SED11_FUOCO DI PASSIONE

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ANN LETHBRIDGE

Fuoco di passione


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: More than a Mistress Harlequin Historical © 2011 Michèle Ann Young Traduzione di Marianna Mattei Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction dicembre 2012 Questo volume è stato stampato nel novembre 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 11 dello 06/12/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Gennaio, 1819 Soltanto un uomo estremamente ligio al dovere si sarebbe avventurato nello Yorkshire in gennaio... Seduto sul calesse, il capo chino e le spalle ricurve per contrastare il freddo, Charles Henry Beltane Mountford, Marchese di Tonbridge, ripensò a quelle parole pronunciate con orgoglio da suo padre, reinterpretandole in chiave ironica. Che altra scelta aveva oltre a quella di compiere il proprio dovere, se voleva che suo fratello Robert fosse riaccolto in famiglia? Se fossero riusciti a ritrovarlo. No, niente se. Quando l'avrebbero ritrovato. Con il volto e le orecchie flagellati dal vento, sollevò lo sguardo verso il cielo plumbeo e poi sulla distesa di brughiera scura davanti a lui. Erano trascorsi tre anni senza che gli fosse giunta parola dal suo irrequieto gemello. Sebbene nel profondo del cuore Charlie sapesse che a Robert non era accaduto nulla di male, ogni volta che si ricordava della sua espressione nel congedarsi si sentiva stringere lo stomaco dal senso di colpa. 5


Non avrebbe dovuto pronunciare quelle parole, né cercare di imporre al fratello il proprio rigido codice di condotta. Potevano anche avere lo stesso aspetto, ma era lì che si esauriva ogni somiglianza tra loro. Le loro vite avevano seguito percorsi antitetici e ognuno dei due aveva un proprio ruolo da recitare. Alla fine, dopo tre anni di litigi e suppliche, pur di riportare a casa Robert, Charlie aveva venduto l'anima al demonio: aveva accettato di recarsi a trovare Lady Allison e di iniziare a corteggiarla, secondo i desideri di suo padre il duca. In quel momento il peso del dovere gli gravò sulle spalle più che mai. Il senso di gelo che aveva nel petto si diffuse al resto del corpo. Diavolo, cosa gli prendeva? Lady Allison era una fanciulla dalla condotta ineccepibile, di ottima famiglia e del tutto adatta a lui. Sarebbe stata una duchessa perfetta. Il matrimonio non era un sacrificio così grande se avesse contribuito a riportare Robert in seno alla famiglia e a cancellare dal viso di sua madre quella perpetua tristezza. Una tristezza che lui stesso aveva contribuito a causare. Spronò i cavalli esausti fino a superare la vetta della collina, ansioso di raggiungere la città di Skepton prima del calare del buio. Che diavolo...? Un phaeton bloccava la strada: le ruote sporgevano oltre il bordo del fossato che costeggiava il lato sinistro della via e i cavalli erano imbizzarriti e incontrollabili. Charlie tirò bruscamente le redini e il calesse virò a destra, fermandosi parallelamente all'ostacolo ed evi6


tando per un soffio di colpire una figura ferma in mezzo alla strada. Un giovane uomo dalla corporatura esile, vestito di un ampio pastrano, armeggiava disperatamente con le tirelle dei cavalli terrorizzati, in apparenza ignaro del pericolo che stava correndo. Diamine, che pasticcio! Charlie balzò a terra e, poiché non c'era nulla a cui legare i cavalli, strinse le briglie nel pugno. «Avete bisogno d'aiuto?» gridò per farsi udire al di sopra del vento. Il giovane si girò di scatto. «Perbacco, mi avete spaventato!» Non era un uomo, bensì una donna. La fissò a bocca aperta, senza riuscire a impedirselo. Lei aveva grandi occhi azzurri e luminosi, resi ancora più intriganti dal contrasto con un paio di sopracciglia corvine. Le guance erano arrossate del vento e attorno al volto ovale svolazzavano ciocche scarmigliate di capelli neri. Perfetta, suggerì una voce tentatrice nella sua testa. Lei inarcò le sopracciglia per lo stupore, increspando la fronte alta e candida. «Non state lì, sfaticato!» lo apostrofò. «Se avete un coltello, aiutatemi a recidere le tirelle.» Iniziò a segare i lacci di cuoio dalla propria parte, servendosi di quello che sembrava un temperino. Charlie richiuse la bocca e afferrò il pugnale che teneva infilato nello stivale, tranciando le tirelle. «Ecco, usate questo» disse poi, passando alla giovane l'arma, tenendola per la lama in modo da consentirle di impugnare il manico. Lei l'afferrò, finì di tagliare e passò senza indugio a 7


