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Ephesio, vv. 28-29 Ribbeck; Plocium, vv. 173-175 Ribbeck) LAT IT

T 9

Carmina I, 5 LATINO

Nota metrica:

sistema asclepiadeo terzo, composto di due asclepiadei minori seguiti da un ferecrateo e da un gliconeo.

A una donna dai capelli fulvi

Orazio si rivolge a Pyrrha, forse la più enigmatica e fascinosa tra le tante figure femminili che fanno la loro fuggevole apparizione nelle liriche oraziane. In quest’ode il poeta si rappresenta, come accade in altri celebri testi della raccolta (I, 9 [T11]; I, 11 [T12]) quale personaggio maturo ed esperto, di contro a un puer improvvido e ingenuo, cui profetizza le cocenti quanto inevitabili delusioni che lo attendono. Riprendendo con arte e profondità incomparabili il tradizionale tópos della donna incostante e infida come il mare, Orazio tesse un raffinatissimo intreccio di metafore marine in una lirica apparentemente limpida, in realtà sfuggente e misteriosa nella sua persistente ambiguità.

Quis multa gracilis te puer in rosa perfusus liquidis urget odoribus grato, Pyrrha, sub antro? Cui flavam religas comam,

5 simplex munditiis? Heu! quotiens fidem mutatosque deos flebit et aspera nigris aequora ventis emirabitur insolens,

[1-5] Chi è lo snello giovinetto, tutto cosparso di unguenti profumati, che si stringe a te su un giaciglio di rose, o Pyrrha, nella grotta deliziosa? Per chi annodi la chioma bionda, semplice nella tua eleganza?

Non è facile, in verità, definire con esattezza la situazione delineata in questa prima strofe: un’immaginazione del poeta, il quale forse, s’intuisce, aveva intrecciato una relazione amorosa con Pyrrha, e ora è certo di essere stato sostituito da un nuovo amante? un’ironica profezia, senza personale coinvolgimento? oppure la rappresentazione di un evento reale? La forma interrogativa dei vv. 1-5 rende ancora più arduo dare una risposta. – Quis multa... sub antro?: costruisci Quis gracilis puer perfusus liquidis odoribus te urget, Pyrrha, in multa rosa sub grato antro? – Quis... gracilis te puer... urget: lett. «Quale snello giovinetto ti stringe [= ti abbraccia con passione]». Quis, aggettivo interrogativo maschile singolare, concorda con puer e introduce la prima delle due interrogative dirette che si susseguono nei vv. 1-5. L’aggettivo gracilis non allude, come invece in italiano, a una magrezza eccessiva che denota debolezza fisica o ritardo nello sviluppo, ma alla figura sottile e slanciata, alle forme efebiche del giovanissimo amante. – multa... in rosa: sineddoche (singolare per il plurale) per in multis rosis, lett. «su» o «fra molte rose»; «tra le rose sparse a profusione». È probabile che si alluda a un letto o giaciglio cosparso di petali di rose. – perfusus: «inondato», «stillante»; participio perfetto di perfundo, e˘re (per, che indica abbondanza, + fundo, «versare»). – liquidis... odoribus: ablativo strumentale; odoribus per metonimia indica le essenze odorose emulsionate con olii, balsami profumati dei quali era usanza cospargersi i capelli e il corpo durante i conviti o gli incontri amorosi. L’aggettivo significa «fluidi», oppure «limpidi», o ancora «lucenti»; l’abbondanza con cui l’inesperto amante si è «inondato» di profumi viene sottolineata non senza un lieve tocco di ironia. – grato... antro: non è necessario immaginare un’ambientazione boschereccia o campestre; si tratterà piuttosto di una di quelle grotte artificiali di cui i ricchi romani amavano ornare i loro giardini, luoghi appartati d’ombra e di frescura, propizi agli svaghi e al riposo, così come ai convegni d’amore. – Pyrrha: nome greco, molto probabilmente fittizio, dall’aggettivo pyrrhós («colore di fuoco», «biondo-rosso») a sua volta derivato del sostantivo pýr («fuoco»), allusivo al colore dei capelli della donna e insieme al fulgore della sua bellezza. – Cui: dativo di vantaggio. – religas: presente indicativo di II persona singolare da relı ˘ go, aˉre («legare dietro», «annodare»), che indica il gesto, in apparenza spontaneo e naturale, in realtà carico di sensualità e di malizia, di raccogliere indietro la chioma in un nodo o intreccio sulla nuca; un’acconciatura davvero molto semplice, ma che proprio per questo denuncia un’ancor più studiata, raffinatissima arte della seduzione.

[5-12] Ahimè! quante volte piangerà la fede [tradita] e gli dèi mutati, e – inesperto – guarderà stupefatto la distesa del mare sconvolta dai foschi venti, egli che ora gode, fiducioso, di te splendida, egli che si aspetta di trovarti sempre libera, sempre amabile, ignaro della brezza ingannatrice.

Con l’interiezione esclamativa di dolore e deplorazione (Heu!) ha inizio la sequenza centrale dell’ode, nella quale il poeta, dall’alto della sua esperienza, profetizza, aprendo la serie delle metafore marine che continuerà fino alla conclusione del componimento, le cocenti delusioni che attendono il

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