SS53 L'ARTE DI SEDURRE

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Gail Ranstrom

L’arte di sedurre

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Immagine di copertina: George Goodwin Kilburne - A Game of Chess Per gentile concessione di The Bridgeman Art Library Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Courtesan's Courtship Harlequin Hisotrical © 2006 Gail Ranstrom Traduzione: Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Special Saga ottobre 2009 HARMONY SPECIAL SAGA ISSN 1825 - 5248 Periodico mensile n. 53 del 7/10/2009 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 332 del 2/5/2005 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Londra 18 agosto 1820 Ombre sfilacciate guizzavano sul sentiero dei Giardini di Vauxhall, assumendo forme sempre diverse. Un sospiro. Un gemito. Il vento? Perfino le ombre apparivano minacciose. Pur non essendo particolarmente paurosa, a Dianthe non era mai piaciuto stare sola al buio. Oggetti reali o immaginari si materializzavano e scomparivano a ogni soffio di vento. Inciampò e proseguì, dicendosi che solo pochi minuti prima i suoi amici dovevano aver percorso lo stesso sentiero per recarsi al fiume a vedere i fuochi d'artificio. E se avesse imboccato la curva sbagliata? Un fruscio si levò dai cespugli poco distanti e un fremito di terrore le serpeggiò lungo la spina dorsale. Era la brezza proveniente dal Tamigi, o forse Harriett e Hortense stavano tornando indietro per venirle incontro? Oppure si trattava dello strano uomo avvolto in un mantello scarlatto nel quale si era imbattuta all'inizio della serata? Benché non fosse riuscita a vederlo bene in faccia, era sembrato sorpreso quando lei si era voltata per guardare con occhio torvo la mano che lui le aveva posato sul braccio, dandole la netta sensazione 5


che l'avesse scambiata per un'altra persona. Urtò di nuovo contro qualcosa e si aggrappò al tronco di un albero per tenersi in equilibrio. Filtrando tra le foglie, il chiaro di luna proiettava un sempre mutevole caleidoscopio di luci e ombre, ma questa volta non si era ingannata. L'oggetto in cui aveva inciampato era una donna. Simile a una bambola dimenticata, giaceva a faccia in giù, parzialmente nascosta sotto un odoroso arbusto di caprifoglio. La riconobbe... o meglio, riconobbe l'abito, quasi identico al suo, compreso il nastro di raso rosa che ne bordava l'orlo e la scollatura. Aveva visto quella giovane donna soltanto alcune ore prima, accanto all'ingresso. Hortense, che stava tornando dalla latrina, l'aveva fissata sbalordita. «Buon Dio, Dianthe, potrebbe essere la vostra gemella. Ha perfino i vostri capelli color miele» aveva osservato. Inginocchiandosi accanto alla ragazza, Dianthe le toccò la spalla. «Signorina? Vi sentite male? Vi occorre aiuto?» domandò sempre più allarmata. «Signorina?» ripeté, scrollandola leggermente. Un fievole lamento le accelerò i battiti del cuore. Afferrandole la spalla, la fece rotolare supina. Quando le ritirò, le sue mani erano umide e appiccicose. Una macchia scura si stava allargando sul corpino della ragazza, ma fu soprattutto la sua espressione atterrita e disperata a sconvolgerla. «Oh... siete voi. Dovete... fermare quell'uomo» bisbigliò la ragazza in un tremulo soffio. «Non permettetegli... di farla franca... dopo... questo. Vi prego, promettetelo.» «Questo cosa? Di chi state parlando, signorina?» 6


«Dell'as... assassino. Promettete...» La donna era molto agitata, sebbene la sua voce si stesse affievolendo. «State attenta, Dianthe... vi ha vista e potrebbe colpire voi la prossima volta.» «Mi conoscete, signorina? Chi potrebbe colpirmi? E chi ha ucciso?» «Le altre... e me.» Un sospiro le sfuggì dalle labbra. «Fermatelo prima...» Un brivido le percorse le membra. No, non aveva senso. La ragazza emise un altro sospiro e parve abbandonarsi fra le sue braccia. Quando Dianthe tornò a scrollarla, la sua testa si inclinò da un lato. «Signorina!» gridò. «Ve lo prometto! Dite qualcosa, vi prego!» La ragazza aveva gli occhi aperti. Perché non le rispondeva più? «Signorina?» ripeté, attanagliata dal panico. Si chinò su di lei. I capelli le rimasero impigliati fra i rami del cespuglio e si sciolsero dall'acconciatura. C'era un oggetto accanto alla ragazza e, senza riflettere, Dianthe lo sollevò da terra. Il chiaro di luna si rifletté sulla lama. Un pugnale! Annichilita, con la testa che le girava, ricadde sui talloni. No, non era vero. La giovane donna aveva ancora gli occhi aperti, non poteva essere morta. Fece un profondo respiro, poi un altro, temendo di essere in procinto di perdere i sensi. Era incapace di connettere, di comprendere ciò che aveva davanti agli occhi. Ancora in preda a un senso di vertigine, il pugnale ancora in mano, sollevò le ginocchia e vi appoggiò la fronte, respirando profondamente e lottando contro la nausea che l'aveva assalita. «Che diamine...» 7


Alzando lo sguardo, scorse uno sconosciuto che la stava fissando inorridito. «Qualcuno porti una lanterna!» lo sentì gridare. Due minuti più tardi, la piccola radura prese vita e un mare di facce la circondò. Harriett e Hortense si fecero avanti a gomitate, fissandola allibite. Il loro padre, Mr. Thayer, si inginocchiò dall'altro lato della ragazza esanime e le tastò il polso. «Che cos'è successo, Miss Lovejoy?» domandò. «Non lo so» gracchiò lei. «Miss Banks è tornata a casa e mi ha lasciata a cercarvi da sola. Stavo tentando di raggiungervi quando ho inciampato in...» Deglutì a stento, sforzandosi di ricacciare un fiotto di bile. Sangue. C'era del sangue sul suo abito e sulle sue mani. E sul pugnale che continuava a stringere fra le dita. Un gentiluomo vestito di scuro si avvicinò ed esaminò la scena. Dianthe ricordò di aver incontrato il dottor Worley a diversi balli e ricevimenti, di aver perfino danzato con lui un paio di volte. Adesso, grazie alla sua presenza, tutto si sarebbe risolto. Lui fece scorrere lo sguardo da lei al cadavere. «Perbacco, è Nell Brookes. Cosa stava facendo a Vauxhall? E voi che ci facevate insieme a lei, Miss Lovejoy? Non è certo il tipo di donna che mi sarei aspettato di vedere in vostra compagnia.» Che cosa intendeva dire? Quale tipo di donna? «L'ho trovata qui» ribatté Dianthe, scostandosi i capelli dal viso. Inginocchiandosi accanto a Mr. Thayer, il medico tastò il collo della ragazza priva di vita e scosse il capo. «È spirata solo da pochi minuti. Il pugnale le ha trapassato il cuore. È per questo che c'è tanto sangue. Il suo assassino dev'esserne coperto.» Riportò lo sguardo 8


su Dianthe e si accigliò. «Che cos'è accaduto, Miss Lovejoy?» Lei lo fissò senza capire. «Era... l'ho trovata...» Volse lo sguardo attorno alla folla che si stava radunando sempre più numerosa. Tutti la stavano osservando fra affascinati e inorriditi. Mio Dio! Possibile che l'assassino si trovasse fra loro? Che anche lui la stesse fissando? Sarebbe stata lei la prossima vittima, come l'aveva avvertita la ragazza? «Sono... sono inciampata nel suo corpo» mormorò con un filo di voce. «L'arma? Dove l'avete presa?» «Era a terra. Ac... accanto a lei.» «Come mai avete addosso tutto quel sangue, Miss Lovejoy?» «Basta adesso!» intervenne Mr. Thayer. «Che cosa state insinuando? Miss Lovejoy è una fanciulla ammodo. Non va a cacciarsi nei guai.» Le gemelle annuirono vigorosamente. Più calmo, Mr. Thayer continuò. «Miss Lovejoy non si è allontanata da noi per più di cinque minuti.» Un'espressione compassionevole si dipinse sul viso del dottor Worley. «Miss Brookes è morta da meno di cinque. C'era qualcun altro qua attorno, Miss Lovejoy? Qualcuno che possa confermare la vostra dichiarazione?» Lei scosse la testa. Non riusciva nemmeno a ricordare il suo nome. Non rammentava che un senso di terrore e di inquietudine. Spinta da una morbosa curiosità, la gente si stava avvicinando. Il medico si rivolse a loro. «Qualcuno ha visto un uomo fuggire lungo un sentiero?» Nessuno rispose. Diverse persone si scambiarono un'occhiata circospetta. Non potevano credere che lei a9


