2 minute read
fontivisive La battaglia di Pidna
Nunc decet aut viridi nitidum caput impedire myrto 10 aut flore terrae quem ferunt solutae; nunc et in umbrosis Fauno decet immolare lucis, seu poscat agna sive malit haedo.
Pallida Mors aequo pulsat pede pauperum tabernas regumque turris. O beate Sesti,
[9-12] Ora conviene cingersi il capo lucente di verde mirto, o dei fiori che la terra, dischiusa dal gelo, fa sbocciare; ora conviene anche immolare a Fauno nei sacri boschi ombrosi un’agnella, se la richiede, o, se lo preferisce, un capretto.
Nunc decet ... solutae: costruisci Nunc decet impedire caput aut viridi myrto aut flore quem terrae solutae ferunt. – Nunc: l’avverbio di tempo, ripetuto in anafora all’inizio di ciascun distico della strofe, scandisce l’invito a godere «ora», senza rinviare all’incerto domani, della dolce stagione primaverile e delle gioie che porta con sé (cfr. I, 9, vv. 18 e 21 [T11]). – decet: «è conveniente», «è bello»; anche l’espressione verbale ritorna nel secondo distico, esortando a dedicarsi alle attività più consone alla rinascita della natura. Da decet dipende l’infinitiva soggettiva impedire (caput), così come, simmetricamente, al v. 11 (Fauno) immolare. – impedire: «avvolgere», «cingere»; da impedio (in + pes, pedis; etimologicamente «porre i ceppi ai piedi»), ricercata variazione rispetto ai più comuni vincıˉre o implicare. – nitidum caput: oggetto di impedire; il capo è «lucente» (nitidum, aggettivo da niteo, e ˉre, «splendere», «brillare») perché cosparso di unguenti profumati. – viridi... myrto: ablativo strumentale come flore, singolare collettivo (v. 10). Il mirto è la pianta sacra a Venere, e ben si addice alla stagione dell’amore; il verde è il colore delle foglie nuove e della giovinezza (cfr. virenti in I, 9, 17 [T11]). Coronarsi di fiori e di fronde, così come cospargersi di profumi, era usanza conviviale derivata dal rituale greco del simposio. – terrae quem: anastrofe (= quem terrae). – solutae: «disciolte», «liberate»; participio-aggettivo (da solvo; cfr. Solvitur al v. 1). – nunc et ... lucis: costruisci nunc decet et immolare Fauno in ombrosis lucis. – Fauno: dativo di vantaggio retto da immolare. – seu poscat ... haedo: costruisci seu poscat (sibi immolari) agna sive malit (sibi immolari) haedo. La traduzione letterale dei vv. 1112 è la seguente: «ora conviene sacrificare a Fauno nei sacri boschi ombrosi, sia che richieda (che gli si sacrifichi) con un’agnella, sia che preferisca (che gli si sacrifichi) con un capretto», dove agna e haedo sono ablativi strumentali.
[13-15] La pallida Morte batte con piede imparziale alle capanne dei poveri e ai palazzi turriti dei re. O Sestio beato, la breve durata della vita ci vieta di concepire una lunga speranza.
Pallida Mors: personificazione. La Morte è detta Pallida per la tinta cadaverica del suo volto spettrale. – aequo ... pede: ablativo strumentale. Gli antichi usavano bussare alle porte con il piede, anziché con la mano. – pulsat: da pulso, aˉre (intensivo-frequentativo di pello, e ˘re); il verbo rende espressivamente l’insistenza e l’inesorabilità del cupo richiamo, sottolineate dall’ossessiva allitterazione in p che ritma il verso 13. – pauperum ... regumque: l’imparzialità della morte (già espressa mediante l’aggettivo
Flora, affresco dalla Villa di Arianna a Stabiae, fine I secolo a.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.