Attenta a quell’uomo
Passione che dà alla testa
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: No Stopping Now Under The Influence Harlequin Blaze © 2008 Daphne Atkeson © 2009 Nancy Warren Traduzione di Elisabetta Elefante Traduzione di Paola Picasso Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation febbraio 2010 Questo volume è stato impresso nel gennaio 2010 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY TEMPTATION ISSN 1591 - 6707 Periodico mensile n. 264 del 18/2/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 128 del 7/3/2001 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
DAWN ATKINS
Attenta a quell’uomo
Capitolo 1
Sullo schermo, Brody Donegan, alias Doctor Nite, infilò una banconota arrotolata nel perizoma della spogliarellista mentre sulle sue labbra si delineava il sorrisetto sornione che mandava in visibilio i più accaniti e fedeli fan del suo show televisivo. «Devo averlo assolutamente» disse Jillian a suo cugino Nate, che le sedeva accanto in sala di montaggio. «Per il documentario» si affrettò ad aggiungere. Girato nei locali più bollenti dello stato, Doctor Nite era anche il titolo di un popolare programma che suggeriva ai single convinti mille modi per rimorchiare ogni sera una ragazza diversa, senza farsi prendere all'amo. Convinto divulgatore della teoria che le donne erano oggetti del piacere da usare e gettare via, Donegan rappresentava tutte le sfaccettature negative di una cultura che anteponeva il sesso all'amore, l'aspetto esteriore alla bellezza interiore e l'io alla coppia. Perciò Jillian doveva avvicinarlo. Erano tre settimane che provava a farsi concedere un'intervista, ma la NBT non l'aveva degnata di una risposta e l'agente di Donegan, che aveva tempestato di messaggi, le aveva inviato una breve mail, spiegandole che il suo protetto era troppo impegnato. E a quel punto, il colpo di fortuna. Suo cugino Nate era a-
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mico di Kirk, il cameraman di fiducia di Donegan; finito in ospedale a seguito di un piccolo incidente, Kirk cercava qualcuno che lo sostituisse per il breve tour di riprese che sarebbe partito di lì a un paio di giorni. E Nate gli aveva fatto il nome di Jillian. «Allora? Che ti hanno detto?» «Brody ti aspetta stasera.» Nate le consegnò un bigliettino cartonato della produzione sul quale c'era un primissimo piano di Donegan. Un tipo ben messo, inutile negarlo. Mento squadrato, sguardo intenso, sorriso malandrino. «Dietro è annotato il posto e l'orario.» Jillian rigirò il cartoncino. Riconobbe subito il nome dello Score, un bar molto in di Santa Monica. «Le undici? Non è un po' tardi?» «Il Dottore dei Single è uno che fa le ore piccole. Prendere o lasciare.» «Prendo, prendo, ci mancherebbe» disse Jillian, stringendo il prezioso cartoncino. Da quell'appuntamento dipendeva tutto il suo futuro. Il suo documentario. La sua carriera. Durante una riunione coi dirigenti della We Women Cable, la rete televisiva con cui collaborava, Jillian aveva ventilato l'ipotesi di un'intervista esclusiva al Dottor Nite e aveva visto accendersi un lampo di interesse negli occhi del direttore di produzione. Perciò doveva assolutamente ottenere un incontro. «E questo speciale a cui stai lavorando è sugli appuntamenti bollenti?» le chiese Nate, dubbioso. «Non è esattamente il tuo genere.» «Dopo il documentario sulle adozioni e gli affidamenti dovevo cambiare rotta» spiegò Jillian. Aveva lavorato un anno a quel progetto: per realizzarlo aveva dovuto bussare a decine di porte, chiedere innumerevoli favori e addirittura vendere una delle sue telecamere per pagare i costi di postproduzione. Era stato il suo primo progetto da indipendente da quando
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aveva smesso di lavorare nei notiziari. Un lavoro di cui era orgogliosissima, perché le aveva permesso di vincere due prestigiosi premi televisivi nella categoria cortometraggi. Ma per quanto apprezzato, il documentario non aveva trovato un compratore. Era troppo "provinciale" per una televisione nazionale e troppo "cupo" per i network commerciali, che devono vendere al pubblico gossip e l'illusione di una vita felice. Di conseguenza, Bambini Perduti era affondato come un pesante macigno in fondo al mare dei documentari dimenticati. Dopo questa esperienza, Jillian si era ripromessa di girare qualcosa di più leggero. E una serata passata in un bar con Rebecca e Dana, le sue amiche di sempre, le aveva dato lo spunto per uno speciale sul lato oscuro della vita dei playboy. Rebecca aveva rotto da poco col suo ragazzo che, a trentadue anni suonati, riteneva di essere ancora troppo giovane per un legame serio. Dana aveva avuto un'esperienza simile qualche mese prima. Tra Jillian e Fred era finita senza troppo lacrime, ma le tre amiche conoscevano almeno una ventina di ragazze vittime della sindrome di Peter Pan, cioè erano state mollate da altrettanti uomini che si rifiutavano di crescere e di assumersi delle responsabilità concrete. Mentre si commiseravano davanti a un cocktail superalcolico, sullo schermo della TV al plasma del bar era apparsa la faccia del Dottor Nite, e tutti gli uomini presenti avevano sollevato verso di lui un boccale di birra, brindando apertamente alla sua salute. L'idea era nata così. Jillian aveva cominciato a prendere freneticamente appunti su un tovagliolino. Tutti come Peter Pan: facciamogliela pagare. Finora, col contributo di una fondazione che finanziava studi sociopsicologici aveva intervistato psicoanalisti, sociologi, proprietari di agenzie per cuori solitari, ma anche donne che
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avevano frequentato uomini affetti dalla suddetta sindrome e scapoli gaudenti, che aveva sorpreso all'uscita di locali a luci rosse. Ma una intervista esclusiva concessa da Donegan, cioè colui che era ormai considerato il playboy del terzo millennio, sarebbe stata per lei il sigillo del successo garantito. Sul monitor, in quel momento, Donegan flirtava sfacciatamente con una bionda platinata. «Questa è la parte che preferisco» ridacchiò Nate. «Anche tu sei un ammiratore del Dottor Nite?» «Scherzi!? Quell'uomo è un mito!» Nate era un ragazzo dal cuore d'oro, ma un single di ventotto anni rientrava appunto nella fascia di telespettatori a cui era rivolto il programma. «Quindi anche tu sei convinto che il matrimonio sia un delitto? Non sogni di incontrare la tua anima gemella e di portarla all'altare?» «Se proprio devo...» Santo cielo! Me se anche i bravi ragazzi come Nate si convertivano alla filosofia di vita del Dottor Nite, che ne sarebbe stato di tutte le donne del pianeta? Jillian studiò più attentamente l'uomo sullo schermo. Che una ragazza potesse perdere la testa per uno come lui era comprensibile. Sprizzava energia virile da tutti pori. Aveva occhi espressivi, un sorriso accattivante. Contagioso. Di quei sorrisi che ti fanno venire i brividi... «Aha! Sei cotta di lui, ammettilo!» «Ma no!» negò sentendosi arrossire. «È che a volte dimentico che sei una donna.» «Grazie tante» sbuffò Jillian, fingendosi offesa. La verità era che al liceo, quando quei sei, sette chili di troppo l'avevano resa invisibile agli occhi dei ragazzi, ci aveva sofferto molto. Ora, alla soglia dei trent'anni, essere considerata un collega e basta le stava più che bene: serviva a tenere a bada i malintenzionati. Perciò si faceva chiamare JJ, nei titoli di coda appa-
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riva come J. James e cercava di essere meno femminile possibile: si scarrozzava da sola tutta l'attrezzatura e non si faceva mai intimidire da nessuno. «Allora... buona fortuna per stasera» concluse Nate, non ancora convinto. Almeno non del tutto. «Grazie. Speriamo bene.» Ottenere il lavoro era solo il primo passo, per Jillian; poi doveva conquistare la fiducia di Donegan per convincerlo a confidarsi con lei, a parlarle della sua solitudine, del grande vuoto legato a quella vita così apparentemente spensierata. Era una cosa che le riusciva bene da sempre: ottenere risposte oneste anche alle domande più audaci. Le persone che intervistava credevano alla sincerità del suo interesse. Tutti vogliono essere ascoltati, in fondo. Vogliono essere capiti. Compresi. Sarebbe stato così anche con Brody? Rischiava una frattura scomposta a ogni passo, barcollando sui decolleté neri con dieci centimetri di tacco. Non li metteva mai, ma quella sera le avrebbero permesso di guardare negli occhi Brody, che superava abbondantemente il metro e ottanta di statura. E se fossero serviti a renderla più interessante ai suoi occhi, valeva la pena di subire quella tortura. Invece di legarli e nasconderli sotto il solito berretto, Jillian aveva lasciato i riccioli scuri sciolti sulle spalle. Così le avrebbero dato un'aria più femminile... e sensuale. Si arrestò un attimo sulla soglia della sala centrale dello Score, sbirciando dentro. Eccolo lì, Donegan. Monopolizzava tutti, tanto per cambiare. Era al centro dell'attenzione generale. E tuttavia quando qualcuno gli rivolgeva la parola, lo guardava negli occhi e gli dedicava tutta la sua attenzione. Jillian sapeva che ne sarebbe stata conquistata, ed era preparata a questo. Ma sperava di suscitare in lui un minimo di inte-
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resse, quel tanto che le bastava a ottenere l'incarico. Lavorare al suo fianco durante quelle riprese le sarebbe stato davvero utile. All'improvviso, Donegan si alzò e si incamminò. Veniva dritto verso di lei. L'aveva vista? Sta solo andando in bagno, stupida! La porta della toilette era proprio alle sue spalle! Sorrise della propria dabbenaggine, ma mentre l'uomo le passava accanto, credette di scorgere sul suo viso un'espressione stanca. Quasi scocciata. Come se non vedesse l'ora di allontanarsi dalla folla rumorosa per buttarsi su un letto e dormire per una settimana di fila. Era vicinissimo, adesso. Ne approfittò per farsi avanti. «Signor Donegan? Jillian James. Dovrei sostituire Kirk Canter nella registrazione delle riprese del suo programma.» L'espressione di lui si riaccese all'istante. «JJ, dico bene?» La squadrò da capo a piedi. «Kirk però non mi aveva detto che eri uno vero schianto.» «In realtà, non ci siamo mai visti. È stato Nathan, mio cugino, a fargli il mio nome. Sono andati a scuola insieme. Comunque grazie» aggiunse, imbarazzata da quell'inatteso complimento. «E di che?» Lui l'avvolse ancora in uno sguardo ammirato. «Io e i miei amici siamo seduti a quel tavolo» le disse, indicandoglielo. «La aspetto qui, se non le dispiace.» Non sarebbe riuscita a perorare la sua causa sedendosi assieme a lui a un tavolo pieno di aitanti giovanotti alticci che ordinavano una birra dopo l'altra. A spese di Brody. Quando lui tornò da lei, sorrideva. L'espressione contrariata di prima era sparita. «Venga» la esortò, guidandola verso il tavolo dove tornò ad accomodarsi poco più tardi. «Ragazzi, scusate ma io e la signora abbiamo da fare» disse, in un tono volutamente allusivo.
