò intorno. Oltre che ufficio postale, il negozio era una cartoleria e vendeva giornali, riviste, cartoline, ma anche bibite, dolci e cioccolata. In un angolo c'era il frigorifero dei gelati e, dietro il bancone appeso sopra la porta, un pannello di legno con delle incisioni. I simboli che vi erano intagliati le parvero vagamente familiari. La porta era coperta da una tenda di velluto nero. Zoe ricordò dove aveva visto quei disegni. Erano su gioielli, ciondoli e candele che aveva sua madre. Era appassionata di temi spirituali e di occulto, e si definiva una pagana. Nonostante credesse all'esistenza di poteri sovrannaturali, non aveva potuto fare niente contro il destino ed era morta prematuramente in un incidente, quando la sua Mini era stata investita da un grosso autoarticolato che le era piombato contro a tutta velocità. Anche per questo Zoe aveva una mentalità molto più pragmatica e disincantata, e liquidava come sciocchezze tutte le questioni che non potevano essere ricondotte a spiegazioni razionali. Nel negozio aleggiava un vago sentore di incenso. Zoe si guardò allo specchio. Aveva i capelli neri dal taglio scalato e in quel momento era spettinata. Aveva anche 22


uno sguardo spiritato e le gote più accese del solito. «Sono un disastro» gemette, cercando di ravviarsi i capelli con le dita. «A me sembra splendida, mia cara» le disse Elspeth, avvicinandosi e porgendole un mazzo di chiavi. Zoe prese le chiavi mentre Elspeth la fissava sorridendo maliziosa, appoggiata con i fianchi contro il bancone, i gomiti sul piano in una posa che le faceva sporgere in fuori il seno. Si leccò le labbra con fare civettuolo, mentre scrutava Zoe da capo a piedi. «Sarà un vero piacere averti qui con noi» disse poi con voce suadente. «Posso darti del tu, vero?» aggiunse, come se si fosse ricordata in quel momento che si era rivolta a lei con fare più confidenziale. «Certo» rispose Zoe, imbarazzata. Elspeth la fissava con occhi lucenti, come se avesse un segreto interessante da svelarle. Zoe ebbe di nuovo la strana sensazione di avvertire una presenza al suo fianco e di non riuscire a controllare le proprie reazioni. Era invasa da una sensazione inquietante, in parte paura e in parte eccitazione. C'era qualcosa di indefinibile nell'aria, minaccioso e seducente al tempo stesso. Stordita, si apprestò a uscire. Proprio in quel momento, la porta si aprì e la donna inveì ad alta voce contro l'uomo che era appena entrato, apostrofandolo con un epiteto decisamente colorito.

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Virtù e peccati di Charlotte Featherstone C’è un confine molto sottile che separa, nella pudica Inghilterra vittoriana, la virtù e la dissolutezza, l’integerrima moralità e il peccato più ignobile, l’amore e la perdizione, il pudore e la lussuria. Lui, Matthew, nobile, artista e libertino, parrebbe votato alle peggiori scelleratezze, mentre lei, Jane, desidera tutt’altro dalla vita, il vero amore, la passione più autentica. Ma c’è un segreto fra loro, qualcosa che giunge dal passato e che non riesce a tenerli distanti...

Piccole voglie di AA.VV. Una raccolta di racconti ad alto contenuto erotico che movimenteranno i vostri sogni. Sensuali, piccanti, stuzzicanti, garantiscono un progressivo aumento della temperatura a ogni pagina! Scritti da autrici conosciute e apprezzate per la sensualità delle loro storie sono dieci chicche tutte da gustare, da portare sempre con voi per quando vi prende la voglia...

Carezze di luna di Victoria Janssen Mentre scoppia la Prima Guerra Mondiale, l’avvenente chimica Lucilla Daglish s’innamora di Pascal Fournier, uno scienziato che nasconde un inquietante e sbalorditivo segreto. Quando lui le rivela di compiere studi sui lupi mannari, facendola entrare in contatto con quelle creature selvagge e pericolose che si aggirano fra gli umani ignari, per Lucilla niente sarà più lo stesso.

Sortilegio d’estate di Saskia Walker Zoe Daniels è una segretaria superefficiente e piena di buonsenso, che trascorre una settimana di ferie in un delizioso paesino sulla costa scozzese... La vacanza non si preannuncia all’insegna del relax; una strana atmosfera di eccitazione erotica pervade la villetta, anche a causa di un misterioso e conturbante vicino, Grayson Murdoch.


ritorna a SETTEMBRE con 2 romanzi intensi e passionali delle autrici pi첫 amate e apprezzate.

Preparati a una lettura... incandescente! In uscita dal 9 settembre


Questo volume è stato stampato nel giugno 2010 presso la Mondadori Printing S.p.A. stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn)


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