Che spasso leggere - Letture 4

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Letture 4: 264 pagi

Quaderno di scrittur 168 pagine

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4: Riflessione linguistica 168 pagine

CONTENUTI DIGITALI

CLASSE 5

Letture 5: 288 pagine

Libro digitale con all’interno: 

volumi sfogliabili con selezione di esercizi interattivi

Quaderno di scrittur 168 pagine Riflessione linguistica 168 pagine

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Percorsi di educazione civica GIOCHIAMO tutti insieme con l’EDUCAZIONE CIVICA ISBN 978-88-468-4084-4

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eL ggere!

Inserti di: ARTE MUSICA FILOSOFIA

Questo volume sprovvisto del talloncino a fianco è da considerarsi campione gratuito fuori commercio

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audiolibri  libro liquido : versione accessibile dei volumi per alunni con BES e DSA

Funzioni specifiche: • scelta della dimensione del carattere • scelta del carattere ad alta leggibilità • scelta del colore di fondo della pagina • scelta delle impostazioni di interlinea • esercizi interattivi disponibili con carattere • text to speech (TTS) per la sintesi vocale ad alta leggibilità di tutti i testi  esercizi interattivi extra  simulazioni di prove nazionali INVALSI  tracce audio  percorsi semplificati stampabili per alunni con BES e DSA  mappe grammaticali interattive, con attività

CHE SPASSO... Leggere! • Letture

CLASSE 4

PREZZO MINISTERIALE

Didattica inclusiva Percorso di ascolto Cru ciM app e: mappe e giochi linguistici

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Letture 15/01/20 17:09


. . . O S S A P S CHE

eL ggere!

Inserti di: ARTE MUSICA FILOSOFIA Percorsi di educazione civica Didattica inclusiva Percorso di ascolto Cru ciM app e: mappe e giochi linguistici

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INDICE

6 RICOMINCIARE

C’era una volta l’estate 8 Gusto siepe 9 Il principe e l’orco 10 Ricordi d’estate… 11 Il cane e il pezzo di carne 12 E i prati ebbero i fiori… 13 Vespro d’agosto 14 Il… quizzone 15 Giocare con la… voce

16 QUESTIONI DI TESTO

Che cos’è un testo?

18 I TESTI NARRATIVI

C’era una volta 20 IL

TESTO REALISTICO

Ore sette e trenta 22 Una vacanza in campagna 24 Così ci divertivamo in estate 25 Il gioco della torcia 26 Da un giorno all’altro 28 Ammutinamento sulla zattera 29 Balaban... il tornado! 30 Un cucciolo di stambecco

32 VERSO L’INVALSI

Una chiamata improvvisa

34 EDUCAZIONE CIVICA

Nessun

uomo è un’isola

36 SAPER ASCOLTARE L’alce ferito 38 IL

RACCONTO FANTASTICO

Che puzza! 40 Capitan Uncino 42 Mary Poppins 44 Uno strano incontro 46 Era una sera piovosa... 47 Una disastrosa orchestra

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Sul tuo LIBRO DIGITALE troverai tanti esercizi interattivi 48 VERSO

L’INVALSI

Un sogno... alato 50 LA

MERAVIGLIA DELLE ARTI Musica

L’opera lirica Da dove provengono le storie cantate nell’opera lirica? 51 Il Flauto Magico L’autore 52 L’opera… A FUMETTI 64 IL

RACCONTO D’AVVENTURA

Che

incontro!

66 Avventura o disavventura? 68 Solo contro tutti 70 Non ho paura 72 Onda anomala in arrivooo!!!

74 VERSO L’INVALSI

un incontro... da brivido

76 EDUCAZIONE CIVICA

Vivere 78 IL

insieme

RACCONTO UMORISTICO

Che vista! 80 Compito per casa 81 Parole e fantasia 82 Operazione ghiaccio 84 Una pesca… fantozziana 86 Barzellette, colmi, freddure 88 VERSO

L’INVALSI

un lavoretto semplice... semplice... 90 Compito

di realtà

Il giornalino di enigmistica 92 SAPER ASCOLTARE Un colore per sopravvivere

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94 IL

MITO

Il popolo babilonese 96 La vita in un uovo 98 Prometeo e il fuoco 99 Il vaso di Pandora 100 Ulisse e Polifemo 102 Manu e il pesce

narra la creazione

136 SAPER ASCOLTARE Le tre piume 138 IL

TESTO INFORMATIVO

106 LA

Arctium lappa 140 C’è coda e coda 141 Comunicare con gli odori 142 La nascita della scrittura 143 Creta e i suoi porti 144 “Contorni” e... dintorni 145 Invenzioni piccole… ma preziose 146 Il riscaldamento globale 148 Verso la “casa dell’eternità”

Come si arriva alla conoscenza? 107 Il mito… A FUMETTI

150 VERSO L’INVALSI Il cedro del Libano

104 VERSO

L’INVALSI

Il ratto di proserpina

MERAVIGLIA DELLE ARTI Filosofia

Il mito della caverna 111 Riassumendo 112 EDUCAZIONE CIVICA Questione 114 LA

di... diritti

LETTERA e IL DIARIO

La lettera 116 Appuntamento al rifugio 117 Lettera al Sindaco 118 Contatto... in tempo reale Il diario 119 Una giornata come tante 120 Diario di un’interrogazione 121 La guerra in un diario 122 Saluti da Cherbourg 123 Caro diario… 124 L’AUTOBIOGRAFIA Nascita di una grande passione 126 Che bei ricordi! 127 Promosso “montanaro” 128 Charlie Chaplin 130 Un programma per il computer 131 Alla tua età 132 I 47 minuti di Michael Collins 134 VERSO

L’INVALSI

ricordi di scuola

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152 EDUCAZIONE CIVICA I diritti... 154 LA

calpestati

CRONACA GIORNALISTICA

Un cane-eroe 156 Greta Thunberg 158 Da volatili a nuotatori 159 L’amore sa fare grandi cose 160 Marte, il pianeta che accende la fantasia 162 Il ritorno in città di libellule e cicale 164 VERSO

L’INVALSI

i cuccioli di volpe nati a villa pamphilj 166 IL

TESTO DESCRITTIVO

I luoghi 168 La città 169 In montagna 170 Una stanza... Una casa... Un quartiere Le persone 172 Il pirata Sandokan 173 Due tipi diversi 174 Persone e... 175 ... Personaggi Gli animali 176 Animali in… 177 … Volo 178 Febo, Socrate, Bruto 179 William, il gatto

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I fenomeni naturali 180 La natura fa… 181 ... Capricci La realtà 182 Momenti Gli oggetti 183 La tavolozza di Renoir

215 L’haiku 216 E l’acqua L’allitterazione 217 L’uccellino del freddo L’onomatopea 218 La prima pioggia • Autunno La personificazione 219 Stagioni La similitudine 220 Girotondo • Il coraggio L’anafora 221 Marzo • Nuvole • Il sole si è spezzato La metafora

184 VERSO

222 VERSO

L’INVALSI

tempo di vendemmia • il ballo delle foglie • il respiro del mare 186 LA

MERAVIGLIA DELLE ARTI Arte

L’INVALSI

al mare • foresta fischioNa • frutti di bosco

AUTUNN O

Frida Kahlo Frida e il suo amore per la vita 186 Frida Kahlo… A FUMETTI 191 Le opere 192 La teoria dei colori 194 I colori

224 In collina • Autunno sul monte 225 Per ogni bambino un mondo migliore

196 EDUCAZIONE CIVICA

228 I giorni dell’inverno 229 La vigilia di Natale 230 Una fine d’anno particolare

Dalle

226 Notte di Halloween 227 La streghetta di Halloween • Filastrocca paurosa

INVER NO

regole... alla Costituzione

198 Compito

di realtà

Caccia al tesoro 200 IL

PR IMAVE RA

TESTO REGOLATIVO

Regole per... visitare una mostra 202 Passeggiando in un Parco Nazionale 203 La radiolina nel bosco 204 In bici sulla strada 205 Consigli per il mare 206 Per fare un leone 207 Il gioco della campana 208 VERSO

L’INVALSI

di pittura

231 Sorprese di… primavera 232 Benvenute le terre! 233 Aria di Pasqua 234 Questione di... uova

ESTATE 235 Quel giorno d’estate 236 Un’estate in collina

La lettera misteriosa 210 IL

TESTO POETICO

Fanciulla e ruscello 212 Conte, ninne nanne… 213 … Filastrocche 214 Nonsense • Limerick

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CRUCI MAPPE

237

• Favoletta

264 La La

scuola è finita: è tempo di vacanza!

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E R A I C N I RICOM C'ERA UNA VOLTA L'ESTATE Quante belle camminate, quante allegre scampagnate abbiam fatto per i monti tra cascate e fresche fonti. Quanti tuffi dentro il mare! Quanto tempo per giocare con gli amici a pallavolo sulla spiaggia accanto al molo. Ma poi dopo Ferragosto il maltempo è giunto tosto e dei grandi nuvoloni han portato gli acquazzoni. Fredda l’aria è diventata e l’estate se ne è andata, ed inoltre il bel fogliame ha indossato il color rame. Ti saluto, estate mia, anche se con nostalgia. Giunta è l’ora di rientrare ed a scuola ritornare. Or che a scuola siam tornati sorridenti ed abbronzati abbiam voglia d’iniziare a studiare ed imparare.

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Leggi che cosa hanno risposto alcuni bambini e alcune bambine alla domanda: Dove hai trascorso le vacanze? Sottolinea in ogni frase le “parola-spia”, quelle cioè che ti aiutano a capire dove sono stati.

Marco: – Quest’estate, sono andato per la prima volta in

seggiovia: è stato emozionante vedere la valle dall’alto!

Chiara: – Tutte le mattine facevo lunghe camminate sul bagnasciuga!

Silvia: – Con la nonna ho fatto la marmellata di mirtilli, che avevo raccolto andando per boschi.

Roberto: – Sono caduto nell’acqua di un torrente tutto vestito.

Brrr! L’acqua era freddissima! Ma abbiamo riso tanto… io un po’ meno!

Giovanna: – Ho rischiato di diventare… muta! Quando cercavo di parlare non mi capiva nessuno!

Martina: – Ogni mattina ero io a dare da mangiare ai conigli e alle galline e poi strappavo le erbacce nell’orto.

Ettore: – Ho dormito sempre in camper. Così non sono mai stato a lungo nello stesso posto.

S e sei stato un bravo detective, trascrivi il nome di ogni bambino/a accanto al posto in cui è andato in vacanza. Mare

....................................................................................

Montagna Marco Campagna .................................................................................... Viaggio

....................................................................................

Estero

....................................................................................

ra racconta brevemente anche tu qualcosa O delle tue vacanze, utilizzando solo “parole-spia”. ...................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................

Un testo può contenere: • i nformazioni esplicite, cioè chiare, inconfondibili; • i nformazioni implicite, cioè non dette chiaramente, ma che si possono intuire da alcune “parole-spia”.

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RICOMINCIARE

GUSTO SIEPE La signorina Drago aprì il suo Libro degli Incantesimi e, trovata la pagina giusta, prese da uno scaffale un barattolo verde che recava scritto: CONCIME PER SIEPI EXTRA FORTE . – Hai detto tre, vero? – chiese, versando nella tazza di Harry tre cucchiai di concime. – Ecco qua! – esclamò, e gli porse la tazza. – Oh, ma è buonissimo! È un tè alle erbe? – Sì – rispose la signorina Drago, con una risatina. – Gusto siepe! Ho detto “gusto siepe”. Se avrai la compiacenza di guardarti i piedi, capirai subito che cosa intendo. Al colmo dello stupore, Harry obbedì. I suoi piedi erano spariti! Al loro posto c’erano due tronchetti tozzi, coperti di foglie, ma anche mani e braccia erano punteggiati di foglie che si moltiplicavano a vista d’occhio. Aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Le siepi non parlano. – Ecco fatto, sciocchino – sussurrò la signorina Drago. – Non hai sentito male, vero? E ora ti metterò insieme agli altri! Lo sollevò da terra e, fischiettando, sparì con lui in mezzo agli alberi. R. Lisle, La strega giardiniera, Mondadori

LABIRINTO

vo

sto

ho

ti

fan

un

te

nar

Prosegui il percorso per uscire dal labirinto. Tocca tutte le sillabe in modo da formare la frase che ti permetterà di scoprire di quale tipo di testo si tratta. Poi trascrivila.

ra

che

..................................................................

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co

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..................................................................

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RICOMINCIARE

IL PRINCIPE E L'ORCO Tanto tempo fa un principe, passando per un paese, vide una ragazza buona e bella e se ne innamorò. Le chiese di sposarlo e lei disse di sì. Il giorno prima delle nozze, la ragazza scese in giardino per cogliere un bel mazzo di rose, ma da un cespuglio spuntò l’Orco Selvatico, che se la prese in spalla e la portò nel suo palazzo. La mattina seguente, il principe stava aspettando la sua sposa, ma fu avvisato del suo rapimento. Disperato, partì immediatamente alla ricerca della sua fidanzata. Strada facendo incontrò un vecchio che gli indicò il palazzo dell’Orco, ma che gli disse di stare molto attento, perché l’Orco era fortissimo. Poi gli disse: – Eccoti una spada magica, usala per sconfiggere l’Orso Selvatico. Il principe ringraziò, si rimise in cammino e poco dopo arrivò al palazzo dell’Orco. Fortunatamente l’Orco era addormentato, così il principe riuscì a ucciderlo facilmente e poté liberare la ragazza. Il principe e la ragazza ritornarono a casa, si sposarono e vissero felici e contenti per tutta la vita. F. Lazzarato, 100 fiabe venute da lontano, Mondadori

MESSAGGIO MISTERIOSO Decodifica il messaggio misterioso e scopri di quale testo si tratta. Aiutati con il “codice” qui sotto: a disegno uguale corrisponde lettera uguale. S egna con una X solo le caratteristiche del testo letto. I protagonisti sono animali. no dei protagonisti U è un principe.

D F H Q v 6 q t l a m z A

E

È

I

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F

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Si conclude con un lieto fine. Si conclude con una morale. C’è un elemento magico.

H

6 l D

t Q D q D

C’è un aiutante.

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RICOMINCIARE

RICORDI D'ESTATE… Una sera di quest’estate abbiamo fatto una gita con il nonno. Siamo usciti e ci siamo diretti verso la cima di un monte vicino. La luce della luna faceva brillare i fusti bianchi e diritti delle betulle, la loro chioma dondolava delicatamente al vento. – Ce l’abbiamo fatta! Siamo arrivati! – abbiamo gioito, mentre il nonno apriva il thermos con la cioccolata calda. Ci siamo seduti, abbiamo sorseggiato la cioccolata e ci siamo avvolti nel plaid. Poi, ci siamo sdraiati con il naso rivolto verso le stelle. – Certo che a casa un cielo stellato così non l’ho mai visto! – ha detto Riccardo pieno di meraviglia. – Le città con le loro luci inquinano e offuscano lo splendore del cielo. Qui invece possiamo addirittura ammirare la Via Lattea, quella fascia chiara fatta da tante e tante stelle lontanissime – ci ha spiegato il nonno. – Guardate, là a sinistra c’è l’Orsa Maggiore con le sue sette stelle riunite a formare il Grande Carro. E lì invece c’è il Piccolo Carro fatto sempre da sette stelle, ma meno luminose. – Sai nonno, con te vicino potrei diventare un vero astronomo! – ha esclamato Jacopo. E. Accati, Avventure nel bosco, 20 storie con radici…, Lineadaria Editore

PAROLA NASCOST A Inserisci nello schema le parole evidenziate nel testo, aiutandoti con le definizioni. Nella colonna in colore leggerai il nome del tipo di testo.

1 1. Il lavoro che vorrebbe fare Jacopo. 2. Quante stelle ha il grande carro? 3. Il periodo in cui si svolge il fatto. 4. Lo offuscano le luci della città. 5. Il contrario di lontano. 6. Altro nome del Grande e Piccolo Carro. 7. La Via formata da tantissime stelle. 8. I protagonisti lo usano per ripararsi

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dal freddo.

9. Bevanda contenuta nel thermos. 10. Il nome di uno dei ragazzi.

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RICOMINCIARE

IL CANE E IL PEZZO DI CARNE Un cane se ne andava tutto contento con un pezzo di carne nella bocca, a un certo punto, attraversando un ponte che passava sopra a un ruscello, si fermò e l’occhio gli cadde sulla sua immagine riflessa nell’acqua. Pensò di trovarsi di fronte a un altro cane che gli pareva tenesse in bocca un pezzo di carne più grande di quello che aveva lui. Spinto dall’ingordigia lasciò andare il proprio pezzo di carne e si scagliò contro l'altro cane per riuscire a impadronirsi del suo pezzo di carne. Ma una volta nell’acqua cercò invano di afferrare il pezzo di carne adocchiato. Fu così che il cane ingordo perse entrambi i pezzi di carne. Quello che aveva afferrato nell'acqua, perché era la sua immagine riflessa, e il suo perché il ruscello, scorrendo velocemente trasportò lontano il pezzo di carne che aveva lasciato cadere in acqua. Il cane si è comportato come gli uomini avidi che non sono mai soddisfatti di ciò che possiedono.

PARO LE NASCOSTE Inserisci nello schema le parole evidenziate nel testo, aiutandoti con le lettere già presenti. Poi inserisci nelle caselle sotto le lettere corrispondenti ai numeri e scoprirai di che tipo di testo si tratta e la sua morale.

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Chi sono i personaggi caratteristici di questo tipo di testo? Segna con una X. ersonaggi di fantasia. P Personaggi reali. Animali che hanno vizi e difetti degli uomini.

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RICOMINCIARE

E I PRATI EBBERO I FIORI… Lo Spirito dell’aria, al tempo dei tempi, per divertirsi creò le farfalle. Ma le farfalle, creature capricciose, invece di seguirlo si fermarono al Lago Cristallino, affascinate dalle sue acque tranquille. Il Genio del Lago, però, si stancò ben presto di quell’andirivieni che lo disturbava e un giorno si alzò dall’acqua, alto, magro e pallido, apparendo come un enorme palo bianco in mezzo al turbine variopinto delle farfalle. – Andatevene di qui, sciocche! – gridò arrabbiato – Il mio dormiveglia ha bisogno di solitudine e di pace e voi mi disturbate. Ma le farfalle continuarono a intrecciare sull’acqua le loro danze colorate e il Genio perse la pazienza e chiamò il suo fedele servitore perché lo liberasse da quei noiosi animaletti. Il servo agguantò a una a una tutte le farfalle, legò attorno a ciascuna un filo verde e nascose nella terra il capo del filo. Erano nati i fiori. Quando il re degli Spazi li vide ne fu entusiasta e per renderli ancora più incantevoli donò a molti di loro un delicato profumo Fiabe e leggende dell’estremo Oriente, Principato

PAROLA NASCOSTA Inserisci nello schema le parole evidenziate nel testo, aiutandoti con i loro sinonimi. Le lettere nelle caselle colorate ti daranno il nome del tipo di testo. Poi completa la frase.

1. Trasparente. 2. Tranquillità. 3. Afferrò. 4. Balli. 5. Multicolore. 6. Viavai. 7. Adirato. • Questo testo è una ................................................................................

1 2 3 4 5 6 7

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RICOMINCIARE

VESPRO D'AGOSTO Rientran lente da le liete pésche sette vele latine, e portan seco delle ondate fresche di fragranze marine. Son bianche, rosse, gialle e su ci raggia l’occhiata ultima del sole; s’allunga a l’aura una canzon selvaggia d'amore e di viole. Nel ciel di perla, le rondini brune ricaman voli a sghembo; non si vede del mare là tra le dune che un cinereo lembo. Il fiume è pieno di riflessi; a schiera le sette vele stanche vengono innanzi insieme con la sera: son gialle, rosse e bianche. G. D’Annunzio, Versi d’amore e di gloria, Mondadori

PAROLA NASCOSTA Completa lo schema, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno. Nella colonna in colore leggerai il nome della tecnica usata in questa poesia. Poi completa la frase con la parola trovata.

1. l nome di ogni riga del testo poetico. 2. Quando si paragona una cosa a un’altra. 3. Che cosa stanno facendo le vele? 4. La rima che segue lo schema ABAB

usa “una parte per il tutto”. È una

..........................................................................

R

2 S

M

3 R

(come in questa poesia). 5. Ricamano voli nel cielo. 6. I movimenti “freschi” del mare. 7. Un insieme di versi. 8. La rima che segue lo schema AABB. 9. Le vele rientrano dalle liete… 10. Ne è pieno il fiume.

• Il poeta invece di “barche” parla di “vele”,

1 V

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N T

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RICOMINCIARE

IL… QUIZZONE ra una volta” Comincia con “C’e lieto fine. e termina con un re, principi, I protagonisti sono principesse…

1

“Fotografa” una persona, un animale, un ambiente, solo con le parole.

3

5

7

Si legge per avere notizie e spiegazioni su un argomento.

2

4

animali I protagonisti sono gli uomini. con vizi e difetti de a morale. Si conclude con un

Racconta fatt i vissuti vera mente. Personaggi e luoghi son o reali o verosimili.

6

È un racconto di fantasia che vuole rispondere ad alcuni “perché”. Si conclude sempre così: “Da quel giorno…”.

8

da versi, È formato rima. spesso, in ati o raggrupp I versi son in strofe.

Racconta fatti invent ati. I personaggi sono fa ntas

tici.

Leggi attentamente le caratteristiche dei vari tipi di testo, poi collegali ai loro nomi scrivendo il numero corrispondente nel cerchietto. Testo narrativo realistico

Fiaba

Leggenda

Testo descrittivo

Testo narrativo fantastico

Favola

Testo informativo

Testo poetico

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RICOMINCIARE

GIOCARE CON LA… VOCE Leggi a voce alta le frasi, seguendo le indicazioni e cercando di dare l’intonazione giusta. Poi registra il voto che ricevi dai tuoi compagni.

1 Con sollievo:

PER FORTUNA SEI ARRIVATO!

2 Domandando:

3 Con delusione:

TI ASPETTAVO E TU NON SEI VENUTO…

4 Con gioia:

5 Rimproverando:

È QUESTA L’ORA DI ARRIVARE?

6 Con impazienza:

7 Sussurrando:

IO LO SO PERCHÉ NON SEI VENUTO…

INTONAZIONE 1

Con sollievo

2

Domandando

3

Con delusione

4

Con gioia

8 Gridando:

VOTO

QUANDO SEI ARRIVATO?

EVVIVA, SEI ARRIVATO!

ALLORA, ARRIVI SÌ O NO?

SI PUÒ SAPERE PERCHÉ NON SEI VENUTO?!

INTONAZIONE 5

Rimproverando

6

Con impazienza

7

Sussurrando

8

Gridando

VOTO

Se ti sei divertito a “giocare con la voce”, prova a ripetere lo stesso gioco inventando altre frasi o esercitati con qualche altra lettura del tuo libro.

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QUESTIONI

DI TESTO

Colora solo i fumetti che contengono un testo comprensibile, completo e coerente.

Che cos’è un testo? Il testo è un insieme di parole o di frasi con un significato specifico, che ci comunica un messaggio comprensibile, completo e coerente. I testi si distinguono, innanzitutto, in orali e scritti. • I testi orali sono tutti quelli che si trasmettono attraverso le parole e che vengono ascoltati, come le conversazioni con parenti e amici, le telefonate, le trasmissioni radiofoniche o televisive, le lezioni scolastiche… • I testi scritti, invece, sono quelli che si trasmettono per mezzo della scrittura e possono essere letti, come i libri scolastici, i giornali, i libri di ogni genere. Sono classificati in base allo scopo per cui sono stati scritti e si suddividono in: • narrativi; • non narrativi.

SIAMO IERI ROMA ANDATI.

OGGI NON VADO A SCUOLA, PERCHÉ HO LA FEBBRE,

UN GIORNO VOI TORNIAMO A CASA.

VENITE A ROMA CON NOI?

MARCO E GIGI VANNO IN GITA.

NON HO SONNO, PERCIÒ VADO A DORMIRE.

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Osserva questa mappa che ti aiuta a distinguere le varie tipologie di testi scritti.

fantastici

• • • • • • • •

favola fiaba leggenda mito racconto fantastico racconto umoristico racconto d’avventura racconto del terrore

reali

• • • •

testo realistico diario autobiografia lettera

Narrativi

TESTI

descrittivi • • • •

Non narrativi

descrizione descrizione descrizione descrizione

di di di di

ambienti oggetti animali persone

informativi • • • •

relazione verbale cronaca enciclopedia

poetici • • • • •

conte ninne nanne filastrocche poesie testi di canzoni

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I TESTI

I V I T A R R NA

C'ERA UNA VOLTA UN RE CHE AVEVA UNA FIGLIA BELISSIMA…

C’era una volta… Queste tre parole magiche ci dispongono subito all’ascolto, ci mettono in attesa di racconti di avventure, di eroi, di leggende incredibili, di fatti straordinari… Fin dai tempi più antichi gli uomini si sono raccolti attorno a chi aveva il dono di saper raccontare e di affascinare con le parole. È così che molte storie, leggende e credenze sono giunte fino a noi. I testi narrativi sono i “figli scritti” di quelle storie e proprio grazie a essi noi, di volta in volta, possiamo tramandare agli altri i fatti che ci accadono, i racconti di un’impresa straordinaria, fiabe antiche e fiabe nuove…

L’aggettivo “narrativi” fa subito venire in mente il verbo narrare, ma vi sono molti altri verbi che sono suoi sinonimi (cioè che hanno lo stesso significato), anche se con qualche leggera differenza. Collega il verbo “narrare” e i suoi sinonimi al tipo di testo adatto, come nell’esempio.

narrare

gesta di dèi ed eroi (mito)

raccontare

idee, paure, emozioni (testo realistico)

riferire

di un personaggio (biografia)

esporre

favole, fiabe, leggende

parlare

un fatto

decantare

un’avventura (racconto d’avventura)

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utti i testi narrativi hanno la stessa struttura. T Osserva la mappa che ne riassume le caratteristiche.

I TESTI NARRATIVI il luogo

il tempo

si caratterizzano per

che può essere

reale

che può essere

fantastico

determinato

il titolo

la struttura

i personaggi

che può essere

articolata in

che si distinguono in

reale

fantastico

• • • •

• • • • •

situazione iniziale sviluppo sequenze conclusione

indeterminato

lo scopo

• • • • •

protagonista comprimario secondario antagonista narratore

narrare divertire insegnare comunicare sorprendere

che possono essere • • • •

narrative descrittive dialogiche riflessive

interno se il racconto è in prima persona

esterno se il racconto è in terza persona

Colora il riquadro dei testi narrativi che hai già incontrato in classe terza. testo realistico

racconto fantastico

racconto del terrore

fiaba

racconto d’avventura

favola

diario

cronaca

leggenda

mito

lettera

autobiografia

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IL TESTO

O C I T S I L REA eggi il testo, osserva L le varie parti e segna con una X.

ORE SETTE E TRENTA

• Tempo • Luogo

– Alle sette e mezzo – diceva Robi agli amici, – a casa mia diventano tutti pazzi.

• Fatti • Personaggi • Sequenze

DI PAROLA IN PAROLA egna con una X S il significato esatto. • Letteratura-spazzatura: libri trovati nella spazzatura. libri sciocchi, che non insegnano nulla. • Battibecco: disordine. discussione.

Era vero. A quell’ora Ena cercava affannosamente il quaderno dei vocaboli o la sua squadra per la lezione di geometria. La mamma frugava come una disperata nei cassetti in cerca di un tipo particolare di rossetto o di ombretto. In genere, rossetto e ombretto ricomparivano nel borsello di Ena. Robi provava a farsi dare due euro, invece del suo panino, per merenda. Ma non ci riusciva mai. La mamma, infatti, gli diceva: – No. Se ti do dei soldi ti compri la gomma da masticare! – Mica compra la gomma da masticare – diceva Ena con disprezzo. – Si compra i fumetti. Non lo sai che tuo figlio è una vittima della letteratura-spazzatura? Robi lanciava uno sguardo d’odio a sua sorella. Durante questo battibecco il papà scalpitava accanto alla porta, facendo roteare le chiavi della macchina attorno all’indice e gridando: – Adesso me ne vado per davvero. Chi vuole un passaggio si spicci.

Quand’erano installati tutti in macchina, si stupivano ogni volta di essere riusciti a partire in orario. C. NÖstlinger, L'invenzione del signor Bat(man), Salani

•S calpitava: si spazientiva. chiamava.

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Questo è un testo realistico, perché: il narratore è un bambino. racconta un episodio che riguarda un fatto reale o verosimile. TITOLO

È molto importante, perché è quello che deve “attirare” la curiosità del lettore; deve dire ma… non dire troppo! • Il titolo di questo testo è:

reale. di fantasia.

INTRODUZIONE

Presenta la situazione di partenza. • “Alle sette e mezzo” indica il tempo, che è: determinato. indeterminato. • “A casa mia” specifica il luogo, che è: reale. fantastico. SVILUPPO

È la parte centrale del racconto, in cui si narrano i fatti e in cui agiscono i personaggi. •O gni componente della famiglia ha un suo ruolo; sono tutti: protagonisti. comprimari. • Il narratore è: interno.

esterno.

All’interno di questo testo si individuano sequenze: narrative il racconto dei fatti dialogiche i dialoghi che avvengono tra i personaggi descrittive descrizione di persone o cose riflessive pensieri dei personaggi o dei narratori CONCLUSIONE

Racconta come termina il fatto. In questo caso si ha il “lieto fine”, in quanto la famiglia riesce a uscire da casa in orario.

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IL TESTO REALISTICO

UNA VACANZA IN CAMPAGNA SE LEGGO, CAPISCO egna con una X le S affermazioni esatte.

Amy vive con il nonno. Amy vive in America. Amy è in vacanza da sola con i nonni. Amy è in vacanza da sola con il nonno. Il nonno di Amy è un uomo molto moderno. Il nonno di Amy non è per nulla tecnologico. Il nonno ha la lavastoviglie. Il nonno ha solo una vecchia TV.

Amy è una bambina che vive in America ed è venuta a trascorrere le vacanze dal nonno in Italia, in un paesino di campagna… Amy sta pensando che il nonno è rimasto proprio un nonno di una volta, così come la sua casa. Amy traffica con il telecomando, ma i canali della vecchia TV sono pochi, per di più lo sfondo è così caliginoso, che le immagini vi scorrono come scivolando dentro una nebbiolina. Amy si rende conto che in quella casa l’antenna parabolica non c’è, e quando, di sottecchi, guarda il nonno intento a lavare pentole e piatti nel lavello, capisce che là non c’è nemmeno la lavastoviglie, e forse il nonno neanche sa che esiste la macchina che si mangia le stoviglie sporche per restituirle pulitissime, luccicanti e perfettamente asciutte. Più tardi il nonno la accompagna in camera e quando Amy s’infila tra le lenzuola del letto, che era stato della mamma, è come sprofondare in un delizioso candore odoroso, un sentore di pulito, ma anche di qualcos’altro, quella specie di profumo che non si trova mai in nessun altro luogo. Un giorno, era piccola, lo sentì per la prima volta quando la nonna aveva frugato tra la biancheria e aveva pescato un sacchettino di tela leggera, da cui si sprigionava una fragranza straordinariamente intensa…

DI PAROLA IN PAROLA egna con una X S il significato esatto. • Nonno di una volta: nonno conosciuto per la prima volta. nonno poco moderno. • Caliginoso: grigio, poco chiaro. che si riscalda facilmente. •G uardare di sottecchi: guardare per criticare. guardare senza farsi vedere.

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IL TESTO REALISTICO La nonna le aveva dato il sacchettino dicendole che era quello il segreto del profumo: fiori di lavanda. Il profumo restava per molto tempo. La nonna metteva i pacchettini fra la biancheria lavata e stirata; le aveva spiegato che, in campagna, ogni casa aveva la sua pianta di lavanda, di solito lungo i muri, al sole. Quando era il momento, bastava tagliare i rami più piccoli, in alto. Dopo, si legavano i fiori in mazzetti. Oppure i rami si battevano piano piano e si raccoglievano i fiori in pacchettini come quello che aveva ritrovato nel cassetto… Il nonno le dà un grosso bacio, sfiora con una carezza i capelli della nipotina che, ormai sul filo del sonno, lo saluta con un affettuoso: – Bye bye. – Bye – fa eco istintivamente il nonno, che subito dopo, mentre spegne il lume sul comodino, si sorprende a chiedersi che cosa voglia dire quella buffa parolina. Amy si addormenta sognando di perdersi, mano nella mano della nonna, in una nuvola di fiorellini viola, che mandano un profumo meraviglioso. L. Polo, Ma nonno!, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali

DENTRO IL TESTO

In un testo possono esserci informazioni esplicite, cioè dette chiaramente, e informazioni implicite, cioè non dette, ma che si possono intuire.

PAROLE DAL MONDO Completa. “Bye” è una parola inglese. In italiano corrisponde a

egna con una X quali frasi del testo ti fanno intuire che S la nonna di Amy non c’è più.

my è una bambina che vive in America. A Amy è venuta a trascorrere le vacanze dal nonno in Italia. Il nonno è intento a lavare pentole e piatti nel lavello. Un giorno la nonna aveva pescato un sacchettino di tela leggera.

A un certo punto del racconto, nella memoria di Amy fa capolino un ricordo… Quando la narrazione si interrompe per “andare indietro” nel tempo si ha un flashback. Sottolinea nel testo il flashback, cioè il ricordo.

er ogni parola inglese, P scrivi quella italiana corrispondente.

• • • • • • • •

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IL TESTO REALISTICO

COSI CI DIVERTIVAMO IN ESTATE

ORA PARLO IO!

nche tu, come nonno A Giulio, hai un gioco preferito da fare all’aperto? Racconta. • Che gioco è? • Che cosa ti serve per giocare? • Dove lo fai? •C i sono delle regole particolari? • Con chi giochi?

Non ci sono più le nuvole di cavallette nelle nostre città. Un tempo arrivavano a sciami spinte dal vento. Sciami così densi da oscurare il sole. Le cavallette venivano dall’Africa, affamatissime. Divoravano tutto: grano, frutta, ortaggi e anche tutte le foglie degli alberi. Per i campi, una tragedia! Per noi ragazzini, invece, una festa! Andare a caccia di cavallette era come andare a caccia di un tesoro ed era il mio gioco preferito. Quelle stanche che si posavano sulle piante o sugli infissi delle finestre si potevano prendere tranquillamente con le mani. A ognuna si legava uno spago attorno al collo, poi la si lasciava libera. Ma non completamente libera. Noi tenevamo ben stretti i fili, come fossero briglie. Avevamo visto al cinema le corse delle bighe al tempo degli antichi Romani e facevamo la stessa cosa con le cavallette. Quelle volavano velocissime e noi dietro a guidarle con le cordicelle. Ogni tanto un bambino inciampava, cadeva e mollava la presa. Allora le cavallette liberate volavano via tirandosi dietro le briglie. Sembravano strani uccellini con lunghe code agitate o dei piccoli aquiloni. Ricordo di nonno Giulio N. Barbiero - G.F. Reali, Il nonnolibro, Salani

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IL TESTO REALISTICO

IL GIOCO DELLA TORCIA

Il “gioco della torcia” è un gioco bellissimo che facevo con i miei amici in campeggio. Ci vuole una notte scura. Ci vuole un posto tipo un parco con un sacco di spazio e piccoli cespugli qua e là. Ci vogliono un po’ di amici, almeno un adulto e una buona torcia. Uno sta in mezzo con la torcia e può accenderla solo un secondo per volta. Gli altri cercano di avvicinarsi a lui di nascosto. Chi tocca quello con la torcia senza farsi illuminare vince, prende lui la torcia e deve cercare di capire dove sono gli altri. Quando individua gli altri amici, il lampo della torcia li cattura. È un gioco fatto di buio, di silenzio e di emozioni. Si sentono tutti i suoni della notte. Ogni gracidio e ogni scricchiolio, ogni stridio e ogni fruscio. Alcuni miei amici formano pattuglie d’assalto e si lanciano in uscite improvvise e un po' azzardate. A me, invece, piace giocare piano, con astuzia, di nascosto, stando basso, non vicino agli alberi e ai cespugli, ma sdraiato all’aperto dove gli altri non se l’aspettano.

DI PAROLA IN PAROLA

Le parole onomatopeiche sono parole che ricordano dei suoni. el testo, cerca N le parole onomatopeiche corrispondenti alle definizioni date. • Verso delle rane: ............................................................

• Rumore acuto e fastidioso: ..................................... • Rumore di rami o foglie secche: .......................................... • Rumore del vento tra le foglie:

..............................................

H. Octon, Stella street 45 e 47, Salani

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IL TESTO REALISTICO

DA UN GIORNO ALL'ALTRO DENTRO IL TESTO Colora la barra laterale: • in verde per l’introduzione; • in blu per lo sviluppo; • in rosa per la conclusione. Segna con una X. • Q uali sequenze sono presenti nello sviluppo? arrative N (il racconto dei fatti). ialogiche D (il discorso diretto). escrittive D (descrizione di cose o persone). Riflessive (riflessioni o pensieri del protagonista o del narratore).

La vita di Viola era cambiata da un giorno all’altro e tutto da quando Tommaso, il suo fratellino, aveva compiuto tre anni. Fino a quel momento la sua presenza non le aveva dato nessun fastidio. Finché, una sera, mentre Viola si rilassava nella vasca, la mamma era entrata in bagno tenendo in braccio il fratello grassoccio, tutto nudo e, come se niente fosse, lo aveva piazzato nell’acqua piena di schiuma. – Mi raccomando, fa’ attenzione che non metta la testa sott’acqua. E non lasciargli mangiare il sapone… Devo correre a preparare la cena… Torno tra dieci minuti. Viola non riusciva a crederci. Lei, che considerava l’ora del bagno la migliore della giornata. Lei, che a volte se ne stava quasi un’ora nell’acqua, a nuotare come un pesce, a saltare come un delfino, a fare immersioni come una foca. Lei, che non usciva, se non quando le dita dei piedi e delle mani erano diventate tutte rugose come acini d’uva passa… Lei, adesso, era bloccata in un angolo della vasca con l’obbligo di sorvegliare il fratellino che cercava, un minuto sì e uno no, di bere lo shampoo. Furono dieci minuti interminabili. Ma il meglio doveva ancora venire! A un certo punto Tommaso, fiero di sé, si alzò in piedi, stette un attimo in silenzio con gli occhi chiusi e poi… si mise a fare pipì nella schiuma.

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Poco dopo la mamma fece irruzione nella stanza da bagno, afferrò l’asciugamano e disse: – Su, su, uscite… – Tommaso ha fatto la pipì nella vasca da bagno – lo accusò Viola, ma la mamma fece come se non avesse sentito. – Dai, sbrigati… ho un sacco di cose da fare! – rispose con fare impaziente. – Ma io non ho voglia di uscire adesso! – disse Viola. – Ascolta, tesoro. La vita è così. Non puoi fare sempre tutto quello che vuoi! Viola avrebbe voluto protestare, far valere i suoi diritti, ma la mamma l’aveva già tirata fuori dalla vasca di peso e la stava strofinando energicamente con un asciugamano. – E poi sei tu la sorella maggiore! Tocca a te dare il buon esempio, lo sai bene! Viola non riusciva ancora a crederci. Tommaso era tranquillamente immerso nella schiuma, mentre lei si faceva asciugare dalla mamma. Gli lanciò uno sguardo feroce. I giorni che seguirono furono un vero incubo. Tommaso trovava molto divertente starsene a mollo nell’acqua calda in compagnia di sua sorella. E non era tutto. Non entrava mai nella vasca senza un armamentario di giocattoli e di pupazzetti più o meno ingombranti e uno dei suoi divertimenti preferiti consisteva nel colpirla con lo spruzzo di un laser di plastica pieno di acqua fredda. Erano finiti i bei tempi in cui Viola era libera di abbandonarsi nell’acqua con gli occhi chiusi, sognando di essere una ninfa o una sirena! C. Lehmann, Un coccodrillo nella vasca, Feltrinelli

DI PAROLA IN PAROLA egna con una X quale S modo di dire potrebbe sostituire: “fece come se non avesse sentito”.

Andò su tutte le furie. Fece orecchie da mercante. Fece il diavolo a quattro.

el testo trovi l’espressione: N “ho un sacco di cose da fare”, che significa: “avere molti impegni”. Collega ogni modo di dire al significato corrispondente, numerando.

1 Sembrare un sacco

di patate. 2 Mettere nel sacco. 3 Vuotare il sacco.

Ingannare qualcuno.

Rivelare tutto quello che si sa.

Vestirsi con abiti che non sono della propria taglia.

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IL TESTO REALISTICO

AMMUTINAMENTO SULLA ZATTERA DI PAROLA IN PAROLA egna con una X il significato S esatto. • Dissolvendo: diradando.

infittendo.

• Balzarono: saltarono.

ballarono.

• Ormeggi: catene o funi.

posteggi.

• Fungeva: spuntava.

serviva.

• Secche: banchi di sabbia.

pericoli.

• Ammutinamento: silenzio forzato.

ribellione.

• Vi metto ai ceppi: vi metto in catene. vi metto a tagliar legna.

Il sole stava dissolvendo la foschia sulla superficie dello stagno, quando arrivarono i ragazzi. Senza perdere tempo balzarono a bordo della zattera. – Sciogliere gli ormeggi – gridò Chris. – Signorsì – replicò Daisy, sua sorella, liberando il cavo d’ormeggio dal palo. Diede un’energica spinta all’imbarcazione e saltò a bordo. – Issare la vela, ufficiale in seconda – ordinò Chris. – Vela issata – confermò Dave, con uno sguardo alla tovaglia che pendeva pigramente dal palo di sostegno della corda del bucato. – Bene così – urlò Chris, impugnando la gamba del tavolo che fungeva da timone. – Preparatevi ad affrontare la burrasca e fate attenzione alle secche, sono pericolose. E ricordate: un solo tentativo di ammutinamento e vi metto ai ceppi. – Signorsì – risposero in coro Daisy e Dave. Ma quando la zattera sbandò, il quarto membro dell’equipaggio decise di sfidare Chris e si ammutinò. Si trattava di Savage, il timido bastardino di Daisy. Era stato arruolato a forza, e odiava il mare e i capitani prepotenti almeno quanto odiava il collare. W.J. Corbett, Rifugio Hellzapoppin, Emme Edizioni

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IL TESTO REALISTICO

BALABAN… IL TORNADO! La famiglia Neumann ha adottato un cane, che viene chiamato Balaban… Tornati a casa dal canile, papà si è fermato con l’auto al cancello d’ingresso e ci ha fatti scendere tutti. – Non vorrei che Balaban avesse paura del garage – ha detto premuroso e preoccupato. La mamma ha aperto la porta di casa e ha detto con voce solenne: – Bene, cagnolino caro, questa è la tua nuova casa. Ma non ce l’ha fatta nemmeno a finire di pronunciare la parola “casa”, che il caro cagnolino si è tramutato all’istante in una saetta e si è fiondato per la casa lasciandosi dietro come una pista infuocata. Tutti gli oggetti che si trovavano più o meno all’altezza della sua coda sono stati spazzati via. La pesante fruttiera tunisina è finita in cocci per terra. Diversi CD sono schizzati come pallottole attraverso il soggiorno. Noi siamo rimasti come pietrificati. Intanto dal piano di sopra giungevano i tonfi sordi di mobiletti rovesciati nonché di altre cose, come la torre di Lego che avevo costruito con tanta fatica. Poi c’è stato qualche secondo di silenzio, rotto a un certo punto dallo scatto della cassetta della posta alla porta di casa. Era il postino, e di sicuro anche Balaban aveva sentito quello scatto. Infatti, in un balzo, è piombato giù dalle scale con una tempestività tale da riuscire ad acchiappare la posta che stava cadendo. In quattro e quattr’otto tutte le buste e le lettere sono state fatte a brandelli. Dopodiché Balaban si è accasciato, sfinito, sul pavimento. S. Och, Un nonno a quattro zampe, Giunti

DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Il tempo del racconto è: determinato. indeterminato. • Il titolo è: reale. di fantasia. • Il narratore è: interno.

esterno.

• Il protagonista è: la mamma.

Balaban.

• I componenti della famiglia sono: comprimari. secondari. • Lo scopo del testo è: divertire. comunicare. • Sono presenti sequenze: narrative. dialogiche. descrittive. riflessive.

DI PAROLA IN PAROLA Segna con una X. • I l modo di dire “in quattro e quattr’otto” significa: in pochissimo tempo. un po’ alla volta.

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IL TESTO REALISTICO

UN CUCCIOLO DI STAMBECCO Dan è un ragazzo di dieci anni, figlio di un guardaparco del Parco del Gran Paradiso. Dan ha accompagnato il papà in un giro di ispezione, durante il quale hanno trovato e soccorso una stambecca e il suo cucciolo. La stambecca era stata ferita da una tagliola posizionata di nascosto da alcuni bracconieri.

DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato L di alcune espressioni che potresti non conoscere. • Tagliola: specie di bocca d’acciaio con i denti, che si chiude a scatto appena è toccata. • Bracconieri: cacciatori che catturano di nascosto gli animali protetti. •R ivolo: una specie di piccolo ruscello. • Era seccato: era infastidito, irritato.

Alle sette del mattino erano già tutti intorno alla povera bestia ferita. Durante la notte, nonostante l’iniezione calmante, doveva aver sofferto perché non aveva più la forza né di lamentarsi né di muoversi. Girò i suoi occhi tristi e velati su tutti quegli uomini e subito dopo li richiuse rassegnata. Dan comparve alla porta, con gli occhi pieni di sonno e la testa tutta arruffata, nel momento in cui lo stambecchino si era messo a belare. Dallo zaino, il signor Dayné tolse un biberon. – Tieni, Dan, riempilo di latte, porta fuori il cucciolo e dagli da mangiare. Meccanicamente Dan prese il piccolo stambecco in braccio e lo portò in cucina. Andò a prendere la bottiglia del latte e mentre lo versava piano piano nel biberon, il cucciolo gli diede una testata sulle gambe. L’urto gli fece cadere la bottiglia del latte che si versò quasi tutto sul tavolo. Un rivolo rapidamente colò a terra. – Ma guarda che cos’hai combinato! E ora che cosa facciamo? Dan era seccato e quando vide lo stambecchino, ancora malfermo sulle gambe, prepararsi a dargli un’altra testata, fece un balzo indietro. – Vuoi giocare, vero? Sei come un bambino, tu! Aspetta, però: rimediamo al malfatto prima che arrivi la mamma. Lo prese in braccio e lo posò sul tavolo: – Lecca, su… Il cucciolo non sapeva leccare. Allora Dan gli prese la testa e gliela avvicinò al latte. – Sei un bel salame! Non sei neanche capace di leccare, aspetta che ti do il biberon. Prese la bottiglia, le infilò il succhiotto e la mise in bocca allo stam-

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IN BREVE ul quaderno, fai il S riassunto completando le frasi. • Una stambecca era... •D an, il figlio del guardaparco, deve occuparsi di... ma il cucciolo... • Dan con pazienza... • Il cucciolo a poco a poco... • Dan pensa che...

becco. Immediatamente il piccolo cominciò a succhiare e finì velocemente il latte. – E ora, guarda quanto latte c’è in terra e sul tavolo… vieni qua. Gli mise di nuovo in bocca il biberon e piano piano tirò la bottiglia verso il pavimento; allora tolse il succhiotto e lo depose a terra nel latte. Il musetto del cucciolo si allungò alla ricerca di quello che credeva il capezzolo della mamma e incontrò il latte. Con la piccola lingua rosa cominciò a leccare avidamente. – Hai visto che hai imparato? E ora andiamo a spasso! Lo portò fuori e lo depose in terra. Il piccolo rimase in piedi con le gambe divaricate, ma non osava muoversi. Dan si allontanò un poco. – Cammina, su… Il cucciolo girò la testa da una parte, poi dall’altra, ma non si mosse. Dan ritornò verso di lui, lo accarezzò e nuovamente accennò ad andarsene. Allora il cucciolo, come un ubriaco, cominciò a seguirlo belando. – Hai visto che sei capace? Bravo, bravo… così va bene. La bestiola gli piaceva immensamente. Se glielo avessero affidato, pensava, lui avrebbe fatto l’impossibile per sostituirsi alla madre, nutrendolo con il biberon finché lei non fosse guarita, e difendendolo da tutti i pericoli.

