SE81_NOVITA_NELL_ARIA

S. Woods - E. Richards - R. Carr

NovitĂ nell'aria

Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Ask Anyone Wedding Ring Runaway Mistress Mira Books Mira Books Mira Books © 2002 Sherryl Woods © 2004 Emilie Richards McGee © 2005 Robyn Carr Traduzioni di Marina Boagno, Roberta Maresca/Grandi & Associati e Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Nuovi Bestsellers marzo 2004 Prima edizione Harmony DCuore giugno 2005 Prima edizione Harmony Romance dicembre 2008 Questa edizione Harmony Special Edition aprile 2011 HARMONY SPECIAL EDITION ISSN 1722 - 067X Periodico trimestrale n. 81 del 19/04/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 102 del 24/02/2003 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

La giostra della vita

Prologo

Suo figlio stava diventando lo zimbello della città. Robert King Spencer aveva appena chiuso il telefono in faccia al sindaco di Trinity Harbor, che era offeso non solo per quello che stava succedendo a casa di Bobby quella mattina, ma anche per tutto quello che lo stesso Bobby aveva fatto negli ultimi tempi. Aveva un lungo elenco, e King era stato costretto ad ascoltarne ogni stupida voce.

«A quest'ora della domenica mattina, la gente perbene dovrebbe prepararsi per andare in chiesa» aveva brontolato Harvey Neehdam, come conclusione.

«Invece, sono tutti davanti alla casa di tuo figlio, con la bocca aperta come se fossero una comitiva di turisti a un parco di divertimenti. Questa storia deve finire, King. Quel ragazzo ha perso il bene dell'intelletto. E io vorrei sapere che cosa intendi fare in proposito.»

«Proprio un bel niente» aveva risposto King, poi aveva sbattuto giù il telefono.

Sospirò pesantemente.

Non era la prima volta che uno dei suo figli suscitava un gran trambusto a Trinity Harbor.

Sua figlia, Daisy, gli aveva fatto quasi venire un attacco di cuore quando aveva insistito per fare posto nella sua vita a quel ragazzino vagabondo e a suo zio, l'anno precedente. I pettegoli avevano avuto il loro bel daffare, e la faccenda era quasi costata a Daisy il suo posto di insegnante. Ora, grazie al cielo, lei e Walker Ames erano rispettabilmente marito e moglie, e Tommy si comportava bene, il che significava che, per King, era tempo di rivolgere la propria attenzione al minore dei suoi figli.

Purtroppo, Bobby si stava rivelando difficile da controllare. Per poco King non aveva riso, quando Neehdam gli aveva chiesto di intervenire. Come se Bobby avesse prestato un minimo di attenzione a qualunque cosa lui avesse da dire! Sembrava convinto di essere troppo grande per accettare consigli da suo padre. Fino ad allora, questo non aveva impedito a King di dargliene, ma cominciava a pensare che fosse fiato sprecato.

Quello che occorreva a suo figlio... anzi, a entrambi i suoi figli, era una brava moglie. King aveva cercato per mare e per terra una donna che corrispondesse ai suoi criteri, una donna con un certo spirito e una quantità di classe.

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Fino a quel momento le sue ricerche erano state vane, ma lui non aveva rinunciato. Naturalmente, una volta trovata la giusta candidata, non c'era alcuna garanzia che Bobby avrebbe collaborato. Anzi, era pressoché certo che avrebbe fatto tutto il contrario.

La triste verità era che suo figlio era cocciuto come un mulo. King non aveva idea da chi avesse preso, ma era una maledetta seccatura. Chiunque altro riusciva a ottenere almeno un minimo di rispetto da suo figlio, ma non lui.

Quando cercava di dargli dei consigli, Bobby si limitava a guardarlo con tollerante divertimento, poi se ne andava e faceva a modo suo.

La ribellione era cominciata dieci anni prima, quando Bobby si era iscritto all'università. King si era aspettato che studiasse direzione aziendale, o magari agraria, qualcosa che gli sarebbe servito quando avesse preso il suo posto a capo dell'allevamento di bestiame Black Angus a Cedar Hill, la fattoria che la famiglia possedeva da generazioni.

Invece, quello sciocco si era lasciato spezzare il cuore dalla sua innamorata d'infanzia, e in un atto di pura ribellione verso suo padre si era iscritto al corso di cucina. E come se non bastasse, aveva lasciato l'università al secondo anno per andare in Europa a seguire un corso speciale di cucina francese. Quando King aveva puntato i piedi e si era rifiutato di pagare il viaggio, Bobby si era guadagnato il denaro per conto suo. Aveva lavorato in una tavola calda a Richmond per sei mesi, mettendo da parte ogni centesimo per il biglietto aereo.

King non era mai stato tanto umiliato in vita sua.

Che razza di uomo poteva desiderare di diventare un cuoco? Ecco la domanda che tormentava King. Non era per quello che pagavano una domestica? Per non dover mai mettere piede in cucina se non per razziare il frigorifero? E se proprio un uomo doveva cucinare, che cosa c'era di sbagliato nel cuocere una bella bistecca alla griglia o nell'aggredire un vassoio di granchi al vapore? Quello era il solo genere di cucina che King potesse concepire.

Ora Bobby era proprietario dello Yacht Club della città, passava le serate cucinando nel ristorante del club e dedicava le giornate a fare impazzire suo padre e a provocare le autorità della città con le sue idee sullo sviluppo turistico del lungofiume. Se anche aveva in mente un piano specifico, Bobby non si era lasciato sfuggire nulla con lui, ma doveva essere qualcosa di bizzarro, se il vecchio Harvey era così infuriato da voler trascinare King nel bel mezzo della diatriba.

Ad Harvey non piaceva rivolgersi a King per nessun motivo. Quello sciocco amava credere di saper prendere le proprie decisioni da solo, ma quando si arrivava al dunque, a chi andava a chiedere aiuto? Già, proprio a King Spencer, l'uomo la cui famiglia aveva fondato Trinity Harbor, tanto tempo prima. Anche Harvey era costretto ad ammettere che il nome degli Spencer contava ancora qualcosa, in quella parte della Virginia.

Non che a King dispiacesse una bella battaglia, di tanto in tanto. Anzi, niente lo rendeva più felice. Solo, odiava dover prendere pubblicamente posizione a favore di un estraneo contro un membro della propria famiglia.

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Aveva due alternative. Poteva aggiungersi alle persone che protestavano fuori della casa di Bobby, o prendere tempo e dire la sua durante il pranzo domenicale. Per una volta nella vita, King optò per la discrezione.

Inoltre, a dire il vero, non voleva che ci fossero degli spettatori quando Bobby lo avrebbe invitato a badare agli affari suoi.

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C'era una giostra nel giardino di casa sua. D'accordo, non un'intera giostra, solo un cavallo, ma era abbastanza per lasciare Bobby Spencer a bocca aperta.

Non vedeva niente del genere da quando aveva fatto una gita a Santa Monica, in una delle rare occasioni in cui suo padre si era degnato di lasciare la sua amata Virginia.

Quel bellissimo cavallo bianco e oro era stato sufficiente ad attirare fuori di casa la maggior parte dei ragazzini del vicinato, in quella afosa mattina domenicale, per ammirarlo affascinati. La sola cosa che sembrava trattenere quei giovani curiosi dal salirci sopra era la presenza di una massiccia guardia privata, seduta su una sedia pieghevole a circa mezzo metro di distanza.

Aveva un cavallo da giostra e una guardia armata nel giardino di casa. Probabilmente Bobby si era trovato di fronte, svegliandosi, scene anche più strane, negli ultimi ventotto anni, ma non riusciva a ricordare quando. Bastava quasi a fargli rimpiangere di avere lasciato la tenuta di famiglia a Cedar Hill, dove il vicino più prossimo era a poco meno di un chilometro. Naturalmente, in quel caso avrebbe dovuto vedersela continuamente con King, e questo sarebbe stato assai peggio di quel piccolo, innocente spettacolo.

Solo dopo essere rimasto lì a bocca aperta per un intero minuto, con il giornale del mattino stretto distrattamente in mano, Bobby si rese conto che non indossava nient'altro che un paio di boxer, e che Sue Kelly e Frannie Yarbourg gli stavano scoccando occhiate di apprezzamento che lui avrebbe anche trovato lusinghiere, se le due zitelle non avessero avuto almeno settant'anni e, peggio ancora, non fossero state le due più pericolose pettegole del vicinato.

Proprio mentre stava per schizzare in casa per indossare qualcosa di decente, e magari assumere abbastanza caffeina da trovare una via d'uscita a quella folle situazione, un'autopattuglia della polizia si fermò ai margini del prato. Lo sceriffo della contea, nonché suo fratello, ne scese sogghignando.

L'arrivo di Tucker fu seguito a breve da un'altra autopattuglia. Stavolta fu il cognato di Bobby, Walker, che scese, lanciò un'occhiata alla scena e, dimostrando ancor meno autocontrollo, scoppiò a ridere. Lui e Tucker si scambiarono sguardi divertiti, poi si incamminarono senza fretta verso di lui, fingendo di assumere un'aria seria. Se fosse stato armato, Bobby avrebbe sparato a en10

trambi. Nessuna giuria al mondo lo avrebbe condannato.

«Dov'è lo zucchero filato?» chiese Tucker, reprimendo a malapena un altro sorrisetto.

«Molto spiritoso» scattò Bobby.

«Hai il permesso per erigere un parco di divertimenti in una zona residenziale?» continuò Tucker, senza lasciarsi smontare dalla risposta acida di Bobby. «Abbiamo chiuso un occhio sulla lettura della mano di Frannie, ma questo è un po' più difficile da ignorare.»

«Non c'è bisogno che tu ti diverta tanto» ringhiò lui.

Il sorriso di Tucker si allargò. «Sicuro che c'è. È il momento più divertente che abbia avuto in tutto il finesettimana.»

«E così, da dove salta fuori, quello?» chiese Walker, ammirando le briglie ingioiellate del cavallo.

Qualcuno lo aveva restaurato con somma cura. Sembrava praticamente nuovo.

Bobby guardò male anche il cognato. «Come faccio a saperlo?» «È nel tuo cortile» sottolineò Tucker.

«Anche tu, ma di sicuro io non ti ho invitato» replicò Bobby.

«Sembra nervoso» osservò Tucker, rivolto a Walker.

«Decisamente irritabile» convenne lui.

Bobby si sforzò di ignorare la provocazione. Alla fine si sarebbero stancati.

Inoltre, se voleva scoprire la provenienza di quel caval donato inaspettato, aveva bisogno del loro aiuto. Al momento potevano anche comportarsi da idioti, ma avevano una discreta capacità investigativa e l'autorità per esercitarla. Quanto a lui, senza una tazza di caffè non riusciva neppure a pensare.

«Forse dovrei chiamare papà e farlo venire qui» disse Tucker con aria innocente. «Lui potrebbe avere qualche idea.»

Tucker sapeva essere seccante anche nelle giornate migliori. Bobby lo guardò male.

«Fallo, e sei un uomo morto. Lascia papà fuori da questa storia. Inoltre, sono sicuro che qualcuno lo ha già avvertito. Alla gente piace informare King, quando uno di noi si mette in evidenza. Chi ha chiamato te, a proposito?

Non importa, lascia che indovini. Il sindaco, vero?»

Purtroppo la sua nemesi abitava dietro l'angolo, abbastanza vicino da tenere d'occhio tutto ciò che Bobby faceva. Non che lui fosse incline a dare feste selvagge nella sua casa vittoriana in riva al fiume Potomac, ma Harvey era sempre in giro a spiare, probabilmente in cerca di qualcosa da poter usare contro di lui. Bobby lo aveva addirittura sorpreso, un giorno, a misurare l'erba con un righello, per vedere se violava le ordinanze comunali sul controllo delle erbacce.

«In effetti, Harvey ha espresso una certa preoccupazione sul fatto che dissacrassi il Sabbath, per non parlare della violazione di diverse ordinanze» ammise Tucker. «Anche se non aveva molta fiducia che io avrei provveduto con deliberata rapidità.»

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«E questa è la ragione per cui io sono qui» spiegò Walker. «Come rinforzo, in caso tuo fratello non applichi alla lettera la legge che prevede l'arresto per disturbo della quiete pubblica.»

«Questo disturbo non è mio» ribatté Bobby. «Oh, lascia perdere. Se volete scusarmi, vado dentro a mettermi i pantaloni, prima che Sue e Frannie, laggiù, abbiano uno svenimento.» In effetti, le due donne lo fissavano come se non vedessero un uomo svestito da decenni. Senza dubbio avrebbe trovato casseruole di stufato nel portico per una settimana, dopo quella faccenda. Sembravano convinte che un uomo che viveva solo rischiasse di morire di fame, anche se di professione faceva il cuoco.

