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M.J. Rose - J. Bacarr - S. Andersen

Rossofuoco


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Lying in Bed Naughty Paris Hot & Bothered Spice Books Spice Books Mira Books © 2006 Melisse Shapiro © 2007 Jina Bacarr © 2004 Susan Andersen Traduzioni di Giorgia Lucchi e Isabella Ragazzi/Grandi & Associati Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Spice luglio 2006 Prima edizione Harmony Passion novembre 2007 Prima edizione Harmony Passion marzo 2008 Questa edizione Harmony Special Edition aprile 2011 HARMONY SPECIAL EDITION ISSN 1722 - 067X Periodico trimestrale n. 80 del 5/04/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 102 del 24/02/2003 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


L'alfabeto dei sensi


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28 agosto 2003 «Raccontami tutta la storia...» mi disse. Eravamo a letto, stavamo facendo l'amore. Finsi di non averlo sentito e inspirai il profumo dolce dei suoi capelli, mescolato a quello più pungente della pelle, resa lucida dal sudore. Leccai la parte del collo più vicina alla mia bocca, sapeva di sale. I tendini erano come funi tese sotto la mia lingua. Speravo di distrarlo, ma non funzionò. Mi chiese di nuovo: «Chi è?». Le parole gli uscirono dalla bocca, ma io le sentii per prima cosa tra le gambe, dove arrestarono le sensazioni deboli e lontane che avevo sperato sarebbero fiorite, schiudendosi come un bocciolo. Fino a due parole prima, la mia attenzione si era concentrata unicamente sulle sensazioni; sapete bene com'è, non è un dolore definibile, piuttosto una brezza di piacere blu elettrico pungente che vi percorre. In quel momento fu la sua domanda che percepii, tanto invadente che si ripeté, non nella realtà, ma nella mia mente, attirando i miei pensieri dove non volevo che andassero. Avevo bisogno di concentrarmi, tenere la mente nel presente. Concentrati, mi dissi, sul qui e ora. Osservai la stanza, celata dal buio. Ascoltai il suo respiro affrettato, il silenzio della strada alle due del mattino. Sentii le lenzuola morbide, i cuscini premuti sotto di me, la pelle calda appiccicata alla mia, l'interno del mio corpo che tratteneva il suo, stringendoglisi 7


intorno come per tenermi ancorata, impedendomi di scivolare nel passato. Ecco cosa volevo: che le sensazioni mi sopraffacessero, inchiodandomi nel momento che rendeva il presente l'unica cosa importante, e, così facendo, rendessero noi l'unica cosa importante. Ma non fu così. Fino a quel momento, Joshua non mi aveva mai chiesto del mio passato. Cos'era cambiato? Cinque minuti prima della telefonata eravamo seduti sul letto; non stavamo ancora facendo l'amore, ma visti il vino, la conversazione e i giorni trascorsi dall'ultima volta che ci eravamo incontrati, era chiaro come sarebbe andata a finire. Quando avevo sentito squillare il telefono, avevo guardato l'apparecchio e avevo riconosciuto il numero ormai familiare sul display. Mi ero subito alzata ed ero andata a rispondere in sala. A quell'ora della notte, essendoci Joshua, normalmente avrei lasciato rispondere alla segreteria telefonica, ma non volevo che lui sentisse, di qualunque cosa si potesse trattare. Avevamo parlato per un minuto, massimo due; io a bassa voce, lui no, ma Joshua non poteva averlo sentito. A ogni modo, doveva essergli parso strano che io mi fossi alzata, in effetti lo era, così aveva cercato di ascoltare e probabilmente aveva colto qualche parola. Avvicinai il mio corpo a Joshua per spronarlo a riprendere la nostra mutua seduzione. Così il passato non avrebbe avuto importanza. Così sarebbe importato solo il presente. Il suo corpo non reagì, l'interruzione aveva creato un intoppo. Non vi capita mai di desiderare che gli uomini non si preoccupino di chi eravate prima di incontrarli? Invece si preoccupano. Non subito. A volte non ci pensano a lungo. A volte talmente a lungo da il8


ludervi che a questo nuovo uomo non importerà, che non chiederà, che da qualche parte dentro di lui abbia la forza per accettare ciò che è stato prima del suo arrivo e lasciare perdere. Ma alla fine tutti chiedono. Eccetto il primo. Ah, il fortunato. Lui sapeva che eravate pulite, vuote. Nessun'altra macchia di sperma. Niente carne toccata da altre mani, o fianchi sui quali altri fianchi hanno sbattuto con troppa veemenza. Nessun cuore ferito. Ma uno solo può essere il primo, poi ci sono tutti gli altri, che muoiono dalla voglia di purificarvi. Se siete fortunate, vogliono farlo con l'amore. Altrimenti, con la forza. La cosa peggiore è quando importa anche a voi. Se anche voi vorreste poter tornare pulite. Attente a questo desiderio, desiderare vi rende deboli. È un'emozione che ho cercato di evitare per gli ultimi otto anni. «Vuoi proprio saperlo?» chiesi con tono più sarcastico di quanto sarebbe stato saggio. «Non posso liberarmi di quel che è passato. Non posso cambiarlo, indipendentemente da quanto lo vorrei. O da quanto lo vorresti tu. Quindi, perché non cerchiamo di dimenticarcene?» «Non ti giudicherò. Te lo prometto. Ma dimmelo.» Joshua non lo sapeva, ma io sì: quella era una bugia. La stanza odorava di candela al sandalo e dello stoppino che si era spento poco prima. Gli avvicinai il viso al petto, non volevo sentire l'odore dell'incenso, volevo sentire il profumo del mio amante. «Dimmelo.» Quante volte me lo avrebbe chiesto? «Non adesso.» «Adesso.» Mi accarezzò la schiena, come se quel tocco potesse tirarmi fuori le parole. «Fidati di me, Marlowe. Dimmelo.» Joshua voleva da me più di quanto potessi dargli. Aveva sempre voluto di più, ma fino a quel momento era stato paziente. Perché 9


non poteva accontentarsi di come le mie gambe si erano dischiuse per aprirgli un passaggio? Perché non gli bastava che stessimo insieme? Anche se non aveva ancora tutto ciò che voleva. Ci stavo arrivando. A quel punto avrei dovuto credere che avrebbe capito, che ciò che gli avrei detto non lo avrebbe influenzato. Ma era nel mio letto, come avrei potuto correre quel rischio? E se gli avessi detto più di quanto avrebbe voluto sapere? E se ci avesse danneggiati? Dopotutto, aveva già danneggiato me. Eravamo immobili, entrambi; un'istantanea statica della nostra passione, tiepida ma reale, interrotta. Io ero sdraiata sul letto, sul fianco. Lui mi stava di fronte, le braccia intorno a me. I suoi capelli color ruggine erano come seta sulla mia guancia. Premetti le labbra sulle sue, cercando di ridurre tutto a noi due. «Dimmelo» ripeté lui dopo quello che si rivelò un bacio privo di passione. Mi ero sforzata troppo e lui si era impensierito. «Altrimenti?» Cercai di dare alla voce un tono scherzoso. Lui si rabbuiò. «Non farlo, non funziona. Non riesci mai a trasformare qualcosa di serio in qualcosa di puerile, e ci provi troppo spesso. Hai paura dei conflitti, Marlowe. Lo sapevi?» «Quando abbiamo cominciato a fare tanto sul serio?» Lui non rispose, si limitò a guardarmi, deluso e ferito dalle mie parole. «Quando non è stato serio?» chiese, imbronciato come un ragazzino. Mi dimentico sempre che le donne sono più dure in questo; se fossi stata al suo posto, il mio commento non mi avrebbe offesa, ma gli uomini possono essere più sentimentali di noi, solo che spesso lo sanno nascondere meglio. Non fu così in quel caso, e capii di aver commesso un errore. Non fu l'ultimo della serata. «Non c'è gloria nell'onestà, se è distruttiva. E non c'è vergogna nella disonestà se il suo scopo è la delicatezza» dissi, cercando an10


cora di convincerlo che rispondergli non sarebbe stato nei nostri migliori interessi. «Dimmelo» mi sussurrò lui sulla guancia. Il tono sembrava alludere a ciò che sarebbe seguito alla mia confessione, e mi sarebbe stato negato se avessi deciso di tacere. Eravamo rimasti a letto a sufficienza perché fossi quasi pronta. Lui lo sapeva. Sapeva quanto tempo mi ci poteva volere e che, quando finalmente cominciavo a sentirlo crescere dentro di me, ero disposta a tutto per non perderlo. Anche se mi capitava quasi sempre. I miei orgasmi sono rari e combattuti, come battaglie che devo vincere. Il presente contro l'intrusione del passato. Negli ultimi sei mesi avevo vinto solo una o due volte. Inoltre, non facevamo l'amore tanto di frequente come probabilmente sarebbe dovuto essere tipico per due persone della nostra età. Da una parte, Joshua viaggiava spesso. Dall'altra, non eravamo vicini in quel modo come lo eravamo in altri. Infine, l'erotismo era l'ultimo baluardo dei territori in cui non volevo avventurarmi; troppo pregno di ricordi e imbarazzi che non ero riuscita a cancellare da una memoria gremita di episodi che avrei voluto poter rimuovere. Quando pensavo alla nostra vita sessuale senza passione, continuavo a chiedermi se fosse una responsabilità sua o mia. Mi ossessionava il fatto che, a ventisette e ventinove anni, potessimo restare mesi senza fare l'amore. Poi mi convincevo che non era un problema. Noi due non eravamo avventurosi. Eravamo gentili l'uno con l'altro, questo era più importante. Vero? Il fatto era che lo amavo. Perché sapeva ascoltare così bene. Perché gli importava del mio lavoro quanto del suo. Perché era intelligente, gentile e paziente e sembrava così soddisfatto di noi, proprio come eravamo, e di questo gli ero grata. E perché non cercava mai di scavare nella mia psiche, non si domandava se ci fossero altri aspetti di me che gli nascondevo. Con lui ero al sicuro. O almeno così era stato fino a quella notte. 11


Concentrarsi, concentrarsi. Fissarsi sulla sensazione delle sue mani sulla mia schiena, il respiro sul collo, le braccia sotto le mie dita. I muscoli sotto la carne, solidi e definiti. Mi infastidiva sempre meno che la nostra passione fosse tanto tiepida. Ultimamente ero riuscita a trarre piacere solo dal toccarci, accettando che il piacere non doveva sempre necessariamente portare a un'esplosione liberatoria, e capendo che, un giorno, avrei potuto trovare la via per amplessi più soddisfacenti. In strada, una donna rise. Come un cristallo che andasse in frantumi. Acuto, sottile, chiaro. Stavo perdendo, tutto mi distraeva. Lui percepì i miei sforzi e capì che il mio stato sognante semicosciente si era spezzato. Doveva impegnarsi di più se voleva ottenere una delle due cose che desiderava. La sua mano si spostò tra le mie gambe e mi accarezzò le cosce, con tocco leggero e allettante, ritraendosi e avanzando, per salire poco più in alto ogni volta. Il ronzio riprese nella mia mente. «Dimmelo» ripeté lui e tutto andò in pezzi. «Maledizione, Joshua.» Sapeva che ero stata alla sua mercé, che avevo voluto ciò che aveva ed ero arrivata molto vicino. Sentivo che quella volta ci sarei riuscita. E, proprio a causa di quel fine effimero, glielo dissi con frasi brevi, sperando che appena avessi finito di spiegare, Joshua avrebbe ripreso a fare l'amore, io mi sarei lasciata andare e saremmo scomparsi nelle sensazioni. Ma non andò così. Il problema fu che, mentre mi ascoltava, lui intuì che stavo mentendo. Me lo disse ritraendosi. La nostra pelle, incollata dal sudore, fece un rumore di risucchio quando ci separammo. Le mie gambe cercarono di trattenerlo, ma lui era più forte e persi. I nostri corpi erano completamente separati, ormai. Lui si allontanò, si alzò, mi voltò le spalle e se ne andò. 12


Mi sentii abbandonata troppo presto e fui colta dalla tristezza. Avevo sempre saputo che un giorno un uomo me lo avrebbe domandato. Eppure non ero preparata. Né per la domanda di Joshua, né per la sua reazione alla mia risposta. Né tantomeno per ciò che successe dopo.

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