cercare di districare le gambe dei cavalli, incurante del pericolo di venir calpestata. «Grazie» disse poi. Si scostò dal viso i capelli e gli sorrise. «Si è rotto un assale. Si vede che stavo andando troppo veloce.» Charlie, che ancora teneva le redini del phaeton e quelle del calesse, notò non solo quanto era alta, ma anche che la sua parlata era quella di un cocchiere, non certo di una signora. «È una fortuna che sia riuscito a fermarmi in tempo» commentò, quindi si guardò attorno. «Dov'è il vostro valletto?» Nessuna fanciulla rispettabile avrebbe mai viaggiato da sola. «Puah!» Agitò la mano spazientita. «Sono soltanto andata fino a Skepton. Non ho bisogno di un valletto per un tragitto così breve.» Sprovveduta, oltre che una minaccia per se stessa e per gli altri viaggiatori. «Questa volta si direbbe che ne avreste avuto bisogno» puntualizzò Charlie risentito. Non poteva lasciarla da sola sul ciglio della strada, visto che stava per diventare buio. «Un assale rotto... dicevate?» Forse sarebbe riuscito a riparare il guasto. Si acquattò accanto alla ruota e scostò l'erba lunga e ingiallita al di sotto. Accidenti! Il danno era irreparabile. L'assale si era spezzato nettamente in due. Doveva essere andata a una velocità indemoniata. Si voltò a fronteggiarla. «Nessuna speranza di poter improvvisare una riparazione temporanea, temo. Vi accompagnerò io a casa.» «Siete molto gentile» rispose lei, in un accento dello Yorkshire ancora più marcato di prima. Poi sorrise. A Charlie parve di aver guardato direttamente il so8


le in una giornata troppo luminosa. Si sentiva riscaldato fin nel profondo. Una fonte di distrazione di cui non aveva alcun bisogno. «Dove abitate?» La fissò e le parlò con gravità, come d'altronde si meritava: con la sua guida spericolata avrebbe potuto ammazzare entrambi, o come minimo danneggiare i cavalli. Era stata fortunata. E, soprattutto, non avrebbe mai dovuto andarsene in giro per la campagna da sola. Il sorriso di lei svanì. Inclinò il capo di lato. «Non disturbatevi» dichiarò. «Andrò a cavallo.» Indicò con il mento la pariglia. «Uno dei due zoppica. E l'altro è talmente agitato che vi disarcionerebbe. È mio dovere riaccompagnarvi sana e salva.» E mio piacere, aggiunse tra sé notando come il sangue gli si fosse rimescolato al solo pensiero. Dannazione! Guardò il cielo e vide che la luce andava svanendo. Se non si fossero messi in viaggio subito, gli sarebbe toccato cercare la via per Skepton brancolando nelle tenebre. «Insisto.» «Ah, sì?» Lei rise, forse a causa dell'espressione contrariata sul viso di Charlie. «Non rifiuterò, a patto che leghiate i miei cavalli dietro il vostro calesse.» Sembrava quasi che fosse lei a fargli un favore. Le consegnò le redini della propria pariglia, sollevato del fatto che i due purosangue fossero troppo stanchi per protestare nel venire affidati a una mano sconosciuta, quindi andò a legare i cavalli. 9