C LIL

The forester protects the National Park.

Many ibexes live in the National Park.

C. Pettoello Morrone, Scappa Bouc, scappa!, Sansoni

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VERSO L’INVALSI

UNA CHIAMATA IMPROVVISA 1

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La chiamata giunse durante la notte. Quando arrivai, nella stalla trovai due secchi d’acqua bella calda già pronti e i due vaccari, San e Bert, che mi aspettavano insieme con il signor Alderson, il loro principale. Candy, un grazioso piccolo esemplare Jersey, era distesa su una lettiera di paglia e aveva un’espressione preoccupata. Impensierito m’inginocchiai per far l’esplorazione. – È un affare serio. Il vitello è vivo, ma non si sa come farlo venir fuori, perché c’è una torsione. Bisognerà cercare di eliminare la torsione, facendo rotolare la vacca su sé stessa mentre io tengo fermo il vitello. Ordinai a Bert di reggere le zampe anteriori, a Stan di reggere quelle posteriori e al signor Alderson di tenere la testa dell’animale. Poi infilai la destra nella piccola apertura e afferrai il piede del vitello. – Ora giratela – ansimai, e gli uomini cominciarono a ruotare le zampe in senso orario. Tenevo forte il piccolo piede, mentre Candy ricadeva sull’altro fianco. Sembrava che non accadesse un bel niente. Strinsi i denti e aumentai la presa sul piede del vitellino. – Coraggio, provate dall’altra parte. Ripresi fiato per un momento, poi mi stesi a faccia in giù mentre il sudore mi scorreva lungo il dorso. – Forza. Provate ancora un po’! – gridai. Ed ecco che, miracolosamente, tutto si allentò come per magia. Sentii il vitellino che scivolava verso di me. Candy comprese al volo la situazione. Diede una spinta decisa ed espulse il vitello, che mi finì tra le braccia viscido e vispo. J. Herriot, Creature grandi e piccole, BUR

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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Il protagonista è: A. un allevatore. B. un garzone. C. un veterinario. D. un vitello.

7 La parola “lettiera” (riga 7) significa: A. recipiente molto grande. B. strato di paglia. C. recinto in una stalla. D. coperta impermeabile.

2 Il tempo della vicenda è: A. l’alba. B. il tramonto. C. la notte. D. non è detto.

8 C ’è una “torsione” (riga 13) significa che: A. la mucca ha preso una storta. B. la mucca è in pericolo. C. il vitello si è girato. D. la coperta si è arrotolata.

3 Chi è Candy? A. Una cagnolina. B. Una cavalla. C. Una vacca. D. Una cerbiatta. 4 Quante persone erano presenti? A. Una. C. Tre. B. Due. D. Quattro. 5 La parola “vaccari” (riga 3) significa: A. persone poco educate. B. studiosi di vacche. C. allevatori di vacche. D. assistenti del protagonista. 6 Qual è il motivo della chiamata? A. Un vitello sta male. B. Alcune bestie sono scappate. C. C’è stato un temporale. D. Una vacca deve partorire.

9 Q ual è lo stato d’animo del protagonista? A. Non sa che fare. B. È sicuro e deciso. C. Ha paura. D. È nervoso. 10 N ello sviluppo sono presenti in prevalenza: A. sequenze narrative. B. sequenze descrittive. C. sequenze dialogiche. D. sequenze riflessive. 11 Secondo te, il fatto raccontato è: A. reale. B. fantastico. C. verosimile. D. impossibile.

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A C I V I C E N O I EDUCAZ NESSUN UOMO È UN'ISOLA Ognuno di noi vive tutti i giorni gomito a gomito con altre persone, a cominciare dal gruppo famiglia. Ma la nostra vita sociale non si esaurisce nella famiglia, perché sono moltissime le situazioni che ci mettono in contatto con gli altri.

ni, A SCUOLA: con i compag i scolastici… gli insegnanti, gli operator

AL LAVORO: con i colleghi, il capo ufficio...

NEL QUARTIERE, SULLA STRADA: con i passanti, i commercianti, i vigili, gli automobilisti…

NELLE ASSOCIAZIONI SPORTIVE: con i compagni di gioco, gli allenatori...

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In ognuno di questi ambienti incontriamo persone con abitudini e idee diverse dalle nostre per cultura, per ceto sociale, per tipo di educazione… È nostro dovere, però, cercare di stabilire dei rapporti sereni con tutti, andare d’accordo anche con chi non ci somiglia. Scopriremo che le differenze sono una ricchezza! Leggi la filastrocca.

FILASTROCCA DEI DIVERSI DA ME Tu non sei come me, tu sei diverso ma non sentirti perso: anch’io sono diverso, siamo in due! Se metto le mie mani con le tue certe cose so fare io, e altre tu e insieme sappiamo fare anche di più. Tu non sei come me, son fortunato davvero ti son grato perché non siamo uguali vuol dire che tutt’e due siamo “speciali”.

Questo breve testo poetico vuole ricordarci che ognuno di noi è “speciale”, perché diverso dagli altri. È grazie alle molteplici idee e capacità che ci si arricchisce: quando si è uniti, spesso si raggiungono i risultati migliori, proprio grazie al contributo di tutti.

APPRENDIMENTO COOPERATIVO ividetevi in gruppi di tre o quattro compagni e, tenendo davanti l’elenco dei D nomi della vostra classe, provate a scrivere una qualità, una abilità che rende “speciale” ogni compagno. Ad esempio: è un bravo atleta, sa disegnare bene, è intonato, è sempre allegro… l termine, riunitevi e realizzate un grande cartellone. A a. Sulla parte sinistra scrivete tutti i vostri nomi. b. Sulla parte destra trascrivete le qualità che ogni gruppo avrà individuato per il compagno, come negli esempi. Se vi sono delle qualità identiche, scrivetele solo una volta.

NOME

QUALITÀ

QUALITÀ

QUALITÀ

Bianchi Elisa

asso nella corsa

divertente

generosa

Cantoni Sergio

simpatico

sportivo

creativo

QUALITÀ

Non è un lavoro facile, ma vi costringerà a cercare di conoscere meglio i vostri compagni: capirete così quante cose belle si possono trovare in chi ci sta accanto.

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SAPER ASCOLTARE L'ALCE FERITO Grogh era sulla sponda del fiume a rodere un germoglio, quando il vento gli portò un odore nuovo, strano. Si acquattò, pronto a tuffarsi. Ora udiva anche un rumore che aumentava man mano d’intensità: avanzava, con un trotto lento, faticoso, in direzione del fiume, una specie di Vel, il cavallo, ma con due corna sul capo. Grogh lo guardò incuriosito. Ma quel che attirò di più la sua attenzione fu un fianco di quel cavallo dalle corna grosse e appiattite, dove, da uno squarcio profondo, usciva in gran copia il sangue. Stava per raggiungere il fiume quando stramazzò al suolo. Grogh non sapeva che cosa fare. Quel cavallo strano non era della sua razza; non era neppure un suo amico. Si allontanò indifferente, quando udì lontano un altro rumore. Anche lo strano animale doveva averlo udito, perché lo vide fare degli sforzi per alzarsi. Questa volta comprese subito di che cosa si trattava. “È l’uomo”, mormorò fra sé. Sentì il sangue pulsargli con forza nelle vene, mentre nello stesso tempo un tremito avvinceva il suo corpo. Ma Grogh non fuggì. Si avvicinò al cavallo strano che, al rumore, spalancò timoroso i suoi dolci occhi. – Chi sei? – chiese Grogh. – El, l’alce. Tu? – Grogh, il castoro. Sono un amico. – Fuggi allora. L’uomo mi cerca. Fra poco sarà qui. – Fuggi anche tu! – rispose Grogh. – Vorrei, ma non posso. Per me è finita. Non posso più muovermi. Fu allora che Grogh pensò ed attuò cose che nemmeno El sarebbe riuscito a immaginare. Prese della fanghiglia, si avvicinò a El e gliela applicò sul fianco squarciato. Il sangue cessò di uscire. – Ora, El, cerca di raggiungere il fiume! Pochi metri lo separavano, ma l’alce era debole. Solo trascinandosi riuscì a entrare nell’acqua. Grogh gli si tuffò vicino e gli disse: – El, con la tua bocca attaccati alla mia coda! L’altro obbedì. Il castoro con un grandissimo sforzo riuscì a trascinarlo nel centro del fiume. – Lasciati andare ora. La corrente ci porterà. L’alce abbandonò la presa e, con il nuovo amico al fianco, si lasciò trasportare dal fiume verso la salvezza. A. Manzi, Grogh, storia di un castoro, Bompiani

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{ Dopo aver ascoltato la lettura dall’insegnante o sul CD-Audio, segna con una X. 1

Dove si svolge il fatto? Nel bosco. In mezzo al fiume. Sulla sponda del fiume.

2 Che cosa fa allarmare Grogh? Un odore nuovo, strano. Il rumore di passi. Il rumore di uno sparo.

3 Chi vede arrivare?

Una specie di cavallo con le corna. Un uomo con il fucile. Un carretto trainato da un cavallo.

4 Che cosa attira la sua attenzione?

Il rumore di passi che si allontanano. La ferita sul fianco dell’animale. Le enormi corna piatte dell’animale.

5 Che cosa fa lo strano cavallo?

Entra nel fiume. Beve l’acqua del fiume. Cade pesantemente al suolo.

6 Che cosa fa Grogh a questo punto?

Fugge perché ha una gran paura dell’uomo. Si avvicina all’animale per aiutarlo. Rimane acquattato per vedere che cosa succede.

7 Come si chiama l’animale ferito? Si chiama El. Si chiama Vel. Non dice il suo nome.

8 Che cosa fa Grogh?

Aiuta l’alce ad alzarsi. Tampona la ferita con del fango. Preme con le sue zampe sulla ferita.

9 Come si conclude il fatto?

L’alce non ce la fa a seguire Grogh. L’alce non sa nuotare e torna indietro. Grogh incita l’alce a entrare nel fiume e si salvano.

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O T N O C C A R IL

O C I T S A T FAN

eggi il testo, osserva L le varie parti, segna con una X e completa.

CHE PUZZA!

Il protagonista si presenta.

Sono una cimice che va in giro con il naso tappato, perché non sopporto la mia puzza.

1a sequenza La cimice cerca compagnia.

Si sa che le cimici puzzano per natura, ma io non so rassegnarmi, mi vergogno di puzzare e non vado mai fuori da sola perché spero che così tutti attribuiscano la puzza alle mie compagne.

2a sequenza Come mai la cimice resta sola.

Ma queste, quando si sono accorte della cosa, si sono offese e non vogliono più saperne della mia compagnia. Così io, cimice, mi trovo sola e abbandonata.

3a sequenza La cimice cerca un rimedio.

Ho provato a lavarmi con acqua e sapone, ma la puzza non va via, perché è una puzza naturale. Ho provato a profumarmi, ma la puzza è sempre più forte di tutti i profumi. Allora sono andata da una puzzola e mi sono fatta prestare un po’ della sua puzza.

4a sequenza Le amiche la deridono.

Ora tutti dicono: – Che strano, una cimice che puzza come una puzzola! Anche le mie amiche che mi hanno abbandonata dicono: – Che strano!

Alla fine la cimice ottiene ciò che desidera.

Che strano, che strano, ma intanto io, cimice, me ne vado a spasso felice e contenta senza più vergognarmi e, soprattutto, senza più tapparmi il naso!

1 Autore 2 Titolo del libro 3 Casa Editrice

Luigi Malerba, Storiette, Einaudi 1 2 3

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Questo è un racconto fantastico, perché: racconta un fatto reale, cioè che le cimici puzzano. il personaggio è reale, ma parla e pensa come gli umani. TITOLO

Anche nei racconti fantastici il titolo gioca un ruolo importante. • In questo caso, crea curiosità? • Il titolo di questo racconto è:

Sì. reale.

No. di fantasia.

INTRODUZIONE

Nella situazione di partenza si trovano il tempo e il luogo. • In questo racconto il tempo: è specificato. non è specificato. • Secondo me, in questo testo il tempo è: determinato. indeterminato. • In questo racconto il luogo: è specificato. non è specificato. • Secondo me in questo racconto il luogo è: reale. fantastico. SVILUPPO

Nella parte centrale del racconto si narrano i fatti, che di solito sono straordinari, impossibili, improbabili, e agiscono i personaggi, che possono essere reali o verosimili oppure inventati, cioè fantastici (animali parlanti, piante magiche, streghe, fate, folletti...). • In questo racconto il protagonista è • Il narratore è:

interno.

.............................................................

esterno.

All’interno di questo racconto si individuano sequenze: narrative il racconto dei fatti dialogiche il discorso diretto descrittive descrizione di cose o persone riflessive riflessioni o pensieri dei personaggi o del narratore CONCLUSIONE

Nel racconto fantastico la conclusione contiene il “lieto fine”. • Anche in questo racconto c’è il lieto fine? • Infatti la cimice

Sì.

No.

.............................................................................................

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IL RACCONTO FANTASTICO

CAPITAN UNCINO DENTRO IL TESTO Segna con una X. • I l tempo in cui si svolge il fatto è: determinato. indeterminato. • I l luogo è determinato ed è: la nave dei pirati. l’isola di Peter Pan. •L e vicende narrate sono: reali e possibili. impossibili e fantastiche. • I personaggi del racconto sono: fantastici. reali e fantastici. •L ’antagonista è: il coccodrillo. Capitan Uncino. Colora la barra laterale: • in verde per l’introduzione; • in blu per lo sviluppo; • in rosa per la conclusione.

Capitan Uncino, a bordo della sua nave, si mise a urlare: – Branco di fannulloni… muovetevi! O vi butto in pasto ai pescecani! – Capitano, laggiù, guardate… l’isola di Peter Pan! – disse la vedetta porgendogli il binocolo. – Ah… finalmente l’ho trovato! Peter Pan, hai i giorni contati. Puntiamo sull’isola! Le scialuppe con i pirati a bordo approdarono sull’isola. Capitan Uncino si diresse con i suoi uomini verso una casa vicina all’approdo. Spiando dalla finestra scorsero i piccoli amici di Peter Pan, ma lui non c’era... che disdetta per Uncino! – Dovrò cambiare il mio piano, ma non importa! Uomini, all’arrembaggio, catturiamo i bambini sperduti! – ordinò gridando il capitano. I bambini vennero trascinati sulla nave. La piccola fata Campanellino, che svolazzava intorno alla finestra, aveva assistito al rapimento. Aspettò che Peter ritornasse e quando lo vide gli raccontò l’accaduto. Uncino, intanto, passeggiava sul ponte della nave pensando alla sorte dei suoi prigionieri. Sapeva che Peter Pan teneva molto a loro e, per fargli dispiacere, decise di gettarli in mare.

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Li mandò a chiamare e i poveretti obbedirono: avevano le braccia legate dietro la schiena e, alle caviglie, pesanti catene. Insensibile al loro pianto, dette l’ordine che venissero scaraventati giù dalla nave. Ma… un tic-tac d’orologio in lontananza sconvolse i suoi piani. – Il coccodrillo!!! – gridò Uncino paonazzo, correndo a rifugiarsi nella cambusa. Ma… ecco la sorpresa: non era il coccodrillo… era Peter Pan seguito dalla fata Campanellino! Egli affrontò i pirati uno per uno con la sua piccola lancia. Alla fine solo uno resisteva: – O Uncino o io, questa volta! – lo sfidò Peter Pan. I due avversari presero a duellare, ma Uncino pensava solo a un modo per mettersi in salvo. Indietreggiò fino al bordo della nave e si tuffò… così, senza rendersene conto, si ritrovò nella bocca del suo terribile nemico: il coccodrillo! L’animale aveva infilzato, con uno dei suoi dentoni, i pantaloni del pirata, che, penzolando dal suo muso, gridava: – Lasciami, coccodrillo! …Chissà dove saranno ora!

PARLIAMONE INSIEME L eggi e discuti con i tuoi compagni. Hai mai sentito l’espressione “lacrime di coccodrillo”? • Che cosa vuol dire? • Quando si usa? • Anche a te è capitato che lo dicessero? • Che cosa era accaduto?

J.M. Barrie, Peter Pan, Mondadori

LINK a…

SCIENZE

Il coccodrillo è un grosso rettile che vive lungo i fiumi delle regioni tropicali. È carnivoro e oviparo. Una delle sue caratteristiche è di avere le narici nella parte superiore della mascella: così, quando il resto del corpo è immerso nell’acqua, può comunque respirare.

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IL RACCONTO FANTASTICO

MARY POPPINS DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Questo è un racconto: realistico. fantastico. • Perché? I protagonisti sono dei bambini reali. Mary Poppins compie azioni magiche. Mary Poppins è una vera bambinaia. el testo, sottolinea N tutte le frasi che ti fanno capire che Mary Poppins compie azioni fantastiche.

Jane e Michael hanno avuto numerose bambinaie, ma tutte si sono dimesse. Finché un giorno Mary Poppins scende dal cielo volando con un ombrello. La signora Banks fece strada a Mary Poppins su per le scale, chiacchierando tutto il tempo senza fermarsi un momento, così non vide quel che stava succedendo dietro di lei. Ma Jane e Michael, che stavano osservando tutto dal ballatoio, videro perfettamente che la visitatrice seguiva la signora Banks su per le scale, tenendo la grande borsa con le due mani, mentre scivolava con leggerezza su per la ringhiera. Jane e Michael erano certi di non aver mai visto una cosa simile prima d’allora. In giù, sì: anche loro l’avevano fatto tante volte; ma in su, mai! Si misero a fissare curiosamente la nuova strana visitatrice. – Ebbene, bambini – disse la signora Banks, – questa è la vostra nuova bambinaia, Mary Poppins. Jane e Michael, salutate. Mary Poppins li esaminò attentamente, girando lo sguardo dall’uno all’altro, con l’aria di domandarsi se le piacevano o no. – Andiamo bene? – disse Michael. Uscita la madre, i bambini si avvicinarono lentamente a Mary Poppins, che se ne stava ferma come un palo, tenendo le mani incrociate. – Come hai fatto ad arrivare? – domandò Jane. – Sembrava che ti portasse il vento. – Così era, infatti – disse bruscamente Mary Poppins. E cominciò a sciogliersi la sciarpa dal collo e a togliersi il cappello, che gettò sul letto. Poi si chinò per aprire la grande borsa e Jane e Michael furono sorpresissimi di trovarla completamente vuota. – Come! – disse Jane. – Non c’è niente dentro! – Come sarebbe niente? – chiese Mary Poppins drizzandosi e guardandola come se fosse stata insultata. – Ti sembra niente?

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E subito tirò fuori dalla grande borsa vuota un grembiule bianco inamidato e se lo legò alla vita. Poi tirò fuori un grosso pezzo di sapone, uno spazzolino da denti, un pacchetto di forcine, una bottiglia di profumo, una poltroncina pieghevole e una scatola di pastiglie per la gola. Jane e Michael spalancarono gli occhi. – Ma ho guardato bene! – sussurrò Michael. – Era vuota! – Zitto – disse Jane, vedendo che Mary Poppins tirava fuori una bottiglia con un‘etichetta che diceva: “Un cucchiaino prima di coricarsi”. Al collo della bottiglia era attaccato un cucchiaino e Mary Poppins ci versò un liquido rosso scuro. – È la tua medicina? – domandò Michael con molto interesse. – No, la tua – disse Mary Poppins, avvicinandogli il cucchiaino alla bocca. Michael spalancò gli occhi, arricciò il naso, cominciò a protestare. – Non la voglio, non ne ho bisogno. Non la voglio! Ma Mary Poppins teneva gli occhi fissi su di lui e Michael comprese immediatamente che non si poteva disobbedirle. Il cucchiaino si avvicinava. Michael trattenne il respiro, chiuse gli occhi e aprì la bocca. Sentì un sapore delizioso. Si leccò le labbra. Inghiottì e un sorriso di felicità gli illuminò il viso. – Gelato di fragole! – disse rapito. – Ancora, ancora, ancora! Ma Mary Poppins, rigida in faccia come prima, stava versando la dose di Jane. Il cucchiaino si riempì, questa volta, di un liquido argenteo, verdolino, giallo. Jane lo provò. – Succo di mele! – esclamò estasiata.

DI PAROLA IN PAROLA enendo conto del contesto, T segna con una X il significato esatto. • Bruscamente: all’improvviso. freddamente, in modo seccato. • Rapito: affascinato, incantato. rubato, sequestrato.

P.L. Travers, Mary Poppins, Bompiani

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IL RACCONTO FANTASTICO

UNO STRANO INCONTRO IN BREVE

ul quaderno, fai il riassunto S completando le frasi. • Un aviatore aveva avuto... ed era atterrato... • Viene svegliato da... • Il Piccolo Principe con aria molto seria gli chiede... • L’aviatore... • Il Piccolo Principe però... • Alla fine l’aviatore... • E il Piccolo Principe...

Il Piccolo Principe è un adulto-bambino che lascia il suo minuscolo asteroide per mettersi in viaggio nel cosmo. Un giorno giunge sulla Terra, nel deserto del Sahara, dove incontra un aviatore precipitato con il suo aereo. Ebbi un incidente con il mio aeroplano, nel deserto del Sahara. Qualche cosa si era rotta nel motore, e siccome non avevo con me né un meccanico né dei passeggeri, provai da solo a riparare il guasto. Era una questione di vita o di morte, perché avevo acqua da bere soltanto per una settimana. La prima notte, dormii sulla sabbia, a mille miglia da qualsiasi abitazione umana. Ero più isolato che un marinaio abbandonato in mezzo all’oceano, su una zattera, dopo un naufragio. Potete immaginare il mio stupore di essere svegliato all’alba da una strana vocetta: – Mi disegni, per favore, una pecora? – Che cosa? – Disegnami una pecora. Balzai in piedi come fossi stato colpito da un fulmine. Mi strofinai gli occhi più volte guardandomi attentamente intorno. E vidi una straordinaria personcina che mi stava esaminando con grande serietà. Ora guardavo fisso l’improvvisa apparizione con stupore. Dovete pensare che mi trovavo a mille miglia da una qualsiasi regione abitata, eppure il mio ometto non sembrava smarrito in mezzo alle sabbie, né tramortito per la fatica o per la fame o per la sete o per la paura. Niente di lui mi dava l’impressione di un bambino sperduto.

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Quando, finalmente, riuscii a parlare gli domandai: – Ma che cosa fai qui? Per tutta risposta, egli ripeté lentamente, come si trattasse di cosa molto importante: – Per piacere, disegnami una pecora... Tirai fuori dalla tasca un foglietto di carta e la penna stilografica e gli dissi un po’ di malumore, che non sapevo disegnare. Mi rispose: – Non importa. Disegnami una pecora... Ho bisogno di una pecora: disegnami una pecora. Feci il disegno. Lo guardò attentamente, e poi disse: – No! Questa pecora è malaticcia. Fammene un’altra. Feci un altro disegno. Il mio amico mi sorrise gentilmente, con indulgenza. – Lo puoi vedere da te – disse, – che questa non è una pecora. È un ariete. Ha le corna. Questa volta la mia pazienza era esaurita, avevo fretta di rimettere a posto il mio motore. Buttai giù un altro disegno: una scatola con tre fiori. E tirai fuori questa spiegazione: – Questa è soltanto la sua cassetta. La pecora che volevi sta dentro. Fui molto sorpreso di vedere il viso del mio piccolo giudice illuminarsi: – Questo è proprio quello che volevo. Pensi che questa pecora dovrà avere una gran quantità d’erba? – Perché? – Perché dove vivo io, tutto è molto piccolo... – Ci sarà certamente abbastanza erba per lei, è molto piccola anche la tua pecora. Si chinò sul disegno: – Non così piccola. Oh, guarda! Si è messa a dormire... E fu così che feci la conoscenza del Piccolo Principe. A. de Saint-Exupery, Il Piccolo Principe, Bompiani

SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Dove si svolge la vicenda? Su un pianeta sconosciuto. In mezzo al deserto. • Quando? In un giorno ben preciso. In un tempo non ben specificato. • Chi racconta? Un narratore esterno. L’aviatore stesso. • Come mai l’aviatore si trova lì? Per esplorare il deserto. Perché l’aereo si è guastato. • C he tipo di personaggio incontra? Una persona reale. Un personaggio fantastico. • Che cosa vuole il personaggio? Fare conversazione. Il disegno di una pecora. • P erché il Piccolo Principe sorride solo quando vede la cassetta? Perché può immaginare la pecora come desidera. Perché non vuole far dispiacere l’aviatore.

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IL RACCONTO FANTASTICO

DENTRO IL TESTO Segna con una X. • I n quale tempo si svolge la vicenda? Di notte. Di pomeriggio. • In quale luogo? In cantina. In camera da letto. •C he tipo di narratore è presente? Interno. Esterno. •Q ual è l’elemento fantastico? Il mantello che permette di volare.

’impermeabile che ripara L dalla pioggia.

DI PAROLA IN PAROLA

Nel testo l’espressione “ticchettio uniforme” potrebbe essere sostituita con: “ticchettio sempre uguale”. Infatti l’aggettivo “uniforme” è formato da uno + forma, cioè “una sola forma”. rova altre parole composte T dal prefisso “uni” (uno) come: unicorno, unifamiliare, unificare… Se hai dubbi, aiutati con il dizionario.

ERA UNA SERA PIOVOSA… Anton è un ragazzo che ha come amici una coppia di bambini vampiri; insieme, vivono tante avventure. Anton era a letto e ascoltava nell’oscurità, a occhi spalancati, la pioggia. Le gocce battevano sui vetri producendo un ticchettio sempre uguale, che faceva venire sonno… Dopo un po’, però, il ticchettio divenne così rumoroso che il ragazzo si drizzò irritato: – E chi riesce a dormire con questo fracasso? – brontolò. Poi gli venne in mente che, magari, non era solo la pioggia a fare tutto quel rumore contro i vetri… Saltò giù dal letto e scostò le tende. Aveva ragione: sul davanzale c’era Anna. Aveva la faccia lucida di pioggia, ma sorrideva. Anton aprì la finestra e notò che la piccola vampira indossava un impermeabile nero con il cappuccio che le copriva la testa. – Ciao Anton – disse lei dolcemente. – Tu? – mormorò lui. – Pensavo che i vampiri non potessero volare quando piove! – E perché no? Basta che ci mettiamo l’impermeabile. Ne ho portato uno anche per te. – Per me? – chiese lui spaventato. – Sì, questa sera sei tu che devi aiutare me. – Io? Ma… Anna gli porse un mantello: – Questo è il mantello di zio Theodor; indossalo, e sopra ci metti l’impermeabile. Anton guardò la pioggia scrosciante. Con un tempo simile non si butterebbe fuori di casa neppure un cane! Lanciò un ultimo sguardo desideroso al suo letto caldo e asciutto, poi si mise il mantello, l’impermeabile e volarono via tutti e due. A. Sommer-Bodenburg, Vampiretto innamorato, Salani

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IL RACCONTO FANTASTICO

UNA DISASTROSA ORCHESTRA Un celebre direttore d’orchestra salì una sera sul podio e batté tre volte la bacchetta sul leggìo, per cominciare una famosa sinfonia. Gli archi dei violini subito si tesero e scoccarono trenta note così acute che si piantarono nel soffitto, facendo cadere calcinacci sulla testa degli orchestrali. I piatti furono battuti uno contro l’altro e naturalmente si ruppero in cento pezzi, facendo un gran baccano. I timpani cominciarono a far male, mentre le viole appassivano tutte insieme per il gran rumore. Quelli che suonavano il fagotto se lo misero in spalla e se ne andarono via. Il piano suonò forte, mentre alcune scale musicali cadevano con gran fracasso sopra i tamburi. Un tale gridò nella cornetta per chiamare i pompieri, mentre l’ocarina faceva QUA QUA appollaiata sul corno. Il suonatore del triangolo stava calcolando i lati e gli angoli interni, e intanto dal sassofono cadde il sasso sui piedi del suonatore, che urlò, stonatissimo, per venti secondi abbondanti. Allora il celebre direttore, per la rabbia, ruppe la sua bacchetta in tanti pezzettini e se ne andò sbattendo la porta.

DENTRO IL TESTO Rispondi. • In quale tempo si svolge la vicenda? • In quale luogo? • Quali sono gli elementi fantastici?

R. Piumini, Il giovane che entrava nel palazzo, Nuove Edizioni Romane

DI PAROLA IN PAROLA el testo compaiono parole che, oltre ad avere un significato ben preciso nel mondo N della musica, hanno anche altri significati. Ricercale, poi sul tuo quaderno disegna una tabella simile a questa e completala, come negli esempi.

NOMI archi

IN MUSICA

NELLA REALTÀ

Asta per suonare il violino

Strumento per lanciare frecce

timpani

Tamburi suonati con bacchette

Membrana dell’orecchio

cornetta

Strumento a fiato simile alla tromba Ricevitore del telefono

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VERSO L’INVALSI

UN SOGNO... ALATO 1

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La nebbia intorno al lago si dissolse nella notte e apparve un nugolo di stelle scintillanti. Mentre fissava in cielo quella meravigliosa mescolanza di colori, Emma sgranò gli occhi quando un bagliore infuocato si mosse velocemente verso di lei. Il bagliore dai riflessi dorati passò sfrecciando sulla sua testa, poi fece ritorno con un’ampia virata verso la radura. Emma rimase a bocca aperta: il bagliore era un cavallo alato color argento con le ali di color oro, che scese in picchiata. Ripiegando le ali, il cavallo atterrò davanti a Emma con un tonfo secco, nitrì ed Emma notò che i suoi occhi vivaci guizzavano come lingue di fuoco dorato. Lo stallone nitrì ancora, volgendo il capo in direzione di Emma, le ali luccicanti. – Valkrist? – bisbigliò Emma, chiedendosi se stesse vivendo un sogno. Valkrist nitrì. Si chinò poco più avanti, abbassando leggermente le ali, quindi le mandò un invito telepatico ed Emma, improvvisamente, vide l’immagine di se stessa che cavalcava verso le stelle. Come in un sogno Emma montò in groppa a Valkrist e affondò le dita nella sua soffice criniera. Valkrist si rialzò, guardò dietro di sé per assicurarsi che Emma si tenesse ben salda, spiegò le ali e prese la rincorsa verso il laghetto. Prima di toccare l’acqua, Valkrist diede un colpo d’ala, poi un secondo, e si librarono a mezz’aria, quindi si diresse verso l’alto in ampie spirali. Nell’arco di pochi istanti erano saliti così in alto, che si erano lasciati ben lontana la Terra. AA.VV., Bella Sara, Il volo di Valkrist, Mondadori

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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Dove A. B. C. D.

si svolge la vicenda? In pieno giorno. Di notte. All’alba. Non viene specificato.

2 Che ruolo svolge Emma? A. Comprimario. B. Protagonista. C. Personaggio secondario. D. Narratore. 3 Che ruolo svolge Valkrist? A. Narratore. B. Comprimario. C. Protagonista. D. Personaggio secondario. 4 Chi è Valkrist? A. Un giovane cavaliere. B. Un puledro. C. Un cavallo parlante. D. Un cavallo con le ali. 5 Dove A. B. C. D.

si trova Emma? A letto. Sulle rive di un lago. Affacciata alla finestra. In un castello.

6 Che cos’è “un nugolo”? (riga 2) A. Una grossa nuvola. B. Una fitta nebbia. C. Una moltitudine. D. Un rumore assordante.

7 Che cos’è “un’ampia virata”? (riga 6) A. Un salto altissimo. B. Un pericoloso atterraggio. C. Una grande svolta. D. Un nitrito fortissimo. 8 I n che modo Valkrist si fa capire da Emma? A. Con poche parole. B. Con un nitrito. C. Con la posizione. D. Con un invito telepatico, cioè con il solo pensiero. 9 E mma sale su Valkrist “come in un sogno” (riga 19) perché: A. sta dormendo. B. ha molta fantasia. C. è così felice che le pare un sogno. D. sta guardando un film. 10 S i tratta di un testo fantastico perché: A. narra un fatto reale. B. narra un fatto straordinario. C. uno dei personaggi è fantastico. D. si svolge in un sogno. 11 Q uali sequenze prevalgono in questo testo? A. Le sequenze narrative. B. Le sequenze dialogiche. C. Le sequenze descrittive. D. Le sequenze riflessive. 49

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MUSICA

L’opera lirica

L’OPERA LIRICA

L’opera lirica è uno spettacolo teatrale molto particolare in cui gli attori, anziché parlare, cantano! Hanno una voce possente in grado di fare degli acuti lunghissimi, e ti sembra debbano rimanere senza fiato da un momento all’altro. Nell’opera lirica si racconta una storia attraverso dialoghi cantati, accompagnati dalla musica di un’orchestra che suona proprio sotto il palcoscenico! I cantanti dell’opera lirica hanno diversi tipi di voce che, dalla più acuta alla più grave, vengono classificati in questo modo.

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

VOCE FEMMINILE

VOCE MASCHILE

SOPRANO

TENORE

MEZZOSOPRANO

BARITONO

CONTRALTO

BASSO

Da dove provengono le storie cantate nell’opera lirica? Molti sostengono che l’opera lirica sia noiosa e incomprensibile. Beh, non è affatto vero! In realtà l’opera mette in scena storie molto affascinanti che sanno interessare e coinvolgere. Le vicende si ispirano a leggende o romanzi; oppure possono essere interamente frutto della fantasia dello scrittore che, nel caso dell’opera lirica, si chiama librettista. Una volta scritta, la storia passa al compositore, che ne scrive le musiche sottolineando i vari stati d’animo dei personaggi con musiche romantiche e allegre oppure tristi e drammatiche. Le partiture     e i libretti dell’opera sono scritti prevalentemente in lingua italiana; per questo, l’opera lirica ha contribuito e contribuisce ancora oggi alla diffusione della nostra lingua e della nostra cultura nel mondo! I teatri italiani, meta di tantissimi appassionati, sono tra i più famosi del mondo.

La partitura è la scrittura di più righi musicali.

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Il Flauto Magico

L’opera L’autore lirica

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

MUSICA

Il Flauto Magico (1791) è un’opera in due atti musicata da Wolfgang Amadeus Mozart. Ambientata nell’antico Egitto (visto però come un fantasioso mondo magico), la storia racconta di come il principe Tamino, dopo aver superato diverse prove, riesce a liberare l’amata Pamina dalle forze del Male.

L'autore Wolfang Amadeus Mozart fu il più grande genio della storia della musica. Nacque a Salisburgo nel 1756 e cominciò a mostrare il suo straordinario talento già da piccolissimo. A soli 5 anni scrisse la sua prima composizione, sorprendendo il mondo intero. Nonostante la sua breve vita (morì a soli 35 anni) scrisse più di 600 opere, dando dimostrazione di essere un genio assoluto!

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L'opera... A FUMETTI E alla fine... il Bene vince sul Male

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

MUSICA

ATTO 1

ECCOMI QUI, SONO PROPRIO IO, PAPAGENO! PERÒ, QUANDO MI CHIAMERETE, RICORDATEVI DI INFILARE UN’H TRA LA G E LA E PERCHÉ IL MIO NOME SI PRONUNCIA COSÌ: P-A-P-A-G-H-E-N-O!

Vi presento Papageno, un personaggio tanto strano quanto divertente! Perché è strano? Perché se ne va in giro a catturare uccelli vestito come uno di loro: con un sacco di piume colorate! Che dire…Sembra proprio un pappagallo! Papageno è un tipetto sempre allegro, non sa proprio che cosa siano la noia e la tristezza! Gli piace cantare, fischiettare e suonare il suo flauto mentre se ne va in giro per il bosco. PER FORTUNA LA REGINA DELLA NOTTE CI HA AVVISATE IN TEMPO!

MA... AVETE VISTO QUANTO È BELLO?

SÌ, È VERO! NON HO MAI VISTO UN GIOVANE COSÌ BELLO!!!

State a sentire che cosa gli successe un giorno durante una delle sue passeggiate… Poco lontano da lui, stava per accadere qualcosa di veramente terribile al giovane principe Tamino: dopo un lungo ed estenuante inseguimento, il povero principe stava per essere divorato da un enorme serpente e proprio quando si rese conto che l’orribile mostro l’avrebbe raggiunto, svenne! ANDATE VOI, IO RIMANGO QUI PER ASSISTERE IL PRINCIPE.

EH NO! TU VERRAI CON NOI DALLA REGINA!

Ma quando tutte le speranze sembravano ormai perdute, ecco che arrivarono tre dame che, con delle enormi lance dorate trafissero il mostro, appena in tempo per salvare il principe.

Avvicinatesi al principe ancora svenuto, le tre dame rimasero affascinate dalla sua bellezza. Loro avrebbero voluto aspettare il suo risveglio, ma dovevano tornare subito dalla Regina della Notte per riferirle l’accaduto; così, lo lasciarono a malincuore…

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MUSICA

L’opera a fumetti

Proprio mentre il principe Tamino stava per riprendersi, ecco che Papageno passò di lì, cantando a squarciagola come sempre.

L'UCCELLATORE

L’ARIA Gente è qui l’uccellatore, sempre allegro heisa, hopsasà! Io caccio tutto l’anno e tutti già lo sanno! E gli uccelli ad un mio fischio, trovan tutti o rete o vischio. Sono allegro, son contento, ‘ché miglior, miglior di me non c’è! Gente è qui l’uccellatore, sempre allegro heisa, hopsasà! Io caccio tutto l’anno e tutti già lo sanno!

Di donnette una dozzina con me aver vorrei, e venire a me vedrei, tutte, tutte l’altre in quantità. Domar con dolci note, io saprei d’amabil giovine, e la più bella, solo lei, di marzapane nutrirei. Poi teneri, baciandoci e subito sposandoci, la ninna nanna per dormire le canterei all’imbrunir.

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

GENTE È QUI

LA PARAFRASI Eccomi qui, gente, sono l’uccellatore, sempre allegro heisa, hopsasà! Io caccio tutto l’anno e tutti lo sanno!

Vorrei tanto avere una dozzina di fanciulle insieme a me e vederne altre, in gran quantità, che vogliono tutte venire da me!

Gli uccelli a un mio fischio accorrono e restano intrappolati nella mia rete o nel vischio. Sono allegro, son contento, perché non c’è uccellatore più bravo di me!

Io le saprei conquistare con le dolci note del mio flauto perché sono un giovane amabile, tra tutte sceglierei la più bella e la nutrirei con il marzapane.

Eccomi qui, gente, sono l’uccellatore, sempre allegro heisa, hopsasà! Io caccio tutto l’anno e tutti lo sanno!

Ci scambieremmo teneri baci e ci sposeremmo subito, poi verso sera, per farla addormentare, le canterei la ninna nanna.

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L’opera a fumetti COSÌ IMPARI A VANTARTI DI AZIONI CHE NON HAI MAI COMPIUTO!

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

MUSICA

GRAZIE PER AVERMI SALVATO LA VITA! DEVI AVERE UNA GRANDISSIMA FORZA SE SEI RIUSCITO A UCCIDERE QUELL’ORRIBILE MOSTRO!

CHI IO? AH… SÌ CERTO… SONO FORTISSIMO E NON HO PAURA DI NIENTE!

Una volta sveglio, il principe Tamino, vedendo il serpente ucciso e non scorgendo altri intorno, se non Papageno, credette che a salvarlo fosse stato proprio quello strano essere… un po’ uomo, un po’ uccello. Papageno, lusingato, glielo lasciò credere.

MMMMM... MMMM...

All’improvviso, però, riapparvero le tre dame che, arrabbiate, fecero una magia e sigillarono la bocca di Papageno con un lucchetto, punendolo per la sua bugia!

LA NOSTRA REGINA TI IMPLORA DI ANDARE A SALVARE SUA FIGLIA CHE È TENUTA PRIGIONIERA DAL MALVAGIO SARASTRO!

MA… MA… È BELLISSIMA!

Le tre dame si rivolsero a Tamino e, dopo avergli rivelato che erano state loro a uccidere il serpente, gli mostrarono il ritratto della bellissima figlia della Regina della Notte.

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L’opera a fumetti IL SUO NOME È PAMINA!

Tamino era veramente frastornato! In un solo giorno aveva provato tante emozioni: prima la grande paura di essere divorato, poi la gioia di scoprirsi salvo e infine l’amore a prima vista per la bellissima Pamina! Ormai aveva deciso: avrebbe dato tutto se stesso pur di salvare la ragazza che gli aveva rapito il cuore!

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

MUSICA

DITEMI IL NOME DEL MIO AMORE AFFINCHÉ IO POSSA RIPETERLO IN ETERNO…

AH, LE DONNE! QUESTO RAGAZZO NON SA IN CHE GUAIO STA PER CACCIARSI! RISCHIERÀ LA SUA VITA ANDANDO NEL REGNO DI SARASTRO!

Intanto Papageno, un po’ in disparte, assisteva alla scena, perplesso…

RIPORTAMI MIA FIGLIA! IO LA SALVERÒ!

AHHHHHH! CHE PAURA!!! MI TREMANO TUTTE LE PIUME!!!

Tutto il bosco si fermò. Era come se tutti avessero smesso di respirare! Astrifiammante, avvolta nel suo mantello scuro e scintillante Mentre Papageno era intento a fare le sue riflessioni, di luce di stelle, si mostrò a Tamino e gli chiese (per non dire gli impose…) di liberare sua figlia ecco che, preannunciata da un grande fragore, Pamina. Poi scomparve e il bosco riprese a vivere apparve la Regina della Notte, Astrifiammante! con un sospiro di sollievo…

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L’opera a fumetti PRENDILO, TI SARÀ UTILE!

QUANDO LO USERAI POTRAI AMMANSIRE ANCHE LE BESTIE FEROCI!

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

MUSICA

NON VORREI ESSERE NEI SUOI PANNI! GIÀ PARLANO DI BESTIE FEROCI!

E POTRAI ANCHE TRASFORMARE L’ODIO E LA TRISTEZZA IN SERENITÀ E GIOIA!

Tamino era pronto a partire ma, proprio mentre si accingeva a farlo, ricomparvero le tre dame che gli consegnarono un dono da parte della regina Astrifiammante: un flauto magico! NO, NO, IO NON POSSO PARTIRE! HO TANTE COSE DA FARE!

DOVRAI PARTIRE! NON SI DISCUTONO LE DECISIONI DELLA REGINA.

Poi le tre dame, dopo aver liberato Papageno dal lucchetto, gli ordinarono di accompagnare il principe nella sua missione. Anche per lui c’era un regalo speciale: un carillon che, se suonato, lo avrebbe protetto nei momenti di difficoltà.

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MONOSTATOS SARÀ SICURAMENTE PUNITO PER ESSERSI FATTO SCAPPARE PAMINA.

BEN GLI STA, A QUELL’UOMO CRUDELE!

Iniziò così il viaggio avventuroso di Tamino e Papageno, il quale non smetteva di lamentarsi e di rimpiangere di non essere rimasto a dormire quella mattina! Quando arrivarono nel regno di Sarastro, i due si divisero i compiti e mentre Tamino esplorava il bosco, Papageno si intrufolò di nascosto nel palazzo. Subito capì dal trambusto che Pamina era riuscita a scappare da Monostatos, il suo gigantesco carceriere. 10/01/20 11:49


L’opera a fumetti

INNAMORATO DI ME? OH, FINALMENTE ANCH’IO CONOSCERÒ L’AMORE!

NON RIUSCIRAI A ENTRARE FINCHÉ NON AVRAI CACCIATO DAL TUO CUORE LA RABBIA E LA VENDETTA!

MUSICA

TAMINO È MOLTO INNAMORATO DI TE E PRESTO TI LIBERERÀ!

Papageno, nonostante la paura, era riuscito a trovare Pamina e a raccontarle la missione del principe Tamino. Subito dopo, però, Monostatos catturò entrambi.

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

MA NON POSSO NON ODIARE SARASTRO! LUI HA RAPITO PAMINA!

Intanto Tamino si ritrovò davanti a un tempio con tre porte. Su ognuna di esse c’era scritto SAGGEZZA, RAGIONE e NATURA. Davanti al tempio un sacerdote lo avvisò…

QUAL È ALLORA LA VERITÀ?

DOVRAI SCOPRIRLO DA SOLO!

Il sacerdote ricordò a Tamino che spesso le cose non sono esattamente come sembrano e che per conoscere la verità non ci si deve fermare a una sola versione.

Tamino decise di suonare il flauto magico e fu così che successe un evento straordinario… Gli animali si radunarono intorno a lui incantati, anche quelli più feroci: tutti ascoltavano quel dolce suono, ammaliati.

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LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

MUSICA

L’opera a fumetti

Anche se legato dalla testa ai piedi, Papageno cominciò a suonare il carillon e udite udite... successe una cosa buffissima: Monostatos e le terribili guardie cominciarono a danzare in maniera goffa e sgraziata, senza nemmeno capire che cosa stessero facendo… Papageno e Pamina riuscirono, così, a liberarsi e a scappare.

L’ARIA

CHE SUONO STUPENDO

Che suono stupendo! Che incanto sovran! La la ra, la la la ra la... Che suono stupendo! Che incanto sovran! La la ra, la la la ra la...

LA PARAFRASI Che suono stupendo! Che grande incanto! La la ra, la la la ra la... Che suono stupendo! Che grande incanto! La la ra, la la la ra la... PERDONAMI! SO CHE MI PUNIRAI PER ESSERE SCAPPATA, MA IL TUO SERVO MONOSTATOS MI TRATTAVA MALE! PER FORTUNA PAPAGENO MI HA AIUTATO A FUGGIRE…

Papageno e Pamina arrivarono, dunque, davanti al tempio dove, all’improvviso, apparve Sarastro in tutta la sua luce!

Entrambi si prostrarono ai suoi piedi, terrorizzati! La principessa, temendo il peggio, lo supplicò…

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L’opera a fumetti GUARDIE! PUNITELO CON 77 FRUSTATE!

MIA MADRE?

A quel punto Sarastro, leggendo il terrore negli occhi di Pamina, decise di rivelarle la verità.

COME PRIMA PROVA DOVRAI RIMANERE IN SILENZIO QUALUNQUE COSA ACCADA… E ANCHE TU, PAPAGENO, SE SUPERERAI LA STESSA PROVA AVRAI IN SPOSA UNA GIOVANE DONNA TALE E QUALE A TE!

Un grande trambusto preannunciò l’arrivo di Monostatos che, intanto, aveva catturato Tamino! Ma Sarastro, ricordando le parole d’accusa di Pamina, fece liberare Tamino e punire Monostatos. HO UNA FIFA TERRIBILE MA SOPPORTERÒ TUTTO PUR DI CONOSCERE LA MIA FIDANZATA!

Finalmente i due innamorati si abbracciarono. Poi Sarastro prese da parte Tamino e Papageno, e senza farsi sentire da Pamina, disse loro che Tamino doveva superare tre prove, necessarie a dimostrare la sua purezza d’animo, prima di poter tornare da Pamina. FINE

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

MUSICA

LA VERITÀ NON È QUELLA CHE CREDI! TUA MADRE È UNA DONNA CRUDELE CHE VUOLE SOLO DISTRUGGERE IL NOSTRO TEMPIO E IMPOSSESSARSI DEL MIO POTERE PER I SUOI MALVAGI SCOPI!

ATTO 59

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L’opera a fumetti DEVI UCCIDERLO E PORTARMI IL PREZIOSO SCETTRO DEL SOLE, COSÌ FINALMENTE IL POTERE SARÀ MIO!

MUSICA

ATTO 2

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

Mentre Tamino era impegnato nella prima prova, Pamina ricevette la visita di sua madre che, consegnandole un pugnale, le ordinò di uccidere Sarastro.

L’ARIA

CÈ NEL MIO COR

È nel mio cor il foco dell’inferno! Morte ed orrore, morte ed orrore sono dentro di me! Se per tua man Sarastro alfin non muore, Sarastro alfin non muore, Pamina più la figlia mia non è, Pamina più la mia figlia non è più! Pa pa pa pa pa... La figliola mia non è più! Pamina la mia figlia non è più! Pa pa pa pa pa... Scacciata sii per sempre, per sempre a ramingare! E infranto sia per sempre, il legame ch’è tra noi, cacciata per sempre, ed infranto sia il legame ch’è tra noi!

LA PARAFRASI Nel mio cuore c’è il fuoco dell’inferno! La morte e l’orrore la morte e l’orrore sono dentro di me! Se con le tue mani non ucciderai Sarastro, non ucciderai Sarastro, Pamina non sarà più mia figlia, Pamina non sarà più mia figlia! Pa pa pa pa pa... La mia figliola non sarà più. Pamina non sarà più mia figlia. Pa pa pa pa pa... Sarai scacciata per sempre dal mio regno e costretta a vagare per tutta la vita! Il nostro legame sarà infranto per sempre, sarai cacciata per sempre, e tra noi non ci sarà più alcun legame!

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L’opera a fumetti

MUSICA

SARAI PER SEMPRE BANDITO DAL MIO REGNO!

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

Monostatos, che aveva assistito all’incontro tra madre e figlia, cercò nuovamente di insidiare Pamina ma, al suo rifiuto, una feroce rabbia si impossessò di lui e cercò di colpirla. Proprio mentre stava per farlo, Sarastro lo fermò…

Tamino, intanto, per continuare a mantenere il silenzio respingeva tutte le tentazioni, mentre invece Papageno infranse il divieto parlando con una dolce vecchina…

AMORE MIO, PERDONAMI, MA NON POSSO PARLARE!

Pamina, non sapendo nulla della prova del silenzio, si recò dal suo amato principe ma quando lui le girò le spalle per evitare di infrangere il silenzio, lei, pensando che Tamino non l’amasse più, si disperò tantissimo.

Tamino superò la prova del silenzio mentre a Papageno, che non era riuscito a stare zitto, non fu consentito di proseguire. Così, per consolarsi, Papageno bevve un calice di vino e, un po’ allegro, cominciò a cantare.

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L’opera a fumetti

L’ARIA

COLOMBA O TORTORELLA

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

MUSICA

Colomba o Tortorella, ha Papageno in cor; soave femminella, felicità d’amor. (3 volte) Che bel matrimonio farei, di più domandar non saprei. Felice la vita godrei e come in Eliso starei. Ai grandi sovrani da pari, felice la vita godrei e come in Eliso starei in Eliso starei.

Colomba o Tortorella, ha Papageno in cor; soave femminella, felicità d’amor. (3 volte) Ah, proprio nessuna mi vuole, di tutte le belle figliole? Accorra una sola a mio pro crucciato se no morirò! Ah, proprio nessuna mi vuole, accorra una sola a mio pro, crucciato se no morirò! Se no morirò!

Colomba o Tortorella, ha Papageno in cor; soave femminella, felicità d’amor. (3 volte) Costei non rifiuti d’amarmi e il fuoco vedrà consumarmi. Boccuccia di donna d’amor baciando mi illumini il cor. (3 volte)

LA PARAFRASI Una colomba o una tortorella Papageno ha nel cuore, una dolce fanciulla che mi faccia provare la felicità dell’amore! Se la trovassi farei un bel matrimonio e non chiederei più niente. Felice, mi godrei la vita e mi sentirei in Paradiso! Come i grandi sovrani, felice, mi godrei la vita e mi sentirei in Paradiso.

Una colomba o una tortorella Papageno ha nel cuore, una dolce fanciulla che mi faccia provare la felicità dell’amore! Ma non mi vuole proprio nessuna? di tutte le belle fanciulle? Venga da me una soltanto, altrimenti morirò molto triste.

Una colomba o una tortorella Papageno ha nel cuore, una dolce fanciulla che mi faccia provare la felicità dell’amore! Se la donna che verrà da me non rifiuterà d’amarmi il fuoco mi consumerà. Baciando la boccuccia della mia donna adorata il cuore mio si illuminerà.

monio, simbolo del matri il è a b m lo co la i dice, Da sempre l’eterna fedeltà. S ta n se re p p ra a or suo mentre la tort sempre fedele al ga an m ri a or rt to infatti, che una ue muore, l’altro d ei d o n u se e, compagno tanto ch ta in solitudine. vi a su la el d o st re trascorre il

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L'opera a fumetti QUESTA VOLTA NON TI LASCERÒ DA SOLO.

MUSICA

OH, MIA BELLA PAPAGENA! ADESSO SÌ CHE SONO FELICE!

OH, MIA DOLCE E CORAGGIOSA PAMINA!

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

Papageno non sapeva, però, che Sarastro aveva una sorpresa in serbo per lui… Gli apparve la dolce vecchina che aveva incontrato poco tempo prima e… puffff! Magia delle magie, la vecchia si trasformò in una bellissima fanciulla del tutto simile a lui, tutta ricoperta di piume colorate! Si chiamava Papagena!

Intanto Pamina, appreso il motivo del silenzio di Tamino, tornò a essere felice. La giovane, anziché attendere che il suo principe finisse di superare le altre due prove, decise di raggiungerlo per affrontarle insieme a lui! AHHHHHHH!

CE L’ABBIAMO FATTA, AMORE MIO!

AHHHHHHH!

EVVIVA! SUONA IL TUO FLAUTO, TAMINO!

Così i due innamorati affrontarono e superarono le difficili prove del passaggio in mezzo al fuoco e in mezzo all’acqua …

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Ormai sembrava tutto concluso: le prove erano state superate, Tamino e Pamina potevano finalmente coronare il loro sogno d’amore e Papageno aveva trovato la sua Papagena… Ma la Regina della Notte non si era rassegnata alla sconfitta; così, alleatasi con Monostatos, tentò un ultimo attacco al tempio. Ma la purezza di Tamino e Pamina, insieme alla potenza della luce, sconfissero definitivamente la Regina e le forze del Male. La giustizia, la saggezza e l’amore avevano vinto!

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O T N O C C A R IL

A R U T N E V D AV ’

eggi il racconto, osserva L le varie parti, segna con una X e completa.

CHE INCONTRO!

• Personaggi • Situazione • Luogo

Un pomeriggio d’estate, Gigi e Tom, in vacanza sulle montagne abruzzesi, ottennero il permesso di andare da soli in cerca di genziane da fotografare.

1a sequenza Tom e Gigi si sentono in pericolo.

Finalmente, Gigi e Tom scorsero un prato di genziane e lo fotografarono. Intanto le ombre della sera si allungavano e Gigi disse: – È tardi, torniamo indietro! Arrivati a un bivio, i due ragazzi decisero di andare verso est.

2a sequenza Si fa strada la paura.

Più camminavano e meno riconoscevano i luoghi. La sensazione di essersi persi era reale. Puntarono sui boschi di conifere e, improvvisamente, sentirono un fruscio tra le foglie… Che cosa poteva essere?

3a sequenza Colpo di scena: compare un lupo.

Tra il fogliame basso del sottobosco comparve la sagoma scura di un lupo! L’animale si avvicinò ai ragazzi, prudente ma tranquillo. I ragazzi ebbero un brivido… Il lupo imboccò un sentiero e, volgendo ripetutamente il capo verso di loro, sembrò invitarli a seguirlo. Gigi e Tom gli andarono dietro con un po’ di speranza.

4a sequenza Sensazione di pericolo: suspense.

Le ombre si facevano via via sempre più lunghe e minacciose… Giunti vicino a un cespuglio di rovi, il lupo si fermò, annusò l’aria, si appiattì, i peli gli si rizzarono, le labbra si arricciarono mostrando i denti aguzzi e candidi. I due amici si fermarono impietriti dalla paura... Che cosa aveva sentito? Che pericolo poteva esserci?

I ragazzi tornano sani e salvi.

– Tom! Gigi! Ragazzi! – le voci dei genitori li raggiunsero. I ragazzi si voltarono: il lupo era sparito così come era apparso… Si misero a correre a rotta di collo per il sentiero. – Mamma, papà, abbiamo fotografato un prato di genziane! E per tornare indietro ci ha aiutato un lupo! A.T. Stirelli, Avventura sulle Dolomiti, La Scuola

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TITOLO

Deve dire e non dire... in questo caso crea attesa di fatti straordinari.

INTRODUZIONE

Presentazione di: personaggi: Tom e Gigi situazione: trovare un prato di genziane tempo: un pomeriggio d’estate • Quindi in questo racconto il tempo è: determinato. indeterminato. luogo: montagne abruzzesi • Quindi in questo racconto il luogo è:

reale.

fantastico.

SVILUPPO

I fatti possono essere raccontati: in ordine cronologico (nell’ordine in cui avvengono); intrecciati a flashback (racconto di episodi avvenuti prima); intrecciati a flash forward (racconto di episodi che avverranno dopo). • In questo racconto l’ordine è

.....................................................................

Il racconto d’avventura presenta le seguenti caratteristiche: rottura dell’equilibrio: il verificarsi di un fatto che modifica la situazione di pace e tranquillità; insorgere della difficoltà e del pericolo che il protagonista deve affrontare; colpo di scena: comparsa inaspettata o di un antagonista o di un eroe; suspense: si verifica un nuovo fatto inaspettato che sembra trasformare l’eroe in un antagonista. • In questo racconto il narratore è: interno. esterno. • Sono presenti sequenze: narrative. dialogiche.

descrittive.

riflessive.

CONCLUSIONE

Contiene il “lieto fine” della vicenda. • Anche in questo racconto c’è il lieto fine?

Sì.

No.

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IL RACCONTO D’AVVENTURA

AVVENTURA O DISAVVENTURA? Era una calda giornata di agosto quando io, Jane Goodall, dovetti dar prova di un estremo sangue freddo. Camminavo lungo un sentiero del Parco del Gombe Stream in Tanzania, seguivo una famiglia di scimpanzé: la madre Passion, la figlia Pom di otto anni, e il piccolo Prof l’ultimo nato. La figlia Pom stava camminando lungo una pista nella foresta, era la prima della fila, dietro di lei trotterellava Prof, il suo fratellino di tre anni. La madre, Passion, li seguiva a una certa distanza e io li seguivo distaccata dalla madre, ma di poco. Improvvisamente Pom si fermò, fissando per terra davanti a lei: aveva scorto un grosso serpente nascondersi nella fitta vegetazione. Pom mandò un breve grido di allarme e, con il pelo che si rizzava dalla paura, si arrampicò svelta su un albero vicino. Ma Prof, la madre e io continuavamo lungo la pista. Gli scimpanzé e io non avevamo sentito il grido di segnale di Pom, o meglio, non avevamo capito che cosa volesse dire.

DENTRO IL TESTO Colora la barra laterale: • in verde per l’introduzione; • in blu per lo sviluppo; • in rosa per la conclusione. Segna con una X. • I l narratore è: interno.

esterno.

• I personaggi sono: 4 5

6

•L ’eroe è: Pom.

Passion.

• L’eroe dimostra: coraggio.

Prof. paura.

astuzia.

Sottolinea qual è, secondo te, il colpo di scena finale.

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Così, mentre Pom stava a guardare dall’alto dell’albero, Prof andò sempre più vicino al serpente finché, quando Prof fu a pochi metri, Pom non riuscì più a sopportare quella vista: con il pelo che le si rizzava sempre di più e una smorfia di terrore sulla faccia, saltò a terra, raccolse il fratellino fra le braccia e lo portò al sicuro sull’albero. Proprio in quel momento giungemmo io e Passion. Erano salvi! Anzi… eravamo salvi! Poco a poco il pelo di Pom ritornò giù e la smorfia di terrore lasciò la sua faccia. Io scorsi il serpente che era già scivolato via fra l’erba. Poteva essere una disavventura, ma fu un’avventura! Quando raggiunsi l’accampamento non raccontai nulla della mia pericolosa giornata. J. Goodall, Con amore, Nord-Sud Edizioni

SE LEGGO, CAPISCO LINK a… er ogni informazione, scrivi E se è esplicita e I se è P implicita, cioè non espressa chiaramente nel testo.

L’avventura accade in agosto.

Jane Goodall è una studiosa degli scimpanzé.

Il pericolo è rappresentato dalla presenza di un serpente.

Pom dà l’allarme, ma poi pensa solo a salvarsi.

om prova un senso di protezione nei confronti P del fratellino Prof.

J ane Goodall non vuole allarmare i suoi collaboratori al campo.

Jane Goodall non racconta nulla di ciò che è accaduto.

GEOGRAFIA

eggi le notizie sul Parco L del Gombe Stream, poi cerca sull’atlante dove si trova la Tanzania. La Tanzania è uno Stato dell’Africa orientale ed è ricco di aree naturali protette, tra le quali c’è il Parco nazionale del Gombe Stream che fu istituito nel 1968 grazie all'intervento dalla primatologa Jane Goodall, per proteggere una popolazione di alcune migliaia di scimpanzé.

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IL RACCONTO D’AVVENTURA

SOLO CONTRO TUTTI PER SAPERNE DI PIÙ Lord James, il governatore di Labuan, e sua nipote, Marianna, ospitano e curano Sandokan senza sapere chi egli sia; Sandokan e la ragazza si innamorano; nello stesso tempo, Lord James scopre che Sandokan è il suo terribile nemico, conosciuto come la Tigre della Malesia, e lo affronta.

DI PAROLA IN PAROLA egna con una X S il significato esatto. • Ruggì Sandokan: urlò Sandokan. disse Sandokan.

– A noi due, Tigre della Malesia! – urlò Lord James, sguainando la sciabola. – Lasciatemi passare, milord! – ruggì Sandokan. Il Lord staccò dalla parete un corno e lanciò una nota acuta per chiamare i soldati. – Ah, traditore! – gridò Sandokan, che si sentì ribollire il sangue nelle vene. – Fra pochi minuti i soldati saranno qui e all’alba sarai impiccato – gridò a gran voce il Lord. Sandokan, con un salto felino, si impadronì di una pesante sedia e balzò sul tavolo che stava in mezzo alla sala. Faceva paura: i suoi lineamenti erano ferocemente contratti per il furore, i suoi occhi parevano mandare fiamme, e sulle labbra aveva un sorriso atroce. In quell’istante si udì da fuori uno squillo di tromba e, nel corridoio, Marianna gridò disperatamente: – Fuggi, Sandokan! – Sangue! Vedo sangue! – urlò il pirata. Sollevò la sedia e la scagliò con una forza irresistibile contro il Lord, che stramazzò al suolo. In un lampo, Sandokan gli fu sopra con il pugnale alzato.

• Un salto felino: un salto sgraziato. un salto agilissimo. • Rantolò il Lord: ansimò il Lord. sussurrò il Lord. • Varcarla: distruggerla. scavalcarla.

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– Uccidimi, assassino – rantolò il Lord. – Vi risparmio, solo per amore di Marianna – gli legò braccia e gambe con la propria fascia, poi gli prese la sciabola e si lanciò nel corridoio, gridando: – Marianna, eccomi! La giovane si precipitò fra le sue braccia e lo portò nella sua stanza: – Sandokan, sei in trappola! – Non ancora – rispose il pirata. – Io sfuggirò ai soldati, ma tu giurami che sarai mia sposa. – Te lo giuro – disse Marianna. – Ora fuggo, ma tornerò qui a prenderti, alla testa dei miei valorosi tigrotti. Ora a voi, cani! – esclamò, rizzandosi fieramente. – Io mi batto per Marianna, la Perla di Labuan. Scavalcò il davanzale e balzò in mezzo a una fitta aiuola. Settanta soldati avevano circondato completamente il parco e avanzavano con i fucili in mano, pronti a far fuoco. Sandokan, nascosto, non fiatava né si muoveva, ma era pronto a balzare sui soldati. Ben presto i soldati arrivarono davanti all’aiuola. Si udì il corno del Lord echeggiare. – Avanti! – comandò. – Il pirata è qui! I soldati si avvicinarono lentamente. Sandokan, con un salto, si scagliò contro i nemici, colpì il caporale e scomparve in mezzo ai cespugli vicini. I soldati, sorpresi da tanto coraggio, non pensarono subito a far fuoco. Quella breve esitazione bastò a Sandokan per raggiungere la recinzione, varcarla con un salto e scomparire dall’altro lato. “Sono riuscito a fuggire, ma ora devo pensare a un piano per tornare a prendere Marianna. Devo raggiungere i miei tigrotti e insieme sconfiggeremo il nemico” pensò Sandokan, correndo. E. Salgari, Le tigri di Mompracem, Mondadori

DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Chi è il protagonista? Lord James. Sandokan. • Quale pericolo si trova ad affrontare il protagonista? Deve sfuggire all’attacco del suo nemico. Deve uccidere Lord James. •Q uali sono le caratteristiche del protagonista? Sleale. oraggioso. Astuto. Crudele. Agile. Traditore. Feroce. Eroico. Nel testo, sottolinea: • in blu le sequenze descrittive; • in giallo le sequenze dialogiche; • in verde le sequenze riflessive.

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IL RACCONTO D’AVVENTURA

NON HO PAURA SE LEGGO, CAPISCO egna con una X. S • Qual è la prova che il protagonista deve superare? Fare il giro di una casa di corsa. Entrare in una casa diroccata. • C on che animo affronta la prova? Con spavalderia e superbia. Con timore, ma con fermezza. • I l protagonista supera la prova? Sì, la supera facilmente. Sì, la supera, perché supera la paura. • S econdo te, il protagonista può essere considerato un eroe? No, non ha compiuto nulla di eccezionale. Sì, perché un eroe non è chi non ha paura, ma chi sa superarla.

– Tu sei arrivato ultimo. Hai perso. Tocca a te fare pegno! – Sono tornato indietro perché mia sorella si era fatta male a un piede. Sennò arrivavo terzo, lo sapete. – Che c’entra? Hai perso! – Sì, sei arrivato ultimo. Non ci sono scuse. La penitenza la devi fare tu. – Che… devo fare? – Devi salire al primo piano. Entrare e attraversare tutta la casa, dal terrazzino alla finestra… Io ho guardato la casa. Si reggeva in piedi per miracolo. Crepe profonde la attraversavano dalle fondamenta fino al tetto. Pali di legno sostenevano il solaio, crollato in molti punti. Così è iniziata la mia avventura: preso coraggio, mi sono arrampicato sul terrazzino. C’era uno spazio stretto tra i rovi e il muro. Mi ci sono infilato dentro e sono arrivato alla porta. Era chiusa con una catena, ma il lucchetto, mangiato dalla ruggine, era aperto. Ho spinto, e con un cigolio la porta si è spalancata.

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Sono entrato, attento a dove mettevo i piedi. Ero in una stanza grande. Sopra il pavimento era cresciuta una selva di erbacce selvatiche. Ho appoggiato un piede. Sotto le suole, le assi scricchiolavano e il pavimento ondeggiava. Camminavo vicino ai muri, trattenendo il respiro, in punta di piedi, come una ballerina. Se il pavimento si sfondava, facevo un volo di quattro metri. Roba da spaccarsi le ossa. Sentivo le travi tremare. Ci ho messo cinque lunghissimi minuti, ma sono arrivato sano e salvo dall’altra parte della stanza. Era fatta. Io non ho paura! N. Ammaniti, Io non ho paura, Einaudi

DA LETTORE A SCRITTORE

I l testo è stato scritto da un ragazzino, perciò non è stato utilizzato un italiano perfetto. Riscrivi in italiano corretto le parti sottolineate, come nell’esempio. • Tocca a te fare pegno! • Tocca a te pagare pegno! • Sennò arrivavo terzo. • terzo. • Se il pavimento si sfondava, facevo un volo di quattro metri. • Se il pavimento • Ci ho messo cinque lunghissimi minuti. • cinque lunghissimi minuti.

ORA PARLO IO!

acconta una tua R avventura in cui ti sei sentito un eroe. • Quando è successo? • Dove eri? • Quale prova hai dovuto superare? • Con che stato d’animo hai affrontato l’imprevisto? • Come si è conclusa l’avventura?

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IL RACCONTO D’AVVENTURA

ONDA ANOMALA IN ARRIVOOO!!! LINK a…

SCIENZE

L’onda anomala o tsunami è un maremoto, cioè un moto ondoso molto vistoso del mare, che può essere provocato da un terremoto sottomarino, un'eruzione vulcanica sottomarina o altri fatti che danno origine a uno spostamento improvviso di una grande massa d'acqua.

A un tratto Jack sentì un rombo sotto la sabbia. Il terreno cominciò a tremare. Anche le conchiglie saltellavano su e giù e dalla scogliera cadevano pezzi di roccia. – È un terremoto! – esclamò il ragazzo. Il rombo si interruppe. Il tremore cessò. Jack afferrò il libro sulle Hawaii e lesse: “Spesso alle Hawaii i terremoti causano le onde tsunami, le cosiddette onde anomale”. “Oh, cavoli!” pensò Jack. “Dobbiamo andare in alto.” Corse in riva all’oceano. Boka, Kama e Annie stavano ancora pagaiando verso il largo. – Ehi! Ragazzi! – gridò. – Dovete tornare indietro! Poiché loro non lo sentivano, Jack corse a prendere la tavola da surf e si tuffò nell’oceano. Le onde continuavano a gonfiarsi e lui non riusciva quasi più a vedere i tre amici. Ma non si diede per vinto e avanzò, pagaiando con tutte le sue forze. – Devo costringerli a raggiungermi – pensò Jack, agitatissimo. – AIUTO! AIUTO! – gridò allora. I tre ragazzini trasalirono e si girarono di scatto. Poi si affrettarono a raggiungere Jack. – Potrebbe essere in arrivo uno tsunami! – urlò Jack. – Allora dobbiamo tornare subito a riva! – concluse Boka.

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– State sdraiati sulla tavola! – suggerì Kama. – È più sicuro! – Attenti, arriva un’onda! – li avvertì Boka, e tutti insieme cominciarono a pagaiare. Il moto dell’onda li spinse tutti e quattro. Jack si aggrappò ai lati della tavola mentre schizzava avanti con i compagni. A un tratto precipitò in basso, mentre l’onda si richiudeva su se stessa. Era come stare sulle montagne russe! – Dov’è mia sorella? – si preoccupò Jack. Boka gliela indicò. Annie era già nell’acqua bassa e stava portando a riva la tavola. Mentre la guardavano, l’acqua intorno a Annie cominciò ad arretrare. – CORRI, ANNIE! – gridò Jack. L’acqua si stava allontanando dalla riva e dall’oceano proveniva uno strano suono sibilante. All’improvviso i pesci si trovarono a dimenarsi sulla sabbia del fondo. Non c’era più acqua! Annie mollò la tavola e cominciò a correre. Intanto Jack e gli altri la raggiunsero. Così Annie afferrò la mano di Jack, Jack afferrò la mano di Boka e Boka prese quella di Kama e tutti insieme corsero verso la scogliera. Quando furono in cima si voltarono a guardare. Jack non credeva ai propri occhi! Un’onda come una montagna d’acqua si stava sollevando, precipitava verso la spiaggia, e continuava a crescere! La montagna d’acqua si schiantò contro la scogliera. Quando l’acqua scivolò via, i ragazzi corsero a vedere cosa fosse successo. La gigantesca onda stava tornando verso l’oceano, trascinando dietro rocce, sabbia, alghe, conchiglie e le loro tavole da surf.

DENTRO IL TESTO egna con una X tutti S gli elementi del racconto di avventura presenti.

La situazione è reale. La situazione è fantastica. I protagonisti sono persone reali. I protagonisti sono degli esseri con poteri superiori. C’è la presenza di un antagonista. C’è la presenza di un eroe. C’è una situazione di pericolo. C’è un lieto fine. Ci sono momenti di suspense.

DI PAROLA IN PAROLA olora i riquadri delle C parole che hanno lo stesso significato della parola “anomala”. anormale

irregolare

violenta

enorme

minacciosa

particolare

eccezionale

strana

M.P. Osborne, In surf alle Hawaii, Piemme

inconsueta

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VERSO L’INVALSI

UN INCONTRO... DA BRIVIDO 1

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Camminai su un altopiano di dune sabbiose e di rocce rosse friabili. Salivo sempre più in alto e, guardando la pianura sottostante, capii perché gli aborigeni scegliessero di dipingere la loro terra alla maniera dei pittori che coloravano con la tecnica dei puntini. La terra era proprio a puntini. I puntini bianchi erano erbe spinose, quelli azzurrini erano eucalipti e quelli verde-limone una specie di erba a ciuffo. Cedetti alla tentazione di toccare l’erba spinosa, vi posai la mano sopra e mi ritrovai con le spine conficcate nel palmo. Mentre le estraevo, ricordai una cosa che mi aveva detto un mio amico australiano: – In Australia tutto ha le spine. Le hanno persino le iguane! Mi sedetti, esausto, sotto l’ombra incerta di uno degli alberi. Faceva un caldo infernale. Il sudore mi colava sulle palpebre e faceva sembrare tutto sfocato e deformato. Ad un tratto sentii dei sassi che rotolavano e, appena alzai gli occhi, vidi che mi si stava avvicinando un mostro. Era il signore della montagna: un gigantesco varano, una lucertolona preistorica del tempo dei dinosauri. Sarà stato lungo più di due metri. Era di colore giallo-rossiccio chiaro, con macchie di un marrone più scuro. La sua lingua lilla leccò lievemente l’aria. Mi si gelò il sangue e rimasi immobile. La bestia avanzò lentamente: non c’era modo di sapere se mi aveva visto. Mi passò a cinque centimetri dalle scarpe, poi fece dietro front e con uno scatto improvviso se ne andò. “Però, come sono stato calmo!” mi congratulai con me stesso. B. Chatwin, Le vie dei canti, Adelphi

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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Il fatto si svolge: A. in una data precisa. B. durante la notte. C. di giorno. D. non si sa.

7 È presente un antagonista? A. Sì, è il varano. B. No, non è presente. C. Sì, sono le spine. D. Sì, sono gli aborigeni.

2 Il racconto è narrato: A. in prima persona plurale. B. in terza persona singolare. C. in prima persona singolare. D. in seconda persona plurale.

8 C ome mai il protagonista si siede all’ombra? A. Ha caldo ed è sudato. B. Vuole dormire un po’. C. I piedi sono doloranti. D. Vuole osservare il paesaggio.

3 C he cosa significa “rocce friabili” (riga 2)? A. Lisce, scivolose. B. Fragili, sbriciolabili. C. Spigolose, appuntite. D. Grosse. 4 Gli aborigeni sono: A. uomini primitivi. B. persone originarie del luogo. C. guide di montagna. D. persone aggressive. 5 Il protagonista si trova: A. in Australia. B. in Africa. C. in Italia. D. in India. 6 Il protagonista è: A. un’iguana. B. un varano. C. un aborigeno. D. un esploratore.

9 Q uale fatto rappresenta la “rottura dell’equilibrio”? A. La vista di un’iguana. B. L’incontro con un aborigeno. C. Le spine conficcate nella mano. D. Una lucertolona preistorica. 10 C ome reagisce il protagonista di fronte al pericolo (riga 27)? A. Scappa di corsa. B. Urla a squarciagola. C. Se ne sta zitto e immobile. D. Lo affronta con coraggio. 11 Q uesto è un racconto di avventura, perché: A. è ambientato in un paese fantastico. B. si svolge in un paese esotico. C. ha un lieto fine. D. c’è una situazione di suspense. 75

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A C I V I C E N O I EDUCAZ VIVERE INSIEME Vivere a contatto con gli altri e avere a che fare con persone diverse non è sempre facile, perché dobbiamo considerare i bisogni di tutti. Non possiamo fare solo ciò che ci piace: è necessario ricordare che la nostra libertà finisce dove inizia la libertà dell’altro. In altre parole, dobbiamo essere tutti pronti a superare il nostro egoismo e a riconoscere agli altri gli stessi diritti che abbiamo noi. Per farlo, spesso non occorre altro che mettere in campo un po’ di buon senso e… di buona educazione! Osserva le varie situazioni e segna con una X quelle in cui, secondo te, sono stati usati buon senso e buona educazione.

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PARLIAMONE INSIEME

Tuttavia ci sono situazioni in cui il buon senso e la buona educazione non sono sufficienti: pertanto è necessario stabilire delle regole precise che tengano conto dei diritti di tutti. Dobbiamo inoltre ricordare che a ogni diritto di una persona, corrisponde inevitabilmente un dovere per un’altra e viceversa. Solo in questo modo potremo dire di saper vivere insieme in modo sereno. Le regole, quindi, stabiliscono i diritti e i doveri di ognuno di noi, ma perché tutto funzioni a meraviglia non basta stabilire delle regole: è soprattutto necessario che queste vengano rispettate!

D iscuti con i tuoi compagni su quanto esposto in queste pagine. • Che cosa trovi più difficile fare quando ti “scontri” con chi agisce in modo diverso da te o non la pensa come te? • Sei disposto a “cedere” pur di non litigare? • Riesci sempre a rispettare le regole che ci sono in casa, a scuola, nell’associazione sportiva di cui fai parte? • Quale regola ti è più difficile da rispettare? • Sei convinto che è bene che ci siano delle regole da rispettare? Perché?

APPRENDIMENTO COOPERATIVO Dividetevi in gruppi di tre o quattro alunni e completate questa tabella, inserendo almeno altri tre diritti e altrettanti doveri. Al termine, confrontatele e compilate un unico cartellone dei diritti e dei doveri.

DIRITTI

DOVERI

Essere ascoltato.

Ascoltare senza interrompere.

Essere amato e rispettato da tutti.

Amare e rispettare gli altri.

Non essere preso in giro.

Non prendere in giro.

Non subire prepotenze.

Non essere prepotente.

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O T N O C C A R IL

O C I T S I R UMO

Leggi il racconto, osserva le varie parti e segna con una X.

• Presentazione • Personaggio

• • • •

Tempo Luogo Fatti Sequenze

DI PAROLA IN PAROLA egna con una X S il significato esatto. • Ennesimo: bellissimo. da presa in giro. l’ultimo di una lunga serie.

CHE VISTA! Un signore aveva la vista molto debole, ma non si metteva mai gli occhiali. Con gli occhiali si sentiva brutto e lui ci teneva a fare un bell’effetto. Un giorno stava aspettando un treno alla stazione. – È in ritardo il treno? – chiese a un ferroviere. Quello sorrise gentilmente, ma non gli rispose. – Non posso leggere l’ora, perché ho una vista pessima – disse il signore. E il ferroviere tornò a sorridere, ma rimase in silenzio. – Non c’è niente da ridere! – sbottò il signore, che cominciava a sentirsi preso in giro. – La prego, mi dica che ore sono. Ma il ferroviere continuò a sorridere. – Ha le orecchie otturate? – protestò infuriato il signore. Poi, di fronte a un ennesimo sorriso, urlò: – Lei è veramente un gran maleducato! Le farò rapporto! Le persone sulla pensilina, sentendo gridare, si voltarono e alcune esclamarono: – Vergogna! Di prima mattina è già ubriaco.

Il signore, fuori di sé dalla rabbia, si avvicinò al naso del ferroviere che continuava imperturbabile a sorridergli e scoprì finalmente che si trattava di un manifesto pubblicitario. U. Wölfel, Storie un po’ matte, Nuove Edizioni Romane

• I mperturbabile: senza alcun rimorso. agitato. indifferente.

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TITOLO

Deve creare... aspettativa. • In questo racconto il titolo è:

reale.

fantastico.

INTRODUZIONE

Introduce sia il personaggio o i personaggi sia la situazione: il personaggio è il protagonista che di solito è pasticcione, distratto, ridicolo. • In questo racconto la situazione è: reale. verosimile. fantastica.

SVILUPPO

Nello sviluppo sono presenti le basi per il finale a sorpresa e vengono descritte azioni strane, situazioni particolari... In questo racconto sono indicati: il tempo: un giorno • Quindi il tempo è:

determinato.

indeterminato.

il luogo: la stazione • Quindi il luogo è:

reale.

fantastico.

I fatti sono di solito raccontati in ordine cronologico, cioè nell’ordine in cui avvengono. • Il narratore è:

interno.

esterno.

Per raggiungere lo scopo vengono utilizzate alcune tecniche: la caricatura, che consiste nell’esagerare le caratteristiche fisiche e caratteriali del protagonista; le azioni inaspettate, cioè comportamenti strani o assurdi dei personaggi, avvenimenti strani, colpi di scena, malintesi, sorprese, equivoci, contrasti... • In questo racconto sono presenti sequenze: descrittive. dialogiche. narrative. riflessive.

CONCLUSIONE

Nel racconto umoristico è la parte più importante, perché contiene il colpo di scena, che coglie di sorpresa il lettore e scatena la risata.

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IL RACCONTO UMORISTICO

COMPITO PER CASA DENTRO IL TESTO egna con X tutti gli elementi S del racconto umoristico presenti nel testo che hai appena letto.

Tempo determinato. Luogo fantastico. Luogo reale. Il protagonista è un eroe. l protagonista è un pasticcione. Situazioni pericolose. Dialoghi con malintesi. Colpo di scena finale. Presenza di un antagonista.

Margherita, che stava aiutando nostro figlio Albertino a fare il compito, mi chiese: – Che cosa vuol dire “Scrivere dodici pensierini sul falegname”? – Significa descrivere brevemente dodici tra le azioni che abitualmente compie un falegname. Invitato a pensare al falegname e alla sua attività lavorativa, Albertino, dopo lunga riflessione, formulò questo acuto pensiero: – Il falegname muore. – Bravo – approvai. – E il fabbro che cosa fa? – Piange, perché è morto il falegname – rispose gravemente Albertino. – Però se la prima azione del falegname è quella di morire, come riesce a compiere le altre undici? – chiesi. Margherita e Albertino discussero un po’. Quindi decisero che il falegname sarebbe morto alla fine. Sollecitato ancora a pensare a una tra le più abituali azioni di un falegname vivente, Albertino alla fine disse: – Il falegname respira. – Nossignore – ribattei vivacemente. – Questa non è un’azione abituale del falegname. Ma Albertino osservò: – Se non respira, vuol dire che è morto. Allora avevo ragione io! G. Guareschi, Io e Margherita, Rizzoli

SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Chi racconta l’episodio? La sorella di Albertino. La mamma di Albertino. • Da che frase lo capisci? Margherita e Albertino discussero un po’. Stava aiutando nostro figlio. • Chi è Albertino? Un ragazzino che non vuole fare i compiti. Un bambino di pochi anni che non sa che cosa fa il falegname.

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IL RACCONTO UMORISTICO

PAROLE E FANTASIA base di frutti di mare. Accozzaglia: piatto a beto greco. prima lettera dell’alfa Afa: . persona priva di amici Anemico: chia da solo. Autobotte: chi si pic detto di uomo basso. Brevetto: grado militare. Capitone: . individuo molto gentile Contatto: r l’estero. Denigrare: partire pe se ne vada! Esca: sibilo. Fisco: sto. da cortile molto robu ale im an : ne Gallo pianta radioattiva. Geranio: bollito misto di carne. Lessico: birillo mor to. Morbillo: collisione tra piroscafi. Navata: icali. tto alle ricerche mus de ad : o ai ot N frittata con verdura. Omelia: grande albergo. Otello: priva della vista. Quercia: a. primogenito della gallin Rampollo: cantico religioso. Salmone: ne pianta aromatica. va gio : a tt ie lv Sa pesce essiccato. Siringa: che adora il sole. Solista: talpa. profondo rifugio della Sottana: mente litigioso. Ultravioletto: particolar chi va a coricarsi. tto:

DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Qual è l’intenzione dell’autore? Fornire la spiegazione di alcuni vocaboli. Farci sorridere. •Q uale accorgimento è stato usato per far sorridere? Usare l’esagerazione. Dare delle definizioni di fantasia.

DA LETTORE A SCRITTORE

rova a inventare P la definizione “fantasiosa” di queste parole e poi aggiungine altre tu. • Animale • Burrone • Crudele • Potenziamento

Valle

i, Malvarosa o vocabolario Traccan P. Savastano, Il nuov

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IL RACCONTO UMORISTICO

OPERAZIONE GHIACCIO DI PAROLA IN PAROLA egna con una X S il significato esatto. • Il caldo è esploso:

f a caldo come se fosse esplosa una bomba. il caldo è arrivato all’improvviso.

• Scatole tambureggianti di piselli: scatole abbastanza rigide da usare come tamburi. scatole piene di piselli surgelati che ballano rumorosamente. • Con mani mezzo assiderate: con mani quasi congelate. con mani fredde in mezzo.

Come vedi, è importantissimo, quando si scrive, scegliere parole ed espressioni che permettano di dare al testo maggiore forza e simpatia.

Il caldo è esploso. Ora, quando ti viene a trovare un amico e gli offri un aperitivo, devi chiedergli: – Ci vuoi un po’ di ghiaccio? – sperando che lui risponda di no. Invece risponde: – Beh, sì, certo, con questo caldo! E allora ti tocca andare in cucina a lottare con il ghiaccio. Aprire il freezer; staccare una vaschetta cementata sul ripiano; raccogliere le scatole tambureggianti di piselli surgelati cadute per terra; richiudere tutto con mani mezzo assiderate; sbattere la vaschetta sull’acquaio… L’altra sera, dopo le solite operazioni, ho finalmente portato il ghiaccio a ospiti di un certo riguardo e ho riempito loro i bicchieri di cubetti e di bevande; poi sono tornato un attimo in cucina e ho trovato mio figlio che aveva riaperto il freezer e sparso di nuovo i piselli sul pavimento. Mi ha subito aggredito: – Chi ha preso il mio ghiaccio? – Il tuo ghiaccio? E perché tuo? Io ho preso del ghiaccio, ma devo renderne conto a te? – Ma quello nella vaschetta di sinistra era per la murena – ha sbuffato lui. – La murena deve stare a diciannove gradi, ma nell’acquario l’acqua è salita a ventitré e lei soffre. Devo metterci il ghiaccio e adesso mi tocca rifarlo. – Come rifarlo? – ho detto. – Guarda quanto ce n’è ancora. Lui ha scosso la testa con impazienza:

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IL RACCONTO UMORISTICO

– La murena è un pesce di mare e questo ghiaccio rimasto è fatto con acqua dolce. Se lo metto nell’acquario si abbassa la percentuale salina. – E perché, quello che ho preso non era di acqua dolce? – No, era di acqua dell’acquario. – Come?! Con tutte le schifezze dei pesci dentro? – Guarda che si dice “plancton” – ha replicato. – Ma ti rendi conto? – ho gridato con le gambe che mi vacillavano al pensiero di quelli di là che stavano bevendo alcolici allungati con acqua di mare e plancton. – Ho offerto il tuo ghiaccio agli ospiti! U. Gregoretti, Il teatrino di casa mia, Editori Riuniti

DENTRO IL TESTO Segna con X.

LINK a…

SCIENZE

La murena è un pesce marino che vive nel Mediterraneo e nell’Atlantico orientale. Assomiglia a un serpentone, con un corpo massiccio e una grande bocca munita di denti appuntiti. È un pesce notturno, trascorre le ore di luce nascosto nella tana e va a caccia di notte.

C LIL

• Quali sono i momenti umoristici in questo testo? L’arrivo degli ospiti. Il recupero faticoso del ghiaccio. Il dialogo tra padre e figlio. Il ghiaccio al plancton. •Q uali tecniche ha usato l’autore per farci sorridere? Il colpo di scena finale. L’elenco concitato delle azioni per recuperare il ghiaccio. La descrizione di personaggi esageratamente ridicoli. Il dialogo tra padre e figlio, basato sull’equivoco.

I am a moray. I look like a snake, but I am a fish. 83

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IL RACCONTO UMORISTICO

UNA PESCA… FANTOZZIANA

DENTRO IL TESTO Segna con X. • Questo è un racconto umoristico, perché: i personaggi sono reali. i personaggi sono inventati. il luogo è fantastico. il luogo è reale. i protagonisti sono ridicoli e pasticcioni. i protagonisti si comportano in modo normale. c’è un susseguirsi di colpi di scena. i dialoghi sono fondati sugli equivoci. l’autore fa un grande uso di esagerazioni.

Fantozzi e Fracchia vestiti come per una pesca alla balena: grandi stivali, pesanti maglioni di lana sotto le giacche a vento e paurosi cappelli di feltro a larghe falde, tentarono, sotto un sole cocente, di spingere in mare l’enorme barcone preso in affitto. Urlavano come pazzi per darsi il tempo, diventarono cianotici, ma il barcone non si mosse di un millimetro. Dopo mezz’ora arrivò un bagnino che domandò: – Avete staccato il gancio di fissaggio? – Quale gancio? — rispose Fracchia con un rantolo. – Questo! — fa il bagnino. Lo staccò e la barca scivolò dolcemente in mare. Saltarono allora a bordo. – Ai remi! – disse giulivo Fracchia. Dopo venti palate erano in piena nausea. – Via i maglioni! – ordinò Fracchia. Si misero a torso nudo e un sole implacabile cominciò a bersagliarli. – Fracchia, mi passi il thermos dell’acqua – chiese Fantozzi. – Ma non aveva detto che portava lei l'acqua? – fece Fracchia impallidendo.

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La situazione cominciava ad aggravarsi. Ogni quattro vogate andavano fuori tempo e Fantozzi colpiva violentemente Fracchia ai reni. Arrivarono sul posto scelto per la pesca con le bolle alle mani per la voga, le spalle arroventate dal sole e le labbra viola dalla sete. – Allegri! Srotoliamo la lenza! – disse Fracchia e si strappò quasi un dito con l’amo. Poi cominciò la tragica attesa sotto il sole. Dopo la prima ora, a Fantozzi parve di sentir muovere la lenza. – Ha abboccato! – urlò e tirò su tutto con ansia. Rimasero delusi: nulla! Ma avevano ingarbugliato le due lenze in maniera allucinante. – Con calma! – ordinò Fracchia. – Cerchiamo di sbrogliare il tutto… Lei passi sotto di qui… io vengo lì, poi tiro là, l’importante è di non perdere la calma! Dopo tre ore cominciarono a preoccuparsi. Erano ormai legati mani e piedi.

DI PAROLA IN PAROLA egna con una X il significato S esatto. • Cianotico: abbronzato. violaceo, livido. • Rantolo: respiro affannoso come di chi sta per morire. modo sgarbato e irritato. • Giulivo: sicuro e deciso. allegro, festoso. • Voga: spinta esercitata sui remi. borsa molto pesante.

P. Villaggio, Fantozzi, Rizzoli

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IL RACCONTO UMORISTICO

BARZELLETTE, COLMI, FREDDURE BARZELLETTE A scuola un bambino dice alla maestra di avere una gallina che fa un uovo ogni mezz’ora. La maestra aspetta un po’, poi dice: – Sì va bene, ma allora? Il bambino candidamente risponde: – Due uova!

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Il professore chiede alla classe: Sapete che cos’è l’H2SO4? – Lo so: è… è… ce l’ho proprio sulla punta della lingua… Il professore un po’ preoccupato risponde: – E allora sputalo subito, che è acido solforico!

La maestra chiede a un alunno: – Se mettiamo una conchiglia vicino all’orecchio e non sentiamo il rumore del mare, che cosa significa? – Che proviene dal Mar Morto!

SE LEGGO, CAPISCO er ogni spiegazione, scrivi P il numero della barzelletta a cui si riferisce.

Gioca su un modo di dire.

a comicità è data dalla distrazione L del personaggio.

ioca con il “doppio” senso basato G sul diverso modo di scrivere.

I l colpo di scena finale è una risposta inaspettata.

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Mentre sta studiando geografia, Pierino chiede: – Papà, dov’è il Monviso? E il papà: – Sei il solito disordinato, come faccio a sapere dove metti le tue cose?

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QUAL È IL COLMO: • per un cuoco?

Fare discorsi senza sugo!

• per un arcobaleno?

Combinarne... di tutti i colori!

• per un giardiniere?

Rimanere al verde!

• per una giraffa?

Essere nei guai fino al collo.

• per un istrice?

Sentirsi... sulle spine!

FREDDURE Che cosa fanno delle formiche in una zuccheriera? La settimana bianca.

erché hai scritto camino con la K? P – Perché camini senza cappa non esistono!

cusa, ma che cosa ci fai dentro a un albero? S – Mi hanno licenziato in tronco!

• Barzelletta: storiella divertente in cui

il finale a sorpresa suscita il riso. • Colmo: espressione che gioca sul carattere eccessivo al limite dell’assurdo. • Freddura: spiritosaggine consistente in giochi di parole; battuta. Questi tre tipi di testo sono i veri simboli dell’umorismo. In ognuno di questi testi si gioca con le parole, facendo ricorso a: equivoci, fraintendimenti, modi di dire... Per poter sorridere, però, è necessario conoscere bene la lingua italiana.

– Non so se mi... “spiedo” – disse un pollo sul girarrosto.

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VERSO L’INVALSI

UN LAVORETTO SEMPLICE... SEMPLICE... 1

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Sembrava una faccenda tanto semplice! Prendevi cinque archi di ferro, li fissavi sulla barca, tendevi il telo su di essi e lo fissavi a sua volta: non sarebbero occorsi più di dieci minuti. Ma quelli non erano archi di ferro, erano dei veri demoni! Prima di tutto non c’era verso di adattarli agli alloggiamenti, e fummo costretti a saltarci sopra, prenderli a calci, a martellarli… finché, una volta entrati, ci accorgemmo di averli messi negli alloggiamenti sbagliati e fummo costretti a estrarli di nuovo. A questo punto, nonostante gli sforzi, non volevano più uscire, finché all’improvviso saltavano fuori e cercavano di scaraventarci in acqua e di affogarci. Fu una dura lotta ma alla fine riuscimmo a fissarli, ora non rimaneva che disporre su di essi il telo. George lo srotolò e ne fissò un’estremità alla prua della barca. Harris rimase in piedi al centro per prenderlo da George e poi farlo rotolare verso di me, mentre io mi piazzai a poppa per riceverlo. Per Harris si trattava di un lavoro nuovo, tanto che, dopo dieci minuti di sforzi sovrumani, si trovò completamente arrotolato nel telo. Iniziò ad agitarsi e, così facendo, andò a finire addosso a George, che cominciò ad agitarsi a sua volta, e, in breve, si impigliò nel telo e vi si arrotolò. Mi era stato detto di restare dove mi trovavo e di aspettare che il telo arrivasse fino a me, per cui restai lì e aspettai, buono buono, finché la testa di George spuntò, torcendosi, da un lato della barca, e parlò. – Non puoi venire a darci una mano? Te ne stai lì come una mummia imbalsamata, eppure vedi bene che stiamo soffocando tutti e due! J.K. Jerome, Tre uomini in barca, Mondadori

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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Chi racconta il fatto? A. George. B. Harris. C. Un narratore esterno. D. Il terzo amico. 2 C he cosa intendono fare i tre personaggi? A. Allenarsi per una gara. B. Montare una tenda da camping. C. Mostrare la loro barca agli amici. D. Preparare la barca per partire per mare.

6 C ome mai il terzo amico non resta avvolto nel telo? A. Perché è il più abile. B. Perché non lo hanno voluto. C. Perché gli hanno detto di aspettare. D. Perché si è distratto. 7 Q uale tecnica prevale per far ridere? A. L’esagerazione. B. Il dialogo. C. Il luogo fantastico. D. Le caratteristiche dei personaggi.

3 Come sono i personaggi? A. Forti e molto abili. B. Maldestri e pasticcioni. C. Pazienti e precisi. D. Timidi e insicuri.

8 La parte finale del racconto: A. contiene un colpo di scena. B. contiene il lieto fine. C. contiene una morale. D. scatena il riso.

