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Codice scozzese
Dodici notti con il lord
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Bound To Please Twelve Nights Harlequin Blaze © 2008 Hope Tarr © 2009 Hope Tarr Traduzioni di Viola Marchi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation dicembre 2010 Questo volume è stato impresso nel novembre 2010 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY TEMPTATION ISSN 1591 - 6707 Periodico mensile n. 274 del 16/12/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 128 del 7/3/2001 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Hope Tarr
Codice scozzese
Capitolo 1
Fiera di Martinmas, 11 novembre 1450 Saint Andrews, County Fife, Scozia Brianna sgattaiolò fuori dal mercato coperto in cui si stava tenendo la festa della fiera. Anche se era una straniera in quel luogo, doveva ammettere che il cibo servito rivaleggiava con i banchetti che venivano offerti agli ospiti d'onore nel grande salone del suo palazzo. Anche se si era abbuffata fino a un istante prima, il solo pensare alle prelibatezze disposte sui tavoli all'interno – le deliziose torte, le creme, le noci selezionate, i formaggi e gli sformati sia dolci sia salati – le fece venire di nuovo l'acquolina in bocca. I cibi ricchi e speziati l'avevano lasciata con una sete terribile, che aveva cercato di placare con coppe su coppe di latte al miele che sembrava scorrere a fiumi dalle botti preparate per l'occasione. E adesso non poteva piÚ negare un po' di sollievo alla sua povera vescica. Poteva anche essere la futura capoclan del suo popolo, ma era anche una semplice ragazza. E il richiamo della natura non badava certo alla no9
biltà di stirpe o a qualsivoglia discendenza. Stringendosi il mantello sulle spalle, lasciò il mercato e si diresse verso High Gate in cerca di un po' di privacy, scivolando silenziosa sul sentiero fangoso, illuminato dalle lampade a olio e circondato dagli stand vuoti del mercato. La musica di un flauto la attirò verso le stalle. La triste melodia si interruppe non appena si avvicinò alla porta mezza sgangherata. Confusa, Brianna si lanciò un'occhiata alle spalle ed entrò nella capanna di legno, sperando così di mettersi al riparo da occhi indiscreti. Una lanterna pendeva da un chiodo nel muro e la luce fioca bastava appena a farsi strada attraverso le ombre in cui la stanza era avvolta. Brianna rabbrividì, mentre il buio faceva riaffiorare le sue paure di bambina per le streghe coi nasi bitorzoluti e per i demoni e i goblin che rubavano i bambini cattivi dai loro letti durante la notte. Si affrettò verso la luce, le mani tese in avanti per evitare di cadere. Le palme sfiorarono la parete ruvida. Appoggiandosi all'angolo, si sollevò la gonna e si abbassò. Ah, dolce sollievo... «Bel getto per una ragazza!» Brianna sussultò. Con il cuore che le martellava balzò in piedi, cercando di confondersi nel buio. «Sono quassù.» Il tono roco che le aveva detto di alzare lo sguardo apparteneva a un ragazzo come lei, non a un uomo adulto, e di certo non a una creatura dell'altro mondo. Con il volto in fiamme, Brianna alzò la testa e strizzò gli occhi, cercando di metterlo a fuoco nel buio. Un paio di lunghe gambe penzolavano dalle 10
travi del tetto e un grosso stivale le sfiorava quasi la testa. Il piede apparteneva a un ragazzo di circa dodici anni con i capelli mossi e lunghi fino alle spalle, occhi ridenti e un flauto di legno in mano. Dalla sua posizione doveva avere goduto di una bella visuale delle sue parti femminili. Sei mesi prima questo non l'avrebbe disturbata, ma da quando aveva cominciato i corsi che l'avrebbero trasformata in una perfetta capoclan, aveva sviluppato una nuova sensibilità. La vergogna le infiammò le guance. Decisa a riconquistare la dignità perduta, Brianna sollevò il mento e gli lanciò uno sguardo tagliente. «Avresti dovuto manifestare prima la tua presenza.» Lui saltò giù, atterrando sulla paglia accanto a lei. «Perché? Neanche tu ti sei annunciata.» Rialzandosi, lui tolse