«Ora spingerò la vostra carrozza fuori dal passaggio» l'avvisò infine, gridando sopra il vento che infuriava. Iniziò a spingere il phaeton che, già in bilico sul ciglio della strada, scivolò giù dalla piccola scarpata e atterrò nel fossato con le stanghe all'aria. Nessuno avrebbe più rischiato di andare a sbatterci contro, nel buio. «Siete davvero forzuto» si congratulò lei. Charlie si sentì scioccamente inorgoglito da quel complimento. Reprimendo un sorrisetto rimontò e tranquillizzò i cavalli, ancora inquieti non solo per il freddo, ma anche per l'evidente agitazione dei compagni sul retro. «Riuscite a salire da sola?» domandò Charlie, servendosi delle redini per controllare le bestie. Lei balzò con agilità, consentendogli di intravedere un pratico stivaletto alla caviglia e, sopra di esso, un polpaccio fasciato da una calza di seta. Fu un fugace istante, ma... Un delizioso polpaccio, liscio e ben tornito. Maledizione! «Da che parte?» «Dovete tornare indietro. Stavo rincasando da Skepton.» Skepton si trovava a cinque miglia da lì. Era una cittadina industriale, non certo il luogo dove una fanciulla per bene si sarebbe recata senza essere accompagnata. Ma lei era una fanciulla per bene?, si domandò Charlie. In che genere di donna si era imbattuto? Forse non così per bene come sembrava suggerire l'ottima qualità dei suoi abiti. Presto l'avrebbe scoper10


to. Fece girare il calesse, vedendo allontanarsi sempre di più la prospettiva di trovarsi presto al calduccio davanti a un camino acceso. Gettò alla sua nuova compagna di viaggio un'occhiata di sottecchi. Di profilo lei era graziosa tanto quanto lo era di fronte. Aveva un piccolo naso diritto e labbra piene e stuzzicanti. Se al posto suo ci fosse stato Robert, a quel punto avrebbe già iniziato a corteggiarla. Lui, invece, era troppo integerrimo, a detta di tutti, se non addirittura noioso. Si ricordò delle ultime parole che il fratello gli aveva rivolto prima di andarsene. Cerca di divertirti. Facile dirlo, per Robert. Non era lui l'erede del ducato, non era su di lui e sulle sue decisioni che facevano affidamento centinaia di persone. Perdinci, l'ultima volta che Charlie aveva assecondato i propri desideri l'esito era stato disastroso per tutti, gemello compreso! Non sarebbe accaduto mai più. La linea di condotta più saggia era rimanere lontano da quella donna. Tenendo a mente che uno dei cavalli sul retro era zoppo, fece proseguire la pariglia a passo d'uomo. Quando riprese a parlare, alzò la voce per contrastare l'ululato del vento. «Visto che siamo compagni di viaggio, mi sembra giusto effettuare le dovute presentazioni. Lord Tonbridge al vostro servizio.» «Honor Meredith Draycott» si presentò lei. «Ma chiamatemi Merry. Grazie per esservi fermato ad aiutarmi.» Come se avesse avuto altra scelta! 11


«Tonbridge» proseguì lei. «Non è il nome di un luogo?» Robert fu vagamente stizzito, come se lei l'avesse accusato di mentire. «È anche il mio nome.» Lei rifletté qualche istante, poi dichiarò: «Dunque siete nobile. Siete un di Tonbridge. Duca di Tonbridge, conte di Tonbridge o giù di lì». Lui non seppe reprimere un sorriso. «Marchese di» precisò. «Oh, cielo!» si stupì lei. «E che cosa ci fate da queste parti?» «Sto andando a Durn.» «La tenuta dei Mountford. Dunque siete quel marchese. Avete ancora parecchia strada da compiere.» «Lo so. Pernotterò a Skepton.» La strada divenne più pianeggiante. In quel punto le nuvole sembravano più vicine alla terra, il vento ancora più forte, più sferzante e più deciso a insinuarsi sotto gli abiti. Lei inspirò profondamente. «Sta per nevicare.» Charlie scrutò il cielo. Le nubi non erano più minacciose di quanto gli fossero apparse all'inizio della giornata. «Come fate a dirlo?» «Vivo nella brughiera da quando sono nata. Lo fiuto nell'aria.» Lui cercò di non sorridere, ma quello sforzo non ebbe risultati, perché Miss Draycott sbuffò: «Lo vedrete. So riconoscere anche l'odore della pioggia imminente. Me lo sento addosso. Da queste parti è bene imparare a interpretare certi segnali, altrimenti si può finire nei guai». 12


