Un vizio per lo sceicco

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Susanna Carr è un'avida lettrice di storie d'amore fin da quando, all'età di dieci anni, ha sfogliato le pagine di un romanzo rosa per la prima volta. Nonostante quelle letture non fossero ammesse in casa sua, Susanna faceva in modo di procurarsele di nascosto, nella locale biblioteca pubblica oppure dal nascondiglio dove sua sorella gemella le custodiva segretamente, e in questo modo ha alimentato negli anni la sua passione per questo genere letterario. Dopo essersi laureata in Letteratura, Susanna ha intrapreso la carriera di scrittrice, pubblicando romanzi per diversi editori e ricevendo anche numerosi riconoscimenti. Visita il suo sito www.susannacarr.com


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SUSANNA CARR

Un vizio per lo sceicco


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Prince Hafiz's Only Vice Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2014 Susanna Carr Traduzione di Anna Vassalli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3026 del 20/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 La foto del suo amante era sulla prima pagina di tutti i giornali. Lacey si sistemò gli occhiali scuri che nascondevano gli occhi azzurri e diede un'occhiata ai giornali esposti nel chiosco. Benché le scritte fossero in arabo, il carattere cubitale lasciava intendere che si trattava di qualcosa di importante. Qualcosa che spiegasse l'aria di festa che aleggiava nel mercato. Senza dubbio, ancora una volta il principe Hafiz aveva reso orgoglioso il suo popolo. Mentre in un arabo incerto chiedeva un giornale inglese, si domandò cos'avesse fatto questa volta. Aveva accresciuto la fortuna dei forzieri reali? Aveva convinto un'altra industria ad aprire una sede nel sultanato di Rudaynah? Gli era stato conferito un riconoscimento? Lacey decise che sarebbe stato meglio attendere di essere a casa prima di leggere il giornale. Gettò un'ultima occhiata alle foto di Hafiz che riempivano il chiosco. L'espressione era solenne, ma questo non impedì che l'eccitazione si diffondesse sulla pelle accaldata. Era incredibile che Hafiz, solo con una foto, potesse suscitarle una tale reazione. Si trattava di una foto ufficiale, una di quelle che il palazzo di tanto in tanto diffondeva tramite la stampa, 5


ma pur essendo un'immagine familiare, catturava sempre l'attenzione del lettore. Non passava inosservato lo sguardo misterioso degli occhi neri del principe Hafiz e la bocca sensuale. Era incredibilmente bello, dai morbidi capelli neri alla struttura ossea perfetta. Le donne lo ammiravano da lontano, quasi intimidite dalla sua virile bellezza. O, forse, percepivano il suo potere sotto quei modi corretti. Lacey, invece, ne aveva subito captato la sessualità. La sua aura era un tacito monito che molte donne temevano, ma per lei era stato il contrario. Aveva trovato affascinante il suo autocontrollo. Ed era anche stata una sfida. Dal momento in cui si erano conosciuti, era stata tentata di strappargli di dosso l'abito di sartoria e scoprire i suoi segreti più sensuali. Il solo pensare a lui la rendeva impaziente di tornare a casa. E doveva tornare prima di Hafiz che, pur oberato da impegni che avrebbero distrutto qualsiasi uomo, riusciva sempre a trovare il tempo di andare a farle visita alla sera. Il sole cominciava a tramontare sul deserto, e lei non riusciva a immaginare come avrebbe reagito Hafiz se non l'avesse trovata a casa. Non le aveva mai chiesto cosa facesse durante la giornata, rifletté corrugando la fronte. In un primo tempo, questa mancanza di interesse l'aveva preoccupata. Pensava forse che il tempo per lei si fermasse finché lui non appariva? In alcuni momenti avrebbe voluto condividere con lui i programmi e le idee, discutere della propria giornata, ma si era sempre trattenuta. Non era ancora pronta a rivelare ciò che aveva fatto. Non ancora. Voleva mostrare a Hafiz ciò di cui era capace, di come avrebbe potuto dare un contributo. Voleva dimostrargli di essere preparata a fare del suo sultanato la propria casa permanente. 6


