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Terenzio nel tempo
Irruzione “pindarica” dell’exemplum mitico e chiusa in alto stile epico
L’exemplum mitico di Teucro, che senza transizione alcuna, alla maniera di Pindaro, irrompe nel v. 20, e soprattutto il discorso che l’eroe tiene ai compagni (vv. 25-32), chiudono su una tonalità di alto stile epico il componimento. Ai motivi dell’angulus e del convito, del carpe diem e dell’aequa mens, centrali in quest’ode come in tutta la poesia di Orazio, si affianca e si impone in primo piano quello, intimamente connesso ai precedenti, della resistenza che l’uomo forte deve saper opporre alla Fortuna.
Analizzare il testo
1. Suddividi il testo dell’ode in sequenze distinte.
È possibile individuare dei nessi che colleghino le varie parti? Si rintracciano uno o più fili conduttori tali da conferire unità e coerenza al componimento? 2. In che cosa consiste la struttura retorica della
Priamel e che cosa significa questo termine? In quali versi Orazio vi fa ricorso, e a quale fine? 3. Chi è l’eroe greco Teucro? Quale relazione, sul piano tematico e strutturale, si stabilisce fra la sua improvvisa apparizione, con la sua apostrofe ai compagni, e i versi precedenti? 4. L’elogio dell’italica Tivoli, preferita a tante famose e magnifiche città elleniche, esprime anche una scelta di vita e di poesia? In particolare, vi sono indizi che permettono di considerare quest’ode un testo di poetica? Quali sono i passaggi che più
chiaramente rivelano un’intenzione polemica? 5. Quibus unum opus est (v. 5): di quale costrutto si tratta? Qual è la funzione logico-sintattica dell’infinito celebrare (v. 6)? 6. Evidenzia nel testo le numerose figure di allitterazione, cercando di illustrarne di volta in volta la funzione espressiva. Vi sono altre figure retoriche che ricorrono più volte nel testo?
Confrontare i testi
7. Il motivo del vino che scaccia gli affanni, caratteristico della lirica oraziana, ricorre in numerosi altri testi del poeta. Traccia un confronto fra l’ode a Munazio Planco che hai appena letto e uno o più componimenti di Orazio a te noti in cui tale motivo emerga con speciale rilievo, evidenziando analogie e differenze.
Dialogo con i MODELLI
Un frammento di Alceo
Le prime due strofe dell’ode oraziana [T11] sono ispirate a un testo di Alceo (fr. 338 LobelPage), giunto in cattive condizioni. Orazio rielabora originalmente i versi del poeta greco, evocando una nitida visione invernale della campagna nei dintorni di Roma. Nello stesso tempo dà rilievo simbolico al paesaggio, là dove in Alceo finivano invece per prevalere le singole sensazioni vissute nella loro fisica immediatezza: «per Orazio l’inverno e la neve sono non soltanto avvenimenti naturali ma anche fatti interni, stati d’animo» (Pasquali). Piove, e dal cielo grande tempesta scende e sono gelate le correnti dei fiumi... . . .
. . . 5 Scaccia il freddo ammucchiando gran fuoco e mescendo senza risparmio vino dolce, le tempie tutt’intorno cingendo di soffice lana.
(trad. di R. Cantarella)