Bronwyn Scott
UNA DUCHESSA IN EREDITÀ
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: His Inherited Duchess
Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2023 Nikki Poppen
Traduzione di Laura Guerra
Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC.
Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2023 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici aprile 2023
Questo volume è stato stampato nel marzo 2023 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100%
I GRANDI ROMANZI STORICI
ISSN 1122 - 5410
Periodico settimanale n. 1351 del 24/04/2023
Direttore responsabile: Sabrina Annoni
Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992
Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA
Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano
HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Logan James Montfort Maddox, quinto Visconte di Hailsham, era la massima espressione dei suoi tempi. La contraddizione più ricercata dalla società: il libertino responsabile, il gentiluomo titolato che viveva in maniera stravagante e splendida, quasi non avesse alcuna preoccupazione, ma capace privatamente di assumersi l'enorme responsabilità del benessere della propria famiglia per il presente, nonché assicurarlo per le generazioni future. Era un uomo per il quale i concetti di dissolutezza e affidabilità convivevano fianco a fianco.
Agli occhi della debuttante inesperta, uscita da poco dalla scuola, risultava un enigma, strati di attraente mascolinità racchiusi in un mistero affascinante. Per le madri, tuttavia, rappresentava molto di più: un buon partito, un uomo da sposare. Preferibilmente il prima possibile, ora che si era aggiunta la possibilità che fosse il nuovo Duca di Darlington.
Una tale combinazione allettante di ricchezza, lignaggio e dedizione alla famiglia non si vedeva spesso nel mercato matrimoniale. Quando accade-
va, era inevitabile che la gente si interessasse, all'uomo e alle sue circostanze, poiché, quando qualcosa era troppo bello per essere vero, di solito lo era. Meglio scoprirlo prima di imparentarsi.
Tali considerazioni erano il motivo per cui Logan e la madre, la viscontessa, si trovavano in quel momento all'interno della pratica carrozza da viaggio ben molleggiata della famiglia Maddox, sulle strade solcate dal brutto tempo di quel tardo inverno, diretti in tutta fretta verso Darlington Hall nel Surrey.
Logan, dopo avere ignorato la prima chiamata di due settimane prima, era stato informato senza mezzi termini che una tale indifferenza nei confronti della situazione era ormai impossibile da sostenere. Ogni giorno che passava sembrava indicare che sarebbe in effetti diventato duca.
«L'ultima volta che sono stata a Darlington Hall, il vecchio duca era vivo e tu eri piccolo. Avrai avuto quattro anni.» La madre cercò di sorridere, ma il sorriso le riuscì lieve e tremulo. Erano settimane che nessuno sorrideva. La notizia li aveva lasciati sgomenti per via della repentinità con cui era arrivata poco dopo Natale e per le sue ripercussioni che avevano continuato a sconvolgerli nei giorni seguenti. «Non ricordi nulla della visita? Tu e tuo cugino, Adolphus, giocavate sempre ai soldati nella camera dei bimbi.»
In realtà, Logan ricordava quella visita, ma saggiamente non disse nulla. Non era educato parlare male dei morti. Adolphus non era stato altro che un prepotente che, ogni volta che non era riuscito ad averla vinta, lo aveva preso a cazzotti.
Il sorriso della madre, già debole, sfumò. «E o-
ra...» La sua voce si affievolì, lasciando il resto inespresso.
E ora Adolphus era morto, così come il vecchio duca, come il padre di Logan, nonché suo fratello, Griffin. I rami maschili dell'albero genealogico familiare erano stati sfrondati fino a lasciare solo lui e il fratello minore, Rahnald, una possibilità che un tempo era sembrata così improbabile che Logan non ne aveva mai preso in considerazione nemmeno la sola idea.
Era proprio tale improbabilità a essere stata fonte di profonda ansia di recente. Il vecchio duca era morto di cause naturali pochi anni addietro, così come il padre di Logan, mancato quando lui aveva quindici anni, preceduto dal figlio Griffin un paio di anni prima. E ora a morire era stato Adolphus. La causa della sua dipartita non gli era stata rivelata, ma in ogni caso non era naturale. Esistevano infatti ben poche cause naturali che potevano uccidere un uomo sano di trentasei anni, motivo per cui ci sarebbero state congetture.
Logan suppose che il risvolto positivo della situazione fosse che tali ipotesi avrebbero seguito il loro corso durante il periodo di isolamento mondano invernale, con tante famiglie racchiuse nei loro manieri di campagna prima che la società si ripresentasse in città in primavera. Altri aspetti avrebbero seguito il loro corso, o meno, nei giorni successivi, se si voleva credere a ciò che diceva l'avvocato.
Presto avrebbero saputo se sarebbe stato davvero Logan il duca, e il legale riteneva doveroso che fosse a disposizione quando ciò sarebbe stato determinato. C'era un'unica persona a frapporsi tra lui e il
ducato: la vedova di Adolphus. Olivia Maddox, nata DeLacey, una donna che Logan aveva incontrato una sola volta durante le sue nozze londinesi con il cugino cinque anni prima. Non la conosceva bene e ricordava poco di lei, se non che all'epoca era stata giovanissima, una nobile con un nome antico, appena uscita dalla scuola, che aveva accalappiato un erede ducale nel giro di poche settimane dal debutto.
«Molto probabilmente sei già duca.» Gli occhi del colore del vetro di mare della madre si incatenarono ai suoi, determinati. «È improbabile che sia incinta dopo così tanti anni senza figli; e se anche lo fosse, che possibilità c'è che il figlio sia maschio?»
«Una su due, in realtà» rispose Logan sarcastico, il tono più tagliente di quanto non avesse voluto.
Adolphus aveva compiuto il suo dovere sposandosi, ma non aveva lasciato eredi. Motivo per cui lui si stava precipitando in Surrey con la madre. Era la metà ormai vedova di un matrimonio in gran parte felice, nonché genitrice di due figli viventi, sebbene ne avesse concepiti sette. Lei conosceva bene la perdita, non solo quella di un marito, ma anche quella dei figli, delle possibilità e di ciò che avrebbe potuto portare il futuro.
Avrebbe saputo cosa dire una volta che Sua Grazia di Darlington avesse ufficialmente scoperto di non essere incinta, che la possibilità che Adolphus avesse lasciato un erede diretto era ormai svanita e che, di conseguenza, sarebbe stata espropriata della casa e di ogni sicurezza.
Logan non la invidiava. Le parole della madre avrebbero conferito un tocco di dolce femminilità a
quello che riteneva essere un calvario barbarico e insensibile che gli avvocati stavano infliggendo alla duchessa vedova in un momento in cui la donna aveva già tanto di cui preoccuparsi: il proprio dolore e l'incertezza all'idea di ciò che la vita avrebbe avuto in serbo per lei senza la tutela del marito. Purtroppo, non poteva risparmiarle tale tormento, ma avrebbe permesso alla madre di alleggerirlo. Era brava a gestire le emozioni; lui no.
«Non so cosa voglio, madre» confessò non appena l'ampia facciata in arenaria di Darlington Hall si profilò vicina, con le sue spire gotiche che svettavano verso il grigio cielo invernale. «Che la duchessa sia incinta e che si tratti di un maschio, forse per la sua tranquillità, tanto quanto per la mia? In tal caso le nostre vite non dovrebbero cambiare. Io mai mi sarei aspettato di diventare duca e lei di certo mai si sarebbe aspettata di non essere più duchessa. Potrebbe continuare a esserlo finché il figlio non sarà abbastanza grande da sposarsi e da cavarsela da solo.» Sorrise ironico. La duchessa non sarebbe stata l'unica ad avere la possibilità così di andare avanti come sempre. Per quanto riguardava lui, avrebbe continuato a dedicarsi al suo avvincente passatempo legato alle corse in carrozza, nonché a gestire le tenute di Hailsham. D'altro canto, forse sarebbe stato meglio se non ci fossero stati figli maschi di mezzo, così da strapparsi subito la benda dalla ferita e andare avanti. Non riusciva a immaginare l'agonia di un'attesa di nove mesi nel caso la duchessa fosse davvero stata incinta.
«In ogni caso, lo scopriremo presto. Siamo arrivati.» La madre gli regalò un sorriso di incoraggia-
mento quando la carrozza si fermò. «Nel bene o nel male.»
«Sono lieto che siate arrivato, Lord Hailsham. Spero che il viaggio non sia stato troppo spossante.» L'avvocato si accomodò alla scrivania nell'ufficio di Darlington Hall. Ci fu un certo gusto nei movimenti dell'uomo, che rivelò come si stesse godendo l'appropriazione temporanea della scrivania del duca.
Coglione presuntuoso, pensò Logan poco gentilmente, ma cos'altro c'era da aspettarsi da un uomo così dedito alla lettera della legge da ritenere poca cosa ordinare a un visconte, un Pari del Regno, di raggiungerlo in tutta fretta e da pretendere da una vedova in lutto che lo tenesse informato dei dettagli più intimi del proprio corpo? E tutto per riempire delle scartoffie.
«Vorrete di sicuro parlare dell'eredità.» L'avvocato batté con la punta delle dita una pila di documenti sul piano del tavolo, allineandone poi gli angoli in uno sfoggio fastidiosissimo di minuziosaggine.
«In realtà, no» gli rispose Logan, in parte per contraddirlo e in parte perché la fredda insensibilità del legale nei confronti della situazione lo offendeva. Un uomo era morto, santo cielo! Un uomo giovane, nel fiore degli anni, la cui dipartita aveva scombussolato tante altre vite. Mostrare un po' di umanità, prima di affrontare i problemi concreti dell'eredità di un ducato, non sarebbe stato inopportuno. «Mio cugino è morto e, sebbene nella vostra lettera abbiate descritto minuziosamente ciò che serve per andare avanti, non avete indicato come è dece-
duto.» Inchiodò l'avvocato con uno sguardo intimidatorio. Non voleva che quella persona tanto gretta fosse custode degli affari privati della sua famiglia.
L'uomo si schiarì nervosamente la voce. Lo sguardo aveva avuto l'effetto desiderato. «Ho ritenuto che certi dettagli non fossero appropriati per una lettera, mio signore.»
No, ma le condizioni della povera duchessa, invece, lo erano state eccome!
«Ora che sono qui, certi dettagli possono essere rivelati.» Logan gli regalò un sorriso freddo e si appoggiò allo schienale della sedia a indicare che si sarebbe messo comodo per udire la spiegazione. Rimpiangeva di non essersi interessato subito alla questione. I libri mastri, infatti, potevano aspettare, ma qualcuno da qualche parte sapeva che suo cugino era morto e, se queste persone avessero diffuso la storia per prime, lui non avrebbe avuto modo di controllare i pettegolezzi del ton in primavera.
L'avvocato gli rispose con un'unica parola. «Pistole.» Sfogliò la pila di documenti, quindi ne tirò fuori uno. «Questo è il rapporto del medico, usato per redigere il certificato di morte.»
Logan diede una scorsa al testo, soffermandosi sulla causa di morte. «Morte accidentale?» Gli scappò una smorfia. Tali parole racchiudevano tutta una serie di spiacevoli implicazioni. Suggerivano un incidente, ma spesso erano usate come menzogna garbata per insabbiare morti per suicidio o per duello, nonché altre attività sgradevoli e pericolose che si svolgevano ai margini del ton. Dio del cielo!
I pettegoli si sarebbero sbizzarriti. «Temo che non basti» ribatté. «Mio cugino era un ottimo tiratore.»
Così come lo erano tutti i maschi della famiglia Maddox. Sparare era nel loro sangue. «Nessuno crederà mai che si sia sparato accidentalmente. E dove è rimasto ferito?» Tornò a leggere il documento, sollevando il sopracciglio a mo' di sfida. «L'interno coscia? Difficile spararsi lì da soli, mi pare.»
«Come dite, mio signore. Sono sicuro che il medico potrà rispondere alle vostre domande a tal riguardo meglio di quanto non possa fare io.»
Logan rimase in silenzio nella speranza che l'avvocato aggiungesse altro. Quando l'uomo restò zitto, insistette. «Dove è successo?» Forse il luogo avrebbe rivelato un indizio legato alla morte del cugino.
«In una tenuta che si trova fuori Londra, vicino a Hampstead Heath, chiamata Grange. Da quanto so, vi stava tenendo un fine settimana dedicato ai gentiluomini.»
«Sappiamo chi era presente?» Gli parve strano un fine settimana tra gentiluomini organizzato subito dopo le feste natalizie, quando erano ancora tutti riuniti con le famiglie. Era poco credibile che si trascorressero giorni fuori casa in quel periodo.
L'avvocato parve contrariato dalla domanda. «Non sono al corrente di tali informazioni, mio signore. Libri mastri, conti, patrimoni, investimenti. Ecco ciò di cui sono a conoscenza.»
Ah, e così quell'uomo insopportabile non era entrato in confidenza con Adolphus, se non per gli aspetti finanziari.
