RASSEGNA DEL 6 FEBBRAIO 2020

Page 1

06-FEB-2020 Estratto da pag. 17 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 17 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 28 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 11 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 11 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 22 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 22 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 22 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 12 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 12 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 14 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 14 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 8 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 8 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 11 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 11 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 17 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 30 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 29 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 29 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 22 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 10 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 10 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-FEB-2020 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


14

GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

VENETO ECONOMIA

la crisi dell’azienda dell’occhiale

Intesa fra le parti per Safilo Ok alla solidarietà a Longarone Lo stabilimento di Martignacco chiuderà i battenti entro la fine del mese di giugno Incontro il giorno di San Valentino per il destino dei 50 impiegati padovani

Riccardo Sandre PADOVA. Cassa integrazione e solidarietà per i 700 dipendenti di Safilo, sul cui futuro pende una dichiarazione di esubero. Rimane però la chiusura entro giugno dello stabilimento di Martignacco (Udine), che sarà affrontata con percorsi di politiche attive e reinserimento e la Cig straordinaria per cessata attività. Dopo una riunione fiume che ha visto impegnati i vertici dell’azienda (c’erano il direttore del personale Alessandro Visconti e il responsabile operation Fabio Ruoppoli), i rappresentanti regionali e nazionali delle categorie sindacali di riferimento di Cgil Cisl e Uil e le territoriali di Confindustria di Udine e Padova-Treviso, la vertenza Safilo si avvia a una serie di incontri provinciali, stabilimento per stabilimento. Il giorno di San Valentino

La sede amministrativa di Safilo a Padova

sarà strategico per il futuro dei 50 impiegati della sede direzionale di Padova. Entro venerdì della settimana prossima, all’interno delle trattative locali di rifinitura dell’accordo, anche il nodo padovano verrà infatti sciolto. Co-

l’assise straordinaria di cattolica

Bedoni presenta all’Ivass le ragioni dell’assemblea MILANO. Visita di Paolo Bedoni all’Ivass, l’authority di vigilanza sulle assicurazioni, dove il presidente di Cattolica si è recato per illustrare le motivazioni alla base della convocazione dell’assemblea straordinaria del 7 marzo e i pareri legali acquisiti dal cda in occasione dell’esame della richiesta di revisione dello statuto avanzata da alcuni soci, critici anche verso la decisione di sfiduciare l’ex ad Alberto Minali. Nella sua valutazione sulla richiesta di assemblea, il cda aveva messo in luce «l’anomalia» di alcune delle modifiche statutarie

Paolo Bedoni

proposte, come l’introduzione di limiti di età e mandato per i consiglieri di amministrazione, l’assegnazione della carica di vicepresidente a un esponente tratto dalla lista di mino-

il bilancio della banca

Utile di 379,6 milioni per Bper nel 2019 MILANO. Bper ha chiuso il

2019 con un utile contabile di 379,6 milioni di euro, in gran parte generato dal “badwill” legato all’acquisizione di Unipol Banca che ha più che compensato i costi non ricorrenti, tra cui spiccano 136 milioni di euro legati alla riduzione del personale e i maggiori accantonamenti su crediti, in aumento di oltre 150 milioni rispetto al primo semestre, frutto di un’accelerazione del lavoro di pulizia della banca

Alessandro Vandelli

me annunciato da tempo, Longarone - dove gli esuberi previsti erano 400 - va verso il contratto di solidarietà, mentre per Martignacco (250 addetti, per lo più donne monoreddito) si procederà all’attivazione della Cassa

ranza e il richiamo a Verona quale «territorio di riferimento» della compagnia. A ciò si aggiungevano i più significativi «dubbi di legittimità», suffragati dai quattro i pareri legali richiesti, relativi alla clausola transitoria che provocherebbe la decadenza immediata dei componenti del cda non in linea con i nuovi requisiti di età e mandato, costringendo Bedoni e i due vicepresidenti, Aldo Poli e Barbara Blasevich, a lasciare anzitempo il consiglio. Il cda, pur mettendo in luce «i rischi di contenzioso e incertezza» in caso di approvazione della proposta, aveva deciso comunque di convocare l’assemblea «in un’ottica di piena trasparenza e favore verso la sovranità assembleare», rimettendo ai soci la decisione ultima sulla richiesta di revisione della governance. —

dagli npl. Il risultato, spiega la banca in una nota, non è direttamente confrontabile con i 402 milioni di euro del 2018, che beneficiavano di plusvalenze sulla liquidazione di parte del portafoglio di titoli di Stato, a causa del diverso perimetro del gruppo e della presenza di rilevanti componenti straordinarie. Il cda ha proposto di pagare una cedola in contanti di 0,14 euro ad azione, in crescita rispetto agli 0,13 del 2018. Bper ha visto aumentare i suoi ricavi a 2,27 miliardi di euro, in crescita del 9,3% sul 2018, e i costi del 22% a 1,686 miliardi, a causa dell’aumento del costo del personale e delle rettifiche su attività materiali e immateriali. —

integrazione straordinaria per chiusura «quale sostegno al reddito dei lavoratori coinvolti in percorsi di politica attiva del lavoro» si legge in un primo documento firmato dalle parti «con decorrenza entro il primo seme-

stre 2020, ferma la necessità di presentare tempestivamente la relativa istanza». Nel prossimo futuro sarà protagonista Sernet, l’advisor milanese a cui Safilo ha affidato il compito di cercare acquirenti della fabbrica friulana o di favorire il reinserimento lavorativo altrove dei dipendenti coinvolti nella chiusura. Un percorso che vedrà la partecipazione della Regione Friuli Venezia Giulia, che si era resa subito disponibile a collaborare allo sviluppo di politiche attive per i dipendenti coinvolti. Il pre-accordo siglato dalle parti ieri pomeriggio dovrà affrontare ancora diversi passaggi: gli incontri territoriali e vincolanti da svolgersi entro il 14 febbraio, un nuovo confronto al ministero dello Sviluppo economico e le assemblee di ratifica nei siti interessati. L’incontro, iniziato alle 9,30 e finito solo nel tardo pomeriggio, sembra quindi avere prodotto un primo passo in avanti verso la chiusura di una delle vertenze più complesse e dolorose del panorama industriale italiano. Nello stringato comunicato stampa congiunto diffuso in serata «le parti» hanno dichiarato di essersi «positivamente confrontate» proprio sul nodo degli ammortizzatori sociali che garantisce una, per lo meno parziale, riduzione dell’impatto occupazionale del Piano Industriale 2020-24 di Safilo presentato il 10 dicembre scorso. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

fintech

Nasce l’hub innovazione di Banca Generali PADOVA. Banca Generali inaugura un hub d'innovazione dedicato al mondo del private banking dove sviluppare innovazione nelle soluzioni di investimento, wealth management, col contributo del fintech. Il nuovo centro, «BG Training & Innovation Hub», si focalizza su formazione e innovazione ed è concepito come un laboratorio per sondare nuove proposte nella sfera del private banking ma anche per concepire nuovi strumenti legati al contributo degli investimenti verso l'economia reale. Durante l'anno oltre 2 mila professionisti della rete Banca Generali saranno impegnati a rotazione in attività di formazione per un totale di quasi 2.000 ore. «L'evoluzione del fintech e le dinamiche dei mercati a tassi zero stanno accelerando la rivoluzione dell'offerta nel mondo del risparmio e del private banking», ha detto l'amministratore delegato di Banca Generali, Gian Maria Mossa. Obiettivo sviluppare l’innovazione nell'offerta dedicata alla protezione e gestione dei patrimoni. —

spreco alimentare

il processo

Aspiag ha recuperato 800 tonnellate di cibo

Mercatone Uno tutti assolti gli imputati per bancarotta

MESTRINO. In occasione della Giornata Mondiale Contro lo Spreco Alimentare, Aspiag Service – concessionaria del marchio Despar per Triveneto ed Emilia Romagna – ha reso noti i dati relativi al proprio impegno contro lo spreco alimentare. Nel 2019 Aspiag Service ha recuperato 800 tonnellate di prodotti alimentari, compresi i freschi, che corrispondono a 1,7 milioni di pasti, per una riduzione dei rifiuti pari a 759 tonnellate, equivalenti a 1.687 cassonetti della spazzatura.

Si tratta di numeri che evidenziano il costante impegno verso la sostenibilità, ottenuti con grande spirito di squadra: «Siamo orgogliosi del progetto di recupero delle nostre merci invendute» ha dichiarato Francesco Montalvo, AD di Aspiag Service «la lotta contro lo spreco alimentare ci vede in prima linea dal 2003. Il risultato che annunciamo oggi è condiviso con tutti i nostri colleghi dei punti vendita, i volontari delle associazioni, la Fondazione Banco Alimentare e Last Minute Market». —

fuga di cervelli

Regione: altri 4 milioni investiti sulla ricerca VENEZIA. La Giunta regionale del Veneto ha approvato l'incremento di 4 milioni di euro della dotazione finanziaria iniziale legata al bando di sostegno a progetti di ricerca alle imprese che prevedono l'impiego di ricercatori. Si tratta del terzo bando su questa linea di azione. Alla chiusura del bando sono giunte 144 domande, delle quali 129 ritenute ammissibili con una richiesta di contributi per oltre 8 milioni. A dicem-

bre sono state finanziate le prime 57 imprese con lo stanziamento iniziale di 4,5 milioni. La nuova delibera permette il completo scorrimento della graduatoria. «Questa commenta l'assessore regionale allo Sviluppo economico, Roberto Marcato - è un'altra delle nostre risposte concrete alla fuga di cervelli; la Regione del Veneto investe su giovani laureati e dottori di ricerca». —

PADOVA. Tutti assolti, con

la formula perché il fatto non sussiste, gli imputati a Bologna nel processo in rito abbreviato per il crac di Mercatone Uno. Il reato contestato era bancarotta fraudolenta per distrazione. Dopo che il Gup Domenico Truppa ha letto il dispositivo della sentenza, alcuni imputati, commossi, hanno abbracciato i difensori. A giudizio c'erano anche le tre figlie del fondatore Romano Cenni, scomparso nel 2017. La Procura aveva chiesto condanne per tutti, fino a 4 anni e 4 mesi. Stando a quanto ricostruito all'epoca dagli investigatori della Guardia di Finanza, i sei avrebbero attuato dal 2005 al 2013 diverse operazioni societarie per depauperare l'azienda, arrivando a sottrarre nel tempo 300 milioni di euro alla società. In particolare il pm Michele Martorelli aveva chiesto al Gup di condannare a 4 anni e 4 mesi l'ex amministratore Giovanni Beccari e a 2 anni l'ex consigliere Ilaro Ghiselli. Per le figlie di Romano Cenni, Elisabetta, Micaela e Susanna, la richiesta era stata rispettivamente di 2 anni e 8 mesi e di 4 anni e 4 mesi per le ultime due. —


III

Primo Piano

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

I timori per la Safilo

Cgil: «Vogliamo discutere il piano» All’incontro di ieri si è discusso di ammortizzatori sociali `Il sindacato Filctem spiega che prima è opportuno trattare da attivare attraverso un contratto collettivo aziendale sui numeri dei dipendenti (quattrocento) considerati esuberi `

BELLUNO Otto capitoli, meno di una facciata di testo per fissare i contenuti dell’intero incontro. Il destino di Longarone è racchiuso in un solo capoverso. Vale la pena riportarlo per intero: «Per il plant di Longarone si è discusso sull’utilizzo dell’ammortizzatore sociale da attivare mediante specifico contratto collettivo aziendale, utile a ridurre l’impatto sociale derivante dall’esubero occupazionale annunciato». Nessuna marcia indietro, dunque sui 400 esuberi bellunesi.

dei possibili acquirenti. Al momento, invece, non è emersa la possibilità di ridurre il numero di dipendenti da lasciare a casa (quattrocento) per lo stabilimento di Longarone. Tanto che si è discusso di ammortizzatori sociali. Insomma di come evitare le ripercussioni sulla collettività della decisione di ridurre la pianta organica. I margini di manovra per i contratti di solidarietà sembrano piuttosto risicati. Più probabile quindi che la strada percorribile sia quella della cassa integrazione. Ma al momento non è emerso niente di ufficiale sulla tipologia di strumento che sarà adottato.

DOCUMENTO CONDIVISO

DETERMINATA

A siglare il verbale di incontro dopo la riunione ad Assindustria Venetocentro di Padova, sia l’azienda (per Safilo c’erano il direttore delle Risorse Umane, il responsabile operation e i rappresentanti di Confindustria delle province di Belluno, Udine e Padova) che i sindacati (Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec, nazionali e regionali sia del Veneto che del Friuli).

Denise Casanova, Filctem Cgil, spiega che non ci sono ancora le condizioni per parlare di ammortizzatori sociali. «Per quanto ci riguarda - spiega metteremo in discussione il piano. Anche di ammortizzatori si potrà parlare ma solo dopo che

L’INCONTRO

OLTRE IL VERBALE Ad emergere, oltre quello che è stato fissato nero su bianco, la disponibilità di rinviare la chiusura di Martignacco (Udine) così da consentire di individuare

IL 14 È PREVISTO IL TAVOLO AL MISE, PRIMA DI QUELLA DATA CI SARANNO GLI INCONTRI TERRITORIALI PER CERCARE L’ACCORDO

si sarà discusso del numero di esuberi. Le questioni non si sono modificate. Non ho visto cambiamenti e per questa ragione ritengo sia necessaria prima una valutazione sui numeri degli esuberi». Insomma per la Cgil non è per nulla scontato che il numero dei lavoratori che Safilo considera esuberi non possa essere rivisto.

ROAD MAP

SOTTO LA NEVE La manifestazione di Longarone ha bloccato anche l’Alemagna, era il 13 dicembre 2019

Il ruolo della Regione

I TIMORI

«Subito in atto le strategie per la ricollocazione» Venerdì 21 febbraio si riunirà a Longarone il gruppo di lavoro sul Made in Italy nel settore dell’occhialeria, con il coinvolgimento di docenti universitari degli atenei veneti (Padova, Cà Foscari, Iuav e Verona) e di alcuni referenti del sindacato e delle imprese. A convocarlo l’assessore al lavoro e alla

A questo punto l’incontro di ieri prevede che la discussione prosegua a livello territoriale in tutti i siti «impattati». Incontri che dovranno concludersi entro otto giorni: il 14 di febbraio infatti è previsto l’incontro al Mise. Sindacati e azienda puntano ad arrivarci con un Accordo quadro «che tenga insieme le differenti realtà e condizioni dei singoli siti aziendali da illustrare».

formazione della Regione, Elena Donazzan. «A seguito agi Stati Generali sull’occhialeria sono state indicate alcune priorità – dichiara l’assessore – una è l’esigenza di affrontare il tema del Made in Italy nel campo della produzione». L’assessore ha anche preannunciato una azione specifica di “outplacement”

fbdaefa2-8699-4c97-8c8c-1628254ca686

(ricollocamento) in relazione alle conseguenze della vertenza Safilo. «Non disperderemo il capitale umano» spiega l’assessore. «Dipendenti che si sono formati negli anni all’interno di un’azienda leader di mercato e siamo pronti ad intervenire per accompagnare eventuali esuberi».

La situazione a Longarone è diventata incandescente ad inizio dicembre 2019 quando è emersa la volontà del Gruppo di presentare il nuovo piano industriale prevedendo una forte riduzione dei dipendenti nello stabilimento bellunese per la “sovracapacità produttiva” che si è venuta a creare dopo il ritiro delle licenze di Dior. Il 13 di dicembre la manifestazione dei dipendenti a cui hanno partecipato anche i “rivali” di Luxottica. Andrea Zambenedetti


IV

Belluno

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

L’idea: Consorzi forestali contro il bosco che avanza `Delegazione in visita

in Lombardia per capire i loro interventi L’OBIETTIVO BELLUNO Trovata una via per frenare lo spopolamento: i consorzi forestali potrebbero salvare il territorio. Da incuria e dall’avanzamento del bosco, quanto meno. È per questo, per vedere da vicino una pratica che potrebbe insegnare e suggerire molto al capoluogo, che nei gior-

ni scorsi rappresentanti dell’Associazione Belluno Alpina, del Comune di Belluno, di Ponte nelle Alpi e Alpago e delle Regole di Chies hanno sconfinato in terra Lombarda. Grazie ad un’iniziativa organizzata da Coldiretti il gruppo ha visitato Valvestino, nel Bresciano, per conoscere da vicino la realtà dei consorzi forestali. «La Regione Lombardia ha 24 consorzi forestali - spiega l’assessore ai lavori pubblici Biagio Giannone - svolgono un ottimo lavoro di manutenzione del territorio boschivo. Abbiamo voluto partecipare a questo incontro proprio per vedere da vicino le buone prati-

che messe in atto da queste realtà». Oltre al locale consorzio forestale, per i partecipanti c’è stata l’opportunità di conoscere anche i consorzi di Edolo e dell’Alta Val Camonica. «Sono stati esempi molto interessanti, soprattutto per la loro forma giuridica: si passa da consorzi totalmente privati a quelli misti pubblico-privati, fino a realtà interamente pubbliche - evidenzia ancora l’assessore - Sono enti che si occupano di manutenzione del territorio boschivo, ma svolgono anche attività di tipo turistico, culturale e di promozione: una soluzione che si potrebbe rivelare interessante per alcune

aree del capoluogo, in primis il Nevegal». In particolare si guarda al progetto per combattere lo spopolamento “Ronce 2020” presentato al Comune capoluogo da Belluno Alpina e sul quale pubblico e privati stanno lavorando da circa un anno. Gimmy Dal Farra, presidente e portavoce del gruppo di residenti della zona compresa tra Ronce – Piandelmonte e Tassei è entusiasta della possibilità e già guarda avanti. «Sarebbe bello tenere puliti i boschi, tagliare il nostro legno, lavorarlo e portarlo in segheria e creare mobili. Ma chi lo può fare? L’Unione Montana ha già molti compiti,

New.co Nevegal adesso è scattato il tutti contro tutti

Un centinaio di volontari da Mattarella a Padova SOLIDARIETÀ

`Schermaglie

BELLUNO Sarà in prima fila il

mondo del volontariato bellunese che parteciperà a “Ricuciamo insieme l’Italia”. La cerimonia di inaugurazione di “Padova capitale europea del volontariato 2020”. L’evento, che vedrà la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si terrà domani alla Fiera di Padova. La giornata è la prima tappa del programma promosso da Csv Padova e Comune di Padova .

LA FORMAZIONE La compagine bellunese, coordinata da Csv Belluno/Comitato d’intesa, sarà formata da un centinaio di rappresentanti di associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, volontari di tutta la provincia. Il trasferimento avverrà con un mezzo di trasporto messo a disposizione gratuitamente dal Csv Belluno. Ci saranno anche Gianluca Corsetti, presidente del Comitato d’intesa, e Nevio Meneguz, direttore del Csv Belluno. «La nostra presenza è fondamentale per una data così importante spiega Meneguz - abbiamo la possibilità di portare la voce di un volontariato attivo e radicato, stante le nostre note problematiche territoriali, in un contesto vicino e in cui l’importanza del lavoro quotidiano del volontario è riconosciuta a livello europeo. L’evento peraltro è particolarmente sentito, in quanto promosso dal Csv Padova, col quale abbiamo collaborato in diverse occasioni».

L’INCONTRO Così, il presidente Corsetti: «È una delle prime occasioni in cui un Presidente della Repubblica prende parte a un evento che valorizza il volontariato perciò vogliamo far sentire fortemente la nostra presenza. Purtroppo la disponibilità di posti è limitata perché saremmo stati molti di più».

IL PRESIDENTE Del CSV di Belluno Gianluca Corsetti

CERCA SOLUZIONI Biagio Giannone

non riesce – riflette l’uomo -. Il nostro bosco è poco gestito, non c’è una regia. Potremmo guadagnare 40 – 50 mila euro l’anno dal taglio delle piante vecchie e in questo modo tenere pulito il territorio e frenare l’avanzata della foresta. Il Consorzio seguirebbero solo il bosco, i sentieri e le silvo pastorali, ne farebbero parte Belluno, Limana e Ponte, sia pubblico che soggetti privati proprietari degli appezzamenti e sarebbe finanziato dai Comuni e dai fondi di confine». L’idea è allo studio, nelle prossime riunioni del tavolo anti spopolamento verrà approfondita. A.Tr.

anche tra le fila dell’opposizione IL CASO

LA DONAZIONE La consegna da parte di Lions Club ai farmacisti della struttura a San Gervasio

Il Lions Club si schiera con la Farmacia Solidale Il sodalizio ha devoluto il ricavato della lotteria della Befana all’acquisto di farmaci di largo consumo non prescrivibili `

L’INIZIATIVA BELLUNO C’è anche il Lions Club

Belluno tra i benefattori della Farmacia Solidale dell’Immacolata. Il sodalizio ha devoluto il ricavato della lotteria della Befana all’acquisto di farmaci di largo consumo, non prescrivibili dal sistema sanitario e quindi totalmente a carico dei cittadini come analgesici e antinfiammatori, oltre ai prodotti per la prima infanzia: latte, omogeneizzati, pannolini e detergenti per i bambini, come indicato dai farmacisti Giorgio e Serena. La consegna del contributo è avvenuta nei giorni scorsi proprio nella sede del servizio a San Gervasio, alla

presenza del presidente del Lions Belluno Antonio Prade, di un gruppo di soci e dei farmacisti, dei volontari e delle famiglie che cercano aiuto alla farmacia solidale. Ne è seguito un momento di preghiera e un piccolo rinfresco. Il Servizio di farmacia dell’Immacolata è un’associazione privata di fedeli riconosciuta

LA STRUTTURA ASSICURA LE CURE AI MENO ABBIENTI: DONANDO I MEDICINALI CHE SONO ACQUISTABILI ANCHE SENZA RICETTA

dalla Diocesi Belluno – Feltre e costituitasi nel dicembre del 2014. L’obiettivo del servizio è quello di prendersi cura degli ultimi e dei bisognosi distribuendo in forma gratuita i farmaci senza obbligo di ricetta, prodotti sanitari, per l’infanzia e per l’igiene personale. A questo negli anni si sono affiancate alcune convenzioni con medici e ottici al fine di fornire supporto per cure odontoiatriche, visite specialistiche e acquisto di occhiali da vista. Il Servizio di farmacia dell’Immacolata è aperto ogni sabato mattina dalle 8:30 alle 13 nei locali adiacenti alla Chiesa parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio a Belluno, vicino all’ospedale. Alessia Trentin

BELLUNO Il sindaco Jacopo Massaro garantisce di non aver ingranato alcuna retromarcia: l’obiettivo per Palazzo Rosso rimane quello di costituire una new.co che gestisca gli impianti in autonomia. Ma ormai il Colle è terreno di una battaglia che non ha confine. I consiglieri di opposizione e il partito democratico, in particolare il Circolo del Castionese, con Quinto Piol, seguono con attenzione quello che sta succedendo. Paolo Gamba, rincara la daose: «Non venga strumentalizzato il Nevegàl, siamo vicini alle elezioni regionali e il sindaco scarica responsabilità su una proposta di legge, forse perché ha interesse ad una candidatura».

MANCANZA DI PROGETTI Per il capogruppo di “Belluno è di tutti” ciò che serve «e non c’è ancora, è un progetto di questa amministrazione, indipendentemente dall’imminente campagna elettorale. Il sindaco di Belluno deve capire che il Nevegàl è una questione seria. Bisogna lavorare, non pensare solamente ai finanziamenti. Bisogna presentare progettualità che vengano ritenute valide da investitori pubblici e privati. La Regione – spiega Paolo Gamba – ha regole ben precise e lo sanno tutti. Non può dare dei soldi al Nevegàl lasciando fuori altre stazioni. Ci vuole un progetto strategico da finanziare».

PROMESSE

Raffiche a 130 km/ora: blackout e danni MALTEMPO BELLUNO Le raffiche oltre di 130

chilometri orari in quota e fortissime a valle erano state previste dall’Arpav, che aveva parlato di una giornata peggiore di martedì. E così è stato ieri quando i vigili del fuoco hanno dovuto gestire 56 interventi dalla mattina (erano stati una ventina il giorno prima). «Da ieri mattina - spiega il referente stampa dei vigili del fuoco - il Comando di Belluno ha effettuato 56 interventi e di questi la grande maggioranza sono tutti legati alla questione maltempo, ovvero il vento. I vigili del fuoco sono intervenuti per coperture tetti, dissesti statici,

rimozione alberi, camini pericolati. Molto colpito Belluno, Sedico, Cesiomaggiore, Sospirolo. Poi Lamon, Cortina, Rocca, Ponte, Rivamonte, Alleghe, Fonzaso, Puos d’Alpago». A Levego in un video-denuncia un utente della strada ha mostrato i new jersey della “rotonda” all’incrocio, apostati, che intralciavano e creavano pericolo alla viabilità. A Tambre ieri in serata segnalata l’interruzione di energia elettrica in via Fullin, molto probabilmente per pinte finite sulla linea. Così era andato nel pomeriggio anche a Rivamonte Agordino dove si è rotto un cavo della media tensione. Sono rimasti chiusi diversi impianti di risalita tra Agordi-

no Cadore e Cortina e anche i passi Fedaia, lato Trento, e nel pomeriggio la strada S.P. 24 “Valparola” dalla progressiva km 0+000 (loc. Passo Falzarego) alla progressiva km 5+250 (confine Provincia di Bolzano) per la presenza di neve ventata. Dopo 2 giorni alle prese con il vento Foehn, oggi la situazione migliorerà. «Nelle valli venti deboli di direzione variabile prevede l’Arpav -. In quota venti ancora tesi nella notte, poi in attenuazione fino a risultare moderati da nord sulla maggior parte della montagna veneta, eccetto qualche rinforzo fino a tesi oltre i 2500 m, a 15/25 km/h a 2000 m, a 25/35 km/h a 3000 m».

bde9c0ae-0029-4e7c-8401-82ee500c5db3

A indignare il capogruppo di “Belluno è di tutti”l’atteggiamento: «Promettere coi soldi di altri». Ma nel mirino di Gamba finiscono anche i Dem. «Pensano di far gestire quest’operazio-

ne alla Pro Loco o al Pd?». A queste parole arriva l’affilata replica di Quinto Piol (Circolo Castionese): «Gamba è preoccupato che la gestione vada in mano anche a dei Castionesi? Quindi a chi vive il Nevegal (che fa parte del Castionese). Forse pensa ad uno svizzero tipo quello che ha qui soggiornato per mesi a spese di danari pubblici? (il riferimento è al piano predisposto con il progetto Abitare il Nevegal Ndr). Una delle spese che ha contribuito a portare al fallimento la Nuovi Impianti Sportivi. Nis avviata al fallimento con la giunta Prade, fallimento sentenziato dalla giunta Massaro. Nis, unica società totalmente pubblica a fallire in Italia non ho notizia di altre). Quel Gamba avanza il tempo per fare le battutine su chi? Sul Pd che a Belluno e a Venezia, o addirittura dopo essere stato estromesso, vedi commissione comunale, sta facendo la propria parte ed offre la massima collaborazione per trovare una soluzione al grave e colpevole immobilismo? Stai sereno Gamba, noi dopo aver portato avanti proposte strategiche e concrete, continueremo a lavorare comunque cercando la massima unità di intenti, in Consiglio Regionale, in Consiglio Comunale e sul territorio per fare, anche se all’opposizione, la nostra parte ed a vigilare, a tutti i livelli, affinché tutti quelli che hanno fatto le promesse le mantengano». A tornare sulla questione è Franco Roccon (Civiltà bellunese Liga Veneta Repubblica): «Fin da subito ho detto che c’erano da portare a casa gli impianti e accettare gli aiuti che avrebbero dato, concretamente in termini di finanziamenti, Regione e Provincia – incalza Roccon -. Si è perso un anno per un’operazione difficile. Forse il sindaco ha venduto la pelle dell’orso prima di averla. Troviamo una soluzione prima che gli investitori scappino». Federica Fant

FATICA Il Colle non vede ancora certezze all’orizzonte


III

Primo Piano

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

IL TAVOLO Ieri il comandante Lorenzo Fontolan e i rappresentanti sindacali si sono riuniti davanti al prefetto. Sotto il Presidente Mattarella

PALAZZO MORONI PADOVA C’è una foto, scattata alcuni mesi fa nella centrale operativa di via Gozzi, che sembra fatta apposta per questa trattativa. Il sindaco Giordani guarda negli occhi il comandante Fontolan e fa un gesto con le mani: «Sei». Si stava parlando d’altro, ma l’immagine calza a pennello. Perché il Comune su questo punto proprio non si schioda: gli agenti devono tornare a lavorare sei giorni alla settimana.

LA POSIZIONE

Le celebrazioni

Capitale Europea del Volontariato: un ricco programma, il via in Fiera Domani è il grande giorno, quello di cui si parla da mesi. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà in città per rendere omaggio a Padova, nominata per questo 2020 Capitale Europea del Volontariato. È atteso per le 10.30 e darà il via ufficialmente all’anno che vedrà Padova protagonista di una lunghissima serie di iniziative a carattere sociale. Lo slogan della giornata sarà “Ricucire insieme l’Italia”. L’organizzazione è curata dal Centro servizi volontariato di Padova e prevede una tre-giorni di incontri e workshop che aprirà un intero anno di approfondimenti su terzo settore e non profit. La cerimonia di inaugurazione, intitolata appunto, “Ricuciamo insieme l’Italia” si terrà nel padiglione 8 della Fiera di Padova. Sono attese centinaia di persone tra volontari, studenti, rappresentanti di onlus e istituzioni. Dalle 9 alle 13 i partecipanti assisteranno a storie, immagini e musiche scelte per sottolineare «il lungo

cammino dell’impegno civile, punto di partenza per le sfide dei prossimi anni». A condurre l’evento saranno l’attrice Lella Costa e Riccardo Bonacina, fondatore di Vita non profit. Sul palco si alterneranno Andrea Pennacchi, Tiziana di Masi, Luca Bassanese, Lorenzo Baglioni, Ottavo Giorno, Coro Tre Pini, Orchestra “I Polli(ci)ni”. Gli interventi saranno di Gherardo Colombo, Linda Laura Sabbadini, Claudia Fiaschi, Stefano Tabò, Manuela Lanzarin, Cristina Piva, Domenico De Maio, Paolo Gubitta, Paola Severini Melograni, Anna Fasano, don Dante Carraro, insieme alla testimonianza di volontarie e volontari da tutta Italia. Nel pomeriggio prenderà il via una carrellata di appuntamenti itineranti. A partire da quello ospitato a Palazzo De Claricini (alle 14) su “Rigenerare la solidarietà nei territori”. Chiuderà la giornata il concerto dell’Orchestra di Padova e del Veneto nella Sala dei Giganti.

Lo ha ribadito ieri il comandante Lorenzo Fontolan, di fronte al prefetto Franceschelli e ai rappresentanti sindacali della Polizia locale. La nota diffusa ieri pomeriggio è firmata genericamente dall’amministrazione comunale, ma è stata condivisa dal sindaco Giordani, dall’assessore al Personale Benciolini e dal comandante Fontolan. «Abbiamo preso atto e ascoltato con rispetto le ragioni delle parti sindacali esposte al tavolo odierno. Con pari attenzione - si legge - sono state raccolte le considerazioni del Prefetto che ringraziamo per la disponibilità e la consueta saggezza. In vista del nuovo incontro, fissato per il 12 febbraio, l’amministrazione si riserva una valutazione complessiva su tutti i temi trattati. Tale valutazione - ecco però l’ammonimento di Palazzo Moroni - non prescinderà da alcuni elementi».

L’ORGANIZZAZIONE «Ribadiamo che, dopo oltre un anno di discussione con le parti sindacali, l’esigenza espressa con forza dall’amministrazione di tornare al modello orario 6 giorni su 7 non nasce da impuntature ideologiche, ma da palesi esigenze proprie del territorio, legate anzitutto ad un servizio ancora più capillare ed accurato che riteniamo necessario offrire alla cittadinanza. Riteniamo che un modello orario che sottrae al servizio circa 12 agenti per ogni giorno lavorativo e circa 50 nei sabati, presenti

Il Comune non arretra ma gioca un’altra carta: «Più soldi per gli agenti» L’amministrazione: «Possiamo attendere la fine delle scuole e migliorare il trattamento previdenziale riservato al personale» `

IN CENTRALE OPERATIVA Il sindaco Giordani col comandante Fontolan

evidenti lacune che necessitano di essere sanate. Da questo punto di vista non appare come una casualità, ma piuttosto come una questione di buon senso, il fatto che tutti i capoluoghi del Veneto utilizzino il modello orario dei 6 giorni su 7»

LE PROPOSTE «Comprendendo tuttavia il disagio che i lavoratori possono vivere nel cambio di modello prosegue la nota - , legato a responsabilità di parte tecnica e politica di chi ci ha preceduto nel momento in cui hanno bru-

85e1a777-ba2c-4ab7-abf0-9737c19b8be4

scamente introdotto il modello 5 su 7 (qui è chiaro il riferimento alla scelta dell’amministrazione Bitonci, ndr), vogliamo comunque specificare che non sono mancati, nemmeno al tavolo di

«IL CAMBIAMENTO È NECESSARIO PER AVERE PIÙ UOMINI IN SERVIZIO AL SABATO COME NEGLI ALTRI CAPOLUOGHI»

oggi, gli sforzi dell’amministrazione per trovare un punto di incontro che tenga conto delle esigenze espresse dalle parti sindacali. È stato proposto di differire l’avvio del nuovo modello orario dopo la fine dell’anno scolastico, tra giugno e luglio. L’amministrazione ha posto al tavolo la disponibilità di aumentare di 100.000 euro annui il versamento sul fondo previdenziale integrativo proprio degli operatori di polizia locale che aumenterebbe così in maniera radicale e stabile da 250.000 mila euro anno attuali a 350.000 mila euro anno incrementando di oltre 400 euro anno il contributo ai fini previdenziali per ogni agente. Il che significa che nell’arco di un’intera carriera lavorativa si giungerebbe a maturare un contributo ulteriore al momento della pensione che va dai 15 ai 20 mila euro pro capite». «Col nuovo modello orario - si conclude la nota - risulta assolutamente confermato il rilascio del buono pasto, oltre che per il servizio serale, anche per chi presta il turno antimeridiano e anzi sarà eliminato il limite massimo di tre buoni pasto maturabili settimanalmente. Padova risulterebbe l’unico capoluogo del veneto dove è garantito almeno un fine settimana lungo al mese di riposo dalle 14 del venerdì alle 7.30 del lunedì con di norma tre domeniche di riposo al mese». L’appuntamento è tra una settimana esatta. G.Pip.


IX

Padova

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

«Foibe, no alla cerimonia con l’Anpi» Stevanin dei Combattenti e Reduci non presenzierà `Italia Giacca dell’associazione degli esuli: alla celebrazione ufficiale dopo il convegno in Senato «Anche noi amareggiati, è necessario il dialogo» `

LA POLEMICA PADOVA Si fa sentire anche a Pado-

va la polemica per il convegno dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, dal titolo “Il fascismo di confine e il dramma delle foibe”, organizzato martedì scorso nella Biblioteca del Senato a Roma. Ad alzare la voce è Alberto Stevanin, alfiere dell’Associazione nazionale combattenti e reduci, che annulla la sua partecipazione di rappresentanza nel Giorno del Ricordo delle foibe e dell’esodo a Palazzo Moroni il prossimo 10 febbraio. «Una grande delusione – dice Stevanin, 73 anni - Non starò accanto a chi porta avanti teorie negazioniste e a chi riduce le foibe ad un incidente di percorso».

LA REPLICA DEGLI EX PARTIGIANI: «È STATO UN INCONTRO DI CARATTERE STORICO, OTTIMI I RAPPORTI CON DALMATI E GIULIANI»

Tante le critiche verso l’incontro organizzato nella sala del Senato da Anpi: dall’assenza di un rappresentante degli esuli, all’impostazione del convegno strettamente su invito. «Mi stupisco del presidente del Senato Elisabetta Casellati – fa sapere Stevanin – che ha dato ospitalità a dei conferenzieri di nota organizzazione che apertamente negano o comunque sistematicamente sminuiscono quella che fu una tragedia Dalmata e Istriana, anzi tendono a giustificarla. Per me sarebbe imbarazzante trovarmi come l’anno scorso in schieramento istituzionale di alfieri portabandiera per il Giorno del Ricordo, di fronte all’Università dove studiò Norma Cossetto, a fianco alla rappresentanza dell’Anpi».

to, un’amica aveva fatto richiesta di partecipare dieci giorni prima e le è stata negata. Sei anni fa a Padova abbiamo organizzato un convegno assieme ad Anpi, solo così si può andare avanti: sedendosi allo stesso tavolo».

LA CERIMONIA Il 10 febbraio la cerimonia a Palazzo Moroni inizia alle 10 con l’alzabandiera e gli onori ai Caduti e la deposizione di una corona di alloro. A seguire gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni. Presente alla giornata anche Anpi. «Viviamo immersi in un clima esagitato – aggiunge Floriana Rizzetto, presidente Anpi Padova - È un tema su cui ci sarà sempre da dibattere, su qualsiasi argomento c’è la memoria e la storia. L’Anpi voleva fare un convegno storico e l’ha fatto, mi pare legittimo, i relatori sono professionisti. Noi abbiamo un ottimo rapporto con l’associazione Venezia Giulia e Dalmazia. Ricordo che l’anno scorso siamo intervenuti per una presa di posizione scorretta espressa da Anpi Rovigo nella pagina Fb». Elisa Fais

L’APERTURA Apre al confronto Italia Giacca, presidente del Comitato di Padova dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. «Il convegno organizzato al Senato ci ha lasciato amareggiati - dichiara Giacca - Sono del parere che solo il confronto sia utile. Il convegno di martedì era su invi-

FOIBE E ESODO Il Giorno del Ricordo dello scorso anno. Nel tondo, Alberto Stevanin

Ulss, sei milioni in nuove tecnologie SANITÁ PADOVA Risonanze magneti-

che, Tac, angiografi, mammografi e ammodernamento informatico: soffia il vento del rinnovamento tecnologico in Ulss 6 Euganea, forte di un finanziamento, approvato dalla Giunta Regionale, di 6 milioni di euro che dà seguito ai progetti di investimento approvati dalla Crite (Commissione Regionale per l’Investimento in Tecnologia ed Edilizia). Questi progetti, che erano stati proposti dall’Azienda Ulss 6 dopo aver valutato i fabbisogni e avanzato proposte sostenute da accurate valutazioni tecniche, attengono l’ac-

quisizione di beni informatici e moderni applicativi per un valore di 2.569.834 euro. Sonopreviste inoltre due nuove Tac 64 strati per gli ospedali di Camposampiero e di Piove di Sacco (350mila euro l’una), una Risonanza magnetica 1,5 Tesla da 750mila euro per l’ospedale di Camposampiero dove verrà allocata anche una Risonanza magnetica articola-

IL FINANZIAMENTO DELLA REGIONE VENETO CONSENTE L’ACQUISTO DI MACCHINARI D’AVANGUARDIA NELLE DIVERSE SEDI

MAMMOGRAFIE Gli esami diventano più all’avanguardia

re (200mila euro), due angiografi cardiologici per gli ospedali di Monselice/Schiavonia e di Cittadella del valore di 575mila euro ciascuno, due mammografi per complessivi 351.293 euro per l’ospedale di Montagnana e il presidio di Camposampiero. Si procederà inoltre alla gara d’appalto per l’affidamento di sistemi analitici per l’esecuzione degli esami di emogasanalisi (258.217 euro). La diagnostica, insomma, diventa sempre più d’avanguardia. «Parliamo subito dei vantaggi per gli assistiti: esami complessi eseguiti in modo mirato e non invasivo, diagnosi sempre più precise e qualificate, approcci sempre più personalizzati. Investire in inno-

vazione significa essere autenticamente figli del proprio tempo, guardare il presente e il futuro prossimo con la consapevolezza di poter offrire il meglio». E aggiunge: «Ringrazio pertanto la Regione Veneto che si dimostra ancora una volta attenta al tema dell’innovazione continua – commenta il Direttore generale dell’Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta - investendo nel costante ammodernamento delle dotazioni tecnologiche per un’assistenza sanitaria al passo coi tempi». «In particolare - conclude il direttore generale - , le nuove apparecchiature soddisferanno appieno le esigenze di una diagnostica d’avanguardia e, nelle mani dei nostri professionisti sanitari, si tradurranno in un’assistenza più puntuale e più circostanziata per tutti gli assistiti nel territorio dell’Euganea».

Delegazione a Berlino promuove l’ortofrutta LA TRASFERTA PADOVA Una delegazione istitu-

zionale, economica, promozionale e tutta padovana è presente a Berlino alla venticinquesima edizione della “Fruit Logistica”, la più grande fiera mondiale dedicata al mercato dell’ortofrutta. Sono presenti assieme al presidente della Provincia di Padova Fabio Bui, il presidente di Maap Domenico Minasola, il vice Giancarlo Daniele, il direttore Francesco Cera ed altri rappresentanti delle istituzioni e delle attività produttive. Il Maap di Padova si colloca tra i primi 10 sui 250 mercati agroalimentari all’ingrosso italiani per capacità commerciale ed è il primo per export con 3 milioni e mezzo di quintali di prodotti commercializzati, pari a un valore di 400 milioni di euro. Lo stand del Maap di Padova è rappresentato dalla riproduzione dello storico Caffè Pedrocchi, punto di riferimento della presenza italiana nelle fiere internazionali. «La Provincia ha avviato una collaborazione con il Maap e con tutti gli operatori dell’ortofrutta – spiega il presidente Bui – perché il settore agro industriale padovano è strategico. La missione a Berlino è importante per rafforzare il nostro ruolo italiano nell’export. Le istituzioni devono essere al fianco dei nostri più importanti rappresentanti internazionali perché il Sistema Padova veicoli la propria immagine e le proprie eccellenze in modo unitario. Parliamo di aziende che investono, che danno lavoro e che guardano al futuro con sistemi produttivi innovativi e sostenibili dal punto di vista ambientale. È un comparto che si incrocia con altri settori trainanti come quello turistico». Ogni giorno partono dalla sede di Corso Stati Uniti una ventina di camion diretti in tutti i Paesi dell’Est fino all’Ucraina e alle Repubbliche Baltiche che sono mercati strategici.

Protestano i portinai dell’Università: L’idrogel rende il terreno più fertile «Dobbiamo parlare anche inglese» La start-up vince il BioInItaly Forum `Il Bo chiede

ulteriori requisiti LA DENUNCIA PADOVA Vengono pagati pochi eu-

ro, lavorano anche con turni di 12 ore e ora gli è anche richiesto di conoscere l’inglese. Cambia l’appalto per i 47 portinai che lavorano per l’università di Padova per conto di una cooperativa, la denuncia arriva da Cub Padova. «Il nuovo appalto – spiega Cub - aggiunge una postilla che chiede come requisito minimo per i lavoratori che saranno impiegati in mansioni di portineria, la patente Ecdl di informatica e il titolo di B1/B2 come livello di conoscenza della lingua inglese. Praticamente nessuno dei lavoratori oggi impiegati nelle nostre portinerie possiede questi titoli e quindi rischiano il licenziamento. D’altra parte non sono i soli a mancare di questi “basilari” requisiti, infatti bisognerebbe licenziare gran parte dei dirigen-

ti». Un impiegato con mansione di portineria viene pagato poco più di 7 euro lordi all’ora. L’ateneo fa sapere che il livello di lingua inglese richiesto è quello che si raggiunge alla scuola secondaria di primo grado, il requisito diventa fondamentale per chi deve stare a contatto con il pubblico e con ospiti internazionali. Per favorire la conoscenza dell’inglese tra i dipendenti, inoltre, il Bo ha recentemente attivato un corso on line. «L’Università di Padova che chiude un occhio con i propri dirigenti superpaga-

VERTENZA Protestano i 47 portinai dell’Università

ti, pretende che il portinaio (che guadagna meno di un raccoglitore di pomodori) sia certificato come uno scienziato – dichiara la Cub -. Ma è vero poi che con gli appalti di servizi l’Università risparmia? Provate a fare due conti: 7 milioni di euro in tre anni spesi per 47 lavoratori. Un portinaio costerebbe 50.000 euro all’anno, invece ne guadagna, compresi straordinari e turni assurdi, quando gli va bene, 10.000 netti/anno. Dove va a finire il resto dei soldi pubblici che spendiamo?». Il Bo fa presente che la conoscenza della lingua Inglese al livello B1 è quello dichiarato dalla legge italiana per l’uscita dalla scuola secondaria di primo grado (ex scuole medie), mentre il B2 è quello dichiarato per l’uscita dalla scuola secondaria di secondo grado (ex scuole superiori). La ditta che offre il servizio di portierato dichiara il possesso del B2 in capo al 25 per cento del personale impiegato, inoltre non è richiesta la produzione della certificazione ma il possesso del livello richiesto. E.Fa.

`La tappa veneta

dedicata all’innovazione L’EVENTO PADOVA E’ BiosHydrogel la vinci-

trice della tappa veneta di BioInItaly Investment Forum & Intesa Sanpaolo StartUp Initiative l’evento organizzato da Assobiotec, Intesa Sanpaolo Innovation Center e dal Cluster Spring, che da 13 anni permette alle imprese innovative biotecnologiche e ai progetti di impresa, alla ricerca di nuovi fondi, di incontrare investitori provenienti da tutto il mondo. BiosHydrogel, di Giacomo Guerrini e Carlo Scarpa, sviluppa un innovativo idrogel, completamente degradabile dalla microflora del suolo. Una volta decomposto, rilascia nel terreno humus, argilla e polimeri naturali rendendo il terreno più fertile. È un prodotto particolarmente adatto per la semina e la concimazione. Ora la startup accede alla seconda fase della competi-

8971102e-2227-4edc-89f1-85c5e394041c

zione che prevede la partecipazione al percorso di coaching e selezione Intesa Sanpaolo StartUp Initiative, organizzato da Intesa Sanpaolo Innovation Center. Al termine di questo percorso le migliori proposte accederanno, nel mese di aprile, all’Investment Forum di Milano dove avranno l’opportunità di presentare il proprio progetto e business plan a Business Angel, Venture Capital e Corporate VC e altri stakeholder dell’ecosistema dell’innovazione. «Le biotecnologie sono uno

DALLA RICERCA ALL’IMPRESA Tappa veneta vinta da BiosHydrogel

strumento straordinario per dare risposte concrete a bisogni sempre più urgenti per la salute, la cura dell’ambiente, l’agricoltura, l’alimentazione – dichiara Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec, l’Associazione Nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica -, ma sono anche un potenziale volano per l’economia e l’occupazione qualificata di un Paese industrializzato come l’Italia. Le idee e i progetti che nascono dalle tante startup biotech nazionali sono spesso molto interessanti, ma purtroppo il più delle volte rimangono studi e ricerche in ambito accademico, incapaci di trasformarsi in brevetti, prodotti o processi». Luca Pagetti, Head of Startup Growth Financing Department at Intesa Sanpaolo Innovation Center aggiunge: «La bioeconomia raggiunge in Italia 2 milioni di occupati ed un valore della produzione di 328 miliardi di euro. L’Italia si posiziona fra i Paesi europei con la più alta percentuale di riciclo. L’adozione dell’economia circolare è quindi strategica per il Gruppo Intesa Sanpaolo».


VII

Treviso

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Vigili offesi su Facebook: condannato Oltre all’ammenda da 400 euro, Daniele Tinti dovrà risarcire `Aveva insultato la Locale sul social: nel mirino il parcheggio due agenti (250 euro a testa) e pagare le spese del loro avvocato del mezzo di servizio nello stallo disabili per staccare una multa `

LA SENTENZA TREVISO Era l’unico degli undici

“leoni da tastiera” finiti a processo per diffamazione a non aver voluto risarcire spontaneamente i due vigili urbani insultati su Facebook. «Voglio andare davanti al giudice per dimostrare la mia innocenza» aveva sempre detto Daniele Tinti, che ieri è stato invece condannato a un’ammenda di 400 euro e al pagamento delle spese legali, che si tradurranno in qualche migliaio di euro. L’uomo dovrà inoltre versare 250 euro di risarcimento a ciascuna delle parti offese. Gli altri dieci imputati (Michela Daniotti, Stefano Franceschelli, Nadia Sacchet, Maurizio De Stefani, Alessandro Antonio D’Antona, Tiziana Lorenzet, Manuel Camazzola, Monica Dall’Anese, Gianluca Muffato e Michele Guizzo), anche loro finiti alla sbarra con l’accusa di diffamazione, erano invece usciti dal procedimento pagando 1.750 euro agli agenti della polizia locale e dopo aver consegnato al Comune di Treviso altro denaro per danno di immagine (in totale 5mila euro), soldi che l’amministrazione comunale aveva deciso di devolvere in beneficenza alla struttura de “La Nostra Famiglia”.

«pezzi di m… me la metto come foto profilo, quando me multeranno je la faccio vedè». La slavina di insulti era proseguito con altri commenti tutti al vetriolo: «S…. è dir poco!», come anche «Guardate che non hanno sbagliato, sono loro i disabili» e «... vogliamo parlare di tutte le volte che li vedo guidare mentre parlano al cellulare? Sti sceriffi del c…...ne avrei io da raccontare!!!. Maledetti di m… sempre a prendersela con i più deboli. Più disabili (mentali) di questi vigili...» Il tutto condito da decine e decine di «mi piace».

GLI ALTRI UNDICI IMPUTATI ERANO USCITI DAL PROCEDIMENTO SCUCENDO 5MILA EURO POI DESTINATI IN BENEFICENZA

IL PROVVEDIMENTO TREVISO Hanno un passato di

furti, riciclaggio, lesioni, minacce, ingiurie e truffe telematiche i due romeni - lui 33 anni e lei 31 - che ieri pomeriggio sono stati allontanati dall’Italia e accompagnati al valico italosloveno di Fernetti. Il provvedimento di provvedimento di allontanamento firmato dal questore Marco Odorisio è stato confermato dal giudice del Tribunale di Trieste. La coppia non potrà fare ritorno in Italia per i prossimi 5 anni. Era stata rintracciata da una pattuglia della Squadra Volante lunedì mattina, verso le 10.30, in borgo Sant’Antonio, nelle vicinanze del parcheggio del Bronx. La loro Volkswagen Bora di colore blu, con targa tedesca e con cinque persone a bordo, non è passata inosservata ai poliziotti. La macchina è stata fermata e gli occupanti tre donne e due uomini di nazionalità romena - sono stati controllati. Che cosa facevano a Pordenone? I poliziotti hanno ricevuto soltanto qualche vaga indicazione, poco convincente. Il gruppo è stato invitato in Questura per ulteriori accertamenti. Dalla banca dati è emerso che il conducente dell’auto e una delle donne avevano diversi precedenti per episodi commessi tra le province di Padova, Treviso, Venezia e Udine. Quella stessa mattina la coppia era andata all’aeroporto Canova di Treviso per prelevare i tre connazionali appena arrivati dalla Romania, entrambi incensurati. È stato anche accertato che il 33enne in Italia è stato controllato 208 volte e la donna 88 volte. Ieri il giudice ha evidenziato come a loro carico «pendono vari procedimenti per condotte truffaldine compiute a mezzo telefono, modalità di per sé insidiosa, che agevola il raggiro in danno della popolazione; e che su tali premesse e sulla base dei frequenti ingressi in Italia, allo scopo di attuare condotte illecite, risulta fondato il giudizio di pericolosità sociale». C.A.

LA BARAONDA La baraonda social aveva portato alla pronta reazione della Polizia Locale. Tutti e 48 gli agenti del Comando di Treviso, assistititi dall’avvocato Stefano Pietrobon del foro di Treviso, avevano presentato denuncia. Inizialmente gli indagati dalla Procura erano 28 ma solo in 11 sono stati rinviati al giudizio. Nel corso del processo è stato peraltro dimostrato che la foto era stata travisata: la sosta per disabili era in realtà un parcheggio privato. E i due agenti non si erano affatto fermati per bere un caffè ma erano intervenuti per effettuare dei rilievi per un divieto di sosta. Denis Barea

L’ATTACCO Il vero e proprio linciaggio verbale iniziato il 7 marzo del 2016. In una pagina del noto social network era stata pubblicata la fotografia di un’auto dei vigili urbani di Treviso parcheggiata a Sant’Angelo in uno stallo di sosta riservato ai diversamente abili. Sotto l’immagine l’accusa: «Sono andati a bersi il caffè». «Cialtroni e pagliacci» alcuni degli epiteti rivolti ai vigili da altri utenti, anche loro pronti a puntare il dito contro i due agenti accusati di essere stati “pizzicati” dopo aver posteggiato dove non avrebbero dovuto per farsi una pausa. «Poverini… ma loro sono stressati… devono andare dallo psicologo» era una delle frasi messe a commento della foto. In poche ore erano arrivate le risposte. «Sono più disabili degli altri, di cervello intendo» e anche

Furti e truffe due rumeni allontanati dall’Italia

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’intervento

Lite in viale Cadorna sedata dalla polizia Dovevano ancora scoccare le 16 quando due 50enni si sono presi a male parole in viale Cadorna, all’altezza della fermata dell’autobus. Una lite che è finita con uno spintone che ha fatto finire uno dei due contendenti contro un furgone di passaggio. Nessuna ferita, ma il fatto ha richiamato l’attenzione di decine di persone, attirate dalle urla dei due, Sul posto è subito intervenuta una volante della polizia che ha riportato la situazione alla calma. I due sono già conosciuti alle forze dell’ordine: si sta valutando se far scattare una denuncia.

L’IMMAGINE La foto postata su Facebook che ha scatenato le ire di decine di internauti

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Terraglio Est, Barbisan: «Nessun centro commerciale» LO SCONTRO TREVISO «Nessun colosso degli

acquisti a Sant’Antonino. I 38mila metri quadrati rapprsentano la potenzialità edificatoria e non la superficie a destinazione commerciale, limitata soltanto al 10% del totale». Il consigliere regionale e capogruppo della Lega in consiglio comunale, Riccardo Barbisan, tranquillizza gli animi dopo l’allarme lanciato dall’Ascom Confcommercio sulla possibilità dell’apertura di un centro commerciale nel quartiere Sant’Antonino nell’ambito delle opere di completamento del Terraglio Est, per le quali la Regione ha dato nei giorni scorsi il via li-

bera definitivo. «Nel Comune di Treviso con questa maggioranza non c’è alcuna volontà di facilitare l’apertura di grandi centri commerciali - continua Barbisan - Nei limiti delle competenze, l’amministrazione comunale agirà per scoraggiare l’apertura delle grandi strutture di vendita e per incentivare e aiutare il commercio di prossimità. In questo senso, è già stato deliberato un aumento del 30% degli oneri per le grandi strutture di vendita. Lo possiamo affermare con una certa tranquillità, non ci saranno nuovi centri commerciali»

L’ATTACCO «Ovviamente la sinistra, nello specifico nella persona

del consigliere regionale del Partito democratico Andrea Zanoni - continua il capogruppo della Lega ai Trecento - ha strumentalizzato la questione senza effettuare le opportune verifiche. Avrebbe potuto approfondire invece di creare allarmismi al solo fine di accendere la sua campagna elettorale permanente. L’occasione di questo chiarimento è utile per

IL SEGRETARIO DEL PD CITTADINO TONELLA: «IL VERO NODO RIMANE QUELLO DI LIBERALIZZARE L’AUTOSTRADA A27»

rendere noto e ribadire che con un emendamento alla finanziaria di un paio di anni fa, la Regione Veneto ha introdotto una norma urbanistica molto restrittiva circa l’apertura di nuove strutture commerciali di vendita sopra i 5mila metri quadrati. Essa impone ai comuni nei quali si intende aprire tali strutture di chiedere un parere vincolante a tutti i comuni contermini. Queste sono le politiche della Regione Veneto e del comune di Treviso».

LA RISPOSTA

RICCARDO BARBISAN Capogruppo della Lega

e71cb35b-39ac-431b-9819-cf950a529b20

Sul tema è intervenuto anche il segretario cittadino del Partito democratico, Giovanni Tonella: «Voglio fare una considerazione generale in

merito al Terraglio Est. Il passato dimostra che impegnare soldi sul progetto e farlo non vuol dire realizzarlo. Treviso ha altre priorità in termini di investimenti - aggiunge Tonella - come ad esempio la green economy, il rilancio e il sostegno alle periferie, il bici plan, solo per citarne alcune. Il progetto del Terraglio Est poteva fermarsi alla zona industriale di Casier. Proseguire porta più costi che benefici, e credo sia un’idea demenziale quella di realizzare l’ennesima area commerciale quando a Villorba, ad esempio, si sta svuotando. In termini di sistema il nodo vero è quello della liberalizzazione della A27». G.Pav. © RIPRODUZIONE RISERVATA


XVI

San Donà

L’IDEA Si vorrebbe realizzare un centro di formazione con fondi pubblici e privati Cereser: «Interessante»

di Piave

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

mestrecronaca@gazzettino.it

«Sicurezza sul lavoro, utilizziamo l’ex caserma»

Ospedali, dalla Regione via libera alle spese SAN DONA’

Tombolan Fava, tre professionisti hanno presentato il progetto alle istituzioni locali `

SAN DONÀ Un centro di formazione per la sicurezza sul lavoro all’ex caserma Tombolan Fava. È il progetto di tre sandonatesi che si occupano di sicurezza nei luoghi di lavoro a livello professionale: il perito Mauro Cattai, il geometra Andrea Zacchello, formatore della scuola edile di Venezia, e Luciano Babbo, pensionato che ha fatto parte del comitato paritetico territoriale del settore edile della Provincia di Venezia.

ABBANDONATA DA ANNI Il progetto è stato illustrato dai promotori ai referenti di enti e istituzioni: al sindaco di San Donà Andrea Cereser, a Silvia Susanna presidente della Conferenza dei sindaci, a Carlo Bramezza direttore dell’Ulss 4, ad Angela Forlani direttrice Inail di Venezia-terraferma, al vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin e a Sante Romano, responsabile del dipartimento che si occupa di lavoro, formazione e sicurezza della Regione. Cereser conferma che si tratta di un progetto interessante. «L’idea è buona – spiega il sindaco - Il tema è coerente con la vocazione del luogo, ampliata alla sicurezza sul lavoro. Mi sono attivato per convocare i soggetti interessati a questa proposta ma non è facile incrociare l’agenda di tutti, anche per poter individuare altri soggetti che possano disporre di risorse per realizzare il centro. Gli uffici del Comune sono impegnati nell’individuare la disponibilità dei soggetti, un primo incontro potrebbe essere fissato in marzo».

L’IDEA Secondo i promotori si tratta di realizzare un centro con finanziamenti pubblici, anche se l’opera di ristrutturazione potrebbe essere aperta a privati e associazioni di categoria, in primis quelle legate alle professioni edili, industriali e agricole. «Si potrebbe partire con un campo-prova, e uno spazio per alloggiare i mezzi pesanti – spiegano - : una struttura di questa valenza ancora non esiste in Veneto. In un momento successivo si possono ampliare i corsi che possono riguardare il mondo del lavoro nel suo complesso, facendo diventare il centro permanente. Il centro di formazione potrebbe partire occupando circa 10-15mila metri quadrati, per poi ampliarsi in un momento successivo». Dismessa la funzione militare nell’ottobre del 2001, la caserma è rimasta abbandonata per anni. In base a un accordo con l’agenzia del Demanio, la Tombolan Fava è stata affidata al Comune fino al 2022, anche se finora non è stato trovato un progetto valido che consenta di ristrutturare l’area di 80mila metri quadrati. In attesa di trovare una destinazione definitiva, il Comune ha siglato un patto di collaborazione con l’associazione “Delta wolf pack” di San Donà che si occupa di softair, ossia un’attività sportiva con valenza ricreativa basata sulla simulazione di azioni militari. L’ex caserma in modo temporaneo è affidata al gruppo che ne ha curato la pulizia, riempiendo due container di rifiuti, calcinacci, e materiale di risulta. L’inaugurazione si terrà nella mattinata di domenica 9. Davide De Bortoli © RIPRODUZIONE RISERVATA

DA CASERMA A CENTRO DI FORMAZIONE La “copertina” del progetto presentato dai professionisti

San Donà

Sport in piazza, il Comune a caccia di sponsor «Cercasi sponsor per l’edizione 2020 di “Sport in piazza”». A lanciare l’appello è l’assessore allo Sport Stefano Serafin che è già al lavoro per organizzare un mese di attività e manifestazioni su un campo montato in piazza Indipendenza. La manifestazione, avviata per la prima volta l’anno scorso, ha animato il centro città nelle serate tra maggio e giugno, grazie a un campo polifunzionale nel quale si sono svolte partite, dimostrazioni, mini tornei organizzati dalle società sportive che hanno aderito all’iniziativa, e una speciale sfida a calcetto e volley tra amministratori e dipendenti

dei Comuni di San Donà e Musile. «Quest’anno, “Sport in piazza” si terrà nel mese di giugno e abbiamo previsto di praticare più specialità – spiega Serafin – per questo al campo polifunzionale si affiancherà un piccolo campo di sabbia, per dare spazio anche ad altre attività come beach volley, beach soccer e beach tennis. Il Comune per valorizzare l’iniziativa sta cercando sponsor: società, aziende, organizzazioni che vogliano contribuire all’iniziativa sia a livello economico, sia attraverso un’offerta di servizi. In cambio avranno una certa visibilità nel corso della manifestazione e la possibilità di valorizzare il

loro marchio sui canali dell’ente. San Donà è da sempre una delle città più sportive in Italia. Con questa kermesse vogliamo supportare le nostre società, che non solo formano ottimi sportivi riscuotendo successi a livello nazionale e internazionale, ma educano i giovani al lavoro di squadra e a uno stile di vita corretto e consapevole. Spero che tante aziende, sensibili a questi temi, si mettano in gioco per sostenere questa proposta. Sarebbe bello vedere piazza Indipendenza colorata da tanti loghi per questo evento, un modo per mostrare quanto forte batte il cuore sportivo di San Donà». (d.deb)

Nuove apparecchiature per le strutture ospedaliere dell’Ulss4, via libera dalla Regione. Grazie alla maxi manovra da 129 milioni varata dalla giunta del Veneto, l’azienda sanitaria del Veneto Orientale potrà effettuare l’acquisto di altre apparecchiature, continuando così con il percorso di rinnovamento tecnologico. Ecco di cosa si tratta. La fornitura di sistemi per la chirurgia vitreo retinica e della cataratta, per circa 900mila euro, è destinata all’ospedale di San Donà, per l’ampliamento del reparto di oculistica in fase di realizzazione e che sarà inaugurato quest’anno. Una risonanza magnetica per il nosocomio di Portogruaro, per un costo di 750mila euro. Due mammografi che andranno a rafforzare gli ospedali di Jesolo e Portogruaro, per un investimento di poco superiore ai 351mila euro. «Si è saputo sfruttare tutte le risorse derivate da una gestione virtuosa, capace di risparmiare dove si poteva e coraggiosa nel riversare tutto il necessario sui nuovi fabbisogni di interventi e macchinari», ha spiegato il governatore Luca Zaia. Il 2020, per l’Ulss4, sembra iniziare da dove aveva finito, ovvero con investimenti: nel 2019 erano stati spesi 18,1 milioni (5 in più rispetto all’anno prima), per fabbricati (9 milioni), attrezzature sanitarie (3,7 milioni), informatica (1,5 milioni) e mezzi e altri beni (3,8 milioni). Lo scorso metà gennaio il direttore generale, Carlo Bramezza, aveva annunciato anche l’acquisto di 7 nuove ambulanze ed un’auto medica. Nel corso del 2020 saranno avviati nuovi cantieri ed altri andranno a compimento. A San Donà sono previsti l’ampliamento Ceod, investimento 2,1 milioni; ampliamento ospedale per la nuova oculistica da 2,493 milioni; riqualificazione facciate ospedale, 500 mila; nuova ostetricia e ginecologia, 2,05 milioni; nuovo laser per l’oculistica, laser di ultima generazione. (f.cib)

A Jesolo riemergono molo e piroga dell’anno Mille JESOLO Un antico molo di pietra, dei pali d’attracco e perfino una piroga in legno. Sono i nuovi tesori scoperti nel sito archeologico delle Antiche Mura durante la campagna del 2019. Ieri in municipio sono stati presentati i ritrovamenti effettuati grazie al lavoro dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, con la direzione del professor Sauro Gelichi, il contributo del Comune e la collaborazione della Soprintendenza Archeologia e belle arti. I nuovi scavi si sono concentrati nell’area a ridosso del canale di San Mauro. Grazie all’accurata analisi stratigrafica e le nuove metodologie messe in campo dall’equipe sono venuti alla luce tre momenti

costruttivi distinti. Ed è in questo contesto che è emersa una splendida vera da pozzo alla veneziana, perfettamente conservata, all’interno del chiostro, databile all’XI secolo. Di importanza straordinaria il ritrovamento, a sud-ovest del sito, a ridosso del canale di San Mauro, di un molo in pietra, affiancato da pali d’attracco in legno (bricole) e da una piroga scavata in un unico tronco di quercia (monossile). Una scoperta eccezionale, al momento solo parzialmente indagata. L’ipotesi più verosimile è che inizialmente l’area fosse occupata da una chiesa con funzione di pieve, attorno alla quale si è ampliata un’area cimiteriale. In una fase successiva, il complesso si è ampliato e trasformato, dotandosi oltre che della chiesa, anche di

un poderoso campanile e di ambienti monastici. Nel 2018 dagli scavi spuntarono i resti di un’antica mansio, un posto di stazionamento, anche per funzionari imperiali. «Il progetto archeologico su Jesolo - spiega il professor Gelichi - si sta configurando come uno dei più organici e promettenti. I risultati scientifici conseguiti hanno rivelato un sito del più alto interesse storico ed

IMPORTANTI RISULTATI DEGLI SCAVI NEL SITO DELLE ANTICHE MURA, A RIDOSSO DEL CANALE IL COMUNE PENSA A UN MUSEO

DALL’ALTO I resti degli antichi insediamenti ritrovati a Jesolo in un’immagine catturata col drone

7371c6d6-a28f-4089-9ca5-06dd5d6c3de9

archeologico». La campagna di scavo sarà rinnovata anche per il 2020, in due tranche: una a maggio, che si concentrerà sulla pulizia del sito su cui sorgono i resti di Torre Caligo (alle porte di Jesolo) e l’apertura dell’area del monastero di San Mauro; la seconda a settembre vedrà la ripresa degli scavi al monastero. Il Comune sta pensando inoltre alla riqualificazione dell’intera area e alla realizzazione di un museo per esporre i reperti rinvenuti. «L’intuizione di investire in questa area – dicono il sindaco Valerio Zoggia e l’assessore alla Cultura, Otello Bergamo – si sta dimostrando vincente. Abbiamo già avviato i necessari percorsi per sviluppare nuove forme di turismo culturale». Giuseppe Babbo


5

Primo Piano

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza a Nordest I RIFLESSI ECONOMICI VENEZIA «Un calo di 3 milioni di presenze turistiche in Veneto a causa del coronavirus? Mi sembrano cifre azzardate, dovrebbero spiegare come le hanno calcolate». Ottimista? O più semplicemente scettico? L’assessore al Turismo della Regione del Veneto, Federico Caner (Lega), dice di essere soltanto realista: «La preoccupazione c’è, sia da parte degli operatori che nostra, ma sono anche convinto che il calo sia temporaneo. Certo, il Governo deve fare la sua parte: una campagna informativa da parte dell’Enit per spiegare al turismo internazionale che il nostro Paese è sicuro, non costerebbe neanche tanto. E avrebbe le Regioni dalla sua parte. Semmai - aggiunge Caner - preoccupa di più la situazione a Venezia con l’effetto disdette provocato dall’acqua alta, tanto che forse sarebbe il caso di sospendere l’entrata in vigore della tassa di sbarco prevista dal prossimo luglio».

LE CIFRE I dati che l’assessore regionale veneto contesta sono quelli dell’Istituto Demoskopika secondo cui nel 2020 l’emergenza coronavirus potrebbe generare un segno negativo per l’incoming turistico italiano, con una contrazione della spesa turistica di ben 4,5 miliardi (alloggio, pasti, intrattenimenti, souvenir, regali, etc), pari a circa il 5% del prodotto interno lordo del settore. Il 70% di questa, pari a 3,2 miliardi di euro, sarebbe concentrata in quattro sistemi turistici regionali: Veneto, Toscana, Lazio e Lombardia. Proprio il Veneto indosserebbe la maglia nera con un calo possibile di 971 mila arrivi, di oltre 3 milioni di presenze e, infine, con una contrazione della spesa turistica pari a circa 955 milioni di euro rispetto all’anno di riferimento individuato. Numeri sui quali Caner pone un interrogativo: «Come sono stati calcolati? Non sarà che sic-

«Turismo, non sarà crollo ma niente ticket a Venezia» L’assessore veneto Caner al Governo: `«Preoccupa la situazione in laguna: «Fondi all’Enit per un piano nazionale» il Comune rinvii la tassa di sbarco» `

Padova

I numeri

Verona

Sindaco e giunta, pranzo al ristorante “Shangai”

69,2

La coppia cinese non ha contagiato la cameriera

«Nè sospetti nè diffidenza verso la nostra comunità cinese». Al sindaco di Padova Sergio Giordani non vanno giù gli sguardi di traverso e i sussurri verso i cinesi che abitano la città e annuncia che mercoledì prossimo andrà a mangiare, con tutta la sua giunta, nello storico ristorante “Shangai” in centro a Padova. «Vogliamo manifestare - ha detto - amicizia, solidarietà e vicinanza alla folta comunità cinese che in questi giorni è oggetto, suo malgrado, di diffidenza e sospetto. Padova è da sempre accogliente e rispettosa e non permetterà che accadano episodi di discriminazione immotivati».

I milioni di presenze turistiche in Veneto registrate nel 2018

3 I milioni di turisti che potrebbero disertare il Veneto ASSESSORE Federico Caner

come il Veneto è la prima regione turistica italiana si è preso il dato complessivo e si è fatto un “taglio lineare”? Di sicuro i 3 milioni di presenze turistiche in meno non possono essere solo cinesi dal momento che nel 2018,

ma il dato è confermato anche per il 2019, i visitatori provenienti dalla Cina sono stati 1.027.000 su un totale di 70 milioni». Certo, la preoccupazione c’è. «È un problema mondiale, stiamo assistendo a un blocco generalizzato

Solo una semplice influenza. E un allarme risolto in poco più di 24 ore con le dimissioni dal Policlinico di Verona, dov’era stata trasportata per accertamenti, facendo scattare il protocollo d’emergenza. Una misura precauzionale per la cameriera dell’albergo veronese che era venuta in contatto con la coppia di turisti cinese contagiata da coronavirus e ora ricoverata all’istituto Spallanzani di Roma. Fonti sanitarie dell’Azienda ospedaliera hanno confermato che si tratta di una semplice influenza. Negativo il responso dei test clinici.

LA PROPOSTA Ricette? «Io - dice Caner - resto convinto che il calo si avverta nell’immediato, ma che in prospettiva la situazione si sistemi. Nella peggiore nelle ipotesi, con 70 milioni di turisti all’anno potremmo anche permetterci di averne 3 in meno, ma, ripeto, resto convinto che la situazione rientrerà». Qualche intervento, però, per l’assessore veneto potrebbe essere fatto. «Se servirebbero stanziamenti statali? Certo, ma mi metto dalla parte del Governo: invece di darli alle Regioni, li destini all’Enit, l’Agenzia nazionale italiana del turismo, per una campagna informativa internazionale sul sistema Paese, per spiegare che da noi i controlli ci sono (e se mettessero in “quarantena” anche gli studenti di ritorno dalla Cina sarebbe meglio) e che la situazione sanitaria è tranquilla». «Ma - aggiunge Caner - evitiamo la psicosi e soprattutto certi atteggiamenti nei confronti dei cinesi: dobbiamo riprendere i rapporti sia per il turismo che per l’export».

LAGUNA L’esponente della giunta Zaia si dice semmai più preoccupato per Venezia, dove gli effetti dell’acqua alta del novembre 2019 continuano a farsi sentire. «Le immagini dello scorso novembre hanno fatto il giro del mondo, rilanciate in ogni dove dai turisti. Stiamo cercando di far capire che la città è tornata alla normalità praticamente subito». E a questo proposito Caner avanza un suggerimento al Comune: far slittare il contributo di sbarco da 3 euro a testa prevista dal prossimo luglio. «Visto il calo effettivo di visitatori, forse sarebbe il caso di sospenderla». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

«EVITIAMO LA PSICOSI E CERTI ATTEGGIAMENTI NEI CONFRONTI DEGLI ORIENTALI IL NOSTRO EXPORT DEVE RIPRENDERE»

SCETTICISMO SULLE STIME DI DEMOSKOPIKA: «SPIEGHINO COME HANNO FATTO QUEI CALCOLI»

L’ALLARME ROMA Calma e gesso. Il Coronavirus ha trasformato le metropoli cinesi in città fantasma ma la paura del contagio non suggerisce la fuga alle aziende italiane che operano a Pechino. Si resta al lavoro, con le dovute precauzioni, certo. Ma non si scappa. Starbucks e Ikea hanno chiuso i negozi e Toyota ha interrotto la produzione, mentre i gruppi italiani hanno innalzato le misure di controllo e di pianificazione degli interventi in base all’evoluzione del rischio, ma senza allarmismi. Certo, chi vuole rientrare in Italia lo sta facendo in accordo con la propria azienda, ma non c’è stato nessun rimpatrio forzoso e nemmeno un esodo dagli stabilimenti delle nostre big dell’industria, da Pirelli a Cnh Industrial, da Brembo a Piaggio. «Le fabbriche – sintetizza una fonte diplomatica cinese – sono distanti molte centinaia di chilometri da Wuhan: è come se in Europa scoppiasse una epidemia a Parigi e gli abitanti di Palermo, terrorizzati, corressero a mettersi le mascherine per proteggersi. Non avrebbe senso».

dei trasferimenti a causa del nuovo virus. Non è che i turisti cambino meta, proprio non partono dice Caner - È come quando capita un terremoto a Los Angeles e gli italiani non vanno neanche più a New York».

VENEZIA Turisti asiatici con la mascherina in piazza San Marco (FOTOATTUALITÀ)

Da Pirelli a Luxottica, le aziende italiane non scappano dalla Cina: fuga dannosa Insomma, prevale il sangue freddo. Luxottica, ad esempio, sta pianificando con le autorità cinesi la ripresa a regime delle sue attività produttive ma ha una piattaforma industriale distribuita nel mondo che garantisce la necessaria flessibilità e sul fronte retail ha ovviamente so-

«FABBRICHE DISTANTI DA WUHAN» ADOTTATE PRECAUZIONI MA NESSUN RIMPATRIO FORZOSO

speso le attività a Wuhan e nell’area circostante (Hubei) ma si tratta di pochi negozi su una rete di oltre trecento. Fin dall’inizio della diffusione delle notizie relative al Coronavirus, peraltro, i nostri gruppi hanno chiesto ai loro dipendenti di evitare i viaggi da e verso la Cina. Tra queste Pirelli, che conta 31.500 dipendenti sparpagliati nel mondo e che ha assicurato un costante contatto con le strutture sanitarie, sia a livello di Headquarter sia a livello di singole fabbriche sul piano internazionale. Costante anche il contatto con i propri dipendenti espatriati in Cina, per informarli circa l’evoluzione della situazione e valuta-

re l’esposizione al rischio. Abbandonare le posizioni in assenza di rischi reali, si fa notare in area Confindustria, sarebbe dannoso per la nostra economia.

I NUMERI Solo nel 2018, ultimo dato disponibile, l’Italia ha esportato 13,1 miliardi (9,4 nei primi 9 mesi del 2019) di cui nel comparto alimentare (compreso il vino) circa 440 milioni, mentre l’abbigliamento è poco sotto il 1 miliardo che viene superato se si aggiungono i prodotti tessili. La parte del leone la fanno i macchinari (3,8 miliardi) che beneficiano del ruolo di potenza della manifatturiera cinese. Secondo

85799f96-8200-447a-8431-602ac97cb0b3

l’Ice, le aziende tricolori in Cina sono circa 1.700, con oltre 150 mila addetti, un fatturato di circa 22 miliardi di euro ed una presenza significativa nella meccanica e nel tessile. E poi ci c’è da onorare gli impegni sottoscritti durante il Business Forum Italia-Cina che lo scorso anno, nella cornice di Palazzo Barberini, ha fatto da palcoscenico a dieci accordi commerciali, ai quali si sono aggiunti altri 19 di tipo istituzionale. Tre i settori al centro del maggior numero di trattative e affari: infrastrutture e trasporti, energia e manifattura. E una delle aziende più attive è Eni che opera nel Paese asiatico e che punta sull’industria dell’oil

e gas cinese. Snam, ha un accordo pesante con il fondo Silk Road Fund, già in affari anche Atlantia. Ansaldo Energia ha in piedi due accordi, rispettivamente per la fornitura di una turbina a Shangai Electric e Benxi Steel e per una collaborazione con Ugtc sulle turbine a gas. E tra le aziende attive nel Paese figura anche il gruppo Danieli, la multinazionale con sede a Buttrio per la produzione di impianti siderurgici. Peraltro, si fa notare ancora da fonti diplomatiche, un disimpegno italiano in Cina scoraggerebbe gli investimenti che Pechino fa in Italia. Aziende cinesi hanno acquisito la maggioranza o partecipazioni pesanti di aziende italiane importanti come Pirelli o Esaote. E l’Italia è il secondo Paese europeo più visitato dai cinesi dopo la Francia, ed il 13esimo nella classifica generale relativa ai primi 10 mesi del 2018. Si sono registrati 3 milioni di arrivi e 5 milioni di presenze. Secondo i dati dell’ultimo report di Banca d’Italia del 2019, riferiti al 2018, vi sono forti potenzialità e il turista cinese ha aumentato la sua spesa pro capite a 151 euro giornalieri nella sua permanenza in Italia. Michele Di Branco © RIPRODUZIONE RISERVATA


10

Attualità

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Camorra in Veneto, un maxiprocesso `Altre 25 persone, come l’ex sindaco Graziano Teso, hanno Rinviati a giudizio 45 dei 76 imputati iniziali nell’inchiesta sulle infiltrazioni, tra questi il boss di Eraclea Luciano Donadio chiesto il giudizio abbreviato. A giugno la Regione parte civile `

MESTRE Sarà un maxi dibattimento quello che si aprirà il prossimo 11 giugno di fronte al Tribunale di Venezia, chiamato a giudicare i numerosi episodi relativi alle presunte infiltrazioni della camorra nel Veneto orientale. Il gup Andrea Battistuzzi ha rinviato a giudizio 45 dei 76 imputati iniziali, tra cui il boss di Eraclea, Luciano Donadio, molti dei quali sono chiamati a rispondere di associazione per delinquere di stampo mafioso, oltre che di singoli episodi di estorsione, spaccio di droga, bancarotta e reati fiscali. A presiedere il processo, chiamato a ricostruire almeno un decennio di criminalità organizzata, sarà Stefano Manduzio. Altri 25 imputati hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato: per loro l’appuntamento è fissato al 26 febbraio: non si sa ancora chi sarà il giudice. A scegliere il rito alternativo sono stati alcuni degli ex uomini di fiducia del boss, che nel corso delle indagini hanno accettato di parlare con i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, contribuendo a fornire importanti informazioni in merito al funzionamento dell’organizzazione criminale. Tra loro l’imprenditore sandonatese Christian Sgnaolin. Oltre a Girolamo Arena, Antonio Basile, Antonio Puoti.

L’EX PRIMO CITTADINO Abbreviato anche per l’ex sindaco di Eraclea, Graziano Teso, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per il contributo che, secondo la Procura, avrebbe offerto al boss Donadio. E ancora per il poliziotto Moreno Pasqual, accusato di aver fornito informazioni riservate al clan, e per l’avvocatessa Annamaria Marin, alla quale i pm contestano un’ipotesi di favoreggiamento del boss, di cui all’epoca era difensore. Accusa che l’ex presidente della Camera penale respinge con decisione, sicura di riuscire a farla cadere. Ieri mattina, nell’aula bunker di Mestre sono stati definiti anche due patteggiamenti: due anni di reclusione per il padovano di

LA SENTENZA VENEZIA Dodici anni fa l’assassinio di Nicola Tommasoli aveva scosso le coscienze ben oltre i confini di Verona: un ragazzo pestato in pieno centro, e morto dopo cinque giorni di coma, per una sigaretta negata. La violenza gratuita del branco, legato all’estrema destra, aveva indignato l’Italia. Ora che è stata depositata l’ultima sentenza della lunga e tortuosa vicenda giudiziaria, per cui sono stati condannati in via definitiva tutti e cinque i responsabili del delitto, da questa tragica storia emerge però anche un principio di diritto che farà giurisprudenza: del reato di concorso in omicidio preterintenzionale risponde anche chi non ha personalmente picchiato la vittima poi deceduta.

DIVENTANO DEFINITIVE LE CONDANNE PER L’ASSASSINIO DI TOMMASOLI, UCCISO A VERONA PER UNA SIGARETTA NEGATA

clan Donadio gli avrebbe garantito in cambio del supporto ad un progetto per un impianto di biogas, in realtà mai realizzato. Mestre, che respinge ogni accusa (così come fa il suo predecessore Teso) ha chiesto il rito immediato: con molte probabilità, però, la sua posizione sarà riunita assieme a quella degli altri 45 imputati rinviati a giudizio ieri.

ACCUSATI A sinistra il boss Luciano Donadio durante il blitz di un anno fa, a destra l’ex sindaco di Eraclea Mirco Mestre. Sotto, l’aula bunker durante un’udienza preliminare

CRIMINALITÀ

45

IMPRENDITORI COMPLICI

dibattimento: Francesco Agostino, Andrea Biasion, Sergio Bolognino, Antonio Carvelli, Luca De Zanetti, Antonio Gnesotto, Emanuel Levorato, Antonio genesio Mangone, Stefano Marzano, Renata Muzzati, Patrizia Orlando e Valter Zangari. Stralciata la posizione dell’imprenditore veneziano Federico Semenzato che, dopo aver collaborato, potrebbe decidere di patteggiare.

L’inchiesta sulle presunte infiltrazioni della camorra ad Eraclea sono proseguite per molti anni, con intercettazioni, pedinamenti e accertamenti bancari, e si sono concluse lo scorso anno con numerosi arresti. Al boss Donadio, che finora non ha mai voluto parlare, viene contestato di essere stato al vertice di un’organizzazione criminale con legami diretti con il clan dei casalesi che ha imposto la sua legge, basata su violenza e prevaricazione, con la collaborazione e complicità di alcuni imprenditori locali, i quali si sono messi a disposizione del clan per salvare la propria azienda o per fare soldi facili. Parte civile contro gli imputati si sono costituiti la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Interno e la Cigl. La Regione Veneto, arrivata fuori tempo massimo all’udienza preliminare, ha annunciato che si costituirà nel corso del dibattimento di giugno. Tra gli imputati rinviati a giudizio con rito ordinario, figurano alcuni fedeli di Donadio, come Raffele Buonanno, Antonio Pacifico e Raffaele Celardo; il consulente del lavoro Angelo Di Corrado assieme al padre Bruno; alcuni dei componenti della famiglia Donadio, Claudio e Adriano; l’imprenditore trevigiano Samuele Faè, i direttori di banca Denis Poles e Marco Donati (concorso esterno), l’avvocato sandonatese Alberto Emiliano Pavan (chiamato a rispondere di un’estorsione) e l’ex carabiniere, poi diventato imprenditore, Claudio Casella (estorsione). Unico proscioglimento nell’udienza di ieri per Luciano Donadio e Antonio Pacifico in relazione ad un solo capo d’imputazione per la detenzione di una pistola. Gianluca Amadori

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

25

Gli imputati nel maxiprocesso Gli indagati che hanno scelto che si celebrerà a giugno per di essere giudicati con il rito associazione per delinquere abbreviato il 26 febbraio

Galzignano, Giorgio Minelle, 61 anni (bancarotta ed estorsione) e un anno e quattro mesi per la sandonatese Tatiana Battaiotto, 33 anni, moglie di Tommaso Napoletano, uno degli uomini di Donadio, imputata di favoreggiamento. Ad entrambi è stata concessa la sospensione condizionale della pena. Per finire è stata stralciata la posizione di due imputati irreperibili e dichiarato il non doversi procedere nei confronti dell’imprenditore edile di Eraclea, Graziano Poles, le cui condizioni di salute non sono compatibili con un processo. Per il 21 maggio è fissato, invece, il processo a carico dell’ultimo ex sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, accusato di voto di scambio in relazione alle preferenze che il

La cosca Grande Aracri

Riti alternativi per l’inchiesta sulla ‘ndrangheta Gran parte degli imputati - 37 su 53 - hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato al processo ai presunti affiliati alla cosca calabrese Grande Aracri, facente capo alla famiglia Bolognino che, secondo la Procura antimafia di Venezia, ha allungato i suoi tentacoli anche in Veneto, nelle province di Padova e Vicenza e in Riviera del Brenta. All’udienza di ieri, nell’aula bunker di Mestre, di fronte al

gup Francesca Zancan, in quattro hanno chiesto di patteggiare: Eros Carraro di Spinea, Massimo Nalesso di Pianiga, Roberto Rizzo di Abano Terme e il pentito Giuseppe Giglio. L’udienza è stata rinviata per la decisione al prossimo 18 febbraio anche per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata a carico di ulteriori 12 imputati che non hanno chiesto riti alternativi e, dunque, con molte probabilità andranno a

Morì pestato dal branco «Colpevole di omicidio pure chi non lo picchiò» Biella

Colpisce la moglie con il ferro da stiro e tenta di uccidersi BIELLA Ha colpito la moglie alla testa con un ferro da stiro e ha tentato di uccidersi con un coltello da cucina. Sono gravi le condizioni di un uomo di 67 anni e della moglie di 58. A dare l’allarme ieri mattina a Biella è stato un vicino di casa, cui la donna ha chiesto aiuto per sfuggire alla violenza del marito. I due sono stati trasportati all’ospedale di Biella, poi la 58enne è stata trasferita d’urgenza al Cto di Torino. La polizia indaga sul tentativo di omicidio-suicidio al culmine di un litigio.

I PROCESSI Lo afferma la Cassazione, nelle motivazioni del verdetto con cui viene respinta l’impugnazione, proposta da Guglielmo Corsi e Andrea Vesentini, della condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione che era stata pronunciata nel 2017 dalla Corte d’Appello di Venezia. Ai complici Federico Perini e Nicolò Veneri erano stati invece comminati 11 anni e 1 mese, mentre all’altro correo Raffaele Dalle Donne erano stati inflitti 7 anni e 5 mesi. Secondo quanto accertato dai vari processi, la notte del 1° maggio 2008 i cinque ventenni erano «intenzionati a recarsi in discoteca, ma privi di denaro», quando incrociarono per strada Andrea Csontala. Corsi gli chiese una sigaretta e, al suo rifiuto, lo colpì con un pugno al volto, mentre Vesentini lo tratteneva per il codino. In quel momento stavano transitando altri due gio-

IN PIENO CENTRO Candele, fiori e biglietti a Porta Leoni: qui Nicola Tommasoli fu pestato a morte

vani: Edoardo Cazzarolli venne buttato a terra da Dalle Donne e appunto Tommasoli fu aggredito a morte da Perini e Veneri.

Tommasoli. Quanto a Vesentini, «era intervenuto per tentare di separare i contendenti», stando alle testimonianze citate dalla difesa.

IL RICORSO

IL PRINCIPIO

Ecco perché, mentre questi ultimi tre erano già finiti in carcere, i primi due avevano presentato un nuovo ricorso in Cassazione. Corsi e Vesentini sostenevano di non aver avuto responsabilità dirette nel decesso del 28enne di Negrar. In particolare Corsi, impegnato a malmenare Csontala, «non si sarebbe neppure accorto di quanto stava accadendo» a

Secondo la Suprema Corte, invece, tutti e cinque sono colpevoli: «L’azione violenta è stata unitaria, collettiva, di gruppo, non soltanto perché contemporanea e concomitante, ma anche perché i singoli autori non si sono limitati ad aggredire un’unica persona, ma hanno indirizzato la propria violenza anche nei confronti degli altri giovani del gruppo casual-

97f3aafe-15af-4399-b75e-10ea44f31bc0

mente incontrato, e divenuti oggetto di una inattesa ed incontrollabile manifestazione di brutalità e sopraffazione». Per questo i giudici della quinta sezione penale sono arrivati ad affermare, «in tema di concorso di persone nel reato di omicidio preterintenzionale», un principio di diritto che vale «nel caso in cui le aggressioni siano multiple e contestuali, nel tempo e nello spazio, ai danni di più vittime (una soltanto delle quali deceda per effetto delle percosse e/o lesioni subìte)». Il contributo al delitto «può consistere nell’agevolazione dell’aggressione contro la vittima, in ragione della superiorità numerica e della concomitante condotta dei concorrenti di neutralizzazione delle difese altrui (concorso materiale), e nel rafforzamento del proposito criminoso dell’esecutore, che si senta spalleggiato ed incoraggiato dalla concomitante azione degli altri (concorso morale)». Passano così in giudicato le condanne a carico di Corsi e Vesentini, che oggi hanno rispettivamente 31 e 32 anni. Nicola Tommasoli ne avrebbe 40: a lui sono intitolati un centro civico e una borsa di studio. A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


17

IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 6 Febbraio 2020

Convegno

L’INTERVENTO. Gliesempivirtuosiper farespirito disquadrasipossono trovare tra impreseoppure anchetra aziende eorganizzazioni pubblicheodel terzo settore

Sostenibilità, la parola d’ordine è collaborare Su questo tema nei territori di Vicenza e Verona è attiva un’associazione che lavora per diffondere cultura e buone pratiche Silvia Cantele*

Che la sostenibilità sia divenuta un fattore rilevante nella definizione di obiettivi e scelte operative delle imprese è sotto gli occhi di tutti. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) definiti dall’ONU nel 2015 stanno entrando nella formulazione delle strategie aziendali, nella misura in cui ogni impresa può, a seconda del settore di attività, contribuire maggiormente ad alcuni goal piuttosto che ad altri. MOTIVAZIONI E PRESSIONI.

Ma quali motivazioni o pressioni stanno percependo le aziende verso la sostenibilità? In uno studio da poco pubblicato (Cantele, S., & Zardini, A. (2020) abbiamo dimostrato il ruolo dell’interazione tra pressioni, barriere e benefici percepiti nella decisione di implementare pratiche di sostenibilità aziendale. Gli imprenditori e i manager percepiscono infatti diverse pressioni esterne verso la sostenibilità: pressioni dalle normative vigenti o che in prospettiva verranno introdotte, dagli attori delle filiere produttive (clienti e fornitori), dalla comunità locale sempre più attenta agli impatti sociali e ambientali generati dalle imprese, e dall’emulazione di pratiche già implementate all’interno del set-

Unostudioha mostratoilruolo dell’interazione trapressioni, barriereebenefici percepiti Lostimolo versogliobiettivi disviluppoèpiù efficacese basatosu pratichevirtuose

tore dai competitors. A tali spinte si aggiungono importanti pressioni interne, da parte dei dipendenti ma soprattutto dell’imprenditore stesso con le sue motivazioni personali. Tali pressioni sperimentate quotidianamente dalle aziende non appaiono tuttavia sufficienti per l’adozione della sostenibilità: nel modello statistico che abbiamo formulato, le pressioni devono essere mediate da due opposte forze, prima di trasformarsi in azione: la percezione delle barriere alla sostenibilità – come fattore deterrente - e il riconoscimento di potenziali benefici dalla sostenibilità come fattore incentivante. Le barriere tipicamente riconosciute dagli imprenditori sono risultate essere la percezione di costi troppo elevati nell’introdurre innovazioni di sostenibilità, la scarsità di tempo per dedicarsi a tematiche sociali e ambientali e il timore che l’impegno verso la sostenibilità si trasformi in una perdita di competitività nel mercato. I

BENEFICI

PERCEPIBILI.

Dall’altro lato, l’indagine su cui è basato il modello ha dimostrato un positivo riscontro degli imprenditori con riferimento ad alcuni benefici percepibili dalle azioni di sostenibilità: maggiore motivazione delle risorse umane, migliore immagine e reputazione aziendale, maggiore soddisfazione dei clienti, maggiore compliance con normative sociali e ambientali, ma anche vantaggi competitivi che si possano tradurre in migliore redditività aziendale. Il modello di relazioni testato nella ricerca ha pertanto evidenziato che le pressioni interne ed esterne da sole non bastano; gli imprenditori le percepiscono, ma poi mettono sui due piatti della bilancia pro (benefici percepiti) e contro (barriere e fattori deterrenti) e qui la forza positiva dei benefici appare più intensa dell’effetto deterrente delle barriere. Tutto ciò significa che lo stimolo verso una maggiore diffusione di pratiche di sostenibilità appare più efficace se basato sull’e-

SilviaCantele

videnza degli effetti positivi di tali pratiche sulle aziende piuttosto che sulla rimozione di barriere che, seppur presenti, appaiono meno forti. Al di là di questo studio specifico, altri studi ed evidenze aziendali dimostrano poi la rilevanza di un altro fattore importante per l’adozione e la diffusione di pratiche di so-

stenibilità: la collaborazione tra diverse organizzazioni. Risorse, tempo, competenze non necessariamente si attingono tutte all’interno della singola impresa: in molti casi le innovazioni di sostenibilità richiedono di mettere a fattore comune le conoscenze di diversi soggetti e di suddividere il carico di ricerca e spe-

rimentazione sulla base delle diverse specializzazioni. Nascono così dei modelli collaborativi o di rete il cui scopo è proprio quello di permettere alle singole imprese di attuare innovazioni che da sole non potrebbero affrontare. L’APPROCCIO DEI FORNITORI.

A sottolineare ancor più que-

sta esigenza di valicare i confini aziendali sono gli stessi standard internazionali sulla responsabilità sociale e sostenibilità, i quali richiedono che un’impresa non possa ignorare l’approccio dei propri fornitori rispetto a requisiti ambientali, di lavoro, di rispetto dei diritti umani: in sostanza nessuna azienda che voglia definirsi responsabile può ignorare gli impatti che provoca non solo direttamente, ma anche attraverso la catena del valore di cui è parte. Esempi virtuosi di collaborazione si possono trovare tra imprese o anche tra imprese e organizzazioni pubbliche o del terzo settore. Con riferimento al primo caso, vi sono reti d’impresa nate proprio con lo scopo di attuare innovazioni di sostenibilità che richiedono la collaborazione di tutti gli attori della filiera: ad esempio la rete CR2050 è nata alcuni anni fa con l’idea di trovare modalità alternative di utilizzo degli scarti agricoli dando opportunità di valorizzazione a tutti gli attori della filiera, che passa attraverso la chimica verde, la produzione di fertilizzanti e di biogas e biometano. Con riferimento al caso di collaborazioni tra settori diversi si possono citare le aziende che esternalizzano parte dei loro processi scegliendo però come fornitori di servizi e di lavoro degli enti non profit, incorporando quindi implicitamente obiettivi di inclusione e altre utilità sociali nel loro modello di business allargato: esempio virtuoso dei nostri territori è l’azienda Alisea srl Società Benefit che per packaging ed e-commerce di Perpetua (la matita prodotta in grafite riciclata) collabora con la cooperativa sociale Agape. Questi e altri casi di collaborazione sono stati oggetto di analisi in un’altra recente ricerca da me coordinata: si tratta del sotto-progetto “Sustainable Business Models” nell’ambito del progetto #BIT – Business Innovation & digital Trasformation, finanziato dalla Fondazione Studi Universitari di Vicenza e che ha visto coinvolti diversi docenti del Dipartimento

di Economia Aziendale di Verona. BUONEPRATICHE. Parola d’or-

dine pertanto è collaborare… tra imprese, tra imprese e organizzazioni del terzo settore, tra imprese e docenti, professionisti, associazioni di categoria, esperti sui temi della sostenibilità. Con questa finalità è attiva nei territori di Vicenza e Verona l’Associazione di Promozione Sociale “Rete Innovazione Sostenibile” (RIS https://www.reteinnovazionesostenibile.it/) che da statuto ha proprio il ruolo di diffondere la cultura e le buone pratiche di sostenibilità e aumentare la conoscenza degli strumenti per implementarla. Tra le iniziative in corso si segnalano un’indagine sulla conoscenza e adozione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) tra le imprese, l’organizzazione della tappa di Verona del Salone della CSR e Innovazione sociale (13 maggio 2020 all’Università di Verona), nonché il supporto come partner di rete in alcuni progetti finanziati dal Bando Regione Veneto “Impresa Responsabile - Percorsi per favorire l'innovazione delle aziende venete in un'ottica di sviluppo sostenibile” DGR 816 DEL 11/06/ 2019. • *Professore Associato, Dipartimento di Economia Aziendale Università di Verona e Vicepresidente “Rete Innovazione Sostenibile”.

Nasconomodelli direteperdar modoasingole impresediattuare innovazioninon realizzabilidasole Un’associazione dipromozione socialeperla conoscenzadegli strumentilegati allasostenibilità

AR_04282


6

IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 6 Febbraio 2020

VENETO

VENEZIA.Igondolieri-subripulisconoicanali

Gondolieri-subin azioneinRio di SanLuca,ieri pomeriggio,perripulireil fondale sotto ilPontedelaCortesia:hannoraccolto4,5tonnellatedirifiuti.Spettatorid’eccezione della9a uscitadeisubacqueiigiornalistidellastampaestera,invisitaper4giorni.

Telefono 0444.396.311 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it

VERSOILVOTO .Tra i fondatori delpartitoil consigliere Guadagniniel’avvocato Morosin

Venetistiuniti incampo ÈpressingsuBrazzale L’imprenditore berico corteggiato dagli indipendentisti è alla finestra «Zaianon potràmaifarel’autonomia perchéasservitoa Salvini» Cristina Giacomuzzo

«Saremo la sorpresa di queste elezioni». La promessa è dell’avvocato di Noale, Alessio Morosin. Lui, alle regionali del 2015, era candidato presidente come indipendentista. Non è riuscito ad entrare in consiglio. Un’altra lista di indipendentisti, invece, ha ottenuto un seggio: Antonio Guadagnini oggi siede a palazzo Ferro Fini a Venezia. Il suo simbolo rientrava nella coalizione che sosteneva Luca Zaia, allora candidato presidente per la seconda volta. E ancora. A quella tornata elettorale si era presentata un’altra lista di venetisti che si era posizionata nella coalizione opposta, del centro sinistra, con candidata Alessandra Moretti del Pd. E non è andata bene. Insomma, tre simboli diversi con lo stesso obiettivo: indipendenza. Per la titolarità di quella parola nel logo è stata fatta anche battaglia legale e non solo. In-

AlessioMorosin

RobertoBrazzale

AntonioGuadagnini

somma, i venetisti, autonomisti o indipendentisti che dir si voglia, se le sono suonate di santa ragione, in senso figurato, prima e dopo il voto. A cinque anni di distanza la lezione è stata assimilata.

anni per questo obiettivo», ricorda il consigliere regionale. Nel frattempo, nel 2017, si è tenuto il referendum sull’autonomia. Una svolta fondamentale per i venetisti. Ed è stata la voglia di difendere questo processo che ha fatto da collante. Hanno definito un programma condiviso. «La parola d’ordine è autogoverno - dice Morosin - che è più dell’autonomia, richiama lo statuto della Regione. Insomma, è una espressione giuridicamente rilevante sia per il percorso dell’autonomia che per quello dell’autodeterminazione che rimane

sullo sfondo al momento».

UNITI E UN OBIETTIVO. Ed ec-

co la novità: «Stavolta correremo uniti. Dieci i simboli che hanno aderito al Pdv, il partito dei veneti», annuncia solenne Morosin. Ed è grazie a Guadagnini che la lista potrà presentarsi al voto senza l’onere delle migliaia di firme da raccogliere: «Stiamo lavorando insieme da oltre due

IL CANDIDATO. L’uomo capa-

ce di dare unità e concretezza al progetto c’è ed è super corteggiato. Ancora non ha sciolto le riserve, ma è solo questioni di giorni. Si tratta dell’imprenditore vicentino Roberto Brazzale. Sì, quel Brazzale di Zanè, vicino a Thiene che, insieme ai due fratelli gestisce l’impero di famiglia: l’azienda che produce burro e formaggi, il Gran Moravia per citare il prodotto di punta, con stabilimenti in Cina, Brasile e Repubblica Ceca.

DALLA REGIONE. L’assessore Lanzarin apre il tavolo chiesto al territorio

Parkinson,allertasociale Convocateleassociazioni Sicalcola cheil numero dimalati siadestinatoa raddoppiare,e vain crisi anchechi sioccupadi loro Franco Pepe

Parkinson: giovedì prossimo, 13 febbraio, l’assessore alla sanità Manuela Lanzarin riceverà a palazzo Balbi le sette sigle sorelle che nel Veneto rappresentano malati e famiglie. L’hanno definita la “malattia delle malattie” ma non esiste ancora un modello di intervento socio-sanitario. La diagnosi, in più di qualche caso può arrivare anche dopo oltre 3 anni. È ancora poco conosciuta fuori da chi la soffre, anzi è addirittura ignorata nei suoi risvolti umani e sociali, anche se si tratta della patologia neuro-degenerativa progressiva più diffusa al mondo dopo l’Alzheimer. E i malati aumentano. Ogni anno 6 mila nuovi casi. Si calcola che in Italia ne soffrano 300 mila persone, ed è proprio il Veneto ai primi posti come alto numero di pazienti, 20 mila: il maggior tasso è a Padova, 26,28 malati ogni 10 mila abitanti. Insomma, il Parkinson continua a restare ancora per molti aspetti una nebulosa. Malati, famiglie, caregiver chiedono da tempo l’istituzione di un tavolo regionale al quale partecipino

Apparecchiaturaaultrasuoni perla curaanche delParkinson

le associazioni del Parkinson, e il varo di un Pdta specifico, un percorso diagnostico-terapeutico assistenziale da applicare alla malattia (fra l’altro la Regione ha l’obbligo di redigerlo in ottemperanza al “Piano nazionale delle cronicità” del 2016). ANCHE I VICENTINI. Ora, dun-

que, il primo passo. Le sette associazioni sono state invitate a Venezia dall’assessore Manuela Lanzarin per dare il via a una sinergia istituzionale. E a palazzo Balbi andrà una delegazione del comitato Parkinson guidata dal coordinatore regionale Carlo Pipinato, con rappresentanti delle varie province fra cui, per Vicenza, il direttore del Csv Rita Dal Molin e Leonilde Grigoletti del cda dell’associazione berica. Un’“alleanza” Regione-associazioni era

stata chiesta all’assessore in un convegno tenuto a metà dicembre a Vicenza in seminario per presentare una ricerca unica in Italia, orientata ad analizzare l’impatto della malattia di Parkinson sul piano sociale e familiare. E cioè un’indagine, frutto di un lavoro svolto per 3 anni grazie alle associazioni Parkinson del Veneto sotto la supervisione delle università di Padova e di Bologna e all’interno del progetto “Donare per il tuo domani” finanziato dal Co.Ge. Veneto con capofila il Csv di Vicenza. Era il settembre del 2015 quando a Mestre si costituiva il “Tavolo Parkinson” delle 7 associazioni provinciali che intendeva già allora proporsi come interlocutore della Regione, visto che il numero dei malati nei prossimi 20 anni è destinato a raddoppiare, che un

LACOLLOCAZIONE. Guadagni-

ni, da consigliere regionale, non dà una buona valutazione al lavoro fin qui fatto da Zaia sull’autonomia: «È stato un disastro - dice -. Del resto, non poteva essere diversamente. Zaia deve far riferimento alla Lega che è un partito a livello nazionale». Morosin frena: «Sia chiaro, non siamo contro Zaia. Lui si è trovato limitato: ha dovuto accondiscendere alla strategia di Salvini che nel 2018 ha scelto, legittimamente, di danneggiare il Veneto bloccando l’autonomia, per ottenere i voti del Sud. Risultato? Noi vogliamo aiutare Zaia a tirarsi fuori dall’impasse realizzata dai giochi dei partiti italiani». Insomma, per usare le parole di Guadagnini, «serve una forza territoriale per difendere gli interessi dei veneti». E il Pdv si rivolgere proprio a chi ha votato il referendum: «Oltre 2,3 milioni di veneti - ricorda Morosin-. Un milione saranno pure leghisti. E gli altri? Ecco, noi vogliamo rappresentarli. Vogliamo prenderci il testimone dell’autonomia e portare avanti la battaglia. Stando ai nostri sondaggi siamo destinati a diventare il secondo partito dopo la Lega. Vogliamo salvare il Veneto guidato da Zaia che in coalizione potrebbe essere condizionato da FdI, notoriamente disinteressati se non ostili all'autonomia. Vogliamo essere l’ago della bilancia, la sorpresa di queste elezioni». • © RIPRODUZIONERISERVATA

Incommissione

FdI,coordinatore

Bandiera daesporre Nuovalegge

DopoBerlato c’èl’ipotesi diDeCarlo

«Labandieraveneta va espostanelleprefetture enegli ufficiperiferici delloStato». Cosìil testodelprogettodi leggeapprovato ieriin Commissionepresieduta da AlessandroMontagnoli(Lega). «Èunobbligo? No. Èun auspiciodileale collaborazione traenti - spiega-.Non ci vediamonulladimale chela prefetturadiVerona, per esempio,con la qualela Regionecollabora positivamente,espongala bandieradelVeneto».Econ questainterpretazionela maggioranzaciriprova. Nel 2017ilConsiglio aveva approvatounalegge che prevedevamulte finoa mille euroalle prefetture chenon espongonoil Leone.Nel 2018 laCorte Costituzionale boccia: «UnaRegionenonpuòimporsi sugliorganidelloStato».E ieri lanuova puntata.DallaGiunta il progettodileggediun solo articolo:sono sparitele multe. Alpostodellaformula: “La bandieradeveessereesposta dalleprefetture“,quella più neutra:“La bandierava esposta”.Le opposizioni bocciano.Orasiva inaula.Sarà impugnataancora? CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

L’on.Luca DeCarlo,FdI Comeannunciatoieria Venezia èstatoeletto presidentedella commissioneagricoltura del Consiglioregionale Stefano Casali,sempre inquota FdI. Hapreso il postodiSergio Berlatochesièdimesso da consigliereregionale pervolare aBruxellescome eurodeputato.Berlatoin contemporaneasièdimesso anchedal ruolodicoordinatore regionaledipartito rimettendo l’incariconellemani dellaleader GiorgiaMelonieauspicandoa l’avviodellafasecongressuale. Primaperò c’è daorganizzareil partitoinvista delleregionali di primavera.Tra le ipotesiin campodasettimane, si falargo quelladell’onorevole LucaDe Carlo,sindaco diCalalzodi Cadore,nel Bellunese. © RIPRODUZIONERISERVATA

E C’È UN APPELLO. Associazioni: «Più screening» paziente su quattro ha meno di 60 anni, che il 10% ha meno di 50 anni, e che perciò il problema non è solo medico, ma sociale, ha impatto sulla vita di migliaia di persone. IMPATTO SOCIALE. Si stima

che nel Veneto siano oltre 120 mila le persone coinvolte a vario titolo nelle problematiche di una malattia che condiziona la vita dell’intera famiglia e crea uno stato di forte disagio esistenziale. A rivelarlo è questa ricerca alla quale hanno contribuito il prof. Luciano Arcuri e la prof Patrizia Bisiacchi (università di Padova), e il prof. Costantino Cipolla (Bologna). Se, infatti, i pazienti, fra le criticità della gestione socio-sanitaria, lamentano difficoltà di prenotare una visita, barriere architettoniche e logistiche, discontinuità terapeutica negli accessi a neurologia e fisiatria, incomunicabilità fra specialisti e medici di base, assenza di assistenza domiciliare, invece fra i caregiver predomina il pessimismo. Ben il 98% di familiari e di chi assiste i malati di Parkinson dichiara di non essere assolutamente soddisfatto della sua vita. Il primo elemento di riflessione, che arriva dalle risposte ai questionari sottoposti a 212 malati e 193 caregiver riguarda la difficile inclusione delle persone con disabilità. E l’anello debole è appunto il caregiver, colei (80% dei casi) che presta cura in prima persona al malato di Parkinson, senza orari, spesso senza indennità accompagnatoria e in gran parte senza alcun sostegno. • © RIPRODUZIONERISERVATA

Pfas,okdegliStatiUe alla“direttiva acque” I rappresentanti degli Stati dell’Ue (formano il Consiglio europeo) hanno dato il via libera all’accordo politico sulla nuova “Direttiva acque potabili” che introduce per la prima volta valori un limite a livello Ue per le sostanze perfluoro-alchiliche Pfas, a cominciare dalle 20 più comuni (su 4700 censite). Come noto, il compromesso tra le istituzioni europee era stato raggiunto in dicembre, dopo un lungo negoziato, he ha preso le mosse dall’iniziativa dei cittadini Ue «Right2Wa-

ter». L’ok del Consiglio Ue è quindi sull’accordo che fissa un limite di 0,1 microgrammi al litro (100 nanogrammi) per i Pfas: questo spiana la strada all’approvazione definitiva della direttiva per il 2020 da parte del Parlamento europea, con i singoli Paesi che dovranno recepirla entro due anni (e in teoria potrebbero però anche decidere di fissare limiti più duri). Le norme prevedono sia nuovi parametri per aumentare sicurezza e qualità dell’acqua del rubinetto, sia misure per

rendere più trasparenti le bollette e migliorare l’accesso dei cittadini all’acqua. Intanto un gruppo di una quindicina di associazioni tra cui Greenpeace, Legambiente, Pfas.Land, Medicina democratica, mamme NoPfas, Italia Nostra e altre chiede con un alettera-appello a Ministero della salute, Regione e Province di effettuare un dosaggio dei Pfas nel sangue per i cittadini di altri territori oltre ai 30 Comuni dell’ “area rossa” interessati dallo screening della Regione. Per i firmatari emergono «nuovi episodi di contaminazione da Pfas anche al di fuori delle zone direttamente interessate dall’inquinamento». • © RIPRODUZIONERISERVATA

RAFFICHE. I dati di “Meteotriveneto” e di Arpav

Monti spazzati dal vento «Anche190kmall’ora» VENEZIA

Il vento di foehn ha spazzato i monti del Triveneto. Secondo l’associazione meteorologica “Meteotriveneto” ieri si è giunti a raffiche anche di quasi 200 km l’ora e il record va ai 189 chilometri orari ieri mattina a Punta Ces, 2230 metri di quota, nel territorio comunale di Primiero Castrozza, appena al di là del confine veneto. In territorio veneto spiccano anche, sottolinea l’associazione, i 162 km orari di picco toccati nella sta-

Lecimebattutedal vento

zione di Ra Valles, a 2475 metri, sopra Cortina d’Ampezzo, dove già ieri mattina anche Arpav aveva segnalato una punta di 137 chilometri l’ora. Invece punta Ces, come

spiegano i tecnici di Meteotriveneto, è un luogo conosciuto come molto ventoso, e dal punto di vista orografico, adatto a valori di questo genere con venti di foehn: lì per diverse ore durante la scorsa notte la media del vento ha sfiorato i 110 km/h. «Da martedì mattina le Alpi orientali - sottolinea Arpav - sono interessate da forti correnti da nord» che hanno spazzato i monti veneti anche ieri: «I venti sono perlopiù a raffiche, con improvvisi rinforzi». E «nelle valli - conclude Arpav - i valori massimi delle raffiche rilevati dalle stazioni Arpav nella giornata di martedì hanno registrato un massimo di 103 km orari a Cortina. • © RIPRODUZIONERISERVATA


GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 MESSAGGERO VENETO

LATISANA - LIGNANO

39

latisana

Il Tagliamento, secondo l’Autorità di bacino, passa da zero a 5 mila metri cubi al secondo di portata in poche ore; a destra, due immagini dei lavori della commissione consiliare di ieri in Regione a Trieste

Barriere mobili nel fiume a Pinzano così il Tagliamento non fa più paura

per il tratto da Latisana alla foce (20 milioni di euro) e per l’innalzamento del ponte stradale (18 milioni). Anche la Regione Veneto si sta attivando per la diaframmatura degli argini di San Michele per un importo di 13 milioni di euro. LE REAZIONI

Presentato in commissione a Trieste il progetto della Regione per regolare il flusso delle acque Nel corso dell’incontro anche l’invito dell’assessore Scoccimarro ai sindaci a creare un fronte unico

Paola Mauro LATISANA. Con il Tagliamento non si scherza. Un monito chiaro quello arrivato ieri dai tecnici dell’Autorità di bacino. È un torrente travestito da fiume che passa da 0 a 5.000 metri cubi al secondo di portata in poche ore. E i dati raccolti con la tempesta Vaia confermano che non c’è più tempo per rinviare una scelta di intervento. Rispetto ai disastri del 1966 a ottobre 2018 è mancata solo la presenza della neve che invece 54 anni fa con le temperature elevate si era sciolta innalzando ulteriormente il livello dei fiumi. Due le possibili strade davanti: o si sceglie di realiz-

zare l’opera strutturale di laminazione, o si insegna alla gente a scappare. Il rischio zero non esiste. E soprattutto non c’è più nulla da studiare su un fiume e il suo bacino sul quale sono stati riprodotti anche gli effetti di eventi di ritorno di 30, 100 e 300 anni. LA SOLUZIONE

Sul fatto che il tempo delle discussioni e degli studi sia finito il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale di Venezia, Francesco Baruffi è stato molto chiaro. E ieri durante i lavori della IV commissione regionale, convocata per conoscere quanto elaborato dall’ente su indicazione della Regione, alla presenza degli

assessori all’Ambiente Fabio Scoccimarro e alla Protezione civile, Riccardo Riccardi, i tecnici si sono presentati con un’ipotesi progettuale da effettuare nella zona di Pinzano, dall’efficacia certa – molto più delle soluzioni prospettate dal Laboratorio Tagliamento – e dal bassissimo impatto ambientale, tanto da sembrare il ponticello di una pista ciclabile. In realtà è un’opera di laminazione con paratoie, in grado di rallentare e contenere in sicurezza e al massimo per 48 ore, 18 milioni di metri cubi di acqua, da rilasciare gradualmente non appena le condizioni di deflusso del fiume a valle (non più di 4.000 metri cubi al secondo) lo consentono. Co-

sto dell’intervento 30 milioni di euro e spese di manutenzione annua fra i 10 e i 40 mila euro. LA MEDIAZIONE

Non è certo andato per il sottile l’assessore Scoccimarro nel definire la contrapposizione in atto da sempre fra i Comuni dell’alto e del basso corso del fiume, paragonata a uno dei fronti internazionali di guerra più caldi. Ma lui vuole arrivare a giugno 2020 con l’avvio del tavolo di lavoro per modificare il piano stralcio del 2000: non una struttura astratta ma un braccio operativo che detti atti e tempi certi, per arrivare alla stesura dell’accordo di fiume che permetterà gli inter-

latisana

lignano

Economia in difficoltà Se ne parla con Bini

La “Corsa delle rose” sbarca fronte mare

LATISANA. Il quadro economi-

LIGNANO. Dedicata a tutte le donne, la “Corsa delle rose” targata Lilt sbarca a Lignano Sabbiadoro. Promosso dalla Lega per la lotta contro i tumori, in collaborazione con il Comune della località marittima, Lignano in fiore onlus, Running team Conegliano, Lignano Pineta, il centro commerciale Cone, Radio Company e Sport Tremila, l’appuntamento per la gara fronte mare è per domenica 19 aprile. La corsa è a passo

co delle attività di Latisana è negativo ma con margini di crescita: se sul lungo periodo (10 anni) il dato è abbastanza negativo (quasi 12%) lo è di meno sul breve periodo (il 2% in 5 anni) segno di una leggera ripresa, con alcune attività (ristoranti, bar) in crescita e altri (commercio e agricoltura) che seppur colpiti dalle chiusure, vedono un incremento del personale. Una situazione che se soste-

nuta da mirate azioni da parte di chi amministra potrebbe raggiungere margini di recupero se non di crescita, a pochi giorni dall’approvazione in consiglio regionale del disegno di legge “SviluppoImpresa”: ne sono convinti i movimenti che si richiamano al centrodestra promotori di un incontro pubblico lunedì 10 febbraio alle 19.30 al Polifunzionale di Latisana, con l’assessore regionale al Commercio Sergio Bini. —

libero ed è aperta a tutte le donne di qualsiasi età. Si correrà tra le vie della località e si potrà scegliere tra due percorsi, da 5 o da 9 chilometri. Sia la partenza che l’arrivo saranno a Lignano Pineta, in piazza Marcello d’Olivo. Parte del ricavato sarà devoluto al sostegno della Lilt. Per partecipare è necessario iscriversi (si riceverà la maglietta dedicata) al sito www.corsadellerose.com. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

venti. Un tavolo a partecipazione ristretta proprio per essere in grado di proseguire rapido. L’altro tavolo, quello proposto dal capo dipartimento della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli, si è arenato davanti all’opposizione dei sette Comuni del medio corso. È importante per Scoccimarro anche procedere nell’immediato con le cosiddette misure non strutturali, in primis l’aggiornamento dei piani di previsione e allertamento della Protezione civile. GLI INTERVENTI

Intanto - come annunciato ieri - sono in fase di definizione le gare per la progettazione della diaframmatura degli argini

AVVISI ECONOMICI MINIMO 15 PAROLE Gli avvisi si ricevono presso la sede della A. MANZONI&C. S.p.A. TRIESTE: Via Mazzini, 14A - tel. 040 6728328, fax 040 6728327, dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 16.00. A. MANZONI&C. S.p.A. non è soggetta a vincoli riguardanti la data di pubblicazione. In caso di mancata distribuzione del giornale per motivi di forza maggiore gli avvisi accettati per giorno festivo verranno anticipati o posticipati a seconda delle disponibilità tecniche. La pubblicazione dell’avviso è subordinata all’insindacabile giudizio della direzione del giornale. Non verranno comunque ammessi annunci redatti in forma collettiva, nell’interesse di più persone o enti, composti con parole artificiosamente legate o comunque di senso vago; richieste di danaro o valori e di francobolli per la risposta. I testi da pubblicare verranno accettati se redatti con calligrafia leggibile, meglio se dattiloscritti. La collocazione dell’avviso verrà effettuata nella rubrica ad esso pertinente. Le rubriche previste sono: 1 immobili vendita; 2 immobili acquisto; 3 immobili affitto; 4 lavoro offerta; 5 lavoro richiesta; 6 automezzi; 7 attività professionali; 8 vacanze e tempo libero; 9 finanziamenti; 11 matrimoniali; 12 attività cessioni/acquisizioni; 13 mercatino; 14 varie. Costi a parola. Rubrica Lavoro richiesta 0,80 euro

Secondo Massimo Moretuzzo (Patto) – fra i consiglieri presenti all’audizione – «la questione Tagliamento non può essere ridotta solamente all’aspetto idraulico ma è necessario tenere in considerazione anche le ricadute ambientali, paesaggistiche ed economiche per un fiume il cui valore è riconosciuto a livello internazionale». «Il percorso individuato dall’assessore Scoccimarro avrà il nostro supporto perché, nel segno del buon senso e in continuità con l’operato della precedente legislatura – è il commento della consigliere Mariagrazia Santoro (Pd) – con il coinvolgimento di tutti soggetti interessati sotto la direzione qualificata dell’Autorità di bacino». Per la presidente della IV commissione, Mara Piccin (Forza Italia) quel monito a “non scherzare” emerso durante l’audizione deve essere l’elemento guida per l’amministrazione regionale. —

nelle uscite feriali e festive; rubrica Finanziamenti 3,50 euro uscite feriali e 5 euro nelle uscite festive. Tutte le altre rubriche 2,00 euro nelle uscite feriali e 2,70 nelle uscite festive. Si avvisa che le inserzioni di offerte di lavoro, in qualsiasi pagina del giornale pubblicate, si intendono destinate ai lavoratori di entrambi i sessi (a norma dell’art. 1 della legge 9-12-1977 n. 903). Le tariffe per le rubriche s’intendono per parola. I prezzi sono gravati del 22% di tassa per l’Iva. Pagamento anticipato. L’accettazione delle inserzioni termina alle ore 12 di due giorni prima la data di pubblicazione. Gli errori e le omissioni nella stampa degli avvisi daranno diritto a nuova gratuita pubblicazione solo nel caso che risulti nulla l’efficacia dell’inserzione.

IMMOBILI VENDITA

1

LESTANS VICINANZE Spilimbergo vendesi villa possibili due appartamenti garage magazzini terreno mq 2000 cell 3408149041


XVI

Follina FarradiSoligo

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Vigneto contestato, appello alla Soprintendenza `Il Comitato a Ligonto ne pecuniaria possa riparare a progetti autorizzati, tanto che viene il sindaco Mario Collet

«Tutte le prescrizioni siano rispettate» FOLLINA L’impianto di barbatelle in località Ligonto, avvenuto in difformità rispetto alle prescrizioni autorizzative, continua a preoccupare il gruppo “Per i nostri bambini” di Follina. Il comitato si appella ora alla Soprintendenza: «Confidiamo che sia irremovibile, poiché è paradossale pensare che una misera sanzio-

un danno ambientale che minaccia la salute pubblica e la biodiversità inquinando ulteriormente le falde acquifere». Lo scorso anno in 135mila metri quadrati al confine tra Follina e Miane, un tempo prati a seminativo, vennero messere a dimora migliaia di barbatelle. La proprietà, suddivisa fra due società, è finita subito all’attenzione del comitato, che ha seguito tutte le fasi di trasformazione dei prati fino a segnalare in municipio, lo scorso luglio, presunte irregolarità. E il sopralluogo fatto dai tecnici comunali accertò delle difformità rispetto ai

vennero emesse, in capo ad entrambe le proprietà, due ordinanze di sospensione dei lavori.

LE ORDINANZE «In seguito a quell’ordinanza – ripercorre il gruppo “Per i nostri bambini” - il proprietario del lotto a sud ha presentato richiesta di sanatoria, mentre al proprietario del lotto a nord, non avendo fatto alcuna richiesta, è stata notificata l’ordinanza di rimozione e ripristino al fine di adeguarsi al parere dei Beni Ambientali. E ora confidiamo che la Soprintendenza sia irremovibile». «Anche noi – inter-

che ha seguito la vicenda – vogliamo che vengano rispettate tutte le prescrizioni impartite dalla Soprintendenza». Tra le irregolarità emerse ci sono il mancato rispetto delle distanze dal fiume Soligo, il non aver messo a dimora gelsi per intervallare i filari e il difforme orientamento dei filari rispetto alle autorizzazioni. Del caso del vigneto di Ligonto si sono interessati anche il consigliere regionale Andrea Zanoni (Pd), le parlamentari Sara Cunial e Silvia Benedetti del Gruppo Misto e il ministro Federico D’Incà del M5S. (c.b.)

NEL MIRINO L’impianto di barbatelle a Ligonto in una foto d’archivio

Disabile accusa: «Senza ambulanza» ` Ma l’Usl precisa: «I parenti non volevano il trasporto Sessantenne caduta in casa, la famiglia: «L’abbiamo portata noi in ospedale con l’auto, aveva un femore rotto» a Conegliano bensì a Vittorio: la scelta non spetta a loro» `

Il clima che cambia: due serate con gli esperti

FOLLINA «Ci siamo sentiti dire che l’ambulanza non è un taxi e così abbiamo dovuto accompagnare con l’auto il nostro famigliare in ospedale, per poi scoprire che aveva un femore rotto» denuncia un follinese. «Le cose non sono andate così – replica l’Usl 2 : una volta che l’infermiera del 118 ha visitato la signora, ha comunicato che sarebbe stata portata al pronto soccorso di Conegliano, ospedale a cui l’ambulanza faceva riferimento. Ma alla famiglia non andava bene: volevano andare all’ospedale di Vittorio Veneto. Pur avendo spiegato loro che non si può scegliere l’ospedale, non hanno compreso. Hanno così rifiutato il trasporto in ambulanza, preferendo andare autonomamente in auto a Vittorio Veneto». Martedì mattina una 60enne con disabilità è caduta all’interno della sua abitazione. «Lamentava un dolore alla gamba – racconta un famigliare -. Abbiamo chiamato il medico di famiglia e questo ci ha detto di chiamare l’ambulanza del 118. Quando l’ambulanza è arrivata, ci siamo sentiti dire che non aveva nulla di rotto e che non era un taxi. Così, ci hanno aiutato a caricarla in auto e l’abbiamo portata noi all’ospedale di Vittorio Veneto dove, dopo esser stata visitata dal medico e sottoposta a tutti gli accertamenti del caso, è risultato che ha un femore rotto. Ora verrà operata».

LE DISPOSIZIONI L’azienda sanitaria, interpellata sulla vicenda, smentisce la ricostruzione del parente della disabile e puntualizza che i pazienti, soccorsi dall’ambulanza del 118, non possono decidere in quale ospedale essere accompagnati, bensì devono attenersi a quelle che sono le disposizioni impartite dalla centrale operativa del Suem. «Martedì 4 febbraio alle 11.35 l’ambulanza è intervenuta al domicilio dell’utente» ripercorre l’Usl 2. Qui era arrivata in codice verde. Alla centrale operativa era giunta la richiesta di soccorso per un trauma all’arto inferiore destro a seguito di una caduta. «L’infermiera ha valutato la paziente e ha proposto ai parenti il trasporto al pronto soccorso di Conegliano per eseguire accertamenti radiologici necessari ad escludere fratture – spiega l’azienda sanitaria -. I parenti hanno invece chiesto il trasporto al

FARRA DI SOLIGO

IL SOCCORSO L’ambulanza giunta a Follina in aiuto della donna era autorizzata al trasporto per competenza solo all’ospedale di Conegliano

pronto soccorso di Vittorio Veneto per comodità logistica della famiglia. L’infermiera ha spiegato che l’ambulanza era autorizzata al trasporto esclusivamente all’ospedale di Conegliano per competenza territoriale». I parenti, prosegue nella ricostruzione l’azienda sanitaria, hanno chiesto conferma sull’effettiva necessità di recarsi in pronto soccorso e l’infermiera ha ribadito l’esigenza di eseguire una radiografia alla gamba della signora. Mettendosi quindi a disposizione della famiglia, l’equipaggio dell’ambulanza «ha fatto scendere la paziente dal primo piano con la sedia portantina in dotazione all’ambulanza, così da facilitare lo spostamento nell’auto».

LA COPERTURA «Si precisa – conclude l’Usl 2 - che la destinazione delle ambulanze di soccorso si basa su una logica prestabilita di distribuzione territoriale atta a garantire a tutti gli utenti la pronta disponibilità della stessa, impedendo trasporti in sedi che lascerebbero scoperto il territorio per periodi di tempo troppo lunghi per garantire la celerità d’intervento necessaria nei casi urgenti». Claudia Borsoi

Dei Tos guida Confindustria Serbia «Non siamo imprenditori in fuga» L’INSEDIAMENTO Ieri a Belgrado l’imprenditore Patrizio Dei Tos, fondatore e amministratore del Gruppo Labor Legno di Cordignano, si è insediato ufficialmente come nuovo presidente di Confindustria Serbia, succedendo a Erich Cossutta. All’Assemblea della rappresentanza internazionale degli imprenditori italiani in Serbia erano presenti a rappresentare l’Italia – oltre all’ambasciatore a Belgrado Carlo Lo Cascio – il governatore Luca Zaia, la presidente di Assindustria Venetocentro Maria Cristina Piovesana con il direttore generale Giuseppe Milan. Per la Serbia erano presenti il vicepremier e ministro degli Affari esteri Ivica Dacic il ministro delle Politiche agricole e forestali Branislav Nedimovic e il presidente della Camera di Commercio della Serbia Marko Cadez. «Le piccole e medie imprese sono il motore dell’Italia. Imprese che ogni giorno devono trovare soluzioni efficienti per portare avanti il loro progetto. Investi-

re all’estero a volte può essere una soluzione. Una scelta però non sempre facile» - ha affermato Dei Tos che dal 2015 ha aperto due stabilimenti produttivi a Sremska Mitrovica. Dei Tos ha voluto sottolineare che chi sceglie di fare impresa fuori dai confini nazionali il più delle volte viene considerato un industriale che delocalizza con l’unico obiettivo di guadagnare in competitività. «Preferisco affermare che la nostra è internazionalizzazione. Perché nessuno di noi ha abban-

ee081082-e899-4eee-9712-205389ecde44

donato le nostre imprese. Quello che ci spinge ad esplorare nuove opportunità all’estero è il fare impresa per crescere e dare nuova linfa alle nostre aziende in Italia. E in alcuni casi per mantenerle in vita. Ho investito in Serbia ma, grazie a questo investimento, ho continuato ad assumere e ho potuto far crescere la mia azienda in Italia. Ecco perché voglio fare chiarezza e dire a gran voce che gli imprenditori italiani all’estero non sono imprenditori in fuga». (pdc)

“Il clima che cambia”: il tema di attualità e con cui ormai tutti sono costretti a fare i conti è al centro di due serate di divulgazione scientifica organizzate dal Comune di Farra di Soligo in collaborazione con la Pro loco. Ben 27 gradi registrati il 3 febbraio e poi il vento capace di abbattere alberi come fossero fuscelli, piogge che trasformano le strade in corsi d’acqua e grandine grossa come palline da tennis. Eventi climatici eccezionali che, però, negli ultimi anni sono diventati sempre più ordinari. Di questo e di molto altro si parlerà domani e venerdì 14 febbraio, alle 20.30 nell’auditorium Santo Stefano, con i vittoriesi Andrea Costantini, tecnico meteorologo laureato in fisica dell’atmosfera e meteorologia, e Maura Camerin, laureata in ingegneria dell’energia. «In un contesto nel quale si susseguono notizie di cronaca riguardo allarmanti ed inconsueti eventi che sconvolgono equilibri naturali su scala planetaria e la stessa vita umana, è strategico analizzare le principali cause che ne sono all’origine e approfondire il legame tra il nostro stile di vita e gli effetti climatici misurabili sia a livello globale che locale» sottolinea l’amministrazione comunale. L’obiettivo delle serate è quello di evitare che la crescente preoccupazione per i temi ambientali sfoci in sterili allarmismi. «L’aiuto di relatori preparati negli argomenti di riferimento permetterà di guidare il pubblico ad una consapevolezza sulle scelte individuali e della collettività, per fare la differenza e agire a monte, senza demandare le azioni radicali alle figure istituzionali a livello mondiale» afferma il vicesindaco Michele Andreola. Sabato 8 febbraio c’è invece in programma un incontro riservato agli alunni della scuola media ed elementare sempre sui temi dell’ambiente e del clima. (c.b.)


XII

Chioggia

DA GIORNI SI SUSSEGUONO I COLPI NEGLI APPARTAMENTI E NEI NEGOZI. UTILIZZATE VETTURE CON LE TARGHE FALSE

LA POLEMICA I banditi hanno “seminato” la Fiat Bravo delle forze dell’ordine. Armelao (Fsp): «Servono nuovi mezzi»

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

mestrecronaca@gazzettino.it

Fuga in Romea a duecento all’ora `Alle 18.30 gli agenti hanno visto l’auto sospetta e i malviventi La Polizia ha inseguito invano un’Audi di ultimo modello da via Vespucci alla statale: forse era la banda dei furti in casa sono partiti a tutto gas. Nelle ultime settimane venti denunce `

Gpl, Baldin incalza Zaia: «Ritiri l’assenso»

CHIOGGIA Hanno sfiorato centinaia di automobili, hanno rischiato decine di incidenti, hanno messo in pericolo se stessi e chissà quante altre persone inconsapevoli, che se li sono visti sfrecciare accanto a 150-200 chilometri orari. Ma, alla fine, sono riusciti a sfuggire all’inseguimento della polizia. Due malviventi, a bordo di un’Audi scura metallizzata di nuovissimo modello, non hanno esitato a rischiare il tutto per tutto, pur di non farsi prendere dalle forze dell’ordine: il sospetto è che si tratti di componenti di una banda che, da quasi tre settimane, sta imperversando a Chioggia, Sottomarina e dintorni, con una ventina di colpi messi a segno in abitazioni e non solo.

CHIOGGIA

BOOM DI DENUNCE La recrudescenza di reati predatori, in questo periodo, era stata segnalata dall’aumento del numero delle denunce: una decina quelle presentate in commissariato, all’incirca altrettante quelle ai carabinieri, senza contare i furti sventati all’ultimo momento dal rientro improvviso dei padroni di casa o dal passaggio della pattuglia in servizio di controllo del territorio. Le forze dell’ordine, quindi, sono in allerta da giorni e le testimonianze dei cittadini avevano permesso di capire che le auto dei banditi erano più d’una, tutte potenti e con targa falsa. In particolare quella che la Volante aveva scorto, verso le 18.30 di martedì, in via Vespucci, ferma con il motore acceso, portava una targa rubata fuori dal Veneto. Nulla di più facile, quindi, che si trattasse di qualcuno che faceva da “palo” ad altri complici intenti a cercare possibili prede.

CORSA FOLLE I poliziotti si sono avvicinati con circospezione ma i malviventi li hanno visti e, in men che non si dica, sono partiti a velocità folle, prima verso viale Mediterraneo, poi verso la rotonda dell’ospedale, infine sul ponte

CONTROLLI Agenti della Polizia impegnati in controlli a Chioggia (foto d’archivio)

translagunare, verso Valli. Finché sono rimasti in ambito urbano, la Volante è riuscita a tallonarli ma quando sono arrivati sulla Romea, hanno dato fondo alla potenza del motore e sono scomparsi. Professionisti del crimine, vista l’abilità manifestata alla guida, la noncuranza dei rischi legati a quelle manovre, l’uso disinvolto di targhe e, quasi sicuramente, di auto rubate. Oltretutto baciati dalla fortuna, dato che non hanno trovato, come succede spesso ai comuni mortali, blocchi o rallentamenti del traffico sui ponti, dove pure ci sono lavori in corso, che avrebbero potuto precludergli la via di fuga. E neppure erano disponibili, a quanto pare, macchine delle forze dell’ordine sull’altro lato del ponte, da far convergere per sbarrare la strada. Un problema, questo, che rientra nell’ambito

delle dotazioni che, in casi come questo, rivelano la loro insufficienza. «Con una Fiat Bravo con 217mila chilometri, non si poteva raggiungere un’Audi di ultimo modello», commenta Mauro Armelao, segretario regionale del sindacato di polizia Fsp-Polizia di Stato. «Qui la colpa è della politica nazionale – aggiunge Armelao – che non destina risorse adeguate per acquistare mezzi migliori». Tanto più che la Volante, un incidente, contro auto o persone in strada, non poteva proprio permetterselo, al contrario dei malviventi che non avevano alcuna remora. A questo punto resta solo da capire se i banditi hanno “preso paura” e si allontaneranno da Chioggia e dintorni o se, sentendosi forti, vorranno continuare a colpire. Diego Degan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Cavarzere

Shoah, incontro con gli studenti e film Due gli eventi organizzati dal Comune e dalle scuole cittadine per commemorare la Giornata della memoria che si svolgeranno domani, 7 febbraio, nella sala convegni di Palazzo Danielato. Alle 10.30 la dottoressa Lisa Bregantin, storica e ricercatrice, presidente dell’Associazione nazionale combattenti e reduci di Padova e collaboratrice dell’Iveser (Istituto veneziano per la storia della Resistenza) incontrerà gli studenti della scuola media Cappon e dell’Istituto Marconi per approfondire gli aspetti

storico-sociali della Shoah. Alle 20.45 sarà possibile assistere alla proiezione del film “Monsieur Batignole” di Gerard Jugnot: una storia vera, ambientata nella Francia occupata dai nazisti, durante la Seconda guerra mondiale, in cui il protagonista è costretto, da una serie di circostanze, a ricredersi circa i luoghi comuni sugli ebrei, fino a giungere ad una conclusione sorprendente. «Il titolo “Il passato e la memoria”, scelto per queste iniziative – commenta il vicesindaco Paolo Fontolan – rende al meglio lo spirito che le anima». (d.deg)

Pinacoteca al “Granaio”, appello alla Biennale CHIOGGIA Il restauro dell’antico Palazzo Granaio procederà spedito, mantenendo la destinazione a pinacoteca civica. E si cercano già “partner” importanti, leggi Accademia di belle arti e Biennale, per offrire a cittadini e turisti opere di rilievo. Isabella Penzo e Alessandra Penzo, rispettivamente assessore alla Cultura e ai lavori pubblici, lo hanno annunciato nel corso di una seduta delle commissioni competenti. I lavori, assicura l’Amministrazione, a causa di alcuni contrattempi, si concluderanno con qualche mese di ritardo rispetto alle previsioni. Comunque, prima della prossima Sagra del pesce. Il Comune

ha dunque rinunciato ufficialmente a un eventuale cambio della destinazione d’uso che, secondo il sindaco Alessandro Ferro, avrebbe comportato il blocco del cantiere e l’avvio di complicate e lunghe pratiche. Confortata dalla decisione, Alessandra Penzo ha già disposto che tutta l’impiantistica e le installazioni siano posate in funzione dell’esposizione di opere d’arte. In pratica, i punti luce ed i climatizzatori dovranno essere disposti a garanzia della miglior illuminazione e affinché i quadri non siano mai esposti a correnti d’aria fredde o calde che potrebbero rovinarli. Sono, inoltre, previsti telecamere e dispositivi antifurto. Il restauro dell’edificio eretto nel 1328, utilizzato per lunghi secoli come

ammasso delle granaglie, alla resa dei conti verrà a costare circa un milione e mezzo. Premesso che il Comune non potrebbe farsi carico della costosa gestione di una pinacoteca priva di particolari richiami per il grande pubblico, la responsabile della Cultura ha annunciato che le difficoltà potrebbero essere forse superate qualora il palazzo fosse adibito anche ad altre atti-

IN COMMISSIONE CONFERMATA LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE MA NON CI SONO OPERE E SI PUNTA A COLLABORARE CON LE GRANDI ISTITUZIONI

ASSESSORA Alessandra Penzo a Palazzo Granaio (archivio)

383e82fe-45a4-429d-8d31-08e828fdb385

vità compatibili. Il Comune, nel frattempo, segnalerà l’ormai imminente disponibilità delle sale a tutte le maggiori istituzioni culturali. Guarda con particolare interesse al museo dell’Accademia di belle arti di Venezia, nei cui magazzini sono conservati innumerevoli opere attribuite a pittori celebri nel mondo. Anche la Biennale, è stato detto, potrebbe servirsi del Granaio per installazioni di un certo richiamo. I saloni potrebbero essere pure utilizzati dagli organizzatori di mostre itineranti. Presto il Comune disporrà di un contenitore pregevolissimo, nel bel mezzo del centro cittadino, ma non sa proprio come poterlo gestire senza troppe spese e nel breve termine. Roberto Perini

«La Regione revochi l’assenso dato nel 2015 al deposito gpl e faccia un passo indietro su uno scempio ambientale che è una pessima figura di fronte al mondo intero». La consigliera regionale Erika Baldin prende spunto dalla visita a Chioggia degli ispettori Unesco per unire la sua voce, tramite un’interrogazione alla Giunta regionale, a quella del Comitato No-gpl che ha chiesto a Zaia una visita a Chioggia, in cui ritirare quell’assenso a suo tempo deliberato dall’assessore regionale Isi Coppola e firmato dallo stesso Zaia. «I rappresentanti dell’Unesco – spiega la Baldin – sono rimasti allibiti all’idea che un simile impianto entri in funzione in una laguna che è patrimonio dell’umanità. Rischiamo che la tutela dell’Unesco alla Laguna e a Venezia venga revocata!». Anche per questo, aggiunge la consigliera pentastellata «dopo aver già fatto notare, insieme al Comitato No-gpl, che il progetto, rappresentando una pesante variazione per l’assetto ambientale, avrebbe dovuto essere comunicato all’Unesco già prima di qualsiasi autorizzazione, ora ho chiesto formalmente al Governo regionale di porre rimedio a quella decisione dello Stato». Intanto emerge un sottile filo rosso che lega la questione delle case sul Lusenzo a quella del deposito gpl in Val da Rio. Un collegamento “politico”, come hanno fatto notare, in questi giorni, gli attivisti del Comitato No-gpl, ed è il tema dello “Stato che sbaglia”. Nel caso del Lusenzo, il patto “dimenticato” tra i cittadini e lo Stato, nel caso del gpl, il presunto pregiudizio di costituzionalità della legge alla base del decreto autorizzativo del 2015, ovvero la 241/1990. Essa stabilisce che la mancata partecipazione di un ente alla conferenza di servizio, e il mancato ricorso, entro i termini, dello stesso ente, per quanto attiene le autorizzazioni di sua competenza, equivalgano ad un parere favorevole sull’oggetto in discussione (il cosiddetto silenzio-assenso). Questo è accaduto per il Comune di Chioggia e per l’autorizzazione paesaggistica, rilasciata, appunto, in silenzio-assenso, come descritto da uno studio del giudice Marco Morgantini, consigliere del Tar Emilia Romagna. Morgantini osserva che due successive sentenze della Corte Costituzionale (26/1996 e 404/1997) stabiliscono che l’autorizzazione paesaggistica non possa essere rilasciata per silenzio assenso. (d.deg)


XVI

San Donà

L’IDEA Si vorrebbe realizzare un centro di formazione con fondi pubblici e privati Cereser: «Interessante»

di Piave

Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

mestrecronaca@gazzettino.it

«Sicurezza sul lavoro, utilizziamo l’ex caserma»

Ospedali, dalla Regione via libera alle spese SAN DONA’

Tombolan Fava, tre professionisti hanno presentato il progetto alle istituzioni locali `

SAN DONÀ Un centro di formazione per la sicurezza sul lavoro all’ex caserma Tombolan Fava. È il progetto di tre sandonatesi che si occupano di sicurezza nei luoghi di lavoro a livello professionale: il perito Mauro Cattai, il geometra Andrea Zacchello, formatore della scuola edile di Venezia, e Luciano Babbo, pensionato che ha fatto parte del comitato paritetico territoriale del settore edile della Provincia di Venezia.

