Passione e vendetta

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CAITLIN CREWS

Passione e vendetta


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: At the Count's Bidding Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2015 Caitlin Crews Traduzione di Chiara Fasoli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3024 del 13/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 «Devo avere le allucinazioni. E che Dio abbia pietà di te se non è così.» Paige Fielding non sentiva quella voce da dieci anni. La trafisse come una lama di ghiaccio, cancellando il tepore del pomeriggio californiano. Facendole dimenticare cosa stesse facendo, che giorno fosse e in che anno si trovasse, catapultandola nuovamente nel lontano, doloroso passato. Quella voce, la sua voce. Inconfondibile, con il suo lieve accento italiano, profonda e calda nonostante le note di furiosa incredulità che le fecero desiderare di poter essere inghiottita dal pavimento. O di perdere ogni controllo, come sempre le capitava a quel suono. Si voltò con istantanea, inconscia obbedienza. Sapeva esattamente chi avrebbe visto sulla soglia dell'enorme villa di Bel Air, battezzata La Bellissima in onore della sua famosa proprietaria, la leggenda del cinema Violet Sutherlin, e provò un piccolo brivido di anticipazione nell'istante prima che i suoi occhi incontrassero la figura imponente che la fissava con un misto di disprezzo e puro, smisurato odio. Giancarlo Alessi. L'uomo che aveva amato con ogni 5


fibra del suo debole, romantico cuore. L'unico uomo che non era riuscita a dimenticare e che sospettava non avrebbe mai dimenticato, nonostante tutto. Perché era anche l'unico uomo che avesse mai tradito. Profondamente, irrevocabilmente. Avvertì una stretta allo stomaco al ricordo di ciò che aveva fatto. Non avrebbe mai potuto dimenticare. Non aveva avuto scelta, ma dubitava che lui le avrebbe creduto adesso più di quanto non avesse fatto allora. «Posso spiegare» disse. Troppo veloce. Troppo nervosa. Non ricordava di essersi allontanata dal tavolo dietro al quale sedeva, ma ora era in piedi e le gambe tremanti la facevano sentire decisamente instabile davanti a quello sguardo ombroso. «Potrai spiegarlo alla sicurezza» rispose lui lentamente, assaporando ogni parola, e lei arrossì, ammutolita. «Non mi interessa cosa tu faccia qui, Nicola. Devi andartene.» Trasalì sentendolo pronunciare quel nome. Quel maledetto nome che non aveva più usato dal giorno in cui l'aveva perso. Sentirlo in quel momento, dopo così tanto tempo e dalla voce di lui, era sconvolgente, e il suo stomaco si contrasse ancora di più. «Io non...» Paige non sapeva cosa dire, come dirlo. Come spiegargli cosa era accaduto dopo quel terribile giorno di dieci anni prima, quando aveva venduto la sua immagine distruggendoli entrambi. Cosa c'era da dire? Non gli aveva mai raccontato tutta la verità quando avrebbe potuto farlo. Non aveva mai voluto che lui sapesse quanto fosse rovinata la sua vita, il tipo di posti e di persone da cui proveniva. E la loro relazione era stata talmente intensa e travolgente, in quei due brevissimi mesi, che non era sembrato esserci tempo per conoscersi 6


meglio. Non realmente. «Non uso più il nome Nicola.» Lui rimase immobile, limitandosi a fissarla con una sorta di furioso stupore misto a disprezzo che la colpì con la forza di un fulmine, rendendola sorda e cieca nei confronti di ciò che la circondava, consapevole solo dell'intenso dolore che le serrava il petto. «Non ho...» Era terribile. Molto peggio di quel che aveva immaginato, ed era un incontro che immaginava spesso. Era vicina allo scoppiare in lacrime singhiozzando, ma fece ricorso a tutte le proprie forze e riuscì a trattenersi. Sapeva che lui non avrebbe reagito bene. Era fortunata che le stesse parlando, sapeva che avrebbe potuto chiedere agli uomini della sicurezza di Violet di trascinarla fuori dalla proprietà, e continuò a parlare, come se la cosa potesse essere in qualche modo d'aiuto. «È il mio secondo nome. Era un... Il mio nome è Paige.» «Curioso, Paige è anche il nome dell'assistente di mia madre...» Dal tono della sua voce era però chiaro che non era affatto confuso. Non le stava chiedendo spiegazioni, dal momento in cui l'aveva vista aveva capito che era quello di lei il nome su tutte le e-mail ricevute da sua madre negli ultimi anni. Ed era altrettanto chiaro che quella scoperta non lo rendeva affatto felice. «... E non puoi essere tu. Dimmi che non sei altro che una spiacevole apparizione dall'ora più buia del mio passato. Che non ti sei insinuata all'interno della mia famiglia. Fallo ora e potrei anche lasciarti uscire da qui senza chiamare la polizia.» Dieci anni prima avrebbe pensato che fosse un bluff. Quel Giancarlo non l'avrebbe mai denunciata. Ma quello che aveva di fronte era un uomo diverso. Questo era il Giancarlo che lei aveva creato, e poteva prendersela solo 7


con se stessa. Be', non solo con se stessa. Ma non aveva senso coinvolgere sua madre ora, lo sapeva, e dopotutto non le parlava da dieci anni. Era per la madre di lui che si preoccupava. «Sì» disse, sentendosi scossa e vulnerabile, quasi si fosse accorta solo in quel momento che la sua presenza lì era per lo meno discutibile. «Lavoro per Violet da quasi tre anni ormai, ma, Giancarlo, devi credermi, io non ho mai...» «Stai zitta.» Paige non aveva bisogno di conoscere l'italiano per capire quel comando secco e imperioso. Obbedì. Che altro poteva fare? Rimase immobile e lo osservò circospetta, quasi temesse che avrebbe potuto azzannarla. Dopotutto, se lo meritava. Aveva sempre saputo che quel momento sarebbe arrivato. Che la vita tranquilla che si era costruita posava sulle più fragili delle fondamenta e che sarebbe bastata la ricomparsa di quell'uomo per farla crollare in un istante. Giancarlo era il figlio di Violet, il suo unico figlio, risultato del suo secondo matrimonio con un conte italiano, una storia d'amore da favola che tutto il mondo aveva seguito con interesse e coinvolgimento. Pensava davvero che potesse finire in modo diverso? Viveva con il fiato sospeso fin da quando si era presentata al colloquio con il responsabile del personale di Violet e aveva ottenuto il lavoro rispondendo in modo adeguato a tutte le domande che le erano state poste, grazie alle informazioni sulla vita privata della diva acquisite nel corso della sua relazione con Giancarlo. Qualcuno avrebbe potuto giudicarla duramente, lo sapeva, soprattutto Giancarlo. Ma le sue intenzioni erano buone, questo doveva pur contare qualcosa. Sai benissi8


mo che non conta un bel niente, le disse la voce aspra nella sua testa che rappresentava il suo ultimo legame con la madre. Sai perfettamente quanto contano le intenzioni. Ma era passato così tanto tempo, aveva iniziato a pensare che forse non sarebbe successo nulla. Che Giancarlo avrebbe potuto rimanere per sempre in Europa, impegnato a costruire il suo albergo di lusso nel quale avrebbe potuto garantire la massima privacy a qualunque celebrità come aveva fatto negli ultimi dieci anni. Da quando lei lo aveva venduto lasciando che quelle fotografie di lui nudo venissero pubblicate sui giornali scandalistici. Ma il senso di sicurezza nel quale si era cullata non era altro che un'illusione. Perché lui era lì ora e nulla era più sicuro, eppure tutto ciò che voleva fare era perdersi nei suoi occhi. Riabituarsi alla sua immagine, per ricordare a se stessa a che cosa aveva rinunciato. Che cosa aveva rovinato. Lavorando in quella casa, aveva visto innumerevoli fotografie che lo ritraevano. Sempre scuro e impeccabilmente elegante, bastava un'occhiata per rendersi conto che le sue origini non erano americane. Persino dieci anni prima, nonostante tutto il tempo trascorso a Los Angeles, il suo aspetto irradiava qualcosa, un'aura che parlava di secoli di nobiltà europea. Paige si era aspettata di trovarlo ancora molto attraente. Quello che non si era aspettata, o che forse aveva solo voluto dimenticare, era il suo essere così selvaggio. La sua vista le provocò un capogiro e il suo cuore accelerò in un ritmo frenetico lasciandola senza fiato. Quasi fosse consapevole del suo effetto su di lei, Giancarlo inclinò la testa, sfidandola a continuare a parlare nonostante le avesse ordinato di rimanere in silenzio. 9


Faceva male guardarlo, eppure non riusciva a fare altrimenti, come se gli ultimi dieci anni fossero stati un lungo susseguirsi di momenti monotoni, in bianco e nero e la sua presenza avesse riportato improvvisamente colori e luci nella sua vita. Lui non si mosse, si lasciò osservare come se fosse abituato a essere ammirato, ad attirare la completa attenzione di chiunque, ovunque si trovasse. Il suo corpo possente era sempre esaltato da abiti su misura della migliore qualità ed emanava una sensualità virile che sembrava raggiungerla anche da quella distanza, sfiorandola in una carezza voluttuosa. Anche se sapeva che non l'avrebbe mai più toccata volontariamente. Era stato molto chiaro in proposito. Paige si sentì stringere la gola. Era molto peggio ora, dieci anni dopo. Molto peggio. Era lì sulla porta, con indosso un paio di pantaloni scuri, stivali e una giacca di pelle che aveva sempre associato a viaggi in motocicletta in posti esotici che una ragazza cresciuta come lei in una sperduta cittadina dell'Arizona poteva solo immaginare, come la Costiera Amalfitana. Eppure aveva un aspetto raffinato ed elegante, come se fosse sul punto di partecipare a una cena di gala. O di infilarsi in un letto per dedicarsi a un fine settimana di sesso senza limiti. Non era una buona idea per lei ricordare quelle cose, perché il suo corpo si risvegliò immediatamente, quasi fossero passati solo pochi minuti dall'ultima volta in cui lui l'aveva toccata, invece di dieci anni. Quasi l'avesse riconosciuto e lo desiderasse con la stessa intensità con cui l'aveva sempre voluto. Quasi che il desiderio per lui fosse un virus per il quale non esisteva cura. Il tipo di virus che le faceva tremare le gambe e allo stesso tempo le faceva desiderare di non aver mai smesso di ballare come 10


aveva fatto al tempo delle scuole superiori e per pochi anni successivamente, come se quei movimenti convulsi e sfrenati fossero l'unico modo di sopravvivere a tutto ciò che accadeva nella sua vita, di sopravvivere a lui. La sua bocca sensuale si contrasse mentre il silenzio si prolungava e lei ringraziò mentalmente che non si fosse ancora tolto gli occhiali a specchio. Non voleva sapere cosa avrebbe provato rivedendo i suoi occhi, ricordava fin troppo bene quello che era accaduto quell'ultima mattina, quando le sue foto erano apparse su tutti i giornali e lui si era presentato a casa sua e l'aveva affrontata. Quando l'aveva guardata come se solo in quel momento fosse riuscito a vedere la sua vera natura, e avesse scoperto che era una natura malvagia. Ricomponiti, si impose. Non c'era alcuna via d'uscita. Non poteva evitare l'inevitabile, e lo sapeva. «Mi dispiace» riuscì a dire con voce tremante. «Giancarlo, mi dispiace tanto.» Lui si irrigidì, quasi lei gli avesse dato uno schiaffo in pieno viso. «Non mi interessa perché tu sia qui» disse con voce dura. «Qualunque sia il tuo gioco questa volta, non mi interessa. Hai cinque minuti per andartene.» Più che dalle parole in sé, Paige fu colpita dalle implicazioni che comportavano, da ciò che rivelavano. Rabbia. Tradimento. Doloroso come se fosse appena accaduto, ardente come una fiamma mai estinta tra di loro. E a un tratto si rese conto che, invece di essere spaventata come avrebbe dovuto, qualcosa dentro di lei gioiva al pensiero di non essergli indifferente. «Se non lo farai di tua spontanea volontà» continuò lui con un tono che indicava chiaramente che voleva ferirla, «sarò felicissimo di essere io a sbatterti fuori.» «Giancarlo...» provò di nuovo cercando di suonare 11


calma mentre lisciava con mani nervose la gonna aderente che indossava. E pur non potendo vedere i suoi occhi li sentì su di sé, impegnati a tracciare la curva dei suoi fianchi e delle lunghe gambe. Ma lui la interruppe nuovamente. «Puoi chiamarmi conte Alessi, nei quattro minuti che restano prima che io ti butti fuori di qui» disse aspramente. «Ma se tieni alla tua salute, qualunque sia il nome che hai deciso di usare e qualunque raggiro tu stia progettando da tre anni a questa parte, ti suggerisco di rimanere in silenzio.» «Non sto raggirando nessuno. Non...» si interruppe, perché la situazione era troppo complicata da spiegare, soprattutto a qualcuno che non aveva nessun interesse ad ascoltare e che non avrebbe comunque creduto a una sola parola di ciò che diceva. Avrebbe dovuto pensarci. Perché non si era preparata per quell'eventualità? «So che non vuoi ascoltare quello che ho da dire, ma non è come pensi. Non lo era nemmeno allora, non veramente.» A quelle parole sembrò che la rabbia di lui fosse troppo impetuosa da contenere e fosse sul punto di abbattersi su di lei travolgendo qualunque cosa. La sua bocca si strinse in una linea sottile e Giancarlo si tolse gli occhiali. Non fu affatto un miglioramento però, perché non fece nulla per nascondere la propria furia, mentre la guardava con sguardo cupo. Quegli occhi la spinsero a pensare di darsi alla fuga, ma allo stesso tempo desiderò di potersi sedere, in fretta prima che le gambe le cedessero, e di scoppiare a piangere come aveva fatto dieci anni prima dopo che lui se n'era andato. Si sentiva completamente svuotata. «Illuminami» suggerì, con una velata nota di minaccia nella voce, indizio della violenza repressa che era sem12


pre lì, nascosta appena sotto la superficie. Forse nemmeno troppo nascosta, pensò studiando il suo viso in tutta la sua furiosa perfezione. «Quale parte non è andata come penso? Che tu abbia fatto in modo di farci scattare delle fotografie mentre facevamo sesso, anche se sono sicuro di averti parlato del mio desiderio di privacy dopo una vita passata sotto i riflettori a causa di mia madre? O il tuo aver venduto quelle foto ai giornali?» fece un passo in avanti, le mani strette a pugno, e lei si chiese come fosse possibile desiderare allo stesso tempo di scappare da lui e correre verso di lui. «O forse ho frainteso il fatto che ti sia infiltrata nella vita di mia madre per approfittare ulteriormente della mia famiglia?» Scosse la testa. «Che razza di mostro sei?» «Giancarlo...» «Te lo dico io.» Conosceva fin troppo bene lo sguardo che le rivolse. Era stampato nella sua memoria e le serrava lo stomaco per la vergogna e il dolore. «Sei una sgualdrina prezzolata e credevo di essere stato molto chiaro a questo proposito dieci anni fa. Non voglio mai più essere costretto a rivedere la tua faccia.» Paige non avrebbe più saputo dire quale fosse la parte peggiore di quell'incontro. Non poteva controbattere a nulla di tutto ciò che le aveva appena detto. Eppure, invece che annichilirsi come aveva fatto l'ultima volta che l'aveva guardata in quel modo, quelle parole la spinsero a raddrizzare la schiena e a incontrare il suo sguardo, mantenendo la testa alta anche di fronte a quella furia. «Le voglio bene.» «Cos'hai detto?» La sua voce era troppo tranquilla, così bassa e minacciosa da farla rabbrividire, anche se si sforzò di non darlo a vedere. «Cosa hai osato dirmi?» «Non ha nulla a che fare con te.» Era vero, in un certo 13


senso. Paige non era una squilibrata. Aveva capito molto tempo prima di averlo perso, e lo aveva accettato. Non era un tentativo di riconquistarlo, si trattava di pagare un debito nell'unico modo che conosceva. «Non ha mai avuto nulla a che fare con te, non nel modo che credi.» Lui scosse la testa e mormorò qualcosa in italiano che non avrebbe dovuto provocarle quei brividi di anticipazione. Perché non era una carezza, era l'esatto opposto. «È un incubo.» Quando tornò a guardarla il suo sguardo si era fatto se possibile ancora più duro. «Ma gli incubi hanno una fine, mentre tu sei ancora qui, dopo tutti questi anni. Non avrei dovuto essere così ingenuo da fidarmi di te, ma ormai dovrei essermi lasciato tutta questa storia alle spalle. Perché non sparisci, Nicola?» «Paige.» Lei non poteva sopportare quel nome. Era il simbolo di tutte le cose che aveva perso, di tutte le scelte terribili che era stata costretta a fare, di tutti i sacrifici fatti in nome di persone indegne. «Preferirei essere chiamata sgualdrina prezzolata, piuttosto che con quel nome.» «Non mi importa come ti fai chiamare.» Non aveva urlato. Non proprio. Ma la sua voce risuonò dentro di lei come il tuono di un cannone. «Voglio che tu sparisca, che la smetta di avvelenare la mia vita e quella di mia madre. Mi disgusta il fatto che tu sia rimasta qui tutto questo tempo senza che io ne sapessi nulla.» Avrebbe dovuto andarsene, lo sapeva. Quella situazione era contorta e sbagliata, poco importava che le sue intenzioni fossero pure. Tutte le sue giustificazioni, i suoi tentativi di razionalizzare ciò che stava facendo non contavano nulla, quando la sua sola presenza bastava a causare ulteriore dolore all'uomo davanti a lei. Non lo aveva mai meritato. 14


