ogni libro Harmony è... ... un grande amore da vivere insieme alle nostre eroine. Un amore spesso contrastato, a volte gioioso, a volte esaltante, drammatico o commovente. Ma sempre vittorioso. Un amore che ti farà scoprire le passioni del cuore umano, oppure rivivere le emozioni sopite in te.
Quando la grande avventura Harmony è cominciata nel lontano 1981, queste, in sintesi, erano le parole con cui ogni collana della casa editrice dava il benvenuto alle proprie lettrici.
Anche se la collana Temptation è molto più giovane, non si può dire che non abbia raggiunto oggi un posto d'onore nella variegata produzione della nostra casa editrice. Dalla prima uscita nel giugno del 2001 con "Una ragazza a Las Vegas" di Vicky Lewis Thompson, in cui la ribelle Keely posa nuda su una rivista riuscendo a rincontrare così il suo primo amore Kevin, sono passati ben 10 anni e decine di autrici di successo che hanno permesso alla collana di arrivare ancora più in forma e trendy a questo importante anniversario.
Attraverso autrici come Jo Leigh, Stephanie Bond, Isabel Sharpe, Leslie Kelly e tematiche sempre pi첫 accattivanti tra cui l'EXTREME, lanciato nel 2008, il TEMPTATION HISTORICAL, lanciato nel 2009, le Fantasie proibite e il Risveglio nel letto sbagliato, le storie della serie Temptation risultano estremamente gradite a tutte le lettrici di romanzi rosa che non rinunciano a quell'aggiunta di sale in pi첫 che insaporisce l'amore. A questo punto che cosa augurarci se non che anche questo bel sogno d'amore continui e che altre generazioni di lettrici si lascino tentare dalla "Trasgressione, fantasia e desiderio che queste storie d'amore dal sapore piccante" sanno regalare. Grazie a tutte e buona lettura
Paola Ronchi
Direttore generale Harlequin Mondadori
Sexy tra le lenzuola
Corpi che si sfiorano
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: While She Was Sleeping... Cold Case, Hot Bodies Harlequin Blaze © 2010 Muna Shehadi Sill © 2007 Julianne Randolph Moore Traduzione di Elisabetta Elefante Traduzione di Elisabetta Frattini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation febbraio 2011 Prima edizione Harmony Temptation febbraio 2011 Questo volume è stato impresso nel gennaio 2011 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY TEMPTATION ISSN 1591 - 6707 Periodico mensile n. 276 del 17/02/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 128 del 7/03/2001 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
ISABEL SHARPE
Sexy tra le lenzuola
1 Alana chiuse l'ultimo scatolone di CD, quasi tutti di musica jazz e classica. Non ci era voluto molto a imballare la sua roba: una dozzina di cartoni in tutto. Non come quando si era trasferita lì dalla casa in cui era cresciuta, a Milwaukee, e aveva dovuto decidere cosa portarsi via e cosa lasciare, separare quel che era suo da ciò che era di Melanie. Questo trasloco era molto più facile anche sotto altri punti di vista. Non le dispiaceva più di tanto lasciare un appartamento al quinto piano di una palazzina di cui era l'amministratrice: quella era la professione che aveva scelto, dopo aver aiutato suo nonno a esercitarla per anni. Quel posto non possedeva nemmeno lontanamente il fascino della casa di Wauwatosa, le stanze ariose e la struttura di legno massiccio. Niente infiltrazioni né tegole rotte, certo. Ma nemmeno i tanti ricordi, belli e brutti, che rievocava ogni singola stanza della casa in cui erano cresciute lei e Melanie. Due giorni più tardi, calcolò, a quella stessa ora, sarebbe stata a Orlando, in Florida, in un altro appartamento. Nel condominio che avrebbe amministrato. Una decisione dettata dalla necessità di stare vicina ai nonni. Era il minimo che potesse fare per due persone che avevano sacrificato dieci anni della loro meritata pensione alle nipoti. Un mese prima, la nonna era caduta per strada. Non le aveva dato spiegazioni, ma forse aveva avuto un malore: era lei adesso ad aver bisogno di una mano. 7
Squillò il cellulare. Lo prese dal ripiano ormai sgombro della cucina e guardò il display. Il numero di sua sorella. «Melanie... ciao.» «Reggiti forte. Ho una notizia da darti.» Niente Ciao, tutto bene? Come va il trasloco? Hai bisogno di aiuto? «Buona o cattiva?» «Strepitosa. Indovina.» «Hai conosciuto un uomo.» «Oh» fece sua sorella, delusa. «Be'... sì. Ma stavolta è quello giusto.» Alana chiuse gli occhi, ignorando il trillo d'allarme che cominciava a squillarle nella testa. Quello giusto? Da cosa si stava disintossicando? Per cosa era ricercato? O era appena uscito di galera? «Ma è fantastico, Melanie.» «Non sto nella pelle, giuro! È un uomo incredibile. Sono sicura che ti piacerà.» «Dove vi siete conosciuti?» All'uscita di un bar, a notte fonda? In night club a luci rosse? «A una riunione di Habitat for Humanity.» Alana si girò verso la finestra e guardò fuori. «Non sapevo che facessi volontariato.» «È la nuova Melanie, sorellina. E lui è a posto: serio, responsabile. Ha fatto l'università e tutto il resto.» «Tutto il resto cosa?» «Tutto quello che per te è importante.» Alana cominciò a nutrire qualche speranza. Fino a quel momento, i fidanzati di sua sorella erano stati dei casi disperati. «E vi conoscete da quanto?» «Parecchio. Un mesetto. Forse più.» Ah, be'! Per lo meno non si era innamorata pazzamente di lui dopo il primo appuntamento. «Bene. Sono contenta per te. Come si chiama?» «Sawyer Kern.» 8
Persino il nome sembrava normale. Niente Spike o Screech. «Suona bene, direi.» «Ti piacerà, vedrai» sospirò Melanie, a corto di fiato. «Ecco, io volevo dirti... Tutto bene lì?» Gli occhi di Alana si socchiusero. Cos'altro era stata sul punto di dire sua sorella? «Ho quasi finito. Dicevi?» «No, niente. Solo un'altra cosa.» Ed ecco che arriva la bomba... «Ti ascolto.» «È che... lui viene a vivere con me.» Oh-oh! Allarme rosso! «In casa dei nonni?» «Ora è casa nostra, Alana.» «Lo so, ma...» Era sempre la casa dei nonni, anche se loro l'avevano venduta a lei e a Melanie quando si erano trasferiti in Florida. «... in casa nostra, giusto?» «Sì. Appunto. Immagino che tu non abbia nulla in contrario.» «E quand'è che si trasferisce?» «Domani.» E naturalmente, Melanie aveva aspettato l'ultimo momento per dirglielo! «Lo conosci da un mese, hai detto. Non state correndo troppo?» «In effetti sì. Ma sai, è una soluzione che ha tanti risvolti di tipo pratico.» «Cioè dormite insieme così risparmiate sul riscaldamento?» Melanie rise, una risatina nervosa. «Ma no! È che lui era in cerca di un appartamento e io ho tanto spazio in casa...» «Ah.» Un senzatetto, quindi. Fantastico. Alana sbatté più volte la fronte contro un pensile della cucina e alzò gli occhi verso il soffitto. «È stato sfrattato?» «No. È andato via da dove stava prima... credo.» Melanie credeva. «E parteciperà alle spese? Gas, telefono, luce...» «È chiaro!» sbottò sua sorella. «La metà di tutto.» 9