il fieno che si era attaccato al mantello e ai pantaloni, entrambi bisognosi di essere riparati, e si infilò il flauto in tasca. «E poi sono arrivato prima io.» Era vero. Lei era entrata senza invito, anche se la stalla in fin dei conti era un luogo pubblico. «Non importa. Come futuro capoclan, ti sono superiore in rango» sentenziò. Invece di metterlo in difficoltà, come si era aspettata, lui tirò indietro la testa e scoppiò a ridere. Asciugandosi gli occhi con il dorso della mano, come se fosse stato un adulto divertito dalle sciocchezze di una bambina. «Le ragazze non possono diventare capoclan.» Quella frase mandò Brianna su tutte le furie. Tirò un pugno in aria. «Certo che posso... e lo farò! Mio padre dice che sarà così, e visto che è l'attuale capo 11
del clan, la sua parola è legge. Un giorno sarò conosciuta come la capoclan dei MacLeod, vedrai.» Prima di partire per il suo ultimo viaggio, suo padre le aveva confessato di non avere alcuna intenzione di prendere un'altra moglie. Aveva quattro figli al cimitero, la madre di Brianna sepolta con l'ultimo, e cominciava a pensare che i figli maschi non fossero nel suo destino. Prima del sopraggiungere della morte, un evento che Brianna sperava arrivasse il più tardi possibile, suo padre aveva reso noto di volerla come sua erede, in qualità di sua unica figlia. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e Brianna rimase colpita dal loro incredibile colore tra il grigio e l'azzurro. «I compiti di un capoclan comprendono anche quello di condurre gli uomini in guerra. Una donna non può farlo.» Il commento raggiunse il suo scopo. Prima di partire, infatti, Brianna aveva sentito gli anziani, fidati consiglieri del padre, dire più o meno lo stesso. «Immagino tu non abbia mai sentito parlare di Giovanna d'Arco, zoticone!» Lui si strinse nelle spalle, già ampie per un ragazzo della sua età. «Lei era diversa. Aveva i santi dalla sua parte: San Michele, Santa Caterina e Santa Margherita, per essere esatti. Tu non mi dai l'idea di stare in contatto con il divino.» Brianna si morse il labbro. Non poteva iniziare a discutere di quell'argomento. Era solita mettersi nei guai fin da quando era stata in grado di muovere i primi passi, e sarebbe stato meglio per tutti se avesse evitato di cacciarsi in qualche nuovo pasticcio. Il ragazzo approfittò del suo silenzio e riprese. «E 12
poi un giorno dovrai sposarti, e sai che cosa significa? Avrai dei figli. La tua pancia si gonfierà a dismisura e tu sarai troppo grassa per condurre i tuoi uomini in battaglia, a meno che tu non voglia che ondeggino anche loro come papere. I tuoi nemici chiameranno i MacLeod il clan dei Quack Quack.» Brianna affondò il piede nella paglia in un impeto di rabbia. «Non lo faranno.» Senza dubbio la sua cara madre le stava puntando contro un dito ammonitore dal cielo, ma per il momento lei era troppo arrabbiata per farci caso. Chiuse la mano a pugno, prese lo slancio e colpì. Le sue nocche colpirono il diaframma del ragazzo, duro come la pietra nonostante la giovane età e il fisico asciutto. Un colpo simile avrebbe atterrato la maggior parte dei ragazzi, ma lui restò in piedi. «Ahia!» Strofinandosi lo stomaco, rimase a fissarla, la purezza cristallina del suo sguardo che già la faceva sentire in colpa. «Hai un temperamento che rispecchia alla perfezione i tuoi capelli.» Ignorando il riferimento alle sue trecce rosse, al momento raccolte in un'acconciatura piuttosto approssimativa, Brianna incrociò le braccia sul petto e lo fulminò con lo sguardo. «Questa è la punizione per aver parlato quando non avresti dovuto, visto che non sei né il mio capoclan né un mio pari.» Lui la fissò con sdegno. «Per tua informazione, anch'io sono un futuro capoclan.» Brianna osservò il mantello consunto che gli pendeva dalle spalle. Nonostante la stoffa piuttosto sbiadita, ora che i suoi occhi si erano abituati all'oscurità, notò il tessuto di brillante porpora e verde intenso: i 13
colori dei Fraser. Indietreggiò di un passo. I MacLeod e i Fraser non erano proprio nemici, ma non erano neanche amici. Aveva sentito dire che Fraser aveva due eredi maschi, Callum ed Ewan, di due anni più giovani di lei e nati a pochi minuti di distanza l'uno dall'altro, ma prima di quel momento non aveva mai dato molta importanza a quell'informazione. Curiosa di sapere a quale dei due fratelli si trovava di fronte, gli chiese: «Ah sì, davvero?». Lui scosse la testa, lo sguardo offuscato. «Be', in realtà mio fratello Callum è nato due minuti prima di me. Io sono il secondogenito.» Lei allungò la mano. «Io sono Brianna, l'unica erede di mio padre.» Nonostante le buone intenzioni, non sembrava capace di mettere da parte l'orgoglio. Lui le prese la mano che gli era stata offerta, la sua stretta ferma ma gentile, e piacevolmente calda. «Felice di conoscerti, Brianna MacLeod. Io sono Ewan. Che cosa porta la figlia di un capoclan, anzi una futura capoclan, a una fiera così lontana dalla sua terra?» «Sto aiutando mio padre a portare i nostri armenti al mercato, e ci siamo fermati qui per vedere la fiera e celebrare il giorno di festa.» Abbassò lo sguardo sulle loro mani ancora intrecciate. Lui la lasciò andare all'istante. «Portare gli armenti al mercato sembra un lavoro piuttosto impegnativo per una ragazza.» Brianna capì che si stava di nuovo prendendo gioco di lei, eppure il riferimento alla debolezza del suo sesso la ferì. Quanto sarebbe stata più facile la vita 14
se fosse stata un ragazzo! Raddrizzò la schiena. Nonostante fosse ancora nel periodo della crescita, era già più alta di molte donne del suo clan e persino di parecchi ragazzi della sua età. Ewan Fraser, però, torreggiava sopra di lei. «Non sono una ragazza qualsiasi. Sono la figlia di MacLeod.» Lui scosse la testa scura, sfidandola con lo sguardo limpido. «Be', sei molto carina, Brianna. E profumi di fiori.» Incrociando il suo sguardo, lei sentì il cuore che le balzava nel petto. Non riusciva a credere che avesse notato il sapone profumato con cui si era lavata il viso e i capelli, una miscela di fiori di ciliegio e lavanda che la sua istitutrice, Milread, aveva creato appositamente per lei. Ma soprattutto l'aveva definita carina. Di certo non era brutta, ma non si era mai sentita bella. Prima di tutto, era troppo alta e formosa. E poi aveva la bocca troppo grossa. Infine c'erano i capelli, una chioma rossa e ribelle, allergica a pettini o fermagli di qualsiasi genere. Le belle ragazze erano minute come fate, con piccole bocche rosate e lunghi capelli che cadevano sulle spalle come seta. «Peccato solo tu sia così scorbutica» aggiunse lui. Ancora colpita dal complimento inatteso di poco prima, le ci volle un momento per comprendere che cosa le aveva detto. Aveva partecipato ad abbastanza riunioni del consiglio del clan per sapere che suo padre trattava sempre tutti con il medesimo rispetto. La gentilezza di Magnus MacLeod era una delle qualità che gli aveva garantito l'assoluta fedeltà di tutto il 15
suo clan. Anche se Brianna si sforzava ogni giorno di essere come lui, continuava a fallire. Lei si strinse nelle spalle. «Forse sarebbe il caso che imparassi a essere un po' più umile. Puoi restituirmi il pugno, se vuoi.» Ewan rispose a quel suggerimento scuotendo il capo con forza, l'aria sconvolta. «Non posso.» «Non essere sciocco. Ciò che è giusto è giusto.» Aprì le braccia e si preparò ad affrontare il colpo. «Avanti, dico sul serio.» I suoi occhi grigio chiaro erano fissi sul suo volto. Nonostante i modi gentili, Brianna percepì il suo carattere di ferro. «Anche se sei una MacLeod, rimani pur sempre una ragazza. Mio padre mi ucciderebbe se sapesse che ho colpito una ragazza, per non parlare di quello che mi farebbe mia madre. Ma devo ammettere che sei molto coraggiosa.» Esitò per un istante. «Credi davvero che ti lasceranno diventare capoclan?» Per la prima volta da quando sua padre l'aveva presa da parte e messa a conoscenza della propria decisione, Brianna si sentì assalire dai dubbi. «Se mio padre l'ha deciso, allora succederà.» Abbassando lo sguardo, Ewan cominciò a giocherellare con la paglia che ricopriva il pavimento con la punta di uno stivale. «Avrai pur sempre bisogno di un marito, però.» Lei si strinse nelle spalle. «Immagino di sì.» Di tutte le cose dell'età adulta che aspettava con ansia, il matrimonio era l'ultima della lista. «Sono stata promessa a mio cugino Donald da quando eravamo in fasce, ma a lui non piace giocare all'aria aperta come 16