ABBANDONATA DA ANNI Il progetto è stato illustrato dai promotori ai referenti di enti e istituzioni: al sindaco di San Donà Andrea Cereser, a Silvia Susanna presidente della Conferenza dei sindaci, a Carlo Bramezza direttore dell’Ulss 4, ad Angela Forlani direttrice Inail di Venezia-terraferma, al vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin e a Sante Romano, responsabile del dipartimento che si occupa di lavoro, formazione e sicurezza della Regione. Cereser conferma che si tratta di un progetto interessante. «L’idea è buona – spiega il sindaco - Il tema è coerente con la vocazione del luogo, ampliata alla sicurezza sul lavoro. Mi sono attivato per convocare i soggetti interessati a questa proposta ma non è facile incrociare l’agenda di tutti, anche per poter individuare altri soggetti che possano disporre di risorse per realizzare il centro. Gli uffici del Comune sono impegnati nell’individuare la disponibilità dei soggetti, un primo incontro potrebbe essere fissato in marzo».

L’IDEA Secondo i promotori si tratta di realizzare un centro con finanziamenti pubblici, anche se l’opera di ristrutturazione potrebbe essere aperta a privati e associazioni di categoria, in primis quelle legate alle professioni edili, industriali e agricole. «Si potrebbe partire con un campo-prova, e uno spazio per alloggiare i mezzi pesanti – spiegano - : una struttura di questa valenza ancora non esiste in Veneto. In un momento successivo si possono ampliare i corsi che possono riguardare il mondo del lavoro nel suo complesso, facendo diventare il centro permanente. Il centro di formazione potrebbe partire occupando circa 10-15mila metri quadrati, per poi ampliarsi in un momento successivo». Dismessa la funzione militare nell’ottobre del 2001, la caserma è rimasta abbandonata per anni. In base a un accordo con l’agenzia del Demanio, la Tombolan Fava è stata affidata al Comune fino al 2022, anche se finora non è stato trovato un progetto valido che consenta di ristrutturare l’area di 80mila metri quadrati. In attesa di trovare una destinazione definitiva, il Comune ha siglato un patto di collaborazione con l’associazione “Delta wolf pack” di San Donà che si occupa di softair, ossia un’attività sportiva con valenza ricreativa basata sulla simulazione di azioni militari. L’ex caserma in modo temporaneo è affidata al gruppo che ne ha curato la pulizia, riempiendo due container di rifiuti, calcinacci, e materiale di risulta. L’inaugurazione si terrà nella mattinata di domenica 9. Davide De Bortoli © RIPRODUZIONE RISERVATA

DA CASERMA A CENTRO DI FORMAZIONE La “copertina” del progetto presentato dai professionisti

San Donà

Sport in piazza, il Comune a caccia di sponsor «Cercasi sponsor per l’edizione 2020 di “Sport in piazza”». A lanciare l’appello è l’assessore allo Sport Stefano Serafin che è già al lavoro per organizzare un mese di attività e manifestazioni su un campo montato in piazza Indipendenza. La manifestazione, avviata per la prima volta l’anno scorso, ha animato il centro città nelle serate tra maggio e giugno, grazie a un campo polifunzionale nel quale si sono svolte partite, dimostrazioni, mini tornei organizzati dalle società sportive che hanno aderito all’iniziativa, e una speciale sfida a calcetto e volley tra amministratori e dipendenti

dei Comuni di San Donà e Musile. «Quest’anno, “Sport in piazza” si terrà nel mese di giugno e abbiamo previsto di praticare più specialità – spiega Serafin – per questo al campo polifunzionale si affiancherà un piccolo campo di sabbia, per dare spazio anche ad altre attività come beach volley, beach soccer e beach tennis. Il Comune per valorizzare l’iniziativa sta cercando sponsor: società, aziende, organizzazioni che vogliano contribuire all’iniziativa sia a livello economico, sia attraverso un’offerta di servizi. In cambio avranno una certa visibilità nel corso della manifestazione e la possibilità di valorizzare il

loro marchio sui canali dell’ente. San Donà è da sempre una delle città più sportive in Italia. Con questa kermesse vogliamo supportare le nostre società, che non solo formano ottimi sportivi riscuotendo successi a livello nazionale e internazionale, ma educano i giovani al lavoro di squadra e a uno stile di vita corretto e consapevole. Spero che tante aziende, sensibili a questi temi, si mettano in gioco per sostenere questa proposta. Sarebbe bello vedere piazza Indipendenza colorata da tanti loghi per questo evento, un modo per mostrare quanto forte batte il cuore sportivo di San Donà». (d.deb)

Nuove apparecchiature per le strutture ospedaliere dell’Ulss4, via libera dalla Regione. Grazie alla maxi manovra da 129 milioni varata dalla giunta del Veneto, l’azienda sanitaria del Veneto Orientale potrà effettuare l’acquisto di altre apparecchiature, continuando così con il percorso di rinnovamento tecnologico. Ecco di cosa si tratta. La fornitura di sistemi per la chirurgia vitreo retinica e della cataratta, per circa 900mila euro, è destinata all’ospedale di San Donà, per l’ampliamento del reparto di oculistica in fase di realizzazione e che sarà inaugurato quest’anno. Una risonanza magnetica per il nosocomio di Portogruaro, per un costo di 750mila euro. Due mammografi che andranno a rafforzare gli ospedali di Jesolo e Portogruaro, per un investimento di poco superiore ai 351mila euro. «Si è saputo sfruttare tutte le risorse derivate da una gestione virtuosa, capace di risparmiare dove si poteva e coraggiosa nel riversare tutto il necessario sui nuovi fabbisogni di interventi e macchinari», ha spiegato il governatore Luca Zaia. Il 2020, per l’Ulss4, sembra iniziare da dove aveva finito, ovvero con investimenti: nel 2019 erano stati spesi 18,1 milioni (5 in più rispetto all’anno prima), per fabbricati (9 milioni), attrezzature sanitarie (3,7 milioni), informatica (1,5 milioni) e mezzi e altri beni (3,8 milioni). Lo scorso metà gennaio il direttore generale, Carlo Bramezza, aveva annunciato anche l’acquisto di 7 nuove ambulanze ed un’auto medica. Nel corso del 2020 saranno avviati nuovi cantieri ed altri andranno a compimento. A San Donà sono previsti l’ampliamento Ceod, investimento 2,1 milioni; ampliamento ospedale per la nuova oculistica da 2,493 milioni; riqualificazione facciate ospedale, 500 mila; nuova ostetricia e ginecologia, 2,05 milioni; nuovo laser per l’oculistica, laser di ultima generazione. (f.cib)

A Jesolo riemergono molo e piroga dell’anno Mille JESOLO Un antico molo di pietra, dei pali d’attracco e perfino una piroga in legno. Sono i nuovi tesori scoperti nel sito archeologico delle Antiche Mura durante la campagna del 2019. Ieri in municipio sono stati presentati i ritrovamenti effettuati grazie al lavoro dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, con la direzione del professor Sauro Gelichi, il contributo del Comune e la collaborazione della Soprintendenza Archeologia e belle arti. I nuovi scavi si sono concentrati nell’area a ridosso del canale di San Mauro. Grazie all’accurata analisi stratigrafica e le nuove metodologie messe in campo dall’equipe sono venuti alla luce tre momenti

costruttivi distinti. Ed è in questo contesto che è emersa una splendida vera da pozzo alla veneziana, perfettamente conservata, all’interno del chiostro, databile all’XI secolo. Di importanza straordinaria il ritrovamento, a sud-ovest del sito, a ridosso del canale di San Mauro, di un molo in pietra, affiancato da pali d’attracco in legno (bricole) e da una piroga scavata in un unico tronco di quercia (monossile). Una scoperta eccezionale, al momento solo parzialmente indagata. L’ipotesi più verosimile è che inizialmente l’area fosse occupata da una chiesa con funzione di pieve, attorno alla quale si è ampliata un’area cimiteriale. In una fase successiva, il complesso si è ampliato e trasformato, dotandosi oltre che della chiesa, anche di

un poderoso campanile e di ambienti monastici. Nel 2018 dagli scavi spuntarono i resti di un’antica mansio, un posto di stazionamento, anche per funzionari imperiali. «Il progetto archeologico su Jesolo - spiega il professor Gelichi - si sta configurando come uno dei più organici e promettenti. I risultati scientifici conseguiti hanno rivelato un sito del più alto interesse storico ed

IMPORTANTI RISULTATI DEGLI SCAVI NEL SITO DELLE ANTICHE MURA, A RIDOSSO DEL CANALE IL COMUNE PENSA A UN MUSEO

DALL’ALTO I resti degli antichi insediamenti ritrovati a Jesolo in un’immagine catturata col drone

7371c6d6-a28f-4089-9ca5-06dd5d6c3de9

archeologico». La campagna di scavo sarà rinnovata anche per il 2020, in due tranche: una a maggio, che si concentrerà sulla pulizia del sito su cui sorgono i resti di Torre Caligo (alle porte di Jesolo) e l’apertura dell’area del monastero di San Mauro; la seconda a settembre vedrà la ripresa degli scavi al monastero. Il Comune sta pensando inoltre alla riqualificazione dell’intera area e alla realizzazione di un museo per esporre i reperti rinvenuti. «L’intuizione di investire in questa area – dicono il sindaco Valerio Zoggia e l’assessore alla Cultura, Otello Bergamo – si sta dimostrando vincente. Abbiamo già avviato i necessari percorsi per sviluppare nuove forme di turismo culturale». Giuseppe Babbo


4

GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

La grande paura

Quattro giorni di cassa: il Coronavirus blocca Safilo È il primo provvedimento conseguente alla chiusura degli stabilimenti in Cina Alla Clivet due dipendenti cinesi partiti per il capodanno non sono ancora rientrati stiera della Cina sudorientale, che confina con Hong Kong, un’azienda produttiva che conta un migliaio di dipendenti», dice il titolare Callisto Fedon. «Lì tutto è chiuso fino a lunedì, mentre nell’area di Wuhan so che il governo ha deciso di prorogare lo stop fino al 19 febbraio. Stiamo cercando di capire come si evolverà la situazione

Paola Dall’Anese BELLUNO. Gli effetti dell’epide-

mia di Coronavirus si stanno facendo sentire sulle fabbriche bellunesi. Parte, infatti, oggi la cassa integrazione alla Safilo di Longarone, richiesta dopo il blocco della produzione nello stabilimento cinese di Suzhou. Per ora l’ammortizzatore sociale interesserà pochi dipendenti e vede lo stop produttivo di alcuni settori nelle giornate di oggi e domani e lunedì e martedì della prossima settimana. L’azienda, infatti, ha chiesto l’utilizzo della cassa per tutto febbraio. Certo è che se ci dovesse essere un ulteriore stop dell’impianto di Suzhou, per Safilo i problemi potrebbero aumentare. Preoccupazione per il virus anche per la storica Fedon in Alpago. «Abbiamo da tanti anni a Guangdong, provincia co-

Fedon alla finestra «Vogliamo capire come si evolverà questa situazione»

Lo stabilimento della Clivet a Villapaiera a Feltre

e cosa deciderà il governo cinese. Per ora», rassicura Fedon, «non abbiamo contraccolpi, perché comunque problemi di trasporto delle merci non ce ne sono. Il nostro personale è ritornato prima del Capodanno cinese e resterà qui finché

non avremo rassicurazioni». Situazione fluida anche per Luxottica, in costante contatto con le autorità cinesi per coordinare correttamente la ripresa delle attività prevista anche in questo caso per lunedì. Anche se questa indicazione potrebbe essere modificata dal governo in qualsiasi momento a seconda dell’evoluzione della situazione. Il personale italiano di Luxottica in Cina è quasi tutto rientrato con le precauzioni del caso, incluso un periodo di transizione in smart working per i giorni successivi al rientro. Prosegue, invece, il presidio in Cina di alcuni manager per una corretta gestione e collaborazione con le autorità locali e per garantire le condizioni di ripresa dell’attività nella modalità più sicura. Trasferte da e per il Far East bloccate alla Clivet di Feltre, azienda totalmente in mano cinese. «Anche per noi la ripresa delle attività in Cina è fissata per la settimana prossima», fa sapere la responsabile delle risorse umane e manager amministrativo Alice De Cet,«mentre i nostri colleghi sono rientrati tutti in Italia approfittando del capodanno cinese. Le partenze per la Cina sono attualmente bloccate fino a nuovo ordine». De Cet evidenzia che non ci sono criticità per la produzione della fabbrica feltrina «perché il nostro core business viene prodotto qui o in

il GoVerNatore Del VeNeto rilaNcia la proposta

Zaia: «Ora l’ufficio scolastico regionale inviti i cinesi all’isolamento volontario» «La preoccupazione dei genitori è sacrosanta, chi ci dà torto la vuole buttare in politica» Il ministro della salute Speranza «Approfondiremo la proposta» VENEZIA. «La circolare mini-

steriale in vigore ancora non prevede il tema della quarantena di 14 giorni per studenti universitari o di corsi equivalenti, né per bambini e studenti che frequentano i servizi educativi per l’infanzia e le scuole primarie e secondarie», perciò la prudenza sug-

gerisce alle autorità «quanto meno un’indicazione cautelativa, per l’isolamento volontario, anche in relazione al report dell’Organizzazione mondiale della sanità del primo febbraio scorso, che non ha escluso il rischio di contagio da parte di soggetti asintomatici». Sul versante sensibile del coronavirus, Luca Zaia non cambia idea rispetto alla richiesta di “quarantena scolastica” per chi rientri dalle zone infette della Cina, che i presidenti leghisti del nord han-

no rivolto al ministro della salute. E in effetti, dopo le polemiche iniziali, la sua proposta sembra trovare una qualche eco in ambito istituzionale: «Prendiamo atto che il ministero dell’Istruzione, seguendo evidentemente la nostra sollecitazione, sta attivando un censimento in tutte le scuole di quanti, studenti o docenti, si trovino in territorio cinese, stiano rientrando o siano già tornati in Italia», commenta il governatore del Veneto, che invita inoltre «le autorità preposte, e in parti-

colare l’Ufficio scolastico regionale, a indicare alle famiglie cinesi e di ogni altra nazionalità - vista la citata posizione dell’Oms e la dichiarazione dello stato di emergenza del Governo - l’opportunità dell’isolamento volontario o fiduciario, particolarmente per gli studenti che rientrano in un contesto ad alta promiscuità come una scuola o una classe». Sullo sfondo, le accuse di allarmismo e di volontà discriminatoria verso i bambini cinesi... «Facciamo solo il nostro dovere di amministra-

Il governatore veneto Luca Zaia

tori, la preoccupazione dei genitori è sacrosanta, chi dice che abbiamo torto la vuole buttare in politica» ribatte Zaia; «Io sono laureato in Veterinaria e all’università ho studiato anche Patologia. Non sono un virologo, ma so di cosa sto parlando», rincara sul Corriere della Sera «e mi pare

Il mondo deve fare i conti con le contraddizioni cinesi

P

© RIPRODUZIONE RISERVATA

ufficio scolastico

Monitoraggio per studenti e docenti in Cina Un prospetto con il nome di tutti gli studenti e dei docenti impegnati in Cina per motivo di studio e di quelli che sono rientrati da poco dal Paese più popoloso del Far East. Questo ha chiesto il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, in ottemperanza alle indicazioni venute dall’Ufficio regionale. «Abbiamo chiesto a tutte le scuole di sbrigare nel minor tempo possibile questa pratica per poter poi avviare i provvedimenti conseguenti», sottolinea il capo dell’ex provveditorato, Massimiliano Salvador.

che molti scienziati in queste ore stiano dicendo che l’unica prevenzione efficace passa dall’isolamento». Tant’è. Uno spiraglio alla richiesta di profilassi preventiva (formulata nella fatidica letteta da Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige) arriva proprio da Roberto Speranza: «Dobbiamo fidarci dei nostri scienziati che hanno già dimostrato di essere all’altezza della situazione ma non sottovaluto nessuna osservazione che arriva in queste ore dal territorio, afferma il ministro della salute «sono in contatto con i presidenti e ho chiesto al nostro comitato tecnico scientifico di approfondire la questione, com’è giusto che sia. Si tratta di scelte scientifiche, non politiche». – Filippo Tosatto © RIPRODUZIONE RISERVATA

GIANCARLO CORÒ

IL COMMENTO

rima che il contagio da Coronavirus occupasse interamente la scena, la nostra apprensione verso la Cina riguardava ben altri temi. I timori erano infatti rivolti alla straordinaria crescita industriale e tecnologica dell’Asia che, oltre a spiazzare imprese e occupazione delle economie avanzate, poteva addirittura minacciare la nostra sicurezza attraverso l’impiego spregiudicato dell’intelligenza artificiale e sofisticati dispo-

Europa. L’unica cosa che ci premeva era tranquillizzare i lavoratori, perché noi abbiamo molti dipendenti cinesi, che risiedono qui. Abbiamo affisso un comunicato in cui precisiamo che i colleghi cinesi sono giunti in Italia prima del 20 dicembre e quindi non c’è nulla da temere. Le uniche due persone che sono partite per il capodanno in Cina sono ancora lì e potranno rientrare solo quando saranno garantite situazioni di sicurezza». —

sitivi nelle reti 5G. Nel breve volgere di qualche settimana l’immagine della Cina ha dunque fatto un salto fra due livelli di realtà lontanissimi fra loro – l’uno ipertecnologico, l’altro quasi primitivo – che tuttavia convivono nello stesso paese e amplificano le contraddizioni di un capitalismo senza democrazia. Una stampa libera avrebbe infatti informato l’opinione pubblica del pericolo di contagio nella città di Wuhan, mobilitando subito le istituzioni politiche e sanitarie, e

forse questa brutta storia non avrebbe assunto le proporzioni che conosciamo. D’altro canto, il potere autoritario del regime ha facilitato il controllo sugli spostamenti della popolazione e accelerato la realizzazione degli interventi per gestire l’emergenza. Con queste contraddizioni siamo costretti a fare i conti dato l’attuale peso globale della Cina, di fatto prima economia del pianeta. Staccarsi da questo paese – che crea un quinto del Pil mondiale, sviluppa un

commercio di 5,5 trilioni di dollari e ha raggiunto i vertici della produzione scientifica – non avrebbe senso. Quasi tutte le principali imprese americane ed europee hanno in Cina non solo uno dei principali mercati di destinazione, ma una base produttiva senza la quale molte catene di fornitura – dall’automobile all’elettronica, dall’abbigliamento all’alimentare – rimarrebbero a secco. Quando Apple cercò di riportare la produzione dei MacBook negli Stati Uniti si ac-

corse che i fornitori strategici erano in realtà tutti in Asia, e dovette perciò abbandonare l’impresa. L’emergenza sanitaria può interrompere i collegamenti per qualche settimana, ma riorganizzare le catene di fornitura richiede tempi lunghi e costi elevati, che ricadrebbero fatalmente sulle imprese e i consumatori occidentali. La globalizzazione non è tuttavia solo parte del problema, ma anche della soluzione. La capacità di ricerca del vaccino e dei farmaci antivirali è po-

tenziata dagli scambi di conoscenze fra istituzioni scientifiche e centri clinici di tutto il mondo. E dobbiamo essere orgogliosi che l’Italia sia un nodo centrale di queste reti. Subito dopo averne testato l’efficacia, il vaccino potrà essere rapidamente prodotto e distribuito grazie alle catene globali dell’industria farmaceutica. Com’è avvenuto con altre epidemie, alla fine anche questa esperienza ci sta insegnando che la migliore difesa dai problemi che assillano l’umanità non è chiudersi al mondo, ma attrezzarci per risolverli assieme. – © RIPRODUZIONE RISERVATA


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.