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CRONACA VERONA
Corriere di Verona Domenica 9 Febbraio 2020
5 VR
L’INIZIATIVA ALLA PROVA DEI PRESIDI
Si sfilano dai test antidroga le prime sei scuole superiori
Due in città, quattro in provincia. E torna a infiammarsi la polemica politica
Mentre il «modello proattivo» messo a punto dal dipartimento contro le dipendenze dell’Usl Scaligera in collaborazione con il servizio di consulenza (i Cic, gestiti sempre dall’azienda sanitaria) nelle scuole, affronta le forche caudine della politica, si comincia a fare la conta degli istituti disposti ad aderire. Si parla del «test antidroga in classe», per citare il punto che ha fatto più discutere, ma che è solo una parte di un’iniziativa che prevede, tra le altre VERONA
L’istituto Il Lorgna-Pindemonte è tra chi ha detto «no»
cose, giornate dedicate alla prevenzione e all’informazione sui rischi del consumo di stupefacenti. Come anticipato dal Corriere di Verona, la settimana scorsa l’Usl ha approvato alcune modifiche al protocollo che stabilisce le regole dell’iniziativa. Tra le differenze, l’ultima parola alle scuole che dovranno accettare, su decisione del preside, se aderire al progetto. Finora i sì sono stati in maggioranza. A rifiutarsi due superiori importanti
di Verona: il liceo Galilei di Borgo Roma (una delle scuole più popolate) e l’istituto tecnico economico Lorgna Pindemonte, del centro storico. Ma è nell’area Legnago dove ci sono state le voci maggiormente negative: dal tecnico Silva Ricci al professionale Medici, passando per il liceo Da Vinci di Cerea. Anche a San Bonifacio una scuola ha detto di no: si tratta del centro professionale San Gaetano, gestito dalla Regione. Insomma, il dissenso c’è, in almeno
A Porta Nuova La richiesta alla politica: punire i clienti
La vicenda ● Il dipartimento contro le dipendenze dell’Usl e il servizio di consulenza sono dietro l’iniziativa dei test antidroga nelle scuole ● I test sono volontari. Per i minorenni serve il consenso dei genitori. Vengono effettuati a scuola, con un test delle urine ● L’effetto «sorpresa» è garantito dai tempi: i genitori vengono informati solo la sera prima ● Per i test a scuola serve il consenso dei presidi; finora sono sei gli istituti ad aver rifiutato
Veglia con i vescovi e il patriarca contro la tratta delle donne VERONA (d.o) «La libertà di Dio è per tutti, anche degli ultimi dei più
poveri. E li riscatterà. Dobbiamo essere degni della nostra civiltà cristiana, degli esempi che ci hanno preceduto». Santa Giuseppina Bakhita, nata in Africa e poi vissuta in Veneto, ma anche san Daniele Comboni, il vescovo che da Verona avviò le prime missioni a sud del Sahara. Così il patriarca Francesco Moraglia, ha chiuso la veglia di preghiera dedicata alle vittime della tratta. Un’iniziativa, per combattere il dramma dello sfruttamento, che a Verona si tiene da anni, nella chiesa accanto alla stazione di Porta Nuova. All’interno del Tempio Votivo, hanno sfilato alcuni giovani volontari della Papa Giovanni XXIII, in catene, mostrando alcuni con le scritte «Schiavo», «Sfruttatore», «Cliente», «Merce». Un modo, esplicito, per
denunciare la macchina della tratta, con tutti i suoi ingranaggi. incluso, per l’appunto, chi paga. Perché, come non si stancano di denunciare, da anni, gli organizzatori della veglia di preghiera è la domanda che genera gli offerta. La richiesta, rivolta alla politica, è sempre quella, adottare il «modello nordico», che non si limita, come avviene ora, a punire lo sfruttamento della prostituzione, ma anche chi «usufruisce del servizio». «Uomini di tutte le età, anche anziani — è stato ricordato dall’altare — che non si rendono conto di permettere con il loro comportamento, tali violenze». Presente il vescovo di Verona Giuseppe Zenti, con quello di Adria - Rovigo, Pierantonio Pavanello e di Feltre - Belluno, Renato Marangoni. © RIPRODUZIONE RISERVATA
sei istituti, ma non sembra essere così diffuso. Alcune associazioni studentesche contrarie, come la Rete degli studenti medi, si stanno mobilitando. E proprio in un’assemblea, che si è tenuta al liceo Maffei, è stato lanciato l’invito ai presidi di «seguire l’esempio del Lorgna» e a ritirarsi dall’iniziativa, avviando anche una raccolta firma tra gli studenti. Intanto, a livello politico sembra essere esplosa una vera e propria guerra. Da «proposta tecnica», formulata dal dirigente dell’Usl (ma già a capo delle politiche antidroga ai tempi del governo Berlusconi), Giovanni Serpelloni e che, in quanto tale, affare interno dell’azienda sanitaria e del Provveditorato, il «modello proattivo» sta diventando un terreno di battaglia tra partiti. Dopo i dubbi arrivati dall’area di Fratelli d’Italia (con il senatore e assessore del Comune di Verona, Stefano Bertacco e la con-
Lo scontro Il Pd chiede se le premesse scientifiche siano fondate, la Lega appoggia l’iniziativa sigliera Maria Fiore Adami), ieri è stato il Partito democratico a puntare il dito sull’iniziativa. «Ci chiediamo se le premesse scientifiche siano fondate — afferma la consigliera Elisa La Paglia — e siano tali da giustificare i controlli antidroga di massa. Molti altri specialisti non la pensano così. Ciò che preoccupa del nuovo modello è che gli studenti vengono trattati come “problematici” e che la lotta alle dipendenze sembra oscurare gli altri problemi tipici della fascia d’età scolare». E proprio il Pd chiede una presa di posizione da parte dell’ordine degli psicologi del Veneto. Un (parziale) soccorso all’iniziativa arriva, invece, dalla Lega, i cui consiglieri, con un comunicato, ribadiscono «il massimo sostegno a tutte quelle iniziative che contribuiscono alla prevenzione delle tossicodipendenze e al contrasto della diffusione di tutte le droghe», dicendosi favorevoli a un nuovo confronto in commissione. Davide Orsato © RIPRODUZIONE RISERVATA
La misura leghista
Le famiglie si rivolgono ai carabinieri
Niente tasse per chi riapre negozi chiusi
Il bullo che ha sconvolto la vita di una classe Un ragazzino «impossibile» che, in qualche mese e nonostante la sua giovane età, è riuscito a sconvolgere la vita di una tranquilla scuola media di periferia, portando la gran parte dei genitori sulle barricate. Finché qualcuno ha pensato anche di coinvolgere i carabinieri. È una storia di bullismo quella che coinvolge un istituto di Verona e di come, spesso, gli insegnanti si trovino del tutto impotenti nell’affrontare certe situazioni. Tutto ha inizio a ottobre, quando in una classe prima media (i cui studenti, dunque, hanno undici anni) arriva un nuovo studente, loro coetaneo. Spesso è un’occasione di festa, ma questa volta non è andata così. Il «nuovo arrivato» dimostra fin da subito un comportamento sopra le righe, tra insulti pesanti e minacce. Finché VERONA
qualcuno non si è fatto male, necessitando anche di cure mediche al pronto soccorso. È accaduto, nelle settimane scorse, quando l’undicenne ha spinto un altro alunno della scuola fuori dallo scuolabus in movimento, ferendolo. Nulla che abbia comportato più di un semplice controllo medico ma un episodio che ha allarmato parecchi genitori. A questi ne sono seguiti altri, spintoni, risse, perfino la minaccia (espletata una sola volta, senza conseguenze) di «infilare le forbici in pancia». Il tutto contribuendo a creare un clima difficilissimo per la vita scolastica. Ma non è tutto: alcuni genitori si sono detti preoccupati per gli insulti e gli approcci sgraditi alle compagne di classe. Parole «troppo grandi» per una ragazzo di quell’età, conditi da insulti che, rivolte
A scuola Compagni nel mirino dell’undicenne terribile (Foto archivio)
soprattutto a chi è «poco più di una bambina», fanno veramente male. Così, dopo mesi di pazienti tentativi, la «rivolta». Non che la scuola non avesse preso precauzioni: prima ha previsto un insegnante in più, in compresenza, per contenere la situazione in classe. Una dei docenti è arrivata addirittura a spostare la lezione in un’altra classe, per evitare che l’undicenne continuasse «a dettare legge». Misure che sono servite a poco. Così, un manipolo di genitori ha scelto di rivolgersi alle forze dell’ordine. La situazione, però, è delicatissima, anche a causa della giovane età: fino a 14 anni, per legge, un minorenne non è nemmeno imputabile. Così, la situazione è ritornata in mano alla scuola che, la scorsa settimana, ha convocato un’assem-
blea straordinaria con i genitori. Da parte delle mamme e dei papà sono arrivate diverse obiezioni: «non si può pretendere – quella principale – che i ragazzi reagiscano da “adulti” davanti a situazioni del genere, soprattutto se continuamente provocati e comprensibilmente spaventati». La questione, resta. La preside dell’istituto, uno dei tanti comprensivi cittadini, ha fatto sapere che la faccenda è «sotto controllo» e che la scuola se ne sta occupando. La sfida, che sembra rasentare l’impossibile, è quella di riuscire a tutelare gli alunni, garantendo loro il diritto all’istruzione (e a una vita scolastica serena) senza escludere un ragazzo che ha una storia difficile. D.O. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Allarme L’undicen -ne ha spinto un altro alunno fuori dallo scuolabus
VERONA Nessuna tassa comunale, per 4 anni, per chi riapre un negozio chiuso nei Comuni fino a 20mila abitanti. E la Lega, alla Camera, ha ottenuto anche la domanda possa ora essere presentata fino al 30 settembre. La misura è stata illustrata dall’ex ministro Lorenzo Fontana dal deputato Paolo Paternoster e da Nicolò Zavarise, assessore comunale al Commercio. La misura prevede un rimborso dei tributi comunali per 4 anni a chi amplia o riapre un locale chiuso da almeno sei mesi da destinare ad artigianato, turismo o commercio al dettaglio.
REGIONE ATTUALITÀ
Corriere del Veneto Domenica 9 Febbraio 2020
Mose,parola dicommissario «Isoldi cisonotutti testfinalea giugno»
Organizzato dal Pd al Parlamento Ue
Giochi, niente Lega al convegno È polemica
Nodomanutenzioni:«Centomilionil’anno» «Non c’è nessun problema finanziario relativo al Mose», taglia corto Elisabetta Spitz. «A me risulta che gli stati avanzamento lavori (Sal) siano pagati mensilmente e ci siano anche delle anticipazioni - prosegue il commissario “sblocca cantieri” delle dighe - Il provveditore e la sottoscritta si sono rese anche disponibili a parlare con il sistema bancario». «Mi stupisce che lei dica questo - la rimbrotta però Giovanni Salmistrari, presidente dell’Ance di Venezia, uno dei firmatari della recentissima lettera-denuncia delle imprese al lavoro sul Mose, relativa ai mancati pagamenti - Una cosa sono gli stanziamenti, un’altra è la cassa, perché noi dobbiamo pagare dipendenti e fornitori. Una legge dello Stato imporrebbe il saldo dei Sal entro 30 giorni e invece ci dite di andare in banca, dove il Consorzio Venezia Nuova è considerato una società in default». Lo scontro va in scena all’Ateneo Veneto, al convegno sul Mose organizzato da tutti gli organi di categoria degli Ingegneri. E si mette in mezzo anche il provveditore reggente Cinzia Zincone: «Non posso tollerare certe parole - afferma - La contabilità pubblica ha delle regole: si pagano i lavori fatti oppure le anticipazioni. Pagheremo noi i costi dei test, salvo poi decidere, anche in via giudiziaria, a chi spettino». Infine l’ultima stoccata: «I ritardi sono solo in minima parte imputabili a noi». E a chi dunque? I commissari del Cvn non sono citati e non erano invitati a parlare (c’è però l’ingegner Francesco Ossola in prima fila), ma proprio il Consorzio sembrerebbe l’indiziato speciale. Questa e tante altre domande sono rimaste senza risposta. La comVENEZIA
❞
E. Spitz Mi risulta che gli avanzamenti dei lavori siano pagati mese per mese e ci siano anche anticipazioni
● L’intervento di Agostino Bonomo*
Veneto competitivo? Solo con le città fornitrici di servizi
U
n Veneto competitivo deve sostenere il ruolo delle città quali fornitrici di servizi e conoscenze alle imprese e di «piattaforme» per l’accesso a filiere e mercati globali, pensare in chiave postmetropolitana il contesto urbano policentrico del Veneto, e del nord più in generale, significa sostituire l’dea della scala con quella della rete, ragionando orizzontalmente e traendo vantaggio dalla varietà del tessuto urbano. Serve rinunciare a cercare a tutti i costi accorpamenti utili solo a «fare massa», che rischiano di generare null’altro che operazioni al ribasso, e accettare la sfida di governare le differenze, creando le condizioni per consentire anche alle città medie di «ragionare da grandi» e di ritagliarsi una
missaria ha ribadito solo che l’opera sarà consegnata il 31 dicembre 2021, ma usata in emergenza già dall’estate prossima. «A fine giugno saranno sollevate tutte e quattro le barriere assieme», spiega. Punti di domanda invece sulla manutenzione – costi, dove si farà e chi la farà – e sulla gestione futura. «Ci siamo posti un tetto di 100 milioni all’anno - dice Spitz - ma stiamo lavorando per ridurre la spesa, per esempio allungando i tempi». La location doveva essere l’Arsenale, poi le proteste l’hanno spinto a Porto Marghera, ma Spitz ha bloccato tutto e ieri è andata in sopralluogo in terraferma. «Il Consorzio deve realizzare l’opera, non gli spetta in automatico la manutenzione», ha spiegato invece Zincone. «Noi vogliamo le gare - ha spiegato Salmistrari - e che quei cento milioni abbiano una ricaduta anche sulle imprese del territorio». «Della governance deve parlare la politica», hanno aggiunto le due donne che hanno in mano le redini del
La prova Il test di sollevamento della paratoia del Mose della bocca di porto di Lido (foto archivio)
Mose ora. E dunque sul palco è salito il sottosegretario alle Infrastrutture Salvatore Margiotta. «Vanno coinvolti tutti i soggetti interessati, ma deve esserci un’unicità della responsabilità nella fase operativa - ha sottolineato - Bisogna stabilire chi comanda, non si può convocare un comitato per ogni decisione». «Decisioni che vanno prese il prima possibile», ha commentato Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri. Prima il dibattito era stato tra critici e difensori dell’ope-
Il Giorno del Ricordo
Foibe, Zaia contro il negazionismo
Vittima Norma Cossetto
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PD
VENEZIA «Il Giorno del Ricordo, in cui onoriamo le migliaia di nostri connazionali uccisi nelle Foibe e tutti coloro che hanno sofferto l’Esodo Giuliano-Dalmata, ci impone di condannare senza equivoci o sfumature ogni ideologia che si basa sulla sopraffazione, l’odio e la violenza e di contrastare qualsiasi azione tenda al negazionismo o al giustificazionismo di simili tragedie». Così il governatore Luca Zaia, in occasione della giornata commemorativa dei tragici eccidi che si verificarono lungo il confine orientale al termine della seconda guerra mondiale: «Il ricordo di quell’esilio e delle uccisioni nelle foibe è ancora vivo negli ultimi protagonisti, nei discendenti e nei nostri anziani. Questo bagaglio di memorie è un motivo in più per combattere i propositi di chi si ostina a negare o minimizzare l’entità e l’orrore di quegli eventi.
ra. L’ingegner Luigi D’Alpaos ha messo in luce le criticità: dalla cosiddetta risonanza (il rischio che con certe onde le paratoie oscillino troppo) alla sottovalutazione del vento («con la bora a Chioggia già ora ci possono essere anche 40 centimetri in più che a Venezia: con le bocche chiuse si potrebbe arrivare a 80»), ma soprattutto il rischio che il Mose non serva se nel 2100 il mare sarà più alto di 60-70 centimetri. «Già con 50 centimetri in più ci sarebbero oltre 300 chiusure l’anno, per un totale di 4500 ore, anche d’estate, con grossi problemi per il porto», ha spiegato. Per chiudere con una battuta: «Veneziani, non vendete gli stivali». Nel frattempo l’ingegner Vincenzo Di Tella diffondeva in sala un volantino con le due critiche ventennali al sistema. La difesa la fa il progettista Alberto Scotti. «Gli scenari citati sono un po’ esagerati, ma il Mose funziona fino a 60 centimetri di mare in più - ha detto - poi certo già con 20-30 centimetri i sollevamenti sarebbero talmente tanti che bisogna ipotizzare un sistema diverso: chiusure parziali delle bocche, per far passare le navi, e rialzo della città per sollevarlo meno». Alberto Zorzi
VENEZIA Il seminario organizzato dal Pd a Bruxelles sui Giochi di Milano-Cortina 2026, presenti tutti i protagonisti della corsa olimpica tranne i governatori leghisti Luca Zaia e Attilio Fontana, fa arrabbiare il centrodestra. L’evento è in agenda per il 22 aprile, in una delle tante sale convegni del parlamento europeo. Dopo i saluti di David Sassoli, presidente dell’assemblea Ue e di Marija Gabriel, Commissario europeo per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù, la giornata si dividerà tra gli interventi del presidente del Coni Giovanni Malagò, del ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora, degli eurodeputati Pd Alessandra Moretti e Pierfrancesco Majorino, dei sindaci di Milano e Cortina Giuseppe Sala e Giampietro Ghedina, della coordinatrice della candidatura Diana Bianchedi e della campionessa azzurra Sofia Goggia. Insomma, tutti i volti dell’ormai celebre scatto di Losanna, quando i Giochi furono assegnati all’Italia, tranne due: Luca Zaia e Attilio Fontana. «È un evento del gruppo europeo S&D, l’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici spiegano dal Pd - che c’entra la Lega? Se avessero organizzato loro un evento sui Giochi avrebbero invitato il Pd?». Ma il centrodestra non ci sta. «Dopo aver definito Zaia incapace ed opportunista, ora il Pd sale sul carro dei vincitori, tentando di oscurare il grande lavoro fatto dai governatori per ottenere l’assegnazione a Milano e Cortina» attacca l’eurodeputato della Lega Paolo Borchia. «Il tentativo del Pd è francamente di cattivo gusto - aggiunge il deputato di Forza Italia Marco Marin - Lo dico da uomo di sport, da campione olimpico e mondiale: un siffatto comportamento mi addolora profondamente». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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posizione negli scenari competitivi dell’area vasta e delle reti lunghe. Il Veneto è un sistema policentrico. Mentre Milano concentra il 14% degli abitanti della Lombardia, e Torino addirittura il 20% di quelli del Piemonte, Venezia pesa solo per il 5% della popolazione regionale. Anche guardando ai singoli territori, è evidente una grande dispersione urbana: solo Venezia e Verona raccolgono nel capoluogo una percentuale superiore al 25% della popolazione provinciale (rispettivamente 31% e 28%), mentre Padova e Rovigo pesano solo il 22% delle rispettive province, e Belluno il 18%, per arrivare a valori del 13% a Vicenza e del 10% a Treviso. In uno scenario in cui le città sono tornate ad assumere un ruolo importante come fornitori di servizi e conoscenze alle imprese e come «piattaforme» per l’accesso a filiere e mercati globali, hanno però risentito di una lunga fase di austerità e dell’assenza di politiche a sostegno della loro competitività: una conseguenza ben visibile è nella scarsa capacità di attrarre talenti e conoscenze. Solo Milano e Bologna sono allineate alle medie continentali per quanto riguarda la presenza di laureati, mentre tutte le altre città, sia al Nord che soprattutto al Sud, soffrono di rilevanti fughe di cervelli. Sull’onda di simili evidenze, il tema della regolazione efficiente dei sistemi urbani è oggetto di un acceso dibattito non solo in Veneto. È però evidente,
sul piano istituzionale, l’assenza di una scala di regolazione adeguata alle questioni in gioco: anche lo strumento della città metropolitana, calzata su quella che era in precedenza la dimensione spaziale della Provincia, è manifestamente inadatto a rispondere alle esigenze di uno scenario ormai pienamente post-metropolitano, in cui la scala non è certo provinciale ma macroregionale. Nel contesto urbano attuale, a fare la differenza non sono tanto la vicinanza o la densità quanto l’accessibilità e la capacità di concentrare risorse e progetti sui propri punti di forza: siano essi la ricerca, la cultura, la qualità della vita, i sistemi dei saperi incorporati nella produzione. Non a caso le aree più vitali e innovative del Nord, oltre al nodo centrale milanese, sono le «collane» di città medie e territori produttivi che si allineano lungo l’autostrada A4 e la via Emilia. L’immersione in un sistema di densi flussi (di persone, di conoscenze, di merci) ha incentivato la competizione urbana e spinto città e territori della produzione a rafforzare innovando le proprie specializzazioni rendendoli attrattivi, per specifiche funzioni e servizi, anche da lunghe distanze: Parma centro dei saperi per l’agroalimentare, Modena per l’automotive, Novara, Piacenza e Verona per la logistica, Rimini per le fiere e il leisure, Trieste per la ricerca. Al contrario, chi sceglie di isolarsi concentrandosi su una dimensione locale o
regionale, entra in crisi. Quali sono le infrastrutture necessarie per costruire un modello di regolazione della metropoli policentrica che consenta di incentivare e fare emergere le eccellenze? In primo luogo è necessario garantire le condizioni di accessibilità che oggi sono date dalla connessione ai grandi sistemi di flusso (autostrade, alta velocità ferroviaria, corridoi doganali) e dalla banda larga. Dotazioni che il Veneto non è ancora riuscito a completare. Ma da sola l’accessibilità non basta: deve essere sostenuta da un rafforzamento delle cooperazioni orizzontali. Le associazioni di categoria e gli Enti Locali devono sviluppare una cultura delle reti, ancora in buona parte estranea alle nostre tradizioni e alle prassi di governo sia su scala urbana che regionale, che consenta di costruire connessioni progettuali tra città, cluster produttivi e territori, indipendentemente dalla contiguità territoriale. Anche facendo scelte difficili, come quella di allearsi con partner forti, come è stato per l’occasione delle Olimpiadi 2026 Milano-Cortina. Ma nell’attuale scenario di dura competizione internazionale, una scelta realistica orientata a favorire e sostenere progettualità di valore è certamente preferibile all’alternativa che comporta l’esclusione dal gioco e la marginalizzazione da investimenti e opportunità di sviluppo. * Presidente di Confartigianato Veneto
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Domenica 9 Febbraio 2020
La prevenzione no segnali positivi da maggio; critici, invece, fino a fine aprile». Quanto durerà l’epidemia? Si allargherà e quanto? Ne va della propensione al viaggio in tutto il mondo. Nell’incertezza, De’ Medici ritiene saggio avviare «una campagna sui nostri mercati tradizionali: Germania, Francia e Inghilterra». Comunicazione e promozione per rassicurare e invogliare i «clienti abituali» e limitare gli effetti negativi di un allarme che non si arrestasse. Secondo un’indagine di Cna Turismo, c’è già un 4% di disdette da parte di turisti che dovevano arrivare in Italia (dato identico per il Veneto) entro il 28 febbraio, che scendono al 3% per le prenotazioni entro il 30 marzo. L’analisi indica anche un’impennata di disdette per le gite scolastiche: - 8% entro febbraio, che diventa - 7 entro marzo. Per questo il presidente di Cna Conte e il segretario veneto, Matteo Ribon, confidano nel ministro Franceschini, «che ha assicurato come il tavolo di emergenza sul turismo sarà convocato automaticamente e sarà il luogo per studiare le misure di indennizzo con il meccanismo già sperimentato per il terremoto». La via: aiuti a chi dimostra disdette dalla Cina dopo un primo acconto. L’ultima voce di peso, quella di Marco Michielli, numero uno di Federalberghi in Veneto, frena: «Il controllo delle disdette può essere oggettivo ma resta complicato. Sulle mancate prenotazioni si va a sensazioni.Preferisco evitare la sfera di cristallo, che non ho... Detto ciò, le presenze cinesi in Veneto lo scorso anno sono state 1 milione e 27 mila, su 74 milioni...». Tradotto? «Se si limitasse a quella cinese, l’assenza sarebbe disdicevole e deprecabile ma non una catastrofe. Se, invece, la questione perdurasse e la paura del viaggio dovesse diffondersi nel turista americano o tedesco, allora sarebbero...» problemi grossi. Il futuro, però, resta insondabile e Michielli resta ancorato ai fatti: «C’è il crollo dei cinesi, c’è una situazione in evoluzione da valutare bene, ma disdette dai nostri grandi player,Germania, Stati Uniti, Francia e Inghilterra, non ce ne sono». Renato Piva
di Marco Bonet
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Studenti dalla Cina in quarantena volontaria Zaia plaude al ministro
Mediazionesullapropostaveneta:ragazziascuolamamonitorati
VENEZIA Il ministro della Salute
Il punto ● Il ministero della Salute ha aggiornato la circolare del 2 febbraio sulla gestione degli studenti di ritorno dalla Cina ● Le famiglie vengono invitate a segnalare ai dirigenti scolastici bambini e ragazzi tornati dalla Cina anche se asintomatici, e cioè anche se non manifestano tosse e febbre ● Il dirigente scolastico attiva il servizio di prevenzione dell’Usl che prende in carico lo studente tenendolo costantemente monitorato ● Le famiglie, su base volontaria, possono tenere a casa lo studente per 14 giorni. L’assenza in quel caso è automaticame nte giustificata
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Roberto Speranza ha deciso di modificare la circolare del primo febbraio sulla gestione degli studenti di ritorno dalle zone della Cina colpite dal coronavirus, con una scelta di mediazione rispetto alla richiesta di quarantena avanzata alcuni giorni fa dal presidente Luca Zaia, insieme ai colleghi leghisti di Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Provincia di Trento. Ribadito che si sta parlando di soggetti asintomatici, dunque che non manifestano né tosse né febbre (viceversa verrebbero subito sottoposti a controlli e misure di prevenzione di rito), l’isolamento non sarà obbligatorio come suggerito dai governatori, ma lasciato alla libera decisione dei genitori di bambini e ragazzi, sotto il monitoraggio delle scuole e delle Usl. La decisione del ministero è maturata dopo le nuove indicazioni arrivate dal Comitato tecnico scientifico istituito dal Angelo Borrelli, commissario della Protezione civile che pure nei giorni scorsi aveva invitato a non suscitare allarmismo con misure esagerate ed ingiustificate («Non si va a caccia di farfalle col martello»). Ora, di fronte all’aumento della diffusione del coronavirus e visto che nelle prossime settimane è previsto il rientro di studenti dalla Cina, «nell’ottica della massima precauzione» Speranza ha stabilito che i bambini che frequentano i servizi dell’infanzia e gli studenti fino alla scuola secondaria di secondo grado, di ogni nazionalità, che nei 14 giorni precedenti il loro arrivo in Italia siano stati nelle aree interessate dall’epidemia, siano sottoposti a «sorveglianza attiva» da parte
Prevista a Roma
La firma veneta sulla cittadella anti guerra biochimica
Il messaggio Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha visitato ieri una scuola romana dove sono presenti molti studenti cinesi
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«Quand’ero al liceo, durante le vacanze estive, facevo il cameriere per comprarmi la Vespa. E mi sono anche divertito». E si è notato, hanno raccontato poi i presenti, perché con sorprendente disinvoltura «teneva il vassoio su una mano sola e sembrava uno di quei camerieri veneziani che vedi portare i caffè tra i ponti e le calli». Mica facile, con la pasta e fagioli calda e
abbondante e un rischio-splash che terrorizzava soprattutto le sindache in camicetta e pantalone eleganti. Se l’è cavata anche Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente Anci Veneto, che ha dimostrato cosa vuol dire farsi le ossa alle feste della Lega, portando stinchi e birre fra le panche da sagra dei tendoni. A distanza di sicurezza - senza incroci pericolosi -
del Dipartimento di prevenzione dell’Usl di riferimento, attivato dal dirigente scolastico su segnalazione della famiglia. Non saranno quindi tenuti fuori da scuola («Fermo restando il diritto inalienabile di bambini e ragazzi di frequentare liberamente e regolarmente la scuola in assenza di evidenti e conclamate controindicazioni di carattere sanitario» si legge nella nuova circolare) ma al più invitati alla «permanenza volontaria fiduciaria» a casa sino al completamento del periodo di 14 giorni dalla partenza dalla Cina. Nel caso le famiglie optassero per questa soluzione (come peraltro già stanno facendo in molti casi, del tutto autonomamente), il ministero dell’Istruzione ha dato indicazione che le assenze siano considerate giustificate. «È un provvedimento che richiede grande collaborazio1 Il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia 2 Selfie di gruppo con, da sinistra, Roberto Padrin (Longarone), Luca De Carlo (Calalzo), Luigi Brugnaro (Venezia), Jacopo Massaro (Belluno), Francesco Rucco (Vicenza) e Mario Conte (Treviso) 3 Brugnaro e Conte con le maglie della Reyer e della Tvb in vista del derby 4 Brugnaro mentre serve ai tavoli 5 Conte con il vassoio in mano
ne tra scuola e famiglia, con senso di responsabilità - commenta il presidente dell’Associazione nazionale Presidi, Antonello Giannelli -. I segnali registrati su questo fronte finora sono confortanti, le comunità cinesi si sono attivate spontaneamente ed è bene ricordare che in questo momento il rischio di contagio da coronavirus nel nostro Paese è prossimo allo zero». Soddisfatto Zaia: «Con questo provvedimento Speranza dimostra onestà intellettuale e correttezza, scegliendo la via della tutela della salute e del bene dei cittadini. Ho sentito più volte il ministro in questi giorni, a lui va riconosciuto che, come noi, sa guardare oltre gli schieramenti politici. È un preciso dovere - conclude - oltre che una norma di buon senso mettere in sicurezza rispetto al possibile contagio le comunità di giovanissimi studenti». © RIPRODUZIONE RISERVATA
servivano ai tavoli anche Marco Della Pietra, sindaco di Spresiano e il suo avversario alle urne di maggio, Domenico Presti: quasi un anticipo della sfida che però, in terra trevigiana, è già parecchio frizzantina fra colpi di scena e polemiche. C’erano i sindaci di Vicenza Francesco Rucco e di Belluno Jacopo Massaro, la padrona di casa Paola Moro sindaco di di Monastier, il sindaco di Jesolo Valerio Zoggia, amministratori trevigiani, bellunesi e veneziani. Tanto alleati e tanto solidali sì, nel momento del bisogno, ma quando c’è di mezzo il derby più atteso dell’anno, che si fa? Fairplay, ovvio. Questa sera, al Taliercio di Mestre, si gioca la gara della serie A di pallacanestro fra la Reyer Venezia e la De Longhi Treviso. Brugnaro e Conte venerdì si sono simbolicamente scambiati le maglie delle rispettive squadre ma oggi non c’è dubbio che tifo e cuore prevarranno. Al termine della serata, grazie ai commensali paganti e alla lotteria (con in palio palloni e maglie autografate dai campioni del basket) sono stati raccolti 11.655 euro. Aggiunte le ore lavorate gratis dai dipendenti Sogedin, promotori dell’iniziativa, il valore della donazione è di oltre 30 mila euro. «Noi sindaci veneti siamo una squadra» ha detto Conte, portavoce dei colleghi. «In momenti drammatici come l’acqua alta di Venezia, o la devastazione delle montagne del Bellunese, a volte gli amministratori rischiano di trovarsi soli, ma i primi a stringersi attorno a loro sono gli altri sindaci e i cittadini». Silvia Madiotto © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Un’impresa trevigiana, la Biodisin, sta per ultimare la cittadella anti guerra biochimica allo Spallanzani di Roma. Con un personale composto di ricercatori e tecnici tutti italiani, l’impresa della Marca ha anche inventato un prodotto chimico che abbatte il virus, oltre ad un «robottino» per sanificare spazi prima e durante l’uso. La cittadella allo Spallanzani, commissionata da palazzo Chigi, è un edificio con laboratori e posti letto dove isolare e curare persone colpite da virus o batteri di cui non si conoscono natura e quindi cura. É una delle tre strutture militari con queste caratteristiche (nome in codice Bls4)in realizzazione in Europa, otto nel mondo. «L’efficacia del nostro lavoro - dice l’amministratore unico di Biodisin, Roberto Franzoi è che il prodotto disinfettante contro il Coronavirus - ma anche di contrasto ad altri elementi patogeni come Sars, Aviaria, Peste Suina, Ebola per i quali è già stato usato - una volta espanso nell’aria si attiva all’istante e moltiplica i propri effetti perché anziché appoggiarsi al suolo galleggia nell’aria rimbalzando e facendo si che le “micele”, le gocce che lo compongono, si frantumino moltiplicando nel tempo l'effetto distruttivo degli agenti nocivi». La Biodisin è stata, con il suo prodotto, la prima a sanare aree colpite dall’Ebola, per poi sviluppare la propria ricerca e potenziare prodotti e strumenti che in Italia sono utilizzati in 140 ospedali. In pratica, per contrastare il contagio da virus e batteri con il Polidisin e il «robottino», un gioiellino da 35 mila euro, che evita all’uomo di esporsi, si possono bonificare e rendere praticabili aeroporti, stazioni ferroviarie, metropolitane o palestre, luoghi ad alta presenza di persone e ad alto rischio di trasmissione infettiva oltre che, come fatto per il Bls4, i luoghi deputati allo studio di virus e batteri rendendoli sicuri per gli operatori. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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DOMENICA 9 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
Autonomia: governo e Lega alla resa dei conti
Il ministro delle Regioni visita Padova Capitale europea del volontariato Riscritto l’articolo 2 del testo, M5s e Italia Viva impongono modifiche
All’Accademia della Lega di scena il governatore, i rappresentanti delle Regioni a statuto speciale e i giuristi della delegazione trattante
Boccia: finite le verifiche Zaia: mai intese al ribasso con il sì di Palazzo Chigi il referendum veneto la legge va in Parlamento è la nostra stella polare Albino Salmaso PADOVA. La pazienza è finita, basta con i veti di Renzi e delle truppe grilline. La virtù gandhiana che Zaia dispensa per tenere a bada il «popolo veneto in subbuglio per l’autonomia» viene evocata da Francesco Boccia che da Padova manda un segnale di speranza ai tre governatori di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. «Il mio lavoro è finito, la legge quadro è stata riscritta con la modifica dell’articolo 2 sui Lep. Ho tenuto conto delle indicazioni del M5s e di Italia Viva. Conclusa la verifica dei partiti di maggioranza, il testo può tornare in Consiglio dei ministri e dopo il via libera di Conte approdare in Parlamento. Nel giro di 6 mesi emendato e approvato, per poi passare alla fase finale: la firma delle intese con le tre regioni che hanno avviato nel 2017 il percorso dell’autonomia differenziata. Il Veneto vuole le 23 materie?Così si rischia di finire fuori strada: lo decideremo al momento della firma». Basta per essere ottimisti? Mercoledì il ministro torna a riferire in Commissione per le questioni regionali ma l’ottimismo della volontà deve fare i conti con i veti di Renzi sulla giustizia. Ci sarà il via libera entro febbraio? LA VISITA A PADOVA
Boccia arriva a Padova per un dibattito con il forum del Terzo settore che gli presenta subito il conto: il volontariato si candida a gestire i servizi sociali, quella fetta di welfare da definire con i Lep che non sono un refuso della Costituzione, dopo la modifica del ti-
tolo V del 2001. E qui arriva la prima novità: l’articolo 2 della legge quadro è stato riscritto. I Lep riguardano l’assistenza sociale, i trasporti, la sanità e la scuola per l’infanzia (nidi e materne) e vanno definiti nel giro di un anno, dopo il via libera del Parlamento. Per bruciare le tappe, il ministro ha deciso di affidare al Ragioniere Generale dello Stato l’incarico di “Commissario per l’Autonomia” proprio per coordinare i tempi dei ministeri: chi tira i remi in barca e non fornisce i dati sui costi rischia il commissario ad hoc fino alla definizione dei Lep. Prendere o lasciare, basta con i rinvii. LA PAZIENZA È FINITA
Prima del meeting con il Terzo settore, Boccia ha spiegato la road map del federalismo ai dirigenti del Pd, alle prese con il rebus del candidato anti-Zaia. A fianco del ministro è rimasto il capogruppo Stefano Fracasso, che spera nell’investitura per le primarie. L’autonomia sarà il cavallo di battaglia Dem che spera di cavalcarne l’onda dopo il fallimento della Lega con il ministro Stefani, bloccata dai veti dei sei ministri 5 stelle. Boccia in otto mesi ha cambiato strategia e rassicurato il Sud che non teme più la secessione del Nord perché nella legge quadro si fa riferimento non solo all’articolo 116, ma anche al 117–18 e 19. E ha previsto un fondo di perequazione di 36 miliardi in 10 anni per garantire la stessa qualità dei servizi sociali. «Ho convinto Zaia ad ammainare la bandiera dei 9 decimi di tasse assegnati al Veneto, le resistenze più forti arrivano da Fontana che vuole gesti-
IL MINISTRO FRANCESCO BOCCIA CON L’ASSESSORE VENETO ALLA SANITÀ MANUELA LANZARIN
I ministeri sanzionati se perdono tempo I Lep previsti dalla Costituzione fin dal 2001 non sono stati attuati la manifestazione
Le sardine a Padova e poi a Roma Le sardine dopo aver trionfato a Bologna a fianco di Bonaccini hanno deciso di tornare in piazza domani sera per manifestare contro Salvini. Il sit in è fissato alle 18,30 al Portello, quartiere degli studenti di Padova. Sul palco Andrea Pennacchi, attore e volto Rai, per tutti il “pojana” leghista su La 7. Mercoledì le “sardine” saranno a colloquio con il ministro Francesco Boccia a Roma. Vogliono capire la riforma dell’autonomia.
re il personale della scuola in Lombardia. Ma non l’avrà mai. Ho convinto anche la Cgil di Landini: basta con le mediazioni. Manca solo il sì della maggioranza. O ce lo danno o ce lo prendiamo. Ne ho parlato con Zingaretti, il Pd è stanco di portare tutte le croci sulle spalle e abbiamo due strade: o la mia legge quadro viene approvata dal consiglio dei ministri entro febbraio, oppure diventa un ddl del Pd che la incardina alla Camera e poi si cerca la maggioranza in Parlamento con chi ci sta». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Filippo Tosatto PADOVA. C’è l’autonomia “moderata” del Friuli Venezia Giulia: «La meno speciale di tutte, ogni giorno dobbiamo difendere le risorse e i poteri del nostro statuto dai tentacoli di Roma», sbotta Barbara Zilli, l’assessore regionale alle Finanze. E quella “spinta” del Trentino: «Lo stato ci riconosce competenze complete su sanità, scuola, strade, agricoltura» riassume Maurizio Fugatti, il presidente della Provincia «ciò richiede decisioni just in time, i cittadini ci giudicano e non ci sono più alibi». Il Veneto? Tra referendum, promesse e trattative, arranca nella terra di nessuno: «Renzi e Gentiloni hanno provato a boicottare la consultazione popolare, Conte si è limitato alle chiacchiere, Di Maio voleva sottoporre l’intesa al giudizio degli accademici napoletani... Il ministro Boccia? Valuteremo dai fatti», scandisce il governatore Luca Zaia. OBIETTIVI E OSTACOLI
L’uditorio, affollatissimo, è quello dell’Accademia federale della Lega, la scuola di formazione politica orchestrata dal deputato Manuel Vescovi (padovano di nascita, toscano d’adozione) che ambisce a trasformare una generazione di volenterosi militanti in potenziali governanti capaci, all’occasione, di cavare un ragno dal buco. Si parla di autonomia differenziata e le testimonianze delle regioni confinanti confermano la complessità di un percorso che investe le fondamenta della Repubblica. «Il margine decisionale che ci viene riconosciuto è insufficiente», graffia Zilli «per
questo il presidente Fedriga ha avviato una rinegoziazione con il Governo. Quest’anno noi verseremo a Roma 716 milioni, che potrebbero aumentare del 10% in caso di “congiunture speciali”. Non sarà un’elargizione a fondo perduto: siamo pronti ad assumere maggiori responsabilità, esigiamo più competenze». «Noi tratteniamo il 90% delle tasse versate dai cittadini, che diventa 75% perché garantiamo mezzo miliardo di contributo annuale allo Stato», le parole di Fugatti, che ricorda come «ogni euro di gettito deve tradursi in migliori servizi alla comunità» e sollecita Zaia a non mollare perché «l’autonomia altrui legittima la nostra». IL DIALOGO E GLI INSULTI
Non solo slogan e parole d’ordine utili a scaldare il cuore della platea. A ricapitolare in punta di diritto le ragioni della causa veneta, provvedono Andrea Giovanardi e Ludovico Mazzarolli, giuristi attivi nella delegazione trattante guidata da Mario Bertolissi. Zaia, per parte sua, invita a svelenire i toni del confronto: «Appena ho citato la frase del presidente Mattarella circa il binomio “autonomia e sussidiarietà” qualcuno ha gridato buu. È triste svilire l’esito di un referendum che non appartiene a me e neppure alla Lega ma riflette le aspirazioni del nostro popolo. Io dico: attaccate i comportamenti, se volete, ma rispettate le idee. Vale per noi, vale per le Sardine, che fanno bene a manifestare in piazza ma sbagliano a insultare gli avversari sui social. La trattativa in corso? Abbiamo chiesto 23 materie non per capriccio ma in coerenza con
IL GOVERNATORE VENETO LUCA ZAIA E L’ASSESSORE ALLE FINANZE DEL FRIULI BARBARA ZILLI
Zilli (Friuli): «Anche noi lottiamo ogni giorno con Roma» Fugatti (Trento): «È una causa giusta e Luca la spunterà» Domani
Salvini al Geox di Padova su sport, turismo, atenei Domani alle 18.30 al Teatro Geox di Padova, dibattito pubblico a più voci su sport, turismo, università e agricoltura. Partecipano: il leader della Lega Matteo Salvini e il suo vice Lorenzo Fontana, il governatore veneto Luca Zaia, il campione di sci Kristian Ghedina, Marco Michielli di Confturismo e Federalberghi Veneto, Francesco Cavalla professore di filosofia del Diritto al Bo, Camilla Rossi Chauvenet, imprenditrice e Ceo di Massimago Wine.
quanto è scritto nella Costituzione, siamo pronti a dialogare con tutti ma non firmerò mai accordi al ribasso: la mia stella polare sono i cittadini di questa regione, rispondo esclusivamente a loro». FRECCIATA AI VENETISTI
Intanto il neonato Partito dei veneti punge a distanza l’amministrazione della Lega... «È o strano che gli indipendentisti attacchino me anziché il centralismo romano, se hanno qualche proposta la presentino anziché denigrare quelle altrui». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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REGIONE
DOMENICA 9 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
Mose, scintille fra Spitz e aziende sui soldi Duro botta e risposta tra il presidente Ance e la commissaria Sblocca cantieri: «I contratti si devono rispettare»
Alberto Vitucci VENEZIA. «Il Mose sarà finito il
31 dicembre 2021. Poi avrà bisogno di un anno di avviamento. Entro giugno sarà pronto per le prove di emergenza. Ci sono tanti problemi che stiamo affrontando. Ma non sono problemi di soldi. I soldi ci sono tutti». La commissaria Sblocca- Cantieri Elisabetta Spitz traccia il suo nuovo cronoprogramma dei lavori del Mose. Grande opera contestata e travolta dallo scandalo. «Resuscitata» d’urgenza dopo le acque alte di novembre. Ora al centro di un convegno organizzato all’Ateneo Veneto dal Consiglio nazionale degli Ingegneri, dall’Ordine e dal collegio degli ingegneri di Venezia e del Veneto. «Acque alte a Venezia, la soluzione Mose», il titolo della giornata. Esperti a confronto in una seduta chiusa e trasmessa via streaming, non sono ammesse domande. Giovanni Salmistrari, titolare della ditta omonima che fa parte del Consorzio e presidente dell’Ance (associazione costruttori edili di Venezia), le risponde a muso duro sui soldi. «Mi scusi, ma non è affatto così. Le imprese devono pagare
gli operai il 10 del mese, non possono aspettare mesi senza sapere il loro destino. I soldi sono finiti, ci hanno detto i commissari, e il Consorzio oggi è considerato una società in default. Insomma, le banche non ci riconoscono le fatture». Morale: se lo Stato non paga, le imprese se ne potrebbero anche andare. E lasciare i cantieri del Mose, con le sperimentazioni e le prove che dovrebbero essere accelerate. «Abbiamo scritto una lettera insieme con le altre imprese del comitato consultivo», con-
«Consorzio in default, perciò le banche non ci riconoscono le fatture» I partecipanti al dibattito sul Mose ospitato ieri dall’Ateneo Veneto
tinua Salmistrari, «non abbiamo nemmeno ricevuto risposta. Vogliamo ricordare che dopo l’uscita delle grandi azioniste del Consorzio siamo state noi piccole imprese a portare avanti i lavori». Cinzia Zincone, provveditore alle Opere pubbliche, annuncia «un’inchiesta per vedere di chi siano le responsabilità». «I ritardi non sono imputa-
bili a noi». A chi allora? Zincone lo accenna ma non lo dice. Il dito è puntato sui commissari nominati dall’Anac e dal prefetto di Roma dopo i noti fatti di corruzione del 2014. Un tema che non fa parte dell’ordine del giorno del convegno. Ma che pure ha condizionato i lavori in questi anni. In prima fila c’è l’ingegnere Francesco Ossola, amministratore straor-
dinario nominato da Cantone. Ma nessuno lo fa parlare. Un «convitato di pietra», scherzerà poi. «Certo che si tratta di denaro pubblico, le regole ci devono essere», dice Zincone, «ma i ritardi esistono. E sono colpa nostra solo per il 10 per cento». Chi dovrà portare avanti questi lavori? «Ci sono dei contratti e vanno rispettati», ri-
sponde Spitz. E accusa: «Forse ci sono scollamenti, problemi di subappalti fra le ditte all’interno del Consorzio». La platea ascolta attonita un dibattito che si fa quasi surreale. Il moderatore Paolo Possamai, direttore di questo giornale incalza e chiede risposte che non arrivano. La tensione cresce. «Nessun problema fra ditte», taglia corto Salmistrari. Il
L’annuncio del vescovo Cipolla a conclusione di un iter di tre anni sostenuto da 70 mila firme «La chiesa padovana diventa ancora più ricca proprio nei giorni in cui si celebra il volontariato»
Europa, alla tomba di Leopoldo. «A dicembre del 2017 abbiamo avuto conferma che l’iter era ripartito», racconta fra Flaviano Gusella, rettore del santuario di San Leopoldo. «E a novembre del 2018 ci è arrivato il comunicato dell’assemblea Cei. L’ultima domanda è stata presentata a metà dicembre 2019, venti giorni dopo c’è stata la firma dell’arcivescovo segretario Arthur Roche».
S. Leopoldo simbolo di speranza è patrono dei malati di tumore
«LA CONSOLAZIONE»
IL RICONOSCIMENTO
Cristiano Cadoni PADOVA. A un certo punto c’è
un limite, come un muro. È lì dove la scienza non può fare di più e dove il conforto umano è già tutto quello possibile - che si apre una finestra di speranza. È una questione di fede. Ma per chi crede, e per chi vuole farlo, una figura di consolazione è spesso importantissima. Padre Leopoldo, il santo confessore proclamato da Wojtyla, amato per il suo saper stare vicino ai bisognosi, dal 6 gennaio è il patrono dei malati d’Italia colpiti da tumore. La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha accolto la richiesta presentata dai frati cappuccini e da un gruppo di medici padovani nel 2016 e sostenuta da quasi 70 mila firme. L’annuncio lo ha dato ieri, in diocesi, il vescovo Claudio Cipolla.
«LA CHIESA PIÙ RICCA»
Sottolinea, il vescovo, la singolare coincidenza di tempi: «La notizia arriva proprio mentre a Padova celebriamo il volontariato, cioè l’impegno dell’uomo e della società. In questo
contesto è bello riconoscere che da soli non ci bastiamo e che in certi casi - per esempio di fronte a una malattia - abbiamo bisogno di un sostegno». Padre Leopoldo Mandic da Castelnuovo (Montenegro), morto di tumore all’esofago nel 1942, ha fatto l’esperienza della malattia, dopo aver passato la vita a portare conforto. «La sua figura», aggiunge don Claudio, «è la più adeguata per supportare i malati, i loro familiari e anche gli operatori sanitari. Con lui, la chiesa padovana si arricchisce e la città
L’anno scorso in Italia 371 mila persone hanno avuto una diagnosi di tumore. «La prima risposta è una buona terapia», dice il direttore dell’Ufficio di pastorale della Cei, don Massimo Angelelli. «Ma chi è malato ha anche bisogno di relazioni, perché si sente solo e sperimenta una condizione di vulnerabilità». La chiesa entra in scena negli ospedali con 1.400 cappellani della Pastorale della salute, perché non sempre le famiglie ci sono come dovrebbero. «Una comunità intorno a chi sta male è di grande confor-
Il frate montenegrino morto per un tumore sapeva stare vicino a sofferenti e bisognosi
«La sua figura è la più idonea a supportare anche i familiari e gli operatori sanitari» Padre Leopoldo Mandic è nato nel 1866 ed è morto nel 1942
è ancora di più al centro dell’attenzione». PICCOLO E GRANDISSIMO
Una vita spesa in un minuscolo confessionale. L’adorazione di massa, nell’anno del Giubileo, il 2016, durante l’ostensione a Roma. «La santità di Leopoldo ci parla ancora», dice con orgoglio fra Mauro Jöhri, ministro provinciale dei Cappuccini al tempo in cui è parti-
to l’iter per il riconoscimento come patrono. «E la sua grandezza assume ancora più forza accanto allo sforzo umano e scientifico». «Siamo umilmente orgogliosi», aggiunge fra Roberto Tadiello, attuale ministro, «perché il saper stare presso, che era un tratto di Leopoldo, ancora oggi sprigiona forza. Ringraziamo papa Francesco che ha accolto e appoggiato il voto dei fedeli e dei devo-
ti». La prima richiesta alla Congregazione era partita nel 1987, con 13 mila firme raccolte fra Veneto e regioni vicine. Ma è stata l’adorazione di massa del 2016, durante il Giubileo, a rilanciare la proposta di riconoscimento di san Leopoldo come patrono dei malati di tumore, “ruolo” che è già nei fatti, se si considera il massiccio pellegrinaggio, da mezza
to», insiste don Massimo. «Si parla tanto di fine vita, ma è stato dimostrato che un malato che ha qualcuno vicino, che trova nel sostegno la forza per reagire, recupera la voglia di vivere. Ecco perché dobbiamo prendere padre Leopoldo come sostegno e anche come modello. Perché le comunità possono essere sananti, vicine al prossimo e a chi è più fragile». © RIPRODUZIONE RISERVATA
presidente degli edili continua: «Noi chiediamo che i lavori della gestione e manutenzione siano fatti con gara», dice, «ma soprattutto chiediamo di essere pagati per il lavoro che abbiamo già fatto. Non c’è soltanto il Mose, e lo dico da veneziano. Bisogna anche garantire gli altri interventi di manutenzione della laguna e la difesa delle insule. Altrimenti anche il Mose non servirà». Lo scenario è confuso. Il convegno si proponeva di fare chiarezza sul futuro della grande opera. Ma almeno su questo fronte le domande restano tante. La prima: chi garantirà i pagamenti e la conclusione dei lavori? Quando comincerà la fase di «avviamento», e chi la dovrà gestire? «Ci sono decisioni che ancora non abbiamo preso», dice Spitz. Una è quella del luogo dove si farà la manutenzione delle paratoie del Mose. In un primo tempo pensata all’Arsenale, nel cuore della città storica. Il provveditore Linetti aveva deciso di spostarla a Marghera. «Una parte si potrà fare lì, nell’area Pagnan», annuncia Spitz, «nel pomeriggio faremo un sopralluogo per vedere se è possibile». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
europarlamento
Giochi, il convegno contestato: «Il Pd censura le regioni» «Il Pd al Parlamento europeo organizza un’iniziativa dedicata alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 ma esclude le regioni Lombardia e Veneto. Assurda la scelta di non invitare Fontana e Zaia, tenuti all’oscuro. Per la sinistra, evidentemente, le regioni che ospiteranno l’evento non devono parlare: così i Giochi vengono piegati ad una propaganda vergognosa e inaccettabile». La delegazione parlamentare della Lega a Bruxelles critica così il convegno in programma il 22 aprile che prevede la partecipazione del presidente dell’assemblea Sassoli,degli eurodeputati Majorino e Moretti, del sindaco milanese Sala (tutti del partito democratico) oltre che del ministro dello sport a 5 Stelle Spadafora e del sindaco di Cortina, Ghedina. Dura anche Forza Italia con l’olimpionico e deputato Marco Marin: «Un’operazione di cattivo gusto, tentare di mettere il cappello sulle Olimpiadi, ottenute grazie al gioco di squadra di tutti i soggetti coinvolti, non rende giustizia ai valori dello sport»; «Una scorrettezza che rivela quanto il Pd sia in difficoltà, tanto più grave perché ideata in campagna elettorale», rincarano Antonio Tajani e il coordinatore forzista veneto Leonardo Braghetto. —
LETTERE E OPINIONI
DOMENICA 9 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
LE LETTERE
zioni che più delle altre hanno a che fare con l’innovazione. Massimo Ferigutti BELLUNO
LA SEGNALAZIONE
La riflessione Una zona franca per lo spopolamento Spopolamento. Una parola che dovrebbe suscitare emozione, rabbia, preoccupazione, delusione. Sta scomparendo un popolo che ha fatto meraviglioso l’ambiente delle Terre Alte e la politica che ha il nome dei nostri sindaci, e dell’amministrazione provinciale, sembra non aver colto la drammaticità della situazione: non si sono viste proposte concrete, credibili efficaci. Al contrario qualche tassa di scopo o interventi assistenzialisti inutili e dannosi o faraonici progetti infrastrutturali che avranno il pregio di vedere la luce quando, come dice il proverbio, dei buoi non c’è più traccia. È il risultato di una totale assenza di amore verso chi abita le terre alte con una fastidiosa cultura che non merita, per questa politica, alcuna riconoscenza. Ci siamo venduti, ci hanno venduto, perché le terre alte diventassero un parco giochi per la gente di pianura. Come Quaderni Bellunesi vogliamo gridare il nostro No! Le terre Alte devono diventare, hanno le risorse per farlo, un vantaggio competitivo per chi le abita e per le imprese che vi si insediano. Possono e devono essere un vantaggio competitivo per la Regione Veneto, in termini di ambiente, salute e cultura, come per il comune capoluogo che pur da sempre inconsapevole del suo ruolo e status trae proprio dalla Terre Alte il suo senso. Per questo chiediamo che nelle terre Alte della nostra provincia sia istituita una “Zona Franca” che si prolunghi per almeno 20 anni. Una Zona Franca integrale come fu per Livigno nel 1910 e che ora è forse il comune più ricco d’Italia. La zona franca è un nostro diritto. È un diritto costituzionale dopo Vaia i cui costi graveranno sui montanari per decenni. È un diritto costituzionale perché siamo stati feriti quasi a morte da politiche insensate a livello nazionale che hanno cancellato con lo spopolamento la speranza di vita delle nostre vallate. È un diritto costituzionale perché l’Italia ha il diritto di guardare “a quel paradigma alpino di civiltà che attualmente rischia l’estinzione ma che si impone per contro come una grande prezioso retaggio culturale che occorre tentare di salvare come lezione che una antica storia di uomini tra le montagne può impartire ancora oggi all’umanità” (Cavalli-Sforza in Civiltà alpina ed evoluzione umana, Jaca Book). Quaderni Bellunesi
Le ricorrenze Tutte le vittime meritano rispetto Da tempo le ricorrenze in ricordo delle vittime della Shoah e delle Foibe, sono spregevolmente segnate da: provocazioni, ingiurie, negazionismo, offese, vandalismi, odio. Atteggiamenti deprecabili in quanto finalizza-
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L’opera a Porta Dante Senza Pomodoro una città più povera
PEDAVENA
Due centenari festeggiati alla casa Padre Kolbe Nel Centro Servizi Casa Padre Kolbe di Pedavena il 2020 è iniziato con una bella notizia: ben due ospiti, la signora Elsa Tessaro e padre Ilario Moratti, hanno compiuto durante il mese di gennaio 100 anni. Il primo a raggiungere l’ambito traguardo è stato Padre Ilario: nato il 13 gennaio 1920 a Tuenno in provincia di Trento, Padre Ilario ha festeggiato il suo compleanno insieme ai confratelli nel Convento di Santa Maria Gloriosa (la parte del Centro Servizi riservata ai religiosi) dove risiede dal 2010. La signora Elsa, invece, ha raggiunto i 100 anni alcuni giorni più tardi: il 18 gennaio. L’ospite originaria di Cesiomaggiore risiede nella struttura da ormai 12 anni e qui ha instaurato una folta rete di amicizie e conoscenze, senza dimenticare la sua amata famiglia, in particolare il figlio Sergio che ogni giorno viene a trovarla. Per omaggiare questi grandi anziani giovedì 30 gennaio si è svolta una bella festa di compleanno con tanto di torta personalizzata, fiori, palloncini e musica; presenti anche il direttore Roberta Bortoluz e il Padre Guardiano Giuseppe Franco. Ma ci sono altri ospiti di Casa Kolbe classe 1920: sono addirittura 6 gli anziani che quest’anno festeggeranno 100 anni e la prossima già nel mese di febbraio.
ti ignobilmente a infangare le pubbliche celebrazioni e a oscurare le ricostruzioni storiche su quanto realmente avvenuto nei campi di sterminio nazisti e negli inghiottitoi carsici. Queste, come altre ricorrenze su persone ammazzate, vanno pacificate, le vittime di assurdi massacri meritano rispetto. Sarebbe bene che le istituzioni affidassero l’organizzazione degli eventi in ricordo delle vittime, alle Associazioni impegnate per la Pace. Franco Piacentini FELTRE
Anti violenza Un enorme grazie a Belluno Donna Con questo scritto voglio far conoscere e ringraziare chi mi ha aiutato ad uscire da una brutta situazione familiare che negli ultimi anni mi ha cambiato profondamente. Nel 2018 ho subito una separazione dopo anni di violenza domestica che si è conclusa con l’abbandono di mio marito. Abbandono che, pur evitandomi percosse e quant’altro mi ha lasciato sul lastrico, senza mezzi di sostentamento, con un figlio a carico. La fortuna ha voluto che una conoscente mi indicasse l’esistenza della associazione Belluno Donna (centro anti-violenza). Lì mi sono rivolta e ho ricevuto da subito ascolto e attenzione e contemporaneamente mi hanno aiutato a trovare un tetto sopra la testa, un aiuto psicologico costante per me e mio figlio, lo sprono a impegnarsi nello studio per raggiungere entrambi un diploma e quindi la possibilità di avere un lavoro e di conseguenza una indipendenza economica. Senza Belluno Donna mi chiedo
come avrei fatto e ora che vedo un po’di sereno all’orrizzonte voglio far conoscere l’associazione, il lavoro che fanno e ringraziare profondamente. Un ringraziamento va anche al comune di Belluno e all’assistenza sociale per l’aiuto datomi. Signora Marjana BELLUNO
Il ringraziamento I veri eroi lavorano negli ospedali Ultimamente, per via dei genitori anziani, passo molto tempo in ospedale, al S. Martino di Belluno. Durante le attese penso sempre ai politici giù a Venezia, Zaia in testa, che si vantano che la sanità del Veneto è tra le migliori in Italia e pensano però a tagliare negli ospedali di montagna, pur sapendo che vivere in montagna diventa sempre più difficile. Chi rende la sanità veneta tra le migliori d’Italia è chi ci lavora, le infermiere e gli infermieri, i medici e tutti gli operatori. Penso al pronto soccorso, che tutti giorni è preso d’assalto da centinaia di persone che ne hanno bisogno e lì trovano poco personale che gli accoglie, ma sempre con un sorriso e tanta tanta pazienza. Penso alla Dermatologia, dove ormai lavorarci è una missione, due dottoresse, fra poco rimarrà solamente la Millo, e bravissime infermiere che svolgono il loro lavoro con un sorriso per tutti, mi vengono in mente solo tre nomi, Marta, Valery, la segretaria Francesca, ma perdonatemi per la mia dimenticanza, anche le altre sullo stesso piano, un vero e proprio fortino contro la desertificazione di questa provincia. La stessa
passione la si trova in tutto l’ospedale e penso che questi sono i veri eroi che tutti giorni contribuiscono a far sì che questa provincia rimanga vivibile e meriti viverci, altro si che i signori che dalla Laguna si vantano dei meriti. Un sincero grazie a tutti questi lavoratori e lavoratrici che ogni giorno ci difendono dall’abbandono della montagna. Diego De Toffol BELLUNO
Il lutto Grazie a Paolo Nai un medico, un collega Ci ha lasciati Paolo Nai, un collega che ha sempre combattuto la malattia, anche la sua, con dignità e intelligenza. Chi sogna non perde mai la battaglia. Torna al Cielo ma non l’abbiamo perso. Resta intatto il suo sogno di uomo e collega che noi conserveremo nella nostra mente e nel nostro cuore. Grazie Paolo. I medici di base del Cadore Salvatore Barone, Lucia Bosco, Antonio Bovalo, Roberta DaRe, Giorgio Del Monego, Sebastiano Di Rosa, Ghaleb Ghanem, Giovanni Daniele, Giuliana Bolge, Marina De Pieri, Massimiliano Molfetta, Nicola Zambelli, Paolo Bianchi, Maria Grazia Vizzini, Andrea Colucci, Giorgio Garaffa, Pio Zanella, Enzo Bozza, Olga Valmassoi
Il valore dello studio La formazione e le aziende Il divario tra formazione ed effettive necessità delle aziende è ormai evidente. In moltissimi settori produttivi
sono sempre di più i giovani diplomati e laureati che si trovano a svolgere lavori che non sono coerenti con i titoli di studio che hanno conseguito. Così il titolo di studio diventa sempre più spesso esclusivamente un elemento per valutare se il candidato è in grado di portare a compimento un progetto, più che garanzia delle competenze che possiede. A questo proposito, sarebbe interessante conoscere il tasso di occupazione, legato al precorso di studi effettuato, ad un anno dal conseguimento del diploma degli studenti bellunesi. Conoscere quale corso professionale o tecnico offre maggiori prospettive di occupazione nelle scuole della provincia di Belluno, in modo che durante l’orientamento scolastico si possa dare informazioni concrete, a studenti e genitori, con dati alla mano. La conoscenza non è statica e oggi il vecchio modello dell’iper-specializzazione non rappresenta più il lavoratore ideale. In questo quadro, il sistema della formazione si trova di fronte alla necessità di ripensare se stesso dalle fondamenta e sono sempre di più le soluzioni alternative alla formazione professionale, tecnica o universitaria. La Gates Foundation, fondata da Bill Gates e da sua moglie, ha avviato il programma New Option Project, nel quale le aziende possono sviluppare un sistema di credenziali basato sulle competenze e gli aspiranti lavoratori possono sottoporsi a un test per dimostrare la padronanza delle abilità o attitudini richieste e ricevere formazione specifica direttamente dall’azienda. L’orientamento a privilegiare le competenze rispetto ai titoli di studio, in realtà, è ormai abbastanza diffuso almeno nelle grandi organizza-
La città è più povera da quando l’opera di Pomodoro è sparita. Certo, è tanto se a scuola si arriva agli impressionisti e questo riguarda solo quei pochi studenti che hanno la fortuna di poter seguire un corso di storia dell’arte. Pomodoro è troppo avanti, non “si capisce”. I turisti più avveduti si fermavano ad osservarlo e a fotografarlo. Passando di là era un pacere ammirare la stele dorata. Ci si sentiva un po’ cittadini del mondo. Era un bel segno di apertura della città a dimensioni più vicine alla contemporaneità. Porta Dante è clamorosamente piombata nell’anonimato. Belluno ha perso mille punti come qualità della vita. Luigina Malvestio BELLUNO
Arten Chiudere una scuola è un atto politico Urrà! L’agonia della mia vecchia scuola durerà un altro anno: che gioia. Esattamente sessant’anni fa, più di cento alunni delle elementari di Arten uscivano dai’buchi’sparsi per il paese dove frequentavano la loro classe e si dirigevano verso il nuovo edificio: quello in via Giuseppe Toigo, voluto fortemente da persone alle quali la scuola pareva importante: come si dice in politica “presidio culturale fondamentale per una comunità”. Io ero fra quegli alunni e ricordo benissimo chi guidava quel corteo. La nostra nuova scuola aveva un grande atrio luminoso, come le cinque aule, il riscaldamento centralizzato, i servizi igienici, un grande cortile intorno recintato: una reggia rispetto ai locali di fortuna cui eravamo abituati. Fra un anno la mia vecchia scuola, riveduta e corretta nel corso degli anni, verrà dismessa. Dopo di che, con molta probabilità, erbacce e sterpaglie se ne approprieranno. La natura è inesorabilmente vigile e operosa. Arten rinuncia al suo “presidio culturale”: arteniesi convinti, rassegnati o ignavi? Non ne so abbastanza per giudicare. Però non si accampino per la dismissione motivazioni di funzionalità e di efficienza: la chiusura di questa scuola è un atto puramente politico che non vedeva l’ora di realizzarsi. A proposito di politica, la scrivente non ha interesse personale diretto a mantenere in vita la scuola di Arten: i suoi tre nipoti vivono e frequentano in California. Ma colui che guidava il corteo sessant’anni fa, con la bandiera italiana, era suo Padre. Questo basta a sollecitare una che non lo ha mai fatto a scrivere a un giornale. Sonia Brustolin ARTEN
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PRIMI CITTADINI CAMERIERI PER BENEFICENZA Il veneziano Luigi Brugnaro e altri 30 sindaci, addestrati dall’Associazione persone Down, hanno servito alla cena promossa da Sogedin per raccogliere fondi dopo l’Aqua Granda. Domenica 9 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Boccia: «Autonomia, fugati i dubbi» Il ministro: «Ho completato il mio lavoro, adesso i tempi li `Zaia sul mormorìo a Padova: «Che veneto è uno che la ritiene decide il premier Conte ma l’ultima parola è del parlamento» un disvalore? È una riforma che prescinde dalle idee politiche» `
LA RIFORMA TREVISO «Quando ho pronunciato la parola autonomia all’inaugurazione di Padova capitale europea del volontariato, tre o quattro persone si sono messe a fischiare. Ma che veneto è uno che pensa che sia un disvalore avere l’autonomia per la propria Regione?». È un Luca Zaia quasi incredulo quello che nella giornata di studio organizzata ieri dalla Cgia di Mestre a Roncade (Treviso) è tornato a parlare della quota di dissenso emersa, pur tra gli applausi, durante la cerimonia di avvio dell’anno europeo del volontariato, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Stavo proprio citando una frase di Mattarella – spiega il governatore – solo un paio di mesi fa il Presidente della Repubblica ha detto che l’autonomia non mette in discussione l’unità nazionale. E, soprattutto, ha detto che è un valore costituzionale. Quindi non stiamo chiedendo cose strane. È fondamentale che i veneti restino compatti su questo fronte. Dopodiché ognuno vota chi vuole. Ma la filosofia deve rimanere valida. Al referendum del 2017 sono andati a votare oltre 2,3 milioni di persone. Non c’è un partito in Veneto che ha tutti questi voti. Vuol dire che si è andati a votare a prescindere dalle idee politiche». Fino ad ora il percorso post-referendum è stato più che accidentato. Zaia non lo nasconde. Anzi, fa l’elenco. «Abbiamo avuto degli interlocutori pessimi – dice – li abbiamo avuti nel governo Gentiloni, che è stato il primo governo dopo il referendum. Li abbiamo
avuti nel governo Conte 1, dove c’eravamo anche noi. È stato un pessimo interlocutore: non abbiamo portato a casa niente, se non l’apertura dei tavoli tecnici, questo va riconosciuto. Per quanto riguarda il Conte 2, il ministro Francesco Boccia dice che porterà all’intesa con una legge quadro, di cui non abbiamo ancora visto il testo definitivo. Questo governo ha due possibilità: o fa l’autonomia o gliela fa fare a qualcun altro. È un percorso iniziato. E arriverà alla fine. Inesorabile. La porteremo a casa. Ne è la prova il fatto che ci sono 17 Regioni su 20 che hanno votato per il processo di autonomia. Nessun Paese davanti a 17 Regioni su 20 può esimersi dal portare avanti il progetto».
questo accordo e tenere allo stesso tavolo i presidenti delle Regioni e i sindaci metropolitani è un dovere della politica. Quello che abbiamo fatto è stato ricostruire un clima di fiducia tra i diversi livelli istituzionali». «Il fondo di perequazione di 3,4 miliardi che prima non c’era e ora c’è – aggiunge – consente un intervento dello Stato su tutte le aree in difficoltà, non solo al sud ma anche al nord, come quelle interne e di montagna».
INCERTEZZA
SVOLTA VICINA A quanto pare ora si è davvero vicini alla svolta. Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali e le autonomie, ha annunciato di aver definito la legge quadro andata nel Consiglio dei Ministri. «Il mio lavoro l’ho completato – ha spiegato ieri a Padova – i tempi li deciderà il presidente Giuseppe Conte. Ora penso sia utile, giusto e corretto dare la parola al Parlamento». «Si è a buon punto – continua – è stato fatto un lavoro molto rigoroso in questi mesi. Il Consiglio dei Ministri ha avuto più di un’informativa e la settimana scorsa abbiamo trasmesso gli ultimi ritocchi. I dubbi sono stati tutti fugati. Siamo di fronte a una grande opportunità». Non per una singola Regione, ma per l’intero Paese. «Il tema è dare più competenze ai Comuni e alle Regioni, che però non devono diventare nuovi centri di potere – specifica il ministro – fare
AUTONOMIA Il ministro Francesco Boccia
La proposta
La Lega: «Niente tasse a chi riapre negozi chiusi» Nessuna tassa comunale, per 4 anni, per chi riapre un negozio chiuso, nei Comuni fino a 20mila abitanti. Dopo aver introdotto una norma specifica nel Decreto crescita, la Lega in commissione Finanze alla Camera, con un emendamento ad hoc, ha ottenuto anche l’ampliamento dei tempi per presentare la domanda per le agevolazioni: il termine è così
spostato dal 28 febbraio al 30 settembre di quest’anno. La misura è stata presentata da Lorenzo Fontana, deputato veronese, ex ministro e vicesegretario federale della Lega. La misura prevede un rimborso dei tributi comunali per quattro anni a chi amplia o riapre un locale chiuso da almeno sei mesi da destinare ad attività legate
all’artigianato, al turismo e al commercio al dettaglio. Sono comprese la somministrazione di alimenti e bevande al pubblico e i servizi destinati alla tutela ambientale, alla fruizione di beni culturali e al tempo libero. «Il commercio al dettaglio, soprattutto nei piccoli Comuni, è un presidio che ha anche un valore sociale», ha spiegato Fontana.
C’è ancora incertezza, però, sul numero della materie che potrebbero passare a una gestione diretta da parte delle Regioni. Si vedrà solo quando si arriverà alla firma dell’intesa vera e propria. «Questo discorso rischia di portarci fuori strada. Zaia ha fatto una proposta, io ho apprezzato la modifica di quella proposta. Il tema era dateci le materie, dateci i soldi e facciamo noi. Quell’approccio non c’è più. Sulle materie discuteremo quando firmeremo l’intesa – tira le fila il ministro Boccia – abbiamo costruito un tavolo che consente a tutti di sentirsi rappresentati. Quando firmeremo l’intesa, capiremo di quante materie c’è bisogno. Aver separato le materie Lep (Livelli essenziali delle prestazioni, ndr) da quelle non Lep agevolerà il confronto. Partire dalle materie non Lep significa accelerare i tempi». Il prossimo appuntamento è per il 12 febbraio, quando lo stesso ministro sarà protagonista nella commissione parlamentare per le Questioni regionali per l’illustrazione delle linee programmatiche. Mauro Favaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
Venezia, Bugliesi getta la spugna Troppe spaccature nella sinistra CENTROSINISTRA Una candidatura sorta e passata sul viale del tramonto nel giro di pochi giorni, quella di Michele Bugliesi, rettore dell’Università di Ca’ Foscari, a candidato sindaco di Venezia per il centrosinistra. Un nome finito nel tritacarne dei veti incrociati di una coalizione che fatica a trovare il candidato che dovrà sfidare Luigi Brugnaro alle elezioni di primavera a Venezia. Un film a puntate che ha avuto ieri quello che pare un epilogo. Ma poiché, in politica, la parola “fine” non esiste, meglio non azzardare previsioni. Certo è che il rettore si è sfilato dopo aver annunciato la propria disponibilità a guidare un fronte ampio, che unisse i partiti di centrosinistra e i numerosi movimenti civici di area. Il rettore in un primo tempo aveva risposto sì alla chiamata di un fronte che pareva sufficientemente ampio da garantirgli una comoda investitura. Aveva anche messo a punto un suo program-
IL CANDIDATO ANTI-BRUGNARO RINUNCIA: «NON CI SONO LE CONDIZIONI, SERVIVA UN’AMPIA CONDIVISIONE»
ma per sfidare Brugnaro. Ma evidentemente quel consenso tanto ampio non era. Innanzitutto perché, anche all’interno del Pd, c’era chi inizialmente aveva manifestato una certa freddezza attorno al suo nome (come il deputato Nicola Pellicani o il deus ex machina Massimo Cacciari) poi perché i Dem si sono arrovellati attorno al tema “primarie sì, primarie no”.
SFIDA A destra il Rettore dell’Università di Venezia, Michele Bugliesi. A sinistra, il sindaco Luigi Brugnaro
CANDIDATO UNICO
Tutto questo mentre si moltiplicano gli appelli all’unità e a una candidatura non divisiva. Ma i fatti portano in un’altra direzione. Il risultato è che Michele Bugliesi si è stancato di aspettare e ieri ha vergato una nota in cui, presentando il proprio programma e la propria visione di città, dice espressamente: «Le mie sono idee per un progetto civico, da costruire e realizzare con il contributo di più persone competenti e rappresentative delle diverse sensibilità. Ma un progetto come questo ha senso solo se trova un’adesione ampia e unitaria.
Infatti, mentre per l’anti-Zaia in Regione il partito ha scelto questa strada, per il sindaco di Venezia è stato deciso di puntare su un candidato unico, scelto senza consultazioni preventive. Strategia che ha provocato la spaccatura con l’ala sinistra guidata dal sociologo Gianfranco Bettin che ritiene quella del rettore «una candidatura già vista e troppo istituzionale» e con alcuni movimenti tra cui quello creato da Giovanni Martini, presidente della Municipalità di Venezia, che per creare una sua civica si è dimesso dal Pd.
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Purtroppo, è del tutto evidente che quelle attuali non sono le condizioni per poterlo realizzare».
LA RESA DEI CONTI Come dire: mi chiamo fuori. Il Pd, attraverso il segretario comunale Giorgio Dodi e il segretario metropolitano Valerio Favaron, continua a credere nella candidatura di Bugliesi, nome a cui hanno già dato la benedizione anche altre forze, come Italia Viva, i moderati di Ugo Bergamo, Più Europa, Italia in Comune e qualche civica come il Gruppo 25 Aprile. Ma la resa dei conti sarà mercole-
dì prossimo a Mestre, quando i Dem, gli altri partiti della coalizione e i movimenti Civici si confronteranno. Da quella riunione, fanno sapere tutti, si dovrà uscire con il nome dello sfidante di Brugnaro. Il sindaco intanto, da parte sua, aspetta di capire le mosse degli avversari per mettere a punto la sua strategia, che al momento prevede un fronte il più ampio possibile, coinvolgendo in prima battuta la Lega che ha già fatto sapere, comunque, di non poter più accettare un ruolo di comparsa. M.Fus. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
LA POLEMICA VENEZIA Il convegno è fissato per il prossimo 22 aprile in una sala del Parlamento Europeo a Bruxelles: “Olimpiadi invernali 2026”. La bozza del programma cita il gruppo promotore (S&D, Socialisti e Democratici) ed elenca i relatori (in parte ancora da confermare), ma i politici italiani chiamati a intervenire su Milano-Cortina, insieme ai rappresentanti del Coni, sono tutti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle (tranne il sindaco bellunese Gianpietro Ghedina, espressione di una civica dall’orientamento di centrodestra). Insorgono la Lega e Forza Italia, partiti che governano Veneto e Lombardia e cioè le Regioni che sono il motore della macchina organizzativa olimpica, ma che non risultano fra gli oratori dell’incontro, accusando il Pd di voler «intestarsi i Giochi», mentre l’eurodeputata dem Alessandra Moretti parla di «polemica senza senso».
Domenica 9 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Olimpiadi 2026, bufera sull’euro-evento del Pd Convegno a Bruxelles, fra i relatori italiani `Fi e Lega: «Scandaloso, è una vittoria di tutti» solo dem e grillini. Escluse anche le Regioni Moretti: «L’elenco non è ancora definitivo» `
Quando i giallorossi erano critici sul dossier
LA DIFESA
L’ABBOZZO La scaletta circolata prevede, al momento, i saluti istituzionali del presidente David Sassoli (Pd-S&D) e della commissaria Mariya Gabriel (Gerb-Ppe); poi una prima sessione con Giovanno Malagò (Coni), il ministro Vincenzo Spadafora (M5s), gli eurodeputati Pierfrancesco Majorino e Alessandra Moretti (Pd-S&D); quindi una seconda sessione con i sindaci Giuseppe Sala (Pd) e Gianpietro Ghedina (Sistema Cortina), Diana Bianchedi (Coni) e la campionessa Sofia Goggia; infine un cocktail. Postilla conclusiva: «Con la partecipazione di: xxxx». L’abbozzo non precisa se, al posto delle crocette, troveranno spazio gli amministratori regionali, che nelle maggioranze veneta e lombarda sono di centrodestra.
LE ACCUSE Tanto basta però perché la lista, finita in mano a forzisti e leghisti, scateni la furiosa reazione degli esclusi. Il primo ad andare
L’INCONTRO SI TERRÀ ALL’EUROPARLAMENTO, FRA GLI ORATORI PREVISTI I DUE SINDACI, IL MINISTRO E I VERTICI DEL CONI
IL VIDEO VENEZIA Non è la prima volta che il centrodestra polemizza con Pd e M5s sulle Olimpiadi. In particolare nel giugno scorso, nella notte dei festeggiamenti trasversali per l’assegnazione dei Giochi a Milano-Cortina, sui social era diventato virale un video che documentava la perplessità, se non addirittura la contrarietà, espressa nel 2018 dai futuri alleati giallorossi. Fra i dem, erano stati citati Alessia Rotta («Zaia non riesce a costruire le relazioni») e Roger De Menech («Il dossier Zaia non va oltre la cartella stampa»); fra i pentastellati, Jacopo Berti («Il dossier Zaia è una sbruffonata»). Da spiegare sono invece i cartelli in giapponese (in foto) esibiti dal Pd, nell’aula del Consiglio regionale, per dire «tanti saluti al governatore del Veneto», che era a Tokyo a presentare la candidatura: i dem avevano chiesto invano di rinviare il dibattito sul Bilancio, dedicato anche a Vaia, per attendere il ritorno di Zaia. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
PROMOTORI Comuni, Regioni, Coni e Cip. Nel tondo Moretti
tacall’atchele co è MiZuin, coordinatore veneto di Fi: «È scandaloso. È un successo italiano, non del Pd. Se celebrazione deve essere, allora devono essere presenti tutti. Ed è una scorrettezza ulteriore il fatto che il convegno sia organizzato in piena campagna elettorale per le elezioni regionali». Il padovano Marco Marin, ex medagliato olimpico e ora deputato azzurro, afferma che l’esclusione «non fa giustizia della battaglia che l’Italia ha vinto giocando tutti insieme». Il coro di accuse oltrepassa
i confini regionali. L’ex presidente forzista Antonio Tajani twitta: «Giù le mani dalle Olimpiadi Milano e Cortina». Mariastella Gelmini, capogruppo di Fi alla Camera, auspica l’intervento di Sassoli «affinché venga corretta la rotta e questo momento di confronto possa essere davvero im-
parziale, istituzionale e con tutti gli attori protagonisti in campo». Dura è anche la delegazione della Lega all’Europarlamento: «È assurda la scelta di non invitare i presidenti Fontana e Zaia, tenuti all’oscuro della cosa. Per la sinistra, evidentemente, le due regioni che ospiteranno l’evento inter-
VENEZIA Se ne è andato a 76 anni Giuseppe Da Re, imprenditore trevigiano e creatore dei Bibanesi, metà pane, metà grissino, la sua opera d’arte, lui che di arte era un grande appassionato. Da Re ha trasformato il forno di famiglia in un’impresa ma soprattutto ha inventato un’icona finita sulle tavole d’Italia e non solo. «La mia grande passione era l’arte, ma l’attività dei miei genitori aveva bisogno di aiuto», raccontava in una recente intervista a questo giornale. Ultimo di nove figli, si mette al lavoro coinvolgendo nella sua impresa disegnatori famosi come Altan, Forattini, Mordillo, Giannelli e Nicoletta Costa. Si poteva rimanere ad ascoltarlo per ore in questo suo alternare gli elogi all’impasto, quello di un tempo senza additivi chimici e fatto con materie prime di altissima qualità, e i quadri che negli anni ha studiato e raccolto fino a diventare amico di Dario Fo, il Nobel della Letteratu-
ra e pittore di tutto rispetto che definì i Bibanesi quei «panetti arcaici». Che oggi escono dai due stabilimenti trevigiani, quello storico a Bibano di Godega e quello aperto nel Duemila a pochi chilometri di distanza, a Zoppè di San Vendemiano. Di strada ne ha fatta tanta, tantissima dagli anni ‘50. «I miei genitori avevano un panificio. Avevo già preso il diploma e stavo frequentando il liceo artistico a Venezia, pensando poi di entrare in Accademia spiegava Da Re, presidente della spa da una quindicina di milioni di fatturato in cui lavorava al fianco dei tre figli Nicola, Francesca e Armando - quando mi accorsi che la mia famiglia aveva bi-
VOLEVA DIVENTARE UN PITTORE MA FU “CATTURATO” DAL FORNO DI FAMIGLIA CHE FECE DIVENTARE UN’IMPRESA PER LAVORARE DI GIORNO
sogno di me». Orfano di padre da quando aveva undici anni e ultimo di nove figli, mette da parte tavolozza e pennelli e inizia ad infornare pagnottelle. «Avevamo una quindicina di dipendenti e facevamo il pane più buono del Nordest - rassicurava - negli anni Settanta ero stato in Russia e mi avevano corteggiato affinché investissi lì, ma ho rifiutato: non volevo allontanarmi dai miei tre figli piccolini». La crescita è arrembante. La fatui pure. E si arriva agli anni Ottanta. «A un certo punto i miei dipendenti hanno iniziato a dirmi che non sapevano per quanto avrebbero ancora resistito e anche per me iniziava ad essere dura - ricordava Da Re tutte le notti al lavoro e il venerdì addirittura con la doppia infornata per la domenica». E ha iniziato a pensare cosa avrebbe potuto fare per continuare a produrre pane, senza tradire la vocazione familiare, ma lavorando di giorno. Scartato qualche progetto, ecco che nel 1987 arrivano i Bibanesi lavorati un po’ a macchina e un po’ a mano. E in pochi an-
Ma la dem Moretti, promotrice dell’iniziativa insieme al collega Majorino, scatta in difesa: «Sarebbe bastato alzare il telefono, prima di lanciare critiche assurde. Il quadro delle presenze non è ancora definito, lo stiamo ultimando proprio in questi giorni, ma intanto bisognava prenotare la sala e indicare i primi ospiti. Sassoli è il presidente del Parlamento Europeo e quindi rappresenta tutti. La commissaria Gabriel è del Ppe, il gruppo conservatore con cui noi di S&D lavoriamo molto bene sui temi della sostenibilità ambientale che saranno al centro della conferenza, tutt’altro che celebrativa, mentre la Lega con l’Efd su questi argomenti si è autoisolata votando sempre contro tutto». Ma i politici italiani? «Innanzi tutto – risponde la vicentina – non tutti hanno ancora confermato la loro presenza. Aspettiamo una risposta da Ghedina, mentre Sala probabilmente sarà impegnato altrove per cui potrebbe mandare l’assessora Roberta Guaineri. Spadafora è ancora in ballo, ma siamo in contatto con il ministro Vincenzo Amendola e con il sottosegretario Andrea Martella (entrambi del Pd, ndr.). Perciò prima di polemizzare, bisognerebbe almeno aspettare il piano definitivo. In ogni caso penso che due europarlamentari del Pd abbiano tutto il diritto di organizzare un evento e di invitare chi ritengono». Ma allora i governatori Luca Zaia e Attilio Fontana, o altri rappresentanti di Veneto e Lombardia, sono stati intenzionalmente esclusi? Puntualizza Moretti: «Le Regioni sono nella lista degli invitati, non tra i relatori. Ma lunedì da Strasburgo contatterò l’assessore lombardo Antonio Rossi...». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
PERSONAGGIO Giuseppe Da Re, singolare connubio di industriale ed artista, nel suo studio di San Vendemiano
Addio a Da Re dei “Bibanesi” artista e industriale dei grissini IL LUTTO
nazionale non devono parlare, per lasciare spazio a esponenti politici del Pd. È inaccettabile: i giochi olimpici invernali sono un successo di tutti, non di una sola parte politica, un motivo di orgoglio per l’intero Paese, non qualcosa da usare per fare propaganda per un partito». Aggiunge l’eurodeputata leghista Silvia Sardone: «Proporre un evento sui Giochi Olimpici, politicizzandolo e non invitando né Fontana né Zaia, lascia veramente basiti. Il Pd e Sala, in mancanza di consensi reali in Italia e sul territorio, cercano di appropriarsi delle Olimpiadi per darsi un tono».
ni diventano un cult delle tavole, conquistando tutti gli scaffali dalla grande distribuzione alla bottega sotto casa. «Il segreto è l’eccellenza delle materie prime spiegava - olio extravergine di oliva, farine delle migliori, solo paste madri, e poi la linea bio». Ma non era ancora soddisfatto, mancava il tocco d’artista.
EDIZIONI SPECIALI «Quando qualche Bibanese usciva dal forno e assomigliava a un volto o a un animale lo dipingevo - rivelava Giuseppe Da Re - ho così pensato di realizzare delle edizioni speciali». Iniziano “Gli allegri Bibanesi” dai strani formati: è un Bibanaso se il naso è grande, ma diventa un Baronese se è nobile nel formato e via così. Seguono le edizioni a cui hanno collaborato i più famosi disegnatori italiani e di beneficenza. Ma quella che più di altre stava a cuore a Giuseppe Da Re era l’edizione dei Bibanesi “Danzanti” con disegni e dedica di Dario Fo. Da Nobel. M.Cr. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Rubrica di Gare, Aste, Appalti e Sentenze
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V
Rovigo
Domenica 9 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
«Dimissioni? Io rispondo ai sindaci» Ivan Dall’Ara presidente da un anno a Palazzo Celio professa ottimismo e ribatte colpo su colpo alle critiche `
PROVINCIA IN CRISI ROVIGO L’Amministrazione pro-
vinciale di Ivan Dall’Ara non sta attraversando alcuna burrasca e il presidente rimane ben saldo alla guida di un ente che da sei anni si trova sempre più costretto a tirare a campare con le poche risorse erogate dallo Stato. L’istrionico Dall’Ara, come sempre straripante di ottimismo, rigetta al mittente qualsiasi accusa di attaccamento alla poltrona e conferma di sentirsi ancora a suo agio con il consiglio provinciale, nonostante effettivamente qualche scricchiolio in questo suo primo anno a Palazzo Celio si sia notato, soprattutto sulla questione dei diritti di pesca. Senza contare il tema Consvipo, dove si è sviluppato un aspro scontro con il sindaco rodigino Edoardo Gaffeo e il segretario provinciale del Pd Giuseppe Traniello Gradassi, il quale ne chiede le dimissioni. Intanto la seduta consiliare di venerdì, che avrebbe dovuto approvare il bilancio, è andata deserta. Presidente Dall’Ara è sicuro che sia stata solo l’influenza?
«Sì, solo influenza, anche se qualcuno sta paventando altri motivi - spiega il presidente -. La seduta era stata convocata su richiesta di alcuni consiglieri alle 10.30, proprio per venire incontro alle esigenze di uno di loro. Poi, Antonio Laruccia (sindaco di Trecenta, ndr) è mancato per problemi professionali improvvisi, Alberto Martello (consigliere di Canaro, ndr) si è scusato ma era a Confindustria a Ferrara, Valeria Toso (consigliere di San Martino di Venezze, ndr) infine ha avuto un’udienza a cui non poteva mancare. Nessun problema, quindi, anche perché il bilancio aveva già ricevuto l’approvazione unanime, quindi sarebbe assurdo che abbiano deliberatamente saltato quest’ultima seduta». Quand’è il prossimo appuntamento dell’aula? «Ho riconvocato il consiglio il 20 febbraio alle 12. Mi spiace per Rovigo. Ma quando ho parlato di “dilettanti allo sbaraglio” non l’ho detto a caso. (Luisa Cattozzo, in rappresentanza del sindaco Edoardo Gaffeo, non ha votato il bilancio provinciale durante l’ultima assemblea, ndr). Il loro gesto non blocca me, ma l’at-
Ai ferri corti col Pd e le Amministrazioni Gaffeo, Pizzoli e Siviero, è pronto a vendere le quote Consvipo al Comune `
tività dell’amministrazione provinciale, costringendola ad andare avanti per dodicesimi senza poter far partire ciò che serve. L’amministrazione rodigina sta deludendo sempre più non solo me ma anche altri cittadini». I rapporti con l’amministrazione Gaffeo e con i sindaci di Taglio di Po e Porto Tolle non sembrano migliori. «Assolutamente no. Il problema è che sulla pesca Siviero e Pizzoli hanno una posizione diametralmente opposta alla mia. Loro la ritengono corretta, ma decideranno altri se lo è oppure no. Solo su questo argomento abbiamo una visione diversa, non sul bilancio che anche loro hanno approvato». Traniello le sta chiedendo di farsi da parte. Cosa rispon-
de? «Lungi da me l’idea di polemizzare ma Traniello chi è? Non mi risulta sia un sindaco. Sono solo questi i miei interlocutori. Per quanto riguarda Gaffeo, se la cessazione di Consvipo a lui non va bene, si prenda le quote attualmente in capo alla Provincia e ne sarò lieto. Gliele do tutte, visto che parla tanto di area vasta. La Provincia uscirebbe volentieri dal Consorzio. Ma deve versare i soldi, altrimenti sarebbe difficile. Gaffeo è professore di economia ma qui si tratta di un semplice calcolo algebrico, non servono grandi intuizioni». C’è chi sostiene che il consiglio non le risponda più. «Non è vero. Abbiamo approvato tutto all’unanimità, tranne i diritti di pesca. Non mi risulta che ci siano prese di posizione diverse su certi argomenti. Tutto è stato approvato regolarmente, non mi pongo il problema. Per tranquillizzare Traniello, che mi chiede le dimissioni che nel modo più assoluto non darò, dico che qualora il consiglio avesse dei rigurgiti di favore mi comporterei di conseguenza». Alberto Lucchin
«NON MI PARE SIANO SORTI DISSAPORI IN CONSIGLIO, ECCETTO SUI DIRITTI DI PESCA. TRANIELLO? A PALAZZO CELIO È UN NESSUNO»
FERMATO A FERRARA AL VOLANTE SENZA PATENTE (R.Pau.) Due rodigini nei guai dopo un inseguimento con la Polizia locale in zona artigianale a Pontelagoscuro, al confine tra Rovigo e Ferrara. Protagonisti due ragazzi che, invece di fermarsi a un alt per un normale controllo si sono dati alla fuga. Il conducente è scappato nell’intento di far disperdere le proprie tracce, costringendo gli agenti a intraprendere un inseguimento. Una volta bloccati dalla polizia locale, la ragazza sul posto del passeggero ha finto un malore per tentare di giustificare le azioni del ragazzo, con una simulazione smascherata dal personale del 118. Il ragazzo cercava di mascherare un provvedimento di revoca della patente di guida. A quel punto gli è stata contestata la guida senza patente e l’autovettura è stata sottoposta a sequestro.
GIORNO DEL RICORDO FRATELLI D’ITALIA, INCONTRO DOMANI AL CORSOPOLITAN (R.Pau.)Il circolo Fratelli d’Italia di Rovigo si riunisce domani alle 18 al Corsopolitan in occasione del Giorno del ricordo, giornata commemorativa per le vittime delle foibe. Parteciperanno l’ex senatore Bartolomeo Amidei, coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia Rovigo, Daniele Ceccarello, coordinatore provinciale, Daniele Milan, delegato di Rovigo dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Patrizia Lucchi, figlia di esuli da Fiume e Neresine, Giuseppe Bonfiglio, presidente del comitato scientifico Nino Bedendo, Bruno Malaspina, esperto delle vicende storiche istriane, e Giacomo Sguotti, dirigente del movimento e titolare del locale.
SOCIETÀ SPORTIVE GLI ASSESSORI PAVANELLO E ALBERGHINI PARLANO DI TARI
CONTESTATO Il presidente della Provincia Ivan Dall’Ara e una manifestazione di pescatori del Delta davanti alla sede della Provincia per rivendicare i diritti esclusivi
(A.Luc.) Mercoledì 12 febbraio, alle 18, nella Sala Gruppi di palazzo Nodari, si terrà un incontro sul tema della Tari per le società sportive. L’iniziativa è promossa dagli assessorati allo Sport, retto da Erika Alberghini, e da quello a Bilancio e Tributi, guidato da Andrea Pavanello. Sono invitate tutte le società sportive che gestiscono direttamente gli impianti del Comune di Rovigo.
Sanità, allarme di Rifondazione: «Troppi spazi ai privati» CONVEGNO REGIONALE ROVIGO «Ci stanno vendendo che
la sanità del Veneto è la migliore, ma la realtà è un’altra»: quella descritta da Rifondazione comunista e Sinistra europea è stata raccontata ieri al convegno regionale “La salute è un diritto di tutti, difendiamolo!”. All’hotel Regina Margherita ha coinvolto il segretario provinciale di Rifondazione Diego Foresti, la consigliera regionale Patrizia Bartelle, Guglielmo Brusco, Francesca Benvegnù del Comitato Difesa servizio sanitario Veneto orientale e Diego Caroli del Comitato Sos Sant’Antonio Padova, uniti per il “No alla privatizzazione leghista della sanità veneta”.
TROPPI SPAZI AI PRIVATI «Occorre dire la verità: Zaia è un privatizzatore - è partito in quarta Brusco, già assessore provinciale alla Sanità e vicepresidente della Provincia - Dal 2002 al 2019 la sanità pubblica in Veneto ha perso circa 3.600 posti letto, pari a una quota del 20%. Mentre nelle strutture private sono 517 i posti letto in più. In Polesine i posti letto nel pubblico sono diminuiti da 874 a 650, pari al -26%, e nel privato sono aumentati di 81 unità, con un +30%. Posso essere d’accordo sul fatto che un direttore generale dell’Ulss pensi che il numero di posti letto diminuisca in funzione di una minore ospedalizzazione dei pazienti. Ma allora lo stesso dovrebbe essere nelle strutture private». Brusco ha ag-
giunto: «Se cala il numero dei servizi, cala il personale» e invece «con i soldi risparmiati dalle convenzioni coi privati, si potrebbe assumere nel pubblico i dipendenti delle cliniche». IL DOSSIER Con quali risultati? Brusco, autore di un dossier sull’evoluzione della sanità in Veneto, ha preso «le indicazioni di risparmio che aveva presentato l’ex dg
«LA DIMINUZIONE DI POSTI LETTO NEL PUBBLICO VA DI PARI PASSO CON L’AUMENTO DI POSTI NEL PRIVATO»
EX AMMINISTRATORE Brusco è stato assessore in Provincia
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dell’Ulss 18 Adriano Marcolongo, mai smentite». Su queste modalità per ottimizzare la gestione economica dell’Ulss, Patrizia Bartelle, componente della commissione consiliare Sanità, aveva presentato il 25 marzo 2016 un’interrogazione: «Le relazioni di Marcolongo sui bilanci di previsione tra il 2009 e il 2012 - ha detto - evidenziavano come l’impegno nella riduzione dei costi di esercizio delle Ulss fosse fortemente condizionato dal rilievo riconosciuto dalla Regione ai privati preaccreditati del territorio». Inoltre, «esplicitavano che l’Ulss 18 poteva far fronte con proprie risorse alle degenze e alle prestazioni ambulatoriali erogate dalle strutture preaccreditate, permettendo, almeno a partire dal 2011, un risparmio annuo
di almeno 14 milioni». «La risposta della giunta regionale è arrivata dopo molte insistenze solo il 14 maggio 2019 ha continuato la Bartelle - e dice che le relazioni risalenti agli anni 2009-2012 non risultano essere state trasmesse in Regione. Che tuttavia afferma di aver adottato provvedimenti di razionalizzazione della spesa con cui ha realizzato, solo per il 2011, un risparmio di oltre 56 milioni rispetto all’anno precedente». «In realtà - ha concluso - Si continua a dire che la sanità veneta è la migliore, ma senza ascoltare gli utenti: non ho mai visto a un Pronto soccorso un consigliere leghista chiedere agli utenti che cosa ne pensano, aspettando il proprio turno». Nicola Astolfi
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ABANO - MONTEGROTTO - COLLI
DOMENICA 9 FEBBRAIO 2020 IL MATTINO
Il parco western a Montegrotto Terme il sindaco
«Ma quale concorrenza È una nuova opportunità»
Riccardo Mortandello
Un rendering del villaggio messicano da realizzare all’interno del Tex Willer World nell’ex cava di Turri: in Brasile sarà realizzata una struttura identica
Tex World, Bonelli ci crede ma intanto punta sul Brasile L’operazione da un anno al centro di un lungo iter burocratico in Veneto decolla dall’altra parte dell’oceano. «A Fortaleza sono già pronti a investire» Federico Franchin MONTEGROTTO TERME. Il cen-
tro ternale rischia di perdere l’esclusiva di Tex Willer World Village, il parco tematico sul mondo del fumetto che Giorgio Bonelli, fratello di Sergio e figlio dell’ideatore Gian Luigi, vuole costruire all’ex Cava Bonetti di Turri.
lo di abbandonare Montegrotto. «Con il Comune e la Regione Veneto c’è un dialogo aperto», spiega. «Sappiamo che i tempi sono lunghi e che serviranno le autorizzazioni necessarie, quella del Parco Colli in primis. Credo che ci vorrà ancora un anno e mezzo per arrivare all’approvazione definitiva del progetto da parte degli organi competenti».
IL BRASILE PREME
«Sto definendo con un amico a Fortaleza, in Brasile, l’edificazione di un parco identico a quello che costruiremo a Montegrotto», svela Giorgio Bonelli. «Questo amico è proprietario di una valle di 150 ettari, molto simile a quella di Turri, sulla quale ho intenzione di portare lo stesso progetto di Montegrotto, modificandolo solo in parte». L’idea di Bonelli non è quel-
ATTESA ALLE TERME
Quella di Bonelli non è una mossa polemica, ma di certo il complesso e lungo iter che dovrà superare il progetto di Turri porta l’imprenditore a mettersi ai ripari in Brasile, dove da anni sta sviluppando progetti. In attesa delle autorizzazioni necessarie, per l’investimento è stato previsto un piano di finanziamenti da 20 milioni di euro ed è inizia-
ta la ricerca di soci che vogliano investire nel progetto. Giorgio Bonelli ha acquistato un’area di una cava dismessa da 23 ettari per una cifra che si aggira attorno ai 2 milioni di euro. Nelle sue intenzioni, il parco avrà un’ambientazione da tipica storia western, con un villaggio, un campo indiano e una vecchia missione messicana. «Sarà una ricostruzione filologica dei vecchi villaggi western», spiega Bonelli, «con strutture realizzate in legno, perfettamente in sintonia con il contesto del parco». L’OFFERTA
Oltre alle attrazioni, ci sarà spazio anche per il gioco e l’intrattenimento, con un campo dedicato al paintball, le escursioni, il canyoning e le cavalcate a cavallo, ma anche proiezioni di spettacoli
il presidente del parco colli
«Pronti a sostenere il progetto svecchiando regole superate» MONTEGROTTO TERME. «Da parte mia c’è tutta la volontà di riuscire a far approvare il progetto per la costruzione del Tex Willer World Village a Montegrotto». Sono parole chiare e di grande apertura quelle del presidente del Parco Colli Massimo Campagnolo, sindaco di Cervarese, pronto a fare un passo in avanti. «A breve effettuerò un sopralluogo alla cava Bonetti», conferma. «La tappa si collocherà nel giro del terri-
Massimo Campagnolo
torio e delle cave che mi sono prefissato. Una volta valutato da vicino l’impatto ambientale, a marzo prenderò in mano la pratica e avvieremo le analisi e le procedure del caso». Il neo presidente punta a far passare la bontà del parco di Tex Willer grazie anche a una modifica legislativa che si appresta ad apportare nei regolamenti del Parco. «Stiamo per rivedere il Piano ambientale e con questo anche tutto l’aspet-
sullo sfondo della parete rocciosa che sovrasta il parco. In via di definizione invece l’acquisto dell’area, ai piedi della cava, che ospiterà il parcheggio. «I visitatori saliranno su per la cava con un trenino apposito, che quindi ci consentirà di ridurre l’impatto ambientale sul colle». IMPATTO AMBIENTALE
L’editore non intende abbandonare i propri piani sulla cava di Turri «Ma so che ci vorrà un altro anno e mezzo per avere l’ok definitivo»
«Il nostro progetto», dice ancora Bonelli, «vuole integrarsi in modo armonico con la natura circostante. Il villaggio western, il campo indiano di tende, la vecchia missione messicana, i tradizionali “hogan” navajo, le casupole del Pueblo di Taos e i molti altri elementi architettonici che costituiranno il parco tematico saranno tutti a bassissimo impatto, costruiti in legno eventualmente rivestito di calce bio. Sono molto soddisfatto e grato per come l’amministrazione sta recependo il nostro progetto, ma anche consapevole delle molte difficoltà che dobbiamo ancora affrontare perché ci troviamo all’interno di un Parco naturale, un luogo fragile. Verificheremo se le criticità da affrontare da un punto di vista ambientale e normativo sono risolvibili. Il nostro obiettivo è valorizzare questo magnifico luogo, non violentarlo». —
to riguardante le cave. Con questa revisione tutto diverrebbe più semplice e i procedimenti sarebbero snelliti non di poco». «Ci sarebbero meno ristrettezze, che invece ora ci sono», prosegue Campagnolo. «Si tratta di un piano che è fermo ormai da più di 50 anni. Ci sono regole vecchie, passate, che hanno a mio avviso bisogno di essere riviste. Con la nuova Regione e con le nuove prospettive non si può rimanere fossilizzati a regole che andavano bene 50 anni fa». Campagnolo apre quindi ai parchi tematici e a idee innovative che riguardano le cave presenti nel territorio collinare. «Bisogna consentire di ampliare dove è possibile ampliare, bisogna tenere conto delle altezze dei fabbricati dove necessa-
rio. Serve che con il parco di Tex tenga presente la collocazione, che è quella di una cava di trachite. Le strutture dovranno essere quindi in materiali come legno e si dovranno prevedere spazi per piante. In più dovrà esserci un accesso alla cava poco impattante». Tutte cose di cui il progetto di Giorgio Bonelli già tiene conto. «Dove sarà necessario rivedremo altezze, strutture e dimensioni. Da parte nostra c’è tutta la volontà che quella cava, così come tutte le altre, venga bonificata e messa in sicurezza. Se poi ci sarà una riqualificazione che tenga conto dell’aspetto ambientale e del vantaggio dal punto di vista turistico, allora ben venga il parco di Tex». — F.FR.
GIORGIO BONELLI L’EDITORE PRONTO A REALIZZARE UN VILLAGGIO-BIS A FORTALEZA
MONTEGROTTO TERME. Non teme la concorrenza del Brasile il sindaco Riccardo Mortandello, che non si scompone alla notizia della possibile costruzione di un Tex Willer World Village a Fortaleza, identico a quello previsto a Turri. «Noi siamo in Europa, il Brasile è in Sud America», spiega, «e stiamo quindi parlando di due realtà diverse e distanti migliaia di chilometri». Anzi, il sindaco di Montegrotto vede l’eventualità di un parco di Tex in terra carioca un po’ come un vantaggio e un’opportunità. «Credo che la presenza di Giorgio Bonelli in Brasile possa esserci molto utile», osserva il primo cittadino. «Bonelli potrebbe diventare, possedendo due parchi di Tex, uno in Brasile e uno a Montegrotto, una sorta di nostro ambasciatore, che potrà aiutarci a costruire legami turistici con il Brasile». I pensieri di Mortandello sono rivolti al futuro della cava di Turri. «A noi interessa soprattutto che l’ex cava Bonetti venga bonificata», dice senza mezzi termini. «Un’area che ha la necessità, dopo anni di abbandono, di essere messa in sicurezza. Ci sono strutture che sono pericolanti e che hanno bisogno di essere messe a posto». L’amministrazione comunale sampietrina ha da sempre visto nel Tex Willer World Village una grande opportunità per il territorio. «Noi come giunta abbiamo già fatto i passi necessari affinchè il progetto possa essere approvato. Ora la palla passa alla Regione e al Parco Colli. A tale proposito, abbiamo visto da subito una grande disponibilità a recepire il progetto da parte dell’assessore regionale Cristiano Corazzari». «Il parco di Tex dovrà giocoforza prevedere un accordo tra pubblico e privato», conclude il primo cittadino di Montegrotto Terme. «Sto pensando al fatto che Bonelli potrebbe impegnarsi alla pulizia dei sentieri di villa Draghi», riflette. «Potrebbe essere fondamentale ottenere in cambio opere di questo tipo che sono un vantaggio per tutta la collettività». — F.FR. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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CHIOGGIA - SOTTOMARINA - CAVARZERE
DOMENICA 9 FEBBRAIO 2020 LA NUOVA
droga a chioggia
Banconote false per la cocaina cuoco minacciato e picchiato Andrea Tiozzo Meo Ambrosi avrebbe pagato 150 grammi con 7 mila euro scatenando l’ira di Di Bella e D’Ambrosio. L’episodio non è stato denunciato con il cuoco che, sempre secondo quanto intercettato nelle comunicazioni telefoniche dai carabinieri su disposizione del gip, non aveva pagato una partita di cocaina, o meglio aveva saldato l’acquisto di 150 grammi di cocaina con settemila euro in contanti. Solo che i soldi erano falsi, circostanza che, naturalmente, aveva mandato su tutte le
Daniele Zennaro CHIOGGIA. Emergono nuovi ri-
svolti, anche drammatici, dalle intercettazioni dei carabinieri che hanno condotto l’operazione denominata “Tsunami” , che ha portato alla maxi retata di giovedì mattina, alle prime luci dell’alba. Oltre ai codici, usati dagli indagati per la distribuzione di cocaina o marijuana, gli inquirenti hanno potuto appurare che, oltre all’attività di spaccio, verso chi sgarrava scattavano anche azioni punitive, con minacce e addirittura percosse. È il caso, per esempio, del cuoco Andrea Tiozzo Meo Ambrosi, di 41 anni, raggiunto e minacciato dalle menti dell’organizzazione, Marco Di Bella e Raffaele D’Ambrosio, al ristorante “Sottovento” di Rosolina, dove Tiozzo lavorava. E in quella occasione Di Bella e D’Ambrosio avevano avuto una discussione piuttosto accesa
L’operazione Tsunami ha scoperchiato un’organizzazione di tipo criminale
Un episodio di spaccio filmato da carabinieri e guardia di finanza
chioggia. l’incontro del comitato
«Romea punto critico della viabilità regionale Arzeron da completare» CHIOGGIA. «L’incontro che il
nostro comitato ha avuto in Regione durante i lavori della seconda commissione ha prodotto luci e ombre». È quanto ha detto l’avvocato Giuseppe Boscolo Gioachina, referente del comitato Romea-Ferrovia, all’incontro pubblico che si è tenuto venerdì sera nei locali della Prometeo, a Sottomarina. «Chioggia», spiega Boscolo Gioachina, «era presente nel Piano Territoriale dei Trasporti in maniera sicuramente insuffi-
ciente, perché non si è capito che la Romea è il punto critico della viabilità regionale. Il nostro comitato nell’audizione di giovedì ha chiesto quello che da tempo chiede la nostra città, ovvero il completamento dell’Arzeron, una nuova Romea da scegliere con uno studio di fattibilità che valuti le varie alternative con delle apposite analisi di costi e benefici e la nuova ferrovia Chioggia-Piove di Sacco. Per la Romea abbiamo chiesto di valutare le ipotesi in campo
chioggia
«Gpl, Regione non c’entra decisione spetta a Roma» CHIOGGIA. «La Regione non ha alcuna competenza sull’impianto gpl». Lo precisa l’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato rispondendo all’interrogazione della consigliera Cinque stelle Erika Baldin. «Col decreto legge del 2012, il cosiddetto Semplifica Italia», spiega l’assessore, «l’autorizzazione per questo tipo di impianti non è più attribuita alle compe-
tenze regionali. Con il provvedimento il Governo Monti ha individuato i requisiti degli impianti strategici a livello nazionale e è stata definita una competenza a carico dello Stato, con l’acquisizione dell’intesa regionale. Tuttavia, lo Stato non ha mai dato seguito a alcuna disciplina sui contenuti di rilascio di questa intesa. Questi presupposti sono necessari per mettere la parola fine alle polemiche del tutto infon-
come la Opzione Zero, la Orte-Mestre ed il progetto dello Studio Sinergo, oltre ad una eventuale limitazione del traffico pesante. In tutta risposta il presidente della commissione, Francesco Calzavara, ha affermato che forse Chioggia ambisce a diventare la capitale del Veneto. Certo si è trattato di una battuta che però fotografa quella che è la considerazione attuale nei confronti della nostra città». Sulla ferrovia il comitato ha chiesto che venga presa in considerazione un nuovo tratto Chioggia-Piove di Sacco. «Il Piano Regionale dei Trasporti», spiega Giuseppe Boscolo, «ha preso in considerazione la nostra richiesta di potenziare l’attuale linea Chioggia-Adria, nell’ottica del rilancio del porto e della nuova via ciclabile Ven-To. Per quanto riguarda lo studio di fattibili-
date che la consigliera Baldin continua a portare avanti contro la Regione. La consigliera fa finta di non sapere o, peggio, non sa nemmeno che la Regione non ha alcuna competenza sull’impianto né l’ha mai avuta. Nella speranza di inseguire consensi politici non dice che, pur circoscrivendo l’intesa alla sua corrispondenza con le politiche regionali di settore, resta esclusa qualunque valutazione di carattere tecnico in capo alla Regione. L’impianto è stato autorizzato dal Mise che all’epoca era guidato da Federica Guidi (Pd), poi retto da Luigi Di Maio, e oggi dal ministro Patuanelli, entrambi Cinque Stelle». — E.B.A.
furie il Di Bella ed il D’Ambrosio, pronti anche a macchiarsi di gravi reati pur di recuperare il denaro che il Tiozzo aveva maldestramente sottratto loro. I due avevano raggiunto il ristorante di Rosolina e, incuranti dei clienti, avevano minacciato il cuoco. I carabinieri, naturalmente, stan-
tà della nuova ferrovia l’assessora De Berti ha ripetuto il vecchio ritornello dell’assessore Chisso che ha sempre detto che la linea costa 500 milioni di euro ed è quindi troppo onerosa. In realtà esistono altri studi che prevedono un costo più sostenibile pari a 130 milioni. L’incontro dell’altra sera ha avuto un riscontro positivo perché erano presenti rappresentanti della maggioranza (la consigliera regionale Erika Baldn, il presidente del consiglio Endri Bullo e l’assessore Alessandra Penzo) e della minoranza (Marcellina Segantin e Barbara Penzo), oltre ai rappresentanti delle categorie economiche e coerenti con la lettera trasmessa dal sindaco Ferro verrà redatto un testo da inviare in Regione con le richieste della nostra città» . — D.Z.
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Auguri Ida 100 anni festeggiati in Comune Il sindaco Alessandro Ferro incontra la centenaria Ida Boni per congratularsi per il traguardo. La nonnina, nata a Badia Polesine il 25 agosto 1919, ha trascorso molti anni a Milano per poi sistemarsi a Chioggia con i familiari. Il sindaco le ha rinnovato gli auguri omaggiandola con una pergamena e un mazzo di fiori.
no ancora indagando per cercare di capire se vi siano da attribuire a Di Bella e D’Ambrosi, altri capi d’imputazione. Le percosse, infatti, subite da Tiozzo non sono ancora state confermate, anche se tutto lascia presagire che sia andata davvero così. Difficoltà dovute al fatto che il cuoco 41enne non ha sporto alcuna denuncia nei confronti dei due e quindi la ricostruzione dei fatti non è affatto semplice. Probabile che poi, in qualche maniera, Andrea Tiozzo Meo Ambrosi abbia saldato il suo debito, su come e quando è tutto da chiarire. In pratica però l’operazione Tsunami ha scoperchiato una sorta di vaso di Pandora, tra mezze frasi, obiezioni e ammissioni, che stanno portando a galla una organizzazione criminale, nella quale Marco Di Bella e Raffaele D’Ambrosio ne erano a pieno titolo i registi, gestendo un giro di denaro da far rabbrividire e che, verosimilmente, attirava molti pesci piccoli come, appunto, il Tiozzo, che pure aveva una propria attività, una propria famiglia, dei figli da crescere, ma che si era fatti illudere dai facili guadagni che, in effetti, la vendita di cocaina e marijuana potevano garantire, salvo non calpestare le regole del gioco. Andrea Tiozzo aveva cercato di raggirare i complici, probabilmente anch’egli tradito da compratori truffaldini e senza scrupoli, per colpa dei quali però ha rischiato davvero molto grosso. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Anna Nordio “sindaco” del Consiglio dei ragazzi
Anna Nordio CHIOGGIA. È Anna Nordio, della classe I C della scuola secondaria di primo grado Galileo Galilei, la nuova sindaco del Consiglio dei ragazzi. La ragazzina ha ricevuto venerdì mattina la fascia tricolore dalle mani del sindaco Alessandro Ferro. «Siamo sempre ben felici di ricevere la visita dei ragazzi delle scuole», sottolinea il presidente del Consiglio comunale, Endri Bullo, «in questo caso del consiglio dei ragazzi, non solo per far conoscere il palazzo municipale, gli uffici e il funzionamento della macchina comunale, ma anche per ricevere dei suggerimenti, da un punto di vista nuovo e importante com’è quello dei giovani». — E.B.A.
uildm di chioggia
Centro di riabilitazione oggi la festa dei 10 anni CHIOGGIA. Un concerto per festeggiare con la città i dieci anni del Centro di riabilitazione della Uildm. Oggi, alle 18.15 nella basilica di San Giacomo, si esibiranno la corale Armonie di voci di Cona e il coro Edelweiss di Adria, diretti dai maestri Diego Mazzucato, Rita Zenata e Anna Minesso. L’ingresso è libero, con le offerte devolute alla Uildm. «Dopo aver festeggiato i 25 anni dalla nascita della sezione nel 2018», spiega Riccardina Boscolo, «oggi la Uildm Chioggia festeggia il decennale dell’apertura del
Centro di riabilitazione. Seguiamo attualmente un centinaio di famiglie con persone con disabilità, bambini, giovani e adulti. In questi 10 anni ci hanno seguito più di 300 disabili che hanno partecipato a varie attività: fisioterapia, attività fisica adattata, fisiochinesiterapia in piscina, centro d’ascolto, sostegno psicologico, musicoterapia, comunicazione, logopedia, sport, accompagnamento, servizio di trasporto, consulenza su barriere architettoniche». — E.B.A.
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PRIMO PIANO
DOMENICA 9 FEBBRAIO 2020 LA TRIBUNA
Lo scontro sull’ambiente
La rabbia di Zaia «Glifosate? Mai» Bufera sulla Docg e Nardi ci ripensa Zanette (Doc): «Innocente ha tradito la fiducia degli associati» La replica: «Noi primi a combattere il diserbante, non si cambia» Francesco Dal Mas CONEGLIANO. Il glifosate? «Io dico assolutamente di no, è un capitolo che deve essere chiuso». Luca Zaia, presidente della Regione, si sorprende - «con amarezza e con allarme» - che qualche produttore consideri con nostalgia il ricorso ai fitosanitari. «E Dio non voglia – dice – perfino sulle colline Docg». Per il governatore non ci sono né se né ma. «L’agricoltura, la coltivazione ed il vigneto del futuro sono a impatto zero. Non si può partire dal presupposto che dobbiamo mantene-
AncheConfagricoltura fa un passo indietro: «Non ostacoleremo il percorso della Docg» re presidi, fitofarmaci e anticrittogamici come il glifosate – aggiunge -. La lotta al glifosate è la madre di tutte le battaglie. In tutti i vigneti del mondo lo utilizzano? Bene, noi non lo dobbiamo utilizzare». E di questo è convinto, anzitutto, Stefano Zanette, presidente del Consorzio Doc. Che ha un diavolo per capello.«Non mi sorprende – mette le mani avanti – che il presidente di Confagricoltura abbia confermato la sua notoria posizione sull’uso della chimica. Semmai mi sorprende che lo abbia fatto a pochi giorni dall’ingresso nell’Associazione Colline Unesco, in-
gaggiando una battaglia con il presidente del Consorzio Docg, Innocente Nardi».«Ma – aggiunge Zanette .- considero un vero e proprio tradimento quello dell’amico Innocente. Perché lo immaginavo convintamente assertore della sostenibilità, fino ad usarla per vincere la candidatura Unesco». Sappiano, Giustiniani e Nardi – insiste il presidente del Consorzio Doc – che hanno perso la fiducia di gran parte dei loro associati, soprattutto i piccoli, di tutti i produttori Doc e pure dei sindaci che hanno voluto il regolamento che escludeva il glifosate, mentre loro, i produttori, nicchiavano. Per il presidente Zaia c’è una ragione in più ad escludere il ricorso ai fitosanitari. «Siamo nella zona del patrimonio dell’umanità, Unesco – ricorda -. È vero che l’Unesco non ci valuta sull’utilizzo del glifosate o altri pro-
dotti del genere, ma dobbiamo dare un segnale: quello che si fa nelle colline del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, dei 9 mila ettari patrimonio dell’umanità diventa cassa di risonanza a livello internazionale. Da qui deve partire il segnale “no glifosate, no Folpet e no Mancozeb». Con che faccia – si chiede Zanette – ci presentiamo nel mondo quando stiamo asserendo da anni che il Prosecco si fa senza uso della chimica? E’ da insensati – accusa – aver lanciato un messaggio così controproducente». Marina Montedoro, presidente dell’Associazione Colline Prosecco, pone, dal canto suo, l’esigenza della massima chiarezza. «Quando si parla di Colline Unesco non s’intende affatto il Prosecco – precisa -. Non è il business la nostra mission, ma la protezione di un territorio straordina-
rio per paesaggio e civiltà. Quindi – aggiunge - il sito Unesco va tutelato sotto tutti i punti di vista, non da ultimo quello ambientale. I numeri certificano che l’area non va identificata unicamente come zona viticola. La “core zone” comprende circa 9.200 ettari, di questi il 70% è a bosco e il restante 30% a vigneto e si questo 30, meno del 40% è a Docg». Zaia in queste ore ha un timore: che riesploda quel conflitto socia-
le contro i produttori di Prosecco che la vittoria a Baku aveva sopito. Ed è la paura che avverte anche Stefano Zanette. «Non vorremmo rivivere la contrapposizione di qualche tempo fa – dice l’uomo Doc -. E se lor signori non faranno marcia indietro, siamo pronti a far valerci valere in sede Associazione Unesco non appena, fra tre mesi, ci sarà il rinnovo del Cda». Da parte sua Innocente Nardi, sotto pressione, ieri è
stato costretto ad una inversione a “U”. «Siamo stati i primi ha detto - a vietare il glifosate sul nostro territorio, non torneremo certo indietro». Paolo Casagrande, presidente del sindacato Anpa, è caustico. «Reintrodurre il glifosate mi pare assurdo perché già da due anni non si usa e i viticoltori hanno ormai intrapreso tecniche di lotta alle malerbe con mezzi meccanici». In Confagricoltura, intanto, il sostegno al presi-
dopo la minaccia di azioni legali
Il bancomat del Prosecco rimosso dalle vie di Londra TREVISO. Il bancomat delle
bollicine, comparso a Londra, è stato tolto, sotto l’incalzare delle proteste da Treviso e non solo. Era stato installato in una via centrale di Londra ad opera della vineria "Vagabond Wine". Il Consorzio di tutela del Prosecco Doc aveva annunciato azioni legali per frode verso i consumatori inglesi. Per i produttori di Prosecco Doc questo modo di somministrazione è in-
vece "contrario al disciplinare" in quanto il consumatore non può avere visione dell'autenticità del prodotto acquistato attraverso l'etichetta e la fascetta della bottiglia. Il Consorzio aveva preannunciato ieri iniziative legali «contro chiunque, in Italia e all'estero, continuerà a somministrare del vino alla spina vendendolo come Prosecco, cosa non ammessa in alcun modo dal disciplinare vigen-
te». E l’installazione, dopo queste minacce, è stata portata in magazzino. Anche se una raccolta di firme on line chiedeva: fino a quando i cittadini inglesi saranno privati del diritto di godersi un calice di spumante da distributori automatici in luogo pubblico? «Poniamo fine a questa ingiustizia e incentiviamo l'installazione di Automatic bubble machine nelle strade princi-
La via di Londra con il distributore di Prosecco e subitodopo la sua rimozione
pali», sollecitava la petizione. Ma, nonostante l’autonomia portata dalla Brexit, la vineria londinese ha inteso
mettersi al riparo da pericolose azioni legali, rilanciate anche ieri mattina dal presidente del Consorzio Doc, Stefa-
no Zanette, prima di venire a sapere di aver vinto la curiosa battaglia. — F.D.M.
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Lo scontro sull’ambiente la scheda
L’erbicida ammesso dalla Ue fino al 2022
Una panoramica sulle colline del Prosecco, in zona Docg A sinistra, il governatore del Veneto Luca Zaia
dente Giustiniani è pieno. Ieri, dopo le dichiarazioni del governatore Zaia ci si è posti qualche riflessione. Ed è stato lo stesso Giustiniani a ribadire di non voler far saltare nessuna scelta già fatta nei Consorzi Doc e Docg. «Siamo i primi a sostenere che qualsiasi sostanza che può far male al consumatore vada ovviamente evitata – interviene il presidente provinciale Giangiacomo Bonaldi – Però in questo caso abbiamo
semplicemente preso atto che le autorità scientifiche americane hanno riscontrato che il glifosate non è tossico, quindi non è dannoso» Bonaldi ribadisce che proprio nel rispetto delle evidenze scientifiche si fonda l’agricoltura a impatto zero, «Se poi ci sono produttori che precauzionalmente ritengono di fare scelte diverse, non saremo certo noi ad opporci», conclude. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
TREVISO. «Nessuno stop all’uso del glifosato». A stabilirlo, il primo ottobre scorso, la Corte di Giustizia Ue. A riaprire il caso è stata la causa presentata dal Tribunale penale di Foix (Francia) dopo la protesta dei “Mietitori volontari anti ogm dell’Ariège”. Il gruppo ambientalista era stato accusato di aver danneggiato dei bidoni di Roundup, contenente glifosato, nella città di Pamiers. Da qui è seguita la domanda di chiarimenti alla Corte Ue da parte della giustizia francese sulla validità della normativa europea inerente l’utilizzo dell’erbicida. A Lussemburgo i giudici hanno passato in rassegna vari elementi della normativa. Dalla valutazione dei rischi derivanti dall'uso dei prodotti fitosanitari, alla procedura che prevede test e studi forniti dal richiedente di un'autorizzazione per l'immissione sul mercato, fino alla verifica di tali elementi da parte delle autorità competenti e l'accesso pubblico ai documenti. Il risultato? Non sussiste alcun elemento capace d'inficiare la liceità dell’uso del glifosato. Il glifosate è l’erbicida più utilizzato al mondo - conta quasi 5 miliardi di dollari di vendite è un diserbante non selettivo, dunque una molecola che elimina indistintamente tutte le erbe infestanti. Introdotto nel 1974, dalla sua immissione nel mercato ne sono state spruzzate sui campi milioni di tonnellate. Nel marzo 2019 la Commissione europea ha annunciato l’intenzione di nominare un gruppo di Stati membri correlatori della prossima valutazione del glifosate, che scade il 15 dicembre 2022. Nei regolamenti di polizia rurale dei comuni della Docg esiste però già il divieto dell’uso, ovunque, dell’erbicida. Il Consorzio Doc lavora in questo senso. —
Cosa c’è dietro l’improvvisa apertura di Confagricoltura alla reintroduzione dell’erbicida sdoganato in Usa da Trump
Le multinazionali cercano il traino dell’Unesco per il business bollicine
Lodovico Gustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto
L’ANALISI
S
i gioca una partita nascosta sul Prosecco Docg. Il Consorzio Doc è stato il primo ad autotutelarsi, vietando il ricorso al glifosate. L’esempio è stato seguito dalla Regione e dai Comuni che hanno imposto in area Conegliano-Valdobbiadene un regolamento di polizia rurale condiviso. E che impedisce il ricorso a questo trattamento. Le multinazionali della chimica in agricoltura hanno avvertito subito il pericolo. Ed hanno ottenuto, grazie alla complicità di Trump, che l’agenzia per la protezione dell’ambiente Usa (Epa) escludesse qualsiasi pericolo per la salute umana derivante dall’utilizzo del glifosate, erbicida in uso particolarmente nelle tecniche di agricoltura conservativa. I grandi produttori di bollicine – ai quali interessa anzitutto
il business e che in questa prospettiva considerano anche il possibile traino dell’Unesco – non hanno trovato di meglio che rivolgersi al loro rappresentante più autorevole, Lodovico Giustiniani, perché nella veste di presidente regionale di Confagricoltura rilanci l’ammissibilità dell’erbicida. E, magari, perché lo faccia anche all’interno della go-
Fra tre mesi la governance dell’Associazione Unesco sarà rinnovato vernance dell’Associazione Colline Prosecco Docg, riconosciute patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Un’evenienza urgente, da materializzare in tempi brevi, perché fra tre mesi il cda si rinnova e Giustiniani potrebbe anche non sedere più in questo con-
Fitofarmaci vicino alle case ma in regola, irroratore assolto sto a confine con la loro abitazione, come la presenza di forti odori chimici, disturbi alle vie aeree, l'impossibilità di tenere le finestre aperte o rimanere in giardino. Nelle denunce i cittadini chiedevano alla procura della Repubblica di Treviso di accertare eventualmente i reati di getto pericoloso di cose e di inquinamento ambientale. I residenti avevano inoltre richiesto più vol-
te l'intervento dei carabinieri e degli ispettori del servizio Igiene della Asl 2 della Marca. Interventi all'esito dei quali, però, non erano mai state rilevate irregolarità, né nell’effettuazione dei trattamenti né nella gestione dei registri di campagna. Il giudice, nonostante l'opposizione dei denuncianti, ha ritenuto che i trattamenti effettuati - di cui era stata verificata la regolarità negli
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accertamenti ispettivi dell’Asl - non potessero ritenersi non consentiti dalla legge e che pertanto non fosse sostenibile un'accusa per getto pericoloso di cose né per inquinamento ambientale, richiedendo quest’ultima ipotesi una compromissione significativa e misurabile delle acque, dell'aria e di porzioni estese di suolo o sottosuolo. Situazione lamentata ma non riscontrata. Da qui la decisione del giudice per le indagini preliminari di Treviso, Bruno Casciarri, di archiviare le denunce ed ha escluso che l'attività di irroramento delle viti costituisca reato di getto pericoloso di cose. —
dopo la denuncia dei residenti a cappella maggiore
CAPPELLA MAGGIORE. Archiviata la denuncia sporta contro il titolare di una ditta “contoterzista” che si occupa di trattamenti sui vigneti. L’uomo (assistito dallo studio Caldart - Arrigo & associati) era stato denunciato da due residenti di Cappella Maggiore, tra l’autunno del 2017 e l’estate 2018, perché lamentavano i disagi subiti a causa del trattamento del vigneto po-
sesso. Conosciute ed apprezzate come sono nel mondo, le bollicine sono oggi considerate il meglio della sostenibilità enologica. Ma pochi sanno che il glifosate è stato bandito. Se ritornasse in uso, le multinazionali potrebbero vantarsi anch’esse di un’eccellenza, brevettata addirittura Unesco, certificando che la chimica non compromette la salute, anzi la promuove. Fatto sta che il presidente della Regione Luca Zaia, da quando ha concepito questa candidatura, ha sempre sostenuto la “viticoltura a chimica zero”. E che da ministro dell’Agricoltura ha stoppato gli Ogm, entrando nel mirino delle multinazionali. E’ evidente, dunque, l’arrabbiatura di tutti in queste ore, non solo perché rischia grosso la maggior parte dei piccoli vignaioli Docg e, di riflesso, corre grossi pericoli il popolo dei produttori Doc. Ma anche perché il solo evocare il ritorno dei fitofarmaci mina la credibilità dei primi passi dell’Associazione. E della stessa Regione. Con la conseguenza sicura di riaccendere il conflitto sociale da parte dei sempre più numerosi Comitati che contrastano i trattamenti e, quindi, l’uso della chimica. Finanche della Diocesi di Vittorio Veneto che si è fatta paladina di questa sensibilità. I riflettori sono accesi in particolare sul vertice del consorzio Docg, per capire in quale misura il confronto molto duro sul rinnovo degli incarichi rischierà di compromettere un patrimonio di stabilità economica e sociale costruito con tanta fatica. Ricordiamo solo che il Consorzio Docg vale 90 milioni di bottiglie vendute per il 70% circa in Italia. — Francesco Dal Mas
L’irrorazione meccanica dei fitofarmaci
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Domenica 9 ....Febbraio 2020
La Voce
VENETO
Redazione: piazza Garibaldi, 17 - Rovigo Tel. 0425.200.282 Fax 0425.422584 e-mail: cronaca.ro@lavoce-nuova.it
GIORNO DEL RICORDO Il governatore e le foibe: “No a equivoci e ideologie”
Zaia: “Condannare l’odio, sempre”
Sul Carso La targa a ricordo di una foiba
VENEZIA - "Il Giorno del Ricordo, in cui onoriamo le migliaia di nostri connazionali barbaramente uccisi nelle Foibe e tutti coloro che hanno sofferto l’Esodo Giuliano-Dalmata, ci impone ancora una volta, come già al Ghetto di Venezia il 27 febbraio per la commemorazione della Shoah, di condannare senza equivoci o sfumature ogni ideologia che si basa sulla sopraffazione, l’odio e la violenza e di contrastare qualsiasi azione tenda al negazionismo o al giustificazionismo di simili tragedie". Così il presidente della Regione del Veneto, Luca
Zaia è intervenuto in occasione della giornata commemorativa prevista per domani, rivolgendo il pensiero alle vittime delgi eccidi che si verificarono nelle zone lungo il confine orientale a conclusione della seconda guerra mondiale, e a coloro che scelsero la via dell’esilio, con l’abbandono di intere città e paesi. "Non pochi, tra le centinaia di migliaia di esuli giuliani - prosegue il governatore - giunsero nella nostra regione, a cui si sentivano vicini non solo geograficamente ma anche per la comune lingua
veneta e gli antichi legami con la città di San Marco. Il ricordo di quell'esilio e delle uccisioni nelle foibe è ancora vivo negli ultimi protagonisti, nei discendenti e nei nostri anziani. Questo bagaglio di memorie è un motivo in più per combattere i propositi di chi si ostina a negare o minimizzare l’entità e l’orrore di quegli eventi. A riguardo, come per la Shoah, l’unica cosa che è giusto negare, e con forza, è proprio qualsiasi negazione e distorsione delle più orribili realtà certificate dalla storia". © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIOCHI 2026 Evento promosso dal Pd a Bruxelles: esclusi i presidenti veneto e lombardo
Milano-Cortina, polemica politica La Lega contro i Dem: “Assurdo, Olimpiadi di tutti”. Tajani: “Vogliono intestarsi anche questo” VENEZIA - Polemica politica sulle Olimpiadi invernali del 2026 a Milano e Cortina. Ad accendere la miccia, l’iniziativa del Pd che ha organizzato un convegno a Bruxelles sui Giochi il prossimo 22 aprile: secondo quanto denunciano gli esponenti del centrodestra, dopo un articolo pubblica da “Il Giornale” non è stato invitato alcun rappresentate istituzionale delle Regioni che ospiteranno la manifestazione. Invito invece recapitato al sindaco di Milano, Giuseppe Sala, agli europarlamentari Pd Alessandra Moretti e Pierfrancesco Majorino, al ministro dello Sport Vincenzo Spadafora (M5s). “Il Pd al Parlamento Europeo organizza un’iniziativa dedicata alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, ma esclude le regioni Lombardia e Veneto. È assurda la scelta di non invitare i presidenti Fontana e Zaia, tenuti all’oscuro della cosa. Per la sinistra, evidentemente, le due regioni che ospiteranno l'evento internazionale non devono parlare, per lasciare spazio a esponenti politici del Pd”, scrive la delegazione della Lega al Parlamento europeo. “È inaccettabile: i giochi olimpici invernali aggiunge la Lega - sono un suc-
Unione (forse) perduta Il sindaco di Milano Sala con i governatori Zaia e Fontana cesso di tutti, non di una sola parte politica, un motivo di orgoglio per l’intero Paese, non qualcosa da usare per fare propaganda per un partito. Davvero un pessimo esempio da parte di chi, quando a Bruxelles si recano in visita i suoi ministri, chiede alle altre forze politiche di lavorare nell’interesse dell’Italia”. Va all’attacco anche Forza Italia.
“Lombardia e Veneto sono stati tagliati fuori, in modo assolutamente scorretto, da questo appuntamento, organizzato tra l’altro il 22 aprile, alla vigilia delle prossime elezioni regionali”, afferma Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Che aggiunge: “Auspichiamo un intervento del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, affinché venga
corretta la rotta e questo momento di confronto possa essere davvero imparziale, istituzionale e con tutti gli attori protagonisti in campo. Senza pericolose e inspiegabili esclusioni”. “Giù le mani dalle Olimpiadi di Milano e Cortina”, scrive su Twitter Antonio Tajani, vicepresidente di Fi e europarlamentare azzurro. “Così il Pd vuole scippare pure le Olimpiadi. È scandaloso - commenta Tajani - che un gruppo parlamentare si intesti un simile traguardo che è stato possibile solo e soltanto attraverso un bel lavoro di squadra. D’altronde il Coni è un’istituzione apartitica”. “Il tentativo del Pd e del gruppo europeo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici di mettere il cappello sulle Olimpiadi invernali di MilanoCortina 2026 è francamente di cattivo gusto - dice invece Marco Marin, deputato di Forza Italia . Organizzare un convegno come quello che ci sarà il 22 aprile prossimo a Bruxelles così smaccatamente targato Pd dimenticandosi di invitare alcuni autorevoli rappresentanti del centrodestra non fa giustizia della battaglia che l’Italia ha vinto giocando tutti insieme”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Il sottosegretario Margiotta: “Opera di cui essere orgogliosi”
La conferma: Mose a fine giugno VENEZIA - "Il commissario Elisabetta Spitz e il provveditore Cinzia Zincone hanno confermato oggi che a fine giugno, pur senza l’ultimazione definitiva dei lavori prevista per il 2021, il Mose sarà in grado di intervenire in situazioni di emergenza quale quella del 12 novembre scorso". Lo ha dichiarato il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Salvatore Margiotta, intervenuto al Convegno su Acque alte a Venezia, soluzione Mose. "L'impulso dato dal Ministro De Micheli, recatasi immediatamente a Venezia in quella circostanza, sta dando frutti concreti. - ha aggiunto Margiotta - Rimane il rimpianto relativo alla vicenda dello scorso anno: se i lavori fossero stati completati nei tempi previsti non
ci sarebbero state conseguenze così gravi". "Quello dei tempi di esecuzione di un’opera è un tema di carattere generale ben noto al Governo - ha detto ancora l’esponente dell’esecutivo appartenente al Pd - che ha in animo di intervenire non solo attraverso il Regolamento, ormai quasi pronto, recepiti i suggerimenti degli operatori del settore, ma anche con imminenti azioni di legislazione primaria. Intanto, è un errore dividersi tra tifosi e detrattori del Mose: ora quel che conta è che sia presto funzionante ed efficace e il Governo si muove in questa direzione. Il mio parere è che si tratti di un’opera di ingegneria, anzi di ingegno, ambiziosa di cui il Paese dovrebbe essere orgoglioso". © RIPRODUZIONE RISERVATA
In breve In Lessinia
Morto scalatore precipitato in falesia n VERONA - Tragedia sui monti della Lessinia. Un arrampicatore veronese cinquantenne ha perso la vita ieri mattina cadendo mentre stava scalando a Ceredo, località di Sant’Anna d’Alfaedo. L’incidente sarebbe stato provocata dal cedimento di un moschettone: l’uomo, climber molto esperto, è precipitato a terra da circa 20 metri ed è morto sul colpo. La palestra di roccia teatro della disgrazia è una delle più note della zona. Sul posto i carabinieri della Compagnia di Caprino e il soccorso alpino di Verona.
Riconosciuto dal Vaticano
S. Leopoldo patrono dei malati di tumore n PADOVA - Il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, ha annunciato Congregazione vaticana per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha ufficialmente riconosciuto San Leopoldo Mandic come patrono dei malati d'Italia colpiti da tumore. Il vescovo nel luglio 2016 aveva fatto partire l'iter dopo la richiesta dei frati cappuccini e di un gruppo di medici padovani. La petizione ha raccolto quasi 70mila firme in tre anni. San Leopoldo morì per un tumore all'esofago, ed era già invocato per la guarigione da molti fedeli.
Raccolta di fondi
Sindaci camerieri per solidarietà n TREVISO - Una serata all’insegna della solidarietà durante la quale i sindaci del territorio si sono svestiti per poche ore della fascia tricolore per tramutarsi in camerieri provetti, servendo direttamente ai tavoli. Questa è stata venerdì sera la “Cena di solidarietà per Venezia e il litorale” organizzata dalla casa di Casa di Cura Giovanni XXIII di Monastier, in provincia di Treviso, per raccogliere fondi a favore del capoluogo lagunare, ferito dall’acqua alta straordinaria del 12 novembre scorso. Tra i “camerieri” anche il sindaco Luigi Brugnaro,
Per le emergenze Il Mose entrerà presto in azione
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Primo Piano La proposta
«Un questionario per tutti i viaggiatori negli aeroporti»
Domenica 9 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Dietrofront del Governo «Alunni a casa 14 giorni» Il ministero della Salute accoglie la richiesta `«Permanenza volontaria fiduciaria»: dall’asilo delle Regioni leghiste per chi torna dalla Cina in su, assenze giustificate per tutte le nazionalità `
IL CASO
«Nel corso di un’emergenza sanitaria globale abbiamo il diritto di sapere dov’è stato un viaggiatore prima di arrivare in Italia». Per Marco Siclari, senatore di Forza Italia e capogruppo in commissione igiene e sanità, «misurare la temperatura non basta» così ha proposto al ministro della Salute («Sta già lavorando per l’attuazione») di «distribuire ai viaggiatori un questionario, realizzato con alcuni esperti, «da somministrare a chi viaggia verso il nostro Paese» con qualunque mezzo di trasporto per appurare «se nell’ultimo mese è stato a contatto con persone a rischio infezione» oppure «è stato in luoghi a rischio per il coronavirus». Un test che «permette anche di conoscere i dati personali, i contatti, l’alloggio e la durata del soggiorno». Del questionario si occuperebbe il personale di bordo che, in caso di risposte sospette, «avviserebbe il cordone sanitario negli aeroporti o porti di destinazione» per avviare nuovi controlli. F. Mal. © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Si scrive «permanenza volontaria fiduciaria», ma si legge:dietrofront del Governo sul Coronavirus. Anche se la firma non è di un politico bensì di un tecnico, qual è il direttore generale Claudio D’Amario, la circolare diffusa ieri dal dicastero della Salute accoglie in pieno la richiesta dei quattro presidenti leghisti di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trento e Lombardia, che lunedì scorso avevano invitato il ministro “rosso” Roberto Speranza a prevedere «un periodo di 14 giorni prima del rientro a scuola da parte degli studenti, di qualsiasi nazionalità, italiani compresi, giunti in Italia dalle aree affette della Cina». Di fronte «alle attuali esigenze di sanità pubblica» citate nel testo, dunque, adesso pure gli altri componenti dell’esecutivo demostellato dovranno rivedere la loro contrarietà.
«viene avviato il percorso sanitario previsto per i casi sospetti». In questo modo gli studenti sono equiparati alle altre categorie di persone ritornate, «fermo restando il diritto inalienabile di bambini e ragazzi, di qualsiasi nazionalità, di frequentare liberamente e regolarmente la scuola in assenza di evidenti e conclamate con-
troindicazioni di carattere sanitario». In caso contrario, invece, alle famiglie viene proposto un patto di fiducia, che garantisce tranquillità rispetto alle lezioni perse: «Il ministero della Istruzione, con il quale l’aggiornamento della circolare è concordato, con un suo autonomo provvedimento darà indicazione ai dirigenti scola-
LA RETROMARCIA È evidente la retromarcia comportata per il Governo, a rileggere le dichiarazioni di questa settimana. «Invito i governatori del Nord a fidarsi di chi ha specifiche competenze, non ci sono i presup-
Il video A Wuhan persone portate via da casa con la forza Trascinati nei campi di isolamento In un video pubblicato dal “Daily Mail” si vedono persone portate a forza fuori da casa a Wuhan e rinchiuse in campi di quarantena da agenti in tute antisettiche, come anche una donna trascinata per i piedi fuori da un supermercato perché sorpresa senza mascherina protettiva e messa in isolamento.
LE MISURE Aggiornando le precedenti disposizioni emanate il 1° febbraio, il documento precisa che le nuove misure «si applicano a bambini che frequentano i servizi educativi dell’infanzia e studenti sino alla scuola secondaria di secondo grado, di ogni nazionalità, che nei 14 giorni precedenti il loro arrivo in Italia siano stati nelle aree della Cina interessate dall’epidemia». D’ora in avanti «il dirigente scolastico che venga a conoscenza dalla famiglia dell’imminente rientro a scuola di un bambino/studente proveniente» da quelle zone, «informa il Dipartimento di prevenzione della Asl di riferimento». A quel punto l’azienda sanitaria «mette in atto, unitamente con la famiglia, una sorveglianza attiva, quotidiana, per la valutazione della eventuale febbre ed altri sintomi, nei 14 giorni successivi all’uscita dalle aree a rischio». Dopodiché, in presenza dei sintomi definiti dall’Organizzazione mondiale della sanità,
stici affinché tali assenze siano considerate giustificate».
ROMA Per dieci giorni hanno viaggiato a Roma e in Italia ed erano già stati contagiati dal coronavirus, anche se non lo sapevano. Quando sono tornati a casa, a Taiwan, sono stati ricoverati in ospedale, mentre a Roma, con discrezione, è iniziata la ricerca di tutti coloro che hanno incrociato la coppia. Quelli che hanno avuto contatti più stretti sono stati individuati e isolati. Cosa è successo?
per il punto B. Marito e moglie, età attorno ai 50 anni, con altri due mebri della famiglia, partono da Taipei il 22 gennaio con destinazione Roma. Non scelgono un volo diretto con la compagnia taiwanese, ma preferiscono affidarsi a un collegamento in connessione con scalo a Hong Kong. Quando atterranno in Italia stanno bene e cominciano la vacanza, organizzata chissà quando, magari con grandi aspettative perché Roma e le altre città d’arte rappresentano ancora una meta con forte attrazione per i citta-
TRAGITTO Ricostruiamo la storia. I giornali di Hong Kong e di Taipei hanno riportato la notizia che dimostra come arginare la diffusione del coronavirus di Wuhan sia complicato, in un mondo sempre più piccolo, in cui si viaggia, in cui si rimbalza dal punto A al punto C, magari passando
UNA COPPIA DI TAIWAN APPENA RITORNATA IN PATRIA HA SCOPERTO DI ESSERE CONTAGIATA: VERIFICHE SUI CONTATTI
LE PERPLESSITÀ Italia Viva, con un tweet della deputata Lisa Noja rilanciato dal segretario Matteo Renzi, non nasconde però la sua perplessità: «Siano le istituzioni a decidere e non mettano il peso della scelta sulle famiglie». E sulle scuole, rimarca Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: «Ancora una volta si fa affidamento sulla affidabilità dei dirigenti scolastici e sul loro senso di responsabilità per impedire che un rischio ancora oggi molto contenuto possa amplificarsi e minacciare la popolazione». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
COREA DEL SUD Il primo ministro Chung Sye-kyun si sottopone al controllo della temperatura
ZAIA: «IL MINISTRO SPERANZA DIMOSTRA ONESTÀ E CORRETTEZZA» FEDRIGA: «APPREZZABILE COLLABORAZIONE FRA LE ISTITUZIONI»
(foto EPA)
Due turisti contagiati per dieci giorni hanno girato l’Italia LA STORIA
posti per allarme o panico», aveva detto il premier Giuseppe Conte. Aveva aggiunto il dem Francesco Boccia, titolare degli Affari Regionali: «Decide il ministro della Salute e le Regioni si adeguano». Ecco, ora il dicastero di Speranza ha deciso e i governatori sono ben lieti di adeguarsi a quello che avevano sollecitato, come sottolinea il leader leghista Matteo Salvini: «Avevano ragione e aspettano le scuse di chi li ha accusati di allarmismo e razzismo». Il veneto Luca Zaia evita però la polemica: «Con questo provvedimento il ministro Speranza dimostra onestà intellettuale e correttezza, scegliendo la via della tutela della salute e del bene dei cittadini. Ho sentito più volte il ministro in questi giorni, a lui va riconosciuto che, come noi, sa guardare oltre gli schieramenti politici». Concorda il friulgiuliano Massimiliano Fedriga: «Considero apprezzabile la collaborazione tra le istituzioni che, nel caso specifico, ha portato a buoni frutti». Aggiunge il trentino Maurizio Fugatti: «È la testimonianza di come il dialogo costante tra Governo e Regioni e Province autonome sia la strada più efficace». Chiude il lombardo Attilio Fontana: «Ringrazio il ministro Speranza per aver ascoltato le istanze del territorio, non lasciandosi condizionare da quei “sepolcri imbiancati” che hanno voluto strumentalizzare la nostra richiesta».
dini dell’estremo Oriente. Tornano in Italia il primo febbraio (sempre con un volo con scalo a Hong Kong), marito e moglie hanno la febbre, e il 4 febbraio vengono ricoverati in ospedale a Taiwan. Risultano positivi al test: hanno una polmonite causata dal coronavirus 2019-nCoV. A quel punto i medici di Taiwan iniziano a indagare perché c’è qualcosa che non torna, visto che l’isola - per ragioni storiche e politiche - ha limitatissime relazioni con la Cina e nella storia dei due pazienti non risultano contatti diretti con persone che erano state in Cina né tanto meno nella provincia di Hubei. Il 6
febbraio, nel corso di una conferenza stampa, il Centro contro le epidemie di Taiwan annuncia che ci sono due cittadini contagiati, ricoverati in ospedale, dopo un viaggio in Europa.
ESPERTI Il ministro della Salute, Chen Shih-chung, si sbilancia: «Dopo esserci consultati con gli esperti, siamo giunti alla conclusione che il luogo più probabile in cui è avvenuta l’infezione è a bordo dell’aereo da Hong Kong all’Europa, dove la coppia si trovava in uno spazio limitato». Il ministro parla di Europa, ma significa Italia, Roma. E soprattutto se la ri-
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costruzione degli esperti taiwanesi è esatta, la coppia è stata contagiata nel volo di andata e, dunque, durante la vacanza in Italia, inconsapevolmente, era già infetta. Se è vero che non avevano ancora i sintomi e che la febbre è arrivata solo successivamente, al ritorno a Taiwan, in giro per Roma erano asintomatici, dunque le possibilità che abbiano contagiato altre persone sono bassissime. Però non si può sottovalutare questo allarme e, per fortuna, la macchina della sicurezza sanitaria internazionale ha funzionato e le autorità di Taiwan hanno comunicato il problema a quelle italiane.
A quel punto si è messa in moto la rete della sicurezza, anche grazie alla task force dei medici al nono piano della Regione Lazio che sta vigilando su tutti i casi sospetti di coronavirus: sono stati individuati i soggetti che hanno avuto contatti con la coppia e sono stati posti in isolamento. Questa storia non deve alimentare paura e irrazionalità, ma in qualche modo rassicurarci perché comunque dimostra che i sistemi di prevenzione e di comunicazione stanno funzionando e che i rischi non vengono sottovalutati. Il meccanismo è lo stesso che si era messo in moto per i primi due casi di contagiati segnalati in Italia, vale a dire i due turisti di Wuhan atterrati a Malpensa e poi arrivati fino a Roma, passando per Parma, Verona e Firenze. Anche per questi pazienti, c’è stata al ricostruzione di tutti i contatti, da chi ha viaggiato con loro in aereo all’autista della macchina che hanno noleggiato nel tragitto tra Parma, Firenze e Roma. Tutti sono risultati negativi. Mauro Evangelisti © RIPRODUZIONE RISERVATA
XII
Mestre Marcon Mogliano
Domenica 9 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Navi “incagliate” Porto e istituzioni chiedono risposte Giovedì un vertice con Brugnaro, Musolino e gli operatori preceduto da un corteo di barche per la crisi dello scalo `
LA MOBILITAZIONE MESTRE Il porto scende in cam-
po e anche in acqua. Dopo il manifesto dell’anno scorso, firmato da decine di operatori per salvaguardare la seconda economia della città e del territorio dopo quella del turismo, giovedì prossimo, 13 febbraio, si riuniranno gli stati generali della portualità. E questa volta sono molti di più per chiedere al Governo, anzi ai governi, di finirla con le perdite di tempo e le prese in giro. Il fatto che non si riesca ad arrivare ad una soluzione lo dimostrano i temi della protesta e della riunione, che sono sempre gli stessi dell’anno scorso, dell’anno prima e di quello prima ancora, ma ogni anno la situazione peggiora perché le compagnie da crociera e quelle delle merci hanno sempre meno fiducia sul fatto che lo scalo riesca a riconquistare l’accessibilità in laguna e una tranquillità operativa.
L’APPUNTAMENTO Il convegno è fissato alle 10:30 nella sede di Vtp, la Venezia Terminal Passeggeri alla Marittima di Venezia, ma il ritrovo in realtà avverrà prima, quando gli operatori portuali si muoveranno con un corteo di barche da lavoro in centro città e poi si riuniranno con i lavoratori portuali per manifestare l’indignazione di 21 mila persone e delle loro famiglie verso una serie di Governi che dal 2012, anno del decreto Clini, hanno rinviato continuamente la soluzione per la grandi navi da crociera, e da anni stanno bloccando lo scavo dei canali portuali impedendo a un numero sempre maggiore di navi porta container di accedere alle banchine. Mentre il turismo di massa sta soffocando Venezia, e solo l’acqua alta eccezionale e i video che ancora girano per il web ne hanno rallentato la morsa, il porto sta soffocando per mancanza di decisioni.
L’ultimo esempio è quello del Protocollo fanghi, il documento che dovrà sostituire quello del 1993 per classificare i fanghi, in base al loro grado di inquinamento, da scavare per liberare i canali. Il Governo aveva promesso che sarebbe stato firmato ai primi di febbraio ma adesso si scopre che manca ancora l’esame ecotossicologico ad opera dell’Istituto superiore della Sanità, cosa che doveva essere
SCAVO DEI CANALI, PROTOCOLLO FANGHI E GRANDI NAVI I TEMI DA RISOLVERE PER RILANCIARE L’ATTIVITÀ Il lutto Morto a 44 anni Nicola Paccagnella LUTTO È morto a 44 anni Nicola Paccagnella. Il Porto è in lutto per il giovane funzionario che da una decina d’anni operava nella Direzione programmazione strategica, una delle aree dell’organico dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale (Adspmas). Era entrato nel 2011 con un contratto a progetto come collaboratore tecnico nell’ambito di Watermode che promuove il trasporto marittimo e fluviale per Adriatico, Balcani ed Est Europa: un’iniziativa cofinanziata dal Programma di Cooperazione Europea Comunitario “South East Europe”, che ha permesso di istituire Multilog, ossia una rete transnazionale di partner nell’area dell’Europa Sudorientale per la promozione del trasporto multimodale attraverso l’integrazione del trasporto marittimo e fluviale nella catena logistica.
fatta entro gennaio. Considerando che già i primi di febbraio era un rinvio da fine 2020, che a sua volta era un rinvio da novembre e che, tornando indietro col tempo, era un rinvio dall’anno prima, se ne ricava che rosso-verdi, giallo-rossi, rosso sbiadito del Governo Renzi e via di seguito non sono ancora riusciti a risolvere il problema; e intanto i fanghi restano in acqua, interrano i canali e, se sporchi, inquinano la laguna. «Non sono riusciti o non vogliono?» si chiedono gli operatori portuali che ricordano come il porto di Venezia produca 6,6 miliardi di fatturato diretto senza contare l’indotto.
CRISI Istituzioni mobilitate giovedì per sollecitare risposte sull’operatività del porto di Venezia
LA PROTESTA Giovedì mattina si parlerà, dunque, di tutto questo e si protesterà contro chi sta portando al collasso la seconda economia del territorio. Ci saranno il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Settentrionale (Adspmas) Pino Musolino, il comandante della Capitaneria di porto Pietro Pellizzari, il presidente di Confindustria Venezia e Rovigo Vincenzo Marinese, il presidente della Camera di commercio Giuseppe Fedalto, i vertici di Confcommercio Venezia, Federsped, Confetra Nord-Est, Confitarma, Assarmatori, Assiterminal, i Sindacati, vertici di imprese portuali e, naturalmente, i promotori, ovvero Alessandro Santi, presidente dell’Associazione Agenti Raccomandatari e Mediatori Marittimi del Veneto e Gian Enzo Ducci, presidente di Federagenti. «Vogliamo far capire che siamo stufi di dipendere da scelte di soggetti che vengono sempre da fuori spiegano gli operatori -. Lavoratori e imprenditori che pagano le tasse e lavorano onestamente hanno diritto di fare scelte sul loro territorio, per il loro territorio e i suoi cittadini». Elisio Trevisan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Rapina al supermercato Arrestato da un vigilante MOGLIANO Bloccato da una guardia giurata fuori servizio, intervenuta per impedirgli di rubare una notevole quantità di generi alimentari dall’Eurospin di via Ortigara a Mogliano, ha estratto una forbice e minacciato il personale prima di accasciarsi a terra, vittima di un presunto malore. Protagonista della tentata rapina un 38enne di origini marocchine che, con la complicità di un connazionale 28enne, aveva cercato di varcare le porte del supermercato dopo aver asportato generi alimentari per svariate centinaia di euro. L’uomo, dopo l’intervento dei carabinieri della stazione di Mogliano, è stato trasferito in ospedale a Treviso dov’è rimasto piantonato dai militari per alcune ore. Il complice, invece, è stato portato in caserma, in attesa delle disposizioni dell’autorità giudiziaria. Si tratta del secondo furto trasformatosi in rapina in meno di 24 ore a Mogliano, dove venerdì sera due uomini hanno tentato di svuotare il re-
gistratore di cassa del negozio di cosmesi “Hair Beauty”, ma hanno dovuto fare i conti con la coraggiosa reazione dei presenti. Il ladro, 45enne georgiano, dopo aver spintonato una commessa, si è visto sbarrare le porte ed è rimasto come un topo in trappola prima dell’arrivo dei carabinieri, che lo hanno arrestato. Il complice è invece riuscito a fuggire, braccato dai passanti che lo hanno pure spintonato contro un muro prima che riuscisse a dileguarsi. L’episodio è avvenuto verso le 19, quando all’interno del supermercato c’erano decine di clienti. I due magrebini avevano arraffato quanto più potevano, asportando dagli scaffali diversi
MINACCIATA CON UNA FORBICE LA GUARDIA GIURATA CHE AVEVA CERCATO DI BLOCCARE I DUE MALVIVENTI
generi alimentari. Avevano aggirato le casse ma invece di dirigersi verso l’uscita, si sono trovati di fronte alle porte d’entrata. Un intoppo non da poco visto che le fotocellule non si attivavano e, di conseguenza, le porte non potevano aprirsi. È in quel momento che un uomo, guardia giurata di professione ma in quel momento fuori servizio e in abiti civili, è intervenuto per fermarli. Quando si è visto parare davanti il vigilantes, il 38enne ha estratto dalla tasca della giacca una forbice, gliel’ha puntata contro e l’ha minacciato. L’uomo non si è fatto spaventare e ha bloccato senza tanti complimento il cittadino magrebino, immobilizzandolo. Il malvivente a quel punto ha detto di sentirsi male, e assieme ai militari dell’Arma, che hanno trattenuto il complice 28enne, è sopraggiunta anche un’ambulanza del 118, che ha trasferito in ospedale il rapinatore, dov’è rimasto piantonato in attesa delle disposizioni del pubblico ministero di turno. Alberto Beltrame
Luca Zaia incontra gli artigiani Cgia Il Comune tende la mano Sul tavolo il nodo delle infrastrutture a Venezia dopo l’acqua alta IL CONFRONTO MESTRE Il presidente della Re-
gione Luca Zaia è stato ospite ieri mattina degli Stati generali della Cgia di Mestre, l’incontro annuale con i dirigenti dell’associazione che si è tenuto al Castello di Roncade. L’occasione, con la presenza di oltre 50 dirigenti artigiani, ha permesso di fare il punto della situazione economica del nostro territorio. Lavoro, infrastrutture, sanità, burocrazia e autonomia sono stati gli argomenti trattati da Zaia a cui hanno seguito gli interventi del direttore del Censis, Massimo Valerii e di Andrea Colli, economista dell’Università Bocconi di Milano. A Zaia gli artigiani mestrini hanno sotto-
lineato soprattutto il tema delle infrastrutture da completare, a cominciare dalla Pedemontana Veneta, dai lavori per la realizzazione della terza corsia dell’autostrada Venezia - Trieste fino al Mose e alla definizione del sito che accoglierà le Grandi navi. «Tutti hanno ribadito - ha dichiarato al termine del confronto il presi-
dente della Cgia Roberto Bottan - che la crisi iniziata nel 2008 ha cambiato il mondo e anche il nostro Veneto è tutta un’altra cosa rispetto a come si presentava 12 anni fa. Certo, la congiuntura rimane difficile, ma il Veneto rimane ancora una regione trainante dell’economia del Paese con grandi margini di ulteriore crescita».
INFRASTRUTTURE Il governatore Luca Zaia a confronto con gli artigiani Cgia
MARCON È stato consegnato ieri dal Comune di Marcon l’ammontare della raccolta fondi organizzata presso lo spazio espositivo della biblioteca comunale di piazza IV Novembre, in occasione della mostra fotografica curata da Luigino Busatto intitolata “Venezia si rialza” e conclusasi proprio ieri. A consegnare il simbolico assegno di quanto è stato raccolto (520 euro) durante i venti giorni in cui la mostra è rimasta visitabile al vicepresidente del Consiglio comunale, Saverio Centenaro, c’erano il sindaco di Marcon, Matteo Romanello e il fotografo Busatto. L’esposizione, realizzata dal Comune di Marcon con
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la collaborazione dell’associazione Laguna Photografica, ha proposto una raccolta di immagini dal duplice significato: ricordare la sofferenza patita dalla città a causa dell’eccezionale acqua alta dello scorso novembre, stimolando, nel contempo, un atto di generosità da destinare al recupero delle parti di Venezia danneggiate dall’acqua. «A nome della Città di Vene-
CONSEGNATI I FONDI RACCOLTI IN OCCASIONE DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA DI LUIGINO BUSATTO
SOLIDALI La consegna dei fondi
zia – ha dichiarato il vicepresidente Centenaro - desidero ringraziare il Comune di Marcon, gli organizzatori e il fotografo Luigino Busatto, per questo gesto di vicinanza verso la nostra città così duramente colpita il 12 novembre scorso». (mau.d.l.) © RIPRODUZIONE RISERVATA