a me. E poi il pelo del mio gatto lo fa starnutire.» Ewan alzò la testa, mentre un sorriso si allargava sul suo volto. «Sposa me, invece. Sono più bravo di mio fratello in qualsiasi gioco. Tra qualche anno sarò grande abbastanza per prendere parte alla caber toss insieme agli altri uomini. Oh, e i gatti mi piacciono molto.» Esitò per un istante prima di aggiungere: «Be', o almeno non mi fanno starnutire». Brianna lo fissò con aria incuriosita. Aveva davvero ricevuto una proposta di matrimonio? Se proprio doveva sposarsi, Ewan Fraser sarebbe stato di certo un candidato molto più interessante del suo noioso cugino. «Devo chiederlo a mio padre, ma penso che si possa fare.» Il sorriso di lui si allargò ancora di più. «Non ho un anello da darti, ma per sancire il nostro accordo dobbiamo scambiarci qualcosa.» L'unica cosa di valore che Brianna aveva con sé era uno splendido pugnale con il manico incastonato di pietre preziose che suo padre le aveva regalato il giorno del suo compleanno. Ma era restia a separarsene. «Una promessa di sangue ha lo stesso valore di un regalo» gli disse alla fine. Si sollevò la gonna e prese il coltello che custodiva nelle calze. Ewan la fissò senza battere ciglio né commentò sulla bellezza del pugnale, come Brianna si era aspettata. «Sperò tu sappia come usarlo» le disse soltanto. «Certo che lo so usare» ritorse lei. «E per provartelo lo userò prima su di me.» Aprì la mano sinistra con il palmo rivolto verso 17
l'alto. Mordendosi il labbro inferiore passò la lama sul polpastrello del pollice, disegnando un semicerchio scarlatto. «Vedi?» disse a Ewan, mostrandogli la piccola ferita. Fece per prendergli la mano, ma lui si tirò indietro. «Farò da solo il mio taglio, tante grazie.» Lei esitò. Osava davvero dare la sua arma a uno sconosciuto, che apparteneva persino a un clan rivale? Rivale o meno, dubitava che lui l'avrebbe usata per tagliarle la gola. Dopotutto, era soltanto un ragazzo, anche se di straordinaria bellezza e molto forte. Ma che cosa gli avrebbe impedito di rubarle il pugnale e scappare? Lo sguardo deciso di Ewan scacciò quei pensieri dalla sua mente, mentre una strana morsa le stringeva lo stomaco. Qualsiasi cosa il destino avesse in serbo per loro, di sicuro avrebbe coinvolto molto di più del banale furto di un coltello. Gli passò il pugnale. «Molto bene. Solo non farti venire in mente di rubarmelo. Sono forte come un ragazzo e corro come una lepre. Ti inseguirei fino a gettarti a terra e poi non mi limiterei a tagliarti la punta del dito...» La bocca di Ewan si piegò in un sorriso malizioso. «Brianna MacLeod, sei la ragazza più sicura di sé che abbia mai conosciuto.» Lei sorrise di rimando. «Forse dovresti uscire un po' di più.» Lui prese il coltello e si incise la pelle del polpastrello, producendo un taglio identico a quello di Brianna, solo più profondo. «Tieni» le disse poi, restituendole il pugnale. 18
Lei lo prese e lo sistemò di nuovo nel reggicalze. Poi allungò la mano, con la strana sensazione di essere sul punto di vivere un momento sacro e importante che avrebbe cambiato il corso della sua vita. Le loro mani si unirono, le dita intrecciate. Gli incredibili occhi di Ewan incontrarono quelli di lei. «Io, Ewan Fraser, giuro che tra sette anni da oggi prenderò te, Brianna MacLeod, come mia sposa.» Con il cuore che batteva all'impazzata, lei rispose: «Io, Brianna MacLeod, giuro che non mi sposerò con nessuno se non con te, tra sette anni a partire da oggi». Ritirò la mano e osservò la ferita come incantata. Il suo sangue e quello di Ewan adesso erano una cosa sola. «Abbiano stretto un patto.» «Non