vesse ucciso una sconosciuta senza alcun motivo! Cercò una faccia amica, qualcuno che avesse assistito all'accaduto e fosse in grado di risolvere quel mistero. Ma purtroppo erano tutti dei perfetti estranei. Oh, Signore! Non tutti, accidenti. Un uomo, più alto degli altri e incredibilmente attraente, si aprì un varco tra la folla e si guardò intorno rapidamente. Osservò la ragazza esanime, la gente assiepata nella radura, i cespugli circostanti e infine posò lo sguardo su di lei. Solo il lampo che gli sfrecciò negli occhi nocciola indicò che l'aveva riconosciuta. Lord Geoffrey Morgan! Era l'ultima persona al mondo da cui Dianthe avrebbe voluto essere sorpresa in una situazione del genere. Come doveva godersela dopo il modo in cui lei lo aveva trattato nel salotto di sua zia, alcuni mesi addietro. Ma come mai si trovava lì? Pur essendo un barone e di ottima famiglia, era caduto terribilmente in basso. Sarebbe stato più logico incontrarlo in una bisca di Covent Garden, intento a derubare del suo patrimonio uno sventurato sbarbatello. Era un demonio. Un noto e spietato giocatore d'azzardo, un uomo privo di scrupoli. Ed era assurdo immaginare che conducesse una vita tanto normale da includere delle visite a un luogo di ricreazione. Costeggiando la prima fila di spettatori, si inginocchiò accanto al medico e studiò il cadavere. «Nell Brookes» borbottò, accigliandosi in modo da formare due rughe parallele fra gli occhi. Passò una mano elegante e affusolata sul viso della ragazza per chiuderle gli occhi. «Com'è successo, Worley?» «Una pugnalata al cuore. Non può essere spirata da più di cinque minuti. È stata Miss Lovejoy...» il medi10


co accennò nella sua direzione «... a trovarla.» Morgan inarcò le sopracciglia. «Come mai eravate qui, Miss Lovejoy?» «Stavo andando al fiume a raggiungere i Thayer. Sono inciampata nel suo corpo mentre percorrevo questo sentiero.» Se l'assassino avesse saputo che la ragazza le aveva parlato, che le aveva fatto promettere di rintracciarlo, le avrebbe dato la caccia? Non doveva assolutamente rivelare ciò che le aveva detto. «Era... era già morta» concluse, cogliendo sgomenta una nota isterica nella sua voce. Allungando una mano, Lord Morgan le distese le dita e liberò il pugnale dalla sua stretta. All'improvviso, Dianthe si rese conto che doveva apparire oltremodo sospetta con l'abito e le mani macchiati di sangue e il pugnale in mano. Un brivido gelato le serpeggiò lungo le membra. Anche se il cipiglio di Lord Geoffrey si accentuò, la forza che emanava da lui le procurò un certo conforto. Abbassò la voce a un bisbiglio. «Questo non è certo il momento migliore per farsi prendere da mancamenti verginali. Conservate dunque la vostra presenza di spirito.» Lei serrò la bocca e si circondò strettamente con le braccia, sforzandosi di ricacciare le lacrime. Un sorriso compiaciuto gli curvò le labbra. «Brava ragazza.» Si rivolse alla folla. «Indietreggiate, per favore. State calpestando le impronte. Qualcuno vada a chiamare subito la polizia. E qualcuno porti una coperta.» Dianthe non riusciva a staccare gli occhi dalla ragazza. «È così giovane» bisbigliò. «Di età» convenne Lord Morgan. 11


«Qualcuno non dovrebbe avvertire i suoi genitori?» Le lacrime che aveva tentato di tenere a freno le salirono agli occhi al pensiero del dolore che avrebbero provato. Si affrettò ad abbassare la testa, non volendo che lui notasse la sua debolezza. «Dubito che li avesse.» «La conoscevate?» «Ci eravamo incontrati.» «Chi è il suo tutore, allora?» «Non aveva un tutore. Era una donna autosufficiente... che lavorava in proprio.» Dianthe si sentì avvampare. Lavorava in proprio. Credeva di sapere che cosa significava. «Ciò nondimeno, Lord Morgan, doveva avere qualcuno che teneva a lei. Qualcuno deve averla portata qui. Dovrebbero essere avvertiti.» Mr. Thayer scoccò un'occhiataccia a Lord Morgan. «Non dovreste parlare di queste cose con Miss Lovejoy. Non è una conversazione adatta alle orecchie di una fanciulla.» «Ha dimostrato di possedere più buonsenso di tutti voi.» Lord Morgan si rivolse di nuovo alla folla. «Qualcuno cerchi di rintracciare il cavaliere di Miss Brookes.» Poi riportò la sua attenzione su di lei. «Eravate venuta a Vauxhall con Mr. Thayer?» «Sì.» «In tal caso, ve ne andrete con lui. Non vi conviene assistere a quanto seguirà ed è preferibile che non siate troppo disponibile. Dov'è vostra zia?» «In viaggio di nozze in Italia con Mr. Hawthorne. Non torneranno prima di un mese, immagino.» «Dove potrà trovarvi la polizia, qualora dovesse interrogarvi?» 12


«A casa dei Thayer.» «Vi consiglio di rimanerci il più tranquillamente possibile fino al ritorno di vostra zia. Pensate di riuscire a farlo, Miss Lovejoy?» Stava forse insinuando che era una ragazzina capricciosa e ribelle, incapace di comportarsi bene? Alzandosi e sollevando il mento mentre scostava le gonne da lui, Dianthe andò a mettersi accanto ai Thayer. Harriett e Hortense la presero sottobraccio e l'allontanarono dal luogo del delitto. Quando si gettò un'occhiata di sopra la spalla, si accorse che Lord Morgan la stava seguendo con lo sguardo, uno strano sfavillio negli occhi nocciola. Possibile che sospettasse sul serio che fosse stata lei a commettere l'omicidio? La misera taverna situata in un vicolo del quartiere di Whitefriars era uno di quei locali di cui poche persone avrebbero notato perfino l'esistenza. Geoffrey avrebbe potuto acquistare l'intera bettola per la somma che aveva sborsato negli ultimi quattro anni per affittare una stanza. Tuttavia, era piacevole poter contare su un covo sicuro nelle zone più impensabili quando era necessario rendersi irreperibile. O incontrare delle persone con cui era preferibile non essere visti. Salì la scala posteriore, estrasse il pugnale da uno stivale, girò la chiave nella toppa e varcò la soglia, pronto a qualsiasi evenienza. In quella parte della città le effrazioni erano all'ordine del giorno. Ma non c'era niente di insolito quella sera. Tornò a infilare il pugnale nello stivale, accese il fuoco e poi il lume a olio posto sul tavolo. Una bottiglia di whisky e due bicchieri completarono i suoi preparativi. Puntuale come sempre, Sir Harry Richardson bussò 13


all'ora stabilita. Geoff aprì la porta e la richiuse dietro di lui. «Che cos'avete da dirmi di così urgente per tirarmi giù dal letto di Polly?» Lui scosse la testa. Sir Harry, com'era universalmente conosciuto, era un impenitente dongiovanni. Alto e dinoccolato, con vivaci occhi azzurri e capelli scuri, non restava mai a corto di attenzioni femminili, benché fosse abbastanza saggio da limitare i suoi rapporti amorosi al demimonde, ossia le donne di liberi costumi che frequentavano una società elegante e dissoluta. Non voleva certo che il padre o il fratello incolleriti di un'innocente debuttante lo sfidassero a duello. Dopo che si fu seduto, Geoff gli versò un bicchiere di whisky. «Nell Brookes è morta» annunciò. Harry rischiò di strozzarsi con il sorso di liquore che aveva in bocca. «Nell? Figlio di... Come diavolo è accaduto?» «È stata assassinata.» «Non da voi?» Geoff sospirò. «Confesso che mi era passato per la testa più di una volta, ma no, non sono stato io. Se lei aveva stabilito un qualche nesso con Mustafà el-Daibul, sarebbe risultata la pista migliore che avremmo mai potuto avere da quando quel bastardo si è trincerato a Tangeri alcuni anni fa. Nell era a conoscenza della scomparsa di quelle donne, ma io l'avevo avvertita di non immischiarsi. Quella ragazza testarda, però, non mi aveva informato che era decisa a tentare di andare al fondo di questa faccenda. Sapeva che gliel'avrei impedito.» «Un vero peccato. Nell era straordinaria fra le lenzuola. Conosceva tutti i trucchi del mestiere» mormorò 14