Logan allora si alzò, non lasciando altra scelta all'avvocato se non quella di alzarsi a sua volta. «Vi ringrazio. Studierò i libri mastri e vi farò sapere se
ho delle domande. Fino ad allora, accomodatevi pure nella taverna in paese. Vi aspettiamo domani pomeriggio per la lettura del testamento.»
Non avrebbe potuto congedarlo in maniera più chiara. In realtà, fu un vero e proprio sfratto. Se l'avvocato non poteva chiarire la morte del cugino, non gli era di alcun aiuto. Ma forse la duchessa lo sarebbe stata. La conoscenza era l'elemento chiave per prepararsi e lui avrebbe dovuto prepararsi bene. La gente avrebbe spettegolato sulla morte di un uomo tanto giovane avvenuta in circostanze strane. Ci sarebbero state voci. Logan avrebbe tuttavia atteso che gli giungessero alle orecchie. Se si fosse mostrato troppo ansioso nel prevenirle, la gente avrebbe presunto che c'era qualcosa da nascondere e avrebbe così rischiato di dare credito ai pettegoli affrontandoli prematuramente. Per il momento, sarebbe andato dritto per la sua strada, senza svegliare il can che dormiva.
Aveva mentito su tutto: sulla realtà del matrimonio, su quella del marito... Aveva addirittura mentito sulla possibilità di aspettare un figlio. Aveva avuto bisogno di tempo. Ma ora di tempo non ne aveva più. Il mese era giunto, in ogni modo possibile.
Olivia si allontanò dalla tenda e dalla finestra del corridoio che si affacciava sul viale. Non era più duchessa, se non per un titolo di cortesia che non significava nulla. Con l'arrivo dell'erede e del ciclo, giunti nel giro di poche ore l'uno dall'altro – nessuno dei due una sorpresa, entrambi inevitabili – era tornata a tutti gli effetti a essere Olivia DeLacey. Sentì un crampo all'addome mentre percorreva il
corridoio diretta alle sue stanze. Desiderava tanto stendersi un poco. Non voleva mandare la sua cameriera personale dall'insopportabile avvocato con la notizia che aveva bramato da che era arrivato: non c'era alcun erede e poteva così passare il ducato al successore di Adolphus. Avrebbe preferito chiederle di andarle a prendere una borsa dell'acqua calda. Le sue stanze. La sua cameriera. Certi aggettivi erano solo una cortesia temporanea, in prestito, proprio come gli oggetti ai quali si riferivano. La cameriera sarebbe rimasta nella tenuta, così come i gioielli, le opere d'arte e la collezione di libri che aveva curato nel corso degli anni durante la sua breve permanenza in carica come duchessa. Tutti quegli sforzi in realtà non erano suoi. Appartenevano al Ducato di Darlington. Ne provò risentimento.
Aprì la porta degli alloggi e vi entrò, sospirando grata. Aveva raggiunto le stanze senza alcuna interferenza. Finalmente al riparo. Forse l'erede si sarebbe intrattenuto abbastanza a lungo con l'avvocato da permetterle di riposare prima di chiamarla. Con un poco di fortuna, sarebbe passata inosservata fino all'ora di cena.
La cameriera uscì dalla stanza del guardaroba e con un solo sguardo comprese. «Oh, Vostra Grazia! Vi è arrivato il mestruo, vero? Mi dispiace tanto. Volete che vi vada a prendere del latte caldo e una borsa dell'acqua?»
Avrebbe sentito la mancanza di Mary una volta che se ne fosse andata. Forse non piangeva la dipartita del marito, ma piangeva la perdita di tutto il resto. Le era piaciuto essere duchessa; aveva avuto uno scopo e un mandato, la capacità di cambiare le
cose e Adolphus, al quale non era mai importato, le aveva lasciato carta bianca durante le sue lunghe assenze. Un compromesso che era stato bene a entrambi.
«Sì, grazie.» Si stese sul letto, esausta. Il mese appena trascorso era stato massacrante per via del funerale, delle scartoffie, delle domande, dello scrutinio, della pianificazione successiva, nonché dell'incertezza di ciò che il futuro avrebbe avuto in serbo per lei, aspetti che richiedevano la sua piena attenzione, il tutto sullo sfondo emotivo del dolore, dell'incredulità e del sollievo che Adolphus fosse morto. Una tavolozza interessante e contraddittoria di sentimenti che aveva a malapena iniziato a decifrare.