«Mi dispiace» disse ancora, e udì la desolazione nella propria voce, più profonda di quanto le parole avrebbero mai potuto esprimere. E gli occhi di lui tornarono a fissarsi nei suoi. Duri, rabbiosi, pieni di dolore. E lei sapeva di esserne la causa, ma si costrinse a reggere il suo sguardo, «più di quanto saprai mai. Ma non posso lasciare Violet. Le ho fatto una promessa.» Gli occhi dorati di Giancarlo si riempirono d'ira a quelle parole e Paige dovette far ricorso a tutto il proprio coraggio per non allontanarsi il più possibile da quell'uomo, quando avanzò verso di lei. Il desiderio di fuggire le faceva ribollire il sangue nelle vene. Ma non l'aveva fatto dieci anni prima quando avrebbe dovuto, e da persone molto più spaventose di Giancarlo Alessi. Non l'avrebbe fatto nemmeno ora. «Sembri convinta che io stia scherzando» disse lui con tono suadente, la minaccia nella voce velata e allo stesso tempo vivida come se stesse stringendo una mano intorno al suo collo. Per quale motivo quell'immagine appariva ai suoi occhi oscuramente desiderabile, invece che terrificante? «Non è così.» «So che è difficile per te, e che probabilmente non mi crederai mai...» Paige cercò di suonare conciliante, ma la sua voce finì per mostrare molto più panico di quanto fosse nelle sue intenzioni e il panico era un sentimento inutile quanto il rimorso. Non c'era spazio per nessuno dei due nella sua vita in quel momento. «Ma temo che la mia lealtà sia dovuta a tua madre, non a te.» «Chiedo scusa.» Era una frecciata velenosa, non una richiesta di perdono. «L'ironia mi ha reso momentaneamente sordo. Tu, hai pronunciato la parola lealtà?» Paige strinse i denti e non chinò la testa. «Non sei stato tu ad assumermi, ma lei.» 15


«Un problema che potrebbe essere facilmente risolto se ti uccidessi con le mie mani» ringhiò, e anche se sapeva che avrebbe dovuto essere spaventata da lui, non lo era. Non dubitava che l'avrebbe buttata fuori dalla proprietà, che se avesse potuto farla a pezzi con le sue parole l'avrebbe fatto più che volentieri, ma non le avrebbe fatto del male. Non fisicamente. Non Giancarlo. Forse questo era ciò che rimaneva della ragazza che era stata, pensò. Quella sciocca, ingenua ragazza che aveva creduto che quel nuovo travolgente amore potesse risolvere tutto. Potesse essere l'unica cosa importante. Non era più tanto ingenua ora, aveva imparato la lezione pagando un duro prezzo, ma era ancora convinta che Giancarlo fosse un uomo buono, nonostante le ferite causate dal suo tradimento. «Sì» disse, la voce tesa per tutte le emozioni che sapeva di non potergli mostrare. L'avrebbe odiata ancora di più, «ma non lo farai.» «Non dirmi che sei tanto folle da credere che non ti farei a pezzi, se potessi.» «Certo. Se potessi. Ma tu non sei quel tipo di persona.» «L'uomo che pensavi di conoscere è morto e sepolto, Nicola.» Quel nome, pronunciato con forza, la centrò come un proiettile e Paige arretrò sotto quel colpo brutale. «È morto dieci anni fa e le tue pretese di lealtà e le tue bugie non riusciranno certo a riportarlo in vita.» Non avrebbe dovuto essere così triste sentire quelle parole, in fondo era la semplice verità. Non era una sorpresa, eppure il dolore tornò ad assalirla come se non se ne fosse mai andato, quasi fosse rimasto in agguato per tutto quel tempo, in attesa del momento giusto per sopraffarla. «Accetto ogni responsabilità e colpa per ciò 16


che è successo dieci anni fa» disse nel tono più concreto possibile, e lui non avrebbe mai saputo quanto le costasse pronunciare quelle parole, quanto la facessero sentire esposta. Così come non avrebbe mai saputo che i due mesi in cui si era persa in lui erano stati il periodo più felice della sua vita. «Non c'è nient'altro che possa fare. Ma ho promesso a Violet che non l'avrei lasciata. Punisci me, se devi, Giancarlo, non punire lei.» Giancarlo Alessi era un uomo pieno di difetti, cosa di cui era perfettamente consapevole dopo la desolazione degli ultimi dieci anni e il prezzo che aveva pagato per la propria sconsideratezza, ma amava sua madre. Quella donna complicata, idolatrata e dalla fama insuperabile che, sapeva, lo adorava seppure nel suo modo molto particolare. Non importava quante volte Violet lo avesse dato in pasto alla stampa per distrarre i paparazzi dalla propria vita amorosa, dal fallimento del proprio matrimonio o per pubblicizzare diversi aspetti della propria carriera. Era arrivato ad accettare il fatto che vedere ogni dettaglio della propria vita privata esposta al pubblico fosse parte del gioco quando si aveva in famiglia una star del calibro di Violet, motivo per il quale aveva deciso che non avrebbe mai messo al mondo figli che lei potesse usare ai propri scopi. Niente foto di nipotini sorridenti ad arricchire articoli sulla profondità dei suoi sentimenti. Non avrebbe mai condannato un figlio a quella vita, a dispetto del suo amore per Violet. Avrebbe passato il suo titolo nobiliare italiano a un lontano cugino di suo padre e lasciato che la brutale, invadente attenzione di Hollywood finisse con lui. Non ce l'aveva con sua madre. Era quello che era. Era questa donna che voleva ferire, non Violet. 17


Quella donna che poteva farsi chiamare come voleva, ma per lui era sempre Nicola. L'artefice della sua caduta, del momento più vergognoso della sua vita. La ballerina troppo attraente per la quale aveva perso la testa macchiando l'onore dell'antico titolo che portava, danneggiando il rapporto con il proprio padre. L'avida, subdola creatura che l'aveva trasformato in qualcuno che non riconosceva. Doveva ancora trovare la forza di perdonare se stesso. Non aveva mai pensato di perdonare lei. Ora che si trovava in quella casa in cui aveva giurato di non rimettere mai più piede, di fronte a quella donna che era stato così determinato a scacciare dalla propria mente, si disse che le emozioni che ruggivano dentro di lui non erano altro che il risultato dell'odio che provava per lei. Nulla più e nulla meno di ciò che meritava. Doveva rimanere freddo, controllato, non avrebbe permesso a quel sentimento di consumarlo come aveva fatto l'amore per lei. Non era più il ragazzo fiducioso e spavaldo che era stato allora, così sicuro di essere un uomo di mondo di cui nessuno si sarebbe potuto approfittare. Lei si era assicurata che non si illudesse mai più. Avrebbe rivolto tutto il proprio risentimento verso la città stessa, pensò. Verso la California con i suoi colori e i suoi venti caldi e gli incendi sempre frequenti durante le torride estati. Verso l'elegante mostruosità che era La Bellissima. Verso i suoi vent'anni spensierati, i suoi tentativi di entrare nel mondo cinematografico e la continua sfilata di donne stupende alla quale questa donna aveva posto un brusco freno. Verso la spregiudicatezza di sua madre nello scegliere i propri amanti, un tratto che aveva condiviso con lei una sola volta. Una sola. Ma una sola volta era stata abbastanza. 18


Osservò Nicola, Paige, in piedi di fronte a lui, ricambiando lo sguardo di quegli occhi bugiardi che non erano propriamente blu e non del tutto verdi. I capelli folti e setosi raccolti da un lato che le ricadevano su una spalla nuda. Una volta i suoi capelli erano più lunghi, più rossi. Meno inchiostro e più fuoco, e desiderò non trovare attraente quella sfumatura più scura. Era alta come la ricordava, ma era dimagrita come facevano tutti in quella città, come se la negazione di qualunque piacere terreno potesse portare al successo che desideravano più di ogni altra cosa. Più della salute, più del cibo. Molto più dell'amore, come aveva scoperto a proprie spese. Non provare nemmeno a pensare quella parola, si rimproverò. Lei si irrigidì mentre il suo sguardo vagava sul suo corpo, così non si fermò, dicendosi che non gli importava ciò che pensava o provava quella donna, qualunque fosse il nome con cui si faceva chiamare. Perché non importava quante volte l'avesse portata a urlare il suo nome, quanto intensamente si fosse innamorato o con quale entusiasmo l'avesse resa parte della sua vita in quei due mesi che avevano trascorso quasi interamente nel suo letto, le uniche cose che le fossero mai interessate erano la fama di Violet e la possibilità di ottenere un assegno consistente. Non gli aveva solo spezzato il cuore, aveva piegato il suo orgoglio, la sua convinzione di riuscire a giudicare una persona con un solo sguardo e di potersi proteggere dagli innumerevoli predatori che infestavano la città di Los Angeles. Aveva irrimediabilmente minato l'immagine che aveva di se stesso e la sua personalità. Eppure aveva un aspetto magnifico, e la cosa lo irritava. Il suo corpo aveva mantenuto la muscolatura e la fluidità di movimenti della ballerina e lui si soffermò sui seni pic19


coli e sodi sotto il top senza maniche, per poi spostarsi sulla severa gonna che sottolineava la linea dei suoi fianchi. Ricordava perfettamente la sensazione del suo corpo sotto le sue mani, il modo in cui si incastonava perfettamente al suo e il suo sapore. Le sue gambe erano nude, abbronzate e toniche e l'immagine di quelle gambe strette intorno alla sua vita sembrò impadronirsi della sua mente. Smettila subito, si rimproverò severamente, o ti renderai nuovamente ridicolo. Il suo travestimento, se di questo si trattava, non faceva nulla per nascondere la sua bellezza particolare. Non era mai stata come le altre ragazze che frequentava all'epoca. Era stato il fuoco che risplendeva in lei ad attirarlo fin da quel primo scambio di sguardi sul set del video musicale sul quale si erano incontrati. Lei era una ballerina di fila e lui l'influente pseudo regista che non avrebbe dovuto nemmeno notarla, con uno studio pieno di pop star. Eppure quello sguardo era bastato a fulminarlo. Poteva ancora sentire le fiamme avvolgerlo, anche se lei si era schiarita i capelli e aveva un abbigliamento professionale che non aderiva perfettamente a ogni curva del suo corpo. Proprio come si conveniva all'efficiente segretaria di sua madre che sapeva si era dimostrata negli ultimi anni, per qualche motivo al quale Giancarlo si rifiutava di pensare. Non voleva interrogarsi sulle sue intenzioni, sul motivo per cui aveva recitato quel ruolo così a lungo preoccupandosi di eccellere nel lavoro, nel frattempo. Sul motivo per cui non riusciva a guardarla senza desiderarla, nonostante fosse passato tutto quel tempo. Nonostante quello che gli aveva fatto. «Questa è la parte in cui mi racconti la tua storia strappalacrime?» chiese freddamente, godendosi lo stra20


no piacere procuratogli dalle reazioni di lei al suono della sua voce. Quei piccoli sussulti, come se non fosse in grado di controllare quello strano legame tra loro più di lui. «Ce n'è sempre una in queste situazioni, no? Così tante ragioni, così tante scuse.» «Nessuna storia. E non mi sembra di aver cercato scusanti. Ti ho solo detto che mi dispiace. Non è la stessa cosa.» «No.» Non riusciva a leggere l'espressione sul dolce ovale del suo viso, con quelle gote delicate che sembravano fatte apposta per essere accarezzate dalle sue mani, e quelle labbra che pregavano di essere baciate, assaporate. Quelle labbra che sapevano portarlo all'estasi e all'oblio quando le posava sul suo corpo. E che non sapevano pronunciare che bugie, quando parlava. «Dovrò vedere cosa posso fare in proposito.» Lei sospirò, come se stesse mettendo a dura prova la sua pazienza e lui non riusciva a decidere se avesse più voglia di ridere o di strozzarla. «Guardarmi con aria feroce non mi farà scoppiare a piangere» gli disse e lui provò l'intenso desiderio di leggere qualcosa in quegli occhi cangianti. Voleva vederla provare qualcosa, qualunque cosa, ma avrebbe dovuto sapere cosa aspettarsi. Non si era limitata a distruggere lui, questa volta aveva preso di mira sua madre e lo aveva fatto proprio sotto al suo naso. Come poteva pensare che non fosse semplicemente malvagia? «Serve solo a rendere il momento molto più sgradevole.» Inclinò la testa. «Ma se ti fa sentire meglio continua pure, Giancarlo.» A quel punto rise. Un suono grave, per nulla divertito. «Sono meravigliato dal tuo aspetto» disse, suonando crudele anche alle proprie orecchie, ma lei non si scom21


pose. «Il tuo aspetto dovrebbe somigliare alla persona che sei realmente, non a quella che fingi di essere. Ma immagino che sia la magia di Hollywood in azione. Le cose più orribili nascoste dall'incarto più bello. Ovviamente sei bella quanto lo eri allora.» Rise sperando di ferirla, di esercitare un qualche effetto su di lei, cosa che diceva un po' più di quanto fosse disposto ad ammettere sui suoi sentimenti irrisolti per quella donna. «In fondo l'aspetto è tutto ciò che hai, non è così?»

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3022 - Una stella nel deserto di M. Yates Alik è un uomo ricco, affascinante e misterioso. Assolutamente incapace di amare. Seconda e ultima parte de GLI E REDI SEGRETI.

3023 - Ancora tu di J. Kenny Caprice deve farsi forza e prepararsi a incontrare l'uomo che aveva giurato di non rivedere mai più. Luciano. Sta per arrivare UN NUOVO INIZIO.

3024 - Passione e vendetta di C. Crews Paige ha atteso dieci anni perché Giancarlo rientrasse nella sua vita. Lui, però, non è interessato ad ascoltarla... Gusta una SUBLIME VENDETTA.

3025 - La sfida dell'ereditiera di L. Raye Harris Lucilla è l'unica tra i figli di Gene in grado di dirigere con successo la società di famiglia... Si conclude per quest'anno CHATSFIELD HOTEL.

3026 - Un vizio per lo sceicco

di S. Carr Hafiz sa che le tradizioni gli impongono di sposare una donna del suo lignaggio, infrangendo i sogni di Lacey. Tornano I PRINCIPI DEL DESERTO.

3027 - Dolci evasioni per la principessa

di C. Marinelli La principessa Layla non desidera altro che vivere una settimana lontano dalla sua gabbia dorata... Hai mai desiderato di essere FATTA PER LUI?

3028 - Un piacere proibito di M. Blake Sakis ottiene sempre ciò che vuole, ma c'è qualcosa che non può avere. Brianna, la sua assistente personale. Prima parte de I FRATELLI PANTELIDES.

3029 - Il fascino del milionario di C. Williams Giancarlo non ha dimenticato le difficoltà che ha dovuto superare per arrivare dove è ora... Non perdere il SELF-M ADE M AN di questo mese!


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3030 - Catturata dallo sceicco di K. Hewitt L'esilio ha resa Khalil al Bakir determinato a sottrarre la corona di Kadar al suo nemico giurato... Prima parte de IL T RONO DI K ADAR.

3031 - Una notte col principe di C. Shaw Una notte trascorsa con uno sconosciuto ha portato Mina sulle prime pagine di tutti i giornali... Scopri se sei FATTA PER L UI.

3032 - Proibita, ma non per molto di D. Collins Rowan è attratta da Nic dal primo momento in cui l'ha conosciuto, anche se lui non sembra invece sopportarla... Ecco UN NUOVO INIZIO.

3033 - Un'intrigante proposta di K. Walker Alyse rappresenta per Dario la perfetta occasione per ottenere la vendetta sul suo fratellastro. Firma un CONTRATTO D'AMORE!

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di M. Yates Dmitri è un uomo a cui piace vincere ogni sfida, quindi non può che essere intrigato dalla proposta di Victoria... Torna INTERNATIONAL TYCOON.

3035 - Viaggio di piacere col capo

di J. Hayward L'unica speranza che Jared ha di concludere l'affare più importante della sua vita è rappresentata da Bailey. Non perdere A L ETTO COL CAPO!

3036 - Passione greca di M. Blake Arion ha sempre tutto sotto controllo, ma per una volta decide di concedersi una notte di tentazione... Seconda puntata de I FRATELLI PANTELIDES.

3037 - Sorpresa milionaria di C. Williams Lucas ha bisogno di una donna che reciti la parte della sua fidanzata, e Milly sembra fare al caso suo. Ecco a voi un SELF-M ADE M AN.


I diari della duchessa Carlotta L’amore non è sempre una favola per chi ha il sangue blu.

Un weekend di fuoco, un matrimonio di convenienza, un affascinante diplomatico. Basterà questa miscela esplosiva a cambiare per sempre la vita di Gina St. Sebastian? “Risvolti inaspettati, colpi di scena, una protagonista di cui innamorarsi perdutamente. Da non perdere.”

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