ancora. Per finire dovremmo sigillare l'accordo con un bacio.» Un lampo di malizia gli attraversò lo sguardo, lasciando Brianna senza fiato. «Un bacio?» reagì lei dopo un instante. «Proprio così» annuì Ewan. «In fondo non si tratta di un patto qualsiasi, ma di un fidanzamento in piena regola.» Brianna stava per compiere quattordici anni e non aveva mai baciato un ragazzo. Immaginò le labbra di Ewan, piene, morbide, che si impossessavano delle sue, e avvertì un brivido che non aveva mai provato. Era curiosa, e spaventata. Ma se lui era stato così coraggioso da stringere con lei un vero patto di sangue, poteva forse mostrarsi una codarda? Si sporse in avanti, gli appoggiò le mani sulle spalle e gli sfiorò le labbra con le sue. Un bacio dolce e leggero, come una tenue pioggia primaverile. Le 19
labbra di Ewan si muovevano sulle sue con gentilezza e decisione. Lui era cresciuto alla corte del padre, dove aveva conosciuto le poesie dei menestrelli che paragonavano la bocca femminile a una rosa appena sbocciata e il seno delle donne al candore delle colombe. Solo ora, però, cominciava a comprendere il significato di quelle parole e a capire perché se ne parlava così tanto. Le braccia di lui le cinsero la vita, attirandola contro il suo petto prima di approfondire il bacio. Lui infilò la lingua tra le sue labbra socchiuse e una morsa improvvisa le strinse lo stomaco, mentre un delizioso languore si diffondeva dentro di lei. Non riusciva a capire che cosa stesse provando, ma forse si trattava proprio di quella tanto declamata sensazione di cui tutti parlavano: desiderio. Brianna si allontanò di scatto, spaventata dalla marea di emozioni che minacciava di sommergerla. Gli rivolse un sorriso tremante, il volto in fiamme. «Non saresti male come marito, dopotutto.» «Brianna... Brie! Dove accidenti ti sei cacciata?» La voce di suo padre risuonò intorno alla stalla, riscuotendola e trasformandola di nuovo da donna a bambina. Si voltò verso la porta, grata di averla chiusa quando era entrata. Suo padre si arrabbiava di rado, ma di certo non sarebbe stato felice se avesse saputo che sua figlia stava familiarizzando con un Fraser. Se poi avesse scoperto che si erano scambiati persino un bacio, avrebbe potuto cambiare idea sulla sua saggezza e nominare suo cugino Hugh come successore. 20
Si avvicinò di nuovo a Ewan, la voce ridotta a un sussurro. «Devo andare, mio padre mi sta cercando. Partiremo domani mattina presto.» Lui le rivolse uno sguardo triste e annuì. «Va bene, ma ricordati del nostro patto. Quando saremo grandi ci sposeremo.» «Non lo dimenticherò.» Con il cuore pesante, Brianna si avviò alla porta. «Brianna, aspetta...» Lei si voltò con il cuore che le batteva all'impazzata. «Sì?» Lui le porse il suo flauto, ma lei scosse la testa. «No, Ewan. Non posso accettarlo...» «Certo che puoi.» Le si avvicinò, le prese la mano e la strinse intorno allo strumento. «Non è un granché come regalo di nozze, ma farò di meglio quando saremo cresciuti.» Le dita di Brianna accarezzarono il legno liscio e caldo. Nessun regalo le aveva mai fatto tanto piacere. «Ma non lo so neanche suonare!» Lui sembrò divertito da quell'esclamazione. La sua splendida bocca si aprì in un sorriso, mentre gli occhi gli brillavano come stelle. «Non importa. Quando saremo sposati ti suonerò tutto quello che vuoi.» Sottolineò la promessa con una strizzatina d'occhio. Fuori, intanto, un rumore di passi pesanti si avvicinava alla stalla. «Brianna! Brie! Rispondimi, figliola!» La voce di suo padre era scossa dalla paura e dalla preoccupazione. Non aveva un minuto da perdere. Guardò Ewan e si sentì triste come se stesse dicendo addio a un amico di lunga data e non a un ra21
gazzo che aveva incontrato solo pochi minuti prima. «Addio per adesso, Ewan Fraser. Ma ci rivedremo.» «Non ti scorderai di me, Brie?» Sull'orlo delle lacrime, lei scosse la testa. «No, non ti dimenticherò.» Lo baciò sulla guancia e si voltò, affrettandosi verso la porta.
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