«E l'avvocato, Vostra Grazia? Devo informarlo?»
Olivia annuì. Non aveva senso mantenere ancora viva la menzogna. Aveva ottenuto un mese di tregua; era venuto il momento di andare avanti, che fosse pronta o meno.
Serrò gli occhi non appena Mary si richiuse la porta alle spalle. Chi sarebbe stata, se non era più la duchessa attiva di Darlington? Era troppo giovane per essere davvero una vedova, ma il visconte si sarebbe sposato e avrebbe portato a casa una sua duchessa. La tenuta e il nuovo duca non avevano bisogno di lei. Avrebbe dovuto festeggiare. Era finalmente libera di ridefinirsi e magari di scoprire se stessa per la prima volta da che aveva compiuto diciotto anni, o forse anche da prima.
Era diventata moglie e duchessa prima che avesse potuto fare esperienza del mondo. Si era sposata dopo poche settimane dal debutto grazie al suo nome,
antico e distinto quanto il Conquistatore stesso. Prima di diventare duchessa, era stata l'incarnazione di tutto ciò che il lignaggio dei DeLacey rappresentava, una discendenza eccellente, perfetta per mascherare le manchevolezze che si celavano dietro la ricchezza di Darlington, così che nessuno immaginasse i segreti tenuti da Adolphus.
Si trattava di uno scambio che era stata ingenuamente felice di accettare cinque anni addietro. «Alla tua famiglia non mancherà mai nulla. Le tue sorelle troveranno buoni partiti degni del loro nome» le aveva promesso Adolphus. «In cambio, ti chiedo solo di mantenere i miei segreti.»
La sua famiglia aveva avuto bisogno di tale promessa. Le sorelle dovevano debuttare e suo padre necessitava di fondi per la tenuta. Non era rimasto più nulla da vendere se non lei e il nome dei DeLacey. Quando l'opportunità si era presentata, aveva compiuto il proprio dovere, il che non le era sembrato troppo difficile quando era stata avvicinata da un affascinante erede ducale.
Ingenua, non si era preoccupata quando Adolphus aveva preteso da lei quella promessa. Cosa avrebbe potuto nascondere un uomo tanto elegante?
Aveva creduto si trattasse di un figlio illegittimo. Lo avrebbe accettato, pur di avere la propria famiglia al sicuro. Ora rideva dell'innocenza di quella ragazzina che non era riuscita a immaginarsi nulla di peggio, che non aveva creduto che un bel volto potesse nascondere una moltitudine di peccati. Mary tornò con un vassoio.
«Grazie.» Olivia prese la borsa dell'acqua calda e se l'appoggiò sulla pancia, trovando subito conforto
nel calore. «Lo hai detto all'avvocato?»
«Non ci sono riuscita, Vostra Grazia.»
«Non ci sei riuscita? So che è difficile, Mary, parlare di aspetti tanto personali con quell'uomo, ma deve essere informato.» Sospirò. Anche per lei l'idea di dovere avvisare l'avvocato era umiliante, sebbene ciò fosse richiesto dalla legge. Ironico come, per poter disporre della tenuta, la sua duchessa, la donna che se ne era presa cura, dovesse essere indisposta.
Mary scosse il capo. «No, Vostra Grazia. Non ho potuto dirglielo perché non c'è. Lord Hailsham, l'erede, lo ha buttato fuori di casa e lo ha mandato alla taverna in paese. Non sono riuscita a parlargli, perché non c'è più.» Nel suo sguardo normalmente calmo, balenò un guizzo di soddisfazione.
Olivia si alzò a sedere e si appoggiò sui cuscini. «Perciò hai incontrato il visconte?» Avrebbe dovuto riferirsi a lui come Sua Grazia. Non era più solo un visconte. Era Darlington.
«L'ho incontrato per un istante nel salone. È arrivato con la madre. Mrs. Aldrich e Moresby li stanno aiutando ad accomodarsi.» Mary si fermò un istante prima di aggiungere: «Vi manda un messaggio, Vostra Grazia. Gradirebbe la vostra compagnia per cena, se ve la sentite».
