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Indagine provocante

Sensuale sorveglianza


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Yours for the Night Hers for the Holidays Harlequin Blaze © 2012 Samantha Hunter © 2012 Samantha Hunter Traduzione di Elisabetta Frattini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation ottobre 2014 Questo volume è stato stampato nel settembre 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY TEMPTATION ISSN 1591 - 6707 Periodico mensile n. 326 del 16/10/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 128 del 7/03/2001 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


SAMANTHA HUNTER

Indagine provocante


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Circondato dal caos del venerdì sera in Union Square, a San Francisco, Garrett Berringer scese i gradini di cemento dell'hotel Westin St. Francis. Una mite brezza novembrina riscaldava la città, tanto che non si era preoccupato di indossare il cappotto. Il volo da Philadelphia era stato lungo e noioso. Ora aveva tutto il tempo per rilassarsi prima di presenziare al matrimonio del suo amico il giorno seguente. Conosceva Ed dai tempi del college e l'ultima volta lo aveva visto al suo matrimonio. Dall'altra parte della strada, nella piazza, stavano allestendo il festival dell'arte che si sarebbe tenuto quel weekend. Davanti a una caffetteria, vicino alla Statua della Vittoria c'erano alcune persone in coda. Lo sguardo di Garrett si posò sui due enormi cuori dipinti su due lati della piazza, uno dei quali sotto una palma. Aveva letto che le palme non erano piante autoctone, ma che venivano importate e che costavano un occhio della testa. I cuori erano il simbolo della città. Una giovane coppia si abbracciò davanti ai cuori mentre una terza persona li fotografava. Una morsa gli strinse lo stomaco. Lui non aveva lasciato il cuore a San Francisco, ma sulla costa orientale, dove sua moglie era morta, o più preci7


samente, era stata uccisa. Erano sposati da sei anni quando era successo e dall'incidente ne erano passati altri sei. Si erano sposati giovani e il lungo e promettente futuro che avevano creduto di avere davanti a loro era stato distrutto in un istante. Lainey era un'assistente procuratore e lavorava al suo primo caso importante: un processo per omicidio contro un membro di una banda locale. Era eccitatissima e dopo aver ottenuto un verdetto di colpevolezza, stava raggiungendo Garrett e la sua famiglia per festeggiare. Il fratello dell'omicida aveva aspettato che uscisse dal tribunale e l'aveva seguita con il suo SUV. I procuratori ricevevano costantemente minacce, ma durante quel processo non ce n'erano state, perciò non c'era stato motivo di pensare che la povera Lainey fosse in pericolo. Almeno questo era quello che Garrett si era ripetuto un migliaio di volte, colpevolizzandosi ugualmente per non essere andato a prenderla quel giorno. L'incidente si sarebbe verificato in ogni caso, ma almeno lui sarebbe stato lì con lei. L'assassino l'aveva investita a tutta velocità, uccidendola sul colpo. Forse sperava di farlo passare per un incidente e di riuscire a scappare, ma anche lui era rimasto gravemente ferito. Alla fine era finito in prigione insieme a suo fratello. Garrett era stato presente ai processi e intendeva esserlo a qualsiasi udienza per la richiesta di libertà vigilata giusto per assicurarsi che non la ottenessero. D'un tratto le palme, la gente, i cuori colorati, gli scatenarono una forte nostalgia della vita sulla costa orientale. Aveva creduto di volersi lasciare tutto quanto alle spalle. Le lunghe giornate buie e la festività incombente. Mancavano solo sette giorni al Giorno del Ringraziamento e sua moglie era morta qualche giorno prima della ricorrenza. Aveva davvero creduto di poter sottrarsi al ricordo allontanandosi e cambiando paesaggio? 8


Voltando le spalle alla coppia e ai cuori, attraversò la piazza imponendosi di lasciar andare il dolore e di sentirsi grato per i bei momenti che aveva vissuto con la sua giovane moglie. A volte si chiedeva se avrebbe mai trovato un'altra donna perfetta per lui come lo era stata Lainey. In sei anni, durante i quali aveva fatto sesso con altre donne, non aveva mai sentito scoccare in lui nessuna scintilla. Aveva conosciuto Lainey al college e per un breve periodo aveva pensato di cambiare facoltà per studiare insieme a lei. Dopo la sua morte, si era tuffato nel lavoro e aveva creato un'agenzia di guardie del corpo, la Berringer Bodyguards insieme a suo fratello Jonas, che nello stesso periodo aveva lasciato la polizia. Non aveva potuto salvare Lainey, ma da allora aveva salvato molte altre persone. A Garrett era sempre piaciuto sapere che lui e Lainey la pensavano nello stesso modo, che avevano gli stessi obiettivi e che entrambi apprezzavano l'organizzazione e la vita tranquilla. Erano due persone pragmatiche e raramente litigavano. Qualità che ora lo facevano sentire antiquato, nonostante avesse solo trentasei anni. Di scatto si scansò per non essere travolto da un ragazzo con i capelli color arancione che sorridendo sfrecciò accanto a lui su uno skateboard. Dal giorno del funerale non si era più preso una vacanza, come gli aveva fatto notare suo fratello in più di un'occasione. Il fatto era che lui non aveva bisogno di tempo libero. Per pescare e andare a far visita alla sua famiglia gli bastavano i weekend e le serate. Era un uomo semplice, senza tante esigenze. Alla fine, tuttavia, la vacanza gli era stata imposta. Jonas era stato via insieme a Tessa, la sua nuova moglie e al ritorno dalla luna di miele erano ripartiti per trascorrere qualche settimana in Europa approfittando della festività del Giorno del Ringraziamento. Chance, suo fratello minore, era partito a sua volta per 9


prendere parte a un corso di sopravvivenza. I loro genitori avevano deciso di andare a riscaldarsi in Florida ed Ely era partito con un gruppo di vecchi commilitoni per una vacanza in un luogo sperduto. L'agenzia avrebbe riaperto i battenti con il nuovo anno. Così quando Garrett aveva ricevuto l'invito al matrimonio gli era sembrato meglio partire piuttosto che accompagnare i suoi genitori in Florida o restare a Philadelphia da solo, con troppo tempo a disposizione. Da un venditore di fiori comperò un mazzo di margherite un po' appassite, sentendosi ridicolo e dopo aver camminato per qualche isolato svoltò a sinistra, seguendo le indicazioni che la receptionist gli aveva fornito per arrivare a Chinatown. Teneva il mazzo di margherite stretto in mano mentre pensava a come organizzarsi la serata. Si sarebbe potuto fermare a cena da qualche parte poi tornare in albergo a leggere o a studiare la piantina della città, pianificando che cosa fare in quel lungo mese che lui aveva a disposizione. Passando davanti ai negozietti asiatici, vide una bellissima fontana che a Tessa sarebbe sicuramente piaciuta per la vetrina del negozio di articoli per l'igiene personale che gestiva a Philadelphia. Poteva essere un bel regalo di nozze. Stava entrando nel negozio quando il suo cellulare squillò. «Garrett» rispose in tono assente, studiando la fontana alla ricerca del cartellino con il prezzo. «Gar, amico mio, sei qui?» Era Ed. Garrett sorrise. «Sì, per la precisione mi trovo a Chinatown. Come stai passando l'ultima serata da scapolo?» «Sono felice che sia l'ultima» rispose Ed. «Non vedo l'ora di farti conoscere Isabel.» «Anch'io sono impaziente di conoscerla.» «Hai già qualche programma per questa sera?» gli chiese l'amico a quel punto. 10


«Niente di particolare. Pensavo di rilassarmi per riprendermi dal viaggio.» «Ti andrebbe di venire alla cena di prova per il matrimonio?» gli propose Ed. Garrett abbassò lo sguardo sulle povere margherite che stavano appassendo, pensando a un modo gentile per declinare l'invito. Ed lo aveva invitato perché sapeva che era solo in città e pur apprezzando le sue buone intenzioni, gli dispiaceva che il suo amico si sentisse in dovere di fargli compagnia. Non lo infastidiva stare da solo. Ormai ci aveva fatto più o meno l'abitudine. «Non è riservata ai parenti più stretti?» «Be', in effetti è anche per questo che ti ho chiamato. Avrei bisogno di un favore.» «Dimmi tutto.» «Il fratello di Isabel, uno dei testimoni, è in ospedale per avvelenamento da cibo.» «Mi dispiace.» «Già, ma a noi manca un testimone e speravo che tu potessi sostituirlo.» Garrett rimase senza parole ed Ed si affrettò a riempire il silenzio. «Lo so, non ti avevo chiesto di far parte delle persone che mi avrebbero accompagnato all'altare per non farti sentire obbligato a venire e per tutto il resto, ma...» Garrett sapeva che con tutto il resto si riferiva al fatto che fosse vedovo. «Capisco se non te la senti, sono già più che felice di averti qui.» Lui prese un respiro profondo. «È che... be'... non ho uno smoking o quello che...» Come poteva dire di no a Ed? «Non c'è problema. Jimmy ha la tua stessa taglia e se do11


mani portiamo il suo smoking in sartoria sono sicuro che ce lo prepareranno in tempo.» «Bene» commentò Garrett fingendo un'allegria che in effetti non provava. «Sono in debito con te, Gar. Isabel era preoccupatissima.» Garrett ricordava lo stato d'animo di Lainey il giorno prima del matrimonio nonostante il loro fosse riservato solo a pochi intimi. Capire come sarebbero risultate le fotografie e come gli invitati si sarebbero vestiti era importante per la sposa. Sospirando accettò il programma che il destino aveva stabilito per lui. «Sarà un piacere. Dove vi raggiungo?» «Ho mandato una macchina a prenderti all'albergo.» Lui rise. «Perfetto. Ma l'autista dovrà aspettare, non sono vestito nel modo adatto per prendere parte alle prove di un matrimonio.» «Non preoccuparti, questa sera saremo tutti vestiti come ci pare. Se mi dici dove sei, ti mando a prendere lì.» «Grazie, Ed.» Dopo aver comunicato all'amico la sua posizione, Garrett cercò di convincersi che in fondo la serata si sarebbe anche potuta rivelare piacevole. Tiffany Walker lanciò un'occhiata all'orologio. Cercando di evitare di stazzonare il vestito, si contorse nel tentativo di mettere a fuoco la lente della macchina fotografica sulla finestra della camera d'albergo. Si trattava di un apparecchio vecchiotto, che aveva più di undici anni, un regalo per aver superato brillantemente l'esame di maturità. All'epoca il suo sogno era quello di diventare una fotografa professionista e con quella macchina di grande qualità immaginava di realizzare scatti che sarebbero stati pubblicati su riviste a tiratura nazionale. Mai e poi mai lei si sarebbe immaginata di usarla per fotografare un marito fedifrago in un sordido albergo di una zona 12


di San Francisco che non era solita frequentare. La signora Hooper aveva minacciato di non pagare la parcella a meno che non le venissero fornite delle prove concrete con le quali inchiodare il marito infedele. Fino a quel momento le uniche fotografie che era riuscita a scattare ritraevano il signor Hooper mentre entrava nell'albergo e il braccio di una donna che gli teneva la porta aperta. Niente di particolarmente incriminante. La nota spese era minima. Quello a cui teneva di più era guadagnarsi una buona reputazione come investigatrice privata. La concorrenza era spietata e in quel campo lei era una principiante. Aveva trovato un'agenzia talmente carica di lavoro da concederle di occuparsi di qualche caso tra i più semplici e quello era il suo secondo incarico. In realtà, incastrare coniugi infedeli non era la sua massima aspirazione. Tiffany voleva risolvere casi importanti, ma si doveva pur cominciare da qualche parte. Marcus Hooper era decisamente un marito infedele. Tiffany lo aveva visto entrare in quell'albergo parecchie volte e ogni volta aveva visto la mano di una donna sulla porta mentre lui entrava, poi i due sparivano. La donna non usciva mai allo scoperto, perciò Tiffany aveva preso nota di tutte le targhe e di tutti i modelli delle auto parcheggiate davanti all'albergo per capire se una potesse appartenere a lei ed era giunta alla conclusione che si facesse portare lì in taxi. Aveva anche cercato di indagare presso le compagnie di taxi che però si erano dimostrate tutt'altro che propense a collaborare. In fondo a lei non interessava sapere chi fosse la donna in questione, ma solo cogliere il signor Hooper in flagrante reato. Di nuovo guardò l'orologio e si lasciò sfuggire un gemito di frustrazione. Non poteva far tardi alla cena di prova del matrimonio fissata per quella sera. Mentre le luci nella stanza in cui il signor Hooper era entrato si spegnevano, calcolò quanto tempo le avrebbe portato via la cena. 13


