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Verifica finale
Analizzare il testo
1. Nei primi due versi compaiono alcuni termini, riferiti al libellus catulliano, che consentono una duplice interpretazione. Analizzali uno per uno spiegandone il significato ai due compresenti livelli di lettura. 2. Rintraccia nel testo e commenta tutti i vocaboli che rappresentano parole-chiave della poetica neoterica. 3. Nel carme proemiale Catullo assume un ostentato atteggiamento di modestia e di noncuranza; d’altra parte non manca di lasciar trapelare chiaramente un’orgogliosa consapevolezza del valore che attribuisce alla propria opera. In quali momenti e mediante quali espressioni, rispettivamente, manifesta tali atteggiamenti, almeno in apparenza discordanti? Si può affermare che in realtà non sono in contrasto fra loro? 4. In questo breve carme il poeta fa ricorso a figure di suono, quali omoteleuto ed allitterazione? In quali luoghi e in vista di quali effetti, nei vari casi? 5. Quali strutture sintattiche mostra di prediligere il poeta?
Interpretare il testo
6. Per quali ragioni Catullo dedica il libellus a
Cornelio Nepote? Oltre a quelle esplicitamente dichiarate, ve ne sono altre che vengono addotte mediante la tecnica allusiva? 7. Perché il poeta usa il diminutivo libellus? Spiega i motivi per cui difficilmente il termine può riferirsi al Liber catulliano nella sua interezza.
Affresco raffigurante una donna con tavoletta e stilo, I secolo d.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.
Dialogo con i MODELLI
Meleagro di Gàdara, proemio della Corona
L’interrogativa retorica Cui dono...? (con l’indicativo, perché Catullo sa già a chi donare, senza dubbi né esitazioni) che apre la dedica del Liber, insieme alla risposta del v. 3 (Corneli, tibi) ha la disinvolta naturalezza di un gesto cordialmente informale; nondimeno, riecheggia un celebre precedente letterario, il proemio della Corona di Meleagro di Gadara, poeta epigrammatico greco vissuto fra il II e il I secolo a.C., che aveva riunito in un’antologia (poi confluita nella Palatina) epigrammi di numerosi autori. Per conferire unità alla propria raccolta, Meleagro la fece precedere da un’elegia dove, con originale invenzione, a ciascun poeta corrisponde un fiore diverso, assimilando l’antologia stessa a una corona o ghirlanda di fiori.
Musa diletta, per chi questi frutti canori tu rechi? Chi tessé questo serto di poeti? Fu Meleagro: l’autore compose lo splendido omaggio, come ricordo per l’illustre Dìocle.
(Antologia Palatina IV, 1, 1-4; trad. di F. M. Pontani)