Se la sarebbe sentita. Doveva. «Ora lasciami riposare, Mary, ma svegliami in tempo per cambiarmi e informa il visconte che sarà mio piacere cenare con lui.» Se si fosse nascosta, avrebbe dato a intendere che era debole e poco importante. Ciò era inaccettabile. Il visconte avrebbe avuto delle domande riguardanti la tenuta e Adolphus. Se non si fosse pre-
sentata con le dovute risposte, si sarebbe rivolto a qualcun altro e lei non poteva permetterlo. Doveva controllare il flusso di informazioni. Ne andava della sicurezza finanziaria della sua famiglia.
Mantieni i miei segreti, le bisbigliò il fantasma di Adolphus. Era ciò che le aveva detto la notte in cui le aveva chiesto di sposarlo, nonché le ultime parole che le aveva scritto, lasciate all'interno di un registro arrivato per posta, racchiuso in carta marrone, il giorno prima che morisse. Il libro era pieno di nomi di personaggi inventati tratti dalla letteratura e, sebbene per Olivia non significassero nulla, ovviamente erano stati importanti per lui, altrimenti non le avrebbe spedito il volume affinché lo custodisse. Non glielo avrebbe spedito se non avesse avuto il presentimento di essere in pericolo.
Aveva pensato che ci fosse la possibilità che morisse.
Ciò sollevava diverse domande riguardo a cosa era accaduto durante il fatidico fine settimana tra gentiluomini. Qualunque cosa rappresentasse il registro, quelle persone avevano ritenuto saggio non scrivervi i loro veri nomi. Ciò non prometteva bene. Sollevava inoltre paure ben più personali: in che guaio si era involontariamente cacciata quando aveva pronunciato la promessa? Prima dell'arrivo del volume, aveva creduto che i segreti che stava mantenendo fossero di natura privata, condivisi solo da moglie e marito. Ma poi aveva ricevuto quel libro pieno di nomi, a indicare che esisteva un segreto che varcava la loro camera da letto, un segreto di cui non aveva mai saputo nulla. Leggere quei nomi aveva reso concreta la realtà di quel segreto e con
essa era giunta la consapevolezza che era da sempre stata complice di qualcosa di cui non aveva avuto idea.
Avrebbe mantenuto i segreti di Adolphus. Non aveva altra scelta. Li avrebbe mantenuti perché ormai erano anche suoi. Lo erano stati da che lo aveva sposato. La sicurezza della sua famiglia dipendeva dalla sua parola e Adolphus la stava raggiungendo dall'oltretomba per accertarsi che la mantenesse.
La tentazione di Sir Theodore
INGHILTERRA, 1336 - Sir Theodore è disposto a tutto per scoprire chi sta tramando contro l'amato re, anche cercare di farsi amica, o perfino corteggiare, la figlia del suo obiettivo.
Le lezioni della lady
JULIA JUSTISS
LONDRA, INIZIO '800 - Quando Lady Laura si offre di aiutare un'amica per il suo debutto, di certo non si aspetta che alle lezioni assisterà anche il sospettoso e attraente fratello.
Un amore illecito
GRETA GILBERT
ROMA, 122 D.C. - In cerca di aiuto, Vita incontra un avvenente schiavo e da subito scorge in lui un'anima affine e il migliore degli alleati per scappare lontano e costruirsi...
Una duchessa in eredità
BRONWYN SCOTT
INGHILTERRA, 1843 - Divenuto il Duca di Darlington, il libertino Logan Maddox si ritrova sulle spalle la responsabilità di una famiglia avvolta nel mistero. E di una duchessa!
HELEN DICKSON
INDIA-INGHILTERRA, 1810 - Incaricato di scortare Miss Anna Harris dall'India all'Inghilterra, Lord Lancaster scopre che la sorella del suo migliore amico è testarda... e tanto desiderabile!
Scacco al signore del castello
Uno scandalo per milord NICOLE LOCKE
FRANCIA, 1297 - Per recuperare la mappa di un leggendario tesoro, il mercenario Louve si infiltra nella fortezza del nemico. Qui incontra la bellissima domestica Biedeluue, che...
Il duca proibito
EVA SHEPHERD
INGHILTERRA, 1892 - L'illegittima Miss Georgina è solita rimanere nell'ombra e lasciare che a brillare sia la sorellastra. Ora che sono nella dimora del Duca di Southbridge, però...
Un cavaliere per la giovane ladra
MELISSA OLIVER
LONDRA, 1227 - Quando Eva viene incaricata di derubare uno dei protettori della Corona, accetta per vendetta, ma ha decisamente sottovalutato l'affascinante e nobile Sir Nicholas!
Dal 5 maggio