«Te lo ha messo per iscritto?» Melanie sbuffò. E Alana si morse un labbro. Forse stava esagerando. «Che lavoro fa?» «Ecco, veramente...» Alana chiuse gli occhi, trattenendo il fiato. Lo spogliarellista? Il gigolò? Lo spacciatore? «Era... una specie di avvocato, credo. Ma era troppo stressante, così...» Di bene in meglio. «E da quanto è disoccu...?» «Oh, andiamo, Alana, non ricominciare! Non sono più una ragazzina: ti ricordo che ho ventisei anni suonati. E tu non sei mia madre.» Il tenue barlume di speranza che si era acceso nel cuore di Alana si smorzò del tutto. Quando era nel torto, Melanie attaccava. Ovviamente aveva qualcosa da nascondere riguardo al suo nuovo amico. «Sì, hai ragione: è la tua vita. Ma stiamo parlando di una casa che è anche mia.» «Ti ho detto che non è come gli altri.» «Lo avevi detto anche degli ultimi cinque o sei. Che poi si sono rivelati esattamente come gli altri.» «Alana...» Alana sospirò. Era andata via dalla casa dei nonni e da una città che adorava anche e soprattutto perché non era mai andata d'accordo con Melanie. Non doveva dimenticarsene. «E va bene, mi dispiace. A volte sono...» «Assillante.» «Solo prudente, Melanie. E lo faccio per il tuo bene. Questo tizio magari immagina di fare il colpo gobbo: ti sposa, trova il modo per portarti via la casa... O peggio ancora, la casa gli serve per qualche losco traffico. Ci invita i suoi amici completamente fuori di testa, i soliti smidollati che vanno e vengono a tutte le ore per...» 10
«Non è quel genere di persona.» «Lo avevi detto anche di Bob, che poi ha cercato di rubarti l'argenteria di famiglia» le ricordò Alana. Ma tanto era inutile: Melanie aveva ereditato la testa matta della madre. Ogni volta che prendeva una delle sue decisioni avventate, cosa che capitava con estrema frequenza, in Alana si riaccendeva quel senso di panico, di smarrimento, che era stato il compagno della sua fanciullezza nei primi dieci anni in cui aveva vissuto con la mamma, appunto, prima che i nonni prendessero lei e Melanie con loro. «Ti dico che è diverso, credimi. È il tipo d'uomo che potrebbe candidarsi alle elezioni.» «Cioè ha un paio di amanti, frequenta un giro di prostitute e se la fa coi trans?» «Ah-ah! Molto spiritosa!» Datti una calmata, Alana. Che ne sai? Magari questo Sawyer è davvero un santo. Ma era più forte di lei. Quella splendida casa era anche sua e non sopportava che andasse a viverci un estraneo, una persona che non fosse in grado di apprezzarne la bellezza. Una persona per cui non aveva certo lo stesso valore, né significato. O era lei a essere egoista e irragionevole? Possibile. Se solo Melanie non fosse stata così brava a trovare tutti i mascalzoni del pianeta... «Non puoi provare a conoscerlo meglio, prima di farlo venire?» «Ci conosciamo da un mese. Che altro vuoi?» «Non possiamo fare due? O quattro, magari.» «Sta cercando casa. E la mia è libera.» «La nostra» precisò Alana. E intanto iniziava a organizzarsi mentalmente. Forse poteva posticipare la partenza per la Florida di un paio di giorni... «Facciamo così. Vengo lì e me lo presenti. Se è come dici, non ci saranno problemi e non avrò nulla da ridire.» 11
«Suvvia, Alana! Non ho più dodici anni!» No. Ma ti comporti come se ne avessi anche meno. «Lo so. Ma siccome è anche casa mia, mi sembra ovvio...» «A me sembra ovvio che dovresti fidarti di tua sorella.» Fidarsi? E su quali presupposti? «Voglio venirti a trovare. Che c'è di male?» Aveva già deciso, quindi? Con tutto il daffare che aveva col trasloco? «È solo che... insomma, mi sembra una perdita di tempo.» «Mi farebbe piacere conoscerlo.» «Be', ecco...» Alana si prese la testa tra le mani. Non c'era speranza. Se Melanie non voleva presentarglielo, Sawyer non era il santo che le aveva descritto. Motivo di più per recarsi a Wauwatosa di persona, proteggere la sua preziosa casa e impedire a sua sorella di rovinarsi la vita, come aveva sempre sempre fatto. E come aveva fatto sua madre. Gli ultimi raggi di sole tinteggiavano l'orizzonte quando arrivò in vista del profilo frastagliato di Milwaukee. Uno scenario tutt'altro che mozzafiato, se paragonato a quello di Chicago; ma quella, per Alana, era casa. Le salì un groppo in gola e desiderò di avere a portata di mano una macchina fotografica, per scattare una foto da appendere al muro, una volta a Orlando. Abbassò il finestrino e si riempì con foga i polmoni dell'aria calda di quella serata estiva. In Florida c'era già un'afa insopportabile, in quel periodo dell'anno. Per giunta, luglio era la stagione degli uragani. Quell'anno ne avevano già schivati due per un soffio. Alana aveva chiamato i nonni per avvisarli del suo cambiamento di programma. Aveva detto loro una pietosa bugia, facendo credere a entrambi di essere felice per Melanie e di voler conoscere a tutti i costi il suo nuovo, fantastico principe az12
zurro. Una scusa, in realtà, per non farli preoccupare. Sebbene i nonni conoscessero fin troppo bene Melanie: chissà quanto avevano penato per tenere alla larga tutte le teste calde di cui si era sempre circondata, fin da ragazzina! Uscì dalla statale 194 e imboccò la 41, direzione ovest, verso Wauwatosa. Il piccolo centro si trovava a pochi chilometri da Milwaukee. Ci arrivò di lì a poco. Rallentò in prossimità dei dossi artificiali che segnavano l'inizio del centro abitato e procedette fino alla Sessantaduesima, quindi svoltò a sinistra, ritrovandosi nell'elegante quartiere in cui si snodavano stretti viottoli fiancheggiati da case antiche. Quella dei nonni si sviluppava su due piani. L'avevano acquistata alla fine degli anni Quaranta, subito dopo essersi sposati. E lì erano vissuti fino a sei anni prima, quando cioè Alana si era laureata all'Università del Wisconsin. Oltrepassò la rotonda, svoltò e prese il terzo vialetto sulla destra prima di arrestarsi. Guardò con una certa apprensione la casa, ormai avvolta nelle ombre del crepuscolo. Non c'erano luci accese, né auto parcheggiate nel vialetto. Non aveva detto a Melanie che stava arrivando: lo scontro avuto con lei al telefono quel pomeriggio le era bastato. Uscì dalla sua Prius, si stirò ed estrasse la valigia, per poi arrestarsi ad ammirare i due olmi e la grande quercia sul davanti della villa, il prato curato, i giardini fioriti dei vicini, le case maestose allineate lungo la stradina. Il garage era vuoto: la Civic di Melanie non c'era. Su un lato dello spiazzo antistante la casa era però parcheggiata una Chevy ammaccata: di Sawyer? Alana aggrottò la fronte. Che avrebbe fatto se Melanie non ci fosse stata mentre Sawyer sì? Non ci aveva pensato. Sarebbe stato piuttosto imbarazzante, specie se lui le fosse stato antipatico a prima vista... come succedeva col novantotto percento dei fidanzati di Melanie. L'altro due per cento risultava se13
riamente antipatico dopo uno, due giorni al massimo. Forse Melanie si era fermata a bere qualcosa al bar, dopo il lavoro. Alana si augurò che rientrasse presto e che non avesse in programma di passare tutta la notte fuori, per partecipare a qualche festa. Capitava spesso anche questo, purtroppo. Usando la chiave da cui non era mai riuscita a separarsi, aprì la porta, entrò e si lasciò avvolgere da quell'odore familiare che le riaccese dentro una miriade di emozioni. Una felicità sconfinata, mista alla triste consapevolezza che sarebbe partita presto per stare via a lungo, in un posto lontanissimo. Sulla parete, alla sua sinistra, erano appese le foto che aveva scattato durante l'ultima visita di sua madre, quattro anni prima, in occasione della laurea di Melanie. Da allora, Tricia non si era più vista. Subito dopo, la sua foto preferita: il picnic sulla sponda del lago Michigan. L'aveva fatta con l'autoscatto. C'erano lei, i nonni, Melanie e la mamma. Un gruppetto di persone che si tenevano le mani sulle spalle e sorridevano, i capelli al vento. La mamma - o Tricia, come voleva che le sue figlie la chiamassero - si faceva giusto viva con una telefonata uno o due giorni prima o dopo il loro compleanno, prometteva immancabilmente di andare a trovarle presto, mandava sporadiche cartoline o spediva strani regali: sassi bucherellati, bizzarri bijoux o libri sulla salute spirituale... che nessuna delle due sorelle si sarebbe mai sognata di sfogliare. «Mel?» chiamò, affacciandosi in cucina. Storse il naso. Le pulizie non erano il forte di Melanie. Tuttavia c'era un discreto ordine rispetto alle altre volte in cui era piombata lì in quei sei anni. Andò ad aprire il frigorifero. E lì non c'era da stupirsi. Tipico di Mel: due contenitori con gli avanzi di un fast food. Un tubetto di maionese. Un uovo. Mezzo limone. Una foglia rinsecchita di sedano. Una mela avvizzita. Dodici lattine di birra. 14
Roba da pazzi... Un'ora più tardi, Alana era andata al supermercato, era tornata, aveva mangiato tre fette di fesa di tacchino con un contorno di insalata fresca, si era fatta la doccia e sedeva in soggiorno, con un libro preso in prestito dalla libreria del nonno: un'altra cosa di cui lei e Melanie non si erano mai disfatte. Verso le undici, con un pesante cerchio alla testa, richiuse il libro e si alzò. Ci avrebbe messo un bel po' di tempo ad addormentarsi, ma non aveva più voglia di aspettare sua sorella in piedi. Melanie riusciva a restare alzata fino alle tre del mattino e a svegliarsi fresca come una rosa, mentre lei aveva bisogno di farsi otto ore di sonno filate se non voleva restare rintronata per tutto il santo giorno. Potevano esistere al mondo due sorelle più diverse? Alana bruna, Melanie biondissima. Alana sempre in lotta con la bilancia, Melanie snella e slanciata senza mai avere fatto una dieta in vita sua. Alana con la sua concretezza e il suo amore per l'ordine, Melanie svanita, impulsiva e superficiale. Solo perché glielo aveva giurato Tricia sapevano per certo di essere figlie dello stesso padre. Sospirando, Alana salì nella zona notte trascinandosi dietro la valigia. Avrebbe preferito avere subito quel confronto con sua sorella e chiuderla lì; invece avrebbe dovuto rimuginarci per tutta la notte. Fortuna che si era portata le pillole consigliatele dal suo medico, un farmaco nuovo, molto potente, da assumere quando i troppi pensieri le impedivano di prendere sonno. Come quella sera, appunto. Raggiunto il piano di sopra, aprì la porta della sua camera... e si arrestò sulla soglia. Melanie aveva portato via tutte le sue cose: gli animali di pezza, i premi delle gare di atletica vinti alle superiori, i ninnoli di ceramica che si era comprata da bambina, con la paghetta settimanale, e persino il copriletto a fiori. Andò a sbirciare nella stanza di sua sorella, che invece non 15