Non era stato facile. C'erano giorni, se non settimane, in cui aveva provato nostalgia di casa, in cui si sentiva sola e annoiata. Le mancavano le amicizie, la vita notturna e le comodità abituali. Per esempio, quella mattina il quotidiano non le era stato recapitato a casa, ma non c'era da sorprendersi. Dopo aver vissuto sei mesi in quel piccolo paese arabo, Lacey non si era ancora abituata ai servizi sporadici, ai lavoratori che arrivano sul posto di lavoro con un ritardo persino di tre giorni, non di ore. Anche il contatto con il mondo esterno era sporadico. I servizi d'informazione talvolta erano interrotti, come quel giorno e, quando funzionavano, erano sottoposti a censura. Di sicuro la vita non era come a St. Louis. Non che si stesse lamentando, si affrettò a ripetersi Lacey. Era disposta a rinunciare a tutti i confort della vita moderna per l'unica cosa che non poteva avere negli Stati Uniti: Hafiz. Lacey fu percorsa da un brivido di eccitazione. Porse il denaro al ragazzo del chiosco e provò un senso d'orgoglio quando il giovane capì le sue poche parole in arabo. Sistemò meglio il velo che le nascondeva i capelli, e inserì la ciocca che era sfuggita. Forse era pronta a mostrare a Hafiz ciò che aveva appreso negli ultimi pochi mesi. Non parlava ancora bene l'arabo, e conosceva poco della cultura di quel luogo, ma stava diventando impaziente. Era il momento di conoscere la sua famiglia e i suoi amici. Al pensiero di fare quella richiesta si mordicchiò il labbro. L'idea la metteva a disagio, non perché lui appartenesse alla famiglia reale, ma perché non voleva forzargli la mano. Non voleva dargli un ultimatum. L'ultima volta che 7


l'aveva fatto, aveva perso tutto. E non era pronta a perdere Hafiz. A differenza dei suoi genitori, che non avevano avuto problemi ad allontanarsi da lei alla ricerca dei loro sogni, Hafiz non era stato capace di abbandonarla, e l'aveva condotta a casa sua. Be', non proprio a casa sua, ma nel suo paese natale. Per quanto volesse essere parte della vita di Hafiz, doveva essere paziente. Doveva fidarsi di lui, che sicuramente sapeva cosa fare. Lacey si lasciò sfuggire un profondo sospiro. Non era abituata ad affidarsi a qualcuno. Ma ora si trovava in un paese con una cultura diversa. Era innamorata di un principe, e non sapeva niente della vita di una famiglia reale. La presenza nel mondo di Hafiz richiedeva molta delicatezza. Era stupita che lui sopravvivesse a tutte quelle regole e imposizioni, eppure mai una volta si era lamentato. Le spalle robuste non si erano mai accasciate sotto quel peso. Non metteva mai da parte gli obblighi, salvo quando era a letto con lei. In quel caso il mondo smetteva di esistere, mentre si abbandonavano a qualsiasi fantasia i corpi richiedessero, e a ogni desiderio del cuore. Con una sensazione di piacere, Lacey infilò il giornale inglese nella borsa di plastica che già conteneva i fiori rossi del deserto. Sperava che l'articolo fornisse buone notizie, anche se non riusciva a immaginare che la stampa divulgasse sul principe qualcosa di meno che lusinghiero. Un clacson che strombazzava la fece riparare subito al bordo della strada. Fu investita da una nuvola di polvere rossastra che la ricoprì fino agli stivali. Si passò una mano sul viso per ripulirlo alla meglio, e arricciò il naso all'acre odore di animali, di gas di scarico e di liquami. Sapeva che solo recentemente il 8


