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5 L’atellana letteraria e il mimo

Analizzare il testo

1. A chi si rivolge in successione il poeta? Individua le sequenze in cui si suddivide il testo sotto questo aspetto, indicando cioè in quali versi Catullo ricorre alle forme, rispettivamente, del monologo e dell’apostrofe. 2. Si può parlare per questo carme di struttura circolare o Ringkomposition (in tedesco,

«composizione ad anello»)? 3. Effettua una completa schedatura dei tempi

verbali: a quali stati d’animo sono associate le diverse dimensioni temporali? 4. Individua nel testo le anafore e i poliptòti, commentando la frequenza delle figure di iterazione in genere. 5. A livello lessicale il carme 8 presenta una particolare ricchezza e varietà, oppure si mostra volutamente spoglio e ripetitivo? Motiva la tua risposta con precisi riferimenti testuali.

Leggere un TESTO CRITICO

La nemesi d’amore

Il carme 8 presenta un’originale rielaborazione del motivo topico della “nemesi d’amore”, caro alla poesia erotica ellenistica e ripreso in età augustea dagli elegiaci latini. Franco Caviglia individua qui con precisione le variazioni apportate da Catullo allo schema tradizionale.

Le due sezioni del carme, quella del «monologo» e quella dell’apostrofe, compongono una trama unica, svolta sul motivo della «nemesi d’amore»: Lesbia, che oggi rifiuta, sarà lei rifiutata, in primo luogo da Catullo stesso. La nemesi, peraltro, non agirà – come topicamente avviene nella tradizione ellenistica – in seguito all’invecchiamento della donna, al venir meno della sua bellezza; Lesbia sarà punita subito (cfr. nunc, v. 16) in quanto scelesta (v. 15), contaminata – cioè – dal peccato contro la fides d’amore, cui Catullo è invece ancora – e per sempre – legato: amata nobis quantum amabitur nulla (v. 5). Un’altra complicazione arricchisce il motivo topico: l’intervento della nemesi non è proclamato coi toni della certezza, del compiacimento per l’ottenuta rivalsa; esso si articola invece su di una fitta serie di domande, sempre meno «retoriche» (vv. 15-19), il cui tono trascolora dall’iniziale aggressività Quae tibi manet vita? (v. 15) all’angoscia di chi avverte il profilarsi di una realtà nel momento stesso in cui insiste nel dichiararla impossibile – e questa realtà sono gli amori di Lesbia, già attuali o comunque imminenti: Quem basiabis? Cui labella mordebis? (v. 18).

(F. Caviglia, Catullo, in Dizionario degli scrittori greci e latini, I, Marzorati, Milano 1987, pp. 420-421)

T 10

Per il ritorno di Veranio carme 9

ONLINE

T 11

carme 11

LATINO ITALIANO

Nota metrica:

sistema saffico minore, composto di tre endecasillabi saffici e un adonio.

Messaggio a Lesbia infedele

Il carme, che contiene un definitivo messaggio d’addio alla puella, è composto in strofe saffiche e si chiude con una preziosa reminiscenza allusiva a una lirica di Saffo [Dialogo con i modelli, p. 303]. È assai probabile che il poeta voglia così richiamare alla memoria del lettore il carme 51 [T19], l’unico altro carme del Liber composto nel medesimo metro (in cui secondo l’interpretazione tradizionale Catullo aveva cantato l’inizio della sua passione per Lesbia), segnando per così dire la chiusura di un cerchio. Il componimento presenta vistosi scarti di tono e di linguaggio: dallo stile alto ed epicheggiante della prima parte (vv. 1-14), alle espressioni del linguaggio quotidiano, spesso violente e triviali (vv. 15-20) ai toni più intimi e malinconici della chiusa (vv. 21-24).

Furi et Aureli, comites Catulli, sive in extremos penetrabit Indos, litus ut longe resonante Eoa tunditur unda,

5 sive in Hyrcanos Arabasve molles, seu Sagas sagittiferosve Parthos, sive quae septemgeminus colorat aequora Nilus,

sive trans altas gradietur Alpes, 10 Caesaris visens monimenta magni,

Gallicum Rhenum, horribilesque ultimosque Britannos,

omnia haec, quaecumque feret voluntas caelitum, temptare simul parati, 15 pauca nuntiate meae puellae non bona dicta:

cum suis vivat valeatque moechis, quos simul complexa tenet trecentos, nullum amans vere, sed identidem omnium 20 ilia rumpens;

nec meum respectet, ut ante, amorem, qui illius culpa cecidit velut prati ultimi flos, praetereunte postquam tactus aratro est.

1. Furi et Aureli: non è possibile identificare con sicurezza i due personaggi. Il poeta li nomina in diversi altri luoghi (insieme in 16, 2; Furio in 23, 1, 24 e 26, 1; Aurelio in 15, 2 e 21, 1), scagliando contro di loro accuse infamanti e feroci sarcasmi, che alcuni tuttavia interpretano in chiave giocosa, secondo la convenzione letteraria dello scambio di insulti scherzosi fra amici. Difficile pertanto decidere se qui Catullo si rivolga a loro come a veri, intimi amici, ovvero apo-

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