Sir Harry, alzando il bicchiere in un muto brindisi. Dopo averlo vuotato, lo sbatté sul tavolo. «Pare che ci abbiano messo i bastoni fra le ruote. E adesso che cosa facciamo?» «Sto ancora cercando di deciderlo. Sono sorte delle... complicazioni.» «Che tipo di complicazioni?» Con l'occhio della mente, Geoff rivide Miss Dianthe Lovejoy china sul corpo di Nell, imbrattata di sangue e con un pugnale in mano. Il dottor Worley aveva dichiarato che l'assassino doveva esserne coperto e lui aveva sorvegliato i cancelli quasi fino all'alba. Non era uscito nessuno che avesse gli abiti macchiati di sangue... tranne Miss Lovejoy. Senza dubbio, nonostante le prove che l'accusavano, non aveva nulla a che fare con la morte di Nell. Per quale ragione avrebbe dovuto ucciderla? Il secondo pensiero, meno probabile ma più inquietante, che gli si affacciò alla mente fu che fosse stata Miss Lovejoy e non Nell Brookes il bersaglio dell'assassino. Assomigliava abbastanza alla cortigiana da trarre in inganno un sicario e gli abiti che indossavano erano del tutto simili. In questo caso, Miss Lovejoy doveva essere messa in guardia. «Geoff?» lo sollecitò Sir Harry. «Stavo riflettendo» ribatté lui, riempiendo di nuovo i loro bicchieri e tornando a sedere al tavolo. «Una ragazza amica di amici miei è stata trovata accanto al corpo di Nell. Il medico era convinto che stesse frugando fra i suoi indumenti.» «Ma voi non lo credete, non è vero?» Geoff scrollò le spalle. Che cosa sapeva in realtà di Miss Lovejoy, a parte il fatto che lo detestava, e non 15


del tutto senza motivo? Per poco lui non aveva fatto ammazzare suo cugino, tre mesi addietro. «Non riesco a immaginare che ragione avrebbe potuto avere. Ha circa l'età di Nell, ma è più ingenua di parecchi anni. Una giovane allevata nella bambagia sarebbe rimasta troppo sconvolta per aver trovato un cadavere per pensare a perquisirlo. Dopo che lei se n'è andata insieme ai Thayer, però, abbiamo trovato un biglietto nella reticella di Nell. Conteneva delle annotazioni, fra cui l'indirizzo di Miss Lovejoy presso i Thayer e che quella sera si sarebbe recata a Vauxhall. Questo pone la domanda se Nell non la stesse cercando per un determinato scopo.» «Quella marmocchia non potrebbe averla uccisa?» «Per quale motivo?» Harry si strinse nelle spalle. «Cosa ancora più strana, Miss Lovejoy potrebbe essere la gemella di Nell.» Harry inarcò le sopracciglia. «Questa è davvero una curiosa coincidenza! E una possibilità piuttosto interessante. Non potevano essere sorelle?» «Altamente improbabile. Miss Lovejoy ha una sorella maggiore e un fratello minore. La sua famiglia è sempre vissuta in campagna, quindi è difficile che suo padre abbia avuto una figlia da un'amante o che sua madre abbia deviato dalla retta via.» Un lento sorriso illuminò il viso di Harry. «Se Miss Lovejoy assomiglia tanto alla nostra Nell, dev'essere una ragazza eccezionale. Dovrò cercare di farmela presentare.» «È più bella di Nell, più fresca e più innocente. Ma state alla larga da lei, Harry. È una piantagrane, o non mi chiamo Geoffrey Morgan.» 16


Sir Harry prese un'aria assorta. «Ci sono degli indiziati?» «Solo Miss Lovejoy, a quanto pare. Nessuno ha visto qualcun altro percorrere quel sentiero o seguire Nell. Miss Lovejoy può anche non avere un movente, ma questo non sembra turbare le autorità. È tutto ciò che hanno in mano al momento. Non vorrei essere nei suoi panni.» «Non l'arresteranno, non è vero?» Quell'eventualità lo lasciò interdetto. Anche se non gli importava poi tanto della sorte di quella ragazzina presuntuosa, non desiderava che suo cugino dovesse soffrirne. Dopotutto, Adam Hawthorne gli aveva salvato la vita. «Spero di no, Harry. Comunque, la cosa non ci riguarda. Sarà la sua famiglia a badare a lei. Noi dobbiamo concentrarci su el-Daibul. Maledizione! Credevo che fossimo arrivati a un buon punto grazie a Nell. Adesso dovremo ricominciare a brigare per raccogliere informazioni. Temo che stia diventando una vera e propria professione per me.» «Da dove suggerite di ripartire?» «Dalle case da gioco.» Un largo sorriso curvò le labbra di Harry. «E dalle cortigiane, per quanto mi riguarda.» Seduta sull'orlo della sua poltrona nel salotto personale di Lady Annica Sinclair, Dianthe studiò le facce che la circondavano. Lady Annica, Charity MacGregor e Lady Sarah Travis la stavano fissando inorridite e, cosa infinitamente peggiore, in silenzio. Un pessimo segno. Non erano mai rimaste senza parole prima di allora. Dietro il paravento della Compagnia del Mercoledì, un gruppo di donne intellettuali, di bluestocking 17


come le aveva definite il marito di una di loro, quelle intrepide signore si adoperavano segretamente per ottenere giustizia per le donne maltrattate. Avevano visto e udito cose ben più raccapriccianti dell'incidente narrato da Dianthe, ma solo in uno di quegli episodi era stata coinvolta una di loro. Infine, Lady Annica batté le palpebre e chiuse la bocca. Si schiarì la gola, quasi temesse di aver perduto la voce. «Dianthe, mia cara, ma è spaventoso!» «E non è tutto.» Lei intrecciò le mani in grembo per impedire loro di tremare. «In qualche modo, Miss Brookes conosceva il mio nome. Mi ha chiamata Dianthe. Com'è possibile?» «Avete detto che indossavate lo stesso abito?» domandò Lady Annica. «Può darsi che abbia chiesto a qualcuno informazioni sul vostro conto.» Un brivido le percorse le membra al ricordo. «Troppe coincidenze. È contro ogni logica.» «Tutta questa storia lo è» osservò Charity. «Ma c'è di peggio. Prima che potessi lasciare Vauxhall, la polizia ha trovato un biglietto nella reticella di Miss Brookes su cui era scritto il mio nome. Mi hanno fermata e interrogata a lungo, aggiungendo che oggi sarebbero andati a casa dei Thayer per avere un campione della mia calligrafia.» Lo stomaco le si contrasse per l'ansia. «Hanno raccomandato a Mr. Thayer di tenermi d'occhio finché non avessero avuto la possibilità di verificare la mia dichiarazione, ma io sono sgattaiolata via immaginando che tutte voi vi sareste preoccupate da morire dopo aver appreso la notizia. Non avete l'impressione che sospettino di me?» Lady Sarah si accigliò. «Ma è completamente assurdo. Non fareste del male a una mosca.» 18


«No, ma loro non lo sanno. Non sanno che quello che hanno visto.» «Lord Morgan era presente?» «Sì, e mi ha consigliato di tornare in fretta a casa e di restarci finché non fosse tutto finito. Vi sembra possibile?» «È un ottimo consiglio, Dianthe» obiettò Sarah. «Ma anziché tornare dai Thayer, ritengo che dovreste venire a stare da me.» «O da me» disse Annica. «O da me» aggiunse Charity. «Dovreste abitare presso una di noi. Temo che Mr. Thayer non capirebbe che cosa ci proponiamo di fare.» «Che cosa ci proponiamo di fare?» domandò lei. «Indagare sulla morte di Miss Brookes, ovviamente. Una volta che avremo dimostrato la vostra innocenza, la polizia dovrà lasciarvi in pace» ribatté Lady Annica con la massima convinzione. «E le autorità non oserebbero importunarvi se viveste con me e mio marito. Auberville non lo consentirebbe.» La consapevolezza che quelle signore fossero disposte a sacrificarsi per lei le scaldò il cuore. Ma non poteva permetterlo, naturalmente. Non desiderava far correre loro dei rischi quando si trattava di un suo problema ed era il suo futuro a essere in gioco. Né poteva rivelare loro le ultime parole di Nell, ossia che lei sarebbe stata la vittima successiva. E tanto meno che aveva promesso a Nell di fermare il suo assassino. Non l'avrebbero perduta di vista un istante se ne fossero state a conoscenza. Scosse il capo. «Auberville occupa una posizione di rilievo in seno al governo e io non farei mai niente per mettere a repentaglio la sua carriera. E vostro fratello, 19


Sarah, è candidato a prendere il posto di Lord Barrington, perciò non voglio che neanche l'ombra di uno scandalo sfiori il vostro nome. Lo stesso vale per voi, Charity.» Annica aggrottò la fronte. «Apprezzo la vostra sensibilità, Dianthe, ma la vostra incolumità è più importante. Scriveremo subito a vostra sorella. Lei e McHugh verranno dalla Scozia per prendere in mano le redini della situazione. Certo, non potranno essere qui prima di due o tre settimane. Può darsi che nel frattempo Grace e Mr. Hawthorne siano tornati, ma non possiamo contarci. Intanto, dovremo trovarvi un posto sicuro. In tutta onestà, dubito che Mr. Thayer possieda le conoscenze necessarie per procurarvelo. Dovete stare con una di noi.» Notando che avevano ripreso a tremarle, Dianthe intrecciò di nuovo le mani. Come le sarebbe piaciuto accettare l'invito di Lady Annica. Tuttavia, per quanto fosse terrorizzata, quelle donne erano state troppo buone con la sua famiglia per rischiare che venissero contaminate da uno scandalo. Fece un profondo respiro e si lanciò nella menzogna che si era accuratamente preparata. «Ho ideato un piano. Ho già pronta una valigetta e ho lasciato un biglietto ai Thayer per avvertirli che mi trasferivo altrove. No...» alzò una mano per prevenire le loro domande «... non vi dirò dove. Non voglio che siate costrette a mentire, qualora le autorità ve lo chiedessero. Si tratta di un alloggio decoroso, in cui non potrei essere più al sicuro.» «Che cosa pensate di fare?» Ricacciando la paura che minacciava di serrarle la gola, Dianthe mentì come se non avesse fatto altro in vita sua. «Resterò nascosta finché la faccenda non sarà 20


stata risolta. Vi prego, non è necessario che vi angustiate per me.» Lady Annica si lasciò sfuggire un sospiro. «Inizieremo a svolgere delle indagini, Dianthe. Questa volta, la Compagnia del Mercoledì si batterà per una di noi. Qualcuno finirà per scoprire qualcosa.» «Possedete il denaro di cui avrete bisogno?» si informò Lady Sarah. «Credo di sì» tergiversò lei. Possedeva poco più di dieci sterline, ma se loro avessero saputo che intendeva rintracciare l'assassino per conto suo, l'avrebbero legata alla sedia e tenuta chiusa a chiave finché i suoi familiari non fossero venuti a prenderla. «Quando, cara Dianthe?» si accigliò Lady Annica. «Quando vi rivedremo?» «In nome del cielo! Forse tutto si sistemerà in meno di una settimana. La polizia potrebbe arrestare l'assassino oggi stesso e domani io potrei tornare dai Thayer senza pericolo.» «Ci promettete di incontrarci ogni due giorni?» Si trattava di un piccolo prezzo da pagare per la loro tranquillità di spirito. «Promesso. Ma se la polizia mi sta cercando, sorveglierà le vostre case. Vogliamo incontrarci a La Meilleure Robe?» Charity annuì. «Madame Marie ci ospiterà e incaricheremo immediatamente Mr. Renquist di occuparsi di questo caso. Un investigatore di Bow Street è la persona più indicata per accelerare i tempi. Se vi occorresse qualcosa... denaro, asilo, assistenza... sapete che siamo sempre pronte ad aiutarvi.» «Sì, lo so.» «Ho paura per voi, Dianthe. Le strade di Londra brulicano di pericoli» le ricordò Lady Sarah. «Ogni sorta 21