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«Figurati...» disse uno. «Un altro colpo portato a segno» ridacchiò qualcun altro. Due ragazze scoccarono invece un'occhiata altezzosa a Jillian, come per dire: C'è di meglio! Per quanto le avesse dato fastidio che Brody si servisse di un simile pretesto per sciogliere quella bella compagnia, Jillian dovette riconoscere che servì allo scopo: nel giro di pochi secondi, erano soli. «Spostiamoci nel salottino» decise Brody, senza un motivo preciso. E la precedette, finché non si accomodarono su un invitante divanetto di nappa bianca in una saletta attigua. Le scivolò accanto e la studiò come se fosse un fragile oggetto di cristallo, gli occhi due profonde pozze di cioccolato fuso. Occhi nei quali non sarebbe stato spiacevole sprofondare... Non erano quelli i pensieri che affioravano nella mente di Jillian quando era con un uomo, ma Brody si stava rivelando diverso da come se lo era immaginato. Aveva più l'aria del ragazzo della porta accanto che del dongiovanni inveterato. Ma magari era tutte e due le cose! «Hai fame? Bevi qualcosa?» «Ho già cenato, grazie. Ma berrei volentieri un'acqua tonica.» «Acqua tonica?» Lui la guardò come se avesse bestemmiato. «Andiamo, sei col Dottor Nite. Serve qualcosa che ti dia la carica. A meno che, non stia cercando di disintossicarti, JJ.» «Disintossicarmi...?» Jillian ci mise qualche istante a capire. «Oh, no! Non sono un'alcolista! Cioè, non che ci sia niente di male a... Voglio dire, conosco diverse persone che...» «Hai degli amici alcolisti?» «Ma no, non intendevo nemmeno questo.» Riusciva o no a mettere in fila due frasi senza balbettare? «Tranquilla, JJ. Non mordo. Almeno, non tanto da lasciare il
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segno.» Lui ammiccò. «Io ho proprio voglia di assaggiare un prosecco australiano che mi ha suggerito il barista. Lo assaggi con me? Giusto un sorsetto. Non sei venuta in macchina, spero.» «Ho preso un taxi. E un goccio di vino lo bevo volentieri.» Il cameriere apparve, prese l'ordinazione e appuntò anche la richiesta di qualche stuzzichino, mentre Brody si metteva più comodo e posava un braccio sullo schienale del divano, avvicinandosi ancora a lei. Jillian fu ancora più consapevole di quel corpo massiccio, le spalle larghe, le gambe lunghe, il profumo muschiato di lui, quell'accenno di barba che sulle guance di qualsiasi altro uomo avrebbe dato un'idea di sciatto, e che invece a Brody dava un'aria incredibilmente selvaggia e sexy. Datti una calmata, Jillian! Sedette sul bordo del divano, impettita, nella posa professionale che assumeva prima di un colloquio di lavoro. «Riguardo all'incarico...» cominciò, preparandosi a fare un breve resoconto delle sue esperienze lavorative. «Non eri mai stata qui?» la interruppe Brody, che non sembrava avere fretta di concludere. «No. Ma ho sentito parlare di questo posto.» Jillian si costrinse a rilassarsi e a godersi la conversazione, sebbene fremesse in preda a un'ansia insostenibile. «È proprio il genere di locale che bazzica il Dottor Nite, mi pare.» «Esatto. Ma stasera sono venuto per fare un favore al mio agente. È a caccia di nuovi clienti e sa che qui incontro spesso persone che potrei presentargli.» «E ha funzionato?» «Credo di sì. Ho stretto la mano a un bel po' di persone stasera.» «In effetti, erano in tanti seduti a quel tavolo, poco fa. Il suo agente e diversi amici, immagino. E qualche ammiratore.»
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Magari anche un paio di amanti?, aggiunse mentalmente, ricordando le occhiate affilate che le erano state rivolte al suo arrivo dalle due ragazze in lustrini. «Soprattutto amici. E qualche conoscente. Gente con cui lavoro.» Un sorriso. «I confini non sono così nitidi. Tu quante persone conosci che puoi definire amici?» «Parecchie, in realtà.» «E le frequenti con una certa assiduità?» «Direi di sì: ci sentiamo per telefono, ceniamo assieme, usciamo a bere. Andiamo al cinema o a un concerto, se i nostri impegni ce lo permettono. Anche se è sempre più difficile.» «Quindi anche tu hai un lavoro che ti impegna molto?» Le sopracciglia di lui si aggrottarono impercettibilmente. «Sei una di quelle persone per cui la carriera viene prima di tutto?» «Diciamo che mi prende molto, sì. Al punto che tendo a dimenticare tutto il resto.» Perché sono una perfezionista. Ma per alcuni, forse anche per Brody, poteva non essere un pregio. Arrivò il cameriere, con un piatto di ravioli all'aragosta, bocconcini di pescespada in salsa verde e involtini di zucchine grigliate. Tutto aveva un aspetto molto invitante. «Dimentichi anche di mangiare?» fece Brody. «A volte capita» ammise lei, che cominciava ad avere l'acquolina in bocca. Aveva mentito quando aveva detto di avere già cenato. In verità, aveva pensato di avere lo stomaco chiuso per la tensione. Il cameriere versò del vino nel bicchiere di Brody, che lo assaggiò e annuì, invitandolo a riempire anche il bicchiere di Jillian. «Dimmi che te ne pare.» Jillian si concesse un sorso e lo assaporò lentamente. «Squisito» decise. «André non mi ha mai deluso. Mi consiglia bene anche sul cibo.» Infilzò un raviolo con la forchetta e glielo porse. «Vuoi assaggiare?»
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Lei si sporse e richiuse la bocca sul piccolo pezzo di pasta. La sua reazione a quell'esplosione di sapori delicati e perfettamente bilanciati fu quasi estatica. «Mmh che delizia!» «Buono, eh?» «A dir poco.» Lei si leccò una goccia di salsa all'aragosta dalle labbra, e lo sguardo di Brody si fissò su quel punto preciso. Anche lei si bloccò, paralizzata. Brody si schiarì la voce, quindi attaccò un pezzetto di pescespada, che rigirò nella salsa. «È a base di zenzero, ma è molto leggera. Assaggia.» Anche stavolta Jillian dovette dargli ragione. «Sublime.» «Lo sapevo.» Brody sembrava felice di averle dato quel piccolo piacere. «Lo chef si rifiuta di darmi la ricetta. Ho provato di tutto. L'ho persino nominato nel mio programma. Ma non è servito.» «Vuol dire che si dedica alla cucina?» «Quelle rare volte che non lavoro.» «Quindi anche lei è molto preso dai suoi impegni.» «Per certi versi è così. Ma il mio programma è imperniato su quello che è il mio modo di divertirmi, quindi lavorare non mi pesa per niente. Anche in questo caso, le due cose si fondono.» Fissò pensieroso il suo vino. «Ma mi sta bene così. Non cambierei una virgola. Tu, invece. Cambieresti qualcosa del tuo lavoro?» «No, niente.» Brody sedeva incollato a lei adesso, e se continuava a fissarla in quel modo Jillian avrebbe pensato di essere lì per un incontro galante, invece che per qualcosa di ben più importante. «Si sta facendo tardi e non vorrei farle perdere altro tempo. Perciò se non ha nulla in contrario, vogliamo parlare del motivo per cui sono qui?» «Come no?» Riposto il bicchiere, Brody divenne serio. «E me lo stavo giusto chiedendo anch'io. Perché sei qui, JJ?»
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«Perché il suo operatore è in ospedale e le serve qualcuno che lo rimpiazzi.» «E perché dovrei prendere te? So che tu giri soprattutto documentari. Sei una persona seria, mentre io non lo sono per niente.» «Si è... informato?» replicò lei, sorpresa. «Certo. E non capisco cosa possa spingere una documentarista che ha vinto prestigiosissimi premi per un cortometraggio sul mondo delle adozioni a lavorare alle riprese di un programma che ha per protagonisti la vita notturna e gaudente di un playboy dei tempi moderni.» Quella risposta schietta la spiazzò. Jillian non era pronta a parlare del suo progetto lavorativo. «Doctor Nite è un programma di successo e mi farebbe comodo nel mio curriculum. E poi mi piace cambiare. Per anni ho lavorato nei notiziari serali e...» «È per i soldi? Nel vostro campo, ne circolano pochi, a quanto ne so.» «I soldi sono importanti, è ovvio.» Lui socchiuse gli occhi, come se la stesse scrutando più a fondo. Non l'aveva bevuta. «E sarebbe una nuova esperienza, tra l'altro» aggiunse Jillian. «Mi piace molto imparare cose nuove.» Una risposta banale. Troppo scontata per essere credibile. «Ce l'hai un uomo, JJ?» «Come, scusi?» «Rilassati. Sto cercando di capire, non di rimorchiarti.» Sorrise. «Per lo meno, non ancora.» Una frase che la riscaldò, suo malgrado. «Il lavoro che faccio mal si concilia con la vita di coppia. È questo che sto cercando di dire» riprese Brody. «Siamo in giro per giorni, spesso per tutta la notte, circondati da gente il cui
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unico scopo è farsi una bella scopata. È una vita da sballati.» «È un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo, giusto?» «Hai afferrato il concetto» fece Brody, come sorpreso dalla battuta. Era stata troppo seria, comprese Jillian. E non era un punto a suo favore se voleva fare colpo su un uomo che prendeva la vita così alla leggera. «No, non ho un uomo, perciò questo non è un problema. E non mi spaventa l'idea di fare orari strani o massacranti. Ce la metterò tutta. E farò tutto quello che mi chiederà di fare.» «Perché, secondo te cosa potrei chiederti?» C'era una pizzico di malizia nel tono in cui Brody le aveva rivolto quella domanda. «Tutto quel che potrebbe chiedere al miglior cameraman sulla piazza.» «Bella risposta» riconobbe Brody. E ridivenne serio. «Stiamo parlando di sudore vero, JJ. Non di una passeggiata. Sul lavoro sono molto esigente, puntiglioso, a volte insopportabile. Kirk con me ha la pazienza di un santo. Ci sono persone dello staff che hanno mollato dopo il primo giorno di lavoro.» «E io sono testarda, oltre che paziente. Sono capace di ripetere una ripresa anche cento volte finché non viene come dico io. Non per vantarmi, ma so il fatto mio.» «Su questo non ho dubbi.» Fece spallucce. «Ma devo dirti di no. È stato un piacere conoscerti e apprezzo la tua disponibilità, ma non credo che funzionerebbe.» «Ma... come no? Così, senza una ragione?» Il cellulare di Brody si illuminò, sul tavolino. Lui lo prese e lesse il numero che era apparso sul display. «Scusa, è importante.» «Non c'è problema» mormorò, delusa. E adesso? Come poteva fargli cambiare idea? Doveva insistere maggiormente, provare a essere più spiritosa e sfrontata, o scoprire meglio le gambe? Mentre Jillian si arrovellava,
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Brody parlava con qualcuno del Santa Monica Hospital. La conversazione durò poco. Il telefono venne richiuso bruscamente. «Scusami, ma devo scappare. Hanno anticipato l'intervento di Kirk a domani e devo fare un salto da lui. Ti chiamo un taxi.» «Non occorre. Ma senta, io volevo...» «Sei troppo in gamba per questo lavoro, JJ» tagliò corto Brody. «Non devi sprecare il tuo talento. Non abbassare mai il tiro e non offrirti al miglior offerente.» Mentre parlava, riuscì a farla alzare e a spingerla verso l'uscita, poi a farla salire su un taxi. Pagò persino la corsa in anticipo all'autista. «Buona fortuna, JJ. So già che avrai una brillante carriera come documentarista.» «Ma... è perché non sono un uomo? Guardi che per me non fa differenza. Voglio dire, sarei disposta a fare tutto quello che farebbe lui. Qualsiasi cosa.» «E se ti chiedessi di fingerti una prostituta per provare ad adescare un passante?» JJ deglutì rumorosamente. «Se fosse necessario.» La trovava un'idea ripugnante, ma se era l'unico modo per ottenere quell'incarico, non si sarebbe tirata indietro. «Sarei quasi tentato di ripensarci» fece Brody, tornando a fissarle le labbra. «Ma è meglio di no. Lasciamo stare.» Così dicendo, chiuse la portiera e batté sul tettuccio. Il taxi partì, ma Jillian ancora non si capacitava. Aveva pensato che stesse andando tutto nel migliore dei modi. Brody aveva flirtato con lei, le aveva fatto bere quel vino delizioso, l'aveva imboccata... e poi l'aveva liquidata su due piedi. Si girò di scatto sul sedile. Attraverso il parabrezza posteriore dell'auto ormai in movimento, lo vide entrare in un altro taxi che si staccò dal marciapiede e partì. Ma non poteva finire così, maledizione!
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Questo mese
Eccitante notte col milionario - Isabel Sharpe
T263
La bella giornalista Hannah O’Reilly farebbe qualsiasi cosa per una storia - incluso entrare nella proprietà del milionario Jack Brattle in un tempestoso ultimo dell’anno. Ma, sorpresa durante la sua incursione, scopre come un fulmine a ciel sereno che Jack è molto di più di champagne e caviale.
Seduzione veneziana - Jennifer LaBrecque Holly Smith ha un obiettivo: ritrovare sua madre. Il luogo? Venezia, città dalle mille tentazioni e delizie. Lo capisce appena incontra l’attraente guida turistica inglese, Gage Carswell, in grado di distrarla dalle sue ricerche in modo sorprendente.
Attenta a quell’uomo - Dawn Atkins
T264
Deve fare un’intervista al Dottore dei Single, alias Brody Donegan, l’uomo più maschilista e retrogrado della televisione. Ma quando lo incontra dopo una trasmissione, la libido di Jillian James diventa incontrollabile.
Passione che dà alla testa - Nancy Warren Il sexy barista Johnny Santini sa fare dei cocktail davvero magici. Natalie Fanshaw lo scopre appena si siede al bancone del suo bar in una serata solitaria. È la notte di San Valentino e loro sono gli unici single in quel posto pieno di cuori.
Prossimo mese
Una donna mozzafiato - Jo Leigh
T265
Svegliarsi in una stanza d’albergo con accanto Gwen Christopher seminuda è un vero shock per il ricco e famoso Paul Bennet. La sera precedente ha esagerato con i drink e ora, nel suo letto, c’è l’anonima Gwen invece della bomba super sexy della sorella.
Piacere bruciante - Leslie Kelly La riunione di famiglia a cui Annie Davis dovrà partecipare è alle porte e lei ha bisogno di un fidanzato. Qualunque bel ragazzo potrebbe andare bene. La soluzione? L’uomo sexy in palio all’asta di beneficenza dei single.
Sexy, vicino e rischioso - Karen Anders
T266
Drew Miller è un esperto di sicurezza ed è impegnato in un’operazione molto delicata quando la sua collaboratrice più stretta, Callie Carpenter, che sta lavorando sotto copertura, viene ferita. A questo punto l’unica soluzione che gli resta è chiedere aiuto alla gemella di questa, la bella Allie.
Perfetta intesa erotica - Joanne Rock Quando ha deciso di mettere la parola fine alla storia d’amore con l’ex fidanzato rock star, Shannon Leight non si è più guardata indietro. Anche se avevano una perfetta intesa sessuale, lui non era quello giusto. Almeno finché non si incontrano di nuovo a un matrimonio in Messico e si perdono in mezzo al deserto.
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