Non più di tre ore. Con un po' di fortuna Marcus l'avrebbe tirata per le lunghe permettendole di tornare per finire il lavoro. O forse era arrivato il momento di dimostrarsi più creativa. Se fosse riuscita a trovare una scusa per fargli aprire la porta, avrebbe potuto scattare una foto prima di fuggire via. Era rischioso, ma non c'era altra scelta. I bravi investigatori erano pronti a tutto pur di portare a termine il lavoro. E lei non poteva fallire. Non di nuovo. Dopo una serie di brillanti insuccessi, i suoi familiari non l'avrebbero sostenuta in quell'avventura e lei non poteva biasimarli. Conduceva una doppia vita. Di giorno lavorava nella gioielleria dei suoi genitori per pagarsi l'affitto e per convincerli che era una persona adulta e affidabile e di notte parcheggiava l'auto davanti al Fall Inn, pronta a scattare foto compromettenti a un marito infedele. Dopo aver posato con cura la macchina fotografica sul sedile del passeggero, mise in moto l'auto e uscì dal parcheggio, diretta verso Sausalito, dove si sarebbe tenuta la cena. Arrivò leggermente in ritardo. Lisciandosi il vestito prese un cocktail a base di champagne dal vassoio di un cameriere ed entrò nella sala, individuando immediatamente il tavolo in cui si era riunito il gruppo di cui faceva parte. Ci sarebbero voluti parecchi altri cocktail per arrivare alla fine della serata, peccato che lei se ne potesse permettere uno solo, dovendo poi tornare al lavoro. I due mondi a cui apparteneva si erano sovrapposti quel giorno quando uno dei dipendenti della gioielleria Jarvis, il nome era quello di suo nonno, Jarvis Walker, se ne era andato per un'emergenza lasciandola da sola a terminare l'inventario settimanale e a chiudere il negozio. I suoi genitori erano partiti per un bel viaggio in Italia lasciando a Tiffany la responsabilità della gioielleria. Aveva dovuto fare i salti mortali per prepararsi per la cena e poi seguire Marcus all'uscita 14


dal lavoro fino all'albergo dove andava ogni lunedì, mercoledì e venerdì senza eccezioni. In un primo momento aveva pensato di chiamare suo fratello minore per aiutarla alla gioielleria, ma Nick era alquanto impegnato con lo studio e trascorreva i weekend sepolto dai libri. Un giorno, con la sua benedizione, avrebbe rilevato l'azienda di famiglia, ma per il momento lei era perfettamente in grado di occuparsi del negozio. O almeno quello era ciò che intendeva provare ai suoi genitori. E poi Nick le avrebbe fatto delle domande. Spesso era fin troppo perspicace. Forse è lui quello che dovrebbe fare il detective, pensò Tiffany sospirando. Non le dispiaceva lavorare nella gioielleria. Era un modo per guadagnarsi un buono stipendio e per tranquillizzare i suoi genitori ormai rassegnati all'idea che la loro primogenita non sarebbe riuscita ad avere successo nella vita. Tornando al matrimonio, Tiffany si chiese perché anche i testimoni dovessero prendere parte alle prove. Quanto poteva rivelarsi difficile fare quattro passi dietro agli sposi e stare in piedi immobili per tutta la durata della cerimonia? Era il primo matrimonio a cui partecipava e nonostante l'agitazione generale, aveva trovato i preparativi divertenti. Sarebbe stato meno divertente essere in coppia con Jimmy, il fratello di Isabel. Era un ragazzo gentile e innocuo nonostante trovasse ogni scusa per toccarla. Durante un ballo alla festa di fidanzamento, a metà canzone le aveva toccato il fondoschiena. Tiffany aveva preso lezioni di autodifesa per non farsi cogliere impreparata nel caso in cui le fosse capitato di dover affrontare situazioni pericolose durante le investigazioni. Sempre di nascosto, stava anche imparando a sparare. Si allenava in un poligono di tiro di periferia a Point Reyes una volta alla settimana. D'altra parte nessuna delle due pratiche l'avrebbe aiutata a tenere lontano Mano Morta, il fratello della sposa. 15


Bevuto il cocktail si sedette al tavolo. La sedia accanto alla sua era ancora vuota. «Tiff, ce l'hai fatta!» cinguettò Isabel, raggiungendo l'amica più in fretta che poteva sui tacchi altissimi per avvolgerla in un abbraccio profumato. Lei e Isabel erano amiche fin dai tempi della scuola e Tiffany era molto felice per lei. Avrebbe solo preferito non essere in coppia con suo fratello. Anche se, a conti fatti, Jimmy era perfetto per ricordarle il proponimento di stare alla larga dagli uomini per un po'. «Te l'avevo detto che ce l'avrei fatta» replicò lei. L'aveva perfino chiamata per farle sapere che avrebbe tardato qualche minuto. «Sì, ma sai come vanno le cose con te a volte» osservò Isabel senza ombra di malizia, abbracciandola di nuovo. In effetti Tiffany lo sapeva. Non per niente la chiamavano Tiffany l'Impulsiva o Tiffany la Spontanea. Per anni Nick l'aveva definita ranocchia per via dell'abitudine di saltare senza prima aver guardato dove sarebbe potuta cadere. Lei aveva sempre difeso il suo animo avventuroso sostenendo che fosse figlio della spontaneità, ma a trent'anni cominciava a chiedersi se sarebbe mai riuscita a trovare la sua strada. Era laureata in letteratura inglese, ma non volendo né insegnare né scrivere si era lanciata nella vita alla ricerca di quello che faceva per lei. Tra gli innumerevoli lavori noiosi o senza sbocchi che aveva svolto era stata anche hostess. Il lavoro le era piaciuto, ma non aveva la diplomazia necessaria per gestire i passeggeri maleducati. Poi si era offerta come dog-sitter, ma dopo essere stata morsa aveva lasciato perdere. La chiave di volta che le aveva fatto sperperare tutti i risparmi era stato entrare in società con un amico per organizzare viaggi avventurosi. Era diventata una guida e accompagnava i clienti in escursioni sul territorio. Il lavoro le era pia16


ciuto fino a quando non si era persa nello Yosemite con otto turisti. Avevano passato la notte all'addiaccio in attesa che Paul li recuperasse. Non potendo contare ancora su grandi profitti, Paul non era stato in grado di restituirle l'investimento, ma le aveva assicurato che l'avrebbe rimborsata appena gli fosse stato possibile. Tiffany si fidava di lui ma, di fatto, era rimasta al verde. Poi c'era stato Brice. Tutti l'avevano avvertita che Brice era una scommessa persa fin dall'inizio, ma lei non aveva voluto sentire ragione. Era affascinante, dolce, sexy e... ladro. Una sera le aveva chiesto via mail di uscire a cena con lui e quando lei era tornata a casa, dopo che lui le aveva dato buca, l'aveva trovata svaligiata. Si era portato via tutto. Una cosa del genere non sarebbe mai successa agli investigatori delle serie televisive che preferiva. Be', forse con l'eccezione di Veronica Mars, che aveva subito anche di peggio. La polizia aveva detto di non poter intervenire in quanto lei gli aveva dato la chiave di casa e lui in pratica viveva con lei. Non c'era nemmeno modo di provare che quello che aveva rubato fosse suo. Era stata una lezione dura. Tiffany aveva capito di dover diventare più responsabile. Il primo passo era stato trovarsi un lavoro stabile e il secondo stare alla larga dagli uomini fino a quando non si fosse sentita abbastanza assennata. Tuttavia non poteva rinunciare ai suoi sogni, quindi aveva cercato di perseguirli in modo più responsabile, mantenendo un profilo basso. Il lavoro alla gioielleria era noioso, ma rendeva felici i suoi genitori. Partecipare al matrimonio in coppia con Jimmy rendeva felice Isabel e di certo anche Jimmy. Lei sarebbe stata felice se fosse riuscita a scattare quella maledetta foto di Marcus con la sua amante. «Dov'è Jimmy?» chiese guardando la sedia vuota. «Oh, sono stata così presa che mi sono dimenticata di chia17


marti per dirtelo. Jim è all'ospedale. Intossicazione da cibo.» «Ma è terribile! È grave?» Jimmy non le piaceva, ma non era di sicuro felice di sapere che era finito all'ospedale. «Guarirà, ma è stato molto male.» «Quindi non ci sarà al matrimonio?» «No» sospirò Isabel. «E io sarò da sola?» Per qualche motivo, l'idea di essere da sola ad accompagnare la sposa la rendeva più nervosa del dover parare le avances di Jimmy per qualche ora. «Ed ha un amico che è appena arrivato in città e che è disposto a prendere il posto di Jimmy. Sta arrivando.» «Viene da fuori?» chiese Tiffany intrigata. «È un vecchio compagno di università di Ed. Viene da Philadelphia. Ho chiesto a Ed che aspetto ha, ma sai come sono fatti gli uomini. Tutto quello che sono riuscita a strappargli è che è alto.» Tiffany sorrise. «Se è un amico di Ed sarà simpatico.» «È probabile e forse ti divertirai di più con lui, so bene che l'idea di essere in coppia con Jimmy non ti faceva impazzire. Il fatto è che ha una cotta per te e io non ho saputo dirgli di no quando mi ha chiesto di poter fare coppia con te» si scusò Isabel. «Ehi, Jimmy è fantastico, solo che io sono troppo vecchia per lui.» Tiffany ricorse alla scusa che le aveva permesso in tante altre occasioni di evitare la compagnia di mister Mano Morta. «Ti ricordo che stai parlando con me» le fece notare Isabel sorridendo. «I miei genitori sarebbero felici che voi due vi frequentaste, ma io capisco le tue riserve. So quanto mio fratello può essere... appiccicoso. Non preoccuparti» concluse ridendo e abbracciandola di nuovo. «Grazie, Isabel.» Tiffany sorrise agli altri commensali mentre Isabel tornava 18


vicino a Ed. Era contenta di essere arrivata in orario per la cena anche perché non aveva avuto tempo di pranzare. Si stava concentrando sulla prima portata quando si sentì chiamare. «Psss... Tiff! Psss...» Isabel le indicò l'entrata del ristorante. Incuriosita Tiffany spostò lo sguardo, intenzionata a capire che cosa agitasse l'amica e alla fine lo vide. L'uomo che si stava avvicinando al loro tavolo doveva essere un attore, ne era sicura. Una celebrità che aveva già visto, anche se non ricordava dove. Alto e sicuro di sé, si muoveva con passo agile e deciso, apparentemente inconsapevole della sua avvenenza. Solo in un secondo momento capì perché la sua amica era così agitata. Non si trattava di un personaggio famoso, ma del nuovo testimone. Voltandosi di scatto verso Isabel ebbe la conferma dei suoi sospetti. Mary, la damigella d'onore seduta di fronte a Tiffany, sollevò il pollice muovendo su e giù le sopracciglia. Il nuovo arrivato si avvicinò a Ed e fu allora che Tiffany sorrise notando il mazzo di fiori avvizziti che perdevano petali a ogni movimento del suo braccio. I due uomini si strinsero la mano. Ed presentò il suo amico a Isabel che lo abbracciò. Da vicino lo sconosciuto era ancora più imponente, fiori avvizziti compresi. «Possiamo abbracciarlo tutte?» chiese ad alta voce Mary, la cugina di Isabel, scatenando l'ilarità generale. Anche suo marito rise, scuotendo la testa. L'umorismo di Mary era stato un vero toccasana durante le interminabili ore di prova in sartoria e alle riunioni per l'organizzazione del matrimonio. «Ma certo!» esclamò Ed spiegando che il suo affascinante amico si chiamava Garrett Berringer, che veniva da Philadel19


phia e che si era gentilmente prestato a sostituire il povero Jimmy all'ultimo momento. Per Tiffany fu attrazione a prima vista. Quando lui le si avvicinò e i loro sguardi si incrociarono, dimenticò persino il proprio nome, annebbiata da una grave forma di lussuria. «Ciao, sono Garrett.» La sua voce dal tono profondo scatenò in lei un brivido di piacere. Il suo sorriso raggiunse gli occhi castani che tuttavia rimasero circospetti, come se in realtà non fosse poi così socievole come fingeva di essere, il che lo rendeva ancora più intrigante. «Tiffany Walker» si presentò lei cercando di usare un tono noncurante. «Niente abbraccio?» le chiese lui. I suoi occhi si raddolcirono mentre le stringeva la mano trattenendola un po' più a lungo del necessario. Gli altri invitati intonarono subito un coro: «Abbraccio, abbraccio». A quel punto Tiffany sollevò gli occhi al soffitto e Garrett rise attirandola velocemente tra le braccia prima di prendere posto a tavola. Nell'istante in cui l'aveva tenuta stretta contro di sé, Tiffany si era sentita sciogliere e aveva avuto l'impressione che la temperatura del suo corpo fosse salita di parecchi gradi. «Per chi sono quei crisantemi?» gli chiese spostando lo sguardo sui petali avvizziti. «Crisantemi?» Tiffany indicò il bouquet. «Oh, ero convinto che fossero margherite. Le ho comperate da un venditore ambulante per strada poi me ne sono completamente dimenticato» ammise con un sorriso appena abbozzato che le provocò uno sfarfallio nello stomaco. Era sexy e dolce. Proprio come piaceva a lei. 20


«Capisco. Dai qua, ci penso io» dichiarò mettendo i fiori nel suo bicchiere. Mentre conversavano del più e del meno, cercò di immaginarlo senza vestiti, tra le lenzuola e persino i fiori si ripresero come a rispecchiare il suo stato d'animo. «Ti va un altro drink?» Tiffany sbatté forte le palpebre, studiando le sue labbra sensuali, il mento dal taglio forte, il naso leggermente storto e gli occhi colore dell'ambra, come quelli di un leone. «Ti sei rotto il naso?» gli chiese lei di rimando, seguendo il filo dei suoi pensieri. Garrett annuì incurvando le labbra in un accenno di sorriso. «Sì, un paio di volte» ammise. «E come me anche i miei fratelli. Abbiamo praticato tantissimi sport e per svolgere il nostro lavoro a volte dobbiamo usare i pugni.» «Hai dei fratelli come te?» domandò Tiffany. Di fronte a lei Mary rise. «Tre. Ma mio fratello Jonas si è appena sposato.» «Congratulazioni.» Con discrezione lo sguardo di Garrett era sceso sulla sua scollatura che era più generosa del solito. «Vuoi un altro drink?» ripeté lui. Tiffany scosse la testa, maledicendo Marcus Hooper. «No?» commentò lui deluso. «Magari qualcosa di analcolico. Non voglio barcollare alle prove della cerimonia.» «Non preoccuparti, ci sarò io a sostenerti» scherzò lui, offrendole il braccio. Abbagliata, lei si alzò, compiaciuta da tanta galanteria. Anche gli altri cominciarono ad alzarsi. «Credo che sia ora di andare in chiesa. Non è lontano. Io sono qui in macchina, se vuoi ti do uno strappo» si offrì. «Sarebbe fantastico. Se devo essere sincero, mi sento un po' fuori dal mio elemento qui. Gli unici due matrimoni a cui 21


ho partecipato sono stati il mio e quello di mio fratello.» «Non c'è problema» commentò lei vedendo tutte le sue velleità di conquista andare tristemente in fumo. Abbassando lo sguardo notò che non portava la fede al dito. Fantastico. C'era da aspettarselo. Sarebbe stato troppo bello. E invece Garrett era uno di quelli. E per quelli intendeva gli uomini che lontano da casa si toglievano la vera. Non bisognava essere un'investigatrice per capire il suo gioco, bastava essere una donna. La scintilla di interesse che aveva letto nel suo sguardo le confermò che aveva una vera e propria calamita per i perdenti. Ormai però gli aveva offerto un passaggio e non poteva tirarsi indietro. Nonostante fosse una persona spontanea e impulsiva non era incline a frequentare uomini sposati. Viveva secondo certe regole che non era disposta a infrangere. Dopo la brutta esperienza con Brice si era ripromessa di stare alla larga dagli uomini per un determinato periodo di tempo, ma si era sentita pronta a gettare la cautela alle ortiche pur di passare una notte insieme all'affascinante Garrett Berringer. Ora non doveva più preoccuparsi di infrangere quella promessa. Controllarsi non sarebbe stato un problema.

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