1 minute read

Verifica finale

Dialogo con i MODELLI

Il fiore reciso

La similitudine che chiude il carme 11 con la delicatissima immagine del fiore reciso riecheggia, attraverso la preziosa rielaborazione catulliana, un frammento di Saffo [a], la poetessa greca nata nell’isola di Lesbo (VII-VI sec. a.C.). I versi di Saffo facevano parte di un epitalamio, ossia di un canto per una festa di nozze, e la patetica similitudine alludeva alla prossima perdita della verginità, evento traumatico e velato di malinconia per la giovanissima sposa. Catullo ricorda un’altra volta il frammento saffico, in un contesto (e con un significato) ancor più vicino all’originale, nel secondo epitalamio del Liber (62, 39-45). Nel IX libro dell’Eneide Virgilio, descrivendo la morte del giovinetto Eurialo [b], riprenderà con raffinata tecnica allusiva, in un contesto non più erotico ma epico-guerresco, entrambi i modelli. In Virgilio ritorna l’immagine catulliana del colpo violento, tagliente del vomere; ma insieme il poeta recupera il pathos e soprattutto l’elemento coloristico (il rosso del fiore, del sangue) del frammento saffico, amplificandoli mediante una duplice similitudine.

[a] Come il giacinto che i pastori pestano per i monti, e a terra il fiore purpureo sanguina...

(Saffo, fr. 105c Label-Page; trad. di S. Quasimodo)

[b] Volvitur Euryalus leto, pulchrosque per artus it cruor inque umeros cervix conlapsa recumbit: purpureus veluti cum flos succisus aratro languescit moriens lassove papavera collo demisere caput, pluvia cum forte gravantur.

S’accasciò Eurialo morto, per il bel corpo scorreva il sangue, cadde la testa sulla spalla, pesante: così purpureo fiore, che l’aratro ha tagliato, languisce morendo, o chinano il capo i papaveri sul collo stanco, quando la pioggia li grava.

(Virgilio, Eneide IX, 433-437; trad. di R. Calzecchi Onesti)

T 12

Ad Asinio Marrucino, che ruba fazzoletti carme 12

ONLINE

This article is from: