T317 nel letto del socio

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Nel letto del socio

Sex express


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Lying in Bed Midnight Special Harlequin Blaze © 2013 Jolie Kramer © 2013 Tawny Weber Traduzione di Elisabetta Frattini Traduzione di Anna De Figueiredo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation febbraio 2014 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY TEMPTATION ISSN 1591 - 6707 Periodico mensile n. 317 del 6/02/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 128 dello 07/03/2001 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


JO LEIGH

Nel letto del socio


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L'agente speciale Ryan Vail gettò la brochure sul letto che sembrava comodo, diversamente da quelli in cui gli toccava dormire durante le missioni per l'FBI. Quel luogo era un'oasi di decadenza nel mezzo del deserto di Las Vegas, studiata per gente danarosa, amante del divertimento, a cui piaceva farsi viziare. Ryan si appoggiò alla testata. Davanti al letto c'erano un televisore a schermo piatto da 42 pollici, una poltrona, un divanetto in pelle e un minibar. Se voltava la testa a destra, oltre la terrazza privata, poteva godere della vista di un bel giardino con una piscina, il tutto alle pendici delle Spring Mountains. Nel resto del mondo poteva anche essere febbraio, ma nel deserto di Las Vegas c'era il sole e la temperatura era di ventidue gradi. Sorridendo prese il cellulare e digitò un messaggio. Impazzirai quando vedrai la vasca. Dopo averlo inviato si aggiustò il cuscino sotto la testa, controllando la posta elettronica. Aveva ricevuto un altro aggiornamento su Delilah Bridges, una delle terapiste titolari dell'attività. Erano in quattro a gestire il villaggio vacanze Intimate At Last, tutti sospettati di far parte di un'associazione a delinquere specializzata in ricatti. Sfortunatamente per loro 7


avevano preso di mira un amico di James Leonard, il vice-direttore dell'FBI. Il telefono di Ryan squillò e lui rispose senza controllare il display, sapendo che si trattava della sua partner. «Jeannie Foster. Come sta la mia testimone preferita?» «Taci, bastardo» rispose lei. La sua voce aveva una strana eco come se si trovasse in una stanza molto grande o in un bagno. Quella reazione era da attribuire alla fotografia che le aveva mandato della vasca da bagno enorme, con tanto di idromassaggio. L'attimo seguente la madre di due bambini imprecò con l'eleganza che la contraddistingueva. «Detesto i tribunali. Detesto gli avvocati. Detesto i giudici. Per non parlare delle giurie. Portami via da qui, Ryan.» «Dovrebbe finire presto, giusto?» «Probabilmente poco prima della prossima era glaciale. Non hai idea di quanto questa gente ami sentirsi parlare.» «Tra qualche ora ti sarai completamente dimenticata di loro. Qui è tutta un'altra cosa. Dal momento che sono obbligato a dormire con te, sono contento che sia in un letto così bello, che è anche più comodo di quello che ho a casa.» Jeannie rise. «Se non riposi bene non è colpa del letto, ma delle tue attività extracurricolari. Dovresti trovare un materasso di titanio in grado di sopportare il logorio.» «Spiritosa.» «No, oggi non c'è niente che mi faccia ridere. Hai ricevuto l'aggiornamento su Delilah?» «Sì.» Il sospiro di Jeannie fu lungo e carico di frustrazione. «Interessanti i trascorsi criminali del padre, ma non abbiamo ancora scoperto niente di utile.» «Tutti commettono errori. E io sarò un bersaglio perfetto, tanto che non vedranno l'ora di incastrarmi. Saremo fuori di qui in pochi giorni.» «Credevo che avessi detto che è un posto fantastico.» Ryan rise. Era per quello che la sua partner gli piaceva 8


benché in certe occasioni il fatto che fosse sposata e madre di due marmocchi la rendeva una palla al piede. Era perspicace e dotata di umorismo, ma soprattutto aveva bisogno di una vacanza almeno quanto lui dopo gli ultimi mesi di preparazione all'operazione sotto copertura. «Giusto. Forse ci impiegheremo tutta la settimana.» «Eccoci. Devo tornare nella stanza delle torture.» «Bene. Io adesso spengo questo telefono. Quello di Ryan Ebsen, insieme al computer portatile sono ancora sotto carica. Se Dio esiste dovrei essere già addormentato quando arriverai, quindi vedi di non svegliarmi.» «Devi smaltire i postumi di un'altra notte brava, Don Giovanni?» «Non sono affari tuoi. Adesso vai a fare il tuo dovere di testimone.» «Ci aggiorniamo domani mattina» concluse Jeannie, lasciandolo a decidere come impegnare il resto del pomeriggio. Sarebbe stato divertente fare una capatina in qualche casinò, ma nel momento in cui era approdato a Las Vegas l'agente dell'FBI Ryan Vail si era trasformato in Ryan Ebsen, marito devoto di Jeannie Ebsen, figlio di Felicia e Bob, originario di Reseda, in California. Ryan sfogliò il dossier che conosceva a memoria, ma quando fingeva di essere qualcun altro la preparazione non era mai eccessiva. Ebsen era il capo area di un'azienda che produceva software. Si era sposato con Jeannie nove mesi prima. La sua bella e giovane moglie non aveva bisogno di lavorare grazie alla cospicua rendita di cui disponeva. Negli ultimi tempi però la signora Ebsen aveva trascorso troppo tempo al club, dimostrando un eccessivo interesse per un aitante maestro di tennis. Ryan dubitava che fossero stati a letto insieme, ma c'era il rischio che se Jeannie avesse incominciato a pensare che la loro luna di miele fosse finita, avrebbe trovato rifugio tra le braccia muscolose del bel tennista. Alloggiare in quel particolare villaggio turistico dove, come si leggeva sul depliant, avrebbero imparato a impegnarsi 9


in una relazione esclusiva e soddisfacente, era stata un'idea di Ryan Ebsen. Il signor Ebsen, da quella canaglia che era, voleva che il suo matrimonio funzionasse. Si era affezionato molto alla casa di Brentwood, così come al pied-à-terre di Manhattan, per non parlare della Ferrari e dei viaggi aerei in prima classe. Aveva persino deciso di rompere con Roxanne, la sua bellissima segretaria. Tutte quelle stronzate riguardo al costruire una relazione intima e duratura lo trovavano molto interessato. Ryan continuava a tenersi informato leggendo le e-mail della White Collars Crimes, la squadra di Los Angeles di cui faceva parte. Il primo rapporto riguardante i ricatti era arrivato dopo che la vittima aveva trascorso un fine settimana al villaggio della Intimate At Last di Los Angeles e dal momento che, oltre all'estorsione, si era verificato anche un trafugamento di opere d'arte, la squadra di Los Angeles aveva preso in carico l'indagine mandando i suoi agenti a Las Vegas per un'operazione sotto copertura. Naturalmente l'ufficio di Las Vegas era stato messo al corrente di quella missione, per evitare di scatenare una disputa territoriale, ma l'intera operazione aveva un limite temporale perché di lì a qualche settimana i sospettati intendevano spostare la loro base operativa a Cancún, in Messico. Quindi non c'era tempo da perdere. In attesa della sua bella consorte, Ryan avrebbe disfatto le valigie, si sarebbe fatto una nuotata, avrebbe usufruito del servizio in camera per farsi uno spuntino, poi si sarebbe cambiato. Jeannie si sbagliava di grosso pensando che fosse stanco dopo una notte brava. In realtà era tornato all'alba dopo aver discusso per tutta la notte con il vice capo della polizia di Long Beach nel tentativo di convincerlo a rilasciare suo padre. L'idiota si era ubriacato di nuovo e aveva cercato la lite con una mezza dozzina di marine. Nonostante avesse più di cinquant'anni si comportava ancora come un adolescente. Ryan aveva bisogno di una lunga notte di sonno per entrare nella parte del marito da spot pubblicitario tutto zucchero a 10