4 Chi era a poppa della barca (riga 18)? A. Un marinaio. B. George. C. Harris. D. Il narratore.

9 Questo è un racconto umoristico, perché: A. la vicenda si svolge in barca. B. vi sono personaggi fantastici. C. l’autore usa la caricatura dei personaggi per farli sembrare pasticcioni. D. il protagonista affronta un pericolo improvviso.

5 C hi per primo si trova avvolto nel telo? A. Un marinaio. B. George. C. Harris. D. Il narratore.

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Compito di realtà

IL GIO RN ALI NO DI ENI GM IST ICA

Qual è il vostro compito? Siete chiamati a realizzare un GIORNALINO DI ENIGMISTICA per bambini della vostra età.

CHE COSA DOVETE SAPERE? Per prepararvi al meglio, dovete sapere che un giornalino di enigmistica contiene: • indovinelli, spesso in rima, così risulta più semplice risolverli; • anagrammi, cioè degli scambi di lettere all’interno di una parola (nomi di oggetti, nomi di piante, nomi propri di persona...) in modo da creare una parola nuova; • rebus, cioè un gioco enigmistico che consiste nel comporre una parola o una frase a partire da figure e da lettere poste sulle figure; • problemi di matematica o di logica; • cruciverba, cioè un gioco che consiste nel far incrociare orizzontalmente e verticalmente, secondo un dato schema, parole ricavate da definizioni.

IN CHE MODO DOVETE PROCEDERE? • Dividetevi a coppie. • Ogni coppia, in base alle proprie preferenze o capacità, può: scegliere una sola tipologia di gioco e produrne un certo numero; realizzare uno o due giochi enigmistici per ogni tipologia.

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... E ORA, PREPARATE IL GIORNALINO! Riunitevi al resto della classe per • mettere insieme i giochi enigmistici prodotti. • Ricopiate i vostri giochi, meglio se al computer. Provate a impaginare i giochi, al• ternando le diverse tipologie. Una volta completato il lavoro di • impaginazione, fate più copie del vostro giornalino, così da poterlo distribuire ai bambini della vostra età.

BUON DIVERTIMENTO E BUON LAVORO! COM’è ANDATA? • Ti è piaciuto fare questo lavoro? • Che cosa è stato più difficile per te? • Perché? • Sei soddisfatto del risultato? • Perché? • Hai avuto difficoltà a collaborare con i tuoi compagni? • Sei riuscito a esprimere le tue opinioni? • Secondo te, il Giornalino di Enigmistica è piaciuto ai bambini che l’hanno ricevuto? • Da che cosa lo hai capito?

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SAPER ASCOLTARE UN COLORE PER SOPRAVVIVERE Una volta, molto tempo fa, i camaleonti erano rossi. Siccome gli alberi, i cespugli e i prati erano verdi, era facilissimo distinguere un camaleonte fra le foglie anche a un chilometro di distanza. I dinosauri e gli uccellacci neri li vedevano benissimo anche loro e, visto che ne erano ghiotti, ne mangiavano più che potevano. Questa faccenda non piaceva affatto ai camaleonti, che desideravano starsene in pace sugli alberi a mangiare le mosche e non volevano essere mangiati da nessuno. – È colpa del nostro colore! – disse un bel giorno il vecchio Karminio Kloro, che aveva una lunga barba ancora rossa e fiammeggiante malgrado l’età. – È troppo facile vederci, così rossi come siamo. Bisogna trovare una soluzione. E così si misero a pensare. Pensarono per giorni e giorni così intensamente che si dimenticarono persino di mangiare le mosche. Le mosche erano molto contente di questo, ma i dinosauri e gli uccellacci neri no, perché a forza di digiunare i camaleonti erano diventati magri e insipidi. E a loro piaceva mangiare solo bei camaleonti grassi. Finché una mattina un giovane camaleonte che si chiamava Konko si svegliò con un’idea: – Ho sognato che passavo sotto il naso di un dinosauro e... – Uh, che spavento! – gridarono subito gli altri. Konko continuò: – No! Qui viene il bello: lui non mi faceva niente perché non mi vedeva! Ero diventato verde come l’erba! – Ecco la soluzione – disse allora il vecchio Karminio. In fretta e furia corsero a comprare una scatola di acquerelli e si dipinsero con cura il corpo di verde. Si confondevano così bene con il fogliame che non riuscivano più a vedersi neanche fra loro. Tutto pareva risolto: passavano i giorni e, dato che i loro nemici non riuscivano a vederli, i camaleonti potevano starsene in pace a mangiare mosche e a ingrassare. Chi dimagriva, invece, erano i dinosauri, che non facevano altro che andare su e giù lamentandosi perché non c’era niente da mangiare. F. Altan, La vera storia di Kamillo Kromo, Einaudi

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{ Dopo aver ascoltato la lettura dall’insegnante o sul CD-Audio, segna con una X. 2 Chi sono i protagonisti? Quando si svolge il fatto? In un giorno di primavera. Molto tempo fa. Alcuni anni fa.

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Chi sono gli antagonisti? I dinosauri e gli uccellacci. I camaleonti. Le mosche e gli insetti.

5 Che cosa dice Karminio Kloro?

È meglio emigrare. È colpa del colore. Bisogna eliminare i dinosauri.

7 Qual è il rimedio suggerito? Mangiare tanta erba. Dimagrire ancora di più. Diventare verdi.

I dinosauri e gli uccellacci neri. I camaleonti. Le mosche e gli insetti.

4 Qual è il problema dei camaleonti? Sono troppo pochi. Non ci sono più mosche. Sono rossi e troppo visibili.

6 Chi ha finalmente un’idea?

Il vecchio Karminio Kloro. Il giovane Konko. Una coppia di camaleonti.

8 Che cosa succede dopo?

I dinosauri non li vedono più e dimagriscono. La pioggia lava il colore e tornano rossi. I camaleonti si estinguono.

9 Che tipo di racconto è?

na favola, perché i protagonisti U sono animali. Una leggenda scherzosa, per spiegare il colore del camaleonti. Un racconto realistico, perché i camaleonti esistono davvero.

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IL

MITO

eggi il mito, osserva L le varie parti e segna con una X.

• Tempo • Luogo • Personaggi

• Antagonista

• Scontro

Spiegazione della creazione

IL POPOLO BABILONESE NARRA LA CREAZIONE Una volta non c’erano né cielo né terra. Dèi capricciosi e draghi mostruosi abitavano l’Universo vuoto e nero. Il più forte e generoso fra tutti gli dèi era Marduk, il guerriero. Una lunga spada pendeva dal suo fianco e le sue mani stringevano fasci di fulmini che squarciavano le tenebre.

Un giorno Marduk incontrò sulla sua strada un drago dall’aspetto terribile. Il mostro aveva grandi ali piumate e scintillanti; dalla sua bocca spalancata e piena di denti usciva un ruggito minaccioso. – Chi sei e che cosa vuoi da me? – chiese Marduk al mostro che gli sbarrava la strada. – Il mio nome è Tiamat – rispose l’orribile bestiaccia, – e voglio te, Marduk. Non riuscirai a vincere Tiamat, il drago degli abissi! Marduk non rispose. In silenzio, raccolse il suo coraggio per superare la terribile prova che lo attendeva. All’improvviso, il mostro spiccò un gran balzo verso Marduk, che non si fece sorprendere. Rapido, gli lanciò contro una rete di luce che fermò il mostro a mezz’aria, impigliandolo fra mille sprazzi luminosi. Un ruggito assordante squarciò l’Universo. Tiamat schiumava di rabbia tentando di liberarsi dalla rete di luce. Marduk sguainò la lunga spada e squarciò il mostro in due.

Appese in alto la schiena a macchie del mostro perché diventasse il cielo con le stelle; poi poggiò un piede sul ventre del mostro, che divenne la terra, con i fiumi e gli oceani. E. Collini, Mondo magico, Emme Edizioni

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Questo testo narrativo è un mito, perché racconta eventi fantastici compiuti da dèi, semidèi, eroi e mostri. TITOLO

• Il titolo di questo racconto è: reale. di fantasia. • Questo titolo: suscita curiosità. non suscita curiosità.

INTRODUZIONE

Sono indicati: il tempo, che è indeterminato e lontanissimo (Una volta...); il luogo, che è indefinito e fantastico (né cielo né terra); il protagonista, un dio o un eroe coraggioso, a volte con poteri. Spesso nell’introduzione viene presentato anche l’antagonista, che può essere una creatura mostruosa o un animale parlante con poteri eccezionali, anche se in altri casi può comparire in un secondo momento. SVILUPPO

È la parte centrale del racconto in cui si narrano i fatti e in cui agiscono i personaggi. • Marduk è: il protagonista. l’antagonista. • Marduk è: un dio. un semidio. un uomo forte e coraggioso. • Tiamat è: il protagonista. l’antagonista. • Tiamat è: un mostro. un animale parlante. • In questo racconto il narratore è: interno. esterno.

Lo scopo del mito è quello di rispondere ai grandi perché, come la creazione dell’universo, dell’uomo, dei fenomeni naturali, raccontando le imprese di eroi e divinità. • All’interno di questo testo puoi individuare sequenze: narrative. dialogiche. descrittive.

riflessive.

CONCLUSIONE

Si racconta come si conclude il fatto e come la situazione sia cambiata grazie alle azioni straordinarie del protagonista. In questo caso si ha il “lieto fine” perché Marduk sconfigge il mostro e crea il mondo.

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IL MITO

LA VITA IN UN UOVO Il Kalevala, il poema degli antichi eroi della Finlandia, racconta che un tempo l’unica creatura esistente era Luonnotar, la bella figlia dell’aria. Viveva sola su nel cielo e, com’è logico, si annoiava di tutto il vuoto che aveva attorno ed era stufa anche di osservare dall’alto la piatta distesa del mare. Fu così che, un giorno, scese dal cielo e si tuffò nell’acqua, lasciandosi cullare dalle onde e facendosi trasportare dalle correnti. Qualche tempo dopo arrivò in volo un’anatra. Vagava nel cielo da molti giorni cercando inutilmente un luogo dove posarsi e dove fare il nido. Batteva le ali ormai senza più forza e presto sarebbe caduta fra le onde, ma Luonnotar la vide e, per aiutarla, sollevò un ginocchio dall’acqua. Allora l’anatra credette che quella sporgenza fosse un’isoletta e subito vi si posò e vi preparò il nido.

DENTRO IL TESTO Colora la barra laterale: • in verde per l’introduzione; • in blu per lo sviluppo; • in rosa per la conclusione. Segna con una X. • Chi è Luonnotar? Una principessa. La dea dell’aria. La dea dell’universo. • Chi è, secondo te, l’anatra? L’antagonista. Il comprimario. Un personaggio secondario. • Qual è lo scopo di questo mito? Descrivere Luonnotar, la figlia dell’aria. Fornire una spiegazione sulla nascita del mondo. Divertire, raccontando una bella fiaba. • Quello che hai letto è un mito: norvegese. finlandese.

francese.

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Quando tutto fu pronto vi depose sei uova d’oro, poi cominciò a covarle. Covò le uova un giorno, due: Luonnotar sentiva un calore sempre più forte al ginocchio, ma cercò ugualmente di resistere, di non muoversi, per lasciare che l’uccello covasse fino al termine le sue uova. Al terzo giorno, però, Luonnotar non ce la fece più a star ferma e diede uno scossone al ginocchio. Le uova caddero nel mare e si ruppero. Ed ecco che metà di un guscio diventò improvvisamente la terra e l’altra metà divenne il cielo. Il giallo dell’uovo si trasformò nel sole, il bianco diventò la luna e i neri pezzetti delle uova di metallo diventarono nuvole nel cielo. Passarono gli anni e Luonnotar continuò a nuotare nelle acque calme e silenziose del mare. Poi, allo scadere del nono anno, si sollevò e diede inizio alla creazione. Dove toccava con le mani sorgevano le baie e i promontori. Dove i suoi piedi premevano il terreno, ecco formarsi le valli e gli abissi marini. Si distese sulla terra e con le braccia formò le pianure. Tornò nel mare e nuotando sul dorso ne cosparse la superficie di isolette e di scogli. Così nacque tutto il mondo. T.H. Gaster, Le più antiche storie del mondo, Einaudi

DI PAROLA IN PAROLA Leggi, rifletti e completa. Nel testo, le parole in rosso che accompagnano i verbi sono avverbi, e derivano da un aggettivo. • cercando inutilmente = inutil(e) + mente • cercò ugualmente = ............................................................................................ • diventò improvvisamente = ............................................................................ Per ogni aggettivo, forma un avverbio. cortese: .............................................. sincero: ................................................... leale: .................................................... gentile: .................................................... triste: ................................................... pronto: ....................................................

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IL MITO

PROMETEO E IL FUOCO LINK a…

STORIA

La religione degli antichi greci era di tipo politeista, cioè si adoravano tante divinità. In questo mito ne sono citate alcune. Zeus è il re di tutti gli dèi, il capo dell’Olimpo, il dio del cielo e del tuono. Il suo simbolo è il fulmine. Efesto è il dio greco del fuoco, dell’ingegneria e della metallurgia. Il Monte Olimpo, secondo la mitologia greca, era la casa degli dèi. La sua cima era sempre circondata da nubi bianche.

Il titano Prometeo conosceva le arti della caccia e della pesca, della costruzione dei vasi e della tessitura e le insegnava agli uomini, insieme alle regole della vita in comune. Ciò non piaceva a Zeus, il padre degli dèi, preoccupato che gli uomini diventassero troppo sapienti. Venne un inverno molto freddo e gli uomini, che non conoscevano ancora il fuoco, rischiavano di morire. Prometeo salì fino all’Olimpo e chiese a Zeus il permesso di poter portare il fuoco sulla Terra, ma il dio glielo negò. Prometeo andò allora nella grande fucina di Efesto, il fabbro dell’Olimpo. Qui bruciava il fuoco eterno e Prometeo con un tranello, riuscì a rubarne una scintilla e portò il fuoco agli uomini. Ma una notte, guardando giù dall’Olimpo, Zeus vide un bosco bruciare. – Chi ha portato il fuoco agli uomini? – tuonò il dio. Interrogando tutti gli dèi, venne a sapere da Efesto della visita di Prometeo. Pieno d’ira, condannò Prometeo a essere incatenato a una rupe e diede ordine a un’aquila di andare ogni giorno a mangiargli il fegato. Per molto tempo Prometeo restò lassù a gridare. Infatti il fegato, lacerato dall’aquila, si riformava ogni giorno. Ma un giorno, il fortissimo Ercole passò da quelle parti e udì le urla di Prometeo. Uccise l’aquila e strappò le catene dalla roccia. Così pose fine alla punizione di Prometeo. R. Piumini, Il circo di Zeus, Einaudi Ragazzi

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IL MITO

IL VASO DI PANDORA Zeus, il padre degli dèi, decise di punire Prometeo, perchè aveva rubato una scintilla del fuoco dell’Olimpo e l’aveva consegnata agli uomini; anche questi ultimi, pertanto, andavano puniti. Ordinò perciò a Efesto di creare una ragazza con bellezza, grazia e doti straordinarie. Efesto eseguì l’ordine, facendosi aiutare da altre divinità, ognuna delle quali donò alla ragazza una virtù. La ragazza fu chiamata Pandora. Quindi Zeus ordinò a Ermes di portare la fanciulla tra gli uomini e di farla incontrare con Epimeteo, il titano fratello di Prometeo. Prometeo aveva avvisato il fratello di non accettare alcun dono che provenisse da Zeus, ma Pandora era così bella che Epimeteo se ne invaghì, dimenticò le raccomandazioni e la sposò. Zeus allora inviò come regalo di nozze un misterioso vaso antico dal contenuto sconosciuto, raccomandando di non aprirlo per nessun motivo. Epimeteo nascose il regalo nuziale e se ne dimenticò, ma Pandora, sapendo che nella casa era nascosto quel vaso tanto ricco di misteri, era divorata dalla curiosità. Un giorno, non riuscendo più a resistere, si mise a cercare l’agognato oggetto, finché lo trovò. Una volta che il vaso fu tra le sue mani, lo aprì per vedere che cosa contenesse. E così per l’Uomo cominciarono i problemi. All’interno di quel vaso, infatti, erano state rinchiuse cose non certo innocue come la fatica, la malattia, l’odio, la vecchiaia, la pazzia, l’invidia, la passione, la violenza e la morte. Queste, liberate dal vaso ormai aperto, si diffusero immediatamente tra gli uomini, cambiando per sempre la loro esistenza.

IN BREVE ul quaderno, fai il riassunto S completando le frasi.

DI PAROLA IN PAROLA enendo conto del contesto, segna con una X T il sinonimo adatto. • Era divorata:

era tormentata.

era ingoiata.

• Agognato:

strano.

desiderato.

• Innocue:

conosciute.

inoffensive.

ra rileggi il mito inserendo le parole scelte e rifletti. O Il significato del testo cambia?

• • • • • • • •

Zeus era adirato perché... Decise di... Efesto creò... Ermes portò Pandora... Epimeteo... Zeus regalò... ma ordinò... Pandora invece... Fu così che...

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IL MITO

ULISSE E POLIFEMO LINK a…

STORIA

Ulisse, personaggio della mitologia greca, partecipò alla Guerra di Troia. Finita la guerra, impiegò vent’anni per ritornare a Itaca, la sua isola. Fu in questo viaggio che Ulisse incontrò Polifemo, nell’isola dei Ciclopi.

DI PAROLA IN PAROLA enendo conto del contesto, T segna con una X il significato esatto. • Stolto: sciocco. zoppo. • Strideva: strillava a gran voce. emetteva un suono acuto. • Brancolava: camminava ondeggiando. agguantava dei legni. • Ghermirci: catturarci. rincorrerci.

La sera, quando il Ciclope tornò, dovetti soffrire in silenzio lo strazio per la perdita di altri due compagni, così salirono a sei le vittime del mostro. Però, appena li ebbe divorati, io misi in atto il mio piano. Offrii al Ciclope l’ottimo vino che avevo con me: e allo stolto piacque molto, e bevve e bevve finché si ubriacò. L’ubriachezza lo rese generoso, e mi disse: – Dimmi il tuo nome: questo vino che mi hai dato è tanto buono, che voglio farti un regalo ospitale! Rapidamente inventai un feroce scherzo contro quel crudele: – Mi chiamo Nessuno! – risposi. – Nessuno? Che nome! Va bene, Nessuno, il mio regalo è questo: ti mangerò per ultimo. E sghignazzando si stese a terra e si addormentò, ubriaco: era disgustoso da vedere! Ma noi non perdemmo tempo: mettemmo fra le braci un palo appuntito e quando la punta fu infuocata a dovere, quattro compagni lo afferrarono, due di qua e due di là, e io in fondo. Infilammo il palo nell’unico occhio del Ciclope, rotondo, grande come una luna, situato sotto la fronte che pareva un cespuglio di peli. Il palo infuocato strideva nell’occhio, i compagni lo reggevano e io lo giravo, come se stessi trapanando assi e tronchi da navi... Un urlo e un sussulto del mostro ci fecero balzare indietro e fuggire nel fondo dell’antro.

• Vello: pelliccia. corna.

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IL MITO Balzato su, il Ciclope si cavò dall’occhiaia ormai vuota il terribile palo: era cieco. L’avevo punito come meritava per la sua crudeltà contro i miei poveri compagni! Urlava dal dolore il mostro, brancolava, palpava le pareti rocciose in cerca di noi: ma noi eravamo al sicuro. Tentò anche di chiamare aiuto: – Venite, Ciclopi, venite! Nessuno mi uccide! Ma i Ciclopi dissero: – Se nessuno ti uccide, con chi te la pigli? E noi che possiamo farti? Allora, disperato, Polifemo tolse il masso dall’entrata e sedette là, di guardia con le braccia distese, pronto a ghermirci, se mai fossimo passati per uscire. Astuto, il mostro! Ma io più astuto di lui. Noi passammo, e le sue mani non poterono afferrarci, perché trovarono sempre e solo schiene di pecore e di montoni. Infatti io avevo legato i montoni più grossi a tre a tre, e sotto la pancia di quello di mezzo avevo nascosto un compagno. Per me scelsi il montone più grande, il re del gregge: un animale veramente magnifico! Aggrappato al vello della sua pancia e completamente nascosto nel folto di quella calda lana, passai anch’io: e questo fu il bello, che il Ciclope accarezzò il suo bel montone sopra la schiena, e disse: – Oh, se tu potessi, montone mio caro, dirmi dov’è lo straniero maledetto!!! Il Ciclope era forte, ma non aveva intelligenza: noi uomini siamo piccoli e molto deboli al suo confronto, ma l’intelligenza vale ben più della forza bruta. Così fuggimmo, e portammo con noi il maggior numero di gente possibile. A. Calzecchi Onesti, Storia di re Odisseo, Piccoli

DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Il tempo è: determinato. indeterminato. • Il luogo è: definito. indefinito. • L’eroe è: Ulisse. Polifemo. • Ulisse è: il figlio di un dio. un uomo astuto. • L’antagonista è: Ulisse. Polifemo. • Polifemo è: una creatura mostruosa. un animale parlante.

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IL MITO

MANU E IL PESCE Manu tuffò le mani in un grande vaso per lavarsi e sentì che c’era un pesce. Subito lo afferrò e lo trasse fuori. Dibattendosi, il pesce gli disse: – O Manu, salvami e conservami. lo salverò te dal diluvio che spazzerà via tutte le creature. Manu domandò al pesce che cosa dovesse fare per salvarlo. – Conservami in un vaso – disse, – e quando sarò troppo cresciuto mi cambierai il vaso, e poi scaverai una cisterna grande e mi conserverai in quella. Quando sarò troppo grande anche per la cisterna, mi porterai al mare. Manu obbedì. Il pesce crebbe rapidamente divenendo grande e mostruoso. Era giunto il tempo di portarlo al mare. Il pesce parlò e disse: – Fra dieci anni il diluvio verrà. Tu allora segui il mio consiglio! Prepara una barca adatta per te e io ti salverò.

DENTRO IL TESTO egna con una X. S • I l tempo è: determinato. indeterminato. • I l luogo è: fantastico. reale. • Il pesce rappresenta: l’umanità. l’antagonista.

il creatore.

• Manu rappresenta: l’eroe. l’umanità.

il creatore.

• Questo testo è un mito, perché: tutti i personaggi hanno poteri straordinari. racconta eventi fantastici compiuti da eroi e mostri, dèi e semidèi. • Questo mito vuole spiegare:

ome mai la Terra per un lungo periodo fosse c ricoperta da ghiacci. come mai per lungo tempo il livello delle acque fosse aumentato e diminuita l’estensione delle terre.

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IL MITO Manu riuscì a portare il pesce fino al mare. Quando stava per iniziare il decimo anno, Manu cominciò a preparare una barca, grande e robusta. Di lì a poco le acque si gonfiarono, la pioggia cadde e il mondo sembrava divenire liquido. Manu entrò nella barca e questa iniziò a galleggiare. E poiché il mare era straripato, il pesce nuotò fino a lui che stava nella barca. Era enorme, mostruoso, con un gran corno sulla fronte. Manu legò la barca al corno del pesce e, trascinato da lui, risalì fino al nord, dove anche le grandi montagne erano state sommerse. Quando furono vicino alla più grande di esse, che appena affiorava, il pesce disse: – lo ti ho salvato dal diluvio. Quando le acque cominceranno a ritirarsi, tu devi scendere pian piano con loro. E così fece Manu. Quando finalmente toccò la pianura, si accorse che tutti gli esseri erano morti e i pesci erano tornati nel mare, nei laghi e nei fiumi. Manu era il solo uomo rimasto sulla Terra. Mito indiano

DI PAROLA IN PAROLA

Nel testo trovi questa frase: “il mondo sembrava divenire liquido” (era così immerso nell’acqua che sembrava diventato liquido). Ogni volta che incontriamo frasi introdotte da: sembrare, essere simile a..., parere, assomigliare a…, essere come... ci troviamo di fronte a una similitudine. etti in gioco la tua fantasia e crea anche tu delle M similitudini, come nell’esempio. • Il mare sembra una tavola (cioè: il mare è tranquillo, senza onde). • Le nuvole assomigliano a ................................................................ ........................................................................................................................... • Il sole è come ....................................................................................... ........................................................................................................................... • La luna piena è simile a ................................................................... ...........................................................................................................................

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VERSO L’INVALSI

IL RATTO DI PROSERPINA 1

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All’inizio dei tempi sulla Terra splendeva sempre il sole e la dea Cerere seminava e faceva sì che gli alberi fiorissero e dessero frutti. Un giorno Plutone, il Dio dei morti, che regnava sotto terra, scorse Proserpina, figlia di Cerere e se ne innamorò. Decise, quindi, di rapirla, con il consenso di Giove. Al tramonto, Cerere incominciò a chiamare la figlia, finché il dio Sole le rivelò ciò che era accaduto. Per il dolore, Cerere non si curò più della terra e quindi cessò la fertilità dei campi e vennero i tempi della carestia e della morte. Giove, allora, mandò i suoi messaggeri per convincere Cerere, ma lei rispondeva sempre che si sarebbe curata della terra solo se Proserpina fosse tornata. Giove allora inviò Mercurio ad avvisare Proserpina, affinché non toccasse cibo, perché secondo la legge divina colui che mangia anche un solo boccone, mentre si trova nel regno dei morti, non può più ritornare sulla Terra. Ma Mercurio, per quanto veloce, arrivò troppo tardi: Proserpina aveva già assaggiato sei dei dodici chicchi di melograno che Plutone, furbescamente, le aveva messo nella mano. Proserpina gridò allora tutta la sua rabbia e il suo odio verso Plutone per l’inganno subìto. Giove si commosse e decise che Proserpina, avendo mangiato sei chicchi di melograno, avrebbe vissuto nel regno dei morti insieme a Plutone per sei mesi all’anno e i rimanenti sei mesi avrebbe vissuto sulla Terra insieme alla madre Cerere. Da allora l’arrivo della Primavera coincide con l’arrivo di Proserpina sulla Terra, che porta con sé la vita e l’abbondanza e il suo ritorno nel mondo dei morti con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno. www.proserpina.it

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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Il fatto si svolge: A. in una data precisa. B. all’inizio dei tempi. C. alcuni anni fa. D. un secolo fa. 2 Il protagonista è: A. Giove. B. Proserpina.

C. D.

Cerere. Mercurio.

3 L’antagonista è:? A. Giove. B. Proserpina.

C. D.

Nettuno. Mercurio.

4 Chi era Cerere? A. La dea della bellezza. B. La figlia di Giove. C. La dea della Terra. D. La dea della guerra. 5 L a parola “carestia” (riga 12) significa: A. scarsi raccolti della terra. B. diffusione di malattie. C. scarsità di frutta. D. invasione di cavallette. 6 Che cosa scatena la carestia? A. L’ira di Giove. B. I capricci di Proserpina. C. La protesta di Cerere. D. L’ira del dio Sole.

7 P erché Mercurio va nel regno dei morti? A. Per avvisare Proserpina di non toccare cibo. B. Per avvisare Nettuno dell’ira di Giove. C. Per riportare Proserpina da Cerere. D. Perché Cerere vuole discutere con Nettuno. 8 Che cosa succede dopo? A. Nettuno va da Giove a scusarsi. B. Proserpina ha già mangiato sei chicchi di melograno. C. Proserpina non vuole seguire Mercurio. D. Cerere non trova Nettuno. 9 A quale dei “grandi perché” risponde questo mito? A. La causa della stagione delle piogge. B. La causa delle varie carestie. C. L’alternarsi delle stagioni. D. L’immortalità degli dèi. 10 Questo testo è un mito, perché: A. il luogo è precisato. B. i personaggi sono di fantasia. C. i personaggi sono dèi o semidei. D. vi agiscono molti personaggi. 105

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Come si arriva alla conoscenza? FILOSOFIA

SECONDO TE, CIÒ CHE VEDIAMO CORRISPONDE SEMPRE ALLA REALTÀ?

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

I primi filosofi vissero in Grecia 2 600 anni fa. Erano dei pensatori: passavano le loro giornate a studiare il mondo, a cercare il significato delle cose e dell’esistenza. I filosofi cercano sempre la conoscenza per non rimanere nell’ignoranza. Ma che cosa cercano esattamente? Che cosa vuol dire “ignorante”? Qualcuno di sicuro risponderà che “ignorante” è una parola offensiva, una parolaccia che nessuno vuole sentirsi dire; eppure, questa parola non ha niente di offensivo, è semplicemente la condizione di chi “ignora i fatti e la verità”! Per i filosofi l’ignoranza è un importante punto di partenza, perché chi si sente ignorante avverte il bisogno di non esserlo più, di colmare la sua “non conoscenza” andando alla ricerca della verità. Per Platone uscire dall’ignoranza è come uscire da una caverna… Vuoi saperne di più? Vai avanti e leggi questo bellissimo mito, tratto dall’opera di Platone intitolata La Repubblica.

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Il mito... A FUMETTI Il mito della caverna

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

FILOSOFIA

C’era una volta una caverna lunga, stretta e buia. Solo l’entrata era illuminata da una splendida luce. Nel fondo di questa caverna c’erano degli uomini che stavano lì da sempre, fin dalla loro nascita. Non avevano mai visto ciò che c’era fuori dalla caverna, non avevano mai visto il mondo: erano tenuti prigionieri, legati con pesanti catene, e non potevano fare alcun movimento né tanto meno cambiare di posto. Non potendo neanche girare la testa, potevano solo guardare dritto davanti a loro.

GUARDA, IL CAVALLO È PIÙ PICCOLO DELL’UOMO.

SÌ, E I VASI SONO PIÙ GRANDI DI NOI!

Dall’altra parte della caverna c’era un grande fuoco. Tra il fuoco e i prigionieri c’era un muretto dietro il quale camminavano molti uomini in fila indiana. Ciascuno di loro portava un oggetto: statuette di uomini, di alberi, di animali, di case… oggetti diversi sia per forma sia per grandezza. Passando davanti al fuoco, gli oggetti proiettavano la loro ombra sulla parete di fronte ai prigionieri i quali, non potendo girare la testa, credevano che quelle ombre fossero oggetti reali.

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LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

FILOSOFIA

Il mito a fumetti

MA… MA… ALLORA CIÒ CHE HO VISTO FINORA NON ERA LA VERITÀ!

Un bel giorno, uno dei prigionieri riuscì a liberarsi dalle catene e finalmente potè alzarsi e e vedere le statue che proiettavano le ombre. Man mano che si avvicinava all’uscita della caverna, provava un grande dolore agli occhi che, essendo abituati alla penombra, erano accecati dal sole.

NON RIESCO PIÙ A CAPIRE CHE COSA È VERO E CHE COSA NON LO È!

Una volta fuori, l’uomo si rese conto che non era facile, all’improvviso, distinguere la realtà dalle ombre, cioè la verità dalla finzione!

Nonostante si sentisse smarrito e impaurito, l’uomo continuò con grande sforzo a percorrere la strada in salita, verso l’uscita. Pian piano si abituò alla luce e cominciò a distinguere in maniera sempre più chiara, lo straordinario mondo che esisteva fuori dalla caverna e di cui non aveva mai sospettato l’esistenza! ADESSO HO CAPITO QUALI SONO LE COSE REALI!

L’uomo cercò di guardare il cielo ma, ancora una volta, la luce del sole, troppo forte per i suoi occhi abituati al buio, lo costrinse a guardare in basso, dove c’era un laghetto in cui si riflettevano gli alberi, le nuvole e gli uccelli. L’uomo credette, così, che quei riflessi fossero elementi reali…

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Il mito a fumetti

TUTTO QUESTO È MERAVIGLIOSO! COME HO POTUTO VIVERE FINO A ORA SENZA CONOSCERE LA REALTÀ?

Scesa la notte, l’uomo potè finalmente alzare gli occhi verso il cielo, poiché la luce della luna era più delicata di quella del sole… Scoprì così le stelle e ne rimase incantato! Capì allora che la realtà non poteva essere soltanto quella che aveva visto nel laghetto ma reali erano anche tutte le meraviglie di quel cielo infinito! È DAL SOLE CHE VIENE LA VITA!

Infine l’uomo, ormai abituato alla luce, riuscì a guardare direttamente verso il sole e… rimase senza fiato! Non aveva mai visto niente di più bello! A quel punto cominciò a ragionare e a rendersi conto che era il sole a determinare le stagioni e a governare tutta la natura!

Venne l’alba, e con essa la luce tenue del sole, che permise all’uomo di guardare il cielo senza temere il dolore agli occhi. Nel vedere la natura attorno a lui, dimenticò tutte le cose riflesse nell’acqua del laghetto e si meravigliò della bellezza degli alberi reali, degli uccelli reali, delle nuvole reali, dell’orizzonte e del mare e capì che solo quella era la vera realtà!

ANCHE I MIEI AMICI DEVONO SAPERE!

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

FILOSOFIA

ALLORA LE COSE REALI STANNO ANCHE LASSÙ!

Pieno di entusiasmo per aver finalmente compreso la verità, l’uomo tornò nella caverna per raccontare ciò che aveva scoperto ai suoi compagni, ancora prigionieri. Avrebbe tanto voluto liberarli dalle catene, portarli fuori dalla caverna e guidarli finalmente verso la luce e la conoscenza…

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Il mito a fumetti

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

FILOSOFIA

MI CREDERANNO? E SE SI ARRABBIASSERO CON ME PERCHÉ LI FACCIO SENTIRE IGNORANTI? E SE PREFERISSERO NON CONOSCERE MAI LA VERITÀ E CONTINUARE A CREDERE NELLE OMBRE? DOPOTUTTO, A MOLTI LA VERITÀ FA PAURA!

All’improvviso, però, l’uomo fu assalito da un dubbio: e se i suoi compagni non fossero stati affatto felici di conoscere cose nuove? E se non avessero voluto mettere in discussione ciò che già sapevano? Che scelta difficile doveva compiere! QUELLO CHE VEDETE QUI NON È LA VERA REALTÀ!!! VENITE FUORI A CONOSCERE IL MONDO REALE!

VUOI DIRE CHE FINO A ORA ABBIAMO VISSUTO NELLA MENZOGNA? COME TI PERMETTI, ARROGANTE CHE NON SEI ALTRO! VATTENE VIA E NON TORNARE MAI PIÙ!!

L’uomo, infine, decise di scendere nella caverna e di raccontare tutto ciò che aveva visto; i suoi compagni, proprio come aveva temuto, si offesero molto nel sentirsi dire che tutto ciò che conoscevano erano solo delle ombre! Alcuni, addirittura, si arrabbiarono veramente tanto e lo cacciarono via in malo modo, scegliendo di continuare a vivere nell’unica realtà che conoscevano: quella delle ombre.

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Il mito a fumetti

Riassumendo L’UOMO ARRIVA ALLA CONOSCENZA FILOSOFICA PERCORRENDO DIVERSE TAPPE...

La conoscenza è un po’ più co mpleta: si individuano meglio i colori, le dimensioni e il movimento, ma mancano i particolari.

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La conoscenza è sempre approssimativa: si distinguono le forme, ma mancano ancora i suoni, gli odori e i colori.

E DI NOTTE L’UOMO VEDE L’IMMAGIN CON LA LUCE DELLA LUNA E DELLE STELLE più minuziosa: La conoscenza è uare le forme si possono individ i precise reali, le dimension ettagli. e gran parte dei d

SÌÌÌ! FINALMENTE CONOSCO LA VERITÀ!!!

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L’UOMO VEDE GLI OGGETTI ALLA LUCE DEL SOLE

La conoscenza è completa: si individuano le forme re ali, le dimensioni precise e tu tti i dettagli.

L’UOMO GUARDA IL SOLE L’uomo capisce che la luce proviene dal sole e che è grazie a esso che si possono conoscere tutte le cose. La conoscenza, finalmente, diventa verità e dev’essere divulgata.

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LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

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La conoscenza è molto limitata: si intuiscono le forme, ma non si vedono i colori e le reali dimensioni.

L’UOMO VEDE LE STATUE DEGLI OGGETTI

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L’UOMO VEDE L’IMMAGINE DEGLI OGGETTI RIFLESSI NELL’ACQUA

L’UOMO VEDE DEGLI OGGETTI SUL MURO

FILOSOFIA

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A C I V I C E N O I EDUCAZ QUESTIONE DI… DIRITTI Hai ormai capito che vivere a contatto con gli altri comporta sia che i nostri diritti siano rispettati sia rispettare i diritti di chi ci vive accanto.

FILASTROCCA PER UN MONDO DIRITTO Diritto per davvero e non soltanto scritto Diritto di amore al di là di ogni colore Diritto di rispetto e diritto di un tetto Diritto di mangiare e diritto di studiare Diritto di guarire e diritto di giocare Diritto di sapere e diritto di pensare Diritto di crescere e diritto di sbagliare Diritto di famiglia, che io sia figlio o figlia Diritto di difendere i diritti dei bambini e non soltanto dentro i miei confini. Diritto di parlare e non di stare zitto Diritto anche di urlare il mio diritto. Giarratana, www.filastocche.it

PARLIAMONE INSIEME egna con una X. S • “Diritto per davvero e non soltanto scritto” significa che: perché ci si rispetti è sufficiente compilare un elenco di tutti i diritti. non è sufficiente compilare l’elenco dei diritti, è necessario che questi poi vengano anche rispettati. • “Diritto di amore al di là di ogni colore” significa che: tutti hanno il diritto di essere amati di qualunque colore sia la loro pelle. hanno più diritto a essere amate le persone che hanno lo stesso colore della pelle. • “Diritto di famiglia, che io sia figlio o figlia” significa che: i figli maschi hanno maggiori diritti rispetto alle figlie femmine. tutti i figli, che siano maschi oppure femmine, hanno gli stessi diritti.

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Nel nostro mondo, però, si parla di diritti in generale, ma spesso non si parla dei diritti dei bambini. Lo sai che esiste una carta che si chiama “Diritti dei bambini”? E non solo… C’è addirittura la “Giornata dei Diritti dei Bambini” che di solito cade il 20 novembre di ogni anno, perché si ricorda il giorno in cui questa importante Carta è stata approvata e sottoscritta. Nel 1924 la Società delle Nazioni scrisse la Dichiarazione dei diritti del fanciullo in seguito alle terribili conseguenze che la Prima Guerra Mondiale (1915/1918) aveva prodotto specialmente sui bambini. Per mettere a punto la Dichiarazione, la Società delle Nazioni si ispirò alla Carta dei Diritti del Bambino (scritta dalla dama della Croce rossa Eglantyne Jebb, nel 1023). Il 20 Novembre del 1959 la “Dichiarazione dei diritti del fanciullo” fu approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Ecco l’’elenco dei principali diritti dei bam bini:

• Diritto alla vita • Diritto alla salute • Diritto ad avere un nome • Diritto alla sicurezza • Diritto a essere nutrito • Diritto ad avere una casa • Diritto allo studio APPRENDIMENTO COOPERATIVO a. Cercate di spiegare con le vostre parole il significato dei vari diritti elencati dalla Dichiarazione dei diritti del fanciullo. b. Raccontate anche episodi di cui avete sentito parlare o di cui siete stati testimoni in cui i diritti elencati non sono stati rispettati.

• Diritto alla nazionalità • Diritto di essere adottato • Diritto alla libertà d’espressione • Diritto a non essere sfruttato • Diritto all’informazione • Diritto al gioco • Diritto alle pari opportunità

PER SAPERNE DI PIÙ La Società delle Nazioni (SDN) è stata la prima organizzazione fra i governi delle diverse Nazioni, che aveva come scopo quello di accrescere il benessere e la qualità della vita degli uomini.

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A R E T T E L La A volte, quando siamo in vacanza o in viaggio, sentiamo il bisogno di ricordare parenti e amici, anche solo per un saluto, e ricorriamo alla cartolina. Da sempre, quando vogliamo rimanere in contatto con i nostri amici che sono lontani oppure se desideriamo far arrivare una richiesta a qualche funzionario, ricorriamo alla lettera. Ma il tempo tra l’invio della lettera e il ricevimento della risposta a volte ci sembra… interminabile. Oggi, però, la comunicazione è diventata velocissima e grazie a Internet raggiungiamo gli amici in tempo reale con l’e-mail, gli sms, la messaggistica istantanea…

• Luogo e data

Modiberg, 26 marzo

•D estinatario: formula di apertura

Cara Susi,

•C orpo della lettera È la parte destinata al contenuto del messaggio

nella lettera che ti ho scritto ieri, ho dimenticato qualcosa. Andy ha ancora tre dei miei libri. Digli, per piacere, di mandarmeli. Ora leggo molto perché non posso guardare la televisione. Dobbiamo prima far sistemare l’antenna.

• Congedo e saluti

A presto, il tuo amico

• Firma

Paul

•P ost-Scriptum Aggiunge altre informazioni

P.S. Nevica davvero! Posso mettere gli sci davanti alla porta di casa! Questo in città non si può fare! C. Nöstlinger, Cara Susi, caro Paul, Piemme

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Il DIARIO La parola “diario” deriva dal latino “dies” = giorno e significa, infatti, “registro giornaliero”. Il diario è un tipo di testo narrativo di carattere privato, personale, nel quale l’autore annota giorno per giorno gli avvenimenti più importanti della sua vita, le sue esperienze, le sue riflessioni, i suoi sentimenti e i suoi stati d’animo.

•D ata Sono indicati giorno, mese, anno e a volte anche l’ora

13 Aprile 2020

• Introduzione: formula di apertura

Caro diario,

• Corpo del testo • Autore: è il protagonista • Contenuto: fatti reali, stati d’animo, riflessioni • Tempo: determinato • Luogo: reale • Scritto in 1a persona sing. • Scritto ogni giorno • Ordine cronologico • Linguaggio semplice, colloquiale • Uso di abbreviazioni: nn, +, xché • Destinatario: è l’autore stesso

oggi ho fatto la verifica di spagnolo, ho risposto a tutte le domande, ma non ho scritto una parte del corpo, ovvero le sopracciglia, nn mi ricordavo + come si dicevano in spagnolo. La giornata è continuata normalmente, però durante il pomeriggio sono uscito con Nicholas, Janaki, Andrea e Manuel Masi, abbiamo giocato un po’ con il pallone da rugby, poi Manuel ha preso una facciata contro il palo e si è fatto veramente male. Ci siamo spaventati, xché perdeva sangue dal naso, così lo abbiamo riaccompagnato a casa. Però, per fortuna, non è nulla di grave! Poi, per completare in bellezza questa giornata sfortunata, ha iniziato a piovere… La mamma di Nicholas mi ha accompagnato a casa in macchina, altrimenti sarei arrivato a casa tutto da strizzare!!!

•C onclusione Formula di saluto

Adesso ti saluto, ho sonno. Buonanotte.

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LA LETTERA

APPUNTAMENTO AL RIFUGIO DENTRO IL TESTO egna con una X e S completa. • Chi è il mittente? Lesley. Henry.

Caro Henry, partiamo oggi! Papà ha deciso di passare prima un paio di giorni in un grande hotel con piscina calda, terme e TV satellitare Dice che abbiamo bisogno di lusso prima di affrontare la vita spartana del rifugio Papà ha parlato del rifugio con dei conoscenti di lavoro che gli hanno detto che è uno di quei posti dove ci sono un sacco di letti a castello nella stessa stanza Devi dividere la stanza con chi ti capita Ci arriveremo prima noi, così cercherò di prenotare due letti per voi nella nostra stessa camera Sembra anche che si debba cucinare con un fornello comune! Pensa un po’! I nostri genitori avranno modo di conoscersi mentre sbucciano le cipolle! Porterò una candela, così potranno cenare a lume di candela mentre noi due giochiamo a carte Mi porto anche il nostro computer portatile con qualche CD di giochi A prestissimo, Lesley

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• Chi è il destinatario? Lesley. Henry. •Q uali sono le parole di congedo?

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....................................................

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•C he tipo di linguaggio è utilizzato? Formale. Semplice e colloquiale. I ndica con una parentesi colorata il corpo della lettera.

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J. Marriott, Lettere segrete a Lesley, Piemme

SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Si sa quando e da dove scrive il mittente? Sì. No. • Chi arriva prima su al rifugio? Henry. Lesley. • In quanti raggiungono Lesley e suo padre al rifugio? Una persona. Due persone. Tre persone. • Nel rifugio ci sono: stanze a due letti.

stanzoni con tanti letti.

• I letti a castello sono: letti protetti da una copertura. letti posti uno sopra l’altro.

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LA LETTERA

LETTERA AL SINDACO Egregio signor Sindaco, siamo gli alunni della classe IVa C della scuola “De Amicis”. Le scriviamo per segnalarLe un problema che ci riguarda e per chiederLe un intervento che possa risolverlo. La nostra scuola, come Lei sa, si trova lungo la Statale, che, specialmente nelle ore di punta, è percorsa da un traffico intenso. Quando usciamo da scuola diventa un’impresa riuscire ad attraversare la strada. Anche se ci sono gli attraversamenti segnalati dalle strisce, non c’è purtroppo un vigile che controlli la situazione; temiamo che prima o poi succeda un incidente. La nostra proposta è che si installino dei semafori al passaggio pedonale; oppure che si mandi un vigile urbano nella fascia oraria in cui i bambini e i ragazzi entrano ed escono da scuola e hanno bisogno di attraversare la strada. Siamo certi che Lei prenderà a cuore questo problema

DENTRO IL TESTO

Questa è una lettera ufficiale. Osservane le caratteristiche. • Egregio signor Sindaco... Gli alunni non conoscono il Sindaco; inoltre è un’autorità, un personaggio importante. Quando ci si rivolge a persone adulte, con cui non si è in confidenza, si usano le formule: • Gentile signore • Egregio signore Nella lettera trovi anche: “segnalarLe”: il Le (a lei) è con la maiuscola per indicare rispetto, e ci si rivolge al destinatario usando verbi coniugati alla 3a persona singolare. Il linguaggio è accurato e formale.

e che assumerà quanto prima i provvedimenti più opportuni. Distinti saluti. Gli alunni della 4a C M. Della Casa, Scritto e parlato, La Scuola

DA LETTORE A SCRITTORE ul quaderno, scrivi una S lettera al Sindaco della tua città o a una persona importante. Usa un linguaggio formale e parole appropriate.

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LA LETTERA

CONTATTO… IN TEMPO REALE Oggi Luca è triste, perché a scuola hanno parlato dei parenti: in particolare la maestra ha chiesto se avessero cugini coetanei. Luca ne ha più di uno ma... abitano lontano. A casa la mamma gli propone: – I tuoi cugini sono lontani, ma possiamo comunicare con loro, e in particolare con Matteo. Vieni, mandiamogli una e-mail! La mamma accende il computer e si connette a Internet. Luca digita sulla tastiera:

A: matteo.matteo@tam.it Oggetto: Ciao!

Caro Matteo, oggi, parlando di cugini coetanei, ho parlato di te con i miei compagni. Ti ricordi i nostri giochi? Le serate estive in riva al mare? Ti voglio bene. Saluta gli zii anche da parte di mamma e papà. A presto, Luca

IN BREVE ul quaderno, fai S il riassunto completando le frasi. Ricorda di inserire i dialoghi solo con il discorso indiretto. • Una mattina a scuola... • Luca si è rattristato, perché... • Ritornato a casa Luca... • La mamma allora... e invita Luca a... • Luca decide di... • Alla sera Luca riferisce... • Mentre stanno parlando... • Luca allora...

Luca, a cena, racconta al papà “l’operazione e-mail” inviata a Matteo. All’improvviso si sente il suono del cellulare del papà, che esclama: – Luca, c’è un messaggio per te! Sul display Luca legge: TI VOGLIO BENE ANCH’IO. STAREMO ANCORA INSIEME PER UNA ESTATE ALLA GRANDE! MARCO

Luca compone un messaggio di risposta con le lettere sulla tastiera del telefonino e scrive: STAMATTINA ERO TRISTE. ADESSO SONO FELICE! J LUCA

L

Poi compone il numero di telefonino dello zio e invia il suo messaggio.

