Gail Ranstrom
Segreti
Immagine di copertina: Marcus Stone - Daydreams Per gentile concessione di Fine Art Photographic Library Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Indiscretions Harlequin Historical © 2006 Gail Ranstrom Traduzione: Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici settembre 2007 Seconda edizione Harmony Special Saga dicembre 2009 HARMONY SPECIAL SAGA ISSN 1825 - 5248 Periodico mensile n. 55 del 2/12/2009 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 332 del 2/5/2005 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo Londra, 11 agosto 1815 All'improvviso, il dolore causato dal secondo, violento manrovescio le esplose nel cervello. Rannicchiandosi sul pavimento, Elise alzò le braccia per proteggersi la testa. Se lo avesse colpito a sua volta, sarebbe riuscita soltanto ad alimentare ulteriormente il suo furore. Tuttavia, l'ultimo brandello di orgoglio e di autostima che le restava esigeva che si difendesse, nonostante le conseguenze. A qualunque prezzo. Strisciando all'indietro, si rimise in piedi vacillando. «No, milord! Andatevene, prima che chiami aiuto.» Suo marito scoppiò in una risata sguaiata a quella vana minaccia. «I domestici non accorreranno, signora. Perderebbero il posto, e lo sanno. E voi, da quella patetica pecora che siete, non mi abbandonerete, perché in tal caso dovrete lasciare qui il vostro marmocchio.» «Il vostro erede» lo corresse lei. «Erede!» la schernì Barrett. «Mi avete dato un ben gracile moccioso, malaticcio e piagnucoloso. Del resto, è quello che mi merito per aver sposato una ragazzina appena uscita da scuola. Ma vi porrete rimedio, non è vero, Elise? Allargate le gambe e può darsi che smetta di picchiarvi.» Quando lo vide slacciarsi i calzoni, un fiotto di bile le salì alla gola. I suoi occhi avevano un'espressione allucinata, il suo alito puzzava di whisky. Se l'avesse toccata, avrebbe vo5
mitato. Ne aveva avuto abbastanza dei suoi amplessi brutali. «Tornate dalla vostra amante, Barrett. Non troverete alcun conforto in questa casa.» Lui si scagliò nella sua direzione con una sorta di ruggito. «Vostro fratello non mi aveva avvertito che eravate così stupida quando vi ho comprata. Datemi l'equivalente del denaro che mi siete costata. Fate il vostro dovere!» La sua schiena urtò contro la parete, immobilizzandola. Un pianto sommesso filtrò dalla stanza adiacente. Le loro voci concitate avevano svegliato William. Elise si volse verso il suono. La bambinaia si era licenziata dopo l'ultima scenata di Barrett e lei non era riuscita a trovare una sostituta. «Lasciatemi andare da lui, milord. Ha bisogno di me.» «Avete innanzitutto dei doveri nei miei confronti ed è ora che lo impariate» gridò lui, dirigendosi verso la porta di comunicazione. Atterrita, lei lo seguì. «Aspettate, milord. Lasciatelo piangere. Vi... vi darò ciò che desiderate.» «Senza dubbio. Quando avrò finito là dentro.» Spalancò la porta e si avvicinò al letto. Afferrò il bimbo di tre anni, tenendolo sollevato. «È questo che amate sopra ogni altra cosa, signora?» «Barrett, vi prego!» boccheggiò lei, la gola serrata dalla paura. Si strappò di dosso la vestaglia, rivelando il suo corpo attraverso il sottile tessuto della camicia da notte. «Lasciatelo andare e io... io...» «L'avrò comunque, signora. Posso prenderlo quando mi pare e piace.» Mettendosi William sotto il braccio, Barrett si diresse verso la finestra. «Prima, però, mi sbarazzerò di quest'inutile appendice.» Oh, mio Dio! Aveva intenzione di buttare il bambino dalla finestra ed era abbastanza ubriaco da farlo. Le dava le spalle. Elise afferrò un candeliere di ottone e glielo abbassò sulla testa. Lui cadde in ginocchio mentre William ruzzolava sul tappeto, continuando a piangere e singhiozzare. 6
Barrett si volse a guardarla, gli occhi pieni di odio, un rivolo di sangue che gli colava sulla guancia dalla tempia. «Me la pagherete!» Si rialzò vacillando, dimenticando il bambino tanto era accecato dall'ira. Non aveva scampo, pensò Elise. Barrett era fuori di sé e conosceva il suo punto debole. Non pensava più a esercitare i suoi diritti coniugali, intendeva ucciderla. Fuggì nella sua camera da letto e il marito le corse dietro, atterrandola con un tonfo. Lei batté la fronte contro il caminetto di marmo. Rischiò di perdere i sensi mentre il sangue cominciava a sgorgarle dalla pelle squarciata. Disperata, sapendo che, se l'avesse uccisa, non sarebbe rimasto nessuno per difendere William da suo marito, annaspò al di sopra della sua testa in cerca di qualcosa che potesse usare per impedirglielo. Afferrò l'attizzatoio e rotolò supina. Un'espressione folle gli distorceva il viso. Aveva la bava alla bocca mentre le strappava la camicia da notte, esponendole il seno. Squassata dai singhiozzi, lei gli abbatté l'attizzatoio su una spalla, poi sulla testa. Una volta, due, tre... Lui crollò su di lei e rimase immobile, schiacciandola sotto il suo peso. Continuando a singhiozzare, Elise lo spinse via. Sgusciando da sotto il suo corpo, strinse fra le dita i due bordi lacerati della camicia da notte e si servì di un lembo di tessuto per togliersi il sangue dalla fronte. William stava strillando adesso. Un po' strisciando, un po' incespicando, lei tornò nell'altra stanza, lo sollevò dal pavimento e lo strinse a sé. Ancora stordita, prese a cullarlo, mormorando parole rassicuranti. «Zitto, tesoro, zitto. Non permetterò che ti accada niente.» Dopo averlo calmato, lo depositò sul letto e tornò nella sua stanza. Barrett giaceva a faccia in giù davanti al caminetto. Aveva una lacerazione sulla nuca, tanto profonda da consentirle di scorgere il suo cranio fra due ciocche di capelli. Una pozza di sangue si stava allargando vicino al focolare. Un orologio in lontananza batté la mezzanotte. 7
Un'ondata di nausea l'assalì. Aveva ammazzato suo marito! Cercando a tentoni il vaso da notte, si vuotò lo stomaco e si deterse il sudore freddo dalla fronte. L'avrebbe pagata cara. Alfred, il fratello minore di suo marito, le avrebbe portato via William, poi avrebbe provveduto a farla arrestare e impiccare. Alfred aveva sempre nutrito smodate ambizioni per i propri figli. Non avrebbe esitato a eliminare William, in modo che il suo primogenito ereditasse il titolo e il patrimonio. No, non gliel'avrebbe permesso. Dirigendosi con passo barcollante verso il suo spogliatoio, indossò un semplice abito blu, quindi tirò giù una valigia da uno scaffale. Senza avere in mente un piano preciso, vi gettò dentro alcuni vestiti pratici e il contenuto del suo portagioielli, poi la trascinò nella stanza di William e vi ripose gli indumenti che gli sarebbero stati strettamente necessari. Doveva pur esserci un veliero in partenza dal porto. Non aveva importanza dove fosse diretto. Sarebbe andata anche all'inferno.
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1 Londra, 1 settembre 1820 Reginald Hunter, settimo Conte di Lockwood, fissò con aria dubbiosa il sottosegretario del Ministero degli Esteri. «Non saprei, Lord Eastman. Io dipendo dal Ministero degli Interni. In che modo potrei esservi utile?» «La linea di demarcazione fra i due Ministeri è diventata piuttosto indistinta ultimamente, soprattutto nelle Indie Occidentali. St. Claire è una colonia inglese, cosa che la collocherebbe sotto la giurisdizione del Ministero degli Interni, ma dato che abbiamo a che fare con dei sudditi di altre nazionalità, quello degli Esteri svolge molte delle sue mansioni.» Sistemandosi più comodamente nella poltrona di fronte a quella di Eastman, Hunt accettò il bicchiere di brandy che gli porgeva un valletto. Che cos'aveva da comunicargli quell'uomo per avergli dato appuntamento al loro circolo anziché nel suo ufficio? O voleva farlo ubriacare o temeva di non poter godere di una segretezza sufficiente al Ministero. Strinse le dita attorno al bicchiere per scaldare il liquore. «Castlereagh vi ha informato del fatto che ho rassegnato le dimissioni?» L'ultima cosa che voleva, alla vigilia del suo ritiro a vita privata, era lasciarsi invischiare nel problema di qualcun altro. Aveva saldato il suo debito, e con gli interessi, anche. «Le vostre dimissioni, appunto. È proprio per questo che 9
speravamo vivamente di persuadervi a unirvi a noi.» «Vi ringrazio per la fiducia, ma perché dovrei scambiare un lavoro pericoloso per un altro? Sono stanco di rischiare la pelle a ogni piè sospinto. E ora che ho finalmente concluso la faccenda della...» «Della tratta delle bianche. Sì, ne ho sentito parlare. Circa una settimana fa, non è vero?» «Era l'ultimo anello della catena. Posso lasciare l'impiego con la coscienza a posto, occupare il mio seggio alla Camera dei Pari e vivere tranquillo.» Eastman mandò giù un sorso di brandy. «Siete al culmine della vostra carriera, Lockwood. Questa missione è una bazzecola. Facile come bere un bicchiere d'acqua, una cosa che sareste in grado di fare a occhi chiusi. Consideratela una vacanza.» L'esperienza gli aveva insegnato che niente di quanto gli chiedeva il governo era mai così semplice. «In tal caso, mandate qualcun altro in vacanza.» «Questo particolare incarico richiede la massima segretezza. Una questione molto delicata, poiché fa parte di un'indagine in corso. E voi siete noto per la vostra discrezione.» Discreti? Era così che adesso definivano gli assassini? Suo malgrado, era incuriosito. E aveva ormai la certezza che si celasse un traditore nel Ministero degli Esteri. Per quale altra ragione avrebbero avuto bisogno di un uomo delle sue capacità? «La fuga di notizie ha origine qui o a St. Claire?» Accigliandosi, il sottosegretario abbassò la voce. «Lo ignoriamo. Ci occorrerebbe un agente esterno per scoprirlo ed è stato fatto il vostro nome, visto che possedete una piantagione a St. Claire. È normale che desideriate recarvi laggiù per dare un'occhiata ai vostri investimenti, no?» Hunt si lasciò sfuggire un sospiro. «Parlatemi di questa bazzecola su cui dovrei indagare.» «Pirati.» Quella risposta lo sbalordì al punto che venne colto da un 10
accesso di tosse, richiamando l'attenzione di alcuni soci che si trovavano nella biblioteca del circolo. «Facile?» bisbigliò. «Che diavolo c'è di facile nel vedersela con dei pirati?» «I Caraibi pullulano di pirati. Questi sono particolarmente spietati e assetati di sangue, e noi dobbiamo eliminarli come i cani idrofobi che sono.» Ecco di che cosa si trattava. Volevano che lui eliminasse i cani idrofobi. «Ho chiuso con queste cose, Eastman.» «Vi stiamo solo chiedendo di raccogliere delle informazioni, Lockwood. Cercate di scoprire dove si trova la loro base, e chi fornisce loro le notizie sui movimenti dei velieri. Trovate la nostra falla. E otturatela.» «È assai improbabile che abbiano un'unica base. E ormai dovreste sapere chi sono i loro informatori.» «Solo che sono inglesi.» Hunt rifletté un momento. «Perché a St. Claire e non in Giamaica o a Barbados?» «Abbiamo già degli agenti segreti in quelle isole, ma non stanno facendo alcun progresso. Ci occorre una persona che abbia il diritto e il motivo di trovarsi a St. Claire. Fate domande. Ingraziatevi la popolazione locale, i funzionari. Scoprite che cosa nascondono. Non contattateci che in caso di emergenza o, se dovete trasmettere delle notizie urgenti, indirizzate le vostre lettere a me o a Langford, il mio contabile.» Hunt si appoggiò allo schienale della poltrona con un pesante sospiro. Non visitava la sua piantagione da dieci anni. Forse era ora che lo facesse. «Non sarete costretto a trattenervi troppo a lungo, Lockwood. Rivolgetevi al governatore Bascombe e al suo incaricato d'affari, Mr. Doyle, per ottenere delle presentazioni. Ficcate il naso per una quindicina di giorni. Un mese, al massimo. Se ne avrete l'opportunità, risolvete il problema. Poi potrete tornarvene in Inghilterra.» Risolvere il problema? Mio Dio, sarebbe voluto fuggire a gambe levate. Il più lontano possibile dai ripugnanti intrighi e 11
le macchinazioni del sottobosco governativo. Intuendo evidentemente la sua esitazione, Eastman tentò un'altra tattica. «Ogni volta che un veliero viene abbordato o affondato, sentiamo le lagnanze in tutta Londra. Non ve lo chiederemmo se tanti assicuratori non stessero perdendo la camicia e se il prezzo delle merci d'importazione non aumentasse di minuto in minuto.» In preda alla sgradevolissima sensazione di essere stato appena risucchiato da un ennesimo gorgo, Hunt annuì. Isola di St. Claire, Indie Occidentali, 9 ottobre 1820 Sebbene il viaggio fosse stato rapido e tranquillo, Hunt si rallegrò nel mettere di nuovo piede sulla terraferma. Aveva una lunga lista di cose da fare quel giorno: acquistare un cavallo, presentarsi al governatore, prenotare una stanza in una locanda e incontrare il suo contatto. Prima, però, avrebbe dovuto studiare la configurazione dell'isola. Si sfilò la giubba di lana e se la mise sul braccio. La prima cosa che lo colpì mentre percorreva le strade di San Marco fu quanto cosmopolita fosse diventata la città. Un misto di lingue e di accenti diversi gli giungeva all'orecchio. Notò una locanda, diverse taverne, fabbri, drogherie, mercerie ed erbivendoli. A metà di Broad Street, scorse un lindo edificio di pietra munito di una porta formata da due pannelli sovrapposti. Su quello superiore, leggermente abbassato per far entrare la brezza mattutina, era scritto Pâtisserie a grandi caratteri neri e al di sotto, in lettere più piccole, si leggeva Proprietà di Mrs. Hobbs. Nella vetrina, su una rastrelliera, era esposto un impressionante assortimento di dolci e forme di pane. Un ottimo posto da cui iniziare. Al pari delle taverne, le panetterie risultavano spesso una fonte inesauribile di notizie e pettegolezzi. Aprì il pannello inferiore e varcò la soglia, facendo tintinnare una campanella. 12
Segreti di Gail Ranstrom Inghilterra - Indie Occidentali, 1820 - Quando Reginald Hunter, sesto Conte di Lockwood e agente segreto al servizio di Sua Maestà, arriva nell’isola caraibica di St. Claire e incontra Daphne Hobbs, intuisce subito che l’affascinante signora nasconde un segreto. Inebriato dalla sua bellezza nonché dall’atmosfera paradisiaca del luogo, si abbandona all’attrazione che fatalmente li spinge l’uno nelle braccia dell’altro, ma il loro idillio è di breve durata, perché all’improvviso Daphne, senza alcuna spiegazione, ritorna in Inghilterra. Non potendo darsi pace, Hunter la segue, e scopre che lei in realtà si chiama Elise e che per giunta è la moglie di Lord Barrett. Perché gli ha mentito? E soprattutto, come può la sua Daphne apparire più pura di un’orchidea bianca e comportarsi come un’adultera senza scrupoli?
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Dal 6 febbraio