velo fuori, ma preoccupato di perdere tutti gli agi e i privilegi concessi dal fondo fiduciario ereditato dalla cara mogliettina nel caso in cui la stessa fosse venuta a conoscenza delle sue numerose e ripetute scappatelle. Dopo aver dato un'occhiata al menu del servizio in camera e aver ringraziato il cielo per il cospicuo fondo spese che era stato concesso all'operazione, accese il televisore, e lo sintonizzò su un canale sportivo. Era di vitale importanza che l'operazione avesse successo. Il vice capo Leonard era alla ricerca di un assistente per il suo ufficio di Washington D.C. e Ryan si contendeva la promozione con un piccolo gruppo di altri candidati. Perciò, ora che si trovava sotto i riflettori doveva fare di tutto per dimostrare di essere una vera star. Angie Wolf sospirò sentendo le voci degli altri componenti della squadra White Collar Crimes che rientravano dopo la pausa. Accidenti, sembrava se ne fossero andati solo pochi minuti prima. Non aveva avuto tempo a sufficienza per respirare e tanto meno per riflettere. Erano un gruppo eccezionale: competenti, scrupolosi e in genere brave persone con cui non era difficile relazionarsi. Tuttavia i due mesi appena trascorsi erano stati duri. Angie aveva passato troppe ore in ufficio e in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per rimanere sola, magari fuori, impegnata in una bella corsa che, oltre a rasserenarla, le avrebbe permesso di battere il suo record personale. Nonostante i colleghi stessero rientrando, non si prese la briga di ricomporsi, tenendo le gambe allungate davanti a sé con le caviglie incrociate, un tallone sulla scrivania, la schiena appoggiata alla sedia. «Ehi, perché non sei venuta con noi a festeggiare con un brindisi?» Angie sorrise a Paula, un'altra agente speciale esperta di reperti d'arte. I festeggiamenti ai quali si riferiva riguardavano il ritrovamento di un dipinto di Rubens trafugato durante la Seconda Guerra Mondiale e recuperato alla fine degli anni 11


'90. Valeva milioni ed era stato regalato a una galleria d'arte del New Mexico che lo aveva venduto a un collezionista privato che, per ovvi motivi, aveva voluto restare nell'anonimato. La transazione appariva legale tuttavia la nipote del proprietario originale era certa che il nonno fosse stato costretto a cedere il tesoro di famiglia. Il vice capo dell'FBI in quanto amico di vecchia data della famiglia aveva deciso di intervenire. E nonostante la squadra alla quale Angie apparteneva avesse svolto un lavoro ineccepibile, non era ancora riuscita a incastrare i ricattatori. Angie si rese conto che Paula aspettava ancora una risposta. La pausa era ufficialmente finita. «Non ti pare che abbiamo già passato abbastanza tempo insieme? Due mesi lavorando dalle ottanta alle novanta ore alla settimana?» Paula si sedette di fronte a lei. «Ti potrai prendere una pausa quando sarai morta, oppure stasera, se uscirai a bere qualcosa con noi. Questa volta non ti permetteremo di declinare l'invito a costo di prelevarti a forza.» «Tu insieme a chi?» «A me, per esempio.» A parlare era stato Brad Pollinger. Il partner di Angie sul campo fu seguito da tutti gli altri membri della squadra, concordi nell'affermare che erano pronti a usare le maniere forti pur di convincerla a uscire insieme a loro. «Va bene, ma non berrò più di una birra.» «Non ti diverti mai tu?» le chiese Paula fissando lo sguardo sulla scarpa dal tacco basso appoggiata sulla scrivania. Per Angie la comodità era molto più importante dell'essere alla moda. «Certo che mi diverto» rispose evitando di precisare che si divertiva di più da sola che in compagnia. La sua idea di divertimento era battere ogni giorno il record personale nella corsa o lavorare su progetti che l'avrebbero portata a realizzare il suo piano decennale. Non era e non sarebbe mai stata un animale socievole. 12


Fin dall'inizio aveva saputo che in quanto programmatrice informatica esperta in protocolli investigativi avrebbe dato un contributo importante alla squadra e così era stato. Il nuovo programma da lei ideato aveva portato alla scoperta che il padre di Delilah Bridges era stato arrestato per rapina quattro volte, ogni volta con un nome falso. Non era stata una scoperta decisiva, ma era comunque servita ad ampliare il quadro generale e a mettere a posto alcuni tasselli del rompicapo. Aveva lavorato duramente, usando algoritmi talmente sexy da provocare orgasmi virtuali ai cervelloni della sezione Crimini Informatici. Il suo impegno le era valso anche una candidatura per la posizione di assistente del vicedirettore a Washington D.C. Angie voleva ottenere quella promozione con tutte le sue forze. Sarebbe stato un fiore all'occhiello, un riconoscimento che l'avrebbe distinta, portandola al centro del potere dove non solo voleva trovarsi, ma anche prosperare. «Quella che si diverte di più senz'altro è Jeannie» disse una voce a tre scrivanie di distanza. «Riuscite a immaginare come sia fingere di essere la moglie di Ryan Vail per una settimana intera?» Angie guardò Sally Singer, una tranquilla contabile forense, per capire se scherzasse o meno. «Sì, credo che Jeannie abbia vinto questa volta» ammise Paula ridendo. Sembrava anche un po' invidiosa. Ma erano impazzite? Ryan Vail era senza ombra di dubbio un ottimo agente, ma era anche un incorreggibile donnaiolo. Tutti erano a conoscenza dei suoi exploit benché si sforzasse di tenere la vita privata separata dal lavoro. La leggenda diceva che si era intrattenuto con quattro diverse modelle di Victoria's Secret anche se nessuno aveva capito se tutte insieme o una alla volta. Bisognava ammetterlo: le sue tattiche erano sottili ed efficaci e c'era mancato poco che irretissero anche lei. A sua discolpa c'era da dire che si trovavano a una festa e che aveva13


no bevuto troppo, ma ricordando quello che era successo si sentiva ancora in imbarazzo. «Siete impazzite? Sarà una settimana difficile per entrambi» intervenne Brad facendo giochi di prestigio con una monetina per evitare di fumare. «Condividere il letto? Eseguire esercizi di intimità? Ma in che cosa diavolo consisteranno mai questi esercizi di intimità?» «Oh, cielo! Visto che lo chiedi credo di essere molto dispiaciuta per tua moglie» commentò Angie scatenando l'ilarità generale. Sperava che il suo commento mettesse fine a quella conversazione perché lei sapeva esattamente in che cosa sarebbero consistite le esercitazioni. Toccarsi, baciarsi, forse anche senza vestiti. E lei non poteva pensare a Ryan in un contesto simile. Non nello svolgimento delle sue funzioni. «Avrebbero dovuto mandare me sotto copertura con lui» dichiarò Paula. «Davvero. Avrei apprezzato l'esperienza molto di più di quanto non farà Jeannie.» La risata di Brad sembrò più incredula che divertita. «Ma tu hai un ragazzo.» Paula increspò le labbra in un sorriso innocente. «Se stai lavorando su un caso non può essere considerato tradimento.» «Col cavolo che non può essere considerato tradimento» replicò lui ridendo. «Avrebbero dovuto assegnare Angie all'operazione sotto copertura. Senza offesa a Jeannie, ma voi due avreste fatto una coppia più credibile.» Angie sbuffò. «Vail e io? Sì, come no.» Paula si strinse nelle spalle. «Sapete quanto detesti trovarmi d'accordo con Brad, ma capisco quello che intende dire. Con la giusta acconciatura e abiti diversi sembrereste usciti dalla rivista In Style.» Angie rise, ma nessuno la imitò. Era possibile che la prendessero in giro perché sapevano che cosa era successo tra lei e Ryan? No, quando erano in ufficio non si guardavano neanche. Nessuno sapeva, tranne Liz, la sua migliore amica, non14


ché agente dell'FBI di San Diego. E Liz non aveva parlato con nessuno, ne era sicura. «Smettetela. Non mi proporrei mai volontaria per un'operazione con Vail.» «Bugiarda. Ti ho visto mentre gli guardavi il sedere. Non c'è essere umano con almeno un alito di vita che non glielo guardi.» «Io un alito di vita ce l'ho» intervenne Brad, «ma ti giuro che non gli ho mai...» «Io invece sì» lo interruppe Sally sollevando la mano. «E Angie, mia cara, per quanto tu voglia fare la superiore, ho notato che arrossisci quando ti passa vicino.» «Forse perché Vail fa cose che fanno arrossire» si schermì Angie avvampando. «Ma vi immaginate come sarebbe dormire in un letto insieme a lui, fingendo di essere sua moglie? Palmer avrebbe anche potuto offrirsi di pagarmi le rate dell'auto, ma io non avrei mai accettato...» L'assistente del direttore, Gordon Palmer, scelse proprio quel momento per entrare nell'ufficio. Angie tirò giù in fretta i piedi dalla scrivania e tutti si ricomposero. «Abbiamo un problema» annunciò gelando l'atmosfera. Palmer era una brava persona, un capo imparziale e possedeva il dono di scegliere l'agente giusto per ogni compito, a differenza della maggior parte dei colleghi. «L'agente Foster è stato trattenuto in tribunale e pare che le cose andranno per le lunghe. Abbiamo cercato di ottenere un rinvio, ma il giudice si è rifiutato di concedercelo.» Angie sentì il petto stringersi in una morsa. Tutto il lavoro svolto, tutte le ore impiegate a preparare l'operazione sotto copertura... «Tuttavia» proseguì Palmer rivolgendosi ad Angie. «Abbiamo trovato una soluzione.» La pressione sul torace di Angie si era fatta così opprimente da renderle difficile la respirazione. «Oh, mio Dio.» «Sei al corrente di ogni aspetto riguardante il caso» le fece notare a quel punto Palmer. «Hai partecipato alla stesura del15


le storie per la copertura, sono certo che te la puoi cavare.» «Non sarebbe meglio mandare Paula?» chiese Angie stringendo i braccioli della sedia con le mani come se si trattasse di una questione di vita o di morte. «Diceva proprio adesso che...» Paula scosse la testa. Era tornata in modalità lavorativa. «Non conosco i dettagli della copertura.» Palmer si avvicinò alla scrivania di Angie. «Non posso obbligarti a farlo» mormorò in modo che solo lei potesse sentirlo. «E se deciderai di non accettare l'incarico non ci saranno ripercussioni negative sul tuo curriculum. Mi rendo conto che si tratta di una situazione delicata. Nessuno ti biasimerà se non te la senti di metterti in gioco.» Il pensiero di dormire nello stesso letto con Ryan Vail la rese tesa come una corda di violino, facendole venir voglia di nascondersi sotto la scrivania. Nonostante la reputazione di donnaiolo, Ryan si sarebbe comportato da gentiluomo, non aveva dubbi, il che però non significava che lei sarebbe riuscita a comportarsi altrettanto bene. Sapere che non sarebbe mai stata la compagna di Ryan nella vita reale non le aveva impedito di fantasticare su di lui. E l'idea di dover dormire nello stesso letto le provocò una sensazione di panico. E poi c'erano anche diverse ragioni pratiche per declinare l'offerta. Aveva partecipato alla stesura delle storie, ma non poteva calarsi nel ruolo che era stato affidato a Jeannie. D'altro canto non voleva deludere la squadra, senza contare che prendendo parte a un'operazione sotto copertura il suo punteggio agli occhi del vicedirettore sarebbe notevolmente salito. Valutò i pro e i contro. Valeva la pena di fingere di essere la moglie di Ryan per tutta la settimana pur di ottenere un posto prestigioso a Washington D.C.? Angie si alzò. «Non abbiamo molto tempo. Jeannie e io non abbiamo la 16


stessa taglia perciò dobbiamo procurarci un nuovo guardaroba. Dovremo costruire la mia copertura più in fretta di quanto sia umanamente possibile» dichiarò in tono deciso. Palmer le strinse la mano. «Grazie, Wolf. O meglio, signora Ebsen.»

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317 Nel letto del socio di Jo Leigh

Ryan e Angie lavorano insieme da anni e la loro relazione è sempre stata molto professionale. Ma quando si trovano a dover operare sotto copertura, fingendosi marito e moglie le cose cambiano. Toccarsi, baciarsi... fa parte della finzione, ma l'attrazione è più che reale.

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