di individui privi di scrupoli non aspettano che di approfittarsi di una donna sprovveduta.» Dianthe si alzò e si lisciò la gonna. «Starò attenta, Lady Sarah, e completamente al sicuro mentre languisco nel mio nascondiglio. Se proprio dovete preoccuparvi, fatelo per la noia che sarò costretta a sopportare.»

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L’arte di sedurre di Gail Ranstrom Londra, 1820 - Accusata di aver assassinato una celebre cortigiana che le assomigliava come una goccia d’acqua, Dianthe Lovejoy chiede protezione al suo nemico giurato, Lord Geoffrey Morgan, che accetta di nasconderla in casa propria solo per saldare un debito di gioco. Quando il gentiluomo scopre che la fanciulla intende travestirsi da cortigiana per smascherare l’assassino, decide di fingersi il suo amante per proteggerla, e con l’intenzione di indurla a rinunciare al suo folle piano assume un’insegnante che la istruisca nell’arte della seduzione. Il progetto, tuttavia, gli si ritorce contro quando la sempre più affascinante Dianthe inizia a sperimentare l’efficacia delle sue nuove conoscenze proprio su di lui.

Il ritorno del cavaliere di Ana Seymour Inghilterra,1222 - Nessuna donna ha mai resistito al fascino di Sir Nicholas di Hendry, ma il bel cavaliere, dopo quattro anni trascorsi a combattere in Terra Santa, torna in Inghilterra deciso a dare un taglio netto al passato. La situazione, tuttavia, si rivela meno rosea del previsto: suo padre, infatti, credendolo morto, ha lasciato tutti i suoi beni in eredità a un ambizioso e arrogante barone. E la bellissima Beatrice Thibault lo accusa di aver spezzato il cuore della sorella, morta nel dare alla luce suo figlio. Per Nicholas non sarà facile lottare contro il barone e men che meno convincere Beatrice, che ha immediatamente conquistato il suo cuore, della sincerità dei propri sentimenti.

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Segreti di Gail Ranstrom Inghilterra - Indie Occidentali, 1820 - Quando Reginald Hunter, sesto Conte di Lockwood e agente segreto al servizio di Sua Maestà, arriva nell’isola caraibica di St. Claire e incontra Daphne Hobbs, intuisce subito che l’affascinante signora nasconde un segreto. Inebriato dalla sua bellezza nonché dall’atmosfera paradisiaca del luogo, si abbandona all’attrazione che fatalmente li spinge l’uno nelle braccia dell’altro, ma il loro idillio è di breve durata, perché all’improvviso Daphne, senza alcuna spiegazione, ritorna in Inghilterra. Non potendo darsi pace, Hunter la segue, e scopre che lei in realtà si chiama Elise e che per giunta è la moglie di Lord Barrett. Perché gli ha mentito? E soprattutto, come può la sua Daphne apparire più pura di un’orchidea bianca e comportarsi come un’adultera senza scrupoli?

La ricompensa del crociato di Shari Anton Inghilterra,1222 - Un’amara sorpresa attende sir Bernard Fitzgibbons al ritorno dalle Crociate: Lord Setton, il signore a cui ha giurato fedeltà, nega di avergli mai promesso delle terre e la mano della figlia Claire in cambio della sua partecipazione alla Guerra Santa. Bernard, che per quattro lunghi anni non ha sognato altro che quella ricompensa, non è disposto a rinunciarvi tanto facilmente e così rapisce la mancata sposa, deciso a chiedere un lauto riscatto. Ma lei è una donna affascinante e bellissima, e al momento dello scambio Bernard decide che per averla è disposto a rinunciare all’oro. Setton però ha promesso la figlia a un ricco aristocratico e, per far valere le proprie ragioni, l’orgoglioso cavaliere dovrà affrontare il rivale in singolar tenzone...

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