«Che cosa vuoi che ne faccia di questo?» chiese Tucker, con tutta l'aria di aver voglia di non fare assolutamente niente.

«Fallo sparire» asserì Bobby. Accennò con un gesto all'intera scena. «Tutto quanto.»

«Non vuoi neppure sapere come quel cavallo è arrivato qui?» chiese Walker, chiaramente incuriosito anche lui dalla situazione.

Probabilmente, voleva i dettagli per riferirli a sua sorella, che senza dubbio gli avrebbe rivolto un milione di domande. Anzi, Bobby era sorpreso che Daisy non avesse battuto sul tempo il marito, arrivando prima di lui.

In realtà, Bobby era abbastanza sicuro di sapere perché quel cavallo si trovasse proprio nel suo cortile. Forse non conosceva la persona esatta che lo aveva mandato, ma quella giostra elegantemente intagliata faceva senza dubbio parte del tentativo di qualcuno di attirare la sua attenzione su una proposta per lo sviluppo turistico del lungofiume che aveva in mente. Aveva ricevuto una mezza dozzina di richieste di appuntamento per delle presentazioni da quando, qualche settimana prima, aveva annunciato di avere acquistato l'ultimo appezzamento di terreno in riva al fiume di cui aveva bisogno. Nel suo unico commento pubblico circa l'acquisizione, Bobby aveva commesso l'errore di accennare al fatto che intendeva dare inizio alla realizzazione del progetto in autunno, nella speranza che fosse completata per l'estate successiva. Da allora, era assediato dalle imprese di costruzione.

«Lascerò a voi, uomini della legge, scoprire chi c'è dietro questa storia. Avete il mio permesso per arrestare il responsabile per violazione di domicilio. E con tutta quella gente che brulica nel mio prato, potreste raggiungere senza difficoltà la vostra quota di arresti per questo mese» disse, lanciando al fratello un'irresistibile sfida. In effetti, Tucker odiava essere accusato, più o meno velatamente, di negligenza. «Nel frattempo, io mi vesto e vado a preparare il caffè. Raggiungetemi, quando avrete risolto il mistero e vi sarete liberati di questo circo.»

Purtroppo, aveva il sospetto che non sarebbe stato facile. Tanto meglio. Avrebbe avuto tutto il tempo per prepararsi una soffice omelette e qualche fetta di pane tostato, prima che quei due arrivassero in casa. Qualcosa gli diceva che avrebbe avuto bisogno di un sostanzioso nutrimento per superare il resto di una giornata che era cominciata così male.

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Jenna Pennington Kennedy era una tremenda pasticciona. Lo pensavano tutti, specialmente suo padre, che le stava dando un'ultima occasione di dimostrare le sue capacità con quella proposta per lo sviluppo turistico del lungofiume di Trinity Harbor, Virginia.

Okay, lui non le aveva esattamente offerto quell'occasione. Jenna aveva letto la notizia di quel progetto sul giornale di Baltimora e ci aveva lavorato per conto suo, senza dire una parola al suo tirannico padre o ai suoi fratelli. Le avrebbero strappato quell'opportunità da sotto il naso, impadronendosene loro stessi o seppellendo la sua iniziativa sotto una valanga di risate.

Purtroppo, però, la sua astuzia sembrava destinata a non approdare a nulla. L'uomo che doveva contattare, il proprietario dei terreni sul lungofiume, si rifiutava di vederla. La sua segretaria affermava che non stava ancora vagliando alcun progetto, ma Jenna sospettava che la ragione del suo rifiuto fosse da collegare al fatto che lei era una donna. Lavorando nel ramo delle costruzioni, si imbatteva in una quantità di machos che ignoravano tutto ciò che una donna aveva da dire, a meno che non riguardasse il sesso. Poiché il sesso non le aveva causato altro che guai, Jenna non aveva alcuna intenzione di occuparsene, quantomeno nel prossimo futuro. Meglio concentrarsi sulle cose che capiva, come lo sviluppo turistico di un lungofiume.

Quale che fosse la vera ragione del rifiuto di Bobby Spencer di vederla, quella mattina Jenna aveva preso provvedimenti per attirare la sua attenzione.

Gli aveva mandato un cavallo raro, parte di un'elaborata giostra di Allan Herschel del 1916, dotata di un organo Wurlitzer, che le era costata ogni centesimo dei suoi risparmi e l'intero fondo fiduciario lasciatole da sua madre. Lo aveva considerato un investimento per il suo futuro. Tenendo conto dell'attuale stato del mercato azionario, probabilmente non era una decisione rischiosa come sembrava.

Se anche questo tentativo fosse fallito, riteneva di poter vendere all'asta la giostra, al momento al sicuro sotto chiave in un magazzino del Maryland, e quantomeno recuperare i suoi soldi. Se riusciva, la giostra sarebbe diventata il pezzo centrale del suo progetto, e Bobby Spencer l'avrebbe pagata profumatamente.

Beninteso, volendo dimostrare a suo padre che sapeva essere prudente, quando era necessario, aveva anche mandato una guardia a proteggere il costoso cavallo antico dalle dita appiccicose di bambini curiosi e dalla remota possibilità che un ladro che sapesse riconoscerne il grande valore tentasse di rubarlo.

L'intero piano era stato un colpo di genio, pensava Jenna. Peccato che avesse dovuto tenerlo nascosto a suo padre. Forse sarebbe stato fiero di lei, almeno per una volta.

Ora, lei era seduta in macchina in fondo all'isolato e osservava soddisfatta la crescente folla che affluiva nel prato di Bobby, a dispetto dei blandi tentativi di due poliziotti di disperderla. Diavolo, se avesse pensato ad aprire una bancarella sul posto, avrebbe venduto abbastanza limonata, in quella torrida mat13

tinata di luglio, da pagare il compenso della guardia.

Avrebbe aspettato un'altra mezz'ora, lasciando a Bobby Spencer la possibilità di constatare quale attrazione la vecchia giostra sarebbe stata per la città, e poi avrebbe colto il momento per chiedergli un appuntamento per la presentazione completa della sua proposta.

Jenna nutriva un'assoluta fiducia nel suo progetto per la valorizzazione della passeggiata di Trinity Harbor. Una struggente nostalgia la coglieva ogni volta che ripensava alle vecchie città costiere che aveva visitato. La gente poteva trovare ogni genere di intrattenimento balneare a Ocean City o parchi di divertimenti più elaborati nelle vicinanze, nel Kings Dominion o nei Bush Gardens. Quello di cui una piccola, graziosa cittadina come Trinity Harbor aveva bisogno era charme, un fascino discreto e raffinato, e nessuno capiva lo charme meglio di una donna che aveva passato tutta la vita insieme a degli uomini che non avevano la minima idea del significato di quella parola.

Ma nonostante la sua cieca fiducia nel risultato finale, Jenna era dispiaciuta per essere dovuta ricorrere a un mezzo così estremo solo per passare sotto il radar di Spencer. Il suo comportamento non faceva presagire niente di buono per il loro rapporto d'affari, ma lei era disperata. Avrebbe lavorato con il peggiore amministratore delegato della storia industriale, per quell'opportunità.

Più scoraggiante ancora che essere snobbata da uno sconosciuto, era dover ricorrere a un trucco così elaborato per dimostrare a suo padre che sapeva fare il suo lavoro bene quanto lui e che meritava di essere qualcosa di più di un elemento decorativo del suo ufficio. Se fosse stata un maschio, lui avrebbe dato per scontate le sue capacità. Dennis e Daniel non avevano mai dovuto dimostrare nulla. Non dovevano fare altro che comparire in ufficio e fingere di lavorare. Fino a quando i condomini sulla costa andavano su e non crollavano, suo padre era soddisfatto. Era alquanto irritante, per Jenna, che lui non vedesse mai i difetti dei suoi fratelli... e non dimenticasse mai i suoi.

Non che suo padre non avesse tutte le ragioni per diffidare del suo giudizio, ammise di malavoglia. Ma anche lui aveva qualche responsabilità nella sua disastrosa fuga d'amore. Randall Pennington era stato un padre single iperprotettivo, che non aveva la minima idea di come allevare una figlia. Dopo che la madre di Jenna era morta, tutto quello che aveva saputo dare alla figlia erano stati collegi e un amore severo, mentre i maschi erano rimasti a casa sotto il suo occhio attento, ma indulgente.Come risultato, Jenna si era sentita abbandonata. E ribelle.

In un atto di pura contestazione aveva sposato il ragazzo più irresponsabile del mondo, uno che non aveva mai conservato un posto di lavoro per più di sei mesi, prima che lo cogliesse la noia. Jenna non si sarebbe dovuta sorprendere se il suo interesse per una donna non durava di più.

Ma a una ragazza di diciotto anni che aveva vissuto la vita protetta del collegio, Nick Kennedy era sembrato selvaggio, sexy e pericoloso. La sua abilità di fare infuriare il padre di Jenna solo varcando la porta era stata una delle sue principali attrattive.

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Nick sapeva anche baciare in modo strepitoso, il che l'aveva condotta al suo secondo errore di giudizio. Era rimasta incinta così in fretta che doveva avere stabilito un record. La sua unica consolazione era che era accaduto dopo la cerimonia nuziale. Nick aveva già ripreso le sue abitudini vagabonde prima ancora che nascesse la bambina, il che aveva fatto in modo che Jenna si sentisse nuovamente abbandonata.

Ora aveva una precoce figlia di nove anni, che era l'immagine sputata del padre sia nell'aspetto sia nel carattere. Se lei glielo avesse permesso, Darcy avrebbe avuto tatuaggi in ogni punto immaginabile del suo corpicino grassoccio. Jenna rabbrividiva al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere quando Darcy sarebbe andata a fare visita a suo padre. La bambina non aveva difficoltà a rigirarsi suo padre come voleva. La disciplina e il buonsenso non erano i punti forti di Nick. E negli ultimi anni era diventato cliente fisso dello studio di tatuaggi del suo quartiere.

Ma quello che più aveva fatto infuriare suo padre era stata la decisione di Jenna di separarsi da Nick. Lui non credeva nel divorzio. In nessun caso. Le amanti non costituivano un problema, a quanto pareva. Una curiosa scala di valori morali, a parere di Jenna, ma così era. Lasciare Nick era stato un altro segno nero sul registro per il suo caro, vecchio papà, anche se odiava suo marito.

Avrebbe potuto andarsene da casa di suo padre dove, al momento, una domestica stava badando a Darcy, e da Baltimora, cercare un lavoro per cui fosse qualificata e vivere felice e contenta, ma Jenna era cocciuta. Desiderava ancora disperatamente l'approvazione di suo padre e la parte che le spettava di diritto nella ditta. Sperare nel suo amore, dopo tutti quegli anni, probabilmente era fatica sprecata, eppure lei non poteva farne a meno, e quella era la ragione per cui viveva ancora sotto il suo tetto e accettava il misero, insufficiente stipendio di cui lui si serviva per tenerla lì.

Lavorava per la Pennington and Sons da sette anni, da dopo il suo fulmineo divorzio a Reno. Ed era ben decisa a fare in modo che suo padre rimpiangesse di avere riconosciuto solo l'esistenza di quei due buoni a nulla dei suoi fratelli, nel dare il nome alla ditta. Lei sapeva di più, lavorava di più e aveva una visione più ampia di Dennis e Daniel messi assieme, ma tutto quello che le toccava era un magro stipendio e l'occasionale colpetto condiscendente sulla testa, quando salvava loro la faccia dopo che avevano tralasciato qualche piccolo dettaglio che poteva costare una fortuna alla società. In realtà, era la sola persona della ditta che leggesse e capisse quello che era scritto in piccolo sui contratti.

Il lavoro di Trinity Harbor era la sua occasione di dimostrare la sua creatività, e nessuno sporco maschilista sarebbe riuscito a strappargliela. Se anche avesse dovuto togliere Darcy dalla scuola che frequentava, in settembre, e trasferirsi lì per poter assediare Bobby Spencer ventiquattr'ore su ventiquattro fino a quando non avesse ceduto e le avesse affidato il lavoro, ebbene, lo avrebbe fatto.

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Dopo averlo visto sul prato di casa sua con indosso i soli boxer, con il corpo abbronzato, i capelli schiariti dal sole e un impertinente brillantino che scintillava all'orecchio, la prospettiva si stava rivelando molto piĂš attraente di quando era partita da Baltimora, con quel cavallo antico al traino della sua malandata auto.

Aveva immaginato un vecchio arrogante e bisbetico, e invece si era trovata davanti a un corpo... a un uomo... cosĂŹ favoloso che avrebbe potuto farle dimenticare la sua annosa decisione di non pensare al sesso almeno fino all'etĂ della menopausa. Data la sua storia costellata di errori di giudizio, non necessariamente la sua fortuna stava volgendo al meglio.

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