piccolo paese aveva raggiunto una certa agiatezza, ma se questo era un decennio di progresso, ringraziava il cielo di non esserci stata in precedenza. Ricordò il modo in cui Hafiz parlava del proprio paese quando si erano conosciuti. Parlava con amore e orgoglio della bellezza del deserto. Aveva descritto la musica tribale e l'aroma delle spezie esotiche che aleggiavano nelle notti stellate. Quando le aveva raccontato la storia di come il sultanato avesse preso il nome dalla prima sultana, lei aveva pensato che Rudaynah fosse un paradiso romantico. Ma non ci si può fidare dell'idea di romanticismo di un uomo, rifletté adesso, mentre con decisione s'inseriva nel traffico. I campanelli delle biciclette le colpivano le orecchie mentre zigzagava nella strada. Evitò a pelo un carretto di immondizia trainato da un somaro stanco. Un autobus le passò a fianco, la borsa di plastica che sbatteva contro uno dei passeggeri aggrappato all'esterno del veicolo super affollato. Lacey si affrettò a raggiungere casa sua mentre il sole calava velocemente all'orizzonte. Fece un cenno di saluto alle guardie di custodia armate all'ingresso del condominio, che risposero con un altro cenno, senza interrompere la loro conversazione. Attraversò di corsa il cortile, fermandosi soltanto un attimo quando un grosso insetto le volò davanti al viso. Serrando i denti per la repulsione, girò l'angolo e raggiunse l'ascensore privato che l'avrebbe condotta direttamente all'attico. Si fermò quando scorse un uomo che aspettava l'ascensore. Sussultò mentre la mente cercava di venire a patti con immagini insolite. Una tunica ampia, una fascia dorata che cingeva il kaffiyeh che gli ricopriva i capelli... Non aveva bisogno di guardare l'uomo in viso per percepirne l'arrogante virilità, unita a potere e 9


privilegi. C'era solo un uomo che emanava tanto fascino e tanto potere. «Hafiz?» sussurrò. Il principe Hafiz ibn Yusuf Qadi si girò di scatto. «Lacey?» Si avvicinò e la osservò, sbattendo le palpebre e aggrottando la fronte. La sua amante sexy indossava un caftano informe e un orribile velo. Non aveva la minima traccia di trucco, ma era comunque splendida. «Cosa fai qui giù?» Le tolse gli occhiali da sole perché sentiva il bisogno di guardarla negli occhi. Riusciva sempre a capire cosa stesse pensando, quando incontrava i suoi occhi. Poi le tolse anche il velo, e una cascata di capelli ramati le ricadde sulle spalle. Fletté le dita. Avrebbe voluto immergerle in quei capelli, sollevarli, in modo che gli ultimi raggi del sole morente li accendessero di riflessi. Ma, con riluttanza, lasciò cadere la mano, limitandosi ad accentuare la stretta sugli occhiali finché le nocche non divennero bianche. Non poteva toccarla. Non lì, non in pubblico. Una carezza, un minimo contatto di pelle, e non si sarebbe più fermato. Osservando i suoi occhi e le labbra socchiuse, ricordò la prima volta in cui l'aveva vista, in quella notte fatale, quando era entrato in un lussuoso hotel di St. Louis. La hall ferveva di attività, e a un lato c'era un piano bar. La musica dolce e languida aveva catturato la sua attenzione, ma era la sua voce che l'aveva spinto ad avvicinarsi. E quando l'aveva vista, il cuore aveva battuto all'impazzata. Lacey era un'intrigante miscela di contrasti. Aveva l'aspetto di una ragazzina innocente, ma la voce tradiva l'esperienza. I capelli rossi le ricadeva10


