SE78_IMPETO DI PASSIONE

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Diana Palmer

Impeto di passione


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Eye of the Tiger Enamored Boss Man Silhouette Desire Silhouette Desire Silhouette Desire © 1986 Diana Palmer © 1988 Diana Palmer © 2005 Diana Palmer Traduzioni di Elisabetta Elefante, Laura Lunardi e Letizia Montanari Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 1991 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Emozioni maggio 1991 Prima edizione Harmony Emozioni aprile 1992 Prima edizione Harmony Destiny novembre 2006 Questa edizione Harmony Special Edition novembre 2010 HARMONY SPECIAL EDITION ISSN 1722 - 067X Periodico trimestrale n. 78 del 13/11/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 102 del 24/2/2003 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


In ginocchio da te


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Eleanor Whitman vide la Porsche rossa fiammante parcheggiata nel viale e passò oltre il villino da caccia di Flintlock, il ranch dei Taber, alla periferia di Lexington. Aveva i suoi buoni motivi per detestare il proprietario di quella macchina, ma, nonostante questo, il cuore le si fermò nel petto. Strinse convulsamente il volante e respirò a fondo, più volte, cercando di calmarsi mentre imboccava la lunga strada alberata che conduceva al centro abitato. Eleanor aveva spesso desiderato di poter vivere in città invece che alla fattoria. Ma Gene Taber aveva concesso gratuitamente ai suoi più stretti e fedeli collaboratori l'uso dei villini che circondavano il ranch: ci abitavano muratori, falegnami, meccanici, braccianti, un mandriano, il veterinario e persino un fabbro. Il vecchio Taber andava fiero della sua mandria di tori e della sua scuderia di purosangue, che gli avevano procurato grosse vittorie in prestigiosi concorsi, e voleva che il ranch fosse in tutto e per tutto autosufficiente. Per questo voleva avere i suoi collaboratori a portata di mano per ogni evenienza. E del resto aveva abbastanza soldi per permetterselo. 7


Barnett, il padre di Eleanor, era carpentiere. Per tutta la vita non aveva fatto che costruire, imbiancare, ingrandire, riparare i capannoni dei Taber. Poi, tre mesi prima, si era fratturato una caviglia in seguito a una brutta caduta da una impalcatura. Solo ora, dopo un lungo periodo di fisioterapia, cominciava a ristabilirsi, ma non era sicuro di poter riprendere a lavorare. Eppure i Taber non lo avevano mandato via. Al contrario, avevano continuato a versargli lo stipendio e avevano insistito per provvedere a tutte le spese mediche che era stato necessario affrontare. Non solo, gli avevano anche conservato il posto di lavoro e si interessavano dei suoi progressi, sicuri che sarebbe potuto tornare al più presto alla sua attività. E a questo punto, anche Eleanor cominciava a sperarlo. Lo assisteva amorevolmente e ringraziava il cielo che suo padre se la fosse cavata con una frattura e qualche mese di immobilità. Avrebbe potuto perderlo e questa eventualità sarebbe stata terribile: era tutto quello che aveva. Suo padre e quella casa. Eleanor ci era nata, in quella casa. C'era stato un tempo, anni prima, in cui aveva amato il villino di legno quasi quanto aveva amato Keegan Taber. Ed era stata la sua rovina. Per fortuna, i quattro anni trascorsi alla scuola per infermieri professionali di Louisville l'avevano maturata e la sua decisione di accettare il posto alla clinica privata di Lexington ne era la prova. Quattro anni prima, soggiogata dal fascino di Keegan, Eleanor aveva accettato un appuntamento con 8


lui, senza nemmeno chiedersi che cosa potesse aver spinto il figlio del datore di lavoro di suo padre a desiderare di uscire proprio con lei. Ma non era stato poi così difficile scoprirlo; e da quel giorno lo aveva odiato con tutta se stessa. Anche adesso, gli rivolgeva appena la parola e faceva di tutto per evitarlo. Le ci era voluto troppo tempo per riprendersi dal colpo che Keegan le aveva inferto; quattro lunghissimi anni, per l'esattezza, prima di essere di nuovo in grado di affrontarlo a testa alta. Però, ultimamente, l'atteggiamento di Keegan le dava da pensare: da quando lei era tornata da Louisville, si presentava al villino nelle ore più impensabili. Eleanor gli aveva fatto capire in mille modi di non gradire la sua compagnia, ma lui non si scoraggiava. Al contrario, sembrava aver interpretato la sua aperta ostilità come una sfida e quindi veniva sempre più spesso a far visita a suo padre. La cosa era ancora più strana perché ormai il padre, Gene, in là con gli anni, gli aveva affidato interamente la gestione della proprietà. Keegan era figlio unico. Sua madre era morta nel darlo alla luce e, da quel momento, lui era diventato l'unica ragione di vita di suo padre. Ma gestire una scuderia, un allevamento e una tenuta di diverse decine di ettari non era uno scherzo. Quindi perché veniva a perdere il suo tempo al villino? Al volante della sua utilitaria, Eleanor oltrepassò le immense distese di grano maturo. Quei campi di grano... Ci era venuta con Keegan, anni prima. 9


Quando era ancora una ragazzina ingenua. Quando era stata così sciocca da innamorarsi perdutamente di lui. Be', ma adesso era acqua passata. Era stato lo stesso Keegan ad aprirle gli occhi, in un modo brutale, che l'aveva annientata. Per anni, Eleanor si era sentita come morta dentro. Ma adesso ricominciava a vivere, e tutto grazie a Wade. Caro, dolce Wade... Eleanor lo aveva invitato a cena, quella sera. Per questo sperava che Keegan non avesse intenzione di trattenersi fino a tardi per la solita partita a scacchi con Barnett. Voleva che Wade e suo padre avessero la possibilità di conoscersi, e Keegan sarebbe stato d'impiccio. Perché negarlo? Wade Granger le era molto caro. Sì, era una persona davvero speciale. Lo aveva conosciuto in ospedale, dove lui era stato ricoverato per un breve periodo. Wade aveva subito mostrato un certo interesse nei suoi confronti, cosa che accade spesso tra paziente e infermiera; allegro, simpatico, intraprendente, le aveva rivolto diversi inviti, ma Eleanor aveva sempre rifiutato, sicura che Wade si sarebbe dimenticato di lei nel momento stesso della dimissione dall'ospedale. Ma non era stato così. Wade aveva continuato a farle una corte spietata, mandandole fasci di rose e gigantesche scatole di cioccolatini. Sorpresa e lusingata dalle attenzioni di un uomo così affascinante, Eleanor aveva accettato di incontrarlo. «Che cosa c'è che non va in me?» le aveva chiesto, mettendosi scherzosamente in ginocchio davanti a lei. «Ho qualche anno più di te, è vero. Ma 10


ho anche tutto ciò che si può desiderare in un uomo: sono scapolo, favolosamente ricco e, modestamente, anche sexy. Sì, lo so, ho qualche chilo di troppo...» «No, Wade. Non è questo» gli aveva risposto. «Se ci mettessimo insieme... non credo che sarebbe una buona idea. Apparteniamo a mondi troppo diversi.» Si riferiva al fatto che Wade era ricco sfondato, mentre lei e suo padre facevano i salti mortali per arrivare alla fine del mese. Ma lui ci aveva riso sopra. «Sciocchezze. E poi non ti sto mica proponendo il matrimonio. Non ancora, almeno. Ti sto solo chiedendo di uscire con me.» E così Eleanor aveva ceduto. Ma, invece di uscire con lui, lo aveva invitato a cena. Forse, in cuor suo, sperava che, dopo aver visto dove abitava, Wade si sarebbe affrettato a fare marcia indietro. Wade era una bravissima persona e le piaceva davvero. Ma Eleanor non voleva legami. Ormai aveva chiuso con gli uomini. L'esperienza con Keegan le aveva insegnato una lezione che non avrebbe mai dimenticato: non avrebbe più dato il suo cuore e la sua fiducia incondizionata a un uomo sperando che questi ricambiasse il suo amore. La gioia sublime di un momento non era sufficiente a far sopportare anni e anni di amarezza e di dolore. Un prezzo troppo alto, che forse non aveva ancora finito di pagare. Suo padre non sapeva nulla della relazione che aveva avuto con Keegan, e lei preferiva che le cose restassero così. In fondo, si era trattato solo di un 11


appuntamento, di una magica notte d'amore. Ripensandoci adesso, a mente fredda, Eleanor si chiedeva ancora come avesse potuto permettere che succedesse. Aveva perso la testa: questa era l'unica spiegazione. Keegan non l'aveva mai degnata di uno sguardo prima di quella sera, e il suo improvviso interesse l'aveva lusingata. Non poteva certo immaginare che il vero intento di Keegan fosse quello di usarla per riconquistare la donna che amava. ChissĂ che ne era stato di Lorraine Meadows, la viziatissima biondina, sempre coperta di gioielli e di abiti firmati che, all'epoca, faceva coppia fissa con Keegan. L'annuncio del loro fidanzamento era stato dato il giorno dopo il suo appuntamento con Eleanor. E lei aveva creduto di morire. Si era chiusa in camera sua e aveva pianto tutto il giorno. Keegan era venuto a trovarla dicendo che voleva parlarle, ma lei si era rifiutata di riceverlo. Che cos'altro c'era da dire? Ormai, lui aveva ottenuto il suo scopo: riconquistare Lorraine dopo l'ennesimo, furibondo litigio. La notizia dell'imminente matrimonio era apparsa su tutti i quotidiani locali; eppure, meno di due mesi piĂš tardi, quella che era stata definita una delle piĂš belle coppie dell'alta societĂ del Kentucky aveva improvvisamente rotto il fidanzamento. Eleanor non aveva mai saputo trovare una spiegazione a quella vicenda. Lorraine sarebbe stata perfetta, sia come moglie di Keegan sia come proprietaria del ranch. E invece adesso il suo nome era solo un vago ricordo a Flintlock, mentre Keegan, almeno 12


stando ai pettegolezzi, passava da un'avventura all'altra, cercando ancora la sua anima gemella. Eleanor continuò a guidare senza meta per oltre mezz'ora prima di decidersi a tornare al villino. Per sua sfortuna, la Porsche era ancora lì, quindi non avrebbe potuto evitare di incontrare Keegan. Ma non aveva scelta: l'appuntamento con Wade era fissato per le sei e mezzo ed erano quasi le quattro. Non poteva aspettare ancora. Parcheggiò e si avviò stancamente all'ingresso, togliendosi la cuffietta inamidata della divisa prima di entrare in casa. Keegan era in soggiorno, comodamente seduto in poltrona, a chiacchierare con suo padre. Vedendola entrare, si alzò e la stanza sembrò vibrare della sua aggressiva ma affascinante presenza. C'era qualcosa di terribilmente arrogante in lui, pensò Eleanor. Nei suoi gesti, forse, nel suo modo di incurvare le labbra in un impercettibile sorriso; qualcosa che la metteva in uno stato di massima agitazione. I capelli di un rosso scuro erano appena ondulati e gli occhi azzurrissimi avevano un'espressione vivace, acuta. Gli zigomi erano pronunciati, i lineamenti decisi, le labbra sottili incredibilmente sensuali. Keegan aveva un fisico snello, agile e asciutto. Però Eleanor conosceva bene la forza, non solo fisica ma anche magnetica, che si nascondeva in quel corpo virile. Molte persone lo sottovalutavano. Lei stessa aveva commesso quell'errore, una volta. E ne stava ancora pagando le conseguenze. 13


«Ciao, Keegan» lo salutò, in tono forzatamente vivace. Riuscì persino a sorridere mentre si chinava a baciare suo padre. «Ciao, pa'. Com'è andata, oggi?» Barnett ricambiò il sorriso. «Benissimo. Keegan mi ha accompagnato in città, per la solita seduta di fisioterapia, e la terapista mi ha detto che, se continuo così, potrò tornare al lavoro in meno di un mese.» «Ma è fantastico!» Keegan non le staccava gli occhi di dosso. Come al solito, del resto. Le si avvicinò. «Adesso devo andare. Eleanor, scusami, ma io e tuo padre non siamo riusciti a trovare quel preventivo che aveva fatto per il nuovo fienile. Sai dov'è?» Quindi era questo il motivo per cui si era trattenuto. «Sì, certo. Te lo prendo subito.» Si recò nel minuscolo studio di suo padre e rovistò attentamente nella cassetta nella quale Barnett conservava tutte le ricevute e i documenti importanti. Infatti, il documento che Keegan voleva era proprio lì. Si girò per portarglielo e sussultò nel trovarselo di fronte. «Ti ho spaventata?» fu la sciocca domanda di lui. «Scusa, non volevo, Ellie.» Ellie... Dio, quanto odiava quello sciocco diminutivo! «No, non mi hai spaventata» rispose lei, con il solito tono glaciale. E Keegan non mancò di notarlo. «Per quanto ancora continuerai ad avercela con me? Ormai sono passati quattro anni...» «Io non ce l'ho con te, signor Taber.» «Non chiamarmi così. Lo sai che non mi piace.» 14


«E perché? Dopotutto, tu sei il padrone, qui dentro. Io e mio padre viviamo in casa tua e facciamo del nostro meglio per intrattenerti. In tutti i sensi» aggiunse, con una punta di amarezza. Keegan lasciò cadere l'allusione. «E così... sei tornata a casa. Posso sapere perché?» «Perché, non dovevo? Forse avresti preferito che stessi lontana da Lexington, per evitarti ogni tipo di problema?» «Ti assicuro che tu non mi metti in imbarazzo.» «Tu, invece, metti in agitazione me» sbottò Eleanor. «Mi odio per quello che ti ho permesso di farmi, e odio te! Perché continui a venire qui?» «Per tuo padre, si capisce. Mi preoccupo per la sua salute. È il minimo che possa fare, visto che si è infortunato mentre lavorava per noi.» «Sei stato gentile a prenderti cura di lui prima che tornassi, e te ne sono grata. Ma adesso si è ristabilito e...» «Inoltre è un ottimo giocatore di scacchi» continuò Keegan. «È proprio il compagno di gioco che stavo cercando per tenermi in allenamento.» «Già, perché tu sei un campione in tattiche e strategie» riconobbe Eleanor. «Se non ricordo male, sei bravissimo a manovrare le persone per ottenere quello che vuoi. Ma con me non attacca, Keegan. Ormai non ci casco più.» «Non mi credi capace di un gesto generoso e disinteressato nei confronti di un amico?» «Disinteressato?» Eleanor dovette trattenersi per non scoppiare a ridere. «Ho imparato a mie spese 15


che dietro ogni tuo gesto ci sono sempre dei secondi fini.» «Santo cielo, ma tu non hai mai commesso un errore?» «Uno senz'altro. Quello di cederti, per una notte, senza neanche provarne alcun piacere!» Il viso di Keegan si indurì a quella umiliante ammissione. «Eleanor, accidenti...» «Che c'è, ti brucia? Be', mi dispiace di aver ferito il tuo orgoglio maschile, ma è la verità. Ti ho concesso una parte di me che avevo deciso di conservare per l'uomo che avrei amato per tutta la vita per poi scoprire che il tuo era solo un modo per far ingelosire Lorraine e convincerla a diventare tua moglie! Dimmi la verità, Keegan: le hai mai detto di che cosa sei stato capace per averla?» «Abbassa la voce, se non vuoi che tuo padre senta tutto...» «Oh, sicuro, altrimenti perderebbe la stima che ha di te!» Eleanor rise, una risata sprezzante. «Sarebbe il crollo di un mito: il suo compagno di scacchi. Il suo idolo! In realtà, mio padre non sa affatto chi sei.» «Proprio come non mi conosci tu. Ho cercato di spiegarti allora, ma tu non hai voluto ascoltarmi. Ci ho provato ancora, diverse volte. Ti ho persino spedito una lettera, visto che ti rifiutavi di parlarmi.» «Per la cronaca, l'ho strappata senza nemmeno leggerla. Tanto non avresti potuto dirmi niente che già non sapessi. La stessa Lorraine si è precipitata a telefonarmi, lo sapevi? Era al settimo cielo, e mi ha 16


raccontato tutti i dettagli del vostro...» Si interruppe, sopraffatta dall'emozione e dal dolore che ancora provava ogni volta che ripensava a quel momento della sua vita. «Lasciamo perdere. Come hai detto tu, ormai è acqua passata. E chissà che uno di questi giorni non riesca a dimenticare...» Lo affrontò con una nuova fermezza. «Adesso vattene. Avrai pure qualcosa da fare al ranch.» Lui rimase a fissarla in silenzio. Si accese lentamente una sigaretta mentre la ragazza lo guardava ancora sconvolta dai ricordi. Quando si decise a parlare, la sua voce era debole e sommessa. «Io... allora non mi ero reso conto di quanto tenessi a me, Ellie. L'ho capito dopo, quando ormai era troppo tardi per rimediare.» «Vuoi farmi credere di esserti fatto degli scrupoli a causa mia?» Il tono di Eleanor era sempre più acido. Tagliente. «Andiamo, non farmi ridere! Tu non immagini nemmeno lontanamente quel che ho passato io. L'unico lato positivo di tutta la faccenda è che non sono rimasta incinta.» Incrociò le braccia sul petto, come a sfidarlo. «Toglimi una curiosità, che fine ha fatto la tua promessa sposa? Ero pronta a scommettere che l'avresti trascinata all'altare non appena avesse accettato la tua proposta.» «Non mi va di parlare di Lorraine!» Era comprensibile. Keegan aveva amato alla follia quella bambina viziata e doveva esserci rimasto malissimo quando lei lo aveva piantato in asso. «Va bene. Allora, se eri venuto per quel documento, non ti trattengo oltre. Anche perché devo ancora 17


preparare la cena per il mio uomo» buttò lì, quasi per caso. L'intenzione era ovviamente quella di provocarlo. E infatti... «Il tuo uomo!? Quale uomo?» «Sorpreso? Be', lo so che sei convinto di essere l'uomo più bello, più irresistibile e più desiderabile sulla faccia della terra, ma non crederai che avessi intenzione di struggermi per te tutta la vita. Ebbene sì, ho un uomo» mentì. Wade non era esattamente il suo uomo, ma un giorno avrebbe potuto diventarlo. «E per tua informazione, è bello, affascinante e sexy, ed è anche disgustosamente ricco, il che non guasta mai.» «Ricco, hai detto?» «Già. Forse lo conosci. Si chiama Wade Granger.» Il viso di Keegan divenne rosso di rabbia. «Wade Granger!? Ci puoi giurare che lo conosco! È il dongiovanni più incallito e impenitente di tutta la città. Praticamente non se ne lascia sfuggire nessuna, quel mascalzone. Lo fa con tutte, a tutte le ore e dappertutto. Si dice che l'unico modo in cui non sia ancora stato scoperto a farlo, sia stando appeso a un albero!» «Però, potrebbe essere un'idea!» commentò Eleanor con un sorrisetto malizioso. «Sì, si potrebbe provare.» «Dannazione, ma vuoi starmi a sentire, sì o no? Quello lì vuole solo portarti a letto per divertirsi un po'!» «Come hai fatto tu, se non sbaglio. Avanti, grande capo, continua. Fammi la predica. Dimmi com'è 18


che i rampolli delle famiglie ricche se ne vanno a caccia di povere ragazze indifese per soddisfare i loro bassi istinti. Immagino che tu sappia tutto sull'argomento.» Con lo sguardo furente, Keegan sembrava sul punto di esplodere. «Eleanor...» «Oh, no! Ti prego, non ti agitare!» continuò lei, prendendolo in giro. «Non vorrei che ti salisse la pressione. Sai, alla tua età potrebbe venirti un colpo.» «Non sono poi così vecchio! Ho solo trentacinque anni!» «Cioè quasi tredici più di me. Praticamente appartieni a un'altra generazione» disse lei con un sospiro. «Quattro anni fa ero così, come dire, così abbagliata da te da non accorgermene. Per fortuna, adesso sono cresciuta, e forse ti interesserà sapere che non ho nessunissima intenzione di correrti dietro. Immagino che per te sia un grosso sollievo.» Keegan non sembrava troppo entusiasta, né troppo sollevato da quella notizia. «Wade ha due anni più di me» le fece notare. «È vero. Ma ha una mentalità molto aperta. E un fisico poi...» Lasciò a metà la frase e batté le palpebre, simulando uno sguardo sognante. «Un dongiovanni, hai detto? Bene, bene. Non vedo l'ora di metterlo alla prova...» Keegan non la lasciò nemmeno finire. Si girò sui tacchi e se ne andò senza dire una parola. Alla faccia della sua stramaledetta arroganza! Se la era voluta, pensò Eleanor, soddisfatta. Aveva appe19


na avuto la conferma di essere capacissima di difendersi. Abilità, questa, che le sarebbe stata davvero molto utile, visto che Keegan aveva dimostrato di essere un tantino possessivo nei suoi confronti. E questo le seccava, per ovvi motivi: soprattutto perché non voleva correre il rischio di innamorarsi di nuovo di lui. L'amore l'aveva resa vulnerabile una volta, ma non avrebbe commesso di nuovo un errore tanto stupido. E poi, perché Keegan si preoccupava tanto per Wade? Forse gli seccava l'idea che lei potesse andare a letto con qualcun altro. Be', per quel che la riguardava, poteva anche continuare a preoccuparsi. Andò in camera sua a cambiarsi, poi tornò in soggiorno. «Stasera abbiamo ospiti a cena» annunciò a suo padre. «Ah, sì? E chi viene di bello?» «Wade Granger.» «Oh, bene. Così potrò finalmente conoscerlo» rispose lui, senza troppo entusiasmo. «Sai, ha tanto insistito che alla fine ho dovuto cedere.» «Era quasi ora. Ancora un po' e avremmo finito col soffocare in tutti questi fiori, non trovi?» Barnett sorrise bonario e poi la osservò per notare la sua reazione quando le chiese: «Di' un po', ma tu e Keegan non avrete mica litigato?». «Perché me lo chiedi?» «Ha farfugliato qualcosa a proposito di un appuntamento ed è andato via come un fulmine. Aveva 20


una faccia... Sì, insomma, non credo proprio che tornerà. Peccato, perché oggi avrebbe dovuto fermarsi per la solita partitina a scacchi.» «Ah, già! Me n'ero dimenticata!» «Ultimamente sei piuttosto strana con lui. Se non ti conoscessi, direi quasi che fai di tutto per evitarlo. Eppure una volta avevi molta simpatia per quel ragazzo. Mi ricordo che sei scoppiata in lacrime quando hai saputo che si era fidanzato, e due giorni dopo hai voluto partire per Louisville per fare quel corso da infermiera.» Barnett si concentrò sulla sua pipa, fingendo di non aver notato il rossore che imporporava le guance di sua figlia. «Se vuoi il mio parere, non è soltanto per farmi visita che viene sempre più spesso da queste parti.» «Se credi che Keegan sia pazzo di me, ti sbagli, papà. Ti sbagli di grosso. Io... so che non è così.» «Eppure avrai notato anche tu che viene a trovarci molto più del necessario.» «Non l'ho notato. E non voglio notarlo. Per favore, non farti strane idee su di me e su di lui, papà. Keegan non mi interessa. Non più, perlomeno. Wade invece...» mormorò, pensosa. «Con lui è tutta un'altra cosa.» «Se lo dici tu. Ma credi che... questo Wade continuerà a venire anche dopo aver visto dove viviamo?» «Certo! Non è mica uno snob!» Barnett si accese la pipa. «Se non ti dispiace, preferisco giudicarlo da solo.» «Be', se non sei soddisfatto del modo in cui viviamo, puoi sempre rivolgerti a Keegan e chiedergli 21


un aumento. Lui ha tanti soldi e poi siete diventati così amici che non potrà dirti di no.» «Ma che ti salta in mente!» protestò Barnett, indignato da quella proposta. «Non mi permetterei mai di approfittare della nostra amicizia. Sarebbe una cosa meschina. E poi ti ricordo che tutti quei soldi non gli sono piovuti dal cielo. Suo padre ha lavorato sodo per guadagnarsi quello che ha: il ranch e la fattoria, e... ma dove vai?» Eleanor fece un sospiro esasperato. «Spiacente, ma questa predica l'ho già sentita. Conosco tutto sui Taber. Anzi, credo di sapere molte più cose di te. E devo ancora preparare la cena.» «Be', volevo solo dirti... ecco, potresti almeno sforzarti di essere un po' più gentile con il mio compagno di scacchi.» «Più gentile, hai detto? Come vuoi, papà caro. La prossima volta che viene, ti prometto che gli farò un inchino.» «Non pretendo tanto.» «Allora diciamo che lo tratterò con il rispetto dovuto alle persone della sua età. Dopotutto, in confronto a lui, sono poco più che una ragazzina.» Eleanor si avviò in cucina. «Stasera il menu prevede spaghetti e bistecca ai ferri. Che ne dici?» «Per me va bene. L'importante è che il tuo ospite non abbia niente da ridire.» Eleanor si girò per lanciargli un'occhiataccia. «Andrà benissimo anche per lui. Il fatto che sia ricco non significa che sia necessariamente uno snob.» «È quello che cerco di farti capire ogni volta che 22


parliamo di Keegan, ma tu non mi stai a sentire.» Per tutta risposta, sua figlia fece una smorfia disgustata. Barnett socchiuse gli occhi, sospettoso. «E va bene, ho capito. Keegan ti è antipatico! Posso sapere perché?» Che cosa poteva rispondergli? Non era il caso di dirgli la verità, ed Eleanor non era mai stata brava a dire bugie. Optò allora per una risposta scherzosa. «Perché ha le lentiggini.» Ridacchiò. «E io non le ho mai potute sopportare!»

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Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2010 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)


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