era cambiata: il telefono di Betty Boop sul comodino, vestiti sparsi dappertutto, due rossetti aperti e la scatoletta degli ombretti sulla cassettiera, anelli e bracciali abbandonati disordinatamente sulla scrivania, in mezzo alle fotografie in cornice. Passò nella camera da letto padronale, che era sicuramente abitata: lo si capiva dal letto sfatto. Matrimoniale. E lì dovevano dormire Melanie e Sawyer, dedusse. L'altra porta, quella accanto, dava sulla camera degli ospiti: la stanza di sua madre. Sempre uguale. Due letti gemelli, coperti da una trapuntina rosa confetto. Solo la sua camera, quindi, era stata trasformata. Svuotata di tutto. Perché? Era il modo in cui Melanie, inconsapevolmente, voleva metterla fuori dalla sua vita? Perché non le aveva nemmeno chiesto se poteva togliere di mezzo le sue cose? Si accasciò sul muro del corridoio sentendosi sull'orlo di una crisi di pianto. Aveva fatto male ad andare. Ma doveva essere sicura che la casa fosse in buone mani, che quel Sawyer non fosse il solito balordo di turno e che sua sorella non andasse incontro all'ennesima, cocente delusione. Prese il beauty e andò in bagno a lavarsi i denti. Con un goccio d'acqua, mandò giù una pasticca. Quella notte voleva dormire. L'indomani, a mente lucida, ci sarebbe stato tutto il tempo per risolvere ogni problema. Certo, se avesse trovato qualcosa per quel mal di testa... Frugò nell'armadietto dei medicinali e trovò un flaconcino di ibuprofene. Lo aprì e prese una pastiglia. Si guardò allo specchio mentre tornava a riempirsi il bicchiere: aveva l'aria stanca, gli occhi incavati, il colorito pallido. Colpa dello stress accumulato in quei giorni. E di quella odiosa emicrania. Mentre si ficcava in bocca la pasticca, notò che non era arancione. Strano, pensò. Di solito, i farmaci generici contenenti lo stesso principio attivo avevano lo stesso colore, sebbene prodotti da diverse case farmaceutiche. Controllò il flacone: 16
diceva ibuprofene. Doveva forse preoccuparsi? Non ora. Era troppo stanca. Un'altra sciacquata alla faccia, si infilò la camiciola di raso color crema e le culottes coordinate e si distese sul letto con A Year of Wonder, uno dei suoi libri preferiti... Melanie aveva avuto la bontà di lasciarle almeno quelli! Dieci minuti più tardi, faceva fatica a tenere gli occhi aperti. Però! Le pillole del dottor Bagin erano davvero miracolose! Il libro le scivolò di mano: non si sporse nemmeno a raccoglierlo dal pavimento. Provò a spegnere la lampada sul comodino e trovò a fatica l'interruttore. Stava già per addormentarsi. Bene. Aveva proprio bisogno di farsi un bel sonno. Tirò su il lenzuolo con un braccio che le sembrò pesante come se fosse stato di piombo. Benedetto sonnifero...
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275 Gioca con me di Leslie Kelly Amanda è una donna libera, dedita alla sua professione. Le esperienze con gli uomini l'hanno convinta di non essere fatta per la vita di coppia, ma quando conosce Reese decide di voler rischiare. Bollente tra le mani di Nancy Warren Lui ha scritto "bad boy" sulla pelle. Di questo ne è convinta Lexy, designer di gioielli, quando incontra Charles nel suo studio. Lui è misterioso, sensuale e in grado di soddisfare le sue fantasie più nascoste.
276 Sexy tra le lenzuola di Isabel Sharpe Alana sta sognando il vero paradiso sulla terra: un uomo sexy che fa cose pazzesche con il suo corpo. Ma al risveglio la vera sorpresa è ritrovarsi accanto Sawyer, il ragazzo della sorella, in carne e ossa. Corpi che si sfiorano di Jule McBride Quell'antico palazzo è per Cassidy l'unica salvezza e per questo deve screditare la famiglia Donato, attuale proprietaria. Certo, giocare con l'erede Dario, sexy da togliere il fiato, non sarà facile.
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