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IL DIARIO

UNA GIORNATA COME TANTE Venerdì, 10 aprile 2020 Caro diario, oggi, come al solito, mia madre, brontolando, mi ha svegliato alle 7 e un quarto. Sì, lo so, avevo puntato la sveglia alle 7... e aveva suonato. Ma mi sono riaddormentato. Le scuole non dovrebbero aprire la mattina. Dopo qualche mese, specialmente adesso che è primavera, alzarsi presto diventa uno strazio. L Con gli occhi ancora appiccicosi ho bevuto il tè e mangiato un frutto, ho accarezzato il gatto sul divano, ho preparato lo zaino con i libri e i quaderni. Tornato in camera mia, ho ascoltato un po’ di musica: mi dà la carica necessaria per la giornata. Mia madre mi ha accompagnato come sempre a scuola in macchina. Solito traffico. Mia madre guida tranquilla. Mio padre, invece, quando guida nel traffico è sempre nervoso: gli altri vanno troppo piano o troppo forte o sono troppo indisciplinati. Preferisco la calma e prudente guida della mamma. A scuola, le solite facce. Si scherza per darsi un po’ di coraggio. C’è il compito in classe di matematica, con Matteo che fa i riti propiziatori e Luca che fa lo spiritoso. La prof. oggi era un po’ nervosa, ma fortunatamente il compito non era poi così difficile. Le due ultime ore di italiano sono passate piuttosto lisce. La prof. ha spiegato per quasi tutto il tempo, mentre io, per dirla tutta, guardavo fuori dalla finestra. Mi capita spesso di incantarmi, così, senza motivo, e di inseguire i miei pensieri, il profumo dei tigli e il canto degli uccelli. Sono ritornato in me solo quando è suonata la campanella.

DENTRO IL TESTO egna con una X S e rispondi. • Qual è l’intestazione? Caro diario Venerdì, 10 aprile 2020 • Qual è l’introduzione? Caro diario Venerdì, 10 aprile 2020 • C’è la formula di saluto? Sì. No. •A che persona sono coniugati i verbi nel corpo della pagina di diario? .....................................................

• Perché, secondo te? Perché il narratore e il protagonista sono due persone diverse. Perché il narratore e il protagonista sono la stessa persona.

www.interruzioni.com

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IL DIARIO

DIARIO DI UN'INTERROGAZIONE 27 gennaio, ore 21:07 Caro diario, ho paura di dire ai miei genitori che ho preso quattro nell’interrogazione di geografia… Aspetta, ora ti racconto tutta la faccenda dall’inizio. Stamattina, a scuola, la prof. ha annunciato che avrebbe interrogato. Io la guardavo agitatissima, mentre scorreva il dito sull’elenco, finché quel dito si è fermato proprio sul nome di uno sfortunato studente: io. Con il viso ormai del tutto sbiancato e il cuore che mi batteva a mille sono avanzata diretta alla lavagna, la prof. ha subito cominciato con la prima domanda: – Senti… mi vuoi parlare della Spagna? Allora ho provato a parlare, ma non avendo studiato, dalla mia bocca sono usciti solo balbettii incomprensibili. Risultato: un “bellissimo” quattro!!! Sono disperata, non so come dirlo ai miei genitori.

DA LETTORE A SCRITTORE

rendendo queste pagine di P diario come modello, scrivi sul quaderno un episodio in cui hai meritato una punizione. Segui la traccia. • Scrivi la data. • Inizia con “Caro diario”. • Qual è il tuo stato d’animo? • Racconta al diario che cosa è successo oppure che cosa hai combinato. • Qual è stata la reazione degli adulti? • Qual è stata la punizione?

20:39 28 gennaio, ore ale Caro diario, l’hanno presa m n o n i ie m i é h rc c e pe sono proprio feli e. ll ’interrogazion a ro tt a u q l e u q o mancate, ma pe r n so n o n e n io la puniz aLa ramanzina e olto: una settim m ti ia b b a rr a o n si son eg gio. Quelp i devo dire che no rm a d n a a v MP4, ma pote iù seriamente p na senza T V e re e d n re p o v o è che de lo che ho capit pre preparata. m se re e ss e d e la scuola ne per nuocere! ie v le a m il o tt Non tu

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IL DIARIO

LA GUERRA IN UN DIARIO Domenica 5 aprile 1992

Giovedì 7 maggio 1992

Cara Mimmy,

Cara Mimmy,

sto cercando di concentrarmi sui compiti,

ero praticamente sicura che la guerra sa-

ma proprio non ci riesco. In città sta suc-

rebbe finita, e invece... e invece oggi è ca-

cedendo qualcosa.

duta una granata nel parco di fronte a casa

Dalle colline si sentono degli spari, e da

mia, il parco dove giocavo e mi divertivo con

Dobrinja stanno uscendo colonne di gente.

le mie amiche. Ci sono stati molti feriti.

Alla TV si vede la gente radunata davan-

E NINA È MORTA. Non riesco ad accettare

ti al Parlamento della Bosnia Erzegovina.

l'idea che non la rivedrò mai più. Nina, una

La radio continua a trasmettere la stessa

ragazzina di undici anni, vittima innocente

canzone: Sarajevo, amore mio. È tutto mol-

di una stupida guerra. Sono disperata. Con-

to bello, ma continuo ad avere i crampi allo

tinuo a piangere e a domandarmi perché.

stomaco e non riesco più a concentrarmi.

Non aveva fatto niente di male.

Mimmy… ho paura della GUERRA!

Una maledetta guerra ha distrutto la vita di una bambina. Nina, ti ricorderò sempre. Ti voglio bene Mimmy. Z. Filipović, Diario di Zlata, Rizzoli

DA LETTORE A SCRITTORE

PER SAPERNE DI PIÙ Zlata Filipović è nata a Sarajevo e quando, scoppia la guerra che porta alla divisione della Ex Iugoslavia, ha solo 11 anni. Prima della guerra Zlata è una ragazzina come tante altre e, come loro, tiene un diario. Nel 1992, con lo scoppio della guerra, la sua vita cambia radicalmente e Zlata si trova a dover crescere rapidamente.

Quella di cui parla Zlata è una guerra passata, avvenuta quando ancora non eri nato. Oggi, purtroppo, ci sono ancora molte guerre nel mondo. ul quaderno, scrivi una lettera ai “grandi” S della Terra, esortandoli a porre fine a tutte le guerre. Come ti devi rivolgere? Su che cosa vuoi farli riflettere? Vittime innocenti, distruzione di case e di intere città, fuga dalle proprie case… Che cosa ti senti di suggerire?

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VERSO L’INVALSI

saluti da cherbourg Cherbourg, 7 luglio 2020 1

Ciao cugino, finalmente riesco a scriverti! Sono in albergo, a Cherbourg, nella bassa Normandia, una regione della Francia! 5 Il viaggio è andato bene, anche se alla fine… non ne potevo proprio più! E poi Silvy, che soffre l’auto, è anche stata male. Per fortuna ha avvertito prima di vomitare, così ci siamo fermati. Ieri siamo andati a Mont Saint-Michel. Sono rimasto senza parole! Lo sai che è un’isola “tidale”? Cioè non è proprio un’isola... 10 È collegata alla terra con una specie di corridoio sabbioso che, quando c’è l’alta marea scompare e quando c’è la bassa marea riappare! Forte, no?! Tu come stai? Scommetto che starai spaparanzato tutto il giorno in spiaggia… 15 Ciao! Ci vediamo tra pochi giorni. Giovanni P.S. Rispondimi altrimenti non ti scrivo più! Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 “Ciao cugino” (riga 1) è: A. l’intestazione. B. il destinatario. C. i saluti. D. il congedo.

3 Chi è il mittente? A. Il cugino di Giovanni. B. Giovanni. C. Un compagno di scuola. D. Silvy.

2 Dove A. B. C.

4 Questa è una lettera perché: A. si usa per comunicare a distanza. B. serve per scrivere le proprie riflessioni. C. fa ridere. D. narra fatti reali.

si trova il destinatario? In Italia. Al mare. In Normandia, una regione della Francia. D. A Mont Saint-Michel. 122 CheSpasso_Letture_cl4_114_165.indd 122

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caro diario... 9 Settembre 2020 1

Caro diario, la mamma e la nonna sono arrabbiate con me. Mi annoiavo tanto e allora ho preso il pallone che era nascosto nella cassapanca e sono andato in cortile. Nel cortile c’è un’asta che 5 di solito serve per appendere i tappeti. L’ho utilizzata come porta e mi sono allenato con tiri da undici metri. Purtroppo ho tirato una cannonata che è finita contro la finestra della cucina della portinaia. Ma non capisco perché si sia arrabbiata così tanto. La finestra della sua cucina è composta da sei lastre di vetro. Solo una si è rotta. 10 E la mamma sicuramente gliela ripagherà. E non fa neanche così freddo da dire che questa notte, a causa del buco nella in finestra, lei morirà congelata. Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Qual è l’argomento del testo? A. Una giornata divertente. B. Una vittoria strepitosa. C. Una brutta marachella. D. Una grande delusione. 2 L a “cannonata” di cui parla il protagonista (riga 7) è: A. un boato fragoroso. B. uno sparo di rivoltella. C. un tiro di pallone violento. D. un colpo di cannone. 3 Che cosa ha combinato? A. Ha rovinato l’erba di un’aiuola. B. Ha rotto un gioco del fratello. C. È uscito di casa di nascosto. D. Ha rotto il vetro di una finestra. CheSpasso_Letture_cl4_114_165.indd 123

4 Di che cosa si lamenta? A. Che la mamma lo rimproveri. B. Che la portinaia si sia infuriata. C. Che gli vietino di vedere la TV. D. Che il fratello non gli parli più. 5 Il testo è un diario, perché: A. è scritto per se stessi. B. si conclude con la firma. C. il destinatario è lontano. D. è sempre scritto con linguaggio colloquiale

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A I F A R G O I L AUTOB Leggi il testo, osserva le varie parti, segna con una X e completa.

NASCITA DI UNA GRANDE PASSIONE

• Tempo

A due anni e mezzo, non avevo ancora imparato ad andare in bicicletta, ma sapevo già guidare una moto. Era una piccola minicross, che mi aveva regalato il mio babbo.

• Fatti principali • Ordine cronologico • Riflessioni

È stata quella piccola minicross a sviluppare in me il desiderio di gareggiare, di misurarmi con gli altri, anche se ero ancora molto piccolo. Nel Natale del 1989, avevo 10 anni, sono arrivate in Italia le prime minimoto, che erano miniature delle moto da gran premio. Ed è stato... un colpo di fulmine. Me ne feci comprare subito una, con cui ho iniziato a girare su una pista e poi a gareggiare con una certa regolarità. Il periodo delle minimoto è un capitolo bello e importante della mia vita. Non era il mio primo mezzo a motore, avevo già una minicross e andavo già in pista con i kart, ma le gare con le minimoto hanno rappresentato, almeno per me, la scuola per diventare un vero pilota di moto. Sì, è vero, le mie prime gare le ho disputate con il go-kart, ma in quegli anni, alla mia età, si poteva partecipare alle corse solo con il kart. E poi correre con il kart, su quattro ruote, mi faceva sentire importante. Per due anni, così, mi sono diviso tra kart e minimoto. Però, più crescevo, più mi appassionavo alle moto e mi disamoravo del kart.

La scelta che ha dato il via alla vita professinale dell’autore.

Quando ho dovuto scegliere, infatti, ho scelto la moto. È successo nell’inverno del 1992: avevo solo 13 anni. V. Rossi, L’autobiografia, Mondadori

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TITOLO

Il titolo di una autobiografia è di solito solo il nome del protagonista. Ciò che deve “incuriosire” il lettore è il personaggio stesso. In questo caso non è così, perché si tratta di un brano all’interno del libro. • Questo titolo:

crea curiosità.

non crea curiosità.

• Questo è un titolo:

reale.

di fantasia.

INTRODUZIONE

Solitamente presenta il personaggio nella sua infanzia. In questo caso, invece, racconta quando ha avuto inizio e come si è verificato un fatto importante della vita del protagonista. • Il tempo quindi è:

determinato.

indeterminato.

SVILUPPO

Si narrano gli episodi della vita del protagonista. Il narratore è il protagonista stesso. • Quindi, il narratore è:

interno.

• I verbi sono coniugati al tempo:

esterno. presente.

• I verbi utilizzati sono utilizzati alla persona:

passato.

...........................................................

L’esposizione dei fatti avviene in ordine cronologico, con l’inserimento di eventuali flashback, e compaiono anche delle date. • Le date presenti in questa autobiografia sono:

.....................................................

In una autobiografia i luoghi sono reali, perché sono quelli in cui ha vissuto il protagonista. • In questa autobiografia è nominato un luogo specifico?

...................................

Se nel racconto compaiono altri personaggi, sono tutti secondari rispetto al protagonista. • In questa autobiografia viene nominato qualche altro personaggio?

.........

Nell’autobiografia di solito i dialoghi sono quasi inesistenti, ma vi sono molte riflessioni personali. CONCLUSIONE

L’autore riflette sulla propria vita e sulle scelte importanti che ha compiuto. In questo caso il narratore rivela la nascita della sua passione: la moto. È stata una scelta così importante che ha influito su tutta la sua vita, tanto è vero che il protagonista ricorda la data precisa e l’età che aveva.

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L'AUTOBIOGRAFIA

CHE BEI RICORDI! DENTRO IL TESTO

Autobiografia è una parola formata da tre parti: auto = se stesso bio = vita grafia = scrittura cioè scrittura della propria vita. egna con una X. S • L’autobiografia parla di: una sola estate tante estati. • Il luogo è: reale. fantastico. • I fatti sono narrati: in ordine casuale. in ordine cronologico. • Il narratore è: la mamma. uno dei fratelli. • Ci

sono sequenze: narrative. dialogiche. descrittive. riflessive.

L’isola di Tjorn, che si trova davanti alla costa orientale della Svezia, era la meta delle vacanze di tutte le estati. Eravamo accompagnati dalla mamma. La mattina, dopo colazione, prendevamo i costumi da bagno e tutti e dieci ci stipavamo nella barca. Mia madre e il mio fratellastro erano due eccellenti rematori. I due non s’interrompevano una sola volta durante tutto il tragitto, che durava quaranta minuti. Noialtri sedevamo immergendo le dita nell’acqua, cercando di avvistare le meduse. Filavamo attraverso gli stretti canali tra le isole rocciose, dirigendoci sempre verso una stretta lingua di sabbia su un’isoletta lontana. Tutti i giorni, regolarmente, per alcune estati. Ci passavamo tre o quattro ore pasticciando nell’acqua e nelle pozze che si formavano negli incavi delle rocce. Qualche anno più tardi, quando tutti fummo un po’ più grandi e avevamo imparato a nuotare, acquistammo una barca a motore. Ogni tanto, quando eravamo al largo, il mare si faceva tempestoso, così ci arrampicavamo sulle sponde della nostra barchetta che filava tra montagne di onde coronate di spuma, fradici fino all’osso, mentre mia madre reggeva il timone. Quelli, sì, erano bei tempi! R. Dahl, Boy, Salani

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L'AUTOBIOGRAFIA

PROMOSSO "MONTANARO” Fin da bambino, quasi ogni giorno da giugno a settembre, con uno di casa e con carro e cavallo, andavo per tutte le malghe dell’altopiano a rifornirle di farina, sale, olio e altri generi, e a raccogliere la produzione settimanale di burro, che poi i miei genitori commerciavano con le città di pianura. Questi miei viaggi attraverso boschi e montagne duravano da prima dell’alba fino al tramonto. Sulla porta trovavamo sempre ad aspettarci il casaro, che lassù era il re. Il casaro, i mandriani, i garzoni mi facevano gran festa, perché era mia cura conservare per loro i giornali e i settimanali che passavano per casa e che poi dividevo equamente tra le malghe. Mentre mio padre pesava il burro con il casaro o trattava gli affari, dopo aver mangiato una fetta di polenta e formaggio, correvo sui pascoli a vedere le vitelle o a far galoppare i cavalli che in qualche malga venivano tenuti come si vede nei film western. Nei pomeriggi assistevo alla mungitura e bevevo quanto latte volevo. Senza volerlo, appresi molte cose da questa scuola naturale. E altre cose imparai da ragazzo, girando per le malghe delle mie montagne; come ad esempio che le vipere non sono cattive ma utili, perché mangiano i topi, e che i tori in libertà sono innocui al pari degli altri animali. Con i nomi dei casari e dei mandriani imparai quelli dei boschi, dei pascoli, delle sorgenti, a distinguere le varie razze di vacche e di cavalli. Un giorno mi fecero l’esame: mio padre, un casaro, un amico di mio padre e due vaccari. Mi condussero sopra un monte da dove si dominava tutt’intorno e mi interrogarono. Mi promossero “montanaro” e mi diedero un piccolo premio in denaro con il quale, il giorno della fiera, mi comperai un libro di Giulio Verne: I figli del capitano Grant. M. Rigoni Stern, Uomini, boschi e api, Einaudi

DI PAROLA IN PAROLA ul quaderno, completa il campo semantico della montagna utilizzando S le parole che trovi nell’autobiografia, poi aggiungine altre tu. Per iniziare, utilizza lo schema dato.

MONTAGNA

fauna

flora

elementi

edifici

attività

prodotti

vacche

pini

valle

malghe

casaro

latte

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L'AUTOBIOGRAFIA

CHARLIE CHAPLIN PER SAPERNE DI PIÙ Charlie Chaplin fu un celebre attore e regista cinematografico. È famoso per aver creato il personaggio di Charlot, l’omino con baffetti e bombetta.

DI PAROLA IN PAROLA enendo conto del contesto, T segna con una X il significato esatto. • Facevo una capatina: inviavo una cartolina. facevo una breve visita. • Vesti inappuntabili: abiti pieni di macchie. abiti perfetti, senza difetti. • Tomaie: suola delle scarpe. parte superiore della scarpa.

Avevo fatto lo strillone, il tipografo, il fabbricante di giocattoli, il soffiatore di vetro, l’usciere ecc., ma non avevo mai perso di vista il mio vero scopo, che era di diventare attore. Così, tra un impiego e l’altro, mi davo una lucidata alle scarpe, una spazzolata al vestito, mettevo un colletto pulito e facevo una capatina all’agenzia teatrale Blackmore in Bedford Street. La prima volta che vi entrai, l’anticamera era piena zeppa di attori, dalle vesti inappuntabili, che stavano in piedi qua e là conversando tra loro. Con trepidazione mi fermai in uno degli angoli più lontani, paralizzato dalla timidezza e cercando di nascondere il mio abito logoro e le scarpe dalle tomaie leggermente bitorzolute. Dall’ufficio interno usciva a tratti un giovane impiegato, che come un mietitore falciava gli attori con un: – Niente per lei... né per lei... né per lei... Cosicché l’anticamera si vuotò come una chiesa dopo la funzione, finché rimasi solo io. Quando l’impiegato mi vide, mi chiese, fermandosi davanti a me: – E tu, che cosa vuoi? – Avete parti di ragazzi? – balbettai. – Sei stato registrato? Scossi il capo. Con mia sorpresa egli m’introdusse nell’ufficio attiguo, dove mi prese nome, indirizzo e tutti i dati necessari, dicendo che se ci fosse stato qualcosa in vista me lo avrebbe fatto sapere. Un mese dopo ricevetti una cartolina che diceva: – Vuol essere tanto gentile da passare dall’agenzia Blackmore?

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Con il mio vestito nuovo fui introdotto alla presenza del signor Blackmore in persona, che avevo immaginato severo e onnipotente, e che invece fu di un’estrema gentilezza e mi diede un biglietto da consegnare al signor Hamilton, negli uffici di Charles Frohman. Il signor Hamilton lesse il biglietto e rimase divertito e sorpreso al vedere com’ero piccolo. Naturalmente mentii sulla mia età, dicendogli che avevo quattordici anni: ne avevo dodici appena compiuti. Egli mi spiegò che avrei dovuto fare la parte di Billie, il paggio di Sherlock Holmes, per una tournée di quaranta settimane che doveva iniziare in autunno. – Nel frattempo – disse il signor Hamilton, – c’è una parte di ragazzo eccezionalmente buona in una nuova commedia. La paga era di due sterline e mezza alla settimana, la stessa che avrei preso per Sherlock Holmes. Benché la somma mi sembrasse una fortuna piovuta dal cielo, non battei ciglio. – Devo consultare mio fratello sulle condizioni – dissi solennemente. Il signor Hamilton rise e parve immensamente divertito, poi convocò nel suo ufficio tutti i collaboratori affinché mi dessero un’occhiata. – Ecco il nostro Billie! Che ve ne pare? – disse. Rimasero tutti soddisfatti e mi bombardarono di sorrisi raggianti. Che diamine era successo? Sembrava che il mondo fosse cambiato all’improvviso, che mi avesse stretto in un abbraccio affettuoso e mi avessero adottato. Andai a casa in autobus, stordito dalla felicità, e solo allora cominciai a rendermi pienamente conto di ciò che mi era appena successo. Mi ero improvvisamente lasciato alle spalle una vita di stenti, e stavo per entrare in quel sogno tanto agognato. Avrei fatto l’attore!

DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Chaplin è: l’autore, il narratore e il protagonista. solo il narratore. • Infatti, il testo è scritto: in 1a persona singolare. in 3a persona singolare. • Il tempo dei verbi è: presente. passato. • I fatti sono narrati: in disordine. in ordine cronologico.

C. Chaplin, La mia autobiografia, Mondadori

C LIL Hello! My name is Charlot and I am famous for my moustache and my hat.

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L'AUTOBIOGRAFIA

UN PROGRAMMA PER IL COMPUTER All’età di tredici anni scrissi il mio primo programma per il computer. Serviva per giocare a tris. Il computer che usavo era grosso, ingombrante, lento, non aveva schermo. L’idea di concedere ai ragazzi della scuola l’opportunità di giocare liberamente con il computer era venuta al comitato delle mamme, che aveva fatto installare un terminale per consentire agli allievi di servirsene in alcune ore. Era un’iniziativa lungimirante per la nostra scuola della fine degli anni Sessanta e per questo sarò sempre loro grato. Per giocare, battevamo le mosse su una tastiera tipo macchina per scrivere, e poi ce ne stavamo seduti ad aspettare finché il risultato compariva, sferragliando, sulla striscia che usciva da una rumorosa stampante. A quel punto correvamo a guardare per sapere chi avesse vinto o per decidere le mosse seguenti. Una partita di tris, che usando carta e penna sarebbe durata trenta secondi, poteva impegnarci per gran parte dell’intervallo del pranzo. Ma che importava? Una buona dose di divertimento era dovuta al fatto che lì c’era una macchina enorme, costosa, “adulta”, e che noi ragazzini potevamo tenerla sotto controllo. B. Gates, La strada che porta a domani, A. Mondadori

DENTRO IL TESTO egna con X le affermazioni esatte. S • Questo testo è una autobiografia, perché: è scritto al passato. è scritto in prima persona. è il racconto di un gioco. il tempo è indeterminato. l’autore è il protagonista.

DI PAROLA IN PAROLA Segna con una X il significato esatto. • Lungimirante: che sa prendere la mira da lontano. che vede avanti, che immagina il futuro. • Sferragliando: producendo rumori assordanti di ferraglie. lavorando velocemente a maglia.

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L'AUTOBIOGRAFIA

ALLA TUA ETÀ Quando avevo la tua età ero una bambina timidissima e impacciata che non sapeva dove mettere le mani e il naso. Avevo paura di tutto e di tutti e mi rintanavo negli angoli per non farmi vedere. Non so se sai cosa sia la timidezza; mi sembra che i bambini di oggi siano molto più sicuri di se stessi. Io certo ancora oggi soffro di una certa timidezza che è il ricordo di quell’altra, molto più lontana. Alla tua età non riuscivo a entrare in un negozio con disinvoltura; cominciavo subito a balbettare con il commesso e quello si faceva l’idea che fossi una poveretta. Allora prendevo il coraggio a due mani e, per mostrare che non ero del tutto sprovveduta, compravo la prima cosa che mi capitava. Così, spesso tornavo a casa con borse piene di oggetti inutili. La mia passione erano i libri. Leggendo, dimenticavo il mio forte sentimento di inadeguatezza. Sai che cosa vuol dire inadeguatezza? Ti è mai capitato di sentirti fuori posto, fuori tempo, fuori parte? Come se stessi lì nel luogo in cui sei senza permesso, senza ragione, senza libertà. Allora ti guardi i piedi e pensi: speriamo che non mi notino, perché se mi vedono mi cacciano.

SE LEGGO, CAPISCO egna con una X. S • Com’era da piccola l’autrice? Timida e impacciata. Disinvolta e spavalda. • C he cosa non riusciva a fare?

sprimere il proprio E parere. Entrare in un negozio senza balbettare.

• Q ual era la sua passione? Fare spese. Leggere libri.

D. Maraini, Quando avevo la tua età, Bompiani

DI PAROLA IN PAROLA egna con X i modi dire che S corrispondono a ciò che afferma la protagonista del racconto. “Avevo un forte senso di inadeguatezza”.

Mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Avevo un cuore da leone. Prendevo lucciole per lanterne. Avevo paura della mia ombra. Ero un vaso di coccio tra vasi di ferro.

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L'AUTOBIOGRAFIA

I 47 MINUTI DI MICHAEL COLLINS Sono stato uno dei pochi americani a non seguire la diretta dell’allunaggio, ma ero un assente più che mai giustificato: in quel momento io mi trovavo nel Columbia, sopra al lato nascosto della Luna, tagliato fuori dalle comunicazioni radio con la Terra, l’Eagle (l’Aquila) e i miei compagni di viaggio dell’Apollo 11. In questi 50 anni molte volte mi è stato chiesto, se non avessi percepito una sconfinata solitudine, in quei 47 minuti, in cui il nostro satellite si trovava tra la mia navicella e il resto dell’umanità. Io non ho avvertito nessun tipo di solitudine. È vero: il comando di missione non mi parlava più e, per 40 minuti o poco più sono rimasto completamente solo dietro alla Luna, ma ero nella mia piccola, confortevole “casetta”. Il Columbia era gradevole, sicuro, spazioso. Avevo caffè caldo, la musica se la volevo e un bel panorama fuori dall’oblò. Rappresentavo un terzo di un’impresa inusuale, ma per me era una situazione di ordinaria amministrazione. Piuttosto, a cinquant’anni da quel giorno, non smetto di sorprendermi di come i vari tasselli della missione finirono per combaciare. Se qualcosa fosse andato storto con la risalita dell’Eagle, Armstrong e Aldrin sarebbero rimasti intrappolati in una strana orbita lunare, e a me sarebbe toccato il compito di tentare di recuperarli.

SE LEGGO, CAPISCO egna con una X. S • Quanto tempo Collins è rimasto da solo nello spazio? Più di un’ora. Meno di un’ora.

• Si è sentito solo durante quei minuti? Sì, perché non vedeva e non sentiva nessuno. No, perché si trovava bene nel Columbia, la navicella spaziale.

• C ome mai fu l’unico a non seguire la trasmissione dell’allunaggio? Perché non aveva la televisione. Perché si trovava sul lato nascosto della Luna.

• Che cosa lo preoccupava di più? Riuscire a recuperare al momento opportuno i suoi due compagni. Ricordarsi tutte le manovre da fare per tornare sulla Terra.

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Avevo a disposizione 18 diverse manovre di emergenza, studiate in base alla posizione del LEM. Ma alcune erano così complesse che non erano mai state provate. Se avessi fallito, sarei tornato a casa da solo, e loro lo sapevano: non ci fu bisogno di discuterne. Certo non sarebbe stato un viaggio facile. Poi, tutto filò liscio, la prima cosa a cui pensai, come pilota collaudatore, fu: – Per fortuna nulla è andato storto! Il viaggio verso la Luna e ritorno era come una lunga e fragile collana di margherite: bastava un niente per spezzarla e l’intera avventura sarebbe fallita. Mi ricordo il momento in cui avvenne il ricongiungimento con i miei compagni di missione in orbita, non fu un incontro sensazionale, pensai soltanto: – Ma come sono sporchi! – Dalle ginocchia in giù, le loro tute bianche erano impastate di polvere lunare e ho solo pensato: – Adesso mi tocca ripulire tutto! Elisabetta Intini, www.focus.it

PER SAPERNE DI PIÙ Michael Collins fu uno dei tre astronauti dell’Apollo11 che il 20/21 luglio 1969 atterrò sulla Luna. Questo eccezionale astronauta è rimasto un po’ nell’ombra rispetto alla fama dei suoi colleghi Armstong e Aldrin che invece misero piede sulla Luna. Eppure il suo ruolo fu determinate per la riuscita dell’operazione e il ritorno a casa.

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VERSO L’INVALSI

RICORDI DI SCUOLA 1

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L’aula del professore di musica era al piano terra. Il professore suonava bene il piano, spiegava anche bene, ma io ero una frana: non riuscivo a solfeggiare, e per salvarmi scrivevo sotto le note il loro nome. Quando provava il canto, anche se ero confuso nel gruppo e cantavo piano, alzava subito lo sguardo su di me, e mi mandava al posto perché stonavo. Questo mi faceva sentire umiliato, emarginato. Un giorno, in soffitta, trovai in un vecchio cassettone uno strumento musicale: un mandolino. Lo osservai ammirando la bella forma, i motivi ornamentali a incastro, la leggerezza, la meccanica. Mio padre lo fece mettere a posto da un suonatore di chitarra e violino che abitava vicino a noi. Un mio compagno mi disegnò la tastiera su un foglio e mise il nome delle note sui tasti da premere. Le note che non sapevo ricordare e solfeggiare in astratto ora erano una cosa concreta, un tasto da premere con il dito, una corda accorciata che, vibrata, mi dava il suono, la sua voce. Provai e riprovai e scoprii da solo le note di tutte le corde. Incominciai così a suonare i brevi esercizi dei solfeggi e scoprii che era facile e bello. A poco a poco da quello strumento uscirono le voci dei miei sentimenti. E il solfeggio diventò una cosa da ridere. E se cantavo le note, la voce si educava a poco a poco, sentivo io le stonature e mi correggevo. Il mandolino, e più tardi la mandola, (un suono più dolce) diventarono i miei strumenti: con alcuni amici suonai in una orchestrina, ma soprattutto mi servirono poi a scuola per educare le voci dei bambini al canto, a sostenerle nei canoni a più voci. C.I. Salviati, Mario Lodi maestro, Giunti

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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Dal titolo capisco che il fatto: A. è appena avvenuto. B. è accaduto qualche giorno fa. C. è accaduto molto tempo fa. D. forse accadrà tra non molto. 2 Il racconto è scritto: A. in prima persona plurale. B. in terza persona singolare. C. in prima persona singolare. D. in terza persona plurale. 3 Perciò: A. il narratore non c’è. B. il narratore è esterno. C. il narratore è interno. D. i narratori sono più di uno. 4 Un testo con queste caratteristiche è: A. un racconto realistico. B. un’autobiografia. C. una pagina di diario. D. una descrizione. 5 Chi racconta ricorda: A. la severità dei professori. B. il suo compagno di banco. C. le difficoltà nel solfeggiare. D. i brutti voti in italiano. 6 C he cosa significa “ero una frana” (riga 2)? A. Ero indisciplinato. B. Ero un pasticcione. C. Cadevo spesso. D. Avevo paura.

7 I n che cosa consiste “solfeggiare” (riga 3)? A. Cantare le note. B. Respirare a ritmo. C. Tenere il tempo. D. Cantare in coro. 8 C he cosa succede quando trova un mandolino? A. Lo appende in camera sua. B. Lo porta a scuola. C. Impara le note per poterlo suonare. D. Lo regala a un suo amico. 9 C he cosa significa “uscirono le voci dei miei sentimenti” (righe 21-22)? A. Imparai a parlare di me. B. Esprimevo i miei stati d’animo. C. Imparai a non stonare. D. Feci amicizia con i compagni. 10 Q ual è l’informazione implicita sul protagonista del racconto? A. Era stonato. B. Ha trovato un mandolino. C. È diventato un insegnante. D. Aveva grande forza di volontà. 11 Nel testo sono assenti: A. le sequenze narrative. B. le sequenze descrittive. C. le sequenze dialogiche. D. le sequenze riflessive. 135

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SAPER ASCOLTARE LE TRE PIUME C’era una volta un re che aveva tre figli: due erano furbi e giudiziosi, ma il terzo parlava poco, era ingenuo e lo chiamavano il Grullo. Quando il re diventò vecchio, non sapendo quale dei figli dovesse succedergli nel regno, disse loro: – Erediterà il regno chi mi porterà l’anello più bello. Poi li condusse davanti al castello, con un soffio spinse in aria tre piume e spiegò: – Dovete seguire il loro volo. Una piuma volò verso oriente, un’altra verso occidente, ma la terza ben presto ricadde a terra. Così un fratello andò a destra, l’altro a sinistra, mentre il Grullo dovette fermarsi lì, dov’era caduta la terza piuma. Se ne stava tutto malinconico, quando si accorse che accanto alla piuma c’era una botola: alzò la ribalta, trovò una scala e scese. Quando fu all’interno si trovò di fronte a una porta, bussò e quando si aprì si trovò davanti alla Regina Rospo, che gli chiese che cosa cercasse. Il Grullo le disse che gli occorreva l’anello più bello. La Regina si fece subito portare una grande scatola da cui estrasse un anello: era un bellissimo anello di splendide gemme, e glielo diede. Il Grullo ringraziò e se ne andò. Intanto i due fratelli maggiori, pensando che il grullo non avrebbe trovato nulla, presero il primo anello che capitò loro tra le mani e lo portarono al re. Ma quando il Grullo mostrò il suo anello d’oro, il padre disse: – Il regno spetta a lui. I due maggiori non volevano darsi pace e tormentarono il re finché egli pose una seconda condizione, dicendo che avrebbe avuto il regno chi avrebbe portato a casa la donna più bella. Con un soffio spinse di nuovo in aria le piume, che volarono come la volta precedente. Il Grullo si trovò di nuovo davanti alla botola, così scese e si presentò alla Regina Rospo dicendo: – Devo portare a casa la donna più bella. – Caspita! – disse la regina, – la donna più bella! Non è a portata di mano, ma l’avrai. Gli diede una carota svuotata a cui erano attaccati sei sorcetti. – Che me ne faccio? – disse malinconicamente il Grullo. La regina rispose: – Non hai che da metterci dentro una delle mie rospine. Egli ne prese una a casaccio e la mise nella carota gialla; ma appena là dentro, la bestiola diventò una bellissima damina, la carota diventò un cocchio, e i sei sorcetti, sei cavalli. Egli la baciò e coi cavalli partì di gran carriera e la portò al re. Poi giunsero i fratelli, che non si erano dati la pena di cercare una bella donna, ma avevano condotto con sé le prime contadine che avevano trovato. Al vederle, il re disse: – Dopo la mia morte, il regno spetta al minore. Così il Grullo ebbe la corona e regnò a lungo con grande saggezza. J. e W. Grimm, Fiabe, Einaudi

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{ Dopo aver ascoltato la lettura dall’insegnante o sul CD-Audio, segna con una X. 1

In quale tempo si svolge la storia? In un tempo determinato. In un tempo indeterminato.

3

Chi è il vero protagonista? Il Grullo. Il re. I due fratelli.

5 Che ruolo ha la Regina Rospo? È l’antagonista. È l’aiutante. È la protagonista.

2 Come sono i fatti narrati? Reali o verosimili. Fantastici.

4 È presente l’antagonista? Sì, sono i due fratelli. Sì, è il re. No, non è presente.

6 Che cosa deve decidere il re?

A quale figlio lasciare il regno. Quale figlio deve sposarsi. Quale figlio è il più intelligente.

7 Quali compiti affida il re ai figli?

Portargli l’anello e la donna più belli. Recuperare un anello magico. Visitare il regno in breve tempo.

8 Perché il re soffia in aria tre piume? Come augurio. Per un’usanza dei suoi antenati. Per indicare a ognuno la direzione da seguire.

9 Come si conclude la storia?

Il re affida il regno ai due fratelli. Il re non sa a chi affidare il regno. Il re affida il regno al Grullo, che diventa un re molto saggio.

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IL TESTO

O V I T A M R INFO

eggi il testo, osserva le varie L parti e segna con una X.

ARCTIUM LAPPA

RIPRODUZIONE • Impollinazione: avviene tramite insetti. • Riproduzione: la fecondazione avviene tramite l’impollinazione dei fiori. • Dispersione: i semi, cadendo a terra, sono dispersi soprattutto da insetti, come le formiche.

Capoverso Paragrafo

MORFOLOGIA • Radici: la radice principale è a fittone, con un grosso corpo cilindrico legnoso che scende verticalmente dal fusto della pianta, in modo da assicurarne la stabilità. • Fusto: eretto, ramificato e spesso arrossato. • Foglie: bordo dentato e ondulato, di forma ovale o cuoriforme. Sono lisce nella parte superiore, biancastre e ragnatelose nella faccia inferiore, ruvide al tatto. • Fiori: hanno una forma tubolare e sono ermafroditi, cioè contengono organi sessuali sia maschili sia femminili. Il calice e la corolla sono composti da cinque elementi. La corolla ha una forma cilindrica, il colore è violetto. • Frutti: il frutto è secco e non si apre a maturazione; termina con un’appendice piumosa.

Paragrafo

FAMIGLIA: asteraceae L’arctium lappa, nota comunemente come lappola è una pianta erbacea conosciuta fin dall’antichità. Si hanno notizie di antica data della sua coltivazione come ortaggio e pianta medicinale.

Lessico specifico

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TITOLO

Nei testi informativi il titolo indica l’argomento che si vuole trattare. In questo caso il testo è scientifico, e quindi riporta esattamente il nome specifico della pianta presa in considerazione. • Quindi questo titolo:

fornisce particolari. indica l’argomento generale.

INTRODUZIONE

Presenta ciò di cui si vuole parlare e cambia con il variare del tipo di informazione che vuole dare: storica, geografica, scientifica, matematica...

SVILUPPO

Il testo informativo presenta una struttura diversa rispetto al testo narrativo. L’autore entra subito in argomento e la sua trattazione è di tipo oggettivo: non introduce, cioè, alcun commento personale. L’esposizione deve essere chiara e quindi, per facilitare la comprensione, è divisa in paragrafi e capoversi. Il lessico è molto preciso e fa uso di termini specifici. I paragrafi sono introdotti da un titolo. • I paragrafi in questo testo sono:

due.

tre.

quattro.

I capoversi sono ciascuna delle suddivisioni del paragrafo e sono segnalati da un punto o da un rientro. • Nel paragrafo “morfologia” i capoversi sono: quattro. cinque. sei. sette.

La struttura è organizzata secondo un: ordine cronologico: nei testi di storia; o rdine logico (dal generale al particolare): nei testi di geografia o scienze; o rdine causale: caratterizzato dall’uso di connettivi (quindi, perciò, per questa ragione...), si usa quando si spiega un esperimento o si vuole dimostrare una tesi. Le informazioni possono anche essere in forma di elenco, ad esempio gli orari ferroviari. • In questo testo l’ordine è: cronologico. logico.

causale.

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IL TESTO INFORMATIVO

C'È CODA E CODA DENTRO IL TESTO Segna con una X. •Q uesto è un testo informativo perché: narra fatti accaduti nella realtà. racconta le esperienze dell’autore. elenca le funzioni della coda. • I verbi sono al tempo: presente. passato. • Il testo è composto da: un paragrafo. due paragrafi e più capoversi. un’unica narrazione. • I l lessico utilizzato appartiene: al lessico specifico delle scienze. al lessico comune. al lessico colloquiale.

Che la coda alle lucertole si stacchi con facilità, se appena si tenta di prenderle, è cosa nota. Ma lo sapete che un trucco del genere sanno farlo anche una quindicina di specie di roditori? Io ne conosco uno, il topolino delle case egiziane, che è bene non cercare mai di prendere in mano, figurarsi poi per la coda. Dopo un po’ si avrebbe un allevamento di scodati! Perché la coda di questo topolino, come quella delle lucertole, è strutturata in modo da staccarsi facilmente e ciò, probabilmente, salva la vita a non pochi esemplari, che lasciano così con un palmo di naso, anzi di coda, i predatori. Ma quante sono le funzioni della coda? Molte, e certo alcune stravaganti. Proverò a metterne un po’ in fila, così a memoria. • La coda del canguro fa da appoggio, è una terza gamba. • L’ornitorinco usa la sua piatta coda per accatastare la terra con cui chiude la tana; l’adopera anche, ripiegandosela sotto la pancia, per trasportare vegetali con cui si fabbrica il nido. • Per gli scoiattoli volanti la coda è un timone. • Il cavallo, con la coda, scaccia le mosche. • Per il castoro la coda è un deposito di grasso. • La volpe si avvolge nella coda per ripararsi dal freddo. • Le coppiette di scimmie Callicebus non si tengono per mano, ma per coda. Lunghissime code attorcigliate, come una treccia. • Poi c’è anche l’ippopotamo, che muove la sua corta coda come fosse una ruota, o meglio un ventilatore, disseminando così le feci sul territorio di sua proprietà. D. Mainardi, Lo zoo aperto, Rizzoli

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IL TESTO INFORMATIVO

COMUNICARE CON GLI ODORI Molti animali, specialmente i mammiferi e gli insetti, usano gli odori per comunicare: lasciano tracce per indicare tragitti, confini, e altri messaggi un po’ dovunque. Per questo scopo sono provvisti di ghiandole speciali, poste in varie parti del corpo. Se potessimo tradurre in segni visivi questi segnali, vedremmo frecce direzionali, segnali di allarme, divieti di transito e perfino quadri. La tupaia, un piccolissimo mammifero, se viene chiusa in un ambiente estraneo come una gabbia o una stanza vuota, si mette subito a marcare con i suoi segnali odorosi il pavimento, le pareti, gli oggetti, e solo quando si sente circondata da questi suoi segnali si mette tranquilla. Si rilassa perché “si sente a casa sua”. Fa, insomma, un po’ come facciamo noi, quando occupiamo una stanza nuova. Subito ci affrettiamo a riempirla di poster, di quadri, di foto... A molti animali l’odore serve come a noi serve la vista. Vi sono le frecce segnaletiche: la femmina del loris, per esempio, lascia una traccia odorosa, marcando con scrupolo i rami su cui transita, e così i maschi possono trovarla facilmente. Fa, insomma, come Pollicino con i suoi sassi. Vi sono anche le minacce, come gli odori che il criceto lascia per spaventare chi li sente, usando le ghiandole che ha sui fianchi. D. Mainardi, Lo zoo aperto, Rizzoli

LINK a…

SCIENZE

Il loris è un mammifero notturno. Ha il muso corto e appuntito e due enormi occhi circondati da una mascherina marrone. Si nutre di insetti, piccoli vertebrati, ma anche di vegetali.

C LIL

Hello! I am a Loris and I love darkness.

SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Che tipo di informazione fornisce la frase evidenziata? Un’informazione generale. Un’informazione precisa e ricca di esempi. • Qual è l’affermazione che l’autore vuole dimostrare? Esistono molte specie di animali ancora sconosciute. Alcuni animali comunicano attraverso gli odori. • In che modo viene sostenuta l’argomentazione? Attraverso spiegazioni scientifiche. Attraverso vari esempi. • Che ordine logico segue la struttura del testo? Dal generale al particolare. Dal particolare al generale.

TUPAIA 141

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IL TESTO INFORMATIVO

LA NASCITA DELLA SCRITTURA I Sumeri furono i primi a introdurre la scrittura, comparsa per la prima volta nella storia nella città di Uruk.

DENTRO IL TESTO

La frase evidenziata è il sommario, che introduce l’argomento. er ogni paragrafo, scrivi P il titolo adatto, scegliendo tra quelli dati.

• • • •

Gli ideogrammi Le prime scuole La scrittura cuneiforme La risposta a una necessità

.........................................................................................................................................

Per le loro attività di commercianti, i Sumeri avevano bisogno di conoscere sempre la quantità, la provenienza, la destinazione delle merci e il ricavato della loro vendita. Iniziarono così, verso il 3 000 a.C., a scrivere su tavolette d’argilla, che venivano poi cotte per poter essere conservate, disegnando il prodotto che si voleva registrare, accompagnato da un certo numero di tacche che indicavano la quantità. I segni di questo tipo di scrittura si chiamano pittogrammi. .........................................................................................................................................

DI PAROLA IN PAROLA egna con una X i sinonimi S di “scrivere”.

Stendere. Elaborare. Imitare. Redigere.

Eseguire. Ricalcare. Compilare. Stilare.

ompleta utilizzando uno C dei sinonimi dell’esercizio precedente.

un documento. ...................................... un modulo. ........................................... un tema. ..............................

Più tardi, si pensò di assegnare a ogni pittogramma più significati, per esprimere altri concetti: per esempio, il segno della spiga di grano significava anche “mangiare” e “fame”, il piede anche “correre” e “andare”. In breve, i segni della scrittura acquistarono un significato, conosciuto da chi sapeva leggere e scrivere, senza necessariamente assomigliare agli oggetti rappresentati. I pittogrammi erano diventati ideogrammi. .........................................................................................................................................

Con il procedere del tempo, i Sumeri idearono una tecnica di scrittura più rapida, detta cuneiforme, perché lo stilo, il bastoncino appuntito dello scriba, lasciava nella tavoletta di argilla fresca un’incisione triangolare, a forma di cuneo. .........................................................................................................................................

Per tramandare la tecnica della scrittura, i Sumeri avevano istituito delle vere e proprie scuole, frequentate solo dai figli maschi delle famiglie più ricche. Gli studenti imparavano gli oltre 500 segni della scrittura cuneiforme, risolvevano problemi di geometria e contabilità e studiavano le leggi. S. Ponchia, In Rete, Immedia editrice

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IL TESTO INFORMATIVO

CRETA E I SUOI PORTI Quando la città è anche un porto, la sua vita è animata dalle costruzioni navali, dal carico e dallo scarico delle navi, dall’arrivo dei mercanti stranieri e delle prede di guerra. Nel porto giungono le grandi giare piene d’olio e di vino, i tessuti, i profumi che i mercanti spediscono all’estero. Al commercio dei prodotti agricoli e artigianali si aggiunge il mercato degli schiavi, prigionieri catturati in mare, donne e bambini rapiti sulle coste vicine. Vi si respirano gli odori più penetranti della pece, usata per rendere impermeabili le barche, o dei pesci appena pescati. Si sentono parlare tutte le lingue del Vicino Oriente e d’Italia. Come tutte le città marittime, anche quelle dell’isola di Creta avevano bacini e moli, e quindi scaricatori in attesa di possibilità di lavoro, trafficanti e armatori più o meno ricchi e avventurosi. A Kato Zakros, che è un porto situato in una baia ben riparata dal vento del nord, tutti gli sguardi dovevano essere rivolti verso il mare, da dove provenivano l’avorio, le spezie, l’incenso, i legni pregiati e talvolta i pirati, che incendiavano i templi e le città, e ne rapivano gli abitanti. Spesso, la gente del porto si limitava a risistemare le navi, ad annodare e riparare le reti, a intrecciare le nasse e a pregare gli dèi. Le condizioni del mare non consentivano di uscire d’inverno. Allora, quando non avevano nulla da fare, né traffici né feste, gli abitanti andavano a coltivare un fazzoletto di terra nei sobborghi. da “Popotus”

DENTRO IL TESTO

egna con X le informazioni che puoi S ricavare da questo testo. A Creta c’erano porti con molti traffici. Le abitudini alimentari. Le usanze e le feste. Le merci con cui trafficavano i commercianti. Il tipo di abitazioni. Le attività che si svolgevano nel porto. A Creta esisteva il commercio degli schiavi. I porti potevano essere attaccati dai pirati. Quali erano gli dèi dei cretesi. Le lingue parlate sull’isola.

DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato di alcune parole che L potresti non conoscere. • Giare: grossi recipienti di terracotta. • Pece: sostanza nera semisolida ottenuta dal catrame. • Nasse: attrezzo da pesca per raccogliere crostacei e molluschi dal fondo marino.

