PS71_PROVOCANTI INCONTRI

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Susan Lyons

Provocanti incontri


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: She's On Top © 2007 Susan Lyons Aphrodisia Books-Kensington Publishing Corp. Italian language rights handled by Agenzia Letteraria Internazionale, Milano, Italy Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion maggio 2013 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 71 del 30/05/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 71 del 6/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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«Cosa?» Rina Goldberg posò con attenzione la tazza di tè sul tavolino basso davanti al divano. Le batteva forte il cuore. Un attimo prima lei e Al stavano parlando del film che avevano visto quella sera e ora lui... No, non era possibile. Sicuramente aveva capito male. Fissò attonita Al che stava sorseggiando serafico il suo tè, seduto accanto a lei. «Come hai detto?» Lui socchiuse leggermente le palpebre e puntò su di lei i suoi occhi grigi. «Ho detto che secondo me dovremmo sposarci» ripeté. Colto da un pensiero improvviso, si affrettò a posare la tazza. «Scusa, avevo dimenticato...» Si frugò in tasca e tirò fuori un astuccio da gioielliere. «Ti ho preso un anello.» Un anello, una proposta di matrimonio. Rina guardava Al a bocca aperta, incapace di proferire parola. Diceva sul serio? Al le consegnò la scatolina; Rina l'aprì con il cuore in gola e le mani tremanti, e vide un solitario con un diamante scintillante. Oddio! «Spero che ti piaccia. Il gioielliere mi ha detto che è uno dei modelli più venduti» aggiunse, trepidante e incerto. Era un tipico anello di fidanzamento di medie dimensioni senza niente di particolare, piuttosto comune e anonimo. «Rina? Di' qualcosa, ti prego!» Si passò una mano fra i ca5


pelli ramati, scostandoli dalla fronte e rivelando con quel gesto una stempiatura incipiente. Andiamo, sii seria!, pensò Rina. Un uomo squisito che frequentava da due mesi le aveva appena chiesto di sposarlo e lei non riusciva a pensare ad altro che al suo principio di calvizie? Non sarebbe dovuta andare così. Non era in quel modo che aveva sempre immaginato quel momento. Accidenti! Sin da quando era ragazzina sognava il giorno in cui l'uomo della sua vita avrebbe chiesto la sua mano. Si sarebbe messo in ginocchio davanti a lei, le avrebbe giurato eterno amore, le avrebbe messo al dito uno splendido anello e lei avrebbe gridato: «Sì!». Poi si sarebbe gettata tra le sue braccia, sicura che avrebbero vissuto per sempre felici e contenti. Non era giusto... Al stava sbagliando tutto. Oppure il problema era un altro: non era sbagliata la proposta, ma chi gliela stava facendo. Altrimenti in quel momento il cuore di Rina avrebbe dovuto fare le capriole in petto invece di battere a un ritmo forsennato, come se stesse per avere un attacco di panico. «Rina?» ripeté lui. Cominciava ad avere l'aria infastidita. Rina posò sul tavolo l'astuccio con l'anello e si ravviò la massa di riccioli neri per scostarli dal volto, come faceva sempre quando era nervosa. «Mi hai spiazzata con la tua proposta» commentò con sincerità. «È arrivata così all'improvviso che non so cosa dire.» «Santo cielo!» esclamò lui con una vaga nota disgustata nella voce, di solito pacata e incolore. «Dovresti dirmi di sì e infilarti l'anello al dito. Poi ci baceremmo e andremmo a letto, e domattina cominceremmo a fare progetti per le nozze.» Quanto al baciarsi e al sesso, erano due attività che, sì, erano nei suoi programmi. Ormai facevano parte della loro routine del sabato sera: cena presto in un bel ristorante, poi al ci6


nema a vedere un film deciso insieme, due chiacchiere sul divano davanti a un tè e infine a letto, con un bell'orgasmo. Rina aspettava con ansia quella conclusione della serata, ma ora cominciava a temere che lui le avrebbe procurato il piacere in cui tanto sperava solo se gli avesse detto di sì. Quella parolina, però, non voleva proprio uscirle dalla bocca. Era ammutolita di colpo, come se fosse stata vittima di un incantesimo o di un'improvvisa paralisi delle corde vocali. L'unica cosa che desiderasse veramente, a quel punto, era infilarsi a letto da sola e seppellire la testa sotto il cuscino con un gemito carico di frustrazione. Si avvolse più stretto lo scialle intorno alle spalle e lo strinse sul seno, incrociando le braccia, poi si costrinse a far uscire finalmente la voce dalle labbra. «Non me l'aspettavo affatto» disse in tono sommesso e garbato. Il suo sguardo turbato incrociò quello irritato di Al. «Mi sembrava che volessimo procedere per gradi. Prima ci vedevamo una volta alla settimana, poi siamo passati a due per arrivare infine a...» Esitò. Come poteva sposare un uomo davanti a cui la imbarazzava persino pronunciare la parola sesso? «A una maggiore intimità» concluse. «Ed è stato piacevole, no?» la incalzò lui. Lei annuì lentamente, circospetta. «Sì, ma credevo che avremmo...» In verità non aveva fatto previsioni, non aveva aspettative a lungo termine. Le cose tra lei e Al erano andate avanti con naturalezza, in maniera blanda e rilassata. Lei era contenta di avere una presenza maschile fissa nella sua vita, e una garanzia di rapporti sessuali regolari. Le bastava così. Aveva ancora le braccia strette intorno al busto, come per proteggersi, ma lui gliele scostò prendendole le mani e stringendole. Quel contatto avrebbe dovuto trasmetterle affetto e calore, invece la faceva solo sentire in trappola. «Ascolta, ho trentadue anni e tu ne avrai ventisette a no7


vembre» tornò all'attacco Al. «Perché perdere tempo? Quando qualcosa è giusto, è giusto e basta.» Era proprio quello il nocciolo della questione, pensò Rina. Era giusto stare insieme a lui per sempre? Se loro due fossero stati una coppia perfetta, la sua proposta di matrimonio avrebbe dovuto provocarle un tuffo al cuore per la gioia. Oppure desiderare di provare un'emozione immensa nel ricevere una proposta di matrimonio era solo lo sciocco sogno infantile di un'inguaribile romantica? I bambini potevano permettersi di reagire d'istinto, emotivamente. Gli adulti avrebbero dovuto dimostrarsi più razionali. Le sue amiche la prendevano sempre un giro per il suo sentimentalismo; lo consideravano un tratto tenero della sua personalità, ma probabilmente non molto maturo. I sogni romantici si avveravano solo nei film e nei romanzi, non nella vita di tutti i giorni. O invece sì? Tutte e tre le sue amiche avevano trovato degli uomini passionali, irresistibili e meravigliosi, dopotutto. Ma Al era altrettanto eccezionale?, si chiese. Era simpatico, premuroso, di gradevole compagnia, ma gli aggettivi irresistibile e meraviglioso, chissà come, non erano i primi che le venissero in mente per definirlo. Al l'amava davvero? Non gliel'aveva mai detto, né quella sera né nelle precedenti. Rina avrebbe potuto chiederglielo direttamente, ma in tal caso l'avrebbe autorizzato a porle la stessa domanda e lei non sapeva come avrebbe reagito se avesse dovuto rispondere. Era affezionata a lui e gli voleva bene sempre di più ma... La stretta di Al sulle sue mani si fece più spasmodica e lei si riscosse dalle riflessioni. «Rina, non distrarti!» la esortò. «Pensaci bene, sarebbe sciocco e inutile aspettare ancora. Siamo compatibili da tutti i punti di vista, stiamo bene insieme e il tempo passa per entrambi. Non è tanto complicato trarre le somme e decidere.» 8


Invece lo era. Almeno per lei, la questione era più che complicata, e proprio per questo Rina non se la sentiva di rispondergli così su due piedi né di prendere da sola una decisione tanto importante. Aveva bisogno di chiedere consiglio alle sue migliori amiche. Almeno quello era un passo avanti, aver deciso di consultarsi con le Sex 4 the City prima di dargli una risposta. Sollevata, sentì che i battiti del cuore riprendevano a essere più regolari. Sottrasse le mani alla stretta di Al. «Sono lusingata e onorata» esordì, diplomatica. «Tu sei un brav'uomo e ti voglio bene, ma mi serve tempo per riflettere. Dopotutto tu hai avuto tutto il tempo per prendere questa decisione ed è giusto che ce l'abbia anch'io.» Al respirò a fondo poi emise il fiato lentamente e rumorosamente. «È vero» disse, rassegnato. «Capisco che per te sia stata una sorpresa inaspettata. Pensaci su, dunque, e vedrai che è la cosa più giusta da fare. E ora... andiamo a letto?» concluse. Rina accolse quella proposta con ancora meno entusiasmo. Per quanto fino a poco prima avesse desiderato concludere la serata con un orgasmo, ora non riusciva proprio a immaginare di fare sesso con Al quella sera. «Non credo che sia una buona idea in questo momento» obiettò con circospezione. «Sì, forse hai ragione» disse Al a malincuore, alzandosi in piedi. «Allora vado a casa...» Anche Rina si alzò, dopo aver preso l'astuccio da gioielliere. Il diamante le inviò un ultimo segnale luminoso, uno scintillio ammiccante, prima che lei chiudesse la scatolina e la riconsegnasse ad Al. Era davvero un bell'anello; non c'era da meravigliarsi che fosse uno dei modelli più venduti, come le aveva detto Al. Rina poteva capire perché l'avesse scelto, presumendo che avrebbe avuto maggiori possibilità di farle piacere se avesse optato per un anello che incontrava i gusti del pubblico. 9


Era un tipico ragionamento da parte di Al. Era affidabile, pragmatico, serio e premuroso, il tipo d'uomo che si sarebbe rivelato un buon padre e un marito ideale. Sì, sarebbe stato perfetto... se almeno ci fosse stato un minimo di passione tra loro, pensò Rina mentre lo accompagnava alla porta e si accomiatava da lui con un rapido bacio a labbra chiuse. Delle labbra morbide ma insistenti premevano con ardore sulle sue per fargliele socchiudere e cedere all'assalto. Rina si arrese con un sospiro voluttuoso e la lingua di lui le sfiorò le labbra in una lenta carezza, poi s'insinuò all'interno della sua bocca e lei, invasa dal desiderio, rispose con trasporto al bacio che si faceva sempre più appassionato. Quando lui si staccò, Rina emise un gemito di protesta. Tuttavia non ebbe il tempo di sentire la sua mancanza perché sentì le mani di lui che seguivano il contorno del suo viso e del collo, fino ad arrivare ai seni per accarezzarli e stringere delicatamente i capezzoli tra le dita. Rina gemette di nuovo; ogni carezza le provocava sensazioni piacevoli che si diffondevano in tutto il corpo e s'irradiavano fino al bassoventre, facendole palpitare il sesso. La stanza era immersa nell'oscurità; Rina non riusciva a vederlo in viso, ma sapeva chi era. Le sue dita scivolarono verso lo stomaco e la morbida curva del ventre, dove lui sapeva suscitare reazioni ineffabili come se avesse dei poteri magici. La pelle fremente di Rina era come la tastiera di un piano e lui era il pianista in grado di farne scaturire sublimi melodie con le sue mani abili. La musica sensuale e intima che lui suonava sul suo corpo riverberò più in basso mentre le dita raggiungevano i tasti più segreti, passando dal pube all'interno delle cosce. Rina allargò le gambe, ansiosa di ricevere le sue carezze. I suoi polpastrelli sensibilissimi le sfiorarono la carne e Rina cominciò a vibrare, inondata da una sinfonia di sensazioni, 10


quando anche la bocca di lui prese a stimolarla, leccando, succhiando e soffiando leggermente sulla pelle calda e umida. Tutto il suo corpo vibrava intorno al punto in cui lui la toccava, come se lei fosse stata lo strumento musicale tra le mani di un esperto concertista. Rina udì un gemito agonizzante, roco, e capì che era scaturito dalla sua gola. Un desiderio avido e famelico la portò verso l'apice del piacere che aumentava e aumentava, sempre più intenso, mentre la melodia sensuale s'innalzava in un crescendo. Le sue dita suonavano più rapidamente il suo corpo, facendola impazzire. Poi Rina arrivò al culmine e venne con un grido animalesco, carico di soddisfazione erotica. A quel punto si svegliò. Cavoli, perché aveva sognato proprio lui? Lunedì sera, dopo aver parcheggiato, Rina si guardò nello specchietto retrovisore. Come al solito i capelli neri erano una massa scomposta di riccioli ribelli, impossibili da domare con il pettine. Quel giorno la carnagione olivastra sembrava più chiara; l'abbronzatura estiva stava scomparendo e due notti pressoché insonni pesavano sul suo colorito. Rina si pizzicò le guance per ravvivarne la tinta poi scese dall'auto, una vecchia Honda grigio chiaro metallizzato. Si levò una pungente brezza autunnale che le fece stringere addosso la pashmina bordeaux, che aveva avvolto intorno alle spalle per completare il suo abbigliamento, dopo aver indossato una leggera tunichetta nera come la gonna al polpaccio. Mentre saliva i gradini che conducevano all'ingresso del ristorante greco di Robson Street, una trafficata via di Vancouver, Rina si accorse che le batteva più forte il cuore per la trepidazione. Da due giorni non faceva altro che tormentarsi sul suo dilemma, sia mentre si girava e rigirava tra le lenzuola durante la notte sia mentre ascoltava gli striduli suoni che u11


scivano dal clarinetto dei suoi studenti e la cacofonia che erano capaci di creare pestando sui tasti del pianoforte. L'unica conclusione che era riuscita a raggiungere era che avrebbe aspettato lunedì, la serata dedicata alle Sex 4 the City. Nessuno al mondo sarebbe stato in grado di aiutarla a prendere una decisione, tranne le sue tre migliori amiche. Quando entrò nel ristorante fu accolta dalle note di Zorba il greco, la canzone che si diffondeva nella sala dalle casse. Si guardò intorno, scrutando i tavoli di legno scuro dal sapore rustico, i quadri di vedute greche appesi alle pareti tra vasi con piante rampicanti, e individuò le sue amiche sedute vicino alla vetrata. Eccole là, Ann, Jenny e Suzanne. Rina si precipitò da loro e, quando le altre tre Sex 4 the City alzarono lo sguardo verso di lei per salutarla, diede la notizia di slancio. «Al mi ha chiesto di sposarlo!» sbottò. «Oh, mio Dio!» Suzanne Brennan balzò in piedi per abbracciarla. «Sei la prima di noi a fidanzarsi ufficialmente!» esclamò con entusiasmo. «Rina, ma è fantastico!» Anche Ann Montgomery si alzò e si unì alle altre due. «Vediamo l'anello, dai» disse Jenny Yuen gettandosi in quell'abbraccio di gruppo. Un istante dopo comparve una cameriera che sorrise e propose: «Champagne? Non ho potuto fare a meno di sentire che avete un buon motivo per festeggiare». Rina fece un passo indietro. «No, no, niente champagne.» Guardò le amiche poi spiegò alla cameriera: «Non ho ancora accettato. Devo rifletterci». «Ah, be', se deve pensarci vuol dire che...» cominciò la cameriera, interrompendosi subito. «No, scusi, non sono affari miei. Chiamatemi quando siete pronte a ordinare» disse al gruppo, per poi allontanarsi. 12


Rina si accorse che gli altri avventori e i camerieri stavano fissando con curiosità il quartetto e arrossì. «È imbarazzante. Sediamoci, forza.» Si accasciò su una sedia e lentamente anche le altre tornarono a sedersi a una a una, guardandola perplesse. Ann le porse un calice di vino. «Tutto bene?» Rina annuì, anche se non era vero. Nei suoi sogni sarebbe stata emozionata e ansiosa di comunicare al mondo intero che si era fidanzata e raccontare per filo e per segno alle amiche la scena della proposta di matrimonio, gratificata dagli auguri e dall'entusiasmo altrui. Ora, invece, la situazione la infastidiva. Bevve un sorso di vino e guardò le facce preoccupate delle amiche. Jenny si piegò verso di lei; i suoi lucenti capelli neri ricaddero in avanti ai due lati del volto come tende di seta. «Cosa c'è, Rina? Credevo che tra te e Al andasse tutto bene.» Rina annuì di nuovo, più energicamente, facendo tintinnare i suoi grossi orecchini carichi di pendenti. «Infatti è così, ma non mi aspettavo una proposta di matrimonio.» Ann le sfiorò la mano fissandola. I suoi occhi nocciola erano pieni di ansia e affetto. «Ti piace, ma ritieni che abbia affrettato i tempi?» «Secondo lui, se qualcosa è giusto tanto vale farlo subito. Perché aspettare?» «Per essere sicuri» osservò Suzanne, appoggiando gli avambracci al tavolo per avvicinarsi a lei. Scosse la criniera bionda e puntò su Rina i penetranti occhi verdi. «Come per me e Jaxon.» Suzanne studiava veterinaria a Vancouver, mentre il suo fidanzato era avvocato e viveva a San Francisco. Essendo così lontani, si vedevano soltanto per un fine settimana ogni due o tre settimane. «Suzanne ha ragione» intervenne Jenny. «Tutte le relazioni sono complicate da moltissimi fattori. Devi vedere se potete risolvere gli eventuali problemi o le differenze di opinione, se 13


i sentimenti reciproci si rafforzano, e se...» S'interruppe e le fece l'occhiolino con aria complice. «Se il sesso migliora o la passione si spegne» aggiunse facendo un gesto aggraziato con la mano delicata, mimando l'andamento alterno delle montagne russe. «Problemi...» ripeté Rina, pensosa. Suzanne e Jaxon avevano quello della distanza geografica, ma per fortuna non era una difficoltà il fatto che lei fosse bianca e lui nero. Le differenze razziali, invece, erano una questione spinosa per Jenny e il suo ragazzo, Scott. La famiglia di lei, di origini cinesi, non approvava il fatto che frequentasse un vigile del fuoco bianco, e i genitori tedeschi di lui non facevano salti di gioia nel vederlo con una giornalista asiatica. E poi c'erano Ann e Adonis. Fino a qualche settimana addietro, Ann pensava solo al suo lavoro di avvocato e non si fermava mai. Ora, invece, stava cercando un compromesso tra il suo modo di vivere e quello del suo nuovo uomo, un massaggiatore dallo stile di vita rilassato. Rina aveva invidiato le amiche che avevano relazioni passionali con uomini fantastici, ma in verità anche loro avevano la loro buona fetta di complicazioni da risolvere. «Sai, io e Al non abbiamo alcun problema in realtà» commentò. «Siamo perfettamente compatibili e non litighiamo mai.» L'unica questione su cui si erano trovati su posizioni discordanti era se fossero pronti o no a fidanzarsi ufficialmente. Ann si passò una mano tra i capelli castani. «Ricordi quando io ero combattuta tra David e Adonis? Tu mi hai consigliato di chiudere gli occhi e cercare di capire cosa provassi veramente per ognuno di loro. Hai tentato di fare altrettanto e analizzare i tuoi sentimenti nei confronti di Al?» «Non faccio altro da sabato sera» ammise Rina. Be', tranne la parentesi del folle sogno che aveva fatto e che non aveva niente a che vedere con la proposta di Al. 14


«Davvero?» Ann la guardò con affetto. «Oppure hai rimuginato e ti sei tormentata, invece di pensare a cosa provi?» Rina sorrise e fu costretta ad annuire suo malgrado. «Okay, hai colto nel segno. Sì, lo ammetto, mi sono scervellata e alla fine mi sono detta che avrei fatto meglio a non pensare e aspettare stasera.» Guardò le amiche a una a una, preoccupata ma anche speranzosa. «Quando sono sola sono così confusa! Non vedevo l'ora di confrontarmi con voi e avere il vostro aiuto.» La cameriera passò nei pressi del loro tavolo con una certa impazienza e Jenny la fermò. «Che ne dite di ordinare un antipasto di calamari fritti, hummus e pita tanto per cominciare?» Le altre acconsentirono e la cameriera scrisse l'ordinazione, poi riempì i calici di vino. Quando si fu allontanata, Suzanne disse: «Bene, allora fallo, Rina. Chiudi gli occhi e concentrati sui tuoi sentimenti. Cosa ti dice il cuore riguardo ad Al?». «Fai dei bei respiri profondi» le suggerì Ann. «Ti aiuterà ad allentare la tensione e a entrare in contatto con il tuo subconscio.» Rina si sforzò di non sorridere. Certo che Adonis, con le sue teorie, aveva un certo impatto su Ann. Bevve lentamente un sorso di vino, poi posò il bicchiere e fece un respiro profondo. Suonare il clarinetto le era d'aiuto; aveva dovuto fare innumerevoli esercizi per imparare a respirare bene. A poco a poco il mondo esterno si dissolse. Sentiva vagamente in sottofondo la musica greca e il brusio degli altri avventori. Cosa provava per Al? Era un dentista con un'attività avviata, orari di lavoro regolari e accettabili, e una vita equilibrata. Era una cara persona e s'interessava alla sua carriera in ambito musicale, difatti aveva assistito alla sua ultima esibizione. Ehi no, un attimo, si disse. Non avrebbe dovuto pensare, 15


ma ascoltare semplicemente i propri sentimenti. «Ho sempre pensato che, quando avessi conosciuto l'uomo della mia vita, l'avrei capito al volo, ma forse era solo un'idea ingenua e romantica» disse sommessamente, continuando a tenere gli occhi chiusi. «Al è un uomo eccezionale, ma non sto facendo salti di gioia e non ho il cuore in gola alla prospettiva di sposarlo. Quando lo vedo provo un moto d'affetto e stare in sua compagnia è piacevole, ma...» S'interruppe e aprì gli occhi. «Voi tutte provate qualcosa di diverso nei confronti dei vostri uomini, giusto? Qualcosa di più...» «Quando siamo insieme sento che si sprigionano scintille e si accende la passione» ammise Jenny. Suzanne e Ann annuirono. Rina sospirò e si scostò i riccioli dal volto con entrambe le mani, nel vano tentativo di mettere ordine nei suoi pensieri oltre che nella sua chioma ribelle. «Credevo che anche tra noi ci sarebbe stata quell'attrazione magnetica dopo che avessimo cominciato ad andare a letto insieme.» «Però avevi detto che il sesso con Al era soddisfacente» le fece notare Suzanne. «Soddisfacente non è un sinonimo di esplosivo» commentò Jenny. «A meno che non migliori a poco a poco ogni volta che siete insieme» aggiunse Ann. «Ma non mi sembra che per te sia così.» «Forse è colpa mia» replicò Rina. «Bisogna essere in due perché ci siano le scintille e la passione» osservò. La stessa passione che aveva provato nel sogno la notte prima. «Passione...» ripeté Ann. «Ricordi quando mi hai chiesto, a proposito di Adonis e David, con chi fossi in grado d'immaginare di vivere un amore romantico, una passione travolgente?» Rina si morse il labbro inferiore ed esitò per qualche secondo mentre s'interrogava. «Non riesco a immaginare quel 16


genere di passione tra me e Al, ma forse trovare l'amore romantico con un uomo irresistibile non è nel mio destino.» «Ma certo che sì» obiettò Jenny con fermezza. «Non hai ancora compiuto ventisette anni. Ann ha trovato la passione solo alla veneranda età di ventotto anni» aggiunse, strizzando l'occhio ad Ann, la più vecchia delle Sex 4 the City. «Ascoltami, Rina, se non hai l'impressione che Al sia l'uomo della tua vita, allora aspetta. Il tuo destino si compirà al momento giusto.» «Sembra la profezia di una fattucchiera!» rise Rina. «Però capisco quello che vuoi dire. Secondo te dovrei aspettare di conoscere il mio bashert» mormorò poi, assorta. «Mia zia Rivka dice sempre che zio David è il suo bashert. È un termine yiddish che significa destino, ma si usa anche per indicare la propria anima gemella, la persona con cui trascorreremo tutto il resto della nostra vita e che ci completa e integra perfettamente» spiegò. «Oh, Rina, sei proprio un'irriducibile romantica!» sorrise Ann. «Però...» Esitò, poi riprese: «Non pensi che forse ti aspetti troppo dal tuo compagno? È possibile che nessun uomo sia mai in grado di essere all'altezza della tua visione idilliaca. E se Al fosse veramente il tuo bashert, come lo chiami tu, ma non riesci a riconoscerlo perché hai la testa imbottita di troppe romanticherie?». «È proprio questo che mi preoccupa» ammise Rina. «Non so come fare a capirlo.» Quando la cameriera arrivò con gli antipasti, Rina alzò lo sguardo, corrucciata. «Qualcosa non va?» le chiese, perplessa. «Oh, mi scusi, non aggrottavo la fronte per lei» si affrettò a rassicurarla Rina. «Sa, questioni di cuore...» «Non si preoccupi» replicò l'altra posando i vassoi sul tavolo. «Capisco perfettamente. Gli uomini sono una fonte inesauribile di rughe...» scherzò. La cameriera se ne andò e Jenny spremette uno spicchio di 17


limone sui calamari fritti, poi tutte si servirono. Rina, che era in perenne lotta con la bilancia, mangiucchiava ancora il primo anello di totano quando le altre erano già al quarto o al quinto e masticavano con entusiasmo. Rina posò la forchetta. «Allora, tornando ad Al, come faccio a sapere se è l'uomo della mia vita? Voi come l'avete capito?» «Per quel che mi riguarda, mi si scioglie il cuore quando guardo Scott» rispose Jenny. «Non credevo che fosse possibile, ma è questo l'effetto che mi fa.» Sorrise maliziosa e aggiunse: «So che da me vi sareste aspettate di sentir parlare solo di sesso e vi assicuro che la componente erotica è importante, però non si tratta semplicemente di abilità tecnica e d'inventiva, è il profondo legame emotivo che c'è tra noi a rendere la passione ancora più intensa e ogni rapporto indimenticabile». Mentre Jenny parlava, Ann e Suzanne annuivano energicamente all'unisono, come bamboline dalla testa snodabile. «No, purtroppo a me non si scioglie proprio niente» sospirò Rina. «Quanto al sesso, è appagante e affettuoso, direi, ma...» «Non c'è vera intimità e complicità» concluse Suzanne. «Sì, quella sensazione in cui ci si fonde completamente e non si riesce più a capire dove finisca il corpo di uno e dove cominci quello dell'altro perché si è creata un'unione profonda di corpo e anima» aggiunse Ann. «Wow!» esclamò Rina guardandola sbalordita, momentaneamente distratta dalle sue preoccupazioni. «Non credevo che Adonis ti avesse influenzata così tanto! È proprio vero che hai trovato l'anima gemella!» «Sì, lo so» sorrise Ann. «Ma torniamo a te e Al» aggiunse diventando improvvisamente seria. Tra gli occhi le comparve la ruga verticale che aveva perennemente prima di conoscere Adonis e che ora Rina vedeva sempre meno frequentemente sulla fronte dell'amica. «Allora, riassumendo, di Al dici che è 18


gradevole, che siete compatibili e che tra voi non ci sono problemi, ma lui ti stimola, ti sfida? Ti porta a guardarti dentro per analizzare te stessa e i tuoi ideali, li mette in discussione per cercare di farti capire se sono giusti? In pratica è quello che Adonis ha fatto con me riguardo la mia ossessione per il lavoro.» Rina si accigliò. «N... no» balbettò, pensosa. Poi si sforzò di sorridere. «Ma forse sono già perfetta così, no? Be', tranne per il fatto che sono grassa» si corresse. «A proposito, sapete che ho ricominciato a fare yoga?» «Non sei grassa!» protestò Jenny, indignata. «Yoga?» esclamò Suzanne, incredula. «Mi dispiace dirlo, ma nessuno è perfetto» commentò Ann. Le tre amiche avevano parlato contemporaneamente e nessuna aveva capito quello che le altre dicevano, perciò si guardarono e scoppiarono a ridere. «Yoga?» ripeté Suzanne. «Ma tu odi lo yoga! Tutte noi lo detestiamo. È una regola fondamentale delle Sex 4 the City.» Le quattro amiche si erano conosciute proprio a un corso di yoga un paio di anni addietro. Avevano cominciato a fare quattro chiacchiere nello spogliatoio dopo la lezione e avevano finito per andare a prendere un caffè insieme. Tra loro si era formato immediatamente un forte legame d'amicizia e da allora cenavano insieme tutti i lunedì. «Quello che non mi piaceva dello yoga era praticarlo in pubblico perché ero imbarazzata. Mi sento pesante, goffa e sgraziata.» Jenny aprì la bocca e Rina sollevò una mano per troncare sul nascere le sue proteste. «Stai zitta, Jenny, so già cosa vorresti dire, che non sono grassa ma statuaria e...» «Sensuale, voluttuosa, formosa» la interruppe Jenny prima di mettere una cucchiaiata abbondante di hummus su un pezzetto di pita. Nonostante avesse un fisico minuto, mangiava quanto le altre tre amiche messe insieme senza aumentare di un grammo. 19


«Se lo dici tu...» Poco convinta, Rina agitò una mano per liquidare quei complimenti che le sembravano solo bugie pietose. In una società in cui una 44 era considerata una taglia forte, le sue curve prosperose non sarebbero mai state apprezzate. «Siete tutte delle care amiche e mi volete bene, lo so, ma ho anch'io gli occhi e vedo quale tipo di donna è considerato attraente. Se fossi vissuta al tempo di Marilyn Monroe e Sophia Loren, forse sarei stata ammirata, ma al giorno d'oggi una donna dal fisico prorompente è vista come grassa.» «Ma tu non sei...» cominciò Ann. Rina la interruppe. «Sei tenera perché cerchi di rincuorarmi, tuttavia finiamola qui. Ammettiamo di non essere d'accordo su questo punto e non parliamone più.» «Come vuoi» sospirò Ann. «Però non lo diciamo perché siamo tenere. Suzanne è buona, ma io e Jenny non abbiamo la tenerezza nel nostro DNA.» «Grazie tante, vipera» sibilò scherzosamente Jenny a denti stretti. «Comunque, Ann ha ragione.» «Vi dispiacerebbe smetterla?» esclamò Rina. «Come stavo dicendo, ho deciso di riprovare con lo yoga ma, per non praticarlo in pubblico, lo faccio a casa seguendo un corso in DVD e devo dire che sto cominciando ad apprezzarlo. Ho anche un vago principio di tono muscolare» aggiunse sollevando la manica ampia della tunica di chiffon nero. «Purtroppo non ho ancora perso peso» brontolò, contrariata. «Perché i muscoli pesano più del grasso» le fece notare Suzanne. «Bene, molto consolante!» gemette Rina prendendo un po' di hummus, ma senza pita. «Tornando ad Al, qual è stato il tuo primo pensiero quando ti ha chiesto di sposarlo?» le chiese Ann. «Sono rimasta sconvolta.» Riferì il loro colloquio e Jenny fece una smorfia di disgusto nel sentire il suo racconto. «Dio, a volte gli uomini sono proprio cretini!» «Ti ha detto che dovreste sposarvi?» Ann si accigliò. 20


«Sembra più un ordine che una proposta. È così che l'hai interpretata?» «Più o meno. Quando ho replicato che secondo me era una decisione prematura, Al è diventato insistente e non è certamente la maniera migliore per conquistarmi.» «Ed è una spia di come potrebbe essere il vostro matrimonio» osservò Ann. «Sono d'accordo» disse Suzanne. «È un vero peccato...» «Meglio scoprire ora certe cose, però, prima d'investire troppo tempo ed energie in uno sfigato» sentenziò Jenny. Uno sfigato? Al? No, non era così; era sempre stato gentile, sensibile e premuroso... fino a quel sabato. «Accidenti, sto esagerando la situazione» si rammaricò Rina. «Non avrei dovuto dire che è stato insistente. Forse era solo mortificato. Deve esserci rimasto male per la mia reazione, se pensava davvero che la nostra relazione si stesse avviando verso il matrimonio mentre io non me l'aspettavo. Non c'è da meravigliarsi che si sia comportato in quel modo.» «È vero» annuì Ann. «Non dovremmo liquidarlo tanto presto. Credo che tu debba riparlarci.» Rina fece un cenno d'assenso. Il problema era che lui si aspettava che accettasse la sua proposta, ma lei non era pronta a impegnarsi. «Cosa stai pensando, Suzanne?» chiese Jenny, vedendola giocherellare con il bicchiere. «Eh?» Suzanne alzò lo sguardo. «Scusate, stavo riflettendo. Rina, mi è venuta in mente una cosa riguardo gli uomini.» «Sì?» «Gli uomini importanti, intendo. Ricordi quando, qualche mese fa a cena, abbiamo parlato dell'esperienza sessuale più travolgente che abbiamo avuto? Tu hai raccontato di...» «Giancarlo» disse Rina con prontezza. Pensare a lui le mandò in circolo una potente ondata di adrenalina, la stessa eccitazione che provava prima di esibir21


si... o quando faceva un sogno erotico e bollente. «Il pianista, dici?» rammentò Jenny. «Quello dalle dita magiche che ti hanno fatto venire tre volte di fila su un pianoforte a coda alla scuola di musica di Banff?» «Wow, che memoria!» esclamò Rina. Jenny le sorrise maliziosa. «Quando si tratta di storie d'incontri erotici, non dimentico un solo particolare.» «Comunque, ricordo che quando ho rintracciato Jaxon tramite Internet, tu stavi pensando di fare altrettanto con Giancarlo» intervenne Suzanne. Rina fece un respiro profondo, poi rivelò il suo segreto. «L'ho fatto.» «Brava!» approvò Jenny. «E cos'è successo?» «L'ho rintracciato tramite la segreteria degli allievi dell'Accademia di Belle Arti di Banff. Non è diventato quel che mi aspettavo, a dire il vero.» Sospirò. «Era un pianista eccezionale, un italiano magro e neanche tanto bello. Non era niente di speciale, ma aveva carisma da vendere, oltre che talento musicale. All'epoca parlammo dei nostri sogni e sinceramente mi aspettavo che diventasse un concertista famoso.» «Era dunque così bravo?» le chiese Suzanne. «Io credevo di sì, ma ha venduto l'anima al diavolo.» Rina scosse la testa. «Sarebbe a dire?» «È diventato un regista di video musicali» le spiegò Rina. «Bleah! Avrei dovuto immaginare che, con un cognome come Mancini, avrebbe ripudiato la musica classica a favore di un settore più commerciale.» Le altre tre la guardarono perplesse. «Eh?» fece Jenny. «Mancini, come Henry Mancini» disse Rina. Le altre continuarono a guardarla con occhi vacui. «Henry Mancini è un famoso compositore moderno» spiegò. «Ha scritto il tema della Pantera Rosa e Moon River per Colazione da Tiffany. Avete presente?» 22


«Cosa c'è di male? Io adoro la Pantera Rosa» disse Jenny, prevedibilmente, giacché aveva una vera e propria ossessione per il colore rosa. «E Moon River è bella, molto romantica» disse Suzanne. «Strano che non ti piaccia, Rina.» «È orecchiabile» replicò Rina con una smorfia. «Mancini ha composto melodie popolari.» «Lo dici come se fosse un peccato» intervenne Ann. «Le canzonette non sono degne del talento di un musicista classico.» «Sei una snob in fatto di musica» la stuzzicò Jenny. Rina sorrise. «Non è un insulto, anzi, è un complimento.» Si voltò verso Ann che stava infilzando con la forchetta l'ultimo anello di calamari. «Che ne pensi degli avvocati che hanno lo studio nei centri commerciali e che trattano solo contratti di compravendita e testamenti? Non credi anche tu che il loro sia un talento sprecato?» Ann storse la bocca. «Capisco cosa tu voglia dire. Sì, in tal caso anch'io sono una snob perché in ambito legale mi piacciono i casi complicati e stimolanti dal punto di vista intellettivo.» «In ogni caso, tornando alla musica, in questo momento preferirei evitare qualsiasi distrazione. Ho un'altra audizione per l'orchestra sinfonica di Vancouver venerdì.» «Ancora?» si stupì Ann. «Perché non si decidono?» «L'ultima volta le audizioni erano aperte solo ai cittadini canadesi. So di aver suonato bene, e immagino che anche altri candidati abbiano avuto buoni risultati, ma per chissà quale motivo la commissione non è stata soddisfatta, per cui ora accettano candidati internazionale e hanno pubblicato le date delle audizioni.» «Povera Rina, dev'essere così frustrante!» esclamò Suzanne. «So che vorresti diventare primo clarinetto nell'orchestra sinfonica.» «Sì, è il mio sogno nel cassetto.» Contrariamente a quello 23


erotico in cui Giancarlo era il protagonista, questo sogno era realizzabile, nonostante il fatto di non essere stata scelta alle precedenti audizioni fosse stato un duro colpo per la sua autostima. La cameriera si avvicinò per chiedere se volessero altro e, dopo essersi consultata con le amiche, Jenny ordinò un'altra bottiglia di vino, dolmadakia e una porzione di agnello arrosto da dividersi in quattro. Rina preferiva dividere i piatti con le amiche invece di avere una porzione tutta per sé, così poteva controllarsi. Per quanto le piacesse mangiare, cercava di limitarsi a proteine e verdure senza cedere alla gola. Mettendo da parte la sua ansia per l'audizione, ripensò a Giancarlo. «Quando ho cercato il suo nome con Google, ho scoperto che ha diretto video musicali un po' in tutto il mondo. Qualche mese fa era a Vancouver, pensate! Poi è andato a New York, a Parigi e a Las Vegas... e adesso è tornato qui.» «È a Vancouver?» esclamò Jenny. «È il destino ad averlo portato qui! Devi assolutamente vederlo.» Rina si strinse nelle spalle. «Per dirgli cosa? Non abbiamo più nulla in comune. Lui vive nel mondo della musica commerciale, non è più la stessa persona che mi piaceva e mi affascinava tanto, e non credo che io gli piacerei. Ho una vita tranquilla, una bella casetta, un giardino che curo con amore, e passo il mio tempo tra le lezioni private e il lavoro alla compagnia lirica... lui si annoierebbe a morte se gli parlassi di quello che faccio.» Rina rise. «In verità anche a me annoierebbero i suoi racconti. I suoi video musicali non m'interessano affatto.» «Però forse ha ancora dita abili e sensibili...» insinuò Jenny per provocarla. «Ne dubito.» Giancarlo era un amante eccezionale solo nei suoi sogni. Però la sua espressione attirò l'attenzione di Jenny, che le chiese: «Cos'altro c'è? Tu ci nascondi qualcosa!». 24


«A volte lo sogno» ammise Rina in tono sommesso. «Anche ieri notte...» «Dopo aver ricevuto la proposta di matrimonio di Al?» si stupì Jenny. «Eh, già» sospirò Rina. «Il tuo subconscio ti sta mandando un messaggio chiarissimo, secondo me» intervenne Ann. «Che male ci sarebbe a contattarlo e scoprire se tra voi c'è ancora una scintilla di attrazione?» «Sono d'accordo» disse Suzanne. «Io ho rintracciato l'uomo fantastico che apparteneva al mio passato e sapete tutte com'è andata a finire... Non potrei essere più felice di così!» «Non penso che io e Giancarlo c'innamoreremmo alla follia» disse Rina seccamente. «Ma non puoi opporti al destino» sussurrò Jenny assumendo il tono inquietante di una fattucchiera dalla voce roca. «Dopotutto lui è a Vancouver, tu sei a Vancouver... Forse Giancarlo è il tuo... come si chiamava?» «Bashert.» Rina scosse la testa. «Non credo proprio.» «Però hai detto che è stato con lui che hai avuto l'avventura erotica più eccitante della tua vita, no?» la incalzò Jenny. Rina annuì. «È stato il primo, e anche il migliore.» «Wow!» Ann la guardò con interesse. «Cos'è che l'ha reso tanto speciale? Le sue dita magiche?» «In parte sì, ma soprattutto il fatto che tra noi si era stabilita un'intimità profonda, a tutti i livelli di conoscenza.» «Allora devi assolutamente vederlo» insistette Suzanne con fermezza. «Non so, sono titubante» sospirò Rina mentre la cameriera tornava con una bottiglia di vino. Dopo che ebbe riempito i bicchieri, Rina attese finché non si fu allontanata, poi aggiunse: «Ma ora basta parlare di me. So cosa devo fare. Parlerò di nuovo con Al e vedrò come va. Mi concentrerò sui miei sentimenti e trarrò le debite conclusioni. Ditemi, come state voi? Novità? Ann, mi pare che tra te e Adonis vada alla grande». 25


Ann, che di solito era una donna posata, compassata e di classe, sorrise come una ragazzina alla prima cotta. «Sì, mi sta introducendo al sesso tantrico e domenica siamo andati di nuovo in kayak. Devo dire che comincio a cavarmela meglio. Poi abbiamo cenato con la sua famiglia. Sono tutti fantastici. Se non am...» Ann s'interruppe per una frazione di secondo poi riprese: «Se non mi piacesse Adonis per le sue doti, starei comunque con lui per poter frequentare la sua famiglia!». «Avete notato? Stava per dire amassi» sottolineò Jenny. «È troppo presto» protestò Ann, arrossendo. Si bloccò perché la cameriera portò le foglie di vite ripiene e l'agnello arrosto e le quattro amiche si servirono, poi Ann riprese a parlare. «A volte penso che, se non avessi conosciuto Adonis, probabilmente avrei finito per stare con David.» Arricciò il naso e aggiunse: «Pensate al tipo di vita che avrei condotto. Mi sarei persa tante esperienze fantastiche!». «Come l'ha presa tua madre?» le chiese Rina. La madre di Ann l'aveva allevata da sola e le aveva insegnato che la carriera e il successo professionale erano le uniche due cose importanti della vita. Ann fece un sorriso che sembrava quasi una smorfia. «È delusa. Continua a tentare di farmi capire che sbaglio secondo lei, e per me è difficile perché sono abituata a sforzarmi sempre di avere la sua approvazione.» «Resta salda sulle tue posizioni» disse Jenny con fermezza. «E, se vuoi un consiglio, tieniti stretto Adonis!» Rina, la cui defunta madre era stata un altro tipo invadente e prepotente, annuì a indicare che era d'accordo con Jenny. «Sì, non temere, non me lo lascio sfuggire di certo» la rassicurò Ann. «Sono molto più serena e felice da quando conosco Adonis, conduco una vita più sana, dormo meglio, mangio bene senza saltare i pasti, faccio più esercizio fisico...» «E tanto sesso» intervenne Jenny, interrompendola con aria ammiccante. 26


«Per non parlare del fatto che hai un massaggiatore personale a tua disposizione» aggiunse Suzanne. «Ci metterei la firma!» Rina prese qualche forchettata dell'insalata che accompagnava l'agnello arrosto. «Però presumo che tua madre sia preoccupata per te. Dopotutto lei ha amato un uomo, si è fidata di lui, ma la sua fiducia è stata tradita. Ora probabilmente teme che possa succedere altrettanto a te.» Rina sapeva bene quanto le madri fossero protettive. La sua aveva nutrito ambizioni eccessive nei suoi confronti. Avrebbe voluto una figlia magra, benvoluta da tutti, ottima musicista nonché ebrea osservante. Tra loro c'era stato spesso un forte attrito e Rina era stata molto più legata a suo padre, ma ora che aveva perso entrambi i genitori, si rendeva conto che tutti e due l'avevano adorata e avrebbero voluto solo il meglio per lei. Sua madre, come quella di Ann, era stata solo più aggressiva di altre nel darle consigli e nell'esprimere il suo parere. Ann le sorrise. «Sì, capisco, però mi farebbe piacere se mia madre accettasse il mio punto di vista o almeno cercasse di comprendere le mie scelte.» Non sarebbe stato facile, perché la madre di Ann abitava a Toronto e viveva per il lavoro. Le telefonate tra loro erano rare, gli incontri ancora più sporadici. «Sicuramente arriverà ad accettare la situazione» disse Rina, ottimistica. «Magari non subito, ma dalle il tempo di abituarsi all'idea. Forse ti sarebbe d'aiuto se conoscesse Adonis.» «A proposito, vi rendete conto che nessuna di noi ha mai incontrato l'uomo delle altre?» osservò Jenny. «Quando penso a Jaxon, mi viene in mente Denzel Washington. Adonis, invece, me lo raffiguro come la statua di un dio greco... più dotato, però.» «Molto, molto di più» precisò Ann con uno scintillio malizioso nello sguardo. «Inoltre abbiamo visto Scott, e anche bene, quando si è e27


sibito per il concorso per il calendario dei pompieri, ma non ce l'hai mai presentato, Jenny» commentò Rina, punzecchiandola. «E Al?» le domandò Suzanne. «Lo conosceremo... forse.» Rina emise un gemito. «Forse ho delle aspettative esagerate. Nessun uomo in carne e ossa potrebbe essere all'altezza dei miei sogni romantici. Sì, è stato un po' pressante, però è comprensibile, perché era turbato. Ed è vero che tra noi non si sprigiona un'attrazione incontenibile, ma magari accade perché siamo così compatibili che non c'è alcun attrito. Essere compatibili però è un vantaggio, no?» «Secondo me devi rivedere Giancarlo» osservò Ann. «Non sarai mai sicura se Al è l'uomo giusto per te finché non avrai fatto i conti con il passato.» «Non so se ne avrò il coraggio» ammise Rina. Jenny sbuffò e Ann agitò una mano per zittirla prima che si lanciasse in un commento veemente, poi disse in tono pragmatico: «Qual è l'ipotesi peggiore che potrebbe verificarsi? La prima, che non si ricordi di te. La seconda, che ti ricordi ma non voglia vederti, e la terza che vi vediate e, come hai detto tu, vi annoiate entrambi a morte. Però, qualunque cosa succeda, potrai finalmente togliertelo dalla mente... e smettere di sognarlo». «E concentrarti su Al per capire se è l'uomo della tua vita» concluse Suzanne. «Oppure, la quarta ipotesi è che v'incontriate e lui sia abile a suonare il tuo corpo come un tempo e ti procuri un altro orgasmo multiplo...» insinuò Jenny con un sorriso malizioso. Mentre tornava a casa, una villetta nella zona settentrionale di Vancouver, Rina ripensò a come si erano lasciati lei e Al sabato sera. Dopo essersi baciati, lei gli aveva detto che l'avrebbe chiamato. «Quando?» le aveva chiesto lui, e lei aveva risposto che non ne era sicura. 28


A quel punto lui aveva veramente borbottato: Fammi sapere quando tornerai ragionevole? Oppure la memoria le aveva giocato un brutto scherzo? Era così turbata, dopo la proposta di matrimonio, che probabilmente aveva capito male. Quella sera aveva sperato davvero di poter prendere una decisione con l'aiuto delle amiche. Nonostante brancolasse ancora nel buio, almeno le altre le avevano dato un punto d'inizio: parlare con Al. E forse le avevano indicato anche la seconda tappa: contattare Giancarlo. Sarebbe stata in grado di farlo? Ne avrebbe avuto il coraggio? Arrivata a casa, parcheggiò in garage. Il giardino era permeato dalla fragranza dell'autunno e le foglie rossastre cominciavano a cadere. Rina si ripromise di parlare con la signora Zabriski, la sua vicina, dopo l'audizione. La signora era una grande esperta di giardinaggio e le avrebbe sicuramente dato qualche consiglio utile su cosa fare in quel periodo dell'anno. Con un sospiro di sollievo, Rina salì i gradini ed entrò in casa dal retro. Era contenta di avere un'abitazione tutta sua; dopo aver comprato la villetta l'aveva arredata e curata con impegno e passione. Sabine, la sua gatta, l'accolse con un miagolio e Rina si accovacciò per accarezzarla. Era molto affezionata alla bestiola che aveva da tre anni; l'aveva adottata presso un centro di assistenza per gli animali. Affondò le dita nella morbida pelliccia di Sabine per accarezzare e grattare l'animale sotto il mento e dietro le orecchie. La gatta le si strusciò contro facendo le fusa. «Le ragazze dicono che devo contattare Giancarlo» la informò Rina. Sabine inclinò il capo e socchiuse i begli occhi verdi. «L'idea di cercare Giancarlo mi terrorizza» le confessò Rina. «Però credo che abbiano ragione.» Era vero; avrebbe do29


vuto liberarsi di qualsiasi influenza del passato prima di prendere una decisione riguardo il suo futuro. Benché avesse avuto diverse relazioni, Giancarlo era l'unico per cui avesse nutrito dei sentimenti più intensi. Si erano conosciuti l'estate in cui lei aveva compiuto diciassette anni, e a Rina era parso di aver finalmente trovato la sua anima gemella. Lui era un ragazzo di provincia italiano alto e allampanato, lei una paffuta adolescente senza patria di origini ebree. Avevano in comune un naso importante, l'amore per la musica, sogni di gloria e un'attrazione fisica esplosiva. Tuttavia entrambi avevano avuto il buonsenso di accettare il loro legame per quello che era, una parentesi estiva. Quando avevano affrontato l'argomento, avevano convenuto entrambi che sarebbe stato inutile tentare di tenersi in contatto. Rina non si era mai pentita di essere stata con lui né di aver chiuso lì la loro storia di comune accordo. Però ora doveva smetterla di essere ossessionata dal suo ricordo e pensare al futuro. Si rialzò prendendo in braccio la gatta e andò nella sala da musica, che occupava quella che era in origine la sala da pranzo della villetta. Lì si esercitava al piano e dava lezioni. Ci aveva messo il pianoforte, cinque clarinetti, una scrivania e il computer. Messa a terra Sabine, si sedette al computer e la gatta balzò sulla scrivania come se volesse tenerla d'occhio. «Probabilmente Giancarlo non ha più pensato a me» disse a Sabine. «Anzi, scommetto che non si ricorda più di me.» Sabine rispose con un miagolio interrogativo, come per dire: «Ne sei convinta?». Rina rise sommessamente e continuò a parlare con la bestiola. «Be', eravamo ragazzi, è stato tanto tempo fa! Ora lui fa parte di un mondo pieno di gente famosa e belle ragazze, cantanti famose, ballerine... Ha talmente tanto successo che, anche se fosse ancora un uomo ossuto con il nasone, probabilmente ha più rapporti sessuali in un mese di quanti ne ab30


bia avuti io dall'ultima volta in cui l'ho visto.» Sabine si acciambellò sulla scrivania e chiuse gli occhi. «Visto, annoio anche te!» esclamò Rina. Okay, era ora di smetterla di rimandare e farla finita. Copiò l'indirizzo di posta elettronica che aveva trovato sul sito web di Giancarlo, poi aprì un nuovo messaggio ed esitò sulla riga del titolo. Voce dal passato, scrisse infine. Poi compose il messaggio. Qualche giorno fa mi sono imbattuta nel tuo nome in Internet e ho ricordato l'estate trascorsa a Banff, quando eravamo dei giovani allievi dell'accademia. Non so se ti ricordi di me, ero la pianista che suonava anche il clarinetto e... Rina s'interruppe. Cosa poteva dirgli? E con cui hai fatto sesso per tutta l'estate? Cancellò le ultime parole e lasciò solo Non so se ti ricordi di me, poi aggiunse: Comunque, se ti va potremmo vederci per aggiornarci su tutto quello che abbiamo fatto in questi anni. Vivo a Vancouver e ho visto sul tuo sito che sarai qui per qualche giorno. Fissò lo schermo e rilesse l'e-mail. Jenny le avrebbe detto di essere più propositiva e diretta, ma lei non era Jenny, era una persona passiva e timida, perciò preferiva limitarsi a dargli un'occasione e aspettare, rimettendosi alla sua decisione. In altre parole, avrebbe lasciato fare al destino.

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Piccole voglie 4 di AA.VV. Siete pronte per osare al di là di ogni immaginabile sfumatura? Torna l'antologia più bollente e sfrontata, un vero cult della letteratura erotica. Il desiderio non avrà più segreti per chi sceglie di immergersi nei nove racconti inediti capaci di esplorare ogni sfaccettatura dell'attrazione, ogni aspetto del piacere. Susan Lyons, Megan Hart, Amanda McIntyre, Saskia Walker, per citare solo alcune delle prestigiose autrici che firmano la piccante raccolta, vi accompagneranno tra Venezia e Las Vegas, città magiche dove la tentazione è di casa, in un club molto speciale, in cui è possibile vivere ogni sfrenata fantasia, tra coppie collaudate, decise a riattizzare la passione, e nuovi incontri misteriosi ed elettrizzanti. Ogni trasgressione è concessa, perché ogni voglia, anche la più piccola, deve essere appagata.

Provocanti incontri di Susan Lyons Rina Goldberg, voluttuosa musicista, è a un bivio della sua vita: ha appena ricevuto una proposta di matrimonio dall'uomo che frequenta, serio e affidabile, ma che non ama. Che cosa deve fare? Meno male che ci sono le Sex 4 the City a consigliarla. Le sue più care amiche, infatti, la spronano a rifiutare e a seguire il cuore per rintracciare il primo grande amore di Rina, Giancarlo Mancini, che nove anni prima l'aveva travolta con la sua sensualità. Lui è a Vancouver per girare un video musicale e Rina, impulsivamente, lo contatta. L'incontro genera scintille e il sesso tra loro è fantastico. Questa è la passione che lei ha sempre sognato e non le sembra vero di poterla vivere appieno. Basterà, però, l'attrazione sfrenata che provano l'uno per l'altra a tenere vivo un rapporto così complicato?


ritorna a LUGLIO con 4 romanzi intensi e passionali delle autrici pi첫 amate e apprezzate. PREPARATI A UNA LETTURA... INCANDESCENTE! IN USCITA DAL 25 LUGLIO


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