no sulle spalle come un manto, sfiorando il semplice abito da sera azzurro. Era un abito modesto, che la copriva dal collo alle caviglie delicate, ma aderiva deliziosamente a ogni sua curva. Hafiz sapeva di andare in cerca di guai, ma non poté fare a meno di avvicinarsi al piano. Lei non si era accorta che si fosse avvicinato, mentre socchiudeva gli occhi e alzava il viso al cielo, trasportata dalla musica. E le aveva permesso di condurlo con sé. Hafiz si sforzò di tornare al presente, lontano da quel passato senza problemi. Fece scorrere lo sguardo sulla tunica che celava il corpo ai suoi occhi. Per qualche strano motivo, questo lo irritava. «Cos'hai addosso?» Lacey aggrottò la fronte, mettendosi le mani sui fianchi. «Potrei farti la stessa domanda» ribatté osservando il suo abito arabo. «Non ti ho mai visto così. Sembra che tu esca dal film Lawrence d'Arabia.» La voce di Lacey era roca e il desiderio le brillava negli occhi. E quando lo guardava in quel modo... lui si eccitava immediatamente. Come riusciva quella donna a provocargli un effetto del genere, senza neppure toccarlo? Il corpo in tensione, Hafiz inspirò la calda aria del deserto. Nel giro di pochi minuti avrebbe potuto possedere Lacey dietro l'angolo, e catturare le sue grida di estasi con la bocca. Era tutto ciò di cui aveva bisogno... Scosse il capo. Cosa stava pensando? L'ultima cosa di cui aveva bisogno era che il sultano scoprisse che aveva un'amante che viveva all'ombra del palazzo. «Si tratta di una dishdasha» spiegò a disagio mentre cercava di tenere a freno il desiderio. «La indosso per le cerimonie reali. E adesso spiegami cosa fai fuori da sola.» 11


Lei alzò la borsa e mostrò il contenuto. «Sono andata a fare shopping.» «Shopping» ripeté lui con voce atona. «Sì, mi vesto sempre così quando esco.» Fece scorrere la mano sul caftano nero, come una modella che mostra l'abito. «Lo so che a Rudaynah si richiede che i turisti vestano con una certa semplicità, ma non so se rientro in questa categoria. Non sono una turista, ma neppure una residente, no? Non voglio correre rischi.» Hafiz sentì a stento la domanda. Ogni volta che usciva? L'aveva fatto più di una volta? D'abitudine? E che cosa faceva? Dove andava? E con chi? Non doveva essere un uomo. Sapeva di potersi fidare di Lacey. Si era innamorata di lui quella prima sera, e non c'era motivo di negarlo. Ma non accettava la possibilità che avesse una vita dalla quale lui era escluso. Era il centro del suo mondo, e voleva che così fosse. «Quando esci?» chiese, l'espressione furiosa. «Esci spesso?» «Non devi preoccuparti per me.» Il sorriso di Lacey si spense. «O forse ti preoccupi che uno dei tuoi amici o dei tuoi parenti mi veda?» Hafiz percepì l'insofferenza nella voce e cedette al desiderio di sfiorarle i capelli. Doveva sentire la connessione che c'era tra loro. Poi le rialzò il capo. «Credevo che trascorressi le giornate suonando il piano» mormorò distrattamente. «E sognando di te?» «Certo» ammise con un sorriso lento. Lei aggrottò la fronte. «Posso sempre pensare a te anche quando vado a fare shopping. Sono abituata.» «No.» Il tono brusco metteva fine a qualsiasi argomentazione. «Basta uscite. Non conosci né la lingua, né il paese.» «E come posso impararla, se non esco?» 12


«Hai del personale che può fare acquisti per te.» Alzò le mani per interrompere la sua protesta. «Me l'hai già detto. Non sei abituata ad avere qualcuno che si occupa di te. Ma loro sono qui per questo.» «Ma non puoi tenermi sempre nascosta in casa» insistette, premendogli la mano sul petto. A quel contatto il cuore di Hafiz accelerò il battito. «Non sono Raperonzolo.» «Lo so» ammise lui rassegnato. Spesso lei gli riferiva di quella favola europea, e lui rifletté che avrebbe dovuto leggerla, in caso ci fosse qualcosa d'altro che dovesse sapere. Appoggiandosi alla parete, Lacey sospirò. Hafiz le fissò le labbra, combattendo contro il desiderio di baciarla. Ma questo era il massimo che potesse fare. Se si fosse perso nella sua dolcezza, non si sarebbe staccato più. Lei si umettò le labbra. «Hafiz, siamo fuori casa» gli ricordò, la voce che tradiva un'eccitazione scandalizzata. «Non devi starmi così vicino.» Questo lui lo sapeva, ma non riusciva a evitarlo. Lei era il suo unico vizio, la sua unica debolezza. Aveva già rischiato tutto per stare con lei. Ogni giorno sceglieva di rischiare tutto per lei. Ma ora non aveva più scelta, e si sarebbe giunti alla fine. Chinò il capo e si bloccò bruscamente, rimanendo rigido mentre le fissava la bocca. Il respiro ansimante rimbombava loro nelle orecchie. Un bacio avrebbe potuto appagarlo o incendiargli il corpo. Un bacio avrebbe condotto a un altro. Come in trance, le passò una mano sulla fronte, le accarezzò la guancia, rimpiangendo che non fossero le sue labbra a farlo. Non sarebbe dovuto essere con lei. No, era più di 13


questo. Non avrebbe dovuto desiderare di stare con lei. Lacey Maxwell era proibita. Desiderarla andava contro tutto ciò che gli avevano insegnato. Avrebbe dovuto considerare attraenti solo le donne caste del suo sultanato. Eppure l'unica donna che l'aveva attratto, era stata Lacey. Era coraggiosa e bellissima. Invece di celare le proprie curve, le metteva in evidenza. Non si vergognava del desiderio che provava nei suoi confronti. E, invece di imbrigliarlo, incoraggiava la sua vena sensuale che lui, con tanto impegno, aveva cercato di soffocare. Lei percepiva il battito del suo cuore mentre le accarezzava la guancia. Alzò il capo esponendo la gola. E subito lui avrebbe voluto accarezzarla e insinuare le mani sotto il caftano. Avrebbe voluto sentire il suo respiro mutarsi in gemiti e sussurri. Ma sarebbe stata una pazzia. Le disegnò la linea delle labbra e alla fine, arrendendosi, la baciò. «Hafiz» mormorò lei. «Potrebbero vederci.» L'avvertimento fu come ghiaccio che gli scorresse nelle vene. Con estrema riluttanza, lui si scostò. «Dobbiamo andarcene prima che uno dei coinquilini ci veda» affermò Lacey con voce scossa, sistemando il velo sui capelli. «Non mi piace che tu nasconda i capelli, ammise lui deluso. Non aveva mai pensato a come avrebbe reagito vedendo la propria donna velata, ma gli sembrava sbagliato nascondere la bellezza di Lacey. «Credimi, anche a me non piace portarlo.» Riprese gli occhiali da sole. «È come un forno, ma mi rende invisibile, ed è questo che conta.» La fissò incredulo. «Lacey, tu non sarai mai invisibile.» Il sorriso era abbagliante mentre lei arrossiva al complimento. 14


«Togliti il velo» insistette in un sussurro. «Nessuno ci vedrà. Sono tutti raccolti in preghiera.» Hafiz si domandò per quale motivo lo infastidissero tanto il velo e gli occhiali da sole, al punto da correre dei rischi. La prese per un braccio e la trasse a sé. «Non esserne troppo sicuro» lo mise in guardia lei, «pare che questa sera molta gente sia pronta a festeggiare, non so che cosa...» La borsa di plastica le cadde dal braccio, e Lacey si chinò per risistemare il contenuto. Il suo grido acuto lo colse di sorpresa. «Lacey?» Hafiz abbassò lo sguardo sul cemento e non capì cosa ci fosse di strano nei fiori rossi sparsi a terra. Quasi gli sfuggì il giornale inglese con la sua foto in prima pagina. Ma poi la didascalia a caratteri cubitali gli serrò la gola, gettandolo nella disperazione. Il principe Hafiz si sposa.

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3023 - Ancora tu di J. Kenny Caprice deve farsi forza e prepararsi a incontrare l'uomo che aveva giurato di non rivedere mai più. Luciano. Sta per arrivare UN NUOVO INIZIO.

3024 - Passione e vendetta di C. Crews Paige ha atteso dieci anni perché Giancarlo rientrasse nella sua vita. Lui, però, non è interessato ad ascoltarla... Gusta una SUBLIME VENDETTA.

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