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IL TESTO INFORMATIVO

"CONTORNI” E… DINTORNI L’alimentazione dovrebbe essere appropriata e giusta, realizzata su misura di ciascuno, completa di tutti quei nutrimenti che garantiscono la buona salute del nostro organismo. Significa che ogni giorno, attraverso le gustose pastasciutte, le buone bistecche, le insalatine, la frutta o le merendine l’organismo deve disporre di giuste quantità di proteine, grassi, zuccheri, vitamine, sali, fibre… adeguate all’età e al tipo di attività che si svolge. Così, chi va in palestra o fa parecchio sport non può mangiare come chi non fa mai neppure quattro passi a piedi. In realtà, lo dicono i medici, mangiamo tutti troppo e male e la cattiva alimentazione è responsabile di molti dei guai che aggrediscono l’organismo nell’età adulta. Per tutti questi motivi è importante, fin da bambini, conoscere e praticare le regole di un’alimentazione corretta. Le abitudini, proprio tutte, si apprendono durante l’infanzia e crescono con noi, giorno dopo giorno, tanto che poi abbandonarle o cambiarle da adulti è davvero difficile! da “Popotus”

DI PAROLA IN PAROLA ifletti sul titolo poi, tenendo R conto del contesto, segna con una X. • A quali contorni si riferisce? Al bordo di un’immagine. Al piatto che accompagna la pietanza principale. • E a quali dintorni? Ad argomenti simili. A luoghi nelle vicinanze.

SE LEGGO, CAPISCO Segna con una X. • Che cosa significa la frase evidenziata? Chi va in palestra deve mangiare meno per essere più agile. Chi va in palestra deve mangiare di più, perché con la ginnastica brucia più calorie. • Che cosa dicono i medici? Mangiamo troppo e consumiamo alimenti che non vanno bene. Mangiamo troppo poco e poco spesso. • Quando si deve imparare la corretta alimentazione? Da adulti, perché si è in grado di capire meglio. Da bambini, per creare da subito le buone abitudini.

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IL TESTO INFORMATIVO

INVENZIONI PICCOLE… MA PREZIOSE Il telecomando per lo “zapping” Con un raggio infrarosso cambia il canale che il televisore sta ricevendo, alza e abbassa il volume, regola i colori dell’immagine, accende e spegne l’apparecchio. Il telecomando non è soltanto un’invenzione per i pigri. Oggi, con decine di canali a disposizione e continue interruzioni pubblicitarie, il telecomando è anche un’arma di legittima difesa: lo zapping, il saltellare da un canale all’altro, consente al telespettatore di seguire vari programmi contemporaneamente. Il telecomando fu inventato nel giugno del 1956 da Robert Adler.

Il velcro per tutto, anche per... il cuore artificiale Non è stato facile superare il bottone e rendere più veloce indossare e sfilarsi un abito. Ci riuscì prima l’ingegnere americano Whitcomb L. Judson, ideando la cerniera lampo: due file parallele di gancetti che possono essere uniti o separati da un cursore. L’ultimo arrivato è il velcro, nome depositato di un sistema ideato nel 1948 da Georges De Mestral un ingegnere svizzero. A suggerirgli questo sistema di chiusura furono i fiori delle lappole, che si attaccavano ai calzini durante una passeggiata in montagna. Esaminandoli con il microscopio, De Mestral notò che le punte dei cardi erano a forma di uncino. Per questo agganciavano così bene i piccoli occhielli formati dai fili delle calze. Mise quindi a punto due tessuti artificiali, uno dotato di uncini e uno di occhielli, in grado di aprirsi e chiudersi con una lieve pressione. Il velcro oggi sopporta oltre diecimila cicli di apertura e chiusura, è usato anche nelle tute degli astronauti e per fissare addirittura alcune parti del primo cuore artificiale permanente. da “Giornalino“

PER SAPERNE DI PIÙ

ORA PARLO IO! Racconta, seguendo la traccia. • Che uso fai del telecomando? • Puoi usarlo tu o solo i tuoi genitori? Anche tu fai lo zapping? • Su quale dei tuoi oggetti personali hai il velcro? astuccio

giacca a vento

ombrello

felpa

scarpe

• Su quale oggetto ti sembra più comodo? Perché? • Quale invenzione per te è più utile? Perché?

zaino

Il nome velcro è l’acronimo composto dalle parole francesi “velours” (velluto) e “crochet” (uncino). Il velcro è pratico anche per proteggersi dai borsaioli, grazie all’inconfondibile rumore che fa quando lo si apre.

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IL TESTO INFORMATIVO

IL RISCALDAMENTO GLOBALE SE LEGGO, CAPISCO egna con una X. S • Il riscaldamento globale consiste: nell’innalzamento del livello delle acque. nell’aumento della temperatura della terra, degli oceani e dei mari. • P erché sono stati fatti il Protocollo di Kyoto e la Conferenza di Parigi? Per analizzare la situazione delle acque del nostro pianeta. Per stabilire delle regole da seguire per ridurre l’innalzamento del riscaldamento globale. Sulle problematiche relative a questo argomento puoi leggere anche il testo alle pagine 156-157.

Il buco dell’ozono, cioè l’assottigliamento della fascia dell’ozono, e l’effetto serra sono i responsabili di un cambiamento climatico chiamato riscaldamento globale. Il riscaldamento globale della Terra consiste in un aumento delle temperature medie sia sulla terraferma sia delle acque degli oceani e dei mari e questo rappresenta una minaccia per la sopravvivenza di molte specie animali e vegetali, ma anche per il genere umano e la sua salute, per l’agricoltura, le acque dolci e le aree costiere di tutta la Terra.

Quali sono i rischi? In particolare corriamo il rischio di: • tempeste e fenomeni burrascosi più intensi e frequenti; • scioglimento dei ghiacciai; • inondazioni e sommersione delle spiagge, delle lagune e delle paludi, e in generale delle aree costiere al livello del mare; • piovosità molto più marcata in alcune aree; • siccità estrema in altre regioni; • più ampia diffusione delle malattie infettive.

Quali sono le cause? Le principali cause del riscaldamento globale sono: • il crescente utilizzo di combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) che, aumentando l’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera, favoriscono l’effetto serra; • la deforestazione, cioè il taglio indiscriminato dei boschi; • la desertificazione, cioè lo sfruttamento intensivo di un territorio per destinarlo all’agricoltura intensiva o alle industrie.

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DENTRO IL TESTO

Quali i rimedi? Il rischio del riscaldamento globale del nostro pianeta ha condotto gran parte dei Paesi ad adottare delle misure che riducessero le emissioni di gas serra, stipulando inizialmente il Protocollo di Kyoto (Kyoto, Giappone, 11 dicembre 1997), che scadrà nel 2020 ma che non ha dato grandi risultati. Perciò nel 2015 è stato stipulato un nuovo accordo mondiale sul clima nella Conferenza di Parigi. I punti principali stabiliti dall’accordo di Parigi sono: • mantenere l’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2°; • ottenere il consenso globale, cioè l’adesione del maggior numero di Paesi; • effettuare controlli delle emissioni ogni cinque anni; • creare dei fondi per l’energia pulita, in modo da poter diffondere in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi più poveri, le tecnologie verdi. www.studiarapido.it

egna con una X. S • Il titolo: indica l’argomento generale. non fornisce indicazioni precise. • L’argomento trattato è: di tipo storicogeografico. di tipo scientifico. • L’esposizione: è suddivisa in paragrafi e capoversi. è un unico testo. •L ’ordine dell’esposizione è: cronologico. causale.

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IL TESTO INFORMATIVO

VERSO LA "CASA DELL'ETERNITÀ" Dopo la morte, il corpo del faraone veniva preparato per il viaggio verso l’aldilà. Ogni tappa aveva un significato religioso. Gli antichi Egizi pensavano che il Faraone, considerato un dio, avesse vita dopo la morte. Però il suo Kha, cioè la sua forza vitale, non poteva essere separato dal corpo che, per questo, veniva conservato con la mummificazione.

MUMMIFICAZIONE MEDIANTE IMBALSAMAZIONE

a Il corpo del faraone veniva adagiato su una tavola e lavato. I grandi sacerdoti estraevano le viscere, i polmoni, il cervello... Questi organi venivano conservati in vasi chiamati “canopi” o “vasi canopici”.

Canopi

b Maschera mortuaria del faraone Tuthankamon

Poco dopo, il corpo veniva pulito con vino di palma e riempito di piante aromatiche. Lo si immergeva, allora, in un prodotto essiccante a base di sale, il natron. Poi lo si esponeva per 70 giorni al sole.

c Il corpo del faraone veniva allora ricoperto di bende di lino imbevute di resina. Il suo volto veniva ricoperto da una maschera.

Corpo ricoperto di bende

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d

e

Per più giorni, la mummia del faraone viaggiava sul Nilo a bordo di una barca. Così, gli Egizi accalcati lungo le rive del fiume potevano onorare per l’ultima volta il loro sovrano.

La mummia veniva poi trasportata fino al tempio situato davanti alla piramide. Là, un sacerdote le apriva la bocca con un dito d’oro. Liberava così l’anima del defunto. Il faraone poteva cominciare la sua nuova vita.

f La mummia veniva deposta in una bara di legno, il sarcofago. Questo era portato in processione all’interno della piramide fino alla camera sepolcrale. La famiglia lasciava vicino al morto i suoi gioielli, i suoi mobili, del cibo…

Porta di una piramide

DENTRO IL TESTO

Un testo informativo è spesso completato da: • f otografie accompagnate da didascalie, cioè brevi testi che le spiegano; isegni oppure schemi grafici. •d Segna con una X. • In questo testo informativo di storia l’ordine dell’esposizione è: cronologico. logico. causale. • L’esposizione si presenta come: testo continuo. suddivisa in paragrafi e capoversi. • L’esposizione è arricchita da: grafici. elenchi.

fotografie.

disegni.

didascalie.

ssegna a ogni capoverso l’argomento trattato, scrivendo la lettera A corrispondente, come nell’esempio.

A

Preparazione del corpo.

Liberazione dell’anima.

Purificazione.

Viaggio sul Nilo.

Deposizione nel sarcofago.

Mummificazione.

Sarcofago

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VERSO L’INVALSI

Il CEDRO DEL LIBANO 1

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Il cedro del Libano (Cedrus libani) appartiene alla famiglia dei sempreverdi. Migliaia di anni fa vi erano estesi boschi di cedro, oggi sopravvivono solo poche centinaia di esemplari. MORFOLOGIA Pianta arborea, distinguibile per alcuni rami che ricordano un candelabro. La cima, con il passare del tempo, si appiattisce. Nelle zone d’origine arriva a 40 m. orteccia: prima liscia, poi fessurata in verticale, • C di colore marrone scuro, ha una densa ramificazione. • Foglie: aghiformi, lunghe fino a 3 cm, di colore verde scuro portate sia singolarmente, sia in ciuffi di 20-30 aghi su corti rametti laterali. • F iori: non ha i fiori ma coni legnosi (strobili): grigio-verdastri i maschili, verdastri i femminili, che si trovano sulla stessa pianta (monoica). • F rutto: non ha frutti, ma strobili femminili, che sono coni bruni di consistenza legnosa (pigne) che maturando disperdono i semi. MOLTIPLICAZIONE La moltiplicazione avviene per seme, utilizzando in primavera i semi dell’anno precedente o per talea. HABITAT Fascia montana a clima fresco, sui versanti esposti a nord dai 1300 ai 3000 metri di altitudine. DISTRIBUZIONE Cresce spontaneo nelle montagne del Libano, della Siria e in Turchia meridionale (monti Tauro). STORIA Il cedro del Libano è stato un albero fondamentale per molte civiltà. Il suo legno era utilizzato dai Fenici per la costruzione di navi. Era inoltre indispensabile per la costruzione di case, palazzi e templi. La sua resina, molto profumata, era utilizzata per l’imbalsamazione dagli Egizi.

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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 Il cedro del Libano è: A. un albero antico, ora estinto. B. un arbusto spinoso. C. un albero sempreverde. D. un albero che vive dappertutto. 2 Il testo: A. descrive dove sono stati trovati dei resti di cedro. B. dà informazioni sul cedro in modo scientifico. C. narra una leggenda sul cedro. D. fornisce regole di coltivazione. 3 La “morfologia” (riga 4) studia: A. l’origine del nome delle piante. B. l’ambiente adatto alle colture. C. il modo con cui un organismo si riproduce. D. la forma e la struttura di una pianta. 4 Per “habitat” (riga 22) si intende: A. la zona in cui viene trovata una pianta. B. le condizioni adatte all’allevamento di animali. C. l’ambiente adatto alla vita di un essere vivente. D. l’ambiente adatto alle abitazioni.

5 L’habitat del cedro è: A. la pianura, vicino ai fiumi. B. il litorale marino a clima caldo. C. le zone montane a clima fresco. D. la serra. 6 Il cedro del Libano: A. ha frutti rossi con la polpa. B. non ha fiori, ma frutti (strobili). C. ha solo strobili maschili. D. non ha né fiori né frutti. 7 Il legno del cedro è stato usato: A. dai Fenici per costruire navi. B. dagli Egizi per imbalsamare. C. come legno da ardere. D. le civiltà antiche non lo conoscevano. 8 L’esposizione: A. non segue un ordine preciso. B. è un discorso unico. C. usa parole del lessico specifico. D. descrive il cedro con molti aggettivi. 9 Q uesto è un testo informativo, perché: A. fornisce notizie di attualità. B. è suddiviso in paragrafi e capoversi ed è di argomento scientifico. C. ha un lieto fine. D. vi agiscono personaggi fantastici. 151

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A C I V I C E N O I EDUCAZ I DIRITTI… CALPESTATI Parlando di diritti hai scoperto che ci sono diritti a cui corrispondono doveri. Ci sono diritti e doveri per chiunque, grande o piccolo, che viva in una società. E ci sono i Diritti dei bambini ai quali corrisponde l’imprescindibile dovere degli adulti di rispettarli. E se questi diritti non sono rispettati, i bambini non solo hanno il diritto, ma anche il dovere di far sentire la loro voce.

• Come Malala Yousafzai, che a 14 anni ha sfidato, attraverso il suo blog, i talebani del Pakistan che vogliono le bambine fuori dalle scuole, cioè non vogliono riconoscere alle femmine il diritto allo studio.

• Come Iqbal Masih, che è stato un bambino operaio, sindacalista e attivista pakistano, diventato un simbolo della lotta contro il lavoro minorile e ha pagato con la propria vita questa sua denuncia.

• Come Greta Thunberg (vedi pagine 156-157), che, giovanissima, sta portando avanti una protesta contro il cambiamento climatico e la richiesta di prendere provvedimenti in vista di uno sviluppo sostenibile. Non pensare che questi argomenti non ti tocchino da vicino. Se è vero che vivi in un Paese, l’Italia, che per tua fortuna ha delle leggi che tutelano l’infanzia, vi sono bambini della tua età che sono costretti a lavorare fin dalla più tenera età, bambine che ancora oggi sono escluse dalle scuole, bambini che vivono in Paesi in guerra e che sono costretti a combattere…

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Ma tu sai del pericolo rappresentato dal cambiamento climatico dovuto al riscaldamento globale e ciò significa che anche tu stai vivendo in un mondo il cui futuro è fortemente minacciato e hai il diritto di chiedere un mondo vivibile. Leggi la poesia e segna con una X. questa poesia chi è che fa i dispetti? Un adulto. Un ragazzo. Un amico. • Come si può chiamare uno che si comporta così? Prepotente. Bullo. Maleducato. • Quale titolo daresti a questa poesia?

• In

Lasciami in pace, cosa ti ho fatto? Perché se piango sei soddisfatto? Ti senti forte, ti senti potente, ma in realtà tu sei meno di niente e forse questo in cuor tuo tu lo sai, ed è per questo che fai quel che fai. Lasciami stare, perché non la smetti? Sembra ti piaccia farmi i dispetti, è molto triste, davvero, pensare che tu non abbia di meglio da fare. Tutti si scansano al tuo passaggio, pensi di trarne qualche vantaggio?

G. Bruno

Ciao, amico mio! Bullo… non è bello! Divertiamoci un po’!

• Quale o quali diritti sono… calpestati? Diritto alle pari oppor tunità. Diritto alla sicurezza. Diritto alla libertà d’espressione. Diritto a non essere sfruttato.

Diritto alla vita. Diritto al gioco.

PARLIAMONE INSIEME

iscutete tra voi del problema del “bullismo” D seguendo la traccia. • Perché secondo voi il bullo si comporta così? • Che cosa vuole ottenere o dimostrare? • Chi sono le vittime preferite di un bullo? • Siete stati vittime o testimoni di atti di bullismo? • In che modo pensate sia possibile reagire ai dispetti di un bullo?

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A C A N O R C A L

A C I T S I L A GIORN

eggi il testo, L osserva le varie parti, poi completa e rispondi.

Una cronaca, così come il testo informativo, presenta una struttura diversa rispetto ai testi narrativi: il suo scopo è raccontare un fatto al fine di informare più persone nello stesso tempo.

Un cane protagonista di un grande gesto di altruismo

Un cane-eroe Qualche giorno fa, un cucciolo di cane ha salvato una bimba di sette anni, travolta dalle acque di un torrente 3 giugno Qualche giorno fa, un cucciolo di cane si è reso protagonista di un grande gesto di altruismo: ha infatti salvato una bimba di sette anni, travolta dalle acque di un torrente. L’episodio è avvenuto sulla spiaggia lungo il Ponte dell’Orco, nei pressi di Chivasso, in Piemonte, probabilmente la più nota di tutto il torinese e sicuramente una delle più frequentate di tutta la regione. Qui scorre il torrente Malone, ritenuto particolarmente impetuoso, ma dove ciononostante tantissime famiglie cercano il loro angolo di relax e pace, soprattutto nei mesi più caldi di luglio e agosto. Una bambina di sette anni, per cercare un po’ di refrigerio, è entrata nelle acque del torrente, ma le correnti l’hanno trascinata verso valle, con i genitori paralizzati dalla paura, che non sapevano come comportarsi. A quel punto il cane, un giovane bull terrier di nome Achille, resosi conto di quanto stava accadendo, non ha esitato a lanciarsi in acqua e a bloccare la piccola; quindi, assistito dal suo padrone, l’ha riportata a riva, salvandole la vita.

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OCCHIELLO

È collocato sopra il titolo, in caratteri più piccoli, e arricchisce la notizia esposta nel titolo, ma può anche non comparire.

TITOLO

Introduce la notizia. È scritto a caratteri cubitali, se è in prima pagina, o comunque a caratteri molto grandi. È scritto in modo da catturare l’attenzione del lettore e di solito non è di fantasia. • Quindi il titolo della cronaca è:

........................................................................

SOMMARIO

È il sottotitolo di un articolo di giornale, e ne riassume il contenuto.

CORPO DELLA CRONACA

Apertura: è la prima frase di un articolo e contiene i dettagli essenziali della notizia. Anche se non si leggesse tutto il resto, si riuscirebbe a conoscere l’argomento dell’articolo già dall’apertura. È scritta in terza persona e fornisce le risposte alle domande delle 5W + H. WHO CHI è il protagonista? Un ........................................................... WHAT CHE COSA è successo? Ha ....................................................... WHEN QUANDO è successo? Nel mese di ....................................... WHERE DOVE è successo? In Piemonte a .......................................... WHY PERCHÉ è successo? La bambina .......................................... HOW COME è successo? La bambina ..............................................

Dettagli: completano la notizia con i particolari necessari, con le opinioni delle persone intervistate, testimoni di quanto è accaduto, e ogni altra notizia che permetta di capire completamente quello che è successo. Conclusione: l’ultimo paragrafo completa l’articolo, riassumendo i punti principali e riportando le informazioni di cui il lettore potrebbe avere bisogno per continuare a seguire la notizia.

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LA CRONACA GIORNALISTICA

Il nuovo simbolo del mondo che ha voglia di cambiare

GRETA THUNBERG La sua protesta è iniziata lo scorso settembre dopo un’estate contraddistinta da un caldo sopra la media

DENTRO IL TESTO I ndividua le parti della cronaca, scrivendo nei cerchietti il numero corrispondente.

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Sommario

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WHO (Chi?)

Ogni venerdì, fuori dal parlamento svedese, ci si può imbattere in una manifestante insolita. Faccia dolce e tenera età: si tratta di Greta Thunberg, una sedicenne di Stoccolma che sta portando avanti una protesta affinché il governo svedese cominci a trattare seriamente il tema del cambiamento climatico. Per manifestare ed effettuare un vero e proprio sciopero del clima, Greta rinuncia ad andare a scuola, una scelta che spiega in modo semplice: «Che senso ha studiare per il nostro futuro, se il futuro rischia di non esserci?».

L’obiettivo dello sciopero di Greta è chiedere al governo svedese di intraprendere una seria azione nella lotta al “cambiamento climatico”. Cambiamento che avverrà solo se si metteranno in pratica gli obiettivi dell’Accordo di Parigi di fine 2015, a cui hanno aderito la Svezia, così come l’Italia. Il trattato prevede che i Paesi riducano le emissioni di Co2 (anidride carbonica) al fine di contenere l’aumento delle temperature entro 1,5-2°C rispetto all’era preindustriale. L’impegno, nel caso venisse ri-

Titolo Occhiello

WHAT (Che cosa?) WHEN (Quando?) WHERE (Dove?) WHY (Perché?) HOW (Come?)

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spettato da tutti gli aderenti, potrebbe contribuire a evitare gli stravolgimenti del clima, che, ad esempio, questa estate hanno portato in Svezia un caldo eccessivo. Questa sedicenne è riuscita a conquistare il mondo, tanto che migliaia di studenti, in 150 Paesi, hanno cominciato a scendere in piazza ogni venerdì, aderendo al

LINK a…

FridaysForFuture (venerdì per il futuro) proprio per chiedere maggior impegno da parte dei governi in difesa dell’ambiente. Di questo movimento Greta è diventa l’ambasciatrice riuscendo a essere ascoltata dai “Grandi” della Terra Il suo intervento più famoso, però, è sicuramente quello che ha tenuto in Polonia, durante la

Conferenza mondiale sul clima COP24 a Katowice. In quell’occasione ha affermato: “Sono le sofferenze dei molti a pagare per il lusso dei pochi. Nel 2078 festeggerò i miei 75 anni. Forse, se avrò figli, loro mi chiederanno di voi. Forse mi chiederanno perché non avete agito quando ancora potevate farlo”.

SCIENZE

L’anidride carbonica è necessaria sia per la vita sia per la fotosintesi delle piante, ma è la maggiore responsabile dell’Effetto Serra. Infatti l’esagerato aumento di anidride carbonica nell’atmosfera, dovuto alle emissioni di combustibili fossili e alla deforestazione del nostro Pianeta, provoca il surriscaldamento globale.

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LA CRONACA GIORNALISTICA PER SAPERNE DI PIÙ Charles Darwin partì con il brigantino Beagle all’età di 22 anni. Durante il viaggio, durato anni, Darwin osservò a lungo i cormorani e altri animali. Queste ricerche lo resero famoso come naturalista.

DENTRO IL TESTO I ndividua le parti della cronaca, scrivendo nei cerchietti il numero corrispondente.

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Sommario

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WHO (Chi?)

Titolo Occhiello

WHAT (Che cosa?) WHEN (Quando?) WHERE (Dove?) WHY (Perché?) HOW (Come?)

I cormorani delle Galapagos non sanno più volare

Da volatili a nuotatori A bloccare il volo il DNA e gli stessi geni che nell’uomo provocano malattie delle ossa. Lo studio dà ragione alla teoria di Charles Darwin I cormorani delle Galapagos, le tredici isolette dell’Oceano Pacifico, hanno perso la capacità di volare per colpa di un gruppo di geni molto simili a quelli che nell’uomo provocano malattie alle ossa. La bizzarra scoperta è stata fatta da alcuni ricercatori dell’Università della California. I cormorani delle Galapagos «sono tra le 40 specie esistenti, gli unici cormorani a non poter volare». A studiarli per la prima volta fu Charles Darwin, il padre della teoria dell’evoluzionismo, che giunse lì a bordo del Beagle. Paradossalmente il non poter volare ha aiutato i cormorani a «potenziare la capacità di nuotare per procurarsi il cibo, rendendo assolutamente non necessario il volo né per migrare né per sfuggire ai predatori». Una scoperta che dà ragione proprio a Darwin, che affermava: «Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento». Insomma, solo chi è capace di “cambiare” sopravvive. Una terza spiegazione arriva, poi, dall’analisi del DNA.

La mappa genetica dell’animale ha permesso di ricostruire i munell’arco di due tamenti che, milioni di anni, hanno fatto perdere ai volatili la capacità di librarsi nell’aria. Una mutazione genetica mai vista in altri animali che «ha cambiato la dimensione delle ali», spiegano i ricercatori. La mutazione genetica altera le cellule che favoriscono la crescita delle ossa. Anche nell’uomo accade la stessa cosa: «la medesima alterazione provoca malattie che impediscono il regolare sviluppo dello scheletro». S. Morosi, da Corriere della Sera

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LA CRONACA GIORNALISTICA Insegnare il linguaggio dei gesti al proprio cane: si può!

L’AMORE SA FARE GRANDI COSE Questa storia potrebbe cominciare come una favola: “C’era una volta una bambina che insegnò il linguaggio dei gesti al suo cane…”. Sorda dalla nascita, desiderava ardentemente avere qualcuno con cui comunicare e intendersi. I suoi simili, i suoi compagni di scuola non erano interessati più di tanto a interagire con lei. Perché per farlo avrebbero dovuto imparare il linguaggio dei segni e da qui poi creare un legame più saldo, basato magari su una bella e vera amicizia. La bimba si sentiva veramente sola, finché non incontrò qualcuno che aveva il suo stesso desiderio: si trattava di Baxter, che già aveva assaggiato la brutta esperienza del canile e dell’abbandono. Un bel giorno Baxter, che aveva 10 mesi, venne trasferito nel rifugio “Animal Humane” in New Messico, perché, a causa dell’eccessivo affollamento del canile in cui era ospita-

to, manifestava difficoltà di adattamento. Il responsabile delle adozioni all’“Animal Human” spiega che Baxter aveva timore di affrontare le situazioni; in altre parole: un cane chiuso che non riusciva a comunicare con il mondo esterno. Anche la bimba era nelle stesse condizioni: occorreva solo che si incontrassero. Ed ecco la fatina delle favole, il destino (chiamatelo come volete) muoversi e far sì che la famiglia di Neeva, questo il nome della bambina, andasse al rifugio in cerca di un cane da adottare, adatto a lei. Inutile dire che bastarono pochi minuti per trovarlo. Dopo poche settimane dall’adozione la bambina è riuscita ad insegnare a Baxter il linguaggio dei segni e ora sa stare fermo, sedersi e riconoscere il suo nome. Ora Baxter e la bimba sono felici insieme, perché non si sentono più soli. da The Pet Social Network

SE LEGGO, CAPISCO egna con una X. S • La bambina si sentiva sola perché: era molto timida e lunatica. non poteva comunicare con gli altri. •G li altri la evitavano perché: non volevano imparare il linguaggio dei segni. aveva un brutto carattere. •C ome mai la bambina fa amicizia con Baxter? Perché il cane conosceva il linguaggio dei segni. Perché anche il cane si sentiva solo come la bambina. •Q uale “fatto eccezionale” accade? La bambina impara a parlare. Baxter ubbidisce al linguaggio dei segni.

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LA CRONACA GIORNALISTICA Una superficie rocciosa che sarebbe percorsa da fiumi di acqua salmastra

Marte, il pianeta che accende la fantasia Su Marte c’è acqua salata allo stato liquido: la comunicazione porta la firma della NASA. A dire il vero, quella che è stata osservata non è la presenza diretta dell’acqua, ma di minerali che si formano in presenza di acqua (sali idrati). Il satellite Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), inviato in missione dagli americani, infatti, ha osservato linee scure e parallele che si propagano dalla sommità di un cratere di Marte. Queste sembrerebbero le tracce lasciate dall’acqua allo stato liquido. Mancano ancora le prove che tali fiumi ci siano veramente, ma

DI PAROLA IN PAROLA egna con una X S il significato esatto. • Si propagano: si diffondono. si nascondono. • Falda: strato del terreno. orlo di un abito • Consolidano: inventano. rafforzano.

gli strumenti in uso fino a oggi non danno informazioni più dettagliate.

SE LEGGO, CAPISCO Segna con X. • La presenza di acqua su Marte: è solo un’ipotesi non verificata. è quasi confermata dalle ultime osservazioni. • Il satellite americano ha notato: la presenza di acqua che scorreva in lunghi solchi. la presenza di minerali che si formano in presenza di acqua. • Secondo le varie ipotesi, come si forma l’acqua su Marte? Da un ghiacciaio sotterraneo. Per l’aumento dell’umidità nell’atmosfera marziana. Dal vapore uscito dalla bocca di un vulcano. Da una falda sotterranea. Solo durante la stagione invernale.

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LINK a…

SCIENZE

Marte, il pianeta rosso, è il pianeta a noi più vicino e assomiglia sia alla Terra sia alla Luna. È il quarto pianeta del Sistema Solare, ma è più piccolo della Terra. La sua superficie è rossa, per la presenza di minerali ferrosi rimasti sulla superficie che, con il tempo, a contatto con l’ossigeno e con il vapore acqueo presenti nell’aria, si sono ossidati diventando rossi. Insomma, potremmo dire che Marte è un pianeta “arrugginito”.

Navicella spaziale che ruota attorno a Marte per fotografare la sua superficie.

I solchi sono lunghi centinaia di metri, per una larghezza di circa 5 metri. È lì che dovrebbe scorrere l’acqua durante l’estate marziana, per scomparire d’inverno. Secondo alcuni, più che di scoperta si può parlare di conferma di quanto già si pensava. L’esistenza di una quantità consistente di acqua in profondità, infatti, era già stata evidenziata da speciali sistemi radar che rilevarono diversi strati di ghiaccio. Restano i dubbi sull’origine di questi fiumi. Secondo un’ipotesi potrebbero provenire da un ghiacciaio sotterraneo che, quando si scioglie, fa fuoriuscire l’acqua sulla superficie. Un’altra idea è che si formi in seguito all’aumento di

umidità nell’atmosfera marziana in alcuni periodi dell’anno. La terza teoria è che possa trattarsi di una falda sotterranea dalla quale, in certe condizioni, fuoriesce l’acqua. Non è certa nemmeno la datazione. L’acqua, infatti, potrebbe risalire a un lontano passato, perché attualmente l’atmosfera e le temperature marziane non ne consentono l’esistenza allo stato liquido. Al massimo può durare per pochi minuti, evaporando subito dopo. Le ultime osservazioni, comunque, consolidano le possibilità che su Marte possa svilupparsi qualche forma di vita.

C LIL Mars is the fourth planet in the Solar System. It is often called “The Red Planet”.

E. Starnini Sue

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LA CRONACA GIORNALISTICA Si vedono e si sentono sempre più spesso ed è una fortuna

IL RITORNO IN CITTÀ DI LIBELLULE E CICALE L’etologo: «È dovuto al caldo e al calo dei pesticidi. Mangiano le zanzare, ci fanno sentire in vacanza» 9 agosto 2019 Cicale e libellule abitano sempre di più in città. Di notte le prime, soprattutto gli esemplari maschi, non si vedono ma si ascoltano con il loro caratteristico frinire nei parchetti e nei giardini, come già avviene da un po’ di tempo anche nel centro di Milano. Le libellule azzurrine l’altro ieri sono sciamate a migliaia nel quartiere di Borgo San Paolo a Torino occupando per alcune ore balconi e stendibiancheria. Libellule e cicale sono parte del nostro immaginario collettivo, popolano canzoni e favole, ma sono anche indicatori della bontà del nostro ambiente. Il loro incremento e l’arrivo nei centri abitati segnala il miglioramento dell’ecosistema che ci circonda oppure è una spia della rottura di un equilibrio precario? «La loro presenza è sicuramente da classificare come un evento positivo anche se è giusto fare alcune precisazioni», rispon-

de Diego Fontaneto, scienziato dell’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa-Cnr). «Si tratta di insetti che generalmente prediligono il caldo. Le cicale, poi, sono tipiche degli ambienti mediterranei con estati bollenti e secche. Il loro rapido aumento è un ulteriore conferma dell’aumento delle temperature». L’Università degli Studi di Milano e l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac-Cnr) hanno diffuso i dati di un’analisi dell’aria nelle zone più inquinate d’Italia. Rispetto a 40 anni fa l’aria è più limpida e pulita. Per i ricercatori è il risultato delle politiche di contenimento delle emissioni. C’è però il rovescio della medaglia: aria più pulita significa anche temperature più alte. Gli insetti si sono avvantaggiati dell’aria più pulita, dell’aumento delle temperature e del diminuito impiego di diserbanti, in modo

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DENTRO IL TESTO nalizza questa cronaca A rispondendo alle 5W + H. • WHAT (Che cosa è successo?) Sono ricomparse le libellule e le cicale in città. È stata svolta un’indagine sulla presenza di insetti in città. • WHO: (Chi sono i protagonisti?) I ricercatori del Cnr. Cicale e libellule.

particolare le cicale che soffrono molto gli inverni freddi e le gelate tardive. «Da 4-5 anni, da quando sono entrate in vigore nuove normative europee sull’uso di pesticidi, gli insetti ne hanno tratto giovamento», spiega Fontaneto, «Sono aumentate api selvatiche, vespe, coleotteri, imenotteri, farfalle, cicale e libellule, che sono grandi sterminatrici di zanzare. Infatti allo stadio larvale, che dura 2-3 anni, si nutrono di larve di zanzare, mentre da adulte sono buone volatrici e vanno a caccia dei piccoli vampiri volanti che ci succhiano il sangue. Le libellule sono insetti migratori, inse-

guono i loro cibo preferito e si spostano d’estate per predare altri insetti. Ecco perché si possono improvvisamente trovare nelle città nel loro percorso alla ricerca di posti soleggiati e con abbondanza di cibo». E le cicale? «Le larve delle cicale vivono sottoterra per anni attaccate alle radici degli alberi dai quali succhiano la linfa senza danneggiarli», continua l’esperto del Cnr. «Ora che fa più caldo e piove meno, specie nelle città, hanno trovato il loro clima ideale. Sentire il loro suono d’estate ci fa sentire in vacanza anche se restiamo a casa». P. Virtuani, Corriere della Sera

• WHEN: (Quando è successo il fatto?) Nel mese di agosto 2019. Nel mese di giugno 2019. • WHERE: (Dove è successo?) In tutt’Italia. In Lombardia e in Piemonte. • WHY: (Perché è successo?) La temperatura è meno calda. L’aria è meno inquinata. • HOW: (Come mai?) Per la riduzione delle emissioni di CO2 e l’assenza di diserbanti. Per l’aumento delle piogge estive. ella cronaca sottolinea N in blu il titolo, in rosso l’occhiello, in verde il sommario.

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VERSO L’INVALSI

I CUCCIOLI DI VOLPE NATI A VILLA PAMPHILJ 1

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Prime passeggiate per gli ultimi esemplari nati in primavera. Dovrebbero essere i figli di mamma Olimpia, la volpe socievole che accoglie i visitatori in ore e luoghi fissi. I volontari: «La loro presenza è normale e naturale, non c’è nessun rischio» «Mentre la volpe Penny gironzola nel giardino segreto, Lupin e i suoi fratelli guardano con curiosità le persone che li osservano». Penny, Lupin e gli altri sono le ultime volpi nate a Villa Pamphilj. «La primavera ci ha portato diversi nuovi esemplari e in estate hanno iniziato ad affrontare le prime passeggiate – fa sapere l’Associazione per Villa Pamphilj – in attesa di individuare, in autunno, una zona in cui stanziarsi». La mamma è Olimpia. Gli esemplari di volpe all’interno del parco superano la decina. Ma solo Giglio e Olimpia si sono mostrati quotidianamente. E Penny e Lupin dovrebbero essere i figli di Olimpia e Giglio. «La sparizione di Olimpia, in aprile, coincide con il periodo delle nascite – precisano dall’associazione. Non a caso, i primi fiocchi azzurri e rosa furono avvistati da qualcuno appena un mese più tardi, quando i piccoli hanno iniziato a mettere il muso fuori dalle tane». Una decina di volpi. Quelli dell’associazione spiegano: «La presenza delle volpi a Villa Pamphilj è normale e naturale: i grandi spazi verdi in città sono da sempre popolati da questi animali che sono onnivori e si inseriscono nella nostra catena alimentare e dei rifiuti». Anzi, le volpi abitavano in queste zone ben prima che la città le inglobasse. «Nessuna volpe è fuori posto e deve essere presa e portata via in zone “più appropriate” – spiegano i volontari dell’associazione. Nessuna volpe corre dei rischi a essere fotografata o pubblicata sui social. Basta rispettare i loro spazi e le distanze necessarie, perché si tratta comunque di animali selvatici». C. De Leo, Corriere della Sera

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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 In questo articolo di giornale ci sono: A. titolo e sommario. B. titolo e occhiello. C. solo il titolo. D. titolo, sommario, occhiello. 2 “Le volpi” risponde alla domanda: A. Who? (Chi?) B. What? (Che cosa?) C. When? (Quando?) D. Where? (Dove?) 3 “Villa Panphilj” risponde a: A. Who? (Chi?) B. What? (Che cosa?) C. When? (Quando?) D. Where? (Dove?) 4 “ La nascita di Penny e i fratelli” risponde a: A. What? (Che cosa?) B. When? (Quando?) C. Where? (Dove?) D. How? (Come?) 5 “Stanziarsi” (riga 12) significa: A. allontanarsi. B. stabilirsi. C. trovare. D. emigrare.

6 Q uando le giovani volpi cercheranno dove “stanziarsi”? A. In primavera. B. In estate. C. In autunno. D. In inverno. 7 “ La sparizione di Olimpia, in aprile” (riga 16) risponde a: A. What? (Che cosa?) B. When? (Quando?) C. Where? (Dove?) D. How? (Come?) 8 “ Le volpi… si inseriscono nella nostra catena alimentare” (riga 23) risponde a: A. What? (Che cosa?) B. Where? (Dove?) C. Why? (Perché?) D. How? (Come?) 9 Le volpi sono animali: A. erbivori. B. carnivori. C. insettivori. D. onnivori. 10 Che cosa mangiano le volpi? A. Solo vegetali. B. Solo insetti. C. Un po’ di tutto. D. Solo carne.

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IL TESTO

O V I T T I R DESC

eggi i testi, osserva L le varie parti e completa con altre parole per descrivere.

“Descrivere” è come... fotografare con le parole. Il testo descrittivo, infatti, mostra attraverso le parole come sono fatti: una persona, un animale, una pianta, un oggetto, un luogo. PAESAGGIO

Laggiù a perdita d’occhio si vedono le immense distese di pini dalla forma aguzza che si alternano con la macchia bassa e voluminosa dei cespugli e la brughiera dove tra il verde delle felci mettono una pennellata viva ora il giallo splendido delle ginestre, ora le chiazze delle eriche in fiore di un rosa acceso che dà al lilla. GIOCHI IN CAMPAGNA

Strisciammo tra schianti secchi nei cespugli; a un fischio convenuto ci nascondemmo nell’erba alta, ascoltando il frinire delle cicale e il canto degli uccelli, rimanemmo appiattiti in attesa dello scricchiolio segreto di un ramoscello o del frusciare delle fronde che si aprivano al passaggio dei nostri avversari. LA CENA

Sento che ormai la cena è pronta. Giungono dalla cucina l’aroma di un minestrone di verdure, il caratteristico odore di olio fritto accompagnato dall’odore acuto e fumoso della carne cucinata ai ferri. NEL BOSCO

Le bacche erano nere, rosse o gialle, alcune succose, altre acidule, ce n’erano di dolcissime e di amarognole, comunque erano tutte molto saporite e gradevoli al gusto. UNO STRANO PIACERE

Ai due orsacchiotti piaceva soprattutto sentire la neve morbida sotto la pianta dei piedi. Non avrebbero mai creduto che la neve potesse essere tanto soffice. Ma erano infastiditi dal ghiaccio scivoloso e gelido, che prima non avevano mai provato.

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Il testo descrittivo si trova di solito come “arricchimento” di altri tipi di testo, per esempio nei testi narrativi, per presentare un personaggio oppure un luogo. Il testo descrittivo usa molti aggettivi. Il testo contiene dati visivi, cioè le parole per descrivere: • i colori: verde, giallo, rosa, lilla... • la posizione: laggiù, davanti, dietro, accanto, vicino, sopra... • la forma: aguzza, bassa, voluminosa, quadrata, rettangolare, romboide, tonda…

Il testo contiene dati uditivi, cioè le parole per descrivere: • i suoni: fischio, canto, ............................................................................................. • i rumori: schianti, scricchiolio, frusciare, ....................................................... • i versi degli animali: frinire, ................................................................................

Il testo contiene dati olfattivi, cioè le parole per descrivere: • gli odori gradevoli: aroma, .................................................................................. • gli odori sgradevoli: odore di olio fritto, odore acuto e fumoso, ...... .............................................................................................................................................

Il testo contiene dati gustativi, cioè le parole per descrivere: • i sapori dolci: succose, dolcissime, gradevoli, ............................................ • i sapori amari: amarognole, ................................................................................ • i sapori acidi: acidule, ............................................................................................. • i sapori salati: saporite, .........................................................................................

Il testo contiene dati tattili, cioè le parole per descrivere: • le sensazioni piacevoli: morbida, soffice, frescura, ............................... • le sensazioni sgradevoli: scivoloso, gelido, ................................................

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IL TESTO DESCRITTIVO

I luoghi

SE LEGGO, CAPISCO

LA CITTÀ La nostra città è malinconica per sua natura. Nelle mattine d’inverno ha un suo particolare odore di stazione e fuliggine, diffuso in tutte le strade e in tutti i viali; arrivando al mattino, la trovammo grigia di nebbia, e avvolta in quel suo odore. Filtra qualche volta, attraverso la nebbia, un sole fioco, che tinge di rosa e di lilla; mucchi di neve, i rami spogli delle piante; la neve, nelle strade e sui viali, è stata spalata e radunata in piccoli cumuli, ma i giardini pubblici sono ancora sepolti sotto una fitta coltre intatta e soffice, alta un dito sulle panchine abbandonate e sugli orli delle fontane; l’orologio del galoppatoio è fermo, da tempo incalcolabile, sulle undici meno un quarto. Di là dal fiume s’alza la collina, anch’essa bianca di neve ma chiazzata qua e là d’una sterpaglia rossastra; e in vetta alla collina torreggia un fabbricato color arancione, di forma circolare. Se c’è un po’ di sole e il fiume scorre con un luccichio verde sotto ai grandi ponti di pietra, la città può anche sembrare, per un attimo, ridente e ospitale: ma è un’impressione fuggevole. N. Ginzburg, Le piccole virtù, Einaudi

egna con una X. S • L’autrice, attraverso la descrizione, vuole farci capire che: ama la sua città. la sua città non le piace molto. • Infatti la città: è spesso avvolta dalla nebbia e l’aria ha un odore sgradevole. è un posto accogliente, con un bel fiume. • “ È un’impressione fuggevole” significa: che ti fa sognare. che dura poco. • Da come scrive, l’autrice è: ottimista e vede sempre positivo. malinconica e un po’ pessimista.

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I luoghi

IL TESTO DESCRITTIVO

IN MONTAGNA La grande montagna è più viva che mai. Ce lo dicono la voce allegra e a volte fragorosa dei suoi torrenti, delle sue cascate, il frusciare del vento, il cinguettio degli uccelli, il fischio lontano delle marmotte, il ronzio degli insetti attirati fin quassù dai fiori odorosi. Spesso si avverte il profumo piacevole della terra umida a tratti ancora impregnata del buon odore di erba secca della passata stagione. Sopra di noi ogni tanto volteggia incuriosita una cornacchia, si avvicina, gracchia e se ne va. Un sasso che rotola d'improvviso verso valle ci rivela una gradita sorpresa: due magnifici stambecchi passano con lunghi salti qualche decina di metri sopra di noi. Infine, arrivando al rifugio, sorprendiamo una grossa marmotta che si stava scavando la tana proprio lì sotto. Scappa velocissima, emettendo il suo caratteristico fischio, ma è tale la sua paura che nel fuggire quasi ci passa tra le gambe. W. Bonatti, Le mie montagne, Zanichelli

PER SAPERNE DI PIÙ Walter Bonatti (Bergamo 1930 –Roma 2011) è stato un alpinista e una guida alpina ed era soprannominato “il re delle Alpi”.

DENTRO IL TESTO egna con una X. S • Questo è un testo descrittivo perché: racconta un fatto vissuto in prima persona. l’uso di dati sensoriali ci permette di “vedere” l’ambiente in cui si trova l’autore. • L’oggetto della descrizione è: una persona. un animale. un ambiente. un’emozione. • La descrizione è: oggettiva. soggettiva. • I dati sensoriali utilizzati dall’autore sono: dati visivi. dati di movimento. dati olfattivi. dati tattili. dati gustativi. dati uditivi.

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IL TESTO DESCRITTIVO

I luoghi

UNA STANZA… UNA CASA… UN QUARTIERE SE LEGGO, CAPISCO egna con una X. S • La famiglia Brun: vive in Italia. vive in Francia. • L’appartamento è: stretto e pieno di mobili. ampio e luminoso. • La casa si trova: in un quartiere lussuoso. in un quartiere popolare. • Vicino alla casa: passa il metrò. passa un fiume. • I fatti si svolgono: un sabato d’autunno. una domenica di primavera. •L a ragazza dai capelli rossi vendeva: castagne. violette.

La famiglia Brun, insieme ai suoi invitati, si intratteneva in una sala da pranzo piccola e piena di luce. I mobili – una credenza in stile Enrico II, delle sedie di paglia di Vienna di color ocra con lo schienale a colonnine, una sedia a sdraio foderata con una stoffa scura, sulla quale sbocciavano fiori rosa su sfondo nero, un pianoforte a muro – si stringevano gli uni agli altri, sfruttando come potevano il poco spazio. Le pareti erano decorate da alcuni quadretti di nessun valore. I Brun abitavano nel cuore di un quartiere popoloso, non lontano dalla Gare de Lyon, da cui giungevano i lunghi fischi dei treni e a cui non facevano caso. Si accorgevano, invece, della vibrazione musicale che, a certe ore, si alzava dal ponte di metallo sul quale correva il metrò, quando, emergendo dalle profondità della terra, appariva per un breve istante sotto il cielo e poi fuggiva di nuovo, con un sordo lamento. Al suo passaggio i vetri tremavano. Sul balcone c’erano dei canarini che cantavano, chiusi in una gabbia, e in un’altra tubavano le tortorelle. Dal basso saliva il rumore della domenica: da tutti i piani, attraverso le finestre aperte, provenivano tintinnii di bicchieri e piatti e dalla strada le grida allegre dei bambini. La pietra grigia delle case, imbevuta di luce, diventava rosa. Persino i vetri delle finestre dell’appartamento di fronte, che per tutto l’inverno erano stati oscurati dalla polvere e dalla sporcizia, ora erano pieni di luce. E poi c’era la stretta rientranza in cui, da ottobre in poi, si era riparato il venditore di caldarroste; lui ora era scomparso e al suo posto

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era spuntata una ragazza dai capelli rossi che vendeva profumate violette. Persino quell’angolo umido e cupo era invaso da una foschia dorata: il sole faceva risplendere il pulviscolo, quella polvere di Parigi che compare in primavera e sembra fatta di polvere di riso e polline di fiori. Era una bella domenica. Martial Brun aveva portato un moka, il dolce a base di pasta genovese farcita con crema di caffè, che fece brillare di gioia gli occhi del giovane Bernard. Mangiavano in silenzio, assaporando il delicato sapore della torta, e l’unico rumore era il ticchettio dei cucchiaini sui piatti e lo scricchiolio sotto i denti dei chicchi di caffè, imbevuti di liquore aromatico, che si nascondevano in mezzo alla crema. Poi, dopo quell’istante di raccoglimento, la conversazione riprese, tranquilla, priva di ogni passione, come il borbottio sornione di un bollitore. I. Nemirovsky, I fuochi dell’autunno, Newton Compton Editori

DENTRO IL TESTO Segna con X le affermazioni esatte.

La descrizione è di tipo oggettivo perché non introduce alcun commento. La descrizione è di tipo soggettivo perché vi sono commenti e riflessioni. L’esposizione segue un ordine cronologico (prima-dopo). L’esposizione segue un ordine spaziale (dal particolare al generale). ompleta la tabella con i dati sensoriali che sono presenti C nel testo, come negli esempi.

DATI VISIVI DATI UDITIVI DATI OLFATTIVI DATI GUSTATIVI DATI TATTILI

Piccola, piena di luce, color ocra, stoffa scura, fiori rosa, ................................................................................. Fischi, vibrazione,

................................................................

....................................................................................................... ....................................................................................................... ....................................................................................................... ....................................................................................................... ....................................................................................................... ....................................................................................................... .......................................................................................................

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IL TESTO DESCRITTIVO

Le persone

IL PIRATA SANDOKAN PER SAPERNE DI PIÙ Abbiamo già incontrato Sandokan, detto la Tigre della Malesia, a pagina 68. Ma chi è? È un personaggio immaginario creato dallo scrittore veronese di romanzi d’avventura Emilio Salgari. Per il nome del suo eroe, l’autore si è ispirato a Sandakan, un centro costiero che si trova in Asia.

SE LEGGO, CAPISCO egna con una X. S • Quale aspetto di Sandokan incute rispetto? La figura imponente. Il suo abbigliamento.

L’uomo era salito sul ponte e, dopo aver dato un’occhiata in giro, si era fermato a prua, come in attesa di qualche cosa. Benché fosse molto giovane, la sua figura imponente incuteva rispetto, anzi timore. Nysa lo guardava di lontano non riuscendo a impedirsi di ammirare l’eleganza e il portamento. La stupenda casacca di velluto rosso, i pantaloni di seta verde, gli stivali di cuoio rosso, la scimitarra con l’impugnatura d’oro, tutte queste cose affascinavano il ragazzo e trasformavano quell’uomo in un eroe. Ma c’era, oltre all’abbigliamento, il fascino selvaggio che emanava quell’uomo; e il ragazzo ne subiva l’attrazione. Come sua sorella, del resto. Fu lei la prima ad avvicinarsi all’uomo fermo a prua; poi anche Nysa si avvicinò: lui, allora, si accorse dei ragazzi. L’uomo sorrise e d’un tratto i suoi lineamenti si illuminarono, si addolcirono; poi, con un gesto di tenerezza che pareva quasi inconcepibile in un pirata, ma che si accordava con quel sorriso, accarezzò i lunghi capelli della principessina. – Il mio nome è Sandokan – disse. E. Salgari, Sandokan, Giunti

•Q uale aspetto di Sandokan affascina Nysa? La figura imponente. L’abbigliamento ricercato e il fascino. •C he cosa addolcisce lo sguardo di Sandokan?

L’arrivo di un amico. La vista dei due ragazzi.

•Q uale gesto imprevedibile compie Sandokan?

à un bacio ai due D ragazzi. Accarezza i capelli della principessina.

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IL TESTO DESCRITTIVO

Le persone

DUE TIPI DIVERSI Uno sconosciuto Era più vecchio di quanto si fosse aspettata: doveva aver superato i sessant’anni. Non era alto, forse non superava il metro e sessantacinque, ma teneva la figura molto eretta, in modo elegante. I capelli, grigi e un po’ radi, morbidamente spazzolati all’indietro, scoprivano una fronte alta, segnata dalle rughe. Il volto era allungato, ossuto, con un naso aggressivo, sporgente da due guance rosse e accese, percorse da un reticolo di venuzze. La bocca era grande e ben disegnata. Gli occhi chiari brillavano acuti sotto le sopracciglia cespugliose. Il sopracciglio sinistro s’inarcava, più alto di quello destro. Aveva una voce pacata, mascolina e autoritaria. Portava una giacca di tweed di buon taglio, ma piuttosto logora, con le pezze di pelle ai gomiti. P.D. James, Un indizio per Cordelia Gray, A. Mondadori

Augustus L’immagine mostrava un ragazzo di circa nove anni talmente grosso e grasso che sembrava gonfiato da una pompa potentissima. Molte pieghe di ciccia spuntavano da ogni parte del suo corpo, e la sua faccia assomigliava a una mostruosa palla di pasta con due piccoli avidi occhi, simili a uvetta passa, che scrutavano il mondo dall’alto. R. Dahl, Charlie e la fabbrica di cioccolato, Mondadori

DENTRO IL TESTO

DA LETTORE A SCRITTORE ul quaderno, descrivi S te stesso come se ti guardasse un estraneo. Prendi a modello il testo “Uno sconosciuto”.

Segna con una X. • Di quale personaggio viene ... soprattutto il corpo? ... soprattutto il viso?

decritto: “Uno sconosciuto”. “Augustus”. “Uno sconosciuto”. “Augustus”.

• Quale descrizione segue l’ordine “dal generale al particolare”? “Augustus”. “Uno sconosciuto”. Entrambe.

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IL TESTO DESCRITTIVO

Le persone

PERSONE E… SE LEGGO, CAPISCO egna con X. S • La descrizione dello zio Marcos ti permette di conoscere: il suo aspetto fisico. il suo viso. il suo comportamento. il suo modo di vestire. •L a descrizione dello zio Marcos ti permette di ricavare queste informazioni: ama viaggiare. gli piace fare esperimenti. è sposato e ha dei figli. è alto di statura. di notte dorme poco. ha una sorella di nome Clara.

Mia zia Mia zia era una donna esile, delicata. Aveva quarant’anni e un viso ovale, sottile; il corpo snello, giovanile. Calzava graziose scarpe blu. Ma aveva l’aspetto fragile di chi abbia combattuto per tutta la vita contro una malferma salute. A.J. Cronin, E le stelle stanno a guardare, Bompiani

Lo zio Marcos Quando lo zio Marcos faceva visita ai suoi nipotini si fermava a casa loro per vari mesi. Questo rendeva felice soprattutto Clara. Lo zio era davvero molto strano. La casa si riempiva di bauli, di animali imbalsamati, di lance indiane, di fagotti da marinaio. Comparivano insetti mai visti, che avevano fatto il viaggio da terre lontane, per finire schiacciati sotto la scopa in un angolo qualsiasi della casa. Lo zio faceva esperimenti in cucina, riempiendo tutta la casa di fumo; rovinava le pentole con sostanze che non si potevano staccare dal fondo. Mentre quasi tutti cercavano di dormire, trascinava le sue valigie per i corridoi, provocava forti suoni con strumenti strani e cercava di insegnare a parlare spagnolo a un pappagallo. Di giorno dormiva su un’amaca che aveva steso tra due colonne dell’atrio. I. Allende, La casa degli spiriti, Feltrinelli

Un uomo gigante Nell’ingresso stava seduto un uomo gigantesco, pesante, grosso, sudato; con un collo corto e robusto, una camicia aperta e un abito grigio trasandato; la pelle della testa color cuoio, enormi mascelle, una bocca piena di denti, occhi sottili, sfuggenti, dietro le spesse lenti di un paio di occhiali di ferro. A. Cronin, E le stelle stanno a guardare, Bompiani

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Le persone

IL TESTO DESCRITTIVO

… PERSONAGGI Il violinista Afferra il violino, se lo mette sotto il mento e, impugnato l’archetto, fa vibrare le corde in trilli ora brevi e ora prolungati, fitti fitti, argentini, l’uno dietro l’altro, saltellanti come una grandinata, turbinosi e, all’improvviso, distesi con limpidezza melodica. O. Visentini, Musicisti, La Sorgente

Il trombettista Il trombettista afferra la tromba, l’appoggia alle labbra e schiaccia sapientemente i tasti, emette suoni ora acuti ora bassi, sonori, prolungati, nasali e caldi. È un dialogo fatto di note e intense interpretazioni.

Il pizzaiolo Il pizzaiolo dietro il banco con arte e con amore appiattisce, stende il cubo di pasta: sono piccoli colpi, ora larghi e molli, ora aguzzi e penetranti, delle mani piccole e intelligenti; poi, la candida piattaforma è pronta a ricevere il condimento; il pizzaiolo la picchietta di strutto, vi sparge i triangoletti di mozzarella e un pizzico di formaggio, vi spruzza la salsa. Trascorre qualche minuto, infine la pizza è nata; sussulta ancora, come nel forno, mentre la depongono sul marmo del tavolino. G. Marotta, San Gennaro non dice mai di no, Bompiani

DENTRO IL TESTO Segna con X. • In queste due pagine sono descrizioni oggettive: “Lo zio Marcos”. “Un uomo gigante”. “Mia zia”. “Il violinista”. “I trombettista”. “Il pizzaiolo”. • L’espressione evidenziata è: una personificazione. una similitudine. •L e descrizioni “Il violinista” e “Il trombettista” contengono: dati uditivi. dati visivi di forma. dati visivi di colore. dati visivi di movimento. •L a descrizione “Il pizzaiolo” contiene: dati gustativi. dati olfattivi. dati tattili. dati visivi di movimento.

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IL TESTO DESCRITTIVO

GLi animali

ANIMALI IN… ANIMALI IN…

DI PAROLA IN PAROLA enendo conto del contesto, T segna con una X il significato esatto. • Librarsi: si diffondono. aprire le ali a libro. mantenersi sospeso in aria. • Planata: discesa con volo lento, con ali quasi immobili. discesa di testa, con le ali ripiegate. • Si appollaiò: si aggrappò con gli artigli. si accomodò. • Ansante: con il cuore che gli batteva forte, e il respiro affannoso. in modo sereno e tranquillo.

Quando il giovane maschio vide mamma aquila avvicinarsi capì che la sorella, visto che era in grado di sporgersi di più, sarebbe riuscita ad afferrare prima di lui il cibo. Furibondo, si piantò saldamente sull’orlo del nido e, quando la madre gli passò davanti, compì uno sforzo tremendo per afferrare la preda. Ma sporgendosi perse l’equilibrio e precipitò a testa in giù, battendo disperatamente l'aria con le ali e strillando, terrorizzato. Subito, i genitori gli volarono accanto, arrivandogli tanto vicino da toccarlo, quasi, e gli lanciarono grida di incoraggiamento. Sebbene fosse in preda al panico, il giovane uccello sembrò comprendere. D’improvviso, allargò le ali e prese a librarsi nell’aria; ma non sapeva come manovrare le penne timoniere ed era ancora inesperto nel controllo delle ali. Scivolò in basso, in un’ampia, lunga planata, sempre affiancato dai genitori. Più che atterrare, cadde nel folto di un boschetto di pini e si aggrappò ad alcuni ramoscelli. Poi, quando i lucidi aghi di pino cominciarono a scivolargli fra gli artigli, cercò sicurezza aggrappandosi maldestramente ai rami. Qui si appollaiò, ansante, mentre i genitori compivano evoluzioni a bassa quota e gli gridavano complimenti. D. Mannis, L’aquila, Selezione dal Reader’s Digest

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… VOLO I gabbiani I gabbiani si preparavano a partire. Sorvolavano il lago e lo sfioravano con l’ala come per un addio. Dopo un breve volo tornavano a riva, si sparpagliavano irrequieti. Il Nord li chiamava: non potevano sottrarsi alla sua voce. Riprendevano il volo, sparivano confusi nello stesso colore dell’acqua e dell’aria. In un punto si erano alzati e avevano disegnato una freccia nel cielo, puntando verso il freddo azzurro degli alti orizzonti. E. Morante, L‘isola di Arturo, Einaudi

La gallina A zampe unite, salta giù dal pollaio. Accecata dalla luce, muove qualche passo indeciso nel cortile. Per prima cosa vede il mucchio di cenere dove ogni mattina ha l’abitudine di andarsi a divertire. Ci si rotola, ci si tuffa e, agitando vivacemente le ali, gonfia le piume e si scuote di dosso le pulci della notte. J. Renard, Storie naturali, Garzanti

Il galletto Ecco che il galletto qui davanti a me ha avvistato un cane. Non si muove, non becca più, ha irrigidito il collo. Deve essere morto dalla paura, ma non vuole farlo vedere. Saltellando si allontana. Finalmente adocchia la cantonata, e allora, detto addio alla finte e al contegno, rompe in una misera, vergognosa, precipitosa fuga. R. Bacchelli

DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Nei testi di questa pagina le descrizioni sono: oggettive. soggettive. • I nfatti gli autori descrivono: in modo preciso solo l’animale e ciò che fa. soprattutto le loro impressioni sugli animali osservati. •P er la loro descrizione usano: dati visivi. dati uditivi. dati di movimento. ottolineali nei testi con S colori diversi.

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IL TESTO DESCRITTIVO

Gli animali

FEBO, SOCRATE, BRUTO Sono affezionato ai miei tre cani: Febo, Socrate e Bruto; loro mi tengono compagnia. Febo è bianco come una colomba, con macchie color grano maturo; il suo pelo è lucido e risplende al sole. Andrebbe bene per la caccia, ma preferisce correre con me tra i filari e lungo i prati verdi. Socrate è un Pointer di pura razza. Ha gli occhi castani e dolci, un carattere affettuoso. Con me ha imparato a non spaventare le lepri e a non uccidere. È un cane che non ama abbaiare. Quando è in cortile rimane fermo a guardare il cielo, a guardare l’aria che muove le piante, a seguire l’ombra del fico che disegna strani geroglifici sulle pietre. L’ultimo arrivato è Bruto. È un Boxer con un gran muso scuro e sul naso una macchia bianca; il resto del pelo è di colore grano secco. È pieno di forza e ha sempre una voglia pazza di giocare. Preferisce inseguire le farfalle. Gli uccelli sono troppo alti, mentre le farfalle gli danzano sul muso tanto da farlo impazzire. D. Lajolo, I mè: racconto senza fine tra Langhe e Monferrato, Impressioni Grafiche

DENTRO IL TESTO egna con una X. S • La descrizione è: oggettiva. soggettiva. • Perché: descrive soltanto l’aspetto fisico dei cani. descrive in breve l’aspetto fisico, ma fa risaltare le abitudini e il rapporto con il padrone. •P er la descrizione sono state usate: personificazioni. similitudini.

LINK a…

SCIENZE

Il Pointer è un cane da caccia di origine inglese; il nome deriva dalla sua capacità di puntare la preda (“to point ” in lingua inglese). Ha pelo raso e liscio, è docile, affidabile e vivace. Il Boxer è un cane da difesa di origine tedesca, di media taglia. Ha pelo raso, lucido e muso schiacciato. È un cane docile e ama passeggiare con il suo padrone.

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Gli animali

IL TESTO DESCRITTIVO

WILLIAM, IL GATTO Il gatto William aveva quattordici anni e, con il passare del tempo, si era fatto più tranquillo. Era quasi tutto nero, fatta eccezione per le ghette e lo sparato bianchissimo, come la punta della coda. Aveva un muso straordinario e bellissimo, con ciuffi di pelo nero che si aprivano a raggio intorno al musetto; aveva i baffi bianchi e i peli del sopracciglio erano sparati dritti come antenne della televisione; gli occhi erano verde chiaro, con quelle fessure strette come porte socchiuse. Certe volte veniva a vedere dove eri seduto e, dopo aver avuto un attimo di riflessione, ti saltava in grembo e restava così sulle quattro zampe ben distese, a guardarti fisso dentro gli occhi, senza mai battere ciglio. Poi fletteva la testa, pur continuando a sostenere lo sguardo, e se ne usciva in un unico miagolio. Nei pomeriggi d’inverno, di ritorno da scuola, non c’era cosa che il piccolo Peter amasse di più che sfilarsi con un calcio le scarpe e sdraiarsi davanti al fuoco del camino accanto al gatto. A Peter piaceva mettersi giù all’altezza di William e poi andargli vicino vicino con la faccia a guardare la sua: quel muso straordinario e bellissimo!

DI PAROLA IN PAROLA egna con una X il significato S esatto. • Ghette: scarponi da montagna. gambali usati dai militari che fasciano la caviglia. • Sparato: parte inamidata della camicia da uomo. cappotto da bambino.

I. McEwan, L’inventore di sogni, Einaudi

SE LEGGO, CAPISCO er ogni affermazione, scrivi E se è esplicita, P I se è implicita.

William è nero e bianco.

Si parla di un gatto vecchio.

William ora non c’è più.

Peter era molto giovane.

Peter è il figlio dell’autore.

Peter frequentava la scuola.

William non amava essere coccolato.

William aveva un carattere indipendente.

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IL TESTO DESCRITTIVO

I fenomeni naturali

LA NATURA FA… Il temporale D’improvviso il cielo si oscurò, si sentì un lontano brontolio, mentre una ventata secca e bruciante scosse gli alberi e sollevò la polvere dalla strada. Il sole sparì tra le nuvole colorate di un rosso livido e mentre il tuono rombava sordamente, sul villaggio si scatenò una tempesta furiosa. Il primo fulmine cadde nella foresta e tutto il cielo divenne dello stesso colore del piombo. Le raffiche di vento urlavano e lampi simili a fuochi accecanti laceravano il cielo, mentre tuoni fragorosi rimbombavano sulla terra. Le case tremavano e la gente si nascondeva impaurita. Poi cominciò a cadere una pioggia fitta fitta e pesante. Era un tale diluvio che in un attimo le spighe nei campi furono abbattute, il fiume si gonfiò e un’acqua schiumosa invase i fossati, i solchi, le buche del terreno. Soltanto verso sera la pioggia cessò e tra le nubi, come una sfera rossa e sfavillante, apparve il sole prima di tramontare. W. Reymont, I contadini, Città Armoniosa

DENTRO IL TESTO

DATI VISIVI

ompleta la tabella scrivendo i dati sensoriali presenti C nel testo, come negli esempi. Se alcuni non ci sono, prova a scriverli tu, tenendo conto del contesto.

NOMI AGGETTIVI VERBI

sole, nuvole,

.....................................................................

..................................................................................................

colorate, rosso livido,

...................................................

..................................................................................................

si oscurò, sparì

...............................................................

DATI UDITIVI

..................................................................................................

NOMI

brontolio, tuono

...............................................................

..................................................................................................

AGGETTIVI

..................................................................................................

VERBI

..................................................................................................

..................................................................................................

..................................................................................................

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I fenomeni naturali

IL TESTO DESCRITTIVO

… CAPRICCI Grandine La grandine biancheggiò saltellante per terra, risuonando come sassi sulle tegole, tambureggiando le foglie, formando strati sull’erba, sul cortile. Tutti gli alberi, le viti, le piante dell’orto, le acacie della strada si tenevano fermi, spauriti, oppressi dalla martellante caduta. I contadini guardavano e non fiatavano, gli occhi dilatati, inebetiti, stringendosi le braccia con le mani; guardavano e sembrava non volessero credere. Le viti perdevano le foglie, lo strato bianco cresceva, passò una decina di minuti e poi la pioggia prese a mischiarsi alla grandine e questa a scemare. Più tardi, quando fu possibile uscire a camminare verso i campi, subito si intese un odore di foglie cadute come per un prematuro autunno. G. Comisso, La terra e i contadini, Vallecchi

Nebbia Venne la nebbia. Venne una sera quasi improvvisamente e pareva che fosse nata dal fiume. Durò per due settimane. Si levava prima del tramonto e diventava spessa durante la notte e era dura a disperdersi il giorno dopo. Si attaccava alle case, ai campanili, agli alberi, per non farsi sciogliere dal sole. E per qualche giorno il sole non riusciva a scioglierla e non appariva nel cielo. Allora, guardando dall’alto delle mura non si vedeva niente, né verso i monti né verso il mare… E i rumori avevano un suono sordo che andava lontano. G. Berto, Il cielo è rosso, Rizzoli

DI PAROLA IN PAROLA Segna con una X il significato esatto. • Oppressi: schiacciati. annoiati. • Inebetiti: pronti, vivaci. storditi, increduli. • Scemare: crescere, aumentare. diminuire, affievolirsi. • Si intese: si capì. si sentì.

DENTRO IL TESTO elle descrizioni, N sottolinea: • in rosso le personificazioni; • in verde le similitudini. Ricorda. Le similitudini sono sempre introdotte da: pare, sembra, come se...

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IL TESTO DESCRITTIVO

La realtà

MOMENTI DENTRO IL TESTO crivi in quali S descrizioni sono presenti i dati indicati. • Dati visivi di colore: ..................................................... • Dati uditivi: ..................................................... • Dati olfattivi: .....................................................

Al mattino Al mattino, quando mi svegliavo, le persiane della mia camera erano luminose e il sole nascente le rigava d’oro. L’aria mattutina era colma dell’odore del carbone di legna acceso in cucina, come del frenetico canto dei galli, del lontano abbaiare dei cani e del tremulo, malinconico scampanio delle greggi che i pastori portavano al pascolo. G. Durrell, La mia famiglia e altri animali, Adelphi

Pomeriggi estivi Gli ulivi erano bianchi sotto il sole, i campi arati perfetti, un gran frinire di cicale, e le farfalle smarrite nella luce. Vicino ai muretti c’era un margine erboso: vi crescevano i papaveri. Io camminavo battendo i tacchi, perché l’eco fosse più forte. La porta della Villa mi veniva aperta come per incantesimo, entravo e cominciava il grande silenzio: si spegnevano lo stridere delle cicale, l’eco dei passi, il ronzio dei mosconi. Istintivamente camminavo in punta di piedi. V. Pratolini, Cronaca familiare, Mondadori

Tramonto Erano tramonti lentissimi, pieni di tutti i colori più meravigliosi: il rosso del fuoco passava all’arancione, al giallo e a uno strano verde marino pieno d’incanto, e al viola dei fiori, chiaro chiaro come le prime violette di primavera, e poi sempre più cupo e notturno. C. Levi, Cristo si è fermato a Eboli, Einaudi

DA LETTORE A SCRITTORE ul quaderno, riscrivi il brano “Al mattino”, sostituendo S le parole evidenziate con il sinonimo più adatto, scegliendolo tra quelli dati. Luminose Rigava Colma Frenetico Tremulo Malinconico Scampanio

brillanti • scintillanti • splendenti incideva • graffiava • segnava piena • traboccante • satura velocissimo • eccitato • entusiasta tremolante • vibrante • fremente mesto • nostalgico • triste scampanellare • tintinnare • squillare

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Gli oggetti

IL TESTO DESCRITTIVO

SE LEGGO, CAPISCO

LA TAVOLOZZA DI RENOIR Ecco la tavolozza di un pittore! I colori vi si ammucchiano, si coprono l’un l’altro, si mescolano. Lo spessore è tale che il legno della tavolozza non si vede più. È impossibile, in quel miscuglio, trovare una tinta pura, perciò il pittore continua ad aggiungere il contenuto di un tubetto che, dopo la prima pennellata, viene assorbito da tutti gli altri colori che coprono la tavolozza. Intorno a lui si drizzano reggimenti di pennelli ed egli attinge di continuo a quella riserva perché, dopo poco, ciascuno di essi è coperto di una pasta multicolore. Quando il pittore non sa più dove mettere le mani in quella tavolozza che sempre più assomiglia al vestito di Arlecchino, la gratta con un coltello e ricomincia a spremere i tubetti fino in fondo. Ha un cassetto pieno di tubetti nuovi che vanno ben presto a sostituire quelli vuoti. J. Renoir, Renoir, mio padre, Garzanti

egna con una X. S • Il vero scopo dell’autore è: descrivere in quale modo Renoir riusciva a ottenere i colori che usava. descrivere con ricchezza di particolari le azioni del pittore Renoir.

DENTRO IL TESTO

“Si drizzano reggimenti di pennelli” è una personificazione, perché sembra che siano i pennelli a voler mettersi in piedi. “Assomiglia al vestito di Arlecchino” è una similitudine, perché si mettono a confronto due elementi: la tavolozza e Arlecchino. el testo, sottolinea i dati N visivi di movimento.

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VERSO L’INVALSI TEMPO DI VENDEMMIA

Oltre i filari vanno grida e risate; i cani sbalzano, accucciandosi sulle zampe davanti, da questo a quel gruppo di vendemmiatori, e i passeri frullano sbandati. Le labbra e il mento sono appiccicose di miele. 5 Tutto è una gomma rossastra. E ci si lava, pigiando a palme aperte gli scricchiolanti grappoli profumati. Buona è l’uva, addentata a grani dal tralcio, ne assapori la dolcezza un po’ acidula. E, tornati giù sbalzellando, il pane e il brodo sono gustosi e fragranti come mai. Si gode della bella 10 tovaglia bianca che profuma di bucato sotto la lampada. 1

S. Slataper, Il mio Carso, A. Mondadori

IL BALLO DELLE FOGLIE

Mucchi di foglie dorate e scarlatte sussurravano e ridacchiavano tra loro con voci fruscianti; facevano qualche 15 piccola corsa come cerchi colorati in mezzo agli alberi. Poi arrivava il vento a piccoli sbuffi: si intrufolava tra gli ulivi… le foglie tremavano, diventavano d’argento, cullava i cipressi che si mettevano a oscillare gentilmente e trascinava le foglie morte in piccole danze 20 giocose e turbinanti. G. Durrell, La famiglia e gli altri animali, Adelphi

IL RESPIRO DEL MARE

Mattino al mare, che musica! Le onde danzavano, un promontorio si specchiava nel mare, 25 la seta liscia della sabbia carezzata dall’acqua. E ancora onde che si sollevavano e ricadevano ritmicamente, sospirando mentre si disfacevano lungo la riva. La canzone fresca e allegra che gorgogliava tra gli scogli del molo vicino, il tonfo dell’onda sui massi grandi e levigati e, lontano lontano, il rumoreggiare 30 possente del mare aperto. A. E. Grosso - G. Abba, Finalmente musica, Suvini Zerboni

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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna ai testi. 1 I testi letti: A. forniscono informazioni. B. “fotografano” con le parole. C. raccontano un’avventura. D. narrano storie fantastiche. 2 Quindi sono: A. testi narrativi realistici. B. testi narrativi fantastici. C. testi descrittivi. D. testi informativi. 3 T esti di questo genere si distinguono per: A. testo diviso in paragrafi. B. uso di un linguaggio scientifico. C. presenza di dèi e semidèi. D. uso di molti dati sensoriali. 4 L ’espressione “appiccicose di miele” (riga 4) è: A. un dato visivo di posizione. B. un dato tattile. C. un dato gustativo. D. un dato olfattivo. 5 L ’espressione “dolcezza un po’ acidula” (riga 8) è: A. un dato olfattivo. B. un dato visivo. C. un dato gustativo. D. un dato tattile.

6 L ’espressione “tovaglia bianca che profuma di bucato” (riga 10) contiene: A. un dato visivo e gustativo. B. solo un dato visivo di colore. C. solo un dato olfattivo. D. un dato visivo e olfattivo. 7 L ’espressione “mucchi di foglie dorate e scarlatte” (riga 13) è: A. un dato di movimento. B. un dato visivo di colore. C. un dato uditivo. D. un dato tattile. 8 “ Si sollevavano e ricadevano ritmicamente” (riga 26) è: A. un dato di movimento. B. un dato tattile. C. un dato olfattivo. D. un dato uditivo. 9 “Lontano lontano” (riga 29) è: A. un aggettivo superlativo. B. un avverbio di luogo. C. una preposizione articolata. D. una congiunzione. 10 Lo scopo di questo tipo di testo è: A. scatenare una risata. B. raccontare fatti reali. C. dare informazioni. D. creare “immagini mentali” con le parole. 185

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Frida Kahlo

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

ARTE

FRIDA KAHLO

A FUMETTI

Frida Kahlo è senza dubbio la pittrice messicana più famosa di tutti i tempi! La sua originalissima arte e la grande forza dimostrata nell’affrontare una vita piena di dolori fanno di lei una donna unica e speciale. La sua vita ha ispirato libri, film, mostre e opere teatrali.

Frida e il suo amore per la vita Frida nacque a Coyoacán, una zona di Città del Messico, il 6 luglio 1907. In realtà, a proposito della sua data di nascita, lei amava dire una piccola bugia: diceva che era nata nel 1910, anno di inizio della rivoluzione dei contadini messicani, che lei sostenne per tutta la vita. Per questo motivo aveva deciso che lei e il suo “nuovo Messico” erano nati nello stesso momento!

La vita di Frida fu breve ma intensa. Non un semplice susseguirsi di anni, ma un susseguirsi di emozioni e di passioni. Non è sempre vero che chi vive più a lungo vive di più… PATA DE PALO! AH, AH, AH!

Frida conobbe la sofferenza già da bambina. A sei anni una brutta malattia le lasciò una gamba più corta dell’altra, che Frida nascondeva sotto i vestiti. Ma questo, non bastò a evitare che alcuni compagni la chiamassero “pata de palo” (gamba di legno).

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Frida Kahlo a fumetti MA È ANCHE TROPPO RIBELLE! BRAVA FRIDA, SEI PROPRIO INTELLIGENTE!

Per fortuna aveva molti amici che non la prendevano in giro. Frida preferiva giocare in strada con loro piuttosto che giocare con le bambole. Suo padre era un bravo fotografo con la passione per la pittura e Frida amava moltissimo stare con lui e osservarlo mentre lavorava o mentre dipingeva.

Dopo aver frequentato vari gradi di scuola, Frida superò un esame veramente difficile ed entrò nella Scuola di medicina più prestigiosa del Messico, dimostrando grande capacità e determinazione. Su 2000 studenti, solo 35 in quella scuola erano donne! Finalmente nessuno la prendeva più in giro, anzi, tutti cominciarono ad apprezzarla per le sue doti. PURTROPPO FRIDA HA TANTE FRATTURE... POVERA PICCOLA MIA!

A scuola si innamorò di Alejandro, un suo compagno. Finalmente Frida era felice: frequentava una scuola che le piaceva, aveva tanti amici ed era innamorata!

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

ARTE

SEI IL PAPÀ PIÙ BRAVO DEL MONDO, NESSUNO DIPINGE GLI ALBERI COME TE…

Ma il destino stava per giocare a Frida un altro brutto scherzo, il più crudele… Un giorno, tornando a casa da scuola, il pullman sul quale viaggiava con Alejandro si scontrò contro un tram. Fu un incidente molto grave. Frida sopravvisse, ma le gravi ferite riportate le provocarono enormi sofferenze che la segnarono per tutta la vita!

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Frida Kahlo a fumetti PROVA A DIPINGERE, COSÌ IL TEMPO TRASCORRERÀ PIÙ IN FRETTA!

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

ARTE

QUESTA È UNA TORTURA! MI SENTO IN GABBIA E MI ANNOIERÒ MOLTISSIMO!

I medici le misero un busto di gesso per cercare di sanare le fratture alla schiena. Quel busto, però, non permetteva a Frida di stare in piedi, per cui fu costretta a letto per molti mesi.

DIPINGO AUTORITRATTI PERCHÉ SONO LA PERSONA CHE CONOSCO MEGLIO!

Frida cominciò a dipingere, dapprima per noia, ma a poco a poco la pittura divenne una vera e propria passione! La madre le fece montare anche uno specchio sopra il letto in modo che lei potesse vedersi. Frida, per colmare la solitudine, nei suoi dipinti si raffigurava in compagnia di tanti animali. Dipinse così tanti autoritratti che, oggi, sarebbe eletta “Regina dei selfie”!

Cominciò così la sfida di Frida contro il destino. Tirò fuori tutta la sua grinta e il suo coraggio e decise che nulla le avrebbe tolto la voglia di vivere! Sua madre, intanto, ebbe una grande idea: le fece montare un cavalletto da pittore sul letto e le diede i colori del padre… SECONDO ME, QUESTI BAFFETTI MI DONANO!

Nei suoi autoritratti Frida si dipingeva sempre con dei baffi abbastanza vistosi e delle sopracciglia folte e unite tra loro. Era una donna proprio fuori dal comune! Le piaceva essere se stessa senza seguire le mode del tempo, per cui, anche se in molti la chiamavano “la baffuta”, si rifiutò sempre di rimuovere la peluria dal viso. Questo, insieme alle coloratissime gonne della tradizione popolare, la caratterizzava molto! Non c’era un’altra donna come lei!

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Frida Kahlo a fumetti

Dopo essersi liberata del busto, si buttò alle spalle tutti i giorni di immobilità assoluta e si catapultò nella vita con tutta la sua forza, decisa a prendersi la sua rivincita! Continuò a dipingere intingendo i suoi pennelli nei colori forti e allegri della tradizione messicana. Poi, un giorno, Frida incontrò Diego Rivera, un pittore già affermato che dipingeva soprattutto murales e se ne innamorò. Dopo qualche tempo, i due si sposarono.

FORZA MUCHACHOS! ANDIAMO A DIPINGERE LA VITA DELLA STRADA!

Frida e Diego amavano vivere nella loro casa Blu e insieme diventarono sostenitori del popolo messicano che lottava per il riconoscimento dei suoi diritti.

SÌ! ANDIAMO A DIPINGERE L’ALLEGRIA MESSICANA!

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

ARTE

TU SEI TUTTO IL MIO MONDO...

Dopo un periodo trascorso a New York insieme al marito, Frida tornò in Messico, dove insegnò in una scuola d’arte distinguendosi dagli altri docenti, perché si rifiutava di insegnare all’interno delle classi.

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Frida Kahlo a fumetti

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

ARTE

VIVA LA VIDA!

Tutti, in Messico, conoscevano le opere di Frida! Tutti erano pazzi di lei e nel 1953 le fu dedicata una grande mostra. Frida, che in quel periodo stava nuovamente male, fu trasportata alla mostra insieme al suo letto. Anche in quella occasione, nonostante i dolori, Frida mostrò tutta la sua allegria e trascorse la serata cantando e brindando, sempre costretta nel suo letto! FRIDA RIMARRÀ PER SEMPRE NEI NOSTRI CUORI. È STATA UNA DONNA VERAMENTE SPECIALE!

Purtroppo la sua grande voglia di vivere non bastò a salvarla dalla malattia; le sue condizioni si aggravarono e un giorno, dopo aver partecipato contro il parere dei medici all’ennesima manifestazione a sostegno del popolo messicano, Frida si spense nella sua amatissima casa Blu.

Era il 13 luglio 1954. Moriva così una grande donna che era riuscita a trasformare la sofferenza in arte, le sconfitte in risorse e l’intera vita in un esempio di coraggio per il mondo e per tutte le donne!

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Frida Kahlo

Le opere ARTE

AUTORITRATTO CON SCIMMIE

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

A chi non piacciono le coccole? Frida ne riceve tante dalle sue piccole scimmiette, che tiene in braccio amorevolmente proprio come una bambina fa con i suoi orsacchiotti. Le scimmiette le stanno tutte addosso e sembra non abbiano alcuna intenzione di lasciarla andare! Una le cinge il collo, l’altra le mette una zampetta sul petto e attorciglia la sua coda al braccio, mentre le altre due la tengono d’occhio fra le grandi foglie di strelitzia, il bellissimo fiore alto e slanciato che impreziosisce lo sfondo. Frida si lascia abbracciare. Lei ama tutti gli animali, ma ha un vero e proprio debole per quelle scimmiette così affettuose e vivaci che spesso le mettono sottosopra il giardino della casa Blu. Lei, però, non se ne cura; del resto, l’allegria e un po’ di sana confusione sono un ottimo rimedio per non pensare alla sofferenza! – Ehi, Frida, il tuo cuore batte forte! – sembra dirle la scimmietta che le tocca il petto. Lei sorride e poi torna a guardare avanti con lo sguardo fiero di chi è abituato a lottare e a vincere, mentre il suo cuore scandisce il ritmo di una vita che lei vorrebbe bere tutta d’un fiato, per non perderne neanche una goccia!

C LIL

OSSERVA E RIFLETTI 1

................................................................................................................................... ...................................................................................................................................

2

Come definiresti l’espressione di Frida?

Secondo te, a che cosa sta pensando? ................................................................................................................................... ................................................................................................................................... ...................................................................................................................................

I live in Frida's garden. 191

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LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

ARTE

La teoria dei colori Chi non è mai rimasto con il naso per aria a osservare estasiato un arcobaleno? Sicuramente anche tu! L’arcobaleno è uno degli spettacoli naturali più affascinanti!

Arancione Giallo

Rosso

Ma dietro tutta la sua magia c’è una spiegazione scientifica ben precisa: l’arcobaleno si forma quando la luce del sole attraversa le gocce d’acqua rimaste sospese nell’aria dopo un temporale. Visivamente, l’arcobaleno appare come un arco formato da sette colori. Viceversa, quando questi colori si ricompongono si forma la cosiddetta luce bianca. Non ci credi? Prova a fare questo semplice esperimento con il disco di Newton e potrai verificarlo tu stesso!

Verde

Azzurro

Violetto Indaco

Riproduci su un foglio indaco il disco. Colora gli spazi con i colori indicati. violetto

azzurro verde

Ritaglia il disco e incollalo su un cartoncino, per renderlo più rigido.

giallo

rosso

arancione

Con l’aiuto di un adulto, pratica un foro al centro e fai passare un filo di lana attraverso esso. Poi, insieme a un compagno, tendi i due capi del filo.

Fai girare molto velocemente il disco: i sette colori sembreranno scomparire e vedrai formarsi il bianco!

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Dentro l'arte Il bianco è dunque il risultato della mescolanza di tutti gli altri colori ed è detto anche colore acromatico, cioè senza colori. Colori acromatici sono anche il nero e il grigio.

OSSERVA E RIFLETTI

ARTE

Colora il disegno usando soltanto i colori acromatici.

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

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Dentro l'arte

I colori

LA MERAVIGLIA DELLE ARTI

ARTE

I COLORI PRIMARI I colori primari si chiamano così perché non derivano da altri colori. Sono tre:

GIALLO

ROSSO

BLU

I COLORI SECONDARI I colori secondari sono, invece, quei colori che si ottengono dalla mescolanza dei colori primari. Ecco come si formano.

GIALLO

ROSSO

ARANCIONE

I COLORI TERZIARI I colori terziari sono quei colori che si ottengono mescolando un colore primario con uno secondario. Osserva la tabella.

ROSSO

BLU

GIALLO VERDE

BLU

VIOLA

=

Giallo +

Verde

Giallo +

Arancione =

Giallo aranciato

Rosso +

Arancione =

Rosso aranciato

Rosso +

Viola

=

Rosso violaceo

Verde giallognolo

Blu

+

Verde

=

Blu verdastro

Blu

+

Viola

=

Blu violaceo

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Dentro l'arte

Colora le due mongolfiere. Per la prima, usa i colori primari. Per la seconda, usa i colori secondari.

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A C I V I C E N O I EDUCAZ DALLE REGOLE… ALLA COSTITUZIONE Ormai hai imparato che:

LINK a… •o gnuno di noi vive a contatto con gli altri: in casa, a scuola, nelle associazioni sportive, nel proprio quartiere... • per stare bene insieme è necessario che ci siano delle regole. In questo modo sono riconosciuti i diritti, ma anche i doveri, di tutti.

Se per poter vivere serenamente in gruppi piccoli come la casa, la scuola... è necessario stabilire delle regole, è stato ancor più necessario scrivere delle regole valide per tutti per poter vivere in pace nel nostro Paese, cioè la nostra nazione: l’Italia. L’Italia è come un grande “corpo”, formato da tante membra, cioè i suoi cittadini. Per fare in modo che il “corpo Italia” stia sempre bene, bisogna che tutti sappiano come ci si deve comportare:

STORIA

La nostra Costituzione è nata subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il 2 giugno 1946 si svolse un referendum per scegliere quale forma di governo dare al Paese: Monarchia o Repubblica. Fu scelta la Repubblica. In occasione del referendum i cittadini elessero l’Assemblea Costituente, che aveva il compito di scrivere la nuova Costituzione. P. Bignardi V. Caricaterra, Cittadini... per Costituzione, Editrice La Scuola

• nella relazione tra individui e individui; • nel rispetto di ciò che appartiene a tutti; • nel rispetto dei propri diritti e dei propri doveri.

Ma perché ciò potesse realizzarsi i nostri progenitori hanno “studiato” e raccolto in un unico grande libro tutto quello che occorre fare o non fare. Questo libro si chiama “Costituzione”.

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Osserva la mappa. l’insieme delle Regole fondamentali

è

LA COSTITUZIONE

è entrata in vigore

è composta da • Principi fondamentali • Diritti e doveri dei cittadini

1° gennaio 1948

è per definizione • Ordinamento della Repubblica • Disposizioni finali e transitorie

• rigida, perché la forma repubblicana non può essere cambiata

Dai Principi Fondamentali L’articolo 1 della nostra Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Sebbene siano due frasi brevi, contengono alcuni concetti fondamentali: • r epubblica: dal latino “res publica”, cioè letteralmente “cosa di tutti”; • democratica: dal greco “demos”, popolo, e “kratìa”, potere; infatti sono i cittadini, cioè il popolo, a eleggere i propri rappresentanti; • sovranità: da “sovrano, re”; vale a dire che è il popolo che prende le decisioni più importanti attraverso i propri rappresentanti.

APPRENDIMENTO COOPERATIVO Organizza con i tuoi compagni l’elezione del Bibliotecario di classe e del Responsabile degli assenti. Le cariche dovranno durare due mesi, poi verranno ripetute le elezioni. • Il Bibliotecario si occuperà di tenere in ordine la biblioteca di classe e registrerà i nomi di chi prende e restituisce i libri. • I l Responsabile delle assenze dovrà occuparsi di registrare i compagni assenti e far pervenire loro i compiti. I candidati, cioè quelli che si propongono per ottenere le cariche, terranno un discorso per convincere i compagni delle loro capacità. Dopo il discorso dei candidati, preparerete le schede (una per ogni alunno della classe) su cui scriverete i nomi di chi si è proposto per le varie cariche. La votazione dovrà essere segreta, ma lo spoglio delle schede, cioè la loro apertura e il conteggio delle preferenze, sarà pubblico.

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CA CCI A AL TES OR O

Compito di realtà

Qual è il vostro compito? Siete chiamati a realizzare una CACCIA AL TESORO per una classe seconda. Non importa quanto tempo impiegherete per organizzarla, l'importante è riuscire ad arrivare alla conclusione.

CHE COSA DOVETE SAPERE? Una caccia al tesoro prevede: • un percorso e le relative mappe; • una serie di indovinelli, tanti quanti sono i posti in cui sono nascoste le prove; • una serie di prove, tante quante sono le tappe previste; • un tesoro finale per i vincitori;

• un premio di consolazione per chi non ha vinto; • i partecipanti divisi in due o tre gruppi; • un percorso differente per ogni gruppo; • un capo-gioco, che avrà il compito di controllare la correttezza delle prove; • dei capi gruppo che accompagneranno le squadre di partecipanti.

COME DOVETE PROCEDERE? 1 Scegliete il posto in cui si dovrà svolgere la caccia al tesoro: l’interno della scuola, la palestra, il cortile o il giardino della scuola... 2 Stabilite il percorso e il numero delle tappe. 3 Scegliete la classe a cui proporre la vostra caccia al tesoro. 4 Decidete come “invitare” e, soprattutto, come invogliare la classe prescelta a giocare: con un cartellone, con una lettera, con un invito... 5 Ora dividetevi in gruppi di tre o quattro compagni. La vostra caccia al tesoro si comporrà di 6 tappe. 6 Un gruppo si occuperà di realizzare l'invito, di procurarsi o costruire il tesoro finale e il premio di consolazione, realizzare i cartellini-distintivi per ciascuna squadra dei

7

partecipanti, sui quali verrà scritto il nome della squadra o il disegno di un oggetto, di un animale, di un fiore... Gli altri gruppi si occuperanno di realizzare ognuno un’intera tappa, comprensiva di: • i ndovinello (scritto in versi o in prosa) che dovrà dare indicazioni su dove è nascosta la mappa; • mappa del percorso da seguire, per poter trovare la prova; • prova che i partecipanti dovranno superare per poter accedere alla tappa successiva.

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GLI ULTIMI PASSAGGI • Riunitevi di nuovo tutti insieme per rileggere e, se necessario, correggere gli indovinelli e le prove. • Numerate le prove nella successione desiderata. • Trascriveteli in modo chiaro in due copie (una per il capo-gioco e una che... nasconderete!).

E ORA… BUON DIVERTIMENTO! COM’è ANDATA? • Ti è piaciuto fare questo lavoro? • Che cosa è stato più difficile per te? ....................................................................................................................................... ..................................................................................................................................................................................................................... ..................................................................................................................................................................................................................... • Perché?

...................................................................................................................................................................................................

• Sei soddisfatto del risultato? • Perché?

...................................................................................................................................................................................................

• Hai avuto difficoltà a collaborare con i tuoi compagni? • Sei riuscito a esprimere le tue opinioni? • Secondo te, la Caccia al tesoro è piaciuta ai bambini di classe seconda? • Da che cosa lo hai capito? ............................................................................................................................................................ ..................................................................................................................................................................................................................... .....................................................................................................................................................................................................................

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IL TESTO

O V I T A L O REG Il testo regolativo, come recita il suo stesso nome, è un testo che ha lo scopo di fornire:

regole

prescrizioni

istruzioni

divieti

per disciplinare il comportamento nostro o degli altri. eggi il testo, osserva L le varie parti e segna con una X.

REGOLE PER… VISITARE UNA MOSTRA DI PITTURA

Ciò che si deve fare

| È obbligatorio spegnere il telefono cellulare all’interno della sede espositiva. | È obbligatorio l’uso del guardaroba per borse fuori misura rispetto alla taglia consentita. Portamonete e altri valori dovranno essere custoditi dai visitatori in appositi sacchetti. È obbligatorio consegnare gli ombrelli al guardaroba.

|

Ciò che NON si deve fare

| È vietato introdurre zaini e passeggini, che vanno depositati al guardaroba. | È vietato introdurre animali, anche di piccola taglia. | È vietato consumare cibi e bevande all’interno della sede espositiva. | È vietato utilizzare macchine fotografiche, anche senza flash, e telecamere. | È vietato fumare all’interno della sede espositiva. | È vietato percorrere l’itinerario dell’esposizione più di una volta.

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Sono testi regolativi: • i testi giuridici (la Costituzione italiana, il Codice della strada...); • i regolamenti (regolamento di un condominio…); • i manuali che insegnano a svolgere particolari attività; • le istruzioni per l’uso di medicinali o di elettrodomestici; • le ricette di cucina. TITOLO

A differenza di tutti gli altri testi, il titolo di un testo regolativo deve essere esplicito e far capire subito quali regole, divieti o obblighi contiene.

SVILUPPO

Il testo regolativo entra subito in argomento. Può essere un elenco puntato, se le regole non devono seguire un ordine preciso, un elenco numerato, se è un elenco di azioni che sono collegate una all’altra (in un manuale, in una ricetta…). Può essere un unico testo, in cui sono espresse le regole, ma all’interno di un racconto. Può essere diviso in paragrafi, come accade: • nei testi giuridici (Principi Fondamentali, Diritti e doveri dei cittadini…); • nei manuali (Come si costruisce, Come si fa funzionare…); • nelle istruzioni dei medicinali (Indicazioni terapeutiche, Dosaggio…); • nelle ricette (Occorrente, Procedimento...). • Questo testo è: diviso in paragrafi. un unico testo.

I modi verbali utilizzati in un testo regolativo possono essere: • l’indicativo presente alla terza persona singolare (Luca versa); • l’imperativo alla seconda persona singolare o plurale (Versate la farina); • l’infinito presente (Versare la farina); • il congiuntivo alla terza persona singolare o in forma impersonale (Si versi la farina…). • Questo testo usa: l’indicativo presente. l’infinito presente.

l’imperativo. il congiuntivo.

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IL TESTO REGOLATIVO

PASSEGGIANDO IN UN PARCO NAZIONALE

DENTRO IL TESTO egna con una X. S • I verbi che indicano le norme da seguire sono coniugati al tempo: indicativo presente, 3a persona singolare. infinito presente. imperativo, 2a persona plurale. congiuntivo. •L o scopo di questo testo è: invitare a visitare un Parco Nazionale. far riflettere sull’importanza dei Pachi Nazionali. elencare le norme da rispettare quando si visita un Parco Nazionale.

rumori. Niente grida, niente motori, niente clacson. Ascoltate le oNiente musiche della montagna. Le vere meraviglie non costano un euro. o Camminare pulisce il cervello e rende allegri. Sotterrate le preoccupazioni...

o o o o

n visitatore intelligente non lascia tracce del suo passaggio. U Né iscrizioni né distruzioni; né disordine né rifiuti. Le cartacce sono i biglietti da visita dei cialtroni. Raccogliete bei ricordi ma non cogliete i fiori. Soprattutto, non sradicate le piante: spunterebbero pietre. Ci vogliono molti fili d’erba per tessere un uomo. Chi rovina un bosco è un cattivo cittadino. Chi distrugge un nido rende vuoto il cielo e sterile la terra. Chi è nemico degli animali è nemico della vita, è nemico dell’avvenire. Uccelli, marmotte, ermellini, camosci, stambecchi e tutto il piccolo popolo di pelo e di piuma hanno bisogno della vostra amicizia per sopravvivere. Dichiarate la pace ai pacifici animali. Non disturbateli nelle loro faccende

operché le primavere future rallegrino ancora i vostri figli. Qui è vietata la caccia, tranne che alle immagini.

o

on campeggiate ovunque e non accendete fuochi: certi gesti sventati N possono provocare disastri.

Il Parco Nazionale è il “gran giardino” di tutti ed è anche vostra eredità personale. Accettate coscientemente e volentieri le sue discipline, custodite voi stessi contro il vandalismo e l’ignoranza. M. Durand - Busset R.Gralhon, Boschi e foreste: un patrimonio da salvare, WWF

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IL TESTO REGOLATIVO

LA RADIOLINA NEL BOSCO Invano alzi l’antenna, controlli la batteria, torturi nervosamente la manopola della sintonia. Invano ti domandi che mistero c’è sotto, perché la radiolina s’è taciuta di botto. Lasciato senza canzoni, senza i soliti rumori, – non s’è mai visto – dici – lo sciopero dei transistori. Suvvia, non te la prendere. Piuttosto, per una volta, goditi in pace il silenzio e le sue voci ascolta... Ascolta radio-bosco che trasmette di ramo in ramo la musica della vita, il suo eterno richiamo... Ascolta il canto del vento, il mormorio dei ruscelli e tra i nidi le dolci chiacchiere degli uccelli... Segui di foglia in foglia, di sentiero in sentiero, la natura che si nasconde nel suo verde mistero. Solo per oggi. Domani tornerà la tua radiolina, ti parlerà di formaggi al suono di un’orchestrina...

DENTRO IL TESTO Segna con una X. • Secondo te questa poesia è un testo regolativo? No, perché è in rima e dovrebbe stare nella sezione dei testi poetici. Sì, perché sebbene sia una poesia contiene delle regole di comportamento. • I verbi con cui sono date le regole sono coniugati: all’infinito presente. all’imperativo della 2a persona singolare. al congiuntivo.

DI PAROLA IN PAROLA egna con una X il significato S esatto. • Invano: inutilmente, a vuoto. continuamente. • Sintonia: frequenza, lunghezza d’onda. armonia, accordo. I Transistori (transistor) sono dispositivi che contengono corrente elettrica.

Ti darà le notizie della fonte più sicura. Ma tu ascolta, per oggi, le notizie della natura. G. Rodari

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IL TESTO REGOLATIVO

IN BICI SULLA STRADA 1 Considerate

la bicicletta come un vero e proprio veicolo, quindi rispettate le norme che regolano la circolazione. 2 Procedete su un’unica fila e comunque mai in più di due affiancati. 3 Procedete affiancati solo nel caso in cui dobbiate tenere un minore, che pedala sulla propria bicicletta, a destra verso il ciglio della strada. 4 Controllate di avere il fanale funzionante e accendetelo sempre di notte o, se le condizioni atmosferiche lo richiedono, di giorno. 5 Non fatevi trainare da altri veicoli. Allo stesso modo, non conducete animali al guinzaglio. 6 Non trasportate persone, a meno che la bici non sia predisposta per questo apposito scopo. 7 In presenza di piste ciclabili o corsie riservate, circolate sempre al loro interno. 8 Se foste di intralcio o rappresentaste un pericolo per la circolazione dei pedoni, conducete a mano la bicicletta. 9 Reggete il manubrio saldamente, almeno con una mano, e fate in modo di avere l’uso delle braccia sempre libero. 1 0 Controllate che la vostra bicicletta abbia i dispositivi di frenata funzionanti, indipendenti su ogni ruota, e il campanello di segnalazione acustica. D. Colombo, Sportoutdoor24

LINK a…

EDUCAZIONE STRADALE

Collega ogni segnale al suo significato, numerando.

1 Divieto di transito.

4 Dare la precedenza.

7 Divieto di transito alle bici.

2 Pista ciclabile.

5 Obbligo di fermarsi.

8 Senso vietato.

3 Pista per pedoni e bici.

6 Fine pista ciclabile.

9 Attraversamento ciclabile.

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IL TESTO REGOLATIVO

CONSIGLI PER IL MARE Milioni di bagnanti ogni anno affollano coste e spiagge del MediterraSE LEGGO, CAPISCO neo. Ma non tutti rispettano le regole, creando così danni alla natura.

1 Il mare

non è un posacenere. Un solo mozzicone di sigaretta inquina un metro cubo di acqua e impiega da 1 a 5 anni per degradarsi.

2 Non

lasciare alcun tipo di rifiuti sulla sabbia quando si va via, come bottiglie e sacchetti di plastica, bottiglie di birra, carte, cartoni e altro.

3 Buttare i rifiuti nei contenitori. Il mare deve essere rispettato. 4 La doccia con il sapone è meglio farla a casa. Dalla spiaggia il sapone va dritto in mare.

5 Non portare in vacanza il frastuono delle città. 6 Non fare il “bagno” nell’olio abbronzante prima di farlo in mare. 7 Non fare il bagno se non in perfette condizioni psicofisiche. 8 Far trascorrere almeno 3 ore dall’ultimo pasto prima di entrare in acqua.

9 Non entrare in acqua quando è esposta la bandiera rossa.

10 Se non esperti nel nuoto, bagnarsi esclusivamente in acque basse. 11 Evitare di tuffarsi dagli scogli. 12 Osservare quanto previsto dall’ordinanza di sicurezza balneare. www.unascuola.it

egna con una X le cose S che, secondo te, bisogna evitare per “non portare in vacanza il frastuono delle città”. Andare in bicicletta. Scorrazzare con le moto a tutto gas. Ascoltare musica a tutto volume. Chiacchierare con i vicini di ombrellone. Suonare il clacson a ridosso della spiaggia.

egna con una X. S • Perché, secondo te, non bisogna fare il ”bagno” nell’olio abbronzante prima di farlo in mare? È inutile mettere l’olio abbronzante perché tanto in acqua non si prende il sole. Mettere l’olio abbronzante prima di andare a fare il bagno è uno spreco. L’olio abbronzante si diffonde nell’acqua del mare e lo inquina.

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IL TESTO REGOLATIVO

PER FARE UN LEONE CORRENTE OC

• cartoncino arancione e beige • ritagli di cartoncino bianco e nero • carta velina gialla • pennarello nero • colla • forbici dalla punta arrotondata

CEDIMENT O PRO

1 Ritaglia la sagoma del corpo e della testa dal cartoncino arancione.

2 Piega a metà il cartoncino beige, ricalca la sagoma del muso del leone e ritagliala.

3 Prepara i baffi, la bocca e l’interno delle orecchie. Assembla il muso ritagliando e incollando le varie parti.

4 Per fare la criniera, taglia

DENTRO IL TESTO egna con una X. S • Questo testo si può trovare: in un testo giuridico. n un regolamento. in un manuale. in un ricettario di cucina. tra le istruzioni di un medicinale. •È necessario che le istruzioni siano numerate? No, non è necessario che le istruzioni seguano un ordine preciso. Sì, perché per realizzare il leone è necessario seguire un ordine stabilito.

una striscia di carta velina di cm 37 x 12 e piegala a fisarmonica. Chiudi la fisarmonica e piegala a metà da una parte e dall’altra.

5 Fai ruotare le alette e incolla fra di loro le due estremità da ogni parte, in modo da realizzare una sagoma circolare.

6 Infine, incolla la criniera tra la testa e il corpo. U. Ritter, Origami semplici, Edizioni del Borgo

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IL TESTO REGOLATIVO

IL GIOCO DELLA CAMPANA GIO

CATOR I

• almeno due

ORRENTE O CC • un gesso e un sasso

1 Tracciare con il gesso dei riquadri grandi abbastanza per un piede e per far sì che un sasso lanciato sul quadrato non ne esca troppo facilmente. (Qui a lato mostriamo il disegno più comune). La casella con il numero 10 è l’area in cui il giocatore può prendersi un minuto per girarsi e/o riprendere l´equilibrio.

2 Lanciare

un sasso appiattito nel riquadro con il numero 1, farlo atterrare dentro il riquadro senza toccarne i bordi o rimbalzare fuori. Se non atterra entro i bordi, il giocatore perde il turno e deve passare il sasso alla persona successiva.

3 Saltare su un solo piede in tutti i riquadri, evitando quello in cui è finito il sasso. Non mettere più di un piede in ciascuna casella in nessun momento.

4 Mettere giù entrambi i piedi (uno per ogni riquadro) quando ci sono due riquadri numerati uno di fianco all΄altro. Tenere sempre il piede all΄interno del riquadro; se viene calpestata una linea, se si salta nel riquadro sbagliato o fuori dal riquadro... si perde il turno.

5 Arrivati alla casella numero 10, girare (rimanendo su un solo piede) e saltellare nell’ordine inverso.

6 Piegarsi in avanti (sempre su un piede solo!) quando si è sul

DA LETTORE A SCRITTORE ul quaderno, prova S a scrivere le regole di un gioco che conosci. Segui lo schema.

riquadro appena prima di quello con il sasso e raccoglierlo. Poi, saltare quel riquadro e terminare il proprio turno.

7 Una volta ultimato il percorso con il sassolino sul primo riquadro (e senza perdere il tuo turno) al turno successivo lanciare il sasso sul secondo riquadro. L’obiettivo è quello di completare il percorso avendo lanciato il sasso su tutti i riquadri. Il primo giocatore a farlo, vince il gioco!

• • • •

Titolo (nome del gioco) Giocatori Occorrente Regole

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VERSO L’INVALSI

LA LETTERA MISTERIOSA 1

Ecco un modo veramente sicuro per scrivere messaggi segreti agli amici: la lettera misteriosa, anche se finisce nelle mani degli adulti, risulta a prima vista veramente incomprensibile! Infatti puoi leggerla solo se conosci il metodo per decifrarla.

5

OCCORRENTE • una matita nera a carboncino o a cera • alcuni fogli di carta bianca • una penna biro scarica • alcuni fermagli (graffette)

10 PROCEDIMENTO A. Con la matita a carboncino oppure a cera colora A. di nero una parte o tutto il foglio di carta bianco B. Sovrapponi al foglio ‘nero’ un altro foglio bianco e, B. per evitare che scivoli, fissa i due fogli con quattro fermagli. 15 C. Con la penna biro scarica C. (cioè che non ha più inchiostro) scrivi, sul foglio bianco, la tua lettera ‘riservata’ D. La facciata su cui hai scritto 20 D. resterà bianca. E. Girando il foglio vedrai E. una scrittura a prima vista incomprensibile. Non è nient’altro che la copia rovesciata 25 della tua scrittura. F. Devi munirti di uno specchio F. per poterla leggere, infatti solo così la tua scrittura diventa nuovamente comprensibile! 30 208 CheSpasso_Letture_cl4_186_223.indd 208

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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna al testo. 1 I l brano è un testo regolativo, perché: A. ha data, luogo e firma. B. dà istruzioni. C. ha un destinatario preciso. D. Si apre con “Caro…”.

7 Il testo fornisce: A. norme. B. regole. C. istruzioni. D. prescrizioni.

2 “Decifrarla” (riga 4) significa: A. capirla. B. impararla. C. ritrovarla. D. nasconderla.

8 I verbi sono coniugati: A. all’indicativo presente. B. all’infinito presente. C. al congiuntivo presente. D. all’imperativo presente 2a persona singolare.

3 “Sovrapponi” (riga 13) significa: A. copia. B. metti sopra. C. preferisci. D. metti dopo.

9 Il linguaggio usato è: A. formale, difficile. B. chiaro, preciso e semplice. C. confuso, poco preciso. D. ricco di termini scientifici.

4 “Munirti” (riga 27) significa: A. nasconderti. B. procurarti. C. proteggerti. D. toglierti. 5 Il brano fa parte di: A. regolamenti. B. manuali. C. ricette di cucina. D. istruzioni. 6 Il testo si presenta come: A. un unico testo. B. un testo con più parti. C. un unico elenco. D. brevi frasi.

DI PAROLA IN PAROLA el testo troviamo le parole N “comprensibile” e “incomprensibile”: con l’inserimento del solo prefisso IN, si può ottenere il significato contrario. Rifletti e poi prova tu, come nell’esempio. • • • • • •

Capace: in + capace = incapace Sufficiente: .................................................................... Quieto: ............................................................................ Fedele: ............................................................................ ............................................................................................. .............................................................................................

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IL TESTO

POETICO

Leggi i testi, osserva le varie parti e segna con una X.

Il testo poetico è una forma di espressione del tutto particolare. Si avvale di: • parole in rima; • versi; • strofe.

FANCIULLA E RUSCELLO VERSO

Così bianca nell’ombra verde! È china sul rivo ad ascoltare il suono delle piccole onde chiare sotto i silenzi alti della mattina.

STROFA

Ora batte le ciglia, apre un sorriso stupito. Dice bello! Ha visto nel ruscello sorridere il suo viso,

A B B A

RIMA INCROCIATA

ha sentito il nome farsi e disfarsi, come una tremula scia nella voce dell’acqua che va via.

A A B B

RIMA BACIATA

D. Valeri, Poesie, Mondadori

SIMILITUDINE

FAVOLETTA Tu sei la nuvoletta io sono il vento ti porto ove a me piace qua e là ti porto per il firmamento e non ti do mai pace. Vanno a sera a dormire dietro i monti le nuvolette stanche Tu nel tuo letticciolo i sonni hai pronti sotto le coltri bianche.

RIME

A B A B

RIMA ALTERNATA

U. Saba, Il canzoniere, Einaudi

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Lo scopo dell’autore è: • esprimere in versi il suo modo di vedere la realtà e i suoi sentimenti; • suscitare emozioni nel lettore. TITOLO

Nel titolo di un testo poetico il poeta lascia intravedere il sentimento che anima i suoi versi. Può comunque essere reale o di fantasia. • In questa poesia il titolo è:

reale.

di fantasia.

Il testo poetico si distingue per: il verso, che di solito si presenta come una riga breve, composto da una serie di sillabe: il numero di sillabe determina il nome del verso (binario = 2 sillabe, ternario = 3 sillabe, senario = 6 sillabe…); la strofa, che è l’insieme di più versi (terzina = 3 versi, quartina = 4 versi, sestina = 6 versi…); la rima, che si verifica quando ci sono dei versi che terminano con lo stesso suono. La rima può essere: • baciata, quando i versi che terminano con la stessa rima sono vicini. Lo schema è AABB; • alternata, quando i versi in rima si alternano con altri versi. Lo schema è ABAB; • incrociata, quando il primo verso rima con il quarto e il secondo con il terzo. Lo schema è ABBA. Il testo poetico fa spesso uso di figure retoriche, come ad esempio la similitudine, con la quale il poeta paragona una cosa a un’altra, facendola precedere da “come”. TITOLO

• In questa poesia il titolo mi sembra:

reale.

di fantasia.

• In questa poesia: le strofe sono: due. tre. i versi sono: quattro. otto. la rima è: baciata. alternata. incrociata. • Il poeta dedica la poesia: al vento. alla nuvoletta. alla figlia.

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IL TESTO POETICO DENTRO IL TESTO

Le conte sono filastrocche usate dai bambini quando giocano, per scegliere chi deve iniziare il gioco. Le ninne nanne si usano per far addormentare i bambini. I n ogni testo indica con la stessa lettera i versi in rima, poi completa. • La rima è: baciata (AABB). alternata (ABAB). incrociata (ABBA).

Le parole evidenziate formano un’assonanza: le vocali sono uguali, la consonante è diversa. DI PAROLA IN PAROLA egna con una X il significato S esatto. • Stormi: rumori fastidiosi. gruppi di uccelli in volo.

CONTE, NINNE NANNE… Le conte Uno, due… un due tre Cerchi il papa e trovi il re Cerchi il quadro e trovi il tondo Cerchi il capo e trovi il fondo Cerchi il saggio e trovi il matto Cerchi il cane e trovi il gatto Cerchi il gatto e trovi il topo… io vengo prima e tu vieni dopo. Questa è la conta dell’allegria che ogni dolore lei porta via. L’allegria va con la risata vuole trovare una bella giornata. La giornata è andata dal sole e ha trovato un po’ di calore. Il colore è rosso e giallo vuole imparare il canto del gallo. Siccome il gallo ce l’ha solo il re a star sotto tocca a te!!!

• A frotte: a gruppi numerosi. a gran velocità.

Ninna nanna delle stelle cadenti Lune lucenti, code comete stelle cadenti, dove cadete? Cadono a stormi, cadono a frotte sono cadute, ma non si son rotte. Sono cadute sopra le foglie mamma le vede, ma non le raccoglie. Dormi bambino, dormi bambina le raccogliamo domani mattina. B. Tognolini, Rima rimani, Salani

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… FILASTROCCHE Filastrocca Filastrocca filastrocca, Nino mette il dito in bocca, dito in bocca non sta bene filastrocca non mi viene. Ma se Nino è un buon bimbetto filastrocca vien di getto, scende vispa per la china come l’acqua zampillina. Via pei prati in mezzo ai fiori... Oh che splendidi colori! Giallo rosso verde azzurro... qui un bisbiglio, lì un sussurro, qui un gorgheggio, lì un bel trillo... un uccello, un’ape, un grillo. Oh sei tu, grillo sapiente? T’ho trovato finalmente!

Sta’ un po’ fermo, qui, da bravo, tanto tempo ti cercavo per saper almen da te la risposta al gran perché! Perché qui, perché lì? Lo domando tutti i dì. Lo domando ad ogni uccello: perché questo, perché quello? Lo domando ad ogni ramo: come mai non lo sappiamo? Lo domando a tutte l’onde: ma nessuna mi risponde! Perché qua, perché là? Anche il grillo non lo sa! Grillo dice: – Il gran perché se lo cerchi ognun da sé, ma lo trova il girasole, perché sempre guarda il sole. L. Schwarz, Ancora... e poi basta!, Hoepli

SE LEGGO, CAPISCO egna con una X. S • L’aggettivo “zampillina”: esiste. non esiste. • Perché? È un’invenzione della poetessa per fare rima. È il participio presente del verbo ˝zampillare ̋. • Che cos’è, secondo te, il “gran perché”? Perché noi esistiamo. Perché il sole riscalda. • Che cosa risponde il grillo? Ognuno deve trovare la risposta da solo. La risposta la conoscono i fiori.

DENTRO IL TESTO egna con una X. S • In questa filastrocca la rima è: baciata. alternata. incrociata. ella filastrocca, sottolinea N in verde i dati uditivi, in rosso i dati visivi di colore.

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IL TESTO POETICO

NONSENSE Un pesce incravattato Un pesce incravattato entrò al supermercato con scarpe di vernice e chiese all’inserviente (che del supermercato sapeva tutto e niente) due bisce al mascarpone per farci colazione.

Rospo Sotto un cespo di rose scarlatte offre il rospo tè caldo col latte. Sotto un cespo di rose paonazze tocca al rospo lavare le tazze.

A. Molesini, Tarme d’estate, Lapis

T. Scialoja, Versi del senso perso, Einaudi

LIMERICK C’era un vecchio di Viareggio

1° verso: dice il protagonista e da dove viene

che gridava: – Io galleggio! Galleggio!

2° verso: la sua qualità o ciò che fa

Quando dissero: – Mai più!

3° e 4° verso: le azioni particolari del personaggio e la reazione degli altri

senza forze cadde giù. Quell’infelice vecchio di Viareggio

5° verso: un aggettivo qualificativo e la ripetizione del primo verso

C’era una signorina il cui naso le arrivava alle scarpe di raso. Assoldò quindi una vecchia signora dall’andatura assai decorosa che reggesse quel portento di naso. E. Lear, Il libro dei nonsense, Einaudi

DENTRO IL TESTO

I l nonsense è una filastrocca senza senso scritta al solo scopo di far sorridere. Il “limerick” è una filastrocca senza senso che non ha titolo e ha una struttura ben precisa. Anche lo scopo del limerick è quello di divertire e far sorridere. Nel limerik la rima segue questo schema: AABBA. Segna con una X. • In “Rospo” la rima è:

AABB.

ABAB.

ABBA.

In uno dei due limerick c’è un’assonanza: sottolineala.

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IL TESTO POETICO

L'HAIKU 1 Quiete profonda frinir di cicale imbeve le rocce.

2 Il profumo delle orchidee impregna le ali delle farfalle.

B. Matsuo

B. Matsuo

4 Dal fondo della magnolia una voce. Tramonto d’autunno. K. Shuson, Il grande libro degli haiku, Castelvecchi

3 La raganella rifugiata sotto il banano tremava. T. Kikaku

DENTRO IL TESTO

L’haiku è una poesia giapponese. Di solito è senza titolo ed è composta da tre brevi versi in cui il poeta rappresenta un quadretto, ispirato alla natura. I ndica quali dati sensoriali ti fanno venire in mente questi quattro haiku.

1

vista

udito

olfatto

tatto

2

vista

udito

olfatto

tatto

3

vista

udito

olfatto

tatto

4

vista

udito

olfatto

tatto

DA LETTORE A SCRITTORE ompleta l’haiku scegliendo C tra le parole date. accecante • splendente • ardente brucia • è riarsa • soffio • sospiro Sole ..................................................................... ............................................................... la terra ............................................................ di vento.

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IL TESTO POETICO

L'allitterazione

DENTRO IL TESTO

elle strofe sono stati colorati alN cuni suoni che si ripetono: questa tecnica si chiama allitterazione. egna con una X. S • Quale effetto vuole ottenere il poeta con questa tecnica? Dimostrare la sua capacità di giocare con le parole. Far immaginare il rumore dell’acqua che scorre. •L e lettere ripetute nella seconda strofa sono le stesse? Sì. No. • Secondo te, perché? Le lettere hanno un suono più morbido e lento, come il rumore dell΄acqua che ha rallentato la sua corsa. Usare sempre le stesse lettere sarebbe stato poco divertente. •N ella terza strofa, la ripetizione della frase evidenziata richiama alla mente il rumore: dei tuffi tra le onde sulla spiaggia. delle onde del mare che vanno e vengono.

E L'ACQUA E l’acqua fresca nasce fra ruscelli scende casca sui sassi scroscia e frusciando fa il fiume. E l’acqua sciolta nuota nelle valli e lunga e lenta larga silenziosa luminosa fa il lago. E l’acqua a onde muore non muore mai e muore non muore mai e muore mentre immensa fa il mare. R. Piumini, Io mi ricordo, Nuove Edizioni Romane

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L'onomatopea

IL TESTO POETICO

L'UCCELLINO DEL FREDDO Viene il freddo. Giri per dirlo tu scricciolo intorno le siepi e sentire fai del tuo zirlo lo strido di gelo che crepi. Il tuo trillo sembra la brina che sgrigiola, il vetro che incrina... trr trr trr terit tirit... Viene il verno. Nella tua voce c’è il verno tutt’arido e tecco. Tu somigli a un guscio di noce, che ruzzola con rumor secco. T’ha insegnato il breve tuo trillo con l’elitre tremule il grillo... trr trr trr terit tirit... Fuori, in terra, frusciano foglie cadute. Nell’Alpe lontana ce n’è un mucchio grande che accoglie la verde tua palla di lana. Nido verde tra foglie morte, che fanno, a un soffio più forte... trr trr trr terit tirit... G. Pascoli, Canti di Castelvecchio, Mondadori

DI PAROLA IN PAROLA eggi il significato di alcune parole L che potresti non conoscere. • Zirlo: verso acuto dell’uccello. • Strido: grido acuto e fastidioso. • Crepi: si incrina, si rompe. • Sgrigiola: scricchiola. • Verno: inverno. • Tecco: secco, intirizzito. • Elitre: ali anteriori rigide che proteggono le ali dei coleotteri.

DENTRO IL TESTO

In azzurro sono evidenziati i suoni onomatopeici, che riproducono fedelmente i rumori e le voci della realtà (din don, bee bee, trr, trr...). In giallo sono evidenziate le parole onomatopeiche, perché l’accostamento di alcune lettere crea un particolare effetto sonoro, come la parola zirlo, che richiama il verso acuto dello scricciolo. ell’ultima strofa, evidenzia le parole N onomatopeiche che riproducono il suono delle foglie secche.

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IL TESTO POETICO

La personificazione

DENTRO IL TESTO

Nella frase evidenziata, chi compie l’azione di “sfoggiare”? Settembre. In questo caso il poeta fa compiere al mese di settembre un’azione, come se settembre avesse volontà propria: è una personificazione. elle due poesie, sottolinea N le altre personificazioni. Segna con una X. • Che rima ha la poesia “La prima pioggia”? Baciata (AABB). Alternata (ABAB). Incrociata (ABBA).

LA PRIMA PIOGGIA Scendon le gocce della prima pioggia che sui selciati ancor timida batte, mentre settembre lietamente sfoggia l’ardore delle sue bacche scarlatte. E le foglie chiacchierine parlano dell’autunno che ritorna e che sotto la pioggia fine fine di pampini e di bacche agile s’adorna. M. Moretti, Poesie scritte col lapis, Mondadori

•Q uante strofe ci sono nella poesia “Autunno”? ............................ •Q uanti versi ci sono in ogni strofa?...................................................... • Quindi le strofe sono: terzine. quartine. sestine.

AUTUNNO SE LEGGO, CAPISCO ella poesia “Autunno”, N sottolinea la frase che corrisponde a questa affermazione. L’estate impallidisce per la sorpresa, perché si rende conto improvvisamente che pian piano si sta avvicinando la sua fine.

Triste il giardino: fresca scende ai fiori la pioggia. Silenziosa trema l’estate, declinando alla sua fine. Gocciano foglie d’oro giù dalla grande acacia. Ride attonita e smorta l’estate dentro il suo morente sogno. S’attarda fra le rose, pensando alla sua pace; lentamente socchiude i grandi occhi pesanti di stanchezza. H. Hesse, Felicità, versi e pensieri, Mondadori

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La similitudine

IL TESTO POETICO

STAGIONI Primavera Il mio cuore è come un prato qualche fiore bianco qualche fiore giallo sul grano nuovo un pettirosso si leva in volo. H. San

Estate Come un mare dorato ondeggiano i campi di grano. Vi nuotano come pesciolini rossi e blu papaveri e fiordalisi. M. Kalombo

DENTRO IL TESTO

Autunno Il vento ha spogliato gli alberi con le sue mani fredde, disperdendo le foglie come un volo di passeri spauriti. G. Colli

Inverno Nell’azzurro del cielo volano uccelli neri. Gridano e poi si posano sul pioppo gelato. Sul pioppo nudo stanno le gazze in quieto silenzio, come note fredde e nere sul rigo musicale di febbraio. A. Machado

La frase evidenziata nella poesia “Autunno” è introdotta dalla parola “come”. Il poeta, infatti, paragona le foglie che cadono a un volo di passeri: è una similitudine. ottolinea le S similitudini nelle altre poesie.

In queste poesie, come vedi non ci sono le rime. Quando in una poesia non ci sono le rime si parla di versi liberi.

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IL TESTO POETICO

L'anafora

GIROTONDO DENTRO IL TESTO

a ripetizione di parole ed L espressioni all’inizio del verso si chiama anafora. Il poeta usa questa tecnica per dare maggior forza a ciò che dice. ella poesia “Il N coraggio” sottolinea l’anafora, cioè le parole ripetute all’inizio del verso.

Ho preso tutti i bambini per mano, andiamo in corsa per la città. Alto più alto, nano più nano, evviva evviva la libertà! Ho preso tutti i bambini per mano, ho preso tutti i colori e i pennelli. Tingiamo a nuovo case e ruscelli, le porte i chioschi, la barba al sultano. Ho preso tutte le nuvole a mano tutti i rumori, gli strilli, il baccano. Alto più alto, nano più nano, evviva evviva la libertà! A. Gatto, Il Vaporetto, Nuova Accademia

IL CORAGGIO Il coraggio non è il branco, è l’amico che in silenzio ti difende e sta al tuo fianco. Il coraggio son parole senza tanti paroloni senza tante vanterie senza fare gli sbruffoni. Il coraggio è una fatica che ti fa sentire bene e decidi che la fai anche se non ti conviene. J. Carioli, Poesie a righe e quadretti, Giunti

SE LEGGO, CAPISCO egna con una X. S • Qual è lo scopo della poesia “Il coraggio”? Farci divertire. Giocare con le parole. Farci riflettere. •Q ual è il messaggio che ci vuole inviare? Non è necessario avere coraggio, tanto c’è sempre qualcuno a difenderci. La vera persona coraggiosa sa difendere il suo punto di vista anche se può essere scomodo.

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La metafora

IL TESTO POETICO

MARZO Dopo la pioggia la terra è un frutto appena sbucciato. Il fiato del fieno bagnato è più acre - ma ride il sole bianco sui prati di marzo a una fanciulla che apre la finestra. G. Caproni, Poesie, Garzanti

NUVOLE Le nuvole sono fantasmi di uccelli son lente ladrone dei giorni più belli nascondono il sole, cancellano il blu arrivano piano e non partono più. Il vento le spinge, le strizza, le afferra son stracci del cielo da dare per terra. Inventano viaggi volando a vapore e viaggiano gli occhi a guardarle per ore ventagli leggeri alle noie d’estate son bestie al galoppo, meringhe assonnate mutanti figure di panna e velluto le nuvole sono il mio cinema muto. C. Carminati - B. Tognolini, Rime chiaroscure, Rizzoli

IL SOLE SI È SPEZZATO Il sole si è spezzato tra nuvole di rame. Dalle montagne azzurre giunge un’aria soave. E nel prato del cielo, tra i fiori delle stelle, va la luna crescente come un uncino d’oro. F. GarcÍa Lorca, Tutte le poesie, Rizzoli

DENTRO IL TESTO

La frase evidenziata è una similitudine “accorciata”; infatti, è sparita la parola “come” o “sembra”: è una metafora. elle poesie, sottolinea le altre N metafore. ella poesia “Il sole si è N spezzato“ c’è anche una similitudine. Sottolineala. ispondi. R • Quale poesia è in rima? ......................... • Che tipo di rima è? ..................................

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VERSO L’INVALSI

AL MARE 1 Onda che vieni, onda che vai, onda che fai? T’appressi alla terra, che il mare rinserra, 5 gli scogli lambisci, li baci, lenisci, li sciacqui, risciacqui, ti frulli, 10 ti culli poi torni al tuo mare contenta, a sognare. G. Bonomi, Tizzoni ardenti, Tipografica Vestonese

FRUTTI DI BOSCO Lungo il sentiero 25 che porta nel bosco raccolgo solo ciò che conosco. I frutti più dolci e saporiti da mille spine sono guarniti. 30 Un’armatura molto intricata che va con prudenza superata. C. Albaut

FORESTA FISCHIONA 15 Il vento soffia suona foglie e flauti. Nella foresta frugano sei Puffi mentre fate e folletti un poco incauti 20 fra le farfalle e i fiori fanno i tuffi. G. Pontremoli

DI PAROLA IN PAROLA

eggi il significato di alcune L parole che potresti non conoscere. • Lambisci: sfiori. • Incauti: imprudenti. • Guarniti: ornati, circondati. • I ntricata: molto fitta, difficile da sciogliere.

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Dopo aver letto con attenzione, segna con una X. Se hai dei dubbi, torna ai testi. 1 Le tre poesie: A. hanno tutte un’unica strofa. B. solo una ha più di una strofa. C. tutte hanno più di una strofa. D. solo due hanno più di una strofa. 2 La poesia “Al mare” è formata da: A. versi liberi. B. versi in rima baciata. C. versi in rima alternata. D. versi in rima incrociata. 3 L a disposizione dei versi nella poesia “Al mare”: A. dà un senso di disordine. B. aiuta il ritmo della lettura. C. fa pensare al movimento delle onde. D. rompe il ritmo della poesia. 4 I l verbo “lenisci” (riga 6) in questo caso significa: A. calmi, consoli. B. aggredisci, rovini. C. bagni, inondi. D. è una parola inventata. 5 I l verbo “ti frulli” (riga 9) in questo caso significa: A. ti scagli, sbatti. B. svolazzi, apri le ali. C. ti giri, ti volti. D. ti calmi.

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6 La poesia “Foresta fischiona” parla di: A. alberi frondosi. B. musica. C. vento che soffia. D. foglie svolazzanti. 7 I l poeta nella poesia “Foresta fischiona” usa: A. suoni onomatopeici, come nei fumetti. B. parole con la lettera F, per imitare il suono del vento. C. suoni che imitano la musica del flauto. D. suoni che imitano il rumore dei tuffi. 8 Questa tecnica si chiama: A. similitudine. B. personificazione. C. allitterazione. D. onomatopea. 9 I “Frutti di bosco” a cui ci si riferisce sono: A. i funghetti. B. le fragole. C. le more e i lamponi. D. le erbe aromatiche. 10 Quale verso ce lo fa capire? A. “Raccolgo solo ciò che conosco”. B. “Da mille spine sono guarniti”. C. “I frutti più dolci”. D. “Il sentiero che porta nel bosco”. 223 21/01/20 13:29


A UTUN NO

IN COLLINA

Gli alberi ormai spogli non nascondevano più la vista del terreno: era tutto un uniforme susseguirsi di tronchi nudi e di campi brulli. Anche i colori erano spenti: violaceo dei castagni, bianco sporco dei pioppi, marrone delle siepi e dei filari, bruno della terra arata. C. Cassola, La ragazza di Bube, Einaudi

AUTUNNO SUL MONTE

Venne l’autunno: sul monte le foglie divennero brune e gialle; la bufera le portava via, le faceva turbinare, e su, nell’aria, il freddo si faceva più intenso. Le nubi pendevano gravi di fiocchi di neve, e sulla siepe c’era un corvo che faceva cra-cra dal freddo. C. Andersen, Quaranta novelle, SEI

DI PAROLA IN PAROLA

ei due testi, sottolinea i dati sensoriali, poi completa N segnando con una X. • Nel testo ˝In collina˝ hai individuato: dati visivi. dati uditivi. dati di movimento. dati olfattivi. dati gustativi. dati tattili.

egna con una X S il significato esatto. • Uniforme susseguirsi: vista panoramica. venire uno dopo l’altro, in modo sempre uguale.

• Nel testo ˝Autunno sul monte˝ hai individuato: dati visivi. dati uditivi. dati di movimento. dati olfattivi. dati gustativi. dati tattili.

• Brulli: pieni di insetti. privi di vegetazione.

• “Cra-cra” è: una parola onomatopeica.

• Gravi: pensierose. appesantite.

DENTRO IL TESTO

un suono onomatopeico.

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AUTUNNO 20 novembre: Dichiarazione dei diritti dei bambini

PER OGNI BAMBINO UN MONDO MIGLIORE

Ogni bimbo ha bisogno di cibo. Ma a volte non ce n’è. Ogni bimbo ha bisogno di acqua pura. PER SAPERNE DI PIÙ Ma a volte è lontana. Ogni bimbo ha bisogno di una casa. Il Fondo delle Nazioni Unite per Ma a volte non ce l’ha. l’Infanzia, conosciuto con la sigla Ogni bimbo ha bisogno d’aria pura. UNICEF, è un´organizzazione Ma a volte è inquinata. che si occupa di assistenza Ogni bimbo malato ha bisogno di medicine. umanitaria per i bambini e le Ma a volte non le ha. loro madri in tutto il mondo, Ogni bimbo ha il diritto di andare a scuola. soprattutto nei Paesi in via di Ma a volte non ci sono né libri né maestri. sviluppo. Ogni bimbo ha bisogno di giocare. Ma certi bimbi devono lavorare. Ogni bimbo ha bisogno di pace. Ma al mondo c’è tanta guerra. Ogni bimbo deve essere libero di decidere che cosa pensare, credere e sentire. Ma ad alcuni è proibito. In tutto il mondo c’è gente che lavora perché ogni bimbo abbia quello di cui ha bisogno. Gente che prepara un mondo migliore per tutti noi. E ogni bimbo ha bisogno di un mondo migliore. L. Gikow, E. Weiss, Per ogni bimbo un mondo migliore, Milano Libri

Compito di realtà ividetevi in gruppi di due o tre compagni. Assegnate a ogni gruppo una D breve ricerca su uno di questi argomenti: • Le parti del mondo in cui c’è la guerra. • Le parti del mondo in cui i bambini sono costretti a lavorare. • Le parti del mondo in cui si soffre la fame e la sete. • Le Organizzazioni umanitarie che si occupano dell’infanzia (oltre all’UNICEF). gni gruppo dovrà relazionare alla classe il contenuto della ricerca. Poi O tutta la classe realizzerà un cartellone su cui riassumere le notizie trovate.

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A UTUN NO NOTTE DI HALLOWEEN

Era il pomeriggio della vigilia di Ognissanti. Ed ecco, il giorno era svanito. La notte uscì dagli alberi e allargò il suo manto. Dietro le porte delle case si udivano grida soffocate, uno scalpiccio leggero di passi e s’intravedeva un tremolare di luci. Il vento si appollaiava fra gli alberi, poi spazzava i marciapiedi con gli artigli sottili di un gatto. Tutto pareva tagliato in un morbido velluto nero, dorato, arancione. Dalle cucine esalava il profumo delle zucche; quelle svuotate della polpa e quelle che cuocevano dentro il forno. Il chiasso dietro le porte chiuse delle case crebbe in maniera impossibile, mentre ombre di ragazzi si stagliavano alle finestre. Ragazzi semivestiti, con la faccia unta di cerone; qua un gobbo, là un piccolo gigante. Si frugava nelle soffitte, si forzavano chiavistelli, si buttavano all’aria vecchi bauli alla ricerca di costumi. R. Bradbury, L’albero di Halloween, Bompiani

DENTRO IL TESTO el testo, sottolinea i dati sensoriali, poi segna con X. N • Hai individuato: dati visivi. dati uditivi. dati di movimento. dati olfattivi. dati gustativi. dati tattili. • Le frasi evidenziate sono: similitudini. personificazioni. • L’espressione “artigli sottili di gatto” significa: il rumore del vento assomiglia al miagolio del gatto. il vento è pungente e sembra avere unghie affilate.

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AUTUNNO

LA STREGHETTA DI HALLOWEEN In questa notte un po’ incantata vaga un’ombra mascherata. Chiusa in un bigio e lungo mantello la segue dall’alto un pipistrello. Porta una zucca a mo’ di cestino con all’interno un giallo lumino. Intanto nel buio sibila il vento e tutti tremano dallo spavento. Agita uno scheletro luminescente con cui minaccia tutta la gente. Chiede ai passanti pure un dolcetto o gli promette un solo scherzetto. Niente paura se bussa alla porta e vi spia con la sua faccia storta: è solo l’ombra di una bimbetta che crede di essere una streghetta! M. Ruggi

FILASTROCCA PAUROSA Scuri vampiri, occhi feroci maghi barbuti, orride voci. Streghe nasone rimestan pozioni mostri tremendi a tutti i portoni. Candele tremanti in zucche svuotate, orchi, fantasmi e bacchette fatate. Maschere brutte eppur divertenti per spaventare amici e parenti e fare scherzi in gran quantità a chi dolcetti in casa non ha! B. Tognolini

C LIL isten and say L the Skeleton chant. The skeletons are out tonight, they march about the street. With bony bodies, bony heads and bony hands and feet. Up and down and all around they march on Halloween!

PER SAPERNE DI PIÙ In molti Paesi del mondo è tradizione, ad Halloween, intagliare delle zucche e dare loro un aspetto spaventoso. Questa tradizione deriva dalla leggenda di Jack O’ Lantern, un vecchio fabbro irlandese che, per i suoi vizi, fu punito e costretto a vagare per l’eternità illuminato solo da un tizzone ardente, conservato in una zucca cava.

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I NV E R N O I GIORNI DELL'INVERNO

SE LEGGO, CAPISCO egna con una X. S • L’autore racconta episodi di vita di un tempo: attuale. passato. • I l tipo di vita descritto si riferisce: alla vita dei pescatori. alla vita dei contadini.

D’inverno si rientrava in cucina con gli zoccoli pesanti di terra, le mani scorticate e la spalla rotta dall’aratro, ma poi, voltate quelle stoppie, era finita e cadeva la neve. Si passavano tante ore a mangiare le castagne, a vegliare, a girare le stalle, che sembrava fosse sempre domenica. Mi ricordo l’ultimo lavoro dell’inverno e il primo dopo la merla: quei mucchi neri, bagnati, di foglie e di erbacce che accendevamo e fumavano nei campi. In inverno, i bambini giocavano a biglie e i grandi a carte. Nuto sapeva tutti i giochi, ma preferiva quello di nascondere e indovinare la carta, di farla uscire dal mazzo da sola. C. Pavese, La luna e i falò, Einaudi

•L a frase evidenziata significa: finalmente posso mangiare castagne e mele a volontà. finalmente possiamo riposarci e non lavorare più nei campi. •L ’autore, dicendo “il primo dopo la merla” si riferisce: al primo giorno dopo che i merli sono ritornati. al periodo subito dopo gli ultimi tre giorni di gennaio, che sono i più freddi dell’anno.

PER SAPERNE DI PIÙ Una leggenda racconta che una merla e i suoi piccoli, per ripararsi dal terribile freddo degli ultimi tre giorni di gennaio, si rifugiarono dentro un comignolo e ne uscirono il primo di febbraio tutti neri, a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli sono neri e gli ultimi giorni di gennaio vengono chiamati “i giorni della merla”.

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INVERRNNOO

LA VIGILIA DI NATALE

La sala da pranzo, odorosa di ramoscelli d’abete, brillava e sfavillava d’infinite fiammelle. In quell’onda di luce palpitavano, come stelle lontane, le candeline accese che coprivano l’abete immenso, adorno di fili d’argento e con un angelo splendente sulla punta. Sul tavolo, coperto d’una tovaglia bianca e carico di doni, era schierata una fila di alberetti minori, ornati di confetti e scintillanti di candeline. Oggetti voluminosi, doni che non si erano potuti disporre sul tavolo, stavano allineati sul pavimento. T. Mann, I Buddenbrook, Feltrinelli

DI PAROLA IN PAROLA enendo conto del T contesto, segna con una X il significato esatto. • In quell’onda: tutto bagnato. dentro quella scia. • Palpitavano: tremolavano. si agitavano. • Adorno: attorcigliato. decorato.

DA LETTORE A SCRITTORE ul quaderno, rielabora il testo, sostituendo S le parole colorate con i sinonimi trovati grazie all’esercizio precedente. Poi, sostituisci tu, come vuoi, anche le parole sottolineate. Comincia così: La sala da pranzo, profumata di resina dai ramoscelli d’abete, luccicava e scintillava di tantissime fiammelle...

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I NV E R N O

UNA FINE D'ANNO PARTICOLARE

Era la sera dell’ultimo dell’anno. I bambini non avrebbero partecipato al cenone di mezzanotte. Dopo pranzo, e dopo prolungate partite al flipper, uscii per accompagnarli a dormire; saranno state le ventidue. La luna era piena e alta nel cielo blu cupo, non nero; l’aria così limpida che, nonostante la chiarissima luce lunare, ugualmente brillavano tutte le stelle. Si vedevano le montagne nitide, precise, vicine. Mentre camminavo, tenendo per mano il più piccolo dei miei figli, sulla strada soffice e candida, indicavo ai più grandi le cime: ne dicevo i nomi e l’altezza; il gelo; i canaloni neri di ombra e di roccia; gli spigoli ghiacciati, azzurri, riflettenti la luna; le nevi intatte, che colmano fino a primavera gli scivoli dei detriti; il cupo fischio del vento. E mi dicevo: se fossi rimasto a Roma, non avrei nemmeno potuto immaginare tutto questo! Ero così felice che mi sorpresi, quasi senza volerlo, a cantare. Nel perfetto silenzio e nella immobilità della notte alpestre, camminavo sulla neve con i miei tre bambini e cantavo a squarciagola. M. Soldati, Cinquantacinque novelle per l’inverno, Mondadori

DENTRO IL TESTO Nel testo, sottolinea: • in rosso le sequenze descrittive; • in verde le sequenze riflessive. Segna con una X. • Il narratore è: interno.

esterno.

• I figli del protagonista sono: comprimari. personaggi secondari. • L’introduzione: presenta le caratteristiche del protagonista. introduce l’argomento specificando il tempo dell’azione. • La conclusione contiene: la descrizione della festa. le riflessioni del protagonista.

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A R E V A M I PR SORPRESE… DI PRIMAVERA

Quest’anno la primavera sarebbe arrivata in anticipo. Tutto lo diceva: il profumo dell’aria e il sole già tiepido. Quella mattina, con le mie amiche, andai di buon’ora per i prati e per i viottoli alla ricerca di nuove scoperte. A ogni passo era una sorpresa: i non-ti-scordar-di-me; il tarassaco che con i suoi fiori giallo oro catturava i raggi del sole per trattenerli tutto l’anno. E poi c’erano le gentili e timide primule dai mille colori. E le tenere violette che ci strizzavano gli occhietti. Scendemmo a valle. Alzai gli occhi e vidi una nuvoletta, ma il colore dominante era l’azzurro. Arrivammo ai piedi della montagna con gli occhi luccicanti di colori, stanche ma felici. L’ultima avventura fu un cespuglio di mimosa. Era fiorito durante la giornata e per noi che ritornavamo stanche dalla montagna, fu una sorpresa. L. Pavan, Le fiabe magiche, Alchemia

DENTRO IL TESTO egna con una X. S • Il testo che hai letto è: 8 una pagina di diario. 8 un testo fantastico.

un testo realistico. un racconto d’avventura.

• Il narratore è: 8 interno, è la stessa autrice.

esterno, è un testimone.

• Per raccontare la sua esperienza, l’autrice si avvale di: 8 dati visivi. dati uditivi. 8 dati olfattivi. dati tattili. • L’espressione “le violette ci strizzavano gli occhietti” è una: 8 similitudine. personificazione.

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PRIMAVERA 22 aprile: Giornata della Terra

BENVENUTE LE TERRE! Benvenute le terre del mondo intero, ognuna nel suo genere. Benvenute le terre del pino e della quercia, benvenute le terre del limone e del fico, le terre dell’oro, le terre del grano e del mais, benvenute quelle dell’uva. Benvenute le terre dello zucchero, del riso, del cotone. Benvenute le montagne, i bassopiani, i deserti, le foreste, le praterie. Benvenuti i ricchi margini dei fiumi, gli altopiani, le radure, benvenuti i pascoli immensi. W. Whitman, Foglie d’erba, Einaudi

DENTRO IL TESTO Rispondi. • Con quale parola si apre ogni strofa? ......................................................................... ......................................................................... • Come si chiama questa tecnica poetica? Similitudine. Anafora. Personificazione. Allitterazione. • Qual è il messaggio di questa poesia? Benvenute tutte le terre, anche se alcune sono generose, mentre altre non danno nulla. Tutte le terre del mondo sono importanti, perché ognuna può darci qualcosa.

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PRIMAVERA

ARIA DI PASQUA

L’aria a Pasqua, ha un profumo tