Logan Belle
Guanti neri
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Fallen Angel © 2011 Logan Belle Aphrodisia Books-Kensington Publishing Corp. Italian language rights handled by Agenzia Letteraria Internazionale, Milano, Italy Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion luglio 2013 Questa edizione Harmony Passion marzo 2014 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 82 del 13/03/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 71 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Mallory Dale guardò fuori dalla finestra della sala riunioni dello studio legale al ventesimo piano. Si vedeva bene il viavai di automobili lungo Park Avenue, anche se l'ora di punta era ormai passata. Il traffico era quello del venerdì sera e le macchine appartenevano alla gente che andava a divertirsi, il che significava che era tardi... tardissimo, anzi. Seduto al lungo tavolo di legno lucido, il suo capo stava sfogliando i fascicoli che Mallory aveva preparato con la massima cura durante quella settimana. Sulle spine, lei giocherellava con la tracolla della borsetta sulle ginocchia. Sentiva il cellulare che vibrava a intervalli regolari. Era andata avanti così per tutto il giorno, con un messaggio in arrivo dopo l'altro. Ti amo. E anche Non essere arrabbiata. Mallory immaginava che il tenore degli SMS fosse cambiato e fosse diventato più aggressivo, del genere Dove diavolo sei? o ancora peggio. «Direi che ci siamo» dichiarò finalmente il suo superiore, infilando tutte le cartelline in un raccoglitore. Mallory lo guardò attentamente. Aveva il primo bottone della camicia celeste slacciato e la cravatta allentata. Per l'ennesima volta si ripeté che era proprio fortunata a lavorare per un uomo così aitante. 5
Essere assistente in uno studio legale era noioso, e le dava fastidio fare sempre gli straordinari, ma almeno aveva uno spettacolo gradevole davanti a sé. Purtroppo in una serata come quella l'estrema avvenenza di Gavin Stone era una misera consolazione, perché Mallory era terribilmente in ritardo per il suo secondo lavoro, che poi era anche la sua vera professione. «Quindi abbiamo finito?» chiese a Gavin, incapace di trattenere l'impazienza. Lui le sorrise e annuì con aria indulgente. Mallory scattò velocemente in piedi, mettendosi in spalla la tracolla della borsa. «Grazie» disse con entusiasmo. Gavin scosse la testa, con l'espressione bonaria di un vecchio zio comprensivo, malgrado fosse un uomo aitante nel fiore degli anni. «Stai facendo tardi per colpa mia per andare a ballare, o qualsiasi altra cosa facciate voi giovani il venerdì sera?» «Più o meno, sì» mormorò lei, vaga. Preferiva fargli credere che andasse in discoteca, o al pub, o anche a rimorchiare. Qualsiasi sospetto sarebbe stato meglio della verità. Il pensiero che il principale venisse a conoscenza del suo lavoro serale la riempiva d'ansia. Mallory non sapeva proprio come fare a conciliare le due metà della sua vita, che in realtà corrispondevano ai due lati opposti della sua personalità, come le facce di una stessa medaglia: da una parte la Mallory responsabile che ambiva a un buon impiego, a uno stipendio decente e a una storia seria con il suo ragazzo, magari riuscendo anche a risparmiare qualcosa per il futuro, e dall'altra Frizzy, la ballerina di burlesque tanto innamorata del proprio fidanzato da farsi convincere a rendere più elastici i confini del rapporto a due, dando un nuovo significato al termine monogamia. 6
Quanto al suo capo, anche se aveva detto voi giovani, come se appartenesse alla generazione dei suoi genitori, in realtà aveva solo sette anni più di lei. Tuttavia in fondo aveva ragione a considerarsi molto più adulto di Mallory, perché aveva una posizione consolidata, con un rinomato studio legale, e un atteggiamento serio e compassato, da vero newyorkese di nascita. D'altronde era uno dei più affermati avvocati divorzisti di Manhattan. Mallory abbassò lo sguardo sulle mani e notò che aveva lo smalto scheggiato. Sperò di avere il flacone nel piccolo astuccio dei cosmetici che teneva sempre in borsa, in modo da poterlo ritoccare prima di andare in scena. Adorava quel colore, un nero metallico di Chanel con degli impercettibili cristalli lucenti. Era sempre più difficile riuscire a trovarlo in commercio, ma per fortuna lei si riforniva su eBay. Smise di pensare allo smalto e tornò a fissare Gavin, che le sorrise e le strizzò l'occhio. «Va bene, fila via, su!» esclamò. Mallory non diede troppo peso al suo fare ammiccante; lui era sempre cordiale ma molto professionale con lei. Oltretutto Mallory era sicura di non essere il suo tipo; aveva visto sulla scrivania la foto della sua fidanzata, una biondina dall'aria perbene. Controllò l'ora sul cellulare. Erano le sette e tre quarti. Poi aprì l'ultimo messaggio di Alec, il suo ragazzo. So che sei ancora arrabbiata con me, ma lo spettacolo deve continuare. Dove sei? Il taxi era fermo in mezzo al traffico a Union Square. Mallory avvicinò il viso al finestrino abbassato per cercare d'illuminare lo specchietto da trucco con il riflesso dei lampioni mentre si passava l'ombretto dorato sulle palpebre, poi applicava il rossetto scarlatto. Con qualche goffo 7
movimento riuscì a infilarsi le autoreggenti sotto la sobria gonna beige che portava al lavoro e cambiò le scarpe, tirando fuori dalla borsa da ginnastica quelle con i tacchi a spillo. Il tassista sembrava non aver notato il suo armeggiare furtivo, o forse era semplicemente abituato ad assistere agli spettacoli più strani sul sedile posteriore della sua vettura. Mallory non poteva fare altri preparativi per il momento; il resto del costume l'attendeva al Blue Angel. Infilò gli auricolari e premette Play sull'iPod per ascoltare il brano che avrebbe fatto da colonna sonora alla sua esibizione quella sera. Era Heads Will Roll degli Yeah Yeah Yeahs, un gruppo indie rock di New York. Aveva preso ispirazione dal film di Sofia Coppola, Marie Antoinette. Il titolo della canzone, Le teste rotoleranno, le era sembrato perfetto. Aveva convinto Agnes, la proprietaria del Blue Angel, a cucirle un costume in stile Rivoluzione Francese, con un corsetto che si poteva togliere facilmente da dietro e dei copricapezzoli bianchi, rossi e blu come i colori della bandiera francese. Nell'ispirarsi al tema della Rivoluzione Francese aveva pensato che Alec avrebbe apprezzato. Era sicura che durante lo spettacolo avrebbero scambiato un'occhiata complice e, chissà, dopo forse gli avrebbe anche permesso di fare sesso con lei ancora mascherata da Maria Antonietta, con in testa l'imponente parruccona incipriata. D'altronde Alec aveva sempre ammirato i rivoluzionari francesi, soprattutto quelli che avevano guidato le proteste giovanili del Sessantotto. Citava spesso il motto Vivre sans contrainte et jouir sans entrave, vivere senza costrizioni e godere senza limiti, che in effetti lui e Mallory avevano applicato con soddisfazione nella loro relazione. Quanto al godere senza limiti... avevano goduto, eccome! La loro era 8
una perfetta coppia aperta da manuale. Certo, non era facile, ma il sentimento che li univa era così forte da indurli entrambi a impegnarsi seriamente nel rapporto. Avevano trovato la loro formula; erano monogami, tranne quando Mallory autorizzava Alec a condividere il loro letto con un'altra donna. Non capitava spesso, in verità, e di solito finivano per abbordare un'estranea a caso che conoscevano in un bar e che piaceva a entrambi. Quando vedevano una ragazza carina, sola, attaccavano discorso, facevano quattro chiacchiere con lei poi finivano a letto insieme e non si rivedevano più. Non si presentavano mai con i loro nomi veri e non facevano mai sesso con una donna che conoscevano già. Questa era una regola tacita tra Alec e Mallory. Ma, si sa, ogni regola ha le sue eccezioni... «È tardi, è tardi, è tardi!» gridò Agnes, in una perfetta imitazione del Bianconiglio, aprendo la porta dell'ingresso di servizio per far entrare Mallory. «Ho chiesto a tutte dove fosse Frizzy, ma non lo sapeva nessuno! Puff, sparita!» esclamò alquanto contrariata, con il suo pesante accento polacco. Frizzy era il nome d'arte di Mallory. Tutte le ballerine del Blue Angel ne avevano uno. Alec approvava la sua scelta; il nome Frizzy era sexy e spumeggiante, proprio come lei. Mallory sentiva già la voce di Alec sul palcoscenico mentre introduceva lo spettacolo con il suo collaudato monologo, spiritoso e pungente, punteggiato da doppi sensi che stuzzicavano il pubblico e lo preparavano alle prossime esibizioni. Lui era un eccellente scrittore e la sua presenza dava un tocco di classe al mondo del burlesque. Mallory commentava sempre con lui i suoi monologhi... 9
be', almeno quando si parlavano ancora, prima di litigare. L'anno precedente la rivista Gruff, per cui Alec lavorava come giornalista, gli aveva assegnato un articolo sul mondo del burlesque che si andava affermando sempre più a New York. Affascinato da quel genere di ballo e di espressione artistica, molto stuzzicante e raffinato, aveva portato Mallory ad assistere a uno spettacolo per festeggiare il suo compleanno. Era stata la prima volta in cui era entrata in contatto con il burlesque ed era rimasta folgorata. In men che non si dica aveva notevolmente ridotto l'attività legale e fatto un provino per entrare al Blue Angel come ballerina. A distanza di un anno era uno dei nomi di spicco del locale e saltuariamente anche Alec vi lavorava come presentatore e intrattenitore. «Scusa» mormorò Mallory, «però ho cominciato a prepararmi» aggiunse indicando le gambe. «Sono già mezza vestita.» «Che significa? Mezza vestita o no, tardi è tardi. Devi ancora provare il costume. E se non ti sta bene?» abbaiò Agnes tra una nervosa boccata e l'altra di sigaretta, in barba al divieto assoluto di fumare. Il suo accento diventava ancora più forte quando era arrabbiata. «Cuci i miei costumi da un anno e mi sono sempre andati a pennello! Quando mai hai trovato un difetto a cui rimediare all'ultimo momento? Sei un genio!» obiettò Mallory, cercando di blandirla per farla calmare. I complimenti funzionavano sempre con Agnes. «Sì, è vero» confermò la donna, sostenuta e orgogliosa, ma leggermente rabbonita. Il camerino era ricavato sul retro del palcoscenico, con il pavimento di assi di legno scricchiolanti e l'illuminazione scarsa. L'ambiente era caotico come il backstage di una sfilata di moda, con indumenti sparsi ovunque, una pro10
fusione di cosmetici e l'assoluta mancanza di privacy. In un angolo c'era un lenzuolo nero appeso con delle puntine da disegno come tenda per delimitare uno spazio adibito a spogliatoio, che nessuno usava. Accanto era appeso un poster della campagna pubblicitaria dell'ultima collezione di Dolce & Gabbana, autografato da Bette Noir, la cui immagine vi campeggiava in primo piano. L'anno prima, Bette Noir era una delle ballerine del Blue Angel. Però poi aveva allacciato una relazione sentimentale con una nota popstar, Zebra, ed era finita due volte sulla copertina di Us Weekly. La sua carriera aveva subito una brusca impennata; si era procurata un agente, aveva avuto una particina in un film e poi era volata verso la celebrità posando per la pubblicità di Dolce & Gabbana che ora era su tutti i muri di New York. Inutile a dirsi, non aveva più lavorato al Blue Angel. Mallory si tolse gonna e camicetta, sforzandosi d'ignorare lo sguardo di estrema disapprovazione di Agnes. «Sapevi che Christian Louboutin ha creato un paio di scarpe ispirate a Maria Antonietta, in serie limitata? Sono fantastiche, solo trentasei paia e sono state tutte vendute, pensa!» «Di che colore sono?» «Quelle che ho visto io erano gialle, ma forse c'erano anche in altri colori.» «E quanto costavano?» «Seimila dollari.» Agnes agitò una mano. «Non pagherei neanche sei dollari per un paio di scarpe gialle. E comunque il tuo costume l'ho fatto di un colore più decente.» Tirò fuori da un portabiti una nuvola di raso celeste che scosse per togliere le pieghe e mostrò a Mallory con orgoglio. 11
«E voilà!» esclamò. «Mio Dio, ma è bellissimo!» Al diavolo le Louboutin, pensò Mallory. L'abito creato da Agnes rappresentava l'incarnazione perfetta dello stile di Maria Antonietta. Il corsetto di raso celeste era adorno di delicato pizzo bianco e aveva cinque fiocchetti di velluto rosa pallido dalla scollatura alla vita. La parte posteriore dell'abito arrivava quasi ai piedi, con una gonna gonfia e una balza più corta davanti, che si fermava a mezza coscia. Mallory indossava già le autoreggenti bianche e le scarpe di vernice bianca dai tacchi a spillo, e si stava agganciando un reggicalze celeste prima di provare il costume. «È perfetto» disse mentre infilava l'abito. «Per togliertelo ti basta tirarlo di lato, perché il corpetto è chiuso con il velcro, come vedi» le spiegò Agnes, guardandola con occhio critico. «Sì, ti sta bene» annuì al termine del suo esame. «Ora trova qualcuno che ti aiuti a stringere i lacci dietro al corsetto. Io non ho tempo da perdere, visto che sei arrivata così tardi.» Agnes si allontanò guardandosi intorno con i suoi occhi da falco, sempre attenta a cogliere sul fatto le ragazze che facevano una pausa per andare a fumare fuori o bere qualcosa invece di prepararsi per l'esibizione. A volte, pensò Mallory, sembrava come la direttrice di un collegio femminile sui generis. Non le dispiaceva avere il camerino tutto per sé, una vera rarità, invece del solito caos. C'erano dei vantaggi a presentarsi in ritardo, tutto sommato. «Quel costume fa proprio perdere la testa» commentò scherzosamente una voce maschile proveniente dalle sue spalle. Mallory si voltò, cercando mentalmente un insulto in francese da rivolgere ad Alec. Purtroppo le venne in mente 12
solo merde. Il problema era proprio quello; quando vedeva Alec, non riusciva più a ragionare. «Sì, lo so... Ti piacerebbe vedermi sulla ghigliottina» aggiunse sorridendo. Aveva un sorriso assassino, che Mallory trovava terribilmente sexy, con gli incisivi leggermente distanziati che gli conferivano un'aria da monello e la fossetta sulla guancia destra. Aveva anche un velo di barba e lei non poteva guardarlo senza pensare alla sensazione che avrebbe provato sentendo le sue guance ruvide tra le gambe. Dovette fare un enorme sforzo per non sorridere di rimando, ma riuscì a restare seria. «Sono in ritardo, perciò non disturbarmi» replicò, sostenuta. «Ti do una mano ad allacciare il costume. Vieni qui, c'è più luce.» Alec la prese per un braccio e la trascinò verso il fondo della stanza, dove ovviamente era più buio, invece. «Smettila, Alec, non ho tempo da perdere in stupidaggini. Non scherzare.» Lui le strinse il corsetto tirando i lacci sulla schiena, poi le passò un dito sulla spina dorsale, accarezzando la pelle nuda dalla nuca fino all'altezza delle scapole. «Ma io non sto scherzando affatto...» La sospinse con maggiore insistenza verso il telo nero che chiudeva lo spogliatoio. A Mallory era perfettamente chiaro cosa volesse da lei. Sentì provenire dal palcoscenico le prime note di Mercy, di Duffy, il brano scelto per la sua esibizione da Cookie, una graziosa rossa dal fisico minuto, con i fianchi stretti ma un seno straripante, che aveva grazie all'investimento fatto nella chirurgia plastica quando lavorava ancora in una grande banca d'affari, la Goldman Sachs. 13
Mallory calcolò che mancavano solo due esibizioni prima che arrivasse il suo turno. «Finisci di stringere i lacci, su» disse rivolgendosi ad Alec. Ma lui spostò le dita dal corpetto alla cassa toracica di Mallory e la cinse con le braccia fino a racchiuderle i seni nelle mani. Quando cominciò a stimolarle i capezzoli con i polpastrelli, lei avvertì suo malgrado un brivido d'eccitazione. «Devo finire di prepararmi» mormorò debolmente. Il suo corpo era di tutt'altro avviso, perché le natiche si protesero automaticamente all'indietro per andare incontro all'erezione che le premeva contro il fondoschiena. Alec mosse il bacino per strofinarsi contro di lei e Mallory portò una mano dietro di sé insinuandola tra i loro corpi per premerla contro il suo pene turgido. Lui respinse la mano per aderire meglio a lei, che vacillò perdendo l'equilibrio e si appoggiò a uno sgabello di legno su cui si erano accumulati gli indumenti che le ballerine si erano tolte negli ultimi giorni. Alec seguì con il polpastrello il bordo del suo perizoma, poi infilò un dito dentro di lei con la massima lentezza. «Oh, sì!» sussurrò lei, ansante, mentre Alec cominciava a muovere la mano. Dentro e fuori, fuori e dentro, a ogni affondo del dito il desiderio di Mallory cresceva sempre più insieme alla pressione del pube di Alec contro il suo fondoschiena. «Non so perché sei tanto arrabbiata con me» bisbigliò lui con il mento appoggiato sulla spalla di Mallory e la guancia contro la sua. «Pensa pure quello che vuoi, resta il fatto che io ho occhi solo per te e questo...» Fece una breve pausa e le fece sentire tutta la lunghezza del suo pene contro il solco tra le natiche, poi le prese la mano e la pre14
mette contro la sua erezione granitica. «... è tutto tuo» concluse con fermezza. «A volte, purtroppo, mi è molto difficile crederti» disse Mallory. «Non essere assurda» protestò Alec. Le premette il dito sul clitoride, quasi senza muoverlo, massaggiandola appena. Mallory aveva il batticuore e non riusciva più a ragionare, come sempre. Alec aveva quell'inesplicabile potere su di lei. Protese i fianchi verso di lui, che riprese a penetrarla con il dito. Mallory sapeva che le avrebbe procurato un orgasmo, ma non voleva venire per non dargli soddisfazione. Fece un debole tentativo di scostargli la mano. «A volte penso che ti piaccia litigare solo perché poi possiamo fare pace» le sussurrò lui all'orecchio. Un attimo dopo Mallory venne con un gemito troppo forte, scossa da fremiti, mentre il suo sesso si contraeva intorno al dito di Alec. Lui tolse la mano e le risistemò il perizoma, poi le diede un bacio sul collo. «Vieni qui» le disse con dolcezza. La fece girare e le prese il viso fra le mani. Mallory stava già recuperando un minimo di lucidità; pensò che forse lui le aveva gualcito il costume e si chiese se qualcuno li avesse sentiti e quanto tempo avesse ancora prima di doversi esibire. «Devo prepararmi» gli disse. «Guardami» le intimò lui. Lei obbedì. Alec aveva degli occhi così belli, verdi e azzurri, screziati d'oro. Mallory li adorava e nulla la faceva sentire più sexy del suo sguardo. Un'unica occhiata di Alec era molto più emozionante degli occhi di tutto il pubblico puntati su di lei. 15
«Alec...» «Siamo eccezionali insieme» le disse lui con convinzione. «Non devi pensare ad altro.» Alec le diede un bacio e lei socchiuse le labbra con un tuffo al cuore, come le accadeva sempre ogni volta che lui la baciava, anche se ormai stavano insieme da parecchi anni. Lui le diede una scherzosa pacca sul sedere. «Allora? È di nuovo tutto a posto tra noi?» «Non è così semplice» replicò lei. «Invece credo che dovrebbe esserlo. Cosa c'è di complicato?» Le prime note del suo brano si diffusero in sala dagli altoparlanti. Era ora di andare in scena. I trenta secondi prima di salire sul palcoscenico erano sempre uguali per Mallory, pieni di terrore allo stato puro. Poi partiva la canzone e l'oscurità lasciava il posto alla luce di un riflettore, lei si toglieva un guanto o una calza e il pubblico accoglieva le sue movenze con applausi, urla e fischi, nel solito scambio di provocazione e reazione tra spettatori e ballerina che era importante per la riuscita di un'esibizione quanto le parti del corpo che venivano mostrate sapientemente. Quella sera Mallory si presentò in scena nei panni di una Maria Antonietta supersexy, con tanto di parrucca torreggiante, e il primo ritornello della canzone riecheggiò in sala. Il pubblico capì immediatamente l'allusione alle teste tagliate durante la Rivoluzione Francese che lei aveva fatto ballando sulle note di Heads Will Roll e ci furono risate e battimani. Incoraggiata, Mallory cominciò a esibirsi senza esitazione. Si adagiò mollemente su una sedia con movenze sinuose 16
e sollevò il vestito per rivelare il reggicalze, suscitando urla d'approvazione e applausi. Mallory si voltò per scoprire il fondoschiena. Sentiva il calore dei riflettori sulla pelle e si accorse che il sesso pulsava ancora leggermente per le carezze di Alec. Il brano era ormai a metà e lei cercò di non accelerare troppo il ritmo. Il breve contatto con Alec l'aveva lasciata stranamente insoddisfatta nonostante l'orgasmo, e cercò di trovare l'appagamento attraverso l'emozione che provava ogni volta che si spogliava sotto gli occhi degli spettatori. Però affrettarsi sarebbe stato ingiusto nei confronti del pubblico; quando era in scena, ciò che le importava maggiormente era non tradire le aspettative di chi assisteva allo spettacolo. Proprio rendersi conto che gli spettatori contavano più di lei, del suo ego, la rendeva una ballerina migliore di tante altre. Quando fu finalmente ora, il ritmo della canzone aumentò. Durante il crescendo, Mallory tirò il velcro del corsetto e si girò verso la sala a seno nudo, con i capezzoli coperti dalle nappine di lustrini con i colori della bandiera francese, che suscitarono altri applausi e fischi di approvazione. Il sesso era a malapena coperto dal perizoma di pizzo bianco e le gambe sembravano chilometriche grazie ai vertiginosi tacchi a spillo. Ringraziò mentalmente il suo capo perché con lo stipendio che le dava Gavin Stone si era potuta permettere di acquistare quelle scarpe incredibilmente sexy. Fece un giro verso il fondo del proscenio, poi tornò ad avanzare verso il pubblico. Si prese i seni nelle mani a coppa come per offrirli agli spettatori, e gli applausi in crescendo furono soddisfacenti quasi quanto le sensazioni suscitate dalle carezze di Alec. Si tolse lentamente il tanga e avvertì l'ondata di adrenalina che la invadeva sempre sa17
pendo che quaranta estranei fissavano il suo sesso completamente depilato. Si diresse verso la sedia, si accovacciò con il fondoschiena nudo rivolto verso il pubblico e poggiò la testa sulla seggiola come se fosse il ceppo della ghigliottina. Poi si spensero di colpo le luci in scena.
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Guanti neri di Logan Belle Mallory Dale, ex aspirante avvocato che ha scoperto la sua vocazione come ballerina di burlesque, sta faticosamente trovando la propria strada: di giorno lavora come assistente nello studio legale del serioso ma affascinante Gavin Stone, con cui si sta instaurando una certa complicità, e di sera balla coperta solo di pizzi, piume e lustrini. Nel frattempo cerca di tenere in piedi la sua travagliata relazione con Alec, il giornalista che Mallory ama molto ma con cui a volte stenta a trovare un equilibrio tra piccanti tentazioni e momenti d'intensa passione. A complicare le cose arriva sulla scena l’inquietante Violet, decisa a dominare l’oggetto del suo desiderio. Ma, come dicono le amiche di Mallory, cosa c'è da aspettarsi in un mondo trasgressivo come quello del burlesque?
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