Lui rise. «Ad esempio... fuori strada?» «Non è stata colpa mia» si difese, spavalda. Si guardò alle spalle per controllare i cavalli. «Credo che quello azzoppato stia peggiorando.» Charlie non avrebbe voluto abbandonare l'animale, ma sarebbe stato costretto a farlo se non fosse più riuscito a camminare. Rallentò ulteriormente l'andatura. «Quanto manca ancora?» «Due miglia. Al crocevia svoltate a destra.» Charlie considerò tra sé che avrebbe raggiunto Skepton a mezzanotte passata. Accidenti a quella scriteriata che se ne andava in giro da sola per i campi! «Lasciatemi pure all'angolo.» Gli aveva letto nel pensiero? Più probabilmente aveva semplicemente notato la sua espressione contrariata. Doveva imparare a celare meglio le emozioni. «Vi accompagnerò fino alla porta di casa, Miss Draycott.» «Che testa di mulo!» No, non si trattava decisamente di una signora. Probabilmente era una borghese arricchita che aveva potuto acquistare dei begli abiti ma non le buone maniere. Quando svoltarono al crocevia, fiocchi bianchi iniziarono ad atterrare sulla groppa dei cavalli. «Visto?» esultò lei. Charlie le scoccò un'occhiata irritata. «Prevedete una nevicata abbondante?» «Quassù? Non credo. Il vento la trascinerà via.» Non era comunque una previsione confortante. Presto la manciata di fiocchi si trasformò in un turbine, e 13


nel giro di qualche minuto non furono nemmeno più in grado di vedere la strada. Soltanto la consistenza del terreno sotto le ruote lasciava capire a Charlie di essere ancora sul sentiero battuto. Per il resto non vi erano punti di riferimento, né siepi né alberi. Presto avrebbe perso l'orientamento. Uno spesso manto candido si era già depositato tutto attorno, avviluppando ogni cosa. E pure l'oscurità li stava avvolgendo. Miss Draycott rabbrividì e si strinse nel soprabito. Il gelo stava iniziando a ghermirgli anche le dita delle mani e dei piedi. Se fosse stato costretto a scegliere tra salvare il cavallo azzoppato e salvare se stesso e la sua passeggera avrebbe purtroppo dovuto sacrificare il primo, per quanto tendesse spesso a preferire gli animali. «Ecco» disse lei, indicando un punto. Una breve pausa nelle raffiche di vento gli consentì di scorgere la sagoma squadrata di una casa. Una casa enorme, ma mostruosamente brutta e sgraziata. Non certo quello che si era aspettato, sebbene avrebbe dovuto immaginarlo, visti gli abiti costosi, il phaeton all'ultima moda e il rozzo modo di esprimersi della ragazza. «Bene» disse, guardandosi alle spalle. Il cavallo non sembrava peggiorato, per fortuna. «Suppongo che ci sia qualcuno che possa prendersi cura dell'animale.» «Sì.» Lei si girò sul sedile, urtando leggermente con le ginocchia quelle di Charlie e facendo fremere ogni nervo del suo corpo. Gli occhi le si spalancarono, come se anche lei a14


vesse avvertito la scarica di attrazione. «Ovviamente resterete a dormire da noi» gli disse. Lui aprì la bocca per rifiutare. «Non siate sciocco» lo prevenne. «Non riuscireste nemmeno a ritrovare la strada maestra.» Lui guardò in avanti. La casa era di nuovo scomparsa alla vista, inghiottita dalla bufera. Il buio era calato quasi completamente nel giro di qualche minuto. «Pare proprio che non riusciremo a trovare nemmeno casa vostra» constatò. «Lasciate andare i cavalli, resteranno comunque sul sentiero. Mi stanno aspettando, quindi di sicuro ci sarà qualcuno al cancello con una lanterna.» Di certo quel qualcuno non avrebbe dovuto lasciarla uscire da sola, e Charlie intendeva metterlo ben in chiaro. Ciononostante seguì il consiglio di lei e allentò la presa sulle briglie. Dopo qualche minuto una luce comparve, oscillando avanti e indietro. Entro qualche altro istante fu visibile un uomo vestito da cocchiere, in piedi tra i due pilastri che delimitavano il cancello. Dopo aver superato la curva le luci si moltiplicarono, brillando tremule attraverso la neve sferzante. Alla fine il calesse si fermò davanti a un sontuoso porticato. Due domestici uscirono di corsa, anch'essi dotati di lanterne. «Ci occuperemo noi dei cavalli» gridò il cocchiere. «Voi entrate prima di prendervi un accidente, Miss Draycott.» Uno dei valletti l'aiutò a scendere. Charlie balzò giù. 15


«Da questa parte» lo invitò lei facendogli strada su per gli scalini. Lui la seguì. Soltanto quando, all'aprirsi del portone, fu investito da una vampata di calore si rese conto di essere quasi assiderato. Merry si tolse il soprabito e lo porse a Gribble, il cui sorriso esprimeva un evidente sollievo. «Stavamo iniziando a preoccuparci» le disse. «Gribble, questo è il Marchese di Tonbridge.» Indicò l'uomo dall'aspetto austero che si stava guardando attorno con aria perplessa. Le venne da ridere, sapendo che le scelte di suo nonno in fatto di arredi erano alquanto opinabili. «Il mio soccorritore avrà bisogno di una stanza per questa notte.» Lo sguardo di Tonbridge saettò sul volto di Merry, poi scese involontariamente sulla generosa scollatura dell'abito di mussola verde, che arrivava a stento a coprirle i capezzoli. Dal modo in cui strinse le labbra, fu chiaro che non approvava un tale abbigliamento. Lei gli rivolse un sorriso provocante. «Non avete scelta, milord.» «La camera verde è già pronta, Miss Draycott» rispose Gribble. «Dirò a Brian di portar su la vostra valigia, milord. Finché sarete qui vi farà lui da valletto. E ora posso prendervi il pastrano?» Ancora accigliato, Tonbridge si tolse l'ampio soprabito e lo porse al domestico insieme a cappello e guanti. Rimase con la giacca nera che gli aderiva alle spalle come se gli fosse stata modellata addosso, una vista alquanto gradevole. O almeno così sarebbe ap16


parsa se Merry fosse stata tipo da curarsi di simili particolari. Senza cappello il viso di lui appariva ancor più squadrato, mentre l'ampia fronte e gli occhi scuri e penetranti comunicavano un'impressione di sorprendente intelligenza. Sebbene i capelli bruni fossero pettinati all'indietro, suggerendo un bisogno di praticità irriguardoso delle mode, l'elaborato nodo della cravatta tradiva una meticolosa attenzione ai dettagli. Il suo valletto doveva aver impiegato ore a ottenere un tale livello di perfezione. Lei conosceva bene quel tipo d'uomo. Un pigro aristocratico con null'altro da fare che pavoneggiarsi della propria prestanza. E prestante lo era davvero. Era alto almeno sei piedi, stimò, alto perfino per lei, che di solito non aveva problemi a guardare gli uomini negli occhi. Di quello si era accorta subito, fin da quando le era apparso nella brughiera, facendole battere forte il cuore. La cosa strana era che il cuore continuava a batterle forte anche in quel momento. E le sembrava di avere uno sciame di cavallette che le saltellava nello stomaco. Possibile che fosse intimorita? Non si trattava piuttosto di una reazione generale agli eventi incalzanti delle ultime ore? La delusione per l'intransigenza dei proprietari delle fabbriche di Skepton e poi lo spavento per l'incidente. Non era stata una bella giornata. Raddrizzò le spalle. Non si riteneva ancora sconfitta. Doveva parlare con Caroline. «Gribble, dov'è Mrs. Falkner?» 17


«In salotto» rispose il maggiordomo. «In attesa della cena.» Diavolo! Sarebbe dovuta salire a cambiarsi, il che non le avrebbe lasciato tempo di raccontare a Caro l'accaduto. Si volse verso Lord Tonbridge. «Gribble vi accompagnerà nella vostra stanza. Quando sarete pronto, raggiungeteci in salotto.» Corse agilmente su per le scale. I damerini di città ci mettevano ore a prepararsi, dunque avrebbe avuto un po' di vantaggio. Di colpo si fermò e si voltò indietro. Tonbridge la stava fissando con aria imperscrutabile. «La cena sarà servita tra un'ora. Vi prego di non tardare.» L'espressione basita di lui le fece venire voglia di ridere. Di certo la riteneva una zoticona del peggior tipo. E in effetti lo era. Si rifugiò in camera. Se si fosse sbrigata avrebbe avuto tempo di parlare con Caroline prima che l'ospite le raggiungesse. La fronte candida di Caroline si increspò di disappunto sotto le folte chiome castane, e gli occhi nocciola si riempirono di amarezza. «Dunque da quel fronte non riceveremo alcun aiuto» decretò al termine del frettoloso resoconto di Merry. Per quanto scialbamente Caro si abbigliasse – quella sera aveva scelto un abito di lana blu con il collo alto e del tutto privo di guarnizioni – e per quanto grave fosse l'espressione sul suo viso a forma di cuore, restava sempre una donna incantevole. «Nessuno, temo» le confermò Merry che, accanto 18


all'amica, così bassa e minuta, si sentiva sempre un gigante. «Non vi preoccupate, le ragazze potranno restare qui finché sarà necessario.» Percorse il salotto in su e in giù prima di tornare di fronte a lei. «Mi dispiace di non essere riuscita a convincerli.» Caro sfiorò dolcemente la mano guantata dell'amica. «Non è colpa vostra. Troveremo un altro modo.» «Vorrei sapere quale!» «Ci verrà in mente qualcosa. Che mi dite invece del nostro ospite?» Quel cambio di argomento era un gesto alquanto magnanimo da parte di Caroline, vista la delusione che le si leggeva in faccia. Merry inspirò a fondo. «Tonbridge? Un bell'uomo, suppongo. Molto scandalizzato dal mio comportamento, temo.» «Solo perché non vi conosce.» Se l'avesse conosciuta sarebbe rimasto ancor più scandalizzato. Merry si sedette vicino all'amica. «Spero non ci metta troppo. Muoio di fame.» Guardò l'orologio. Mancavano cinque minuti allo scadere dell'ora. In quell'istante Tonbridge varcò la soglia. Si era rasato e tolto gli abiti da viaggio e aveva indossato una giacca da sera azzurra dal taglio impeccabile, una cravatta bianca inamidata e un panciotto color avorio. I pantaloni gli aderivano ai muscoli delle cosce come una seconda pelle. Dal suo aspetto riposato ed elegante non si sarebbe mai detto che avesse appena spinto fuori dalla carreggiata un pesante veicolo. Nel farlo aveva offerto di sé uno spettacolo superbo, come Atlante che reggeva sulle spalle l'intero globo terrestre. 19


«Entrate, Lord Tonbridge» lo invitò Merry. «Permettetemi di presentarvi la mia cara amica e dama di compagnia Mrs. Caroline Falkner.» «Lieto di conoscervi, Mrs. Falkner.» Tonbridge si inchinò in modo impeccabile, ma alquanto freddo e formale. Era il tipico nobile che ostentava una cortesia di pura circostanza, ben consapevole della propria superiorità. Non c'era da stupirsi che Caroline apparisse tanto a disagio. «Spero che il mio arrivo inatteso non vi causi troppi inconvenienti» dichiarò spostandosi verso il camino. La cortina della buona creanza calò come un sipario a celare i veri pensieri di Caroline, che gli rispose in tono affabile: «Vi sono molto grata per essere accorso in aiuto di Miss Draycott». Si alzò. «Spero che i domestici si siano presi buona cura di voi.» Si diresse verso la credenza all'estremità opposta del salotto. «Ottima cura.» «E la sistemazione è di vostro gradimento?» domandò Merry. «Senza dubbio.» Un consumato bugiardo, rifletté lei nascondendo un sorrisetto. Come il resto della casa, la stanza verde era un tripudio di volgare ostentazione. «Permettetemi di servire a entrambi qualcosa di forte, per ristorarvi dopo la brutta avventura» disse Caroline. «Merry, per voi sherry?» Quindi si rivolse a Tonbridge. «E per voi un brandy, milord?» Tonbridge stava fissando Caroline con una perplessità malcelata tuttavia comprensibile, visto che l'aspetto sobrio e i modi parchi della donna contrastava20


no stranamente con l'opulenza della casa. L'impressione sortita su Tonbridge dai soffocanti tendaggi color porpora, dai mobili dorati e dalla tappezzeria sgargiante era inequivocabile. Il nonno di Merry non aveva voluto lasciar dubbi riguardo alla propria ricchezza. «Ci vuole un bel gruzzolo per arredare una stanza come questa» commentò lei, per divertirsi un po'. Lui la fissò e replicò, una luce ardita negli occhi: «La vera bellezza non necessita di ornamenti». Quella risposta riuscì a sorprendere Merry. Dunque sotto l'atteggiamento impettito e altezzoso si nascondeva uno spirito acuto. Ma no, cercò di convincersi. La sua era semplice cortesia di ospite. Senz'altro una volta tornato dai suoi amici avrebbe raccontato l'intera storia in tono ben più sprezzante. Oh, quanta voglia aveva di strappargli la maschera delle buone maniere per esporre la sua vera natura di nobile superficiale e viziato! «Al diavolo lo sherry!» esclamò Merry ridendo in modo sguaiato. «Prenderò anch'io un brandy. Sono ancora gelata fino alle ossa. O forse voi preferireste un tè, milord?» Come previsto, Tonbridge si rabbuiò a quell'irriverente provocazione. Oh, come doveva sentirsi superiore a lei, in quel momento! E non ne aveva alcun motivo, visto che, mentre lui e certi nobili da strapazzo scialacquavano le proprie fortune al tavolo da gioco, erano uomini come suo nonno a mandare avanti l'economia con il sudore della fronte. Tonbridge poteva guardarla dall'alto in basso finché voleva, ma non 21


sarebbe mai riuscito a farla vergognare delle proprie origini. D'un tratto un lieve sorriso incurvò le labbra di lui, ammorbidendogli i tratti del viso e trasmettendo un fremito nel corpo della giovane. Era una reazione da dissimulare a ogni costo, perché lui l'avrebbe intesa come un segno di debolezza. «Il brandy andrà benone anche per me, Miss Draycott.» Possibile che non ci fosse nulla in grado di farlo scomporre? Certo che no: era troppo educato, troppo riservato per manifestare una qualsiasi reazione. «Chiamatemi Merry» gli disse. «Lo fanno tutti. Detesto le formalità, voi no?» Finalmente si mostrò un po' sorpreso, il che le concesse una momentanea soddisfazione. Poi le rispose con disinvoltura: «Come desiderate, Merry». Ma non le propose in cambio di chiamarlo con il nome di battesimo. Probabilmente si riteneva troppo al di sopra di lei per concederle quell'onore. Merry prese entrambi i bicchieri e ne porse uno a Tonbridge. «Al mio principe azzurro» ironizzò prima di trangugiare il liquido infuocato, che le tracciò un sentiero rovente fin nello stomaco. Non aveva bisogno di riscaldarsi di più. La sola vicinanza di lui bastava a farle ardere la pelle. Lo guardò con aria di sfida. Lui sollevò il bicchiere con un sorriso suadente. «Alla mia bella damigella in pericolo.» Quel suo fascino era davvero devastante. Senz'altro lui s'impratichiva a sfoderarlo davanti allo specchio, 22


così come, ai tempi del collegio, lei si era esercitata ad ancheggiare e battere le ciglia. Lui bevve un parco sorso di brandy, quindi annuì. «Ottimo.» Un sorso più abbondante. «Mio nonno era fiero delle sue cantine» gli spiegò lei con palese orgoglio. Non era certo stato un raffinato uomo di mondo, ma aveva saputo apprezzare la qualità. Sfortunatamente, non era stato dotato di un gusto infallibile, come si evinceva dagli arredi costosi ma pacchiani di quella casa. Gribble aprì la porta. «La cena è servita, miss.» Tonbridge porse il braccio a entrambe le donne. «Signore?» Il maggiordomo inarcò le sopracciglia, stupito da quell'offerta. Anche Merry era stata colta alla sprovvista dal gesto, così fissò con aria incerta l'amica, la quale si limitò a scrollare le spalle, gli occhi nocciola impenetrabili come sempre. Quando si era imbattuta in lei nella taverna di York dove lavorava come cameriera, Merry aveva subito intuito la sua triste situazione. Una signora di buona famiglia caduta in disgrazia. Le aveva offerto seduta stante un impiego come dama di compagnia. Ma Caroline non parlava mai del proprio passato. E di rado manifestava una propria opinione. Non che Merry avesse bisogno del parere altrui per prendere delle decisioni. Suo nonno le aveva insegnato ad agire di testa propria. Così posò la mano sul braccio destro di Tonbridge, imitata a sinistra dall'amica, e tentò di sbirciare l'e23


spressione sul viso di lui. Non lesse nulla se non blanda cortesia. Ed era proprio quello a renderla nervosa. Era dietro la cortesia che si nascondevano le insidie peggiori. Per fortuna nel corso degli anni aveva sviluppato una propria strategia per smascherare gli impostori. L'attacco diretto.

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Fuoco di passione ANN LETHBRIDGE INGHILTERRA, 1819 - Per far fronte alle proprie responsabilità, Charles Mountford, Marchese di Tonbridge e futuro erede di un ducato, è ormai rassegnato all'idea di sposare una donna nobile e bene educata per garantire continuità al titolo. Poi incontra Merry, una fanciulla dotata di un fascino conturbante, che gli ispira pensieri tutt'altro che casti e gli fa dimenticare ogni dovere. Il suo sguardo gli promette delizie indicibili, suscitando in lui il desiderio di spogliare quel corpo che sembra provocarlo a ogni movimento, e di mettere in pratica le più ardite tecniche di seduzione. Al punto che...

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Magia d'inverno CHRISTINE MERRILL INGHILTERRA, 1811 - A Joseph Stratford serve una moglie che dia lustro al suo nome, e Barbara Lampett è tutto l'opposto di quello che immaginava. Ma una notte d'inverno...

La Rosa Bianca STEFANIA AUCI FRANCIA - SCOZIA, 1745 - Misteriosa e seducente, Annette Pontmercy stuzzica la fantasia di Cameron Grant, fascinoso ribelle giacobita. Lei però lo tiene a distanza. Perché?

Per amore di un cavaliere MARGARET MALLORY LONDRA, 1424 - Già una volta Lady Linnet ha permesso alla sete di vendetta di allontanarla dal suo grande amore Jamie. Ora il destino offre loro una seconda occasione, ma...


Il lago incantato Diana Hall Inghilterra, 1144 - 1154 - Falke de Chretian ha un solo modo per entrare in possesso della propria eredità: convolare a nozze con la fanciulla che suo padre ha scelto per lui dieci anni prima e che da allora non ha più rivisto. Ma quando si trova davanti la fidanzata un'amara sorpresa lo attende. Perché lei, Gwendolyn, è bruttissima. Troppo diversa dalla stupenda creatura che ha incontrato la notte prima sulle rive di un lago e che gli ha rubato il cuore . Eppure, c'è qualcosa nella sua promessa sposa che lo attira, e che inspiegabilmente lo affascina malgrado l'aspetto poco attraente...

L'amante di Lady Lyte Deborah Hale Inghilterra, 1815 - Pochi giorni dopo aver chiuso senza spiegazioni la sua intensa relazione con Thorn Greenwood, un avvenimento improvviso costringe Lady Felicity Lyte a rivedere l'ex amante. Oliver, il giovane nipote di lei, e Ivy, l'esuberante sorella di lui, sono infatti fuggiti insieme per sposarsi a Gretna Green. Decisa a non tornare sui propri passi, la ricca vedova rifiuta dunque l'offerta di Thorn di partire insieme e si mette in viaggio da sola per rintracciare i fuggitivi. Lui non si dà per vinto, ma Felicity non è ancora pronta a rivelare all'uomo che ama il suo piccolo segreto...


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