Nick Magazine - Maggio 2010

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anno 7 e 3,00 MAGGIO www.nicklive.it Poste Italiane Spa - Sped. in A.P.D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1, comma 1 - LO/MI

05 2010

vivI il cinema!

todd solondz america ferrera ben stiller tina fey

OTTANTA . A-TEam, prince of persia, TRON LEGACY, hot tube, karate kid, sex & the city 2, wall street 2: il cinema riscopre il decennio più sottovalutato del novecento. In copertina, l’icona di quegli anni: l’american gigolo richard gere dear john

kitano

robin hood

3d

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marsiglia

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kubrick

the pacific

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CRISTIANO TAGLIORETTI

CLAUDIA PEDROLETTI art director claudia@nickmagazine.it

direttore cristiano@nickmagazine.it

COLOPHON

NICK - anno 7 - numero 05

reg. trib. milano numero 395 del 2 giugno 2000 direttore responsabile Cristiano Taglioretti

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MAGGIO 26

18

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FOCUS

COVER Non si esce vivi dagli anni 80..................... 26 Il segreto del mio eccesso................................. 35 PERSONAGGI.................40 Stanley Kubrick TECNOLOGIA................60 Tre dimensioni in cerca d'autore

SPECIALE UNICEF.......74 VanitĂ , il nostro peccato preferito MODA...................................82 Passato prossimo CONTAMINAZIONI.......88 Il tesoro del samurai DIVE..........................................96 La rivoluzione rossa VIAGGI................................106 Marsiglia

PEOPLE BEN STILLER....................................................................................... 52 TODD SOLONDZ.............................................................................. 70 AMERICA FERRERA....................................................................... 92 TINA FEY............................................................................................. 112

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STUFF 06 10 12 14 16 18 20 22 24 38 44

cinema il cinicko days world medicina outsider 1 news style words travel outsider 2

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nick I FILM DI aprile 7 maggio

Nick Code

521 Aiuto vampiro

Cirque du Freak: The Vampire’s Assistant Usa — 2009 fantasy — 109 min. — REGIA: Paul Weitz — CAST: John C. Reilly, Chris Massoglia

517 Christine Cristina

Italia — 2009 drammatico — 105 min. — REGIA: Stefania Sandrelli — CAST: Amanda Sandrelli, Alessandro Haber, Alessio Boni, Blas Roca-Rey

ATTENZIONE: il numero

di telefono a cui inviare gli sms per conoscere le sale e gli orari di tutti i film in programmazione è cambiato: il nuovo numero è 320 2041465 Per ricevere tutte le informazioni: 1 invia un Sms con il nick code e il nome della tua città (ex: 521 Milano) al numero 320 20 41465 (servizio gratuito. Tariffa Sms in base al proprio operatore). 2 collegati al sito www.nicklive. it e inserisci il nick code e il nome della tua città.

516 FRATELLI D’ITALIA

Italia — 2010 documentario — 90 min. — REGIA: Claudio Giovannesi — CAST: Alin Delbaci, Masha Carbonetti, Nader Sahran

personaggi pag. 36

movies pag.118

Tratto dai primi tre volumi della Saga di Darren Shan, la storia di Darren, un adolescente come tanti altri in terra irlandese e una passione così marcata per ragni, libri e film horror da indurlo a fuggire di casa per non perdersi l’unico appuntamento nella sua città del tour di Il circo degli orrori, popolato da macabre creature. Da vivo diverrà non-morto, assistente di un vampiro e inconsapevole miccia scatenante antichi dissidi sopiti tra fazioni di succhia-sangue e affini. ll calderone dei teenage movie con protagonisti ghiotti di emoglobina si arricchisce di un prodotto - scritto dal talento di Brian Helgeland (L.A. Confidential, Mystic River) - lontano dal sentimentalismo di Twilight.

Cristina Da Pezzano, figura misconosciuta, visse nel passaggio tra Medioevo e Umanesimo. Una donna di famiglia agiata, che conobbe il declino e la miseria, decisa a risorgere dall’abisso di una Parigi sotterranea e sconvolta da guerre centenarie. Per sopravvivere, vedova con due figli a carico, si servì del suo talento: verseggiare. Sfidò dunque, sostenuta da due mentori, le convenzioni delle accademie, della cultura dominante, donna in un mondo di uomini, voce dei derelitti. Per chi vuole conoscere un’inedita Stefania Sandrelli, musa del grande cinema italiano e ora all’esordio dietro la macchina da presa. Da non sottovalutare l’interpretazione della figlia Amanda come eroina femminista.

520 La pivellina

Italia/Austria — 2009 drammatico — 100 min. REGIA: Tizza Crovi, Reiner Frimmel — CAST: Patrizia Gerardi, Asia Crippa, Tairo Cairoli

484 LE ULTIME 56 ORE

Italia — 2010 azione — 107 min. — REGIA: Claudio Fragasso — CAST: Gianmarco Tognazzi, Luca Lionello, Simona Borioni, Nicole Murgia

COSTUME pag. 84

news pag. 18

COVER pag. 24

Alin, 17enne rumeno, in Italia da quattro anni, si scontra quotidianamente con i compagni di classe. Masha, 18enne bielorussa, adottata da una famiglia italiana, vorrebbe tornare nel suo paese natio per ritrovare il fratello. Nader, 16enne egiziano, nato a Roma, è fidanzato con una ragazza italiana contro il volere dei genitori. Tre adolescenti di origine straniera iscritti a un istituto tecnico di Ostia sono i protagonisti di un documentario che indaga il loro percorso di integrazione. Per riflettere sul valore positivo della multiculturalità in un Paese che ancora stenta a riconoscere la sua identità multietnica. Consigliato a chi ha voglia di scrollarsi di dosso qualche piccolo o grande pregiudizio.

Patti e Walter sono circensi che vivono ai margini della società, in un camper parcheggiato a San Basilio, Roma. Un giorno, cercando il loro cane, si imbattono in una bambina di due anni, abbandonata dalla madre con la promessa, scritta su un biglietto, di tornare. Assieme all’adolescente Tairo, al quale Walter sta insegnando le via della sopravvivenza, si mettono alla ricerca della donna, affezionandosi progressivamente alla piccola. Il loro girovagare li porta nella Roma lontana dal centro. I due registi, di professione fotografi ma con la passione per il cinema, rispolverano i canoni del neorealismo usando attori non professionisti e location reali. Cinema d’essai duro e puro, applauditissimo a Locarno.

Due storie parallele che si incrociano nel finale. La prima è quella di un gruppo di militari italiani, reduci dal Kosovo: guidati dall’integerrimo colonnello Moresco, sono impegnati nella missione segreta “Operazione 12 apostoli” per far luce su una spinosa questione irrisolta che, durante la guerra, aveva coinvolto un ospedale. L’altra riguarda la famiglia del vice questore Manfredi, scossa da una crisi coniugale e dal conflitto della figlia quindicenne di fronte alla separazione. Per vedere un buon prodotto italiano che unisce trame poliziesche, ritmi da film d’azione e spaccati su problematiche contemporanee, mettendo al centro dell’indagine i sentimenti, il valore e le difficoltà di ogni incontro.

6 7

A cura di Paola D’Antuono


518 Dear John

Usa — 2010 drammatico — 105 min. — REGIA: Lasse Hallström — CAST: Channing Tatum, Amanda Seyfried, Henry Thomas

515 DRAQUILA – L’ITALIA CHE TREMA

Italia — 2010 documentario — 93 min. — REGIA: Sabina Guzzanti

519 Due vite per caso

Italia — 2010 drammatico — 88 min. — REGIA: Alessandro Aronadio — CAST: Isabella Ragonese, Lorenzo Balducci, Sarah Felderbaum

OUTSIDER pag.16 - INTERVIEW pag. 77

INTERVIEW pag.34

travel pag. 41

Tratto da Ricordati di guardare la luna di Nicholas Sparks. John Tyree, problematico ribelle assoldato nell’esercito statunitense, si innamora follemente di Savannah Curtis, durante un periodo di congedo dedicato alla propria passione per il surf. Impegnato in missioni militari nella lotta al terrorismo post-11 settembre, John abbandona l’amata. Tra i due l’unico mezzo di comunicazione è un fiume di appassionate lettere. Fino a quando un altro uomo bussa alla porta di Savannah. Per chi cerca un solido dramma romantico come non se ne fanno da tempo, incentrato su antichi valori e plasmato all’insegna del classicismo accademico di Hallström. E per Amanda Seyfried, beltà eccentrica e sconcertante.

“La settima arte si arricchisce di una dimensione nuova, il cinema 4D, dove D sta per Democrazia”. Così Sabina Guzzanti introduce il suo documentario, il cui titolo è stato scelto dopo un brainstorming fra gli utenti del blog del suo sito internet. Draquila fa il punto della situazione a un anno di distanza dal terremoto che ha colpito L’Aquila, senza tralasciare di puntare il dito contro Silvio Berlusconi per il quale, sostiene l’autrice, questa catastrofe ha rappresentato una grande opportunità. Per avere una visione di quanto successo nei mesi successivi al terremoto in Abruzzo attraverso le testimonianze di 700 aquilani in un docufilm dove satira, presa diretta, soggettività e interviste ricordano lo stile di Michael Moore.

Liberamente tratto da Morte di un diciottenne perplesso, racconto di Marco Bosonetto, Due vite per caso è una sorta di Sliding Doors applicato a sogni, rabbia e speranze di una generazione, dove il fatto che un ragazzo poco più che ventenne tamponi o meno un’auto di poliziotti in borghese (con relativo abuso di potere in forma di violento pestaggio), conduce il destino del protagonista verso ipotesi sorprendentemente antitetiche, tra conformismo insoddisfatto e furore politico. Presentato a Berlino, un film da non confondere con l’onda giovanilista del teen movie nostrano; per chi ricorda il significato di parole come impegno civile e sdegno, l’esordio di un regista nel cui cuore batte Godard.

505 PUZZOLE ALLA RISCOSSA

12 maggio 511 ROBIN HOOD

L’affascinante e ambizioso imprenditore immobiliare Dan Sanders si trasferisce con la famiglia nel rurale Oregon, intenzionato a costruire là una schiera di villette. Purtroppo per lui c’è chi non gradisce affatto i suoi intenti ed è pronto a protestare con forza. L’uomo dovrà vedersela infatti con un folto e scalmanato gruppo di animaletti che abitano il bosco, guidati da un agguerrito e astuto procione, i quali non hanno nessuna intenzione di vedere invaso il loro territorio incontaminato. Per i sofisticati effetti speciali computerizzati e per constatare quanto possa essere pericoloso per l’uomo intraprendere una lotta contro la natura. E per Brooke Shields, che conserva intatto il suo famigerato fascino.

Robin Hood è un abilissimo arciere, in forza al Re Riccardo, in guerra contro l’esercito francese. Dopo la morte del re, si trasferisce a Nottingham, e qui si innamora della vedova Lady Marion. Per conquistare il cuore delll’amata, Robin decide di contrastare il corrotto sceriffo della città, stretta nella morsa delle imposte locali. Intanto, la situazione in tutto il Paese è notevolmente peggiorata con il nuovo Re sul trono e Robin, assieme a un gruppo di fidati combattenti, è deciso a intervenire. Moltissima l’attesa per l’anteprima al prossimo Festival di Cannes, seguita da una distribuzione mondiale a tappeto nei giorni successivi. Consigliato a chi ha voglia di reinventare la propria vita in modo inconsueto.

503 NOTTE FOLLE A MANHATTAN

Date Night — Usa — 2010 comm. — 88 min. REGIA: Shawn Levy — CAST: S. Carell, T. Fey

Furry Vengeance — Usa, Arabia — 2010 commedia — 92 min. — REGIA: Roger Kumble CAST: Brendan Fraser, Brooke Shields

movies pag. 119

Dopo anni di matrimonio Phil e Clara Foster rischiano di far precipitare la loro vita nella noia. Così per sfuggire alla routine quotidiana i due si regalano una serata romantica a Manhattan in un ristorante di lusso. Ma senza prenotazione è praticamente impossibile avere un tavolo, l’unica soluzione è quindi rubare il posto a un’altra coppia. L’idea purtroppo si rivela pessima e i due si ritrovano immischiati in un mare di guai, iniziando a ricordarsi cosa li rendeva una coppia speciale. Campione d’incassi in Usa, ha un buon ritmo, garantisce risate e spensieratezza e potrebbe facilmente suggerire qualche strana idea di divertimento per molte coppie in cerca di un modo per fuggire dalla routine.

Gran Bretagna/Usa — 2010 fantasy — 148 min. — REGIA: Ridley Scott — CAST: Russell Crowe, Cate Blanchett, Mark Strong

BEST OF pag. 58 - LOST IN TRASLATION pag. 93


nick I FILM DI aprile 19 maggio

14 maggio 469 ADAM

Usa — 2009 commedia — 99 min. — REGIA: Max Mayer — CAST: Hugh Dancy, Rose Byrne, Peter Gallagher, Amy Irving, Frankie Faison

479 Piacere, sono un po’

485 Prince of Persia: LE

The Back-Up Plan — Usa — 2010 comm. — 105 min. — REGIA: A. Poul — CAST: Jennifer Lopez

Usa — 2010 fant. — 116 min. — REGIA: Mike Newell — CAST: Jack Gyllenhaal, Ben Kingsley

incinta

design pag 48 - interview pag. 106 - movies pag 116

SABBIE DEL TEMPO

generi pag. 42

Lei è una scrittrice giovane, brillante, e con il cuore frantumato da una relazione finita male. Lui è goffo e carino, passa le notti a studiare le stelle ed è affetto dalla sindrome di Asperger, un disordine dello sviluppo simile all’autismo, che da sempre lo isola dai rapporti sociali. Quando Beth si trasferisce nell’appartamento sopra a quello di Adam, due mondi completamente diversi s’incontrano: l’amore muove i suoi primi passi sullo sfondo di una Manhattan dalle atmosfere incantate. Delicata commedia sentimentale, recitata in modo calibrato. Per chi ama sentirsi raccontare le storie d’amore come se fossero fiabe: le dinamiche sono quelle di ogni relazione, ma è eccezionale la cornice in cui si muovono i personaggi.

Zoe decide di diventare madre grazie all’inseminazione artificiale. Proprio nel giorno della sua prima visita medica incontra Stan: i due litigano per un taxi ma il bisticcio fa scoccare la scintilla. Lui ha un’ex moglie svedese e ninfomane, lei un padre duro e avverso alla decisione di diventare ragazza madre. Il bambino che cresce in lei sarà un fattore d’unione o un ostacolo all’amore nascente? Il lieto fine è in agguato tra equivoci, qualche lacrima e tanti buffi personaggi di contorno. Per chi vuole respirare un’aria da sit-com (regista e sceneggiatori vengono dalla tv), anche se lo sfondo è la New York upper class, più vicina alle commedie rosa dei ’50 che a Sex and the City.. e per i fan della Lopez attrice, oltre che cantante.

Dastan è un principe persiano del sesto secolo, che si allea con la principessa Tamina per recuperare le Sabbie del Tempo, un dono degli dèi per controllare il tempo, che è caduto nelle mani del malvagio nobile Nizam, che vuole usarsene per distruggere il mondo. Tratto dall’omonimo videogame culto e prodotto dall’inossidabile Jerry Bruckheimer e dalla Disney, è un kolossal costato 150 milioni di dollari e girato principalmente in Marocco. Consigliato ai fan del videogame, che dopo un’attesa trepidante per l’adattamento possono finalmente possono invadere le sale. E per le fan di Jake Gyllenhaal, qui in un ruolo inedito e meno impegnato del solito.

28 maggio 473 LA PAPESSA

495 La regina dei castelli

470 GLxxxxxxxxI

Pope Joan — Germania, Gb, Spa, Ita — 2009 dramm. — 149 min. — REGIA: Sönke Wortmann CAST: Johanna Wokalek, David Wenham

di carta

Luftslottet... — Svezia — 2009 thriller — 147 min. — REGIA: D. Alfredson — CAST: N. Rapace

Les herbes folles — Francia/Italia — 2009 comm.— 104 min. — REGIA: Alain Resnais CAST: Sabine Azéma, Mathieu Amalric

movies pag. 116

rivelazioni pag. 82

faq pag. 114

Nel IX secolo, mentre l’Impero di Carlo Magno va incontro al declino, una giovane monaca inglese prende la decisione che rivoluziona la sua vita e la storia della chiesa. Assetata di cultura, assume l’identità del fratello caduto in battaglia e parte per Roma: nasconde le sue forme sotto pesanti mantelli, si fa chiamare Giovanni Angelico, diventa consigliere personale di Leone IV e – quando il papa muore avvelenato – riesce a prendere il suo posto come pontefice. Dal bestseller omonimo di Donna Woolfolk Cross, dedicato alla leggendaria figura della Papessa Giovanna. Per chi è attratto da imponenti ricostruzioni storiche che lascino spazio agli argomenti più controversi e agli intrighi sentimentali.

Lisbeth Salander è ricoverata in ospedale in condizioni critiche assieme al padre, Zalachenko. I servizi segreti non vogliono che i media vengano a conoscenza di come, negli anni ’70, coprirono le violenze subite da Lisbeth, pur di proteggerne Zala, ex agente del Kgb passato all’occidente. Inizia una campagna di insabbiamento e minacce, contrastata da Mikael Blomkvist, amico di Lisbeth e da alcuni elementi della polizia che ancora lottano per avere un governo meno corrotto. Terzo e ultimo capitolo della trilogia Millennium, nata dalla penna di Stieg Larsson. Il film, lungo e verboso, accontenterà più i fan stagionati della saga che lo spettatore casuale. Sempre eccellenti gli interpreti, non valorizzati dal taglio televisivo.

Marguerite, dentista e pilota di aerei leggeri, viene derubata della borsa all’uscita di un negozio di scarpe. Georges, padre e marito provetto, trova il suo portafogli nel parcheggio di un centro commerciale e inizia a fantasticare su di lei, senza conoscerla. Tratto dal romanzo L’incident di Christian Gailly, la storia di una passione irragionevole e bizzarra, raccontata con lo stile lieve e un po’ folle dell’ottantaseienne Resnais, uno dei vecchi maestri più vitali del cinema mondiale. Presentato in concorso a Cannes 2009, cinquant’anni dopo la Palma d’oro a Hiroshima mon amour (1959). Per chi ama il cinema francese contemporaneo è da non perdere: presenti all’appello alcuni dei migliori attori transalpini su piazza.

8 9


28 maggio

21 maggio 487 COPIA CONFORME

Copie conforme — Francia/Italia/Iran — 2009 drammatico — REGIA: Abbas Kiarostami — CAST: Juliette Binoche, William Shimell

483 The Final Destination 3D

Usa — 2009 horror — 80 min — REGIA: David R. Ellis — CAST: Bobby Campo, Nick Zano

489 HUMPDAY

Usa — 2009 comm.— 94 min. — REGIA: Lynn Shelton — CAST: Mark Duplass, Joshua Leonard, Alycia Delmore, Lindsay Shelton

outsider pag. 50

professioni pag. 100

In occasione dell’uscita del suo ultimo romanzo in Italia, lo scrittore inglese James tiene una conferenza sulla relazione tra l’originale e la copia nell’arte. Durante il soggiorno italiano, lo scrittore conosce una gallerista d’origini francesi con la quale trascorre qualche ora per le stradine di un paesino della Toscana. Per divertimento la donna lo spaccia per suo marito, spesso assente, e lo scrittore si presta al gioco, fino a quando diventa difficile discernere il vero dal falso. Per i fan di Juliette Binoche, ogni suo nuovo film in uscita è un evento. È uno dei titoli in concorso al prossimo festival di Cannes, dove il grande regista iraniano ha già conquistato la Palma d’Oro nel 1997 per Il sapore della ciliegia.

Quarto appuntamento con la Morte e le sue frustrazioni: gli adolescenti americani hanno la brutta abitudine di avere premonizioni ed evitare catastrofi, senza sapere che il Triste Mietitore non lascia opere incompiute. Nick vede, nel suo flashforward, un incidente di auto distruggere lo stadio dove siedono lui, la fidanzata e gli amici. Convince tutti a fuggire, pochi secondi prima che la tragedia si avveri. Neanche a dirlo, il fato se li riprende tutti, con stratagemmi tanti sanguinari quanto fantasiosi. Per le vertiginose sequenze di uccisione (che sfruttano liberamente “l’effetto a catena” dei cartoni animati) e per le scene splatter, amplificate dal 3D, con ettolitri di sangue e purea di teenager lanciati in faccia al pubblico.

Ben e Andrew, in passato, sono stati compagni di college e hanno condiviso ogni tipo di esperienza trasgressiva. Oggi le loro esistenze sono opposte: il primo ha trovato la propria consacrazione nel lavoro e nella famiglia, il secondo è un artista senza fissa dimora. Quando i due si incontrano, decidono di ritornare ai vizi di un tempo realizzando un film da presentare al festival pornografico cittadino. Si chiudono così in una stanza d’albergo per le riprese, ma le cose precipitano… Umorismo intelligente, che accosta con sapienza alle sequenze trash una satira sociale dei costumi, solo all’apparenza latente, e destinata a scandalizzare i benpensanti... Consigliato a chi vuole ridere di gusto, senza spengere il cervello.

474 THE LAST STATION

493 THE ROAD

423 UNA CANZONE PER TE

Ger/Russia — 2009 drammatico — 112 min. REGIA: Michael Hoffman — CAST: Helen Mirren, Christopher Plummer, James McAvoy

Usa — 2009 fantastico — 111 min. — REGIA: John Hillcoat — CAST: Viggo Mortensen, Kodi SmitMcPhee, Charlize Theron, Robert Duvall

movies pag. 117

movies pag. 118

Lo scrittore russo Leo Tolstoj, seguendo il suo nuovo credo utopico, rinuncia al titolo nobiliare di Conte e alle proprietà terrene. All’inseguimento di una rinascita spirituale, sceglie di essere povero, vegetariano e celibe. Come se non bastasse, vorrebbe cedere i diritti dei suoi racconti al popolo russo, invece che ai familiari. La Contessa Sofa, moglie di Tolstoj, lotta accanitamente in nome dei suoi diritti di proprietà, mentre la gente rivendica ciò che lo scrittore avrebbe deciso La presenza di Helen Mirren è garanzia di qualità. Il film, in concorso al Festival di Roma nel 2009, sembra adatto a coloro che apprezzano le rivisitazioni storico/letterarie compiute da Hollywood di recente, da Orgoglio e pregiudizio in poi.

In un futuro prossimo, la terra è stata ridotta a un luogo buio, coperto da una coltre di gelo insostenibile. Il genere umano è in via di estinzione. Un uomo e suo figlio percorrono a piedi gli Usa per unirsi ai superstiti. Durante il viaggio affrontano insidie di ogni sorta: dalle scorribande dei predoni cannibali fino alla malattia, che contamina il corpo del padre. Il quale sfrutta il poco tempo a disposizione per raccontare al ragazzo il passato di un mondo destinato a scomparire per sempre. Secondo adattamento dalla letteratura di Corman McCarthy dopo Non è un paese per vecchi, il film si avvale di un cast di prim’ordine. La storia non è originalissima, vero, ma il genere post-apocalittico ha sempre il suo fascino.

Italia — 2010 commedia— 90 min. — REGIA: Herbert Simone Paragnani – CAST: Emanuele Bosi, Agnese Claisse, Michela Quattrociocche

Nel microcosmo della sua scuola, Davide è fermamente convinto dei propri mezzi. Giovane, carino e sulla bocca di tutti, è consapevole di poter fare ciò che vuole. La sua ragazza, Silvia, è la più bella e invidiata dagli studenti. Un giorno, però, a causa della sua baldanza Davide perde in un colpo solo Silvia, gli amici e la promozione. Il ragazzo è disperato, ma il destino decide di dargli l’opportunità di rimediare: può infatti rivivere la disastrosa giornata e cambiare gli eventi. Classica teen-comedy all’italiana, con tanto di macchiette di contorno. Dopo Albakiara, un altro titolo che prosegue il filone dei titoli a ispirati dalle canzoni del “Blasco” nazionale. Ideale per adolescenti non ancora stufi di Moccia&Co.


nick DAYS

05 2010

21 Roma

12 Cannes

20

26

Seattle

Rovereto

07

Pesaro LOCATION VARIE

PESARO PHOTO FESTIVAL Dal 7 al 10 maggio, si tiene la terza edizione del festival dedicato alla fotografia e al video. Nel programma cinematografico, anche classici come Il servo, Picnic a Hanging Rock e La morte corre sul fiume. Tra i workshop, vanno segnalati il lightpainting, il modaritratto e il reportage.

21

Milano TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI

DANCE MACHINE FESTIVAL Per chi ama la danza, dal 21 al 23 maggio, apre i battenti una rassegna di spettacoli, meeting, proiezioni e stage che si affiancano a un concorso vero e proprio. Lo scopo della manifestazione è diventare un punto di incontro e scambio per appassionati ma anche per gli addetti ai lavori.

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Silvia Crivella

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Cannes PALAIS DES FESTIVALS ET DES CONGRES

FESTIVAL DEL CINEMA Torna l’evento cinematografico più importante d’Europa. Quest’anno il film che apre la 63esima edizione è Robin Hood di Ridley Scott. In concorso per la Palma d’oro, tra gli altri, Daniele Luchetti, Abbas Kiarostami, Takeshi Kitano (ved. servizio pag. 86) e Alejandro González Iñárritu.

21

Roma TEATRO IL VASCELLO

L’AVVENTURA DI PRISCILLA La regina del deserto calca le scene romane dal 21 al 22 maggio. Dopo 16 anni, e per la prima volta in teatro, rivive il successo cinematografico di Stephan Elliott. Due drag queen e un transessuale si incontrano e inizia il loro viaggio attraverso il deserto. Un turbinio di colori, musica e paillettes.

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Torino LINGOTTO

SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO Appuntamento imperdibile dal 13 al 17 maggio per gli amanti delle novità letterarie ma non solo. La kermesse apre i battenti ospitando registi, stilisti e showman. La sezione giovani riserva molte sorprese, a partire dal suo curatore, Boosta, il tastierista dei Subsonica.

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Rovereto LOCATION VARIE

FUTURO PRESENTE Quest’anno la sesta edizione del festival, che si muove tra cinema, musica, arti sceniche e visive, letteratura, pensiero e contaminazioni fra i linguaggi, si occupa del rapporto tra realtà e finzione. Tra gli artisti coinvolti Alessandro Baricco, Erri De Luca e la Banda Osiris.

20

Seattle MC CAW HALL

SEATTLE INTERNATIONAL FILM FESTIVAL Apre la 36esima edizione e la serata di gala, il 20 maggio, The Extra Man, diretto da Shari Springer Berman e Robert Pulcini. Fino al 13 giugno la più ampia kermesse cinematografica si rivolge al pubblico con iniziative dedicate al cinema straniero e indipendente.

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Barcellona PARC DEL FORUM

Primavera Sound Festival Riparte il festival di punta della musica indipendente. Sulle rive del Mediterraneo si esibiscono artisti del calibro di Van Dyke Parks, Rother/Shelley/Mullan, Clare and the Reasons, Chrome Hoof, Harlem y Pony Bravo. Il tutto accompagnato da numerosi eventi collaterali che animano la città.



nick WORLD

I FILM IN LAVORAZIONE LARRY CROWNE

Basta coi misteri, e via alle riprese! Poco si conosce della trama (la storia di un uomo di mezza età che, all’improvviso, cambia vita: vale a dire niente!). Ma il film è recitato e diretto dall’americano più americano di Hollywood, Tom Hanks, affiancato da Julia Roberts. E’ sufficiente a segnarsi questa uscita come una delle più attese dell’anno venturo?

HAWTHORN TREE FOREVER

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Zhang Yimou, maestro del cinema cinese, autore di Lanterne rosse e dell’ultimo A woman, a Gun, a Noodle Shop, discusso remake dei fratelli Coen, gira la storia drammatica dell’amore tra un contadino e una rifugiata politica. Dall’omonimo libro di Ai Mi, best-seller in Cina, definita dalla stampa nazionale “la più pura storia d’amore mai raccontata”. Lo vedremo?

05 Pasadena

Hubei

04 Hawaii

Tutto pronto: bandane, uncini, cannoni. E tecnologie sofisticate per girare in 3D! Al largo di Honolulu, partono le riprese del quarto capitolo delle avventure di Jack Sparrow, che sarà per due terzi in tre dimensioni. Dirige l’habitué dei musical Rob Marshall (Chicago, Nine).

THE EYE OF THE STORM

Si gira la versione cinematografica dell’omonimo romanzo di Patrick White, unico australiano ad avere mai vinto un premio Nobel per la letteratura (nel 1973). È la storia di una donna coraggiosa - la straordinaria Charlotte Rampling - che affronta in modo “atipico” la decisione più importante della sua vita.

02 Sydney

PIRATES OF THE CARIBBEAN: ON STRANGER TIDES

THE HOBBIT

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Wellington

Tolkien again. Tra fughe di notizie e bufale (l’ultima è che sarà in 4d), il prequel di Il Signore degli Anelli, che sarà in due capitoli, entra nel vivo della produzione. A parte Ian McKellen, poche notizie sul cast. La sceneggiatura di Peter Jackson sarà portata sullo schermo da Guillermo Del Toro (Il labirinto del fauno). Unica certezza la data d’uscita del primo capitolo: dicembre 2012.


ALBERT NOBBS

Fervono i preparativi per le riprese dell’atteso dramma storico incentrato su una donna che, nella Dublino del XIX secolo, si finse uomo per più di vent’anni, pur di mantenere il suo lavoro di “maggiordomo”. E segna il grande ritorno di Glenn Close, affiancata da un cast stellare, da Orlando Bloom ad Amanda Seyfried. Dirige Rodrigo Garcia.

09 Dublino

PIAZZA GARIBALDI

Garibaldi chi? Il bravo Davide Ferrario, dopo il musical Tutta colpa di Giuda, sta girando l’Italia in lungo e in largo, da Pavia a Calatafimi. Con un nobile obiettivo: raccontare il valore dell’Unità d’Italia oggi. Partecipano gli “amici” Toni Servillo, Marco Paolini, Filippo Timi.

08 Italia

STREET KIDS UNITED

06 Bolivia

BLACKTHORN

Incredibile ma vero: dopo più di 40 anni il leggendario fuorilegge Butch Cassidy torna al cinema. In...Bolivia! Per Mateo Gil, co-sceneggiatore di tutti i film di Amenábar (incluso Agora), il vecchio Cassidy si è rifugiato nella pampa per allevare cavalli. A dargli volto e corpo, Sam Shephard, altra leggenda western.

È l’anno del Sudafrica. Da Invictus in poi, sono in produzione molti film per celebrare il primo mondiale africano della storia. Come questo documentario sul valore del football per i bambini di strada, diretto da Tim Pritchard.

07 Durban


nick OUTSIDER TESTO

greta gerwig

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Jiro Schneider/Corbis Outline

Fa sussultare il cuore di un inedito Ben Stiller in crisi esistenziale in Greenberg, fenomeno indie del momento negli Usa, diretto da Noah Baumbach (Il calamaro e la balena) e che vedremo prossimamente. Chi va matto per i film “privati”, tutti sentimenti e stati d’animo, ne rimane per forza folgorato. Qualcuno addirittura innamorato. “Dove sei stata tutti questi anni, Greta?”. Risposta: girando gli “altri” Stati Uniti, quelli del Sundance e del Tribeca, del cinema indie che piace a tutti ma che non distribuisce nessuno. Una “nazione” in cui Greta merita un posto da “ministro del mumblecore”, per qualcuno un sottogenere, per altri un marchio di fabbrica di un certo cinema molto cool: costo ridotto, tanti dialoghi, overdosaggio d’intimismo. Nata 26 anni fa a Sacramento, dal 1999 alterna impegni da sceneggiatrice e regista (Nights and Weekends è firmato a quattro mani con l’amico Joe Swanberg) a ruoli surreali come nell’horror low-cost The House and the Devil. Il 2010 sarà l’anno di Northern Comfort (che ha anche scritto) e di Art House, in cui recita al fianco di Iggy Pop (!), ma è già richiestissima. “Nello spirito, nel suo atteggiamento solare, Greta rivela una marcia in più”. Lo dice Ben Stiller, mica uno Zoolander qualsiasi.


È tornato, È nuovo e ha tanto da raccontare.

Un giorno Isaac Newton ha scritto “non dobbiamo ammettere spiegazioni superflue”. Oggi Newton, lo storico mensile scientifico, torna in edicola e fa sua questa idea: raccontare le frontiere della scienza, le nuove scoperte e le tematiche più attuali, in modo approfondito, ma alla portata di tutti. La scienza come insieme di conoscenze. Newton è tornato. E ha molto da raccontare.

newtonline.it

in edicola


nick NEWS

HE BANGS!

L'ormai celeberrimo coming out del cantante Ricky Martin potrebbe diventare un film. Dopo avere rifiutato l'offerta per partecipare ad un film porno gay, all'indomani della pubblica dichiarazione, il cantante spagnolo ha ricevuto un'offerta di venti milioni di dollari per cedere i diritti sulla storia della sua vita e ricavarne un libro da adattare poi al grande schermo. Lo farà per sistemare i figli?

MUOVITI ANCORA

Penélepe Cruz torna in tricolore. Dopo avere abbandonato il set dell'ultimo film di Lars Von Trier, Melancholia, (sostituita subito da Kirsten Dunst), ha ufficializzato una nuova collaborazione (dopo Non ti muovere) con Sergio Castellitto per Venuto al mondo, tratto dal bestseller di Margaret Mazzantini. Inoltre Penélope, strenua sostenitrice dI cause umanitarie, è diventata caporedattrice del numero di aprile di Vogue Francia, dedicato alla lotta all'Aids. Per l'occasione è riuscita a riunire alcuni suoi amici vip, tra cui Meryl Streep e Bono che sono apparsi insieme a lei sulla copertina, con lo scopo di raccogliere fondi per la lotta all'Aids in Africa. Brava!

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FARAONICO NICOLAS

Nicolas Cage ha recentemente dovuto dire addio alla sua casa con piscina olimpionica a Bel-Air, causa difficoltà economiche. In compenso, l'attore ha acquistato una piramide alta circa tre metri nel cimitero di New Orleans. Chissà se i posteri gli daranno lo stesso valore di un Cheope o di un Tutankamon, resta il fatto che il triangolo è anche il simbolo del suo prossimo film National Treasure. Solo pubblicità o pura megalomania? Lo scopriremo tra qualche migliaio di anni.


FUORI CONTROLLO

I muri crollano e le certezze si frantumano: da irreprensibile difensore dei valori della famiglia, Mel Gibson, tornato alla ribaltà come attore dopo otto anni di assenza dal grande schermo, padre da soli cinque mesi, ha lasciato la modella russa Oksana Grigorieva. The Passion is over.

BOND A SPASSO

La MGM ha annunciato l'interruzione delle riprese dell'ultimo film di James Bond, dal titolo provvisorio Property of a Lady. Le difficoltà economiche in cui versa da tempo la major, e il fallimento delle trattative per la vendita del film, hanno fatto sì che il progetto sull'agente segreto britannico sia sospeso a data da destinarsi. Poco male per Daniel Craig, appena eletto da People seconda persona più bella del mondo. Dopo Julia Roberts!

ROCKFELLER POTTER

Il maghetto Daniel Radcliffe è tra i giovani attori che più ha guadagnato nel passato 2009. La cifra raccolta dall'attore inglese ammonta a ben 65 milioni di dollari. Niente automobili o gioielli, l'attore sta investendo le sue fortune nell'acquisto di lussuose ville sparse tra Londra e New York. Giustamente: prima o poi lo studentato di Hogwarts lo caccerà!

NUOVO MILLENNIUM

Uomini che odiano le donne sbarca a Hollywood. La versione americana tratta dal libro di Stieg Larsson, sarà diretta da David Fincher, autore di film cult come Seven e Fight Club. Il titolo del film sarà probabilmente The Girl with the Dragon Tattoo. Fincher al momento è alla ricerca della protagonista femminile, che possa vestire i panni di Lisbeth, ruolo che nella versione svedese fu di Noomi Rapace. Voci parlano di Carey Mulligan, nominata agli Oscar per An Education, ma siamo pronti a giurare che le news e le agenzie sul film saranno ancora molte. Da farci una saga, non un libro.

GENGIS MICKEY

NERI PREQUEL

Grandi polemiche per Amici miei... come tutto ebbe inizio. Anche il classico di Mario Monicelli viene inglobato nella sarabanda dei prequel, e non senza polemiche. Il gruppo su Facebook "Giù le mani da Amici miei" è arrivato alle 50mila partecipazioni. A registrare il record di commenti negativi è il nuovo regista Neri Parenti, considerato "inappropriato", ma non scherzano nemmeno gli attori reclutati: Christian De Sica, Michele Placido, Giorgio Panariello e Massimo Ghini. Ciliegina sulla torta: sarà ambientato nella Firenze di fine '400 alla corte di Lorenzo il Magnifico.

The Wrestler, Iron Man e ora Gengis Khan. Così come il grande imperatore mongolo in pochi anni ebbe in mano praticamente tutta l'Asia, Mickey Rourke si sta vendicando degli anni di esclusione da Hollywood, facendo incetta di fama e successo. Il progetto porta la firma di John Milius (Conan il barbaro, Un mercoledì da leoni), altro reietto della star system cinematografico. La collaborazione tra i due non è ancora stata confermata ufficialmente, ma Mickey Rourke si è detto entusiasta del progetto dato che trova il personaggio di Gengis Khan molto affine a lui, sia per carattere che per qualità fisiche. Fisiche?!?


nick STYLE

1 Rihanna

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estate vanessa hudgens

hollywood

borsalino

cappello

panama etnico

hilary duff

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Marta Casadei

In principio era un accessorio esclusivamente maschile, poi le donne hanno iniziato a indossarlo, soprattutto nelle occasioni speciali. Oggi l’uso ufficiale del cappello è lasciato alle teste coronate, habitués dei copricapo più strani, indossati soprattutto nelle occasioni mondane. Le star di Hollywood, dal canto loro, raramente sfoggiano il cappello sul red carpet. Preferiscono indossarlo nella vita quotidiana: dalla spiaggia all’aeroporto, dalle partite dei Lakers a un pomeriggio al parco con i figli. Il cappello, insomma, è diventato un vezzo da routine che serve a caratterizzare il look ma anche e soprattutto a proteggere. Dal sole - d’estate - e dagli obiettivi dei paparazzi, tutto l’anno. I modelli

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in voga per la stagione primavera estate 2010 rivisitano le forme tradizionali in chiave glamour, per un accessorio giovane e adatto a tutte le età. Tutto ruota attorno a fantasie e colori: palette naturali per chi predilige uno stile sobrio e tinte accese per chi d’estate ama osare un po’ di più. Senza dimenticare le stampe zebrate, per chi desidera un mood etnico. Non passa mai di moda il cappello di paglia, emblema dal gusto esotico, dagli anni 60 a oggi: forme ampie e tesa larga sono gli ingredienti fondamentali per un allure da diva, come quello di Vanessa Hudgens. Ma trionfa anche il classico panama: se Dirk Bogarde lo indossava in Morte a Venezia di Visconti, oggi è un cult del

4

womenswear. In total pink o nella colorazione blu navy. Un altro pezzo irrinunciabile per gli hat addict è il borsalino: l’originale è firmato dalla omonima maison Borsalino, fondata nel 1857 ad Alessandria, ma oggi esistono moltissimi modelli che si ispirano al cappello cult, amato anche dal criminale John Dillinger (recentemente interpretato da Johnny Depp) e non più solo appannaggio maschile. Le versioni femminili spaziano dalle fantasie floreali alla versione in paglia. Tantissime le varianti per il classico berretto: patchwork oppure bicolor dal mood sportivo. Oppure armyinspired, come quello che ama indossare la star del pop Rihanna.


1 Berretto camouflage con pins,

Dsquared2, prezzo su richiesta. 2 Bianco con profili viola il berretto con visiera di Refrigiwear, prezzo 39 euro. 3 Cappello patchwork con visiera, Desigual, prezzo su richiesta. 4 Cappello Levi’s MOESER 100% cotone, colore verde, prezzo: 20 euro. 5 Borsalino, 190 euro. 6 Cappello di paglia con ciondoli gioiello in cristalli, Guess by Marciano, 125 euro. 7 Borsalino turchese con dettagli di pelle, 1A Classe Alviero Martini, 90 euro. 8 Asimmetrie e righe per il modello black&white di Miss Sixty, 49,90 euro. 9 Cappello ampio in lino, MalÏparmi, 53 euro. 10 Modello Borsalino in tessuto stampa a fiori con fascia monocolore a contrasto, Sisley, prezzo su richiesta.

Vanessa Hudgens

Ashlee Simpson

Hilary Duff

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nick words WORDS TESTO

"Hey Doc, do "Ragazzo, la domanda

quando

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Marty (Michael J. Fox) e Doc (Christopher Lloyd), Ritorno al futuro, 1985


ve siamo?" esatta è:

siamo!"


nick COMICS

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ANIMAL HOUSE

L’immobiliarista Brendan Fraser vuole vendere un bosco a dei palazzinari e sostituire prati e alberi col cemento. A meno che... la popolazione del bosco si ribelli con forza. Non è un soviet-film, ma una commedia familiare, Puzzole alla riscossa, nelle sale dal 7 maggio. nick, per sostenere la rivolta, ha convocato un po’ di animali pronti alla battaglia. Mai visti dagli scienziati, ma cari a chi va al cinema. Fidatevi, non avranno pietà 50 51

Illustrazione: Terry Amaini


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Al centro della scena, Brendan Fraser si difende come può da 1 un mogwai che ha già promesso un bagno dopo mezzanotte (Gremlins, 1984); 2 un bigfoot pelosissimo (Bigfoot e i suoi amici, 1987); 3 un fortunadrago, che pare non sia più stabile in volo come una volta (La storia infinita, 1984); 4 un cammello robot un po’ arrugginito (Star Wars ep.I - La minaccia fantasma, 1999) 5 una pluriomicida pecora neozelandese

(Pecore assassine, 2006) 6 uno sciame di api evase (Bees lo sciame che uccide, 1976) 7 una nube tossica (Puzzole alla riscossa, 2010) 8 un brucaliffo molto astuto, che pare abbia architettato tutto (Alice in Wonderland, 2010) 9 un unicorno in fuga dalla casa di Tom Cruise (Legend, 1985) 10 uno schifosissimo Griboid (Tremors, 1990) 11 una formica gigante radioattiva (Glass Trap Formiche assassine, 2005).


Michael Muller / Contour by Getty Images

nick interview NOME ARTICOLO

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Marco Spagnoli


ben Sti Ll Er


nick

54 55

Autore rubrica


H

“Ho già 44 anni, e alla mia età inizi ad accorgerti di come il tempo passi in maniera sempre più veloce. Perciò ho deciso di darmi una scossa e dedicarmi solo alle cose che mi interessa davvero fare”. Progetti molto diversi tra loro hanno coinvolto Ben Stiller nell’ultimo anno, da Ti presento i piccoli, terzo capitolo della saga cominciata con Ti presento i miei, alla preparazione di Help Me Spread Goodness, di cui sarà anche regista, storia di un banchiere travolto da una delle tante truffe finanziarie che arrivano tramite Internet nella nostra posta elettronica. Ma la curiosità era grande anche per Greenberg, uscito negli Usa e presto in Italia, commedia indie diretta da Noah Baumbach, regista e sceneggiatore (sua è Fantastic Mr. Fox). Stiller è un newyorkese in crisi esistenziale, che si sposta a Los Angeles e si stabilisce in casa del fratello. L’attore precisa: “Si tratta di qualcosa di diverso e più complesso di una semplice crisi di mezza età, piuttosto la paura di restare ‘bloccati’ in quello che si è e si fa”. Greenberg sembra piuttosto in linea con questa fase della sua vita… È vero: quando ho letto la prima stesura della sceneggiatura mi sono accorto che era stata scritta per qualcuno decisamente più giovane di me. Poi ho incontrato Noah e gli ho parlato di come molti elementi della sua storia, erano vicini a una mia esperienza molto diretta. È un po’ come se alcuni dei miei pensieri fossero stati incorporati nello script e condotti in una direzione molto diversa. Poi Baumbach è stato molto bravo a convogliare certe emozioni verso una love story tra Greenberg e l’assistente di suo fratello. Provo un forte sentimento di empatia nei confronti di Greenberg, ha vissuto tutta la sua vita praticamente da solo e usato l’immaginazione per costruirsi un suo mondo. Ha commesso un sacco di errori con le persone che aveva vicino, e forse, senza nemmeno rendersene conto, è scivolato nel corso del tempo in una serie di rapporti senza direzione. Si è ispirato a qualcuno di sua conoscenza? Non direttamente, ma conosco - come tutti - tante persone che fanno fatica ad accettare la condizione in cui vivono e che, invece, vorrebbero cambiare radicalmente la propria vita. Ci vuole molto coraggio, tuttavia; e le trasformazioni radicali sono sempre, sul piano pratico, molto complicate. È tutta una questione di insoddisfazione? Anche se Greenberg non ha conosciuto né il mio successo, né le mie opportunità, al suo posto vivrei le stesse difficoltà nel provare a cambiare le cose e ad essere diverso. È più facile restare nei binari di un’esistenza comunque avviata, anziché provare a cambiare tutto. Del resto Greenberg è anche pieno di amarezza, e nutre un certo risentimento nei confronti del mondo; il vero sforzo per lui è uscire dalla sua testa, dalle sue convinzioni. È questo che, nonostante tutta la sgradevolezza che si porta dietro, ce lo rende simpatico. È stata dura interpretare un personaggio del genere, per lei che è abituato a ruoli comici? In realtà a teatro avevo interpretato personaggi simili, ma non al cinema. Era un po’ di tempo che ci pensavo, ero solo in attesa di trovare la giusta combinazione di sceneggiatura, regia e costruzione del progetto.


nick

TIME LINE 1965

Nasce a New York il 30 novembre da genitori attori

1987

Esordisce nella commedia Su e giù per i Caraibi e in L’impero del sole di Spielberg

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3 1 Assieme a Jenna

1994

Giovani, carini e disoccupati con Ethan Hawke e Winona Ryder è la prima regia

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Elfman ed Edward Norton in Tentazioni d’amore, dove Stiller è un rabbino. 2 Una scena celebre di Ti presento i miei, seguito da Mi presenti i tuoi?, entrambi di grande successo. 3 È un padre ossessionato dallo sport in I Tenenbaum di Wes Anderson. 4 Zoolander, da lui anche diretto è diventato un cult.

1998

Tutti pazzi per Mary è un successo mondiale

6

2000

Sposa l’attrice Christine Taylor

2006

Una notte al museo è record d’incassi (250 milioni)

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5 Stretto a Jennifer

Aniston in ...e alla fine arriva Polly. 6 Con l'amico attore Owen Wilson in Starsky & Hutch, remake del celebre telefilm. 7 Tropic Thunder, parodia dei war-movie, di cui ha firmato anche la regia. 8 A cavallo con Robin Williams in Una notte al museo 2: la fuga. 9 Con Brie Larson e Rhys Ifans nell'ultimo Greenberg.


Robin Williams - che nel suo Una notte al museo era un esilarante Roosevelt - è un altro di quegli attori che, in un preciso momento della loro carriera, hanno fatto scelte simili alla sua. Non posso parlare per gli altri, ma nel mio caso mi sembrava un passaggio quasi necessario. La realtà è che non vuoi farlo in maniera forzata e, al tempo stesso, non vuoi ‘arrenderti’ all’immagine che il pubblico ha di te. Per me aveva senso farlo così, ma credo che tutti gli attori vogliano fare cose che non hanno ancora provato. Uno degli elementi di diversità tra la sua generazione e i ventenni di oggi è derivato dall’uso dei cosiddetti social network. Alcuni grandi attori di Hollywood ne sono dipendenti, altri li rifiutano categoricamente. Ma qual è il suo rapporto con Facebook e Twitter? ‘Tweeto’ spesso e aggiorno spesso la mia pagina di Facebook. Del resto quando hai oltre un milione di fans ti senti obbligato a dover almeno salutare di tanto in tanto. Non che la maggior parte delle mie giornate sia particolarmente interessante. Al tempo stesso, però, mi piace la possibilità di creare una connessione virtuale con persone interessate a quello che fai e al tuo lavoro. Con i social network, tuttavia, credo che, pur essendo utili a intrattenere rapporti con persone distanti, si corra il rischio di “disconnettersi” dalle persone intime. Mandare una mail o un sms è una maniera per nascondersi dai tuoi amici. Si dice che lei sia un perfezionista… Lo sono, anche se non al punto da rimanere bloccato pretendendo l’impossibile. Alle volte si raggiungo risultati che sembrano davvero lontani dalla perfezione, e davvero non si può più fare di meglio. Bisogna esserne coscienti. Spero, invecchiando, di diventare meno perfezionista e più realista. Si dice anche che lei non sappia raccontare le barzellette… Più che altro non me le ricordo… Tra l’altro quando ero adolescente non ho mai pensato alla commedia. Anche se mio padre e mia madre (Jerry Stiller e Anne Meara, assieme dal 1954) erano due attori comici, ero veramente convinto che avrei fatto il regista di film più ‘seri’. Crescendo, tuttavia, ho scoperto il mio lato comico e ho cominciato a pensare alla mia carriera diversamente. Fino al momento in cui ho preso coscienza della mia dimensione comica, non mi sono mai sentito divertente. Curioso, vero? E pensare che mio padre è una delle persone più esilaranti che abbia mai conosciuto. Dopo il fortunato Madagascar, è tornato a produrre film d'animazione: Megamind, che vedremo verso la fine dell'anno, che si dice sia una parodia alla Tropic Thunder dei film di supereroi… Mi hanno spedito la sceneggiatura di questo film negli uffici della mia società. L'ho trovata davvero interessante e ho deciso di portarla alla DreamWorks perché ero convinto che ne potesse venire fuori un ottimo lavoro nel campo dell’animazione. È una storia divertente legata al mondo dei supereroi. Ho coinvolto amici come Tina Fey, Will Ferrell e Brad Pitt, che con le loro voci renderanno tutto ancora più speciale. Poi ci sarà Zoolander 2… Vorrei… È un personaggio che amo molto e che vorrei interpretare di nuovo.


nick SPECIALE UNICEF

tom cruise

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Foto di Matthew Somorjay

*per contribuire: www.unicef.org.uk/reflect


Tom Cruise, durante uno shooting, aveva chiesto di poter avere una fototessera ricordo. Bella idea. Che ha dato il via a TIME TO REFLECT, progetto che ha coinvolto 400 tra celebrity, personalità politiche e artisti, con le loro considerazioni e speranze per il futuro. Lo scopo? Vendere le foto e donare tutto all’UNICEF*. nick ha comprato quelle di attori e registi coinvolti

vanitĂ , il nostro peccato preferito


nick

Catherine Zeta Jones

Glenn Close

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Jude Law


Rachel Weisz

Joely Richardson

Daniel Day Lewis

Penelope Cruz


nick

Ewan McGregor

Billy Connolly David Lynch

Gillian Anderson

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Jonathon Pryce


Kate Winslet

Roger Moore

Cate Blanchett

Rob Marshall


nick MODA

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Marta Casadei


passato prossimo Chi l’avrebbe immaginato? Un servizio di moda ispirato a un eroe dell’Inghilterra del XII secolo e la sua (futura) amante, una nobildonna emancipata e guerrigliera. E invece, mentre sullo schermo scorrono le gesta di Robin Hood, l’occhio si sofferma anche sugli abiti di Russell crowe e Cate Blanchett, disegnati dal premio Oscar Janty Yates. Un richiamo esplicito allo stile urban warrior, che si prepara a diventare protagonista dell’estate 2010


nick In apertura, Russell Crowe e Cate Blanchett (anche a destra), protagonisti di Robin Hood, in uscita il 12 maggio e film d’apertura del 63esimo Festival di Cannes.

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1 Giacca di cotone verde militare

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con borchie, Guess Jeans. Prezzo su richiesta. 2 Top con borchie applicate e cintura doppia di cuoio, VINTAGE 55, 55 euro e 60 euro. 3 Maglia tricot in cotone lavorato, Kontatto, 46 euro. 4 Collana multifilo con pietre Swarovski e teschietti applicati, John Richmond, 690 euro. 5 Shorts in denim con borchie metalliche, True Religion, 219 euro. 6 Jery Bag di pelle marrone, D&G, 775 euro. 7 Cintura di vernice nera con elastico sul retro e borchie a punta applicate, Firetrap, 30 euro. 8 Pantaloni jodhpur modello cargo, di cotone, effetto delavĂŠ, Playlife, prezzo su richiesta. 9 Tuta di seta, colore verde militare, Daks. Prezzo su richiesta. 10 Giacca di cotone verde militare con borchie, Guess Jeans. Prezzo su richiesta. 11 Abitino t-shirt bianco con maxi stampa davanti, Firetrap, 50 euro. 12 Mini bag realizzata in nappa con lunghe frange trattenute e tempestate da grandi borchie dorate, Furla 280 euro. 13 Tronchetto Airforce a listini con micro-borchie in pitone e zip posteriore, Stuart Weitzman, 377 euro.

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1 Felpa di cotone reversibile con

cappuccio e zip, Playlife. Prezzo su richiesta. 2 Jeans in denim con tasca disegno ferro di cavallo con borchie metalliche, True Religion, 307 euro. 3 Sciarpa in toni del grigio con profilo frange, Firetrap, 45 euro. 4 T-shirt in cotone con cerotti stampa bandiera americana, True Religion, 76 euro. 5 Cintura nera con borchie, Firetrap, 35 euro. 6 Ciondolo-targhetta mood miliare, Emporio Armani. Prezzo su richiesta. 7 Scarpa Levi’s HORSE HAMMER grigio scuro, 57 euro. 8 Bracciale Rem maglia catena in argento massiccio con chiusura logo, Manuel Bozzi, 400 euro. 9 Borsone stampa militare, Desigual. Prezzo su richiesta. 10 Zaino in cotone cerato, dettagli in pelle effetto “logorato”, Bikkembergs, 275 euro. 11 Pantalone in cotone effetto used, TRT, 149 euro. 12 Stivale di pelle con borchie, D&G, 620 euro.

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Russell Crowe, alla sua quinta collaborazione con il regista Ridley Scott.


nick CONTAMINAZIONI

IL TESORO DEL SAMURAI In mostra, alla Fondazione Cartier di Parigi, l’altro lato del genio TAKESHI KITANO, preziosa collezione di meraviglie, giochi, provocazioni, colori. Perché è la tavolozza che ha aiutato lo yakuza buono del cinema. A non smettere di fare film

F “Cerco di praticare un’arte non elitaria, accessibile a tutti”

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Giulio Sangiorgio

igura centrale del cinema contemporaneo, Takeshi Kitano, da Violent Cop (1989) a Brothers (2000), ha ridefinito i confini della rappresentazione della violenza al cinema, con quei proiettili che improvvisi squarciano lo schermo e la carne dei suoi yakuza. Affondando lo sguardo nel cinema di genere, “Beat” ha saputo estrarre dal noir un distillato tragico lacerante, un nichilismo mai così cristallino e, paradossalmente, un umorismo clownesco, malinconico, infantile. Ha lavorato come tassista, il facchino e cabarettista in bettole di periferia e che si è permesso di rifiutare la poltrona del Ministero della Cultura del suo paese, il Giappone. È stato l’animatore/ mente, sotto il nome di Beat Takeshi, di Takeshi’s Castle, programma televisivo al limite del trash, reso celebre in Italia nel formato commentato dalla Gialappa’s Band col titolo Mai dire Banzai. Pochissimi anni dopo, si è preso il lusso di vincere un Leone d’oro a Venezia, nel 1997, con Hanabi, capolavoro assoluto. Comico demenziale, editorialista controverso, scrittore non sempre convincente. Di sé dice: “Sono un pessimo attore, davvero terribile, ma come regista penso di essere un genio”. Parliamo di uno che, raggiunto l’apice della sua produzione e conquistata la venerazione dell’universo cinefilo (maggiori cineasti in attività compresi), ha dato alla luce due film letteralmente suicidali, in cui il suo mito viene fatto scientemente a pezzi, denigrato, irriso, due harakiri fatti pellicola (Takeshis’ e Glory to the Filmmaker!, quasi invisibili in Italia). Dopo un incidente quasi mortale, stampato per sempre sulla paralisi del suo volto, ha trovato nell’arte della pittura una terapia: “Ho cominciato a dipingere - dice - dopo il mio incidente in moto. Le ferite erano così gravi che ho pensato di non potere più essere in grado di realizzare film, né di apparire in televisione. So che la mia tecnica è imperfetta, nonostante ciò, quando dipingo, mi immergo completamente nel farlo e provo un grande piacere e una grande soddisfazione”. La prestigiosa Fondazione Cartier di Parigi ospita

Gosse de peintre, mostra di quadri e installazioni firmati da Kitano. “Con questa esposizione ho voluto donare alla parola ‘arte’ un significato meno convenzionale, meno elitario, più ordinario ed accessibile a tutti”: così colui che nel suo ultimo lungometraggio, Achille e la tartaruga (2008), fotografava in toni chapliniani e pessimismo tagliente la condizione dell’artista e le logiche del mercato, trasforma ora un luogo di culto della contemporary art in una sorta di luna park, dove alle sue opere pittoriche, splendidamente naif, si accostano installazioni interattive che invitano, scanzonatamente, a ripensare il concetto di arte. Una mostra dedicata a un pubblico infantile, immune alle convenzioni artistiche, aperta da una statua di Kitano che regge tra le mani il proprio cervello: è il primo segnale di una vena fortemente autobiografica e, al contempo, di una propensione alla provocazione antiintellettuale. Così la Fondazione Cartier diventa un’eccentrica Disneyland, in cui i visitatori sono chiamati a guardare la realtà sotto un punto di vista che all’ingenuità della forma associa una volontà demistificante: una macchina produce simil-Pollock, un’installazione mostra presunti file segreti dell’armata nazionale (con animali goffamente trasformati in mezzi bellici), una serie di tavole si concentra sul tema della pena di morte (ancora in vigore in Giappone), declinando situazioni paradossali in calambour grafici, un’area denominata “Il vero lavoro di Takeshi Kitano” mostra filmati televisivi inediti del regista, che tempo fa dichiarò: “Fare televisione mi garantisce denaro e notorietà sufficiente per fare l’artista. Facessi solo cinema non potrei mangiare”. E poi domande demenzial-pedagogiche sui dinosauri, locomotive dotate di piedi, teatrini di marionette, un’enorme macchina da cucire non funzionante. Un universo ipertrofico da cartone animato, un modo di fare didattica iconoclasta, di insegnare a denigrare i luoghi comuni, a porsi domande su ciò che, per pigrizia e abitudine, diamo per scontato. Trattasi d’oro puro, disponibile a Parigi sino al prossimo 12 settembre.


A sinistra, Beat Takeshi Kitano, 2009 acrilico su tela, 117 x 91 cm. In alto, Tama-Jii (good spirit), foto di André Morin. Entrambe esposte, assieme a altre opere di Takeshi Kitano (nell’altra pagina), all’interno di Gosse de peintre, presso la Fondation Cartier per l’arte contemporanea di Parigi, fino al 12 settembre 2010.


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PerchĂŠ le prossime 24 ore saranno anche le ultime? 94 95

Gian Luca Margheriti


Ci troviamo in un mondo nuovo. E in questo nuovo mondo Jack Bauer non c’è più. Ebbene sì, l’emittente statunitense Fox ha annunciato che il 24 maggio, con la messa in onda dell’ultimo episodio dell’ottava stagione, la parabola di Jack Bauer e della serie televisiva 24 terminerà per sempre. La prima puntata cominciò in un mondo diverso da quello in cui ci troviamo ora. Era l’inizio di novembre del 2001 (da noi sarebbe arrivata solo un anno dopo grazie all’emittente a pagamento Tele +). Al vertice della piramide, assiso sul suo trono dorato si trovava un certo George W. Bush. Gli Stati Uniti, e non solo loro, avevano ancora gli occhi lividi e gonfi per le immagini di aerei pieni di passeggeri che si schiantavano contro torri di acciaio e vetro. Hollywood aveva bloccato molte delle sue produzioni, colpevoli di toccare la sensibilità scossa dagli attentati con argomenti troppo simili. Addirittura un cartone animato della Disney, Lilo & Stitch, era stato modificato, prima dell’uscita nelle sale, perché nell’ultima scena i protagonisti rubavano un Boeing 747 e volavano facendo il pelo ai grattacieli di Honolulu. Tutto questo non dissuase la Fox, del magnate conservatore Rupert Murdoch, dal mandare in onda, a nemmeno due mesi dal tragico evento, una serie che parlava proprio e solo di terrorismo. Nel mondo realistico di 24 Jack Bauer, energicamente interpretato da Kiefer Sutherland, è un agente del CTU (Counter Terrorist Unit), un’immaginaria unità anti-terrorismo con sede a Los Angeles. Nonostante l’argomento trattato fosse così vicino a quanto era stato trasmesso da tutti i telegiornali del mondo a settembre, la serie ebbe un successo insperato e travolgente. Il merito va ascritto indubbiamente alla qualità filmica che contraddistingue il telefilm, termine che poche volte come in questo caso pare tanto riduttivo. Anzitutto l’espediente del real time, non nuovo, ma certamente mai approfondito fino a questo livello. Ogni episodio copre esattamente un’ora della vita del personaggio (gli episodi durano 45 minuti, ma con le interruzioni pubblicitarie della tv americana arrivano giusto a un’ora) e ogni serie (superfluo dirlo, composta da 24 episodi) racconta la giornata di Jack Bauer che ha 24 ore per sventare un certo attacco terroristico che metterebbe il paese in ginocchio. Le sceneggiature ad alta tensione, accompagnate da una regia sicura e pulita che fa un ampio uso dello split screen (lo schermo separato in diverse sezioni, per seguire le vicende di più personaggi nello stesso tempo), tanto da trasformarlo in cifra stilistica in grado di far immediatamente identificare il telefilm, portano 24 a essere una delle serie televisive più seguite di tutti i tempi, introducendo nella casse della Fox quello che potremmo senza dubbio definire un bel mucchio di quattrini. Ma forse il successo di Jack Bauer e soci non è solo da imputare alle capacità tecniche e artistiche di chi lo ha realizzato. Gli Stati Uniti in quel

particolare momento della loro storia avevano bisogno di essere rassicurati, avevano bisogno di vedere che c’era un Jack Bauer da qualche parte che impediva il ripetersi di quanto accaduto a New York e Washington. E Jack Bauer, nei 192 episodi della serie, lo fa egregiamente fermando chi vuole insidiare la vita dei politici, chi prepara attentati con armi nucleari, chi immette nell’atmosfera virus letali e chi vuole compiere attacchi suicidi. Insomma, Rambo in confronto è un poppante. Ma, lo si sa, c’è sempre un rovescio della medaglia. E questo rovescio è che l’indomito Jack, per garantire i sonni tranquilli di milioni di americani, deve svuotare interi caricatori a ogni nuovo episodio lasciando alle sue spalle una scia di sangue e morti praticamente interminabile. E, cosa forse ancora più esecrabile, deve spesso e volentieri ricorrere alla tortura per far parlare figuri loschi e reticenti. Sostanzialmente gli Usa possono essere difesi, ma per farlo è necessario violare ogni genere di convenzione internazionale. Insomma quel Bush di cui parlavamo prima si era trovato un bel braccio armato su cui fare conto. E questo piaceva. Grazie alle proprietà catartiche che solo i film di qualità sanno avere, gli spettatori inconsciamente si vendicavano di quelli che avevano generato quelle immagini di orrore ancora così presenti. Ovviamente Bauer nello sviluppo della serie non si dimostrava proprio un campione del politically correct, se anche la regina Rania di Giordania, per quanto per scherzo, elencando i motivi che l’avevano spinta ad aprire un suo canale personale su YouTube disse “perché ciò che sapete sugli arabi non dovrebbe provenire solo da Jack Bauer”. Come prevedibile i liberal insorsero. Fra di loro, curioso farlo notare, anche Donald Sutherland, ben più famoso attore, padre dello scapestrato Kiefer. Eppure, nonostante l’onda lunga delle polemiche, gli ascolti restarono a livelli record e, negli anni, la serie raccolse 11 Emmy Awards e 2 Golden Globe. Ma il mondo stava cambiando, lo abbiamo già detto. La storia avanzava con il suo passo cadenzato e una guerra veniva combattuta in un paese lontano, un dittatore logoro e sporco stanato e portato al patibolo, mentre più di quattromila giovani morivano all’ombra di una bandiera a stelle e strisce, in nome di una libertà che non si trovò da nessuna parte. Negli occhi degli spettatori, alle immagine drammatiche delle torri che crollano avvolte in nuvole di polvere e fiamme, se ne erano aggiunte altre, meno cruente ma altrettanto significative. Missili intelligenti come soubrette televisive che disintegravano ignari villagi nel deserto, uomini con tute arancione e cappucci neri deportati in prigioni che sembravano zoo, foto ricordo di militari che giocavano con le loro vittime come fossero delle bambole. E in questo nuovo mondo, per volere di più della metà della sua popolazione, Bush fu costretto a cedere il suo

scranno a un uomo nuovo: Barack Obama il suo nome; nero il colore della sua pelle. E questo punto merita l’apertura di una parentesi. Nella prima serie di 24, quella andata in onda a partire dal 2001, l’azione si svolge il giorno dei caucus (le elezioni primarie) presidenziali dello stato della California. Bauer scopre che un criminale serbo sta pianificando un attentato alla vita di uno dei candidati alle primarie, David Palmer. Palmer è indicato come il primo candidato afro americano ad avere buone probabilità di diventare presidente degli Stati Uniti. E, particolare più inquietante, somiglia in maniera impressionante a Obama. Alla fine delle ventiquattro ore l’attentato è sventato e Palmer può presentarsi alla corsa per la presidenza. Nelle finzione scenica delle serie successive Palmer sarà il primo presidente afro americano della storia e resterà in carica fino alla quarta serie, quando sarà ucciso dal colpo di fucile di un cecchino solitario (il tutto ricorda un altra tragedia americana di una soleggiata mattina a Dallas) per essere poi sostituito alla guida del paese dal fratello Wayne. Diversi sociologi statunitensi sostengono che proprio l’abitudine a un presidente di colore in una serie seguita come 24, ha spianato la strada verso l’accettazione di quello che stava già succedendo: l’elezione di Barack Obama. Il mondo era ormai diverso, un uomo nuovo prometteva che le cose sarebbero cambiate. E anche 24 provò a stare al passo con questi cambiamenti. Alla ricerca di una sorta di redenzione. La settima serie vide lo smantellamento del CTU a causa di azioni poco chiare agli occhi del governo (la tortura ovviamente). Mentre il nostro Bauer andava in Ruanda (anche se nella serie il paese ha un altro nome) a salvare i bambini di un orfanotrofio. Ma questo non fu sufficiente a far cessare l’inesorabile calo degli ascolti che stava ormai ammorbando 24. Gli Stati Uniti non volevano più essere difesi dai terroristi con i metodi di Bauer. La vita vera gli aveva già sufficientemente insegnato che era un prezzo troppo alto da pagare. Quello che desideravano era il ritorno a casa dei loro figli da una guerra ingiusta e la chiusura di posti come Guantanamo. La Fox all’apertura dell’ottava stagione si rese conto che la cifra per continuare a mantenere la serie era troppo alta da pagare (il solo compenso di Sutherland era lievitato fino alla ragguardevole cifra di 550 mila dollari a episodio). E così si giunse alla fatidica decisione. Il mondo nuovo che si sta ancora costruendo sotto i nostri occhi non ha più bisogno (posto che un bisogno reale ci sia mai stato) di un Jack Bauer a vegliare sui nostri sonni. Voci di corridoio affermano insistentemente che comunque si è già al lavoro su una sceneggiatura cinematografica ispirata alla serie 24, che con ogni probabilità sarà ambientata in Europa. Ma ormai il mondo è cambiato. Siamo certi che sarà un mondo migliore. Eppure un pochino Jack Bauer ci mancherà.


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Emanuela Martini


la rivoluzione rossa In principio fu Rita Hayworth, indimenticabile GILDA. Poi, dopo qualche sporadica apparizione, negli anni 90 a Hollywood si fanno largo le ramate Julia Roberts e Nicole Kidman. Diventano star, ma sono costrette a frequenti cambi di colore. Fino alla svolta. Grazie alla televisione, che sdogana giovani attrici come Amy Adams, Kirsten Dunst, Emily Blunt e Lindsay Lohan, le ginger oggi invadono i set, guidate da icone cone Julianne Moore e Cate Blanchett. E mentre Scarlett Johansson per IRON MAN 2 rinuncia al biondo che l’ha resa famosa, le due attrici più in voga del momento diventano testimonial del nuovo corso: Christina Hendricks, rivelazione di Mad Men, e Léa Seydoux, principessina di Robin Hood


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In apertura, Scarlett Johansson, Vedova Nera in Iron Man 2, in sala. 1 Drew Barrymore in Everybody’s Fine, in uscita a dicembre. 2 Christina Hendricks, star della serie tv. 3 LÊa Seydoux

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in Robin Hood, in uscita il 12 maggio. 4 Emily Blunt con Matt Damon in The Adjustment Bureau. 5 Lindsay Lohan in Incinta o... quasi (2009). 6 Julia Roberts in una scena di Mangia, prega, ama, in arrivo a ottobre.

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In inglese familiare li chiamano “ginger”, e hanno coniato anche parole come “gingerphobia” (paura dei rossi) e “gingerism” (razzismo nei confronti dei rossi). Rossi di capelli. Nel Medioevo, erano sospettati di stregoneria, e le donne con i capelli rossi finivano spesso sul rogo. Ma, mentre nei trattati del 500 dell’Inquisizione capelli rossi e occhi verdi erano inequivocabilmente associati a streghe e vampiri, Tiziano, Botticelli, i Preraffaelliti, Modigliani e Klimt dipingevano rosse opulente e misteriose e in Oriente si specializzavano nella tintura con l’henné, reputando il rosso un segno di giovinezza. Il temperamento vivace e battagliero è un requisito essenziale, come racconta la letteratura per ragazzi, da Anna dai capelli rossi della canadese Lucy Maud Montgomery (base di innumerevoli film e serie televisive, anime comprese), alla pestifera Little Orphan Annie di comics, film e tv, alla fantomatica e capricciosa “ragazzina dai capelli rossi” amata invano da Charlie Brown nei Peanuts di Scultz. A Hollywood, invece, rosso era sinonimo di “Atomica”, dalla foto di Gilda incollata sulla bomba sperimentale sganciata sull’atollo Bikini nel 1946. Da qui nacque il soprannome di Rita Hayworth, scatenata femme fatale degli anni 40, di origine messicana, nata con capelli neri e folte sopracciglia brune, rossa per scelta per tutta la sua carriera (a parte “l’incidente di percorso” di

Tra gli uomini, invece, il rosso è una rarità: c’è stato Val Johnson negli anni 50, poi il nulla o quasi... La signora di Shanghai, nel quale il regista ed ex marito dispettoso Orson Welles la mutò in bionda perfida). Nel cinema classico le protagoniste rosse erano rare ma esplosive, divoratrici di uomini come Rita, Clara Bow e la bionda platino Jean Harlow, divenuta rossa in The Red Headed Woman, energiche e piene di temperamento, come la proverbiale Katharine Hepburn, la scatenata Lucille Ball (poi star della tv, con Lucy ed io) o la travolgente irlandese Maureen O’Hara, che in Un uomo tranquillo fa a cazzotti con John Wayne.

Poche le “signore”, il colore non si addiceva al bon ton: su tutte, l’inglese Deborah Kerr, fuoco sotto la cenere, che è stata spesso inquieta monaca, e che spesso ha tradito i propri mariti cinermatografici (su tutti, Cary Grant per il sensuale Robert Mitchum in L’erba del vicino è sempre più verde e il capitano della base nelle Hawaii per il sergente Burt Lancaster in Da qui all’eternità, ma là era bionda). Molte, invece, le prostitute, spesso in ruoli secondari, a partire dalla sfacciata Belle Watling di Via col vento, interpretata da un’attrice teatrale bionda ed esile, Ona Munson, per l’occasione tinta di rosso e strizzata in un busto vistoso, per arrivare fino a Susan Sarandon di Pretty Baby e a Frances Fisher, rossa naturale e per un periodo moglie di Clint Eastwood, che in Gli Spietati guida il drappello delle prostitute maltrattate in cerca di vendetta. Ma le rosse dello schermo si sono diradate con gli anni, a parte occasionali vampate, come la magnifica dropout Julia Roberts di Pretty Woman (ancora una prostituta), la selvaggia cascata di capelli di Nicole Kidman in Far and Away (poi la Kidman volgerà spesso al biondo, conservando il colore originario per le parti più sfacciate, come quella di Moulin Rouge) e la ferrea Kate Winslet di Titanic (ancora più purpurea nelle parti oniriche di Se mi lasci ti cancello). Quanto ai rossi, ce n’è sempre stati pochi: a parte il comico Danny Kaye, negli anni 50 solo Van Johnson, poi il ragazzino Ron Howard di Happy Days (e di tante altre serie televisive) e, più tardi, Eric Stoltz ed Eric Caruso (passati poi dal grande al piccolo schermo). Tende al rosso Kenneth Branagh, anche se per Amleto si è ossigenato; ma lui è irlandese e stravagante. Negli ultimi vent’anni, è stata proprio la televisione che ha fatto la differenza e ha “coltivato” il fascino insolito e misterioso dei capelli rossi, con Gillian Anderson, la Dana Scully di X-Files, Marcia Cross, la casalinga disperata Bree Hodge (prima in CSI, Ally McBeal, Melrose Place e altri), Cynthia Nixon, Miranda di Sex and the City serie e film (in uscita il 28 maggio il secondo capitolo), Christina Hendricks, la splendida Joan di Mad Men, che ha alle spalle una carriera quasi esclusivamente televisiva (da Senza traccia a ER, da Cold Case a Life) e che solo in futuro vedremo al cinema (ha tre film in post-produzione, Leonie, Life As We Know It e The Family Tree). Ma la televisione americana ha soprattutto alle-


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Le rosse al cinema.

1 Rita Hayworth è Gilda (1946). 2 Deborah Kerr

con Cary Grant in L’erba del vicino è sempre più verde (1960). 3 Julianne Moore in A Single Man (2010). 4 Cate Blanchett in Il curioso caso di Benjamin Button (2008). 5 Cynthia Nixon in Sex and the City (2008). 6 Annette Bening in Being Julia (2004). 7 Isla Fisher in I Love Shopping (2009). 8 Kirsten Dunst con James Franco in Spider-Man 3 (2007). 9 Bryce Dallas Howard

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in Terminator Salvation (2009). 10 Amy Adams in Una proposta per dire sì (2010). 11 Judy Garland in Incontriamoci a Saint Louis (1944). 12 Kate Winslet e Leonardo DiCaprio in Titanic (1997). 13 Susan Sarandon, Geena Davis in Thelma & Louise (1991). 14 Nicole Kidman in Moulin Rouge (2001). 15 Rachelle Lefevre in Twilight (2008). 16 Gillian Anderson in X-Files (2008). 17 Maureen O’Hara e John Wayne, in Un uomo tranquillo (1952).

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vato le “ragazzine dai capelli rossi” che, ormai donne, hanno lentamente ma decisamente ricominciato a invadere il grande schermo. Amy Adams (in sala con Sunshine Cleaning e Una proposta per dire sì), prima di diventare famosa con Julie and Julia, Una notte al museo 2 e La guerra segreta di Charlie Wilson, è stata tra i protagonisti di Buffy, Smalville, West Wing, The Office, Dr. Vegas. Lindsay Lohan, che vedremo presto in Machete di Robert Rodriguez e nella commedia Labor Pains, oltre che una piccola star della Disney (per la quale a dodici anni interpretò il doppio ruolo delle gemelle terribili di Genitori in trappola), è apparsa in Ugly Betty e in Another World. Isla Fisher, la scozzese cresciuta in Australia che ha dato corpo alla compratrice compulsiva di Sophie Kinsella in I Love Shopping e ha appena finito di interpretare la commedia horror di John Landis Burke & Hare, si è fatta le ossa in tv negli anni 90 in Paradise Beach, Home and Away e Oliver Twist. Emily Blunt, l’altra rossa di Sunshine Cleaning, protagonista di Wolfman e di Young Victoria, ha interpretato molti tv movie inglesi, storici o polizieschi (da Poirot a Henry VIII a Gideon). Tutto sommato, tutte brave ragazze, sul piccolo e grande schermo, com’è in fondo anche Kirsten Dunst, che ha iniziato la carriera “light ginger” come vampira bambina in Intervista col vampiro di Jordan, l’ha proseguita come figlia della rossa

È buffo: ho recitato spesso con una parrucca, ma il pubblico continua a ricordarmi come rossa Julianne Moore convinta Susan Sarandon in Piccole donne, ed è stata rossa trionfante quando ha interpretato May Jane Watson nella serie Spiderman (ma spesso è bionda, come in Star System – Se non ci sei non esisti e All Good Things). Curiosamente, quella che non ha avuto esordi televisivi è la figlia d’arte Bryce Dallas Howard, che ha debuttato ragazzina con il papà divenuto regista ( Apollo 13 , Il Grinch ), poco più che ventenne è diventata l’attrice preferita

di M. Night Shyamalan (The Village, Lady in the Water) e ha sostituito Nicole Kidman in Manderlay di Lars Von Trier, e che vedremo presto in un ruolo secondario in Twilight – Eclipse e, soprattutto, come protagonista del nuovo film di Clint Eastwood, il thriller soprannaturale Hereafter. Bryce è quasi eterea, tutto il contrario dello sterotipo della rossa cinematografica, anche se il colore dei capelli e della carnagione accentua tratti da “elfo” comunque spiazzanti. Ma la personalità più simbolica del massiccio ritorno delle rosse, un miscuglio di anticonformismo e classe, di spudoratezza e sentimento, è senza dubbio Julianne Moore, inequivocabile rossa naturale, come dimostrò nel 1993, nella scena di nudo integrale di America oggi di Robert Altman. È la rossa fuori dai cliché, quella che può prestare i suoi colori a qualsiasi parte, l’incrocio tra Katharine Hepburn e Deborah Kerr (della quale ha ripreso il ruolo della moglie infedele di The End of the Affair, dal romanzo di Greene), quella per cui “stregoneria” significa fascino e temperamento, che sa trasformare le lentiggini che le costellano il corpo in un elemento di seduzione. Una delle attrici più intense dell’ultimo decennio, Julianne Moore sa passare dal dramma alla commedia, dal thriller alla fantascienza, ed è amatissima dagli autori di ogni paese e generazione, da Malle a Spielberg, da Todd Haynes a Cuarón. Dopo due film drammatici appena usciti, A Single Man di Tom Ford e Chloe di Atom Egoyan, si scatena nella commedia in The Kids Are All Right di Lisa Cholodenko, dove convive con Annette Bening (con la quale hanno fatto due figli) ma si lascia coinvolgere in una focosa relazione sessuale dal donatore di sperma Mark Ruffalo, e sta già lavorando ad altri tre film (il thriller Shelter, la commedia sentimentale Hateship, Friendship, Courtship e Boone’s Lick, la saga western di Barry Levinson). Pare che uno dei suoi primi registi teatrali l’avesse avvertita che, con i suoi capelli, avrebbe dovuto rinunciare a molte parti. “Infatti, ho recitato spesso con una parrucca”, ha raccontato la Moore. “Ma la cosa buffa è che, anche quando avevo un colore di capelli diverso, il pubblico continuava a ricordarmi come rossa”. È lei la prova vivente che oggi le rosse, a Hollywood, possono fare tutto.


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ridley scott

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Da principe dei ladri a uomo in calzamaglia: Robin Hood ha vissuto ogni possibile incarnazione cinematografica. Ha sfoggiato i baffetti di Errol Flynn, la barba bianca di Sean Connery, il carisma yankee di Kevin Costner e quello demenziale voluto da Mel Brooks. Per i bambini è ancora il leggendario volpacchiotto targato Disney. Difficile ma non impossibile svecchiare un personaggio così abusato: non se a farlo è Sir Ridley Scott, mister Alien e Blade Runner, e se a imbracciare l’arco è Russell Crowe (a destra). Un regista perfezionista e visionario e una star hollywoodiana dal peso (corporeo) altalenante ma dalla solida fama: Robin Hood, per chi ama il respiro fragoroso del cinema epico, è uno dei titoli dell’anno. Nel 2008 Scott fermò le riprese del film, il problema era la sceneggiatura di Brian Helgeland, all’epoca intitolata Nottingham. Russell Crowe avrebbe dovuto interpretare lo sceriffo, storico antagonista di Robin Hood, in una vicenda che ne rivalutasse la figura, mettendo sul piatto una storia di amiciziarivalità col bandito, per ragioni di ordine pubblico e di cuore. Lo script, in seguito rivisto dal premio Oscar Tom Stoppard, ha ripreso una dimensione più classica. Crowe è Hood, ci sono meno zone d’ombra tra buoni e cattivi e battaglie campali del tutto inedite rispetto ai canoni della tradizione folkloristica. Un ibrido, insomma, tra Il gladiatore e Braveheart, con tanto di discorso motivazionale ai combattenti: “ribellarsi e ribellarsi ancora, fino a che gli agnelli diventeranno leoni”. Nel cast Cate Blanchett è una Lady Marian votata all’azione; Mark Strong (Sherlock Holmes), già con Scott in Nessuna Verità, è il perfido Godfrey, braccio destro del Principe Giovanni (Oscar Isaac). Isabella di Aquitania ha il volto di Eileen Atkins, Matthew Macfadyen è lo sceriffo di Nottingham, Max Von Sydow è il padre di Marian, Danny Huston Riccardo Cuor di Leone e William Hurt il duca di Pembroke. Ben 130 milioni di dollari americani investiti nel migliore talento britannico: è intrattenimento al massimo livello, e non capita spesso di potersi gustare i popcorn lasciando il cervello acceso. Adamo Dagradi

johnny hallyday hong kong

vendicami johnnie to leone nero

killer

alain delon


Premiato con il Leone Nero all’ultimo Noir in Festival di Courmayeur, il primo film “europeo” del prolifico regista di Hong Kong Johnnie To sintetizza nel titolo il suo senso: un generico “vendetta” in lingua originale (Vengeance), un più diretto Vendicami in italiano. E, una volta tanto, la traduzione è migliore. Perché quella richiesta è il motore da cui parte il racconto e resta, per tutto il film, l’unico imperativo delle azioni del protagonista, Costello, che ha il volto intenso e sciupato del celebre cantante francese Johnny Hallyday (in basso),

e che fin dal nome richiama volutamente il personaggio-mito interpretato da Alain Delon in Le samouraï di Melville. A chiedere vendetta è la figlia, scampata per miracolo alla carneficina compiuta da tre killer, in cui sono morti il marito (cinese) e i due figli piccoli. E così la richiesta si trasforma in ossessione, e per rispettarla il padre – proprietario di un ristorante ma con un passato da killer – è disposto a rinunciare a tutte le sue ricchezze e a mettere in gioco la propria vita. Johnnie To, affiancato ancora una volta dal fidato sceneggiatoreregista Wai Ka-fai, lavora dunque su uno dei temi principali della sua filmografia e, nonostante la scelta di un attore francese (come francese è la figlia di Costello, Sylvie Testud, la straordinaria protagonista di Lourdes), la scenografia resta quella delle metropoli orientali di tutti i suoi film. In questo caso, sono protagonisti le luci e i bagliori notturni della piccola isola di Macao, colonia portoghese tornata alla Cina nel 1999: tra ambienti degradati e hotel lussuosi, strade affollate di prostitute e case sorvegliate, Costello – taciturno e “noir” come il suo omonimo melvilliano – cerca la verità, aiutato nell’impresa da tre killer professionisti con i quali, a poco a poco, stringe un vero legame d’amicizia. L’altra metà non violenta del cinema di To, infatti, è, da sempre, lo studio dei rapporti umani, e particolarmente quelli tra uomini, alla ricerca di un “galateo” dei sentimenti che resiste nonostante tutto. Anche in Vendicami piccoli ma sapienti tocchi di umanità punteggiano la ricerca del protagonista, affollata, per il resto, di cadaveri e sparatorie, altre vendette e disperati tentativi di fuga. Il lato bloodshed resta comunque il punto di forza del film, e To si conferma grande maestro del genere, anche in un prodotto volutamente più “piccolo” e su commissione. Dove la seduzione per le “danze” di sangue e pallottole non maschera tuttavia la morale, ambigua ma pura, da cui prende le mosse il racconto: il desiderio di un padre di vendicare sua figlia. Luca Malavasi

SAGA déjà vu the final destination 3d TEEN HORROR nightmare fatalità

morte Caso o fatalità? No è il destino, segnato, preciso, ineluttabile, il disegno premeditato della morte pende come una spada di Damocle insanguinata, sulle teste dei protagonisti del film, senza alcuna via di scampo. Arrivato al quarto episodio, la saga di Final Destination non sembra avere ancora molto da dire, ma quel poco lo dice benissimo. La serie, nata nel 2000 e prodotta dalla casa indipendente New Line Cinema, la prima a credere in lavori del calibro di Nightmare di Wes Craven e nel lancio sul mercato di registi come di David Fincher e Paul Thomas Anderson, non cambia di una virgola l’idea di base e arricchisce un prodotto che da un punto di vista narrativo mostra ormai la corda. Buono il lavoro di computer grafica e ottima l’idea del 3D, gradita sorpresa per i fan del genere. Dopo aver dispensato il terrore su aerei, autostrade e Luna Park,

l’orrore arriva di gran carriera a seminare il panico nel quotidiano. Ecco che un’officina meccanica, una falegnameria, una piscina, un multisala, sono i luoghi in cui la morte ha deciso di ghermire le sue vittime nei modi e nei tempi più impensati e spaventosi, e nonostante i terribili déjà vu premonitori di Nick (Bobby Campo, in basso), il giovane protagonista maschile, tutto sembra inutile davanti alla potenza della signora con la falce. The Final Destination 3D rispetta intelligentemente i classici canoni del teen horror in cui gli scettici e i superficiali sono i primi a morire. Non a caso in una delle scene migliori, Hunt, grande amico di Nick ma assolutamente cinico, single e spietato dongiovanni, verrà risucchiato dal fondo di una piscina dopo avere fatto sesso occasionale (la mancanza d’amore negli horror è un peccato imperdonabile) e dopo essere stato scortese con un ragazzino, colpevole solo, di averlo bagnato con un innocua pistola ad acqua. Inoltre come ogni saga che si rispetti molti sono i rimandi ai film precedenti. Il numero 180 infatti, torna anche questa volta come sicuro presagio di catastrofe imminente, essendo lo stesso numero dell’aereo che esplode in volo nel primo Final Destination. Tuttavia non basta più solo essere buoni, casti e puri, l’horror degli anni 2000 lascia poche vie di scampo e la partita a scacchi questa volta si preannuncia più lunga del previsto. Marcello Zuccotti


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Sorpresa! Humpday, la commedia super-indipendente di cui tutti parlavano allo scorso Festival di Cannes, firmata dalla regista Lynn Shelton, esce nelle sale italiane (con le voci dei comici Lillo e Greg). Un plauso al distributore, che non ha eliminato il titolo originale, limitandosi ad aggiungere il sottotitolo Un mercoledì da cialtroni, richiamo alla new-comedy stile Apatow, e omaggio a un grande classico dell’amicizia tra uomini, Un mercoledì da leoni di Milius. Il titolo viene da HUMP!, un festival di pornografia amatoriale a Seattle, dove i film vengono proiettati e poi bruciati alla fine della rassegna. Ben - novello sposo con ambizioni paterne - e Andrew - scapolone inquieto con velleità artistiche - si rivedono dopo molti anni e si confrontano

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libertà

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tra aspettative e delusioni. Andrew, nei pochi giorni in cui è in città, convince Ben a partecipare a uno dei suoi abituali party serali, tra curiosi individui, libertà sessuale e sperimentazione allucinogena, abitudini che l’accasato Ben ha messo da parte da tempo. Col passare del tempo l’ebbrezza prende il sopravvento e i due, scommettono di riuscire in un’impresa unica: partecipare a HUMP! girando un porno, come attori protagonisti e senza donne. Non un porno gay, piuttosto un “documentario” su due etero che scoprono cosa possono fare insieme. Un buddy movie, in buona sostanza. Dovrebbe essere uno scherzo di una notte, e invece si trasforma in una specie di seduta psicanalitica, in cui Andrew e soprattuto Ben rimettono in discussione le loro certezze. Dove finisce l’amicizia virile e comincia l’omosessualità latente? Fino a che punto si può accettare la libertà di scelta dell’altro? Il sesso come chiave per parlare della vita, delle aspettative e delle delusioni, degli stereotipi e - soprattutto della fiducia negli altri. Esplicito e mai volgare, parlatissimo, talvolta esilarante. I bravissimi Mark Duplass e Joshua Leonard (in alto), più che recitare, sembrano riversare nel film le loro reali perplessità, come faceva - con le dovute proporzioni - John Cassavetes. Vincenzo Rossini

paul weitz

aiuto vampiro

salma hayek

john c. reilly adolescenza

saga di darren shan

chris massoglia

Al cinema è ancora tempo di vampiri adolescenti. Dopo Twilight arriva Aiuto vampiro, storia di un quattordicenne aracnofilo che si trova suo malgrado coinvolto nella lotta tra due fazioni di non-morti. Diretto da Paul Weitz, mostra un mondo dove gli eredi di Dracula si mescolano ai fenomeni da baraccone che popolano da sempre i circhi e la fantasia. Darren è un ragazzo qualunque. Vive in un’anonima cittadina e frequenta, con buoni risultati, il liceo locale. Orgoglio dei suoi genitori, il suo unico difetto è l’amicizia con il turbolento Steve che lo convince a scappare di casa per assistere a uno spettacolo di freak messo in scena da un circo itinerante. Ciò che non immagina è che tra le creature grottesche si nasconda, sotto falsa identità, il vampiro Larten Crepsley a cui decide di rubare un velenosissimo ragno ammaestrato


millennium

Lisbeth Salander DAVID FINCHER

la regina dei castelli di carta remake svezia

stieg larsson

che accidentalmente morde l’amico. Per salvarlo accetta di divenire l’assistente di Crepsley e abbandonare la famiglia. Così facendo spezza involontariamente la tregua bicentenaria tra due gruppi di non morti: i vampiri, che hanno la particolarità di non uccidere mai le vittime da cui si nutrono, e i vampanesi, che al contrario amano l’omicidio, ai quali si è nel frattempo unito Steve. Il film si ispira alla Saga di Darren Shan nata dalla penna dell’irlandese Darren O’Shaughnessy. Per la precisione Paul Weitz, assieme allo sceneggiatore Brian Thomas Helgeland, ha tratto spunto dai primi tre romanzi: Il Circo degli Orrori, L’assistente del vampiro e Tunnel di Sangue. Già il titolo originale, Cirque du Freak: The Vampire’s Assistant, prelude all’elogio alla diversità (e mostruosità) mutuato da

Tim Burton e lontanissimo dalle angosce di Freaks di Tod Browning. Aiuto vampiro è però anche una metafora dell’adolescenza come eterno combattimento tra l’impulso a diventare adulti (o vampiri) in fretta e la fatica ad abbandonare la fanciullezza. Una favola gotica in cui il protagonista scopre, oltre all’amore, l’importanza di essere qualcuno prima ancora di qualcosa. Il ruolo di Darren Shan è stato affidato a Chris Massoglia mentre quello dell’amico Steve a Josh Hutcherson. Al loro fianco spicca John C. Reilly (in alto, con Massoglia), nella parte per lui inedita del vampiro Larten Crepsley, innamorato della donna barbuta, interpretata da Salma Hayek. Willem Dafoe appare nel ruolo di Gavner Purl, un altro vampiro buono e Ken Watanabe in quello di Mr. Tall, un freak alto due metri e mezzo. Dunya Carcasole

Lisbeth Salander è pronta per l’atto finale. Con La regina dei castelli di carta si chiude la saga cinematografica ispirata a Millennium, la corposa trilogia dello scrittore svedese Stieg Larsson. I suoi libri, amatissimi in Svezia e molto apprezzati anche in Italia, hanno vissuto una seconda giovinezza con l’uscita dei precedenti film (Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava con il fuoco, entrambi in sala lo scorso anno), schizzando in cima alle classifiche dei libri più venduti. E verosimilmente lo stesso accadrà dopo il 28 maggio, data di uscita del terzo episodio. Questo è di certo il maggior merito di tutta l’operazione cinematografica: far scoprire fuori dai confini svedesi una storia che brilla per scrittura e originalità della trama, per tensione e sviluppo dei personaggi e che, data la prematura scomparsa del suo autore, non troverà mai proseguimento (l’idea iniziale di Larsson era strutturare la storia in 10 libri). L’ultimo capitolo segue l’andamento lineare, quasi televisivo, del secondo: ritroviamo il regista svedese Daniel Alfredson e ritroviamo Lisbeth, ricoverata in ospedale in gravi condizioni, dopo il terribile scontro con il padre Zalachenko, di stanza a pochi passi dalla figlia. Dopo una lunga degenza, Lisbeth riesce finalmente a guarire, ma ad aspettarla c’è la prigione: è accusata di tentato omicidio. Dalla sua parte, come sempre, solo Mikael Blomkvist, da cui lei però, ferita nei sentimenti, continua a scappare. Protagonista assoluta Lisbeth, appare sempre più esterma nel look, spogliata di qualsiasi parvenza femminile, ma sempre misteriosamente affascinante. Un eroina moderna, con una morale difficile da comprendere, che Noomi Rapace (nel tondo) ha incarnato benissimo, ed è davvero difficile immaginare che un’altra attrice possa prendere il suo posto nel remake hollywoodiano in pre-produzione, affidato a David Fincher (Il curioso caso di Benjamin Button). Sembra che il regista abbia tentato di coinvolgere l’attrice svedese nel progetto, ricevendo però risposta negativa. Peccato. Paola D’Antuono


nick DVD TRA LE NUVOLE

Up in the Air — Usa — 2009 commedia — 105 minuti regia Jason Reitman — cast George Clooney, Vera Farmiga, Sam Elliott, Jason Bateman Ryan è un “taglia teste” aziendale che in tempi di crisi economica gira l’America in aereo e passa la vita fra check-in e alberghi per licenziare persone. Finché

l’incontro con la donna della sua vita non lo farà tornare coi piedi per terra. Commedia amarognola incensata dalla critica e premiata dal pubblico (era anche l’unica commedia candidata agli Oscar nelle categorie maggiori), è il terzo lungometraggio del giovane Reitman. Disponibile anche in Blu-Ray, che include

alcuni extra in alta definizione. Dvd dai numerosi contenuti speciali: commento audio di regista, i documentari Jason Blumenfeld, Shadowplay, To Know Me Is to Fly with Me, Real People Firing and Irate Employee, Spacesuit, una selezione di scene tagliate con commento audio, trailer.

questa super-produzione targata Disney dal ricco cast (Alice è interpretata dalla giovane Mia Wasikowska, mentre il fido Johnny Depp si prodiga nei panni del Cappellaio Matto) dove si combinano animazione e riprese live action, il tutto poi “gonfiato” digitalmente in 3-D. I puristi hanno storto il naso, la critica si è divisa, ma il

pubblico lo ha premiato. Quasi obbligatorio il BluRay vista l’enorme quantità di Cgi e di immagini digitali. Reparto extra stranamente poco fornito: presenti solo i documentari sulla lavorazione del film Il cappellaio matto, Alla scoperta di Alice, Gli effetti speciali di Alice in Wonderland.

clienti abituali non gradiscono l’arrivo del nuovo chef in cucina, e la sua malandata schiena non gli dà tregua procurandogli dolori lancinanti. Dal regista turco naturalizzato tedesco Akin, autore di La sposa turca (2004) e Ai confini del paradiso (2007), una commedia culinaria e multirazziale (da tenere d’occhio il cast di gio-

vani promesse, più una piccola parte per il veterano Udo Kier), che ha vinto il Gran premio della giuria all’ultimo festival di Venezia. Non disponibile in versione Blu-Ray, e contenuti speciali appena passabili: intervista a Fatih Akin a cura di Marina Fabbri e trailer cinematografico.

ALICE IN WONDERLAND

Usa — 2010 fantasy — 104 minuti — regia Tim Burton — cast Mia Wasikowska, Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Crispin Glover, Anne Hathaway L’incontro fra Tim Burton e l’amatissimo classico di Lewis Carroll era nell’aria da anni: si è concretizzato in

SOUL KITCHEN

Germania — 2009 commedia — 99 minuti — regiA Fatih Akin — cast Moritz Bleibtreu, Birol Unel, Wotan Wilke Mohring, Jan Fedder Zinos, giovane gestore del ristorante “Soul Kitchen”, sta attraversando un momento difficile: Nadine, la sua fidanzata, si è appena trasferita a Shanghai, i suoi

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Matteo Scifoni


IO, LORO E LARA

Italia — 2009 commedia — 123 minuti — regia Carlo Verdone — cast Laura Chiatti, Carlo Verdone, Marco Giallini, Anna Bonaiuto Dopo oltre dieci anni come missionario in Africa, Don Carlo ritorna a Roma, dove trova la sua famiglia completamente allo sbando: il padre vedovo si è infatuato

di una giovanissima slava e vuole sposarla, il fratello finanziere è un cocainomane, la sorella è una nevrotica mamma di un’adolescente emo. Ma soprattutto incontra Lara, una giovane misteriosa e bellissima che gli sconvolge la vita. Disponibile anche in versione Blu-Ray, con i tanti contenuti speciali: Film al

massimo, esperienza interattiva che permette di scoprire tutti i dettagli della realizzazione del film e alcuni filmati dietro le quinte durante la visione, i video musicali All that you give by Cinematic Orchestra e For Now by Thomas Feiner & Anywhen, clip La costruzione del sosia, backstage.

VOGLIO LA TESTA DI GARCIA

CAPITALISM: A LOVE STORY

Bennie, pianista di terz’ordine che tira a campare nelle balere del Messico più povero, crede di aver trovato l’occasione della vita quando due uomini si presentano in cerca di Alfredo Garcia, colpevole di aver messo incinta la figlia di un potente fazendero che ora vuole la sua vendetta (e vuole la testa del poveretto, come macabro trofeo). Per Bennie inizia un incubo in cui tutto sembra andare sempre peggio. Scandalosamente mancava un’edizione dvd di questo titolo leggendario, tra i capolavori di Sam Peckinpah: una parabola nichilista di

In questo suo nuovo lavoro, il veterano documentarista Michael Moore esplora le cause della crisi economica globale, soffermando il suo sguardo sulla situazione delle corporation e sugli intrecci con la politica, legame che è culminato con il massiccio trasferimento del denaro dei contribuenti nelle istituzioni finanziarie private. Moore è uno di quei registi che si amano o si odiano senza vie di mezzo, ma ha la capacità di trattare argomenti delicatissimi di una società piena di contraddizioni come quella statunitense con ironia e impegno, e sa costruire degli ottimi racconti sfruttando al meglio le potenzialità di quel genere complesso che è il documentario. Esce anche in versione

Bring Me the Head of Alfredo Garcia Usa/Messico — 1974 noir — 112 minuti — regia Sam Peckinpah cast Warren Oates, Isela Vega, Gig Young, Emilio Fernández, Kris Kristofferson

morte e autodistruzione, così eccessiva, folle e in anticipo sui tempi che solo dopo molti anni si è guadagnato la sua giusta fama di cult-movie (peraltro citatissimo da una lunga schiera di registi, da John Woo a Kathryn Bigelow). Nessun extra, ma è il caso di accontentarsi.

Usa — 2009 documentario — 127 minuti — regia Michael Moore

Blu-Ray. Buona la sezione extra, con una lunghissima selezione di scene tagliate e interviste estese, il documentario What If, Just If, Just If, We Had Listened to Jimmy Carter in 1979? (18 min), trailer.

AVATAR

Usa — 2009 fantascienza — 166 minuti — regia James Cameron — cast Sigourney Weaver, Sam Worthington, Zoe Saldana, Giovanni Ribisi, Michelle Rodriguez Il veterano disabile Jake Sully viene reclutato per viaggiare anni luce fino a Pandora, dove trova l’amore di

Neytiri, una donna Na’vi, appartenente alla popolazione nativa. Sbarca in home-video il kolossal di James Cameron che ha battuto ogni record possibile di spettatori e incassi (ma agli Oscar è stato battuto dal “piccolo” The Hurt Locker, costato quanto una settimana di riprese di Avatar), ed era stato lanciato come

il primo grande kolossal in 3-D della storia di Hollywood. La versione Blu-Ray è chiaramente consigliata (per chi possiede uno schermo HD) perché esalta l’enorme qualità visiva. Curiosamente in questa prima edizione home-video del film mancano i contenuti speciali.


nick DVD A SERIOUS MAN

Usa — 2009 commedia — 105 minuti — regia Joel e Ethan Coen — cast Michael Stuhlbarg, Richard Kind, Fred Melamed, Sari Lennick 1967: il compassato Larry Gopnik (lo sconosciuto Michael Stuhlbarg, straordinario), professore di fisica in un liceo ebraico, vede la sua vita capovolgersi nell’arco

di pochi giorni: la moglie lo pianta per un amico di famiglia, il fratello malato si installa in casa sua e il figlio traffica marijuana. Ed è solo l’inizio. Dopo gli Oscar di Non è un paese per vecchi e la parodia spionistica allstar di Burn After Reading, i fratelli si dedicano a una commedia nerissima a basso budget e senza star, e il

film è uno dei loro più complessi e personali, nonché uno dei migliori titoli della stagione. Anche in Blu-Ray, consigliata per godere della fotografia di Roger Deakins, con tanti contenuti speciali: i documentari Scuola ebraica per ragazzi, Creare il 1967, La storia dietro A Serious Man, trailer.

avvertire una presenza misteriosa che si manifesta soprattutto durante la notte: convinti che il proprio domicilio sia infestato da un’entità demoniaca, i due decidono di installare una telecamera e filmare quanto avviene mentre stanno dormendo. Arriva in homevideo il “caso” cinematografico dell’ultima stagione:

costato 15mila dollari, fatto in casa da un esordiente, accompagnato da frasi entusiastiche di Steven Spielberg, solo in Usa ha incassato 110 milioni di dollari. Anche in Blu-Ray. Come unico extra presente un finale alternativo.

PARANORMAL ACTIVITY

Usa — 2007 horror — 86 minuti — regia Oran Peli — cast Katie Featherston, Micah Sloat, Mark Fredrichs, Amber Armstrong San Diego, California: Katie e Mitch, una giovane coppia di fidanzatini da poco trasferitisi in una nuova accogliente magione, cominciano a poco a poco ad

AMAZING STORIES

Usa — 1986 serie tv — 250 minuti regia Aa. Vv. — cast Danny De Vito, Dick Miller, Charles Durning, Lana Clarkson Si conclude con l’uscita della seconda stagione la pubblicazione integrale della serie televisiva ideata e prodotta (e due volte diretta) da Steven Spielberg fra il 1985 e il 1987, e ispirata all’omonimo e leggendario magazine di fantascienza. Una serie televisiva composta da episodi autoconclusivi piuttosto brevi (circa mezz’ora l’uno), che riprende lo spirito dei vecchi serial di Rod Serling come Ai confini della realtà e Night Gallery (serie nelle quali lo stesso Spielberg aveva mosso i primi passi della sua carriera di professionista), mescolando

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fantascienza, suspense e mistero. Fra gli autori dei vari episodi Joe Dante, Paul Bartel, Kevin Reynolds, Danny De Vito e Tobe Hooper. Assenti gli extra.

BONES - stag. 4

Usa — 2008 poliziesco — 26 episodi da 42 min. — regia Aa. Vv. — cast Emily Deschanel, David Broenaz, Michela Conlin, Tamara Taylor Bones vede come protagonista la dottoressa Brennan, detta appunto “Bones” (Ossa), antropologa forense che lavora con il suo staff per il museo delle scienze naturali di Washington. Quando l’agente Booth (David Boreanaz) la contatta per chiederle aiuto nel risolvere un caso di omicidio in cui il cadavere della vittima è deteriorato e per l’identificazione è necessaria l’analisi delle ossa, la dottoressa e la sua squadra cominciano a collaborare assiduamente con l’Fbi. Ispirata al personaggio creato dalla scrittrice e antropologa forense Kathy Reichs. Una

buona selezione di contenuti speciali: scene tagliate, i documentari Morte in scatola, Un passeggero nel forno, Nelle vesti di Haru Tanaka, Tappabuchi, sequenza di gag.


undici uomini d’oro IL MALEDETTO UNITED The Damned United — Gb — 2009 drammatico — 94 minuti — regia Tom Hooper — cast Michael Sheen, Jim Broadbent, Timothy Spall, Henry Goodman

Ambientato nel Regno Unito fra gli anni 60 e i 70, il film racconta la storia (vera) di Brian Clough, che per via del suo carattere e delle sue bizzarrie divenne un’icona del calcio inglese di quegli anni. La storia si incentra sui quarantaquattro giorni di Clough sulla panchina del Leeds

United, una vicenda così emblematica in Inghilterra che lo scrittore noir David Peace gli ha dedicato un romanzo omonimo (da cui il film è tratto). Esce direttamente in home-video, anche in Blu-Ray, e l’edizione è ottima: tra i contenuti speciali, commento audio di regista, produttore e protagonista, scene eliminate, trailer, i documentari Il Clough-pensiero, Il campo perfetto, Essere Brian Clough, Ricordando Brian, Lo sport che cambia.

FUGA PER LA VITTORIA

ULTIMO MINUTO

HOOLIGANS

FEBBRE A 90°

John Huston, uno dei più grandi registi del cinema americano, dirige un film diventato un piccolo classico. E il cast rimane uno dei più pazzeschi mai assemblati.

Uno dei pochi film italiani di argomento calcistico a non essere una commedia tout court, e uno degli ultimi ruoli per Ugo Tognazzi, nei panni di un vecchio manager sul viale del tramonto.

Un poliziotto inglese infiltrato nelle tifoserie ultras resta troppo invischiato e finisce col mandare a rotoli la propria vita privata. Un film rozzo ma a suo modo affascinante, ambientato nel sottoproletariato urbano più crudo.

Sfegatato tifoso dell’Arsenal, un compassato insegnante rischia di rovinare il suo fidanzamento a causa della squadra del cuore. Fedele adattamento del romanzo di Nick Hornby, rifatto poi in Usa dai Farrelly (L’amore in gioco).

BEST

SHAOLIN SOCCER

L’UOMO IN PIÙ

SOGNANDO BECKHAM

Biopic dedicato alla figura di George Best, campione irlandese del Manchester United che viveva come una rockstar, tra alcol, donne e eccessi. Nel solco dei film biografici, senza infamia e senza lode.

Una delle poche cose arrivate in Occidente della star comica hongkonghese Stephen Chow (insieme al successivo Kung Fusion). La versione italiana (malamente doppiata e tagliata di oltre 20 minuti) è da sconsigliare.

Le decadenze parallele di un cantante cocainomane e sbruffone e di un ex calciatore suicida: è l’esordio di Sorrentino, uno dei migliori film italiani dell’ultima decade, con Toni Servillo in una prestazione degna di Al Pacino.

La giovane anglo-indiana Jess fa finta di seguire l’università solo per compiacere i genitori, ma in realtà gioca con la squadra femminile locale e sogna di diventare una calciatrice professionista come il suo idolo Beckam.

Escape to Victory — Usa — 1981 azione — regia John Huston Cast Michael Caine, Sylvester Stallone, Pelè, Max Von Sydow

Irlanda/Gb — 1999 biografico regia Mary McGuckian — cast John Lynch, Ian Bannen, Patsy Kensit, Roger Daltrey

Italia — 1987 drammatico — regia Pupi Avati — cast Ugo Tognazzi, Elena Sofia Ricci, Lino Capolicchio, Massimo Bonetti

Siu lam juk kau — Hong Kong — 2001 comico — regia Stephen Chow cast Stephen Chow, Ng Manhat, Vicky Zaho, Karen Mok

Germania/Gb — 1995 drammatico regia Philip Davis — cast Reece Dinsdale, Richard Graham, Saskia Reeves, Claire Skinner

Italia — 2001 drammatico — regia Paolo Sorrentino — cast Toni Servillo, Andrea Renzi, Ninni Bruschetta, Angela Goodwin

Fever Pitch — Gb — 1997 commedia regia David Evans — cast Colin Firth, Ruth Gemmell, Neil Pearson, Stephen Rea

Bend It Like Beckham — Gb — 2002 comm. — regia Gurinder Chadha cast Parminder Nagra, Keira Knightley, Jonathan Rhys-Meyers


nick GAMES

Tony Stark

esoscheletro

Nick Fury azione

IRON MAN 2 ROXXON

FUMETTI

SEQUEL

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Il primo videogioco dedicato a Iron Man, uscito in contemporanea con l’originale lungometraggio di Jon Favreau, era francamente uno dei peggiori esempi di tie-in che la storia videoludica ricordi. Forse ha ragione l’immarcescibile critico Roger Ebert quando sostiene che i videogiochi non possano essere arte, perché manca il “controllo autoriale”, e chi segue questa rubrica sa come il problema si presenti ancora più vivido quando il gioco, in un perfido circolo ricorsivo, è appunto tratto da un film. In questo caso però, come accade sempre più spesso, non siamo di fronte a una pedissequa riproposizione degli eventi del film, ma a un’avventura completamente a sé stante che ha tuttavia luogo nell’universo rilanciato da Robert Downey jr. e soci. Soprattutto siamo di fronte a un sequel, che nel mondo dei videogiochi (a differenza del cinema) è quasi sempre garanzia di una maggiore qualità. Iron Man 2 infatti non delude, soprattutto perché ciascuna versione del gioco (da quelle per le console di nuova generazione fino ai sistemi portatili) è progettata pensando alla

macchina su cui deve girare, mentre il primo titolo era stato adattato senza troppi fronzoli a partire da una matrice comune. La storia si apre con il rapimento di Jarvis, il maggiordomo elettronico di Tony “Iron Man” Stark, compiuto dalla malvagia corporazione petrolifera Roxxon. Compito vostro sarà naturalmente andarvelo a riprendere, in un susseguirsi di sequenze d’azione, di volo e di grandi botte. La novità più sostanziale è che potete scegliere di affrontare le missioni sia come Iron Man che come War Machine, ovvero l’alter ego metallico del fido assistente di Stark, Jim Rhodes. Interpretato da Don Cheadle nel sequel cinematografico, è qui riproposto con la voce originale dell’attore (nel cast c’è anche Samuel Jackson, ma manca la stella Downey), doppiaggio permettendo. Risolti i gravi difetti della prima uscita, anche la storia è migliorata notevolmente, grazie alla penna sapiente (almeno in fatto di cose di Iron Man) di Matt Fraction, lo sceneggiatore dell’apprezzata serie regolare Marvel a fumetti L’Invincibile Iron Man. Jacopo Prisco


SPOT

Elijah Wood è scampato per scelta a una carriera da one-hitstar (alla “ehi, ma tu sei...Frodo!”) e da un po’ di anni riempie le fila più easy del cinema indie statunitense. Gli Apples in stereo, “super-pop retro-futuristi” per definizione, suonano canzoni iper-orecchiabili con suoni ipersintetici. Per la cronaca, fanno sul serio: Schneider, invasato di matematica, si è progettato una scala musicale alternativa alla “pitagorica” (in vigore sul pianeta Terra da qualche millennio), sui quali parametri ci ha costruito un successo mondiale (Energy, 2007, saccheggiato dalla pubblicità). Per promuovere Dance Floor, apripista del nuovo album Travellers in Space and Time, Elijah ha congegnato un video in due parti ispirato ai grovigli narrativi alla Essere John Malkovich, a The Time Machine, a Douglas Adams. Nella prima parte il Dottor Wood, docente di “physics and gym” conduce, con il savoir faire di un Alberto Angela da tv locale, il surreale programma scientifico Exploring the Universe; ospite il Dottor Schneider (leader della band) che illustra due esperimenti: un marchingegno per rilevare le onde sonore degli ortaggi (una presa elettrica dentro una zucchina!) e un potente acceleratore spaziotemporale, capace di aprire una porta nell’universo. Nel secondo video Wood si aggira di nascosto negli studi tv, dove è ancora posizionata la preziosa macchina. Ed ecco lo stargate: l’acceleratore fa il suo dovere e catapulta Elijah nel videoclip (finalmente!) delle “mele stereofoniche”. Quattro minuti deliranti e spensierati: la band sembra la versione “approvata dalla scienza” degli Hot Chip mentre Wood canta sorridente al vocoder. Per poi tornare – tristemente – alla realtà, ma con un ritmo nel cuore (“but my body is still moving...”). Per unirsi alla combriccola, si può fare il salto attraverso il portale, su stepthroughtheportal.com. Appunto. Vincenzo Rossini

Dance Floor

videoclip

ELIJAH WOOD matematica

APPLES IN STEREO

PORTALE physics

stargate


nick MARTINI DRY

Pianeta ros empre sta nome del d guerra app nell’antichi “Sulla Luna ci siamo già stati. C’è altro da esplorare”, ha detto Barack Obama agli scienziati, gli astronauti e i tecnici della Nasa riuniti a Cape Canaveral. E, promessi 6 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni, ha aggiunto: “Entro la metà del decennio 2030 credo che potremo mandare esseri umani nell’orbita di Marte e farli tornare sani e salvi sulla Terra. A seguire ci sarà l’approdo sul pianeta”. Nel 1964, due genitori marziani, Momar e Kimar, preoccupati perché i loro figli guardavano troppa televisione terrestre, per farli divertire creativamente, scesero sulla Terra e rapirono Babbo Natale. Il film s’intitola St. Claus Conquers the Martians, è un “classico” del trash di serie B e da sempre occupa uno dei primi posti nelle classifiche dei film più brutti del mondo, insieme a Queen of Outer Space, del ’58, dove tre astronauti americani atterrano su Venere e lo trovano popolato di sole donne, sexy, dominate dalla regina Zsa Zsa Gabor. Ma è stato Marte, più simile alla Terra per formazione atmosferica e geologica e rotazione, il mondo alieno su cui gli umani, artisti, scienziati, cineasti, scrittori, hanno fantasticato di più. Per secoli, si è creduto di intravedere su Marte segni di una civiltà estinta, o addirittura segni di vita. Prima dell’affermarsi delle variegate popolazioni extragalattiche di Star Trek, tutti gli extraterrestri venivano genericamente chiamati “marziani” (e “come un marziano” si sente chi si trova in un ambiente che non gli è familiare). E, sarà per quel suo colore rossastro (dovuto all’ossido di ferro che lo ricopre), Marte, il Pianeta rosso, è quasi sempre stato, fin dal nome del dio della guerra appioppatogli nell’antichità, connotato all’insegna della violenza e della conquista. I più famosi sono i marziani distruttori che invadono la Terra nella Guerra dei mondi, una storia scritta da H.G. Wells nel 1898, e mai passata di moda, che la racconti (con toni antisovietici) Byron Haskin nel 1955, o (con accenti di spaesato pessimismo) Steven Spielberg nel 2005; una storia che tocca nervi talmente scoperti della nazione americana che, quando Orson Welles la trasmise in forma di radiocronaca la notte di Halloween del 1938, si diffuse tra gli ascoltatori una violenta ondata di panico. I più inquietanti sono quelli, ormai ridotti a tracce, fantasmi, suoni, cui si trovano di fronte gli equipaggi delle due spedizioni di Mission to Mars (2000) di Brian De Palma e Fantasmi da Marte (2001) di John Carpenter. I più travolgenti, i testoni cattivissimi e sarcastici che in Mars Attacks! (1996) di Tim Burton vengono a farsi beffe del buonismo terrestre. È accaduto anche però che certi scrittori immaginassero il contrario: nuovi messia, allevati su Marte, incompresi sulla Terra (Straniero in terra straniera di Heinlein), o visitatori coccolati dalla curiosità terrestre e presto messi da parte e dileggiati (Un marziano a Roma di Flaiano), un popolo dolce e raffinato distrutto dall’arrivo delle astronavi terrestri e dal virus di una malattia incurabile, il raffreddore (Cronache marziane di Bradbury). Speriamo che nel 2035 gli astronauti americani siano in perfetta salute.

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Emanuela Martini



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