1 minute read

Istituzioni ROMANE La manumissio

Dialogo con i MODELLI

Il tópos della donna-mare: Semonide di Amorgós e Plauto

Riportiamo, dalla Satira delle donne del poeta giambico Semonide (VII-VI sec. a.C.), detto di Amorgós poiché risiedette a lungo in questa isola delle Cicladi, in realtà nato a Samo, il brano dedicato alla donna-mare [a]. In questo lungo componimento-catalogo il poeta passa in rassegna dieci tipi di donna, paragonandoli di volta in volta ad animali o a elementi naturali, ed elencandone impietosamente difetti e vizi, tranne che nel caso della donnaape, l’unica caratterizzata da qualità positive. In una famosa battuta dell’Asinaria [b], il commediografo latino Plauto riprende il tópos della donna-mare; in chiave comica, certo, ma senza discostarsi dalla più antica tradizione misogina. Parla l’adulescens Diabolus, che inveisce contro la lena Cleaereta.

[a] Un’altra dal mare, e ha due indoli diverse: un giorno ride ed è tutta lieta, e la loderebbe un ospite che la vedesse in casa:

«non c’è donna migliore di questa 5 né più bella in tutto l’universo».

Ma un altro non si può sopportare né di guardarla, né di andarle vicino; e allora è furente e inavvicinabile come una cagna che difende i cuccioli.

Implacabile e odiosa con tutti, 10 è uguale con i nemici e con gli amici.

Come il mare spesso è tranquilla, non fa danni, è grande gioia per i marinai nel tempo estivo; ma spesso si infuria, si agita con onde che rimbombano cupe. 15 Al mare soprattutto assomiglia questa donna nell’ira, ché mutevole è l’indole del mare.

(fr. 7 West, vv. 27-42; trad. di A. Aloni)

1. dal mare: l’indole assegnata dal dio a questo tipo di donna viene dal mare, è quella stessa del mare. 6. un altro: un altro giorno.

[b] È così che si fa? Cacciarmi fuori di casa! È questa la ricompensa che si dà a chi ha fatto tanti favori?

Tu sei malvagia con chi ti fa del bene, buona con chi ti fa del male. [...] Il mare non è mare, siete voi il mare più burrascoso (Nam mare haud est mare, vos mare acerrumum).

(Plauto, Asinaria 126-134 passim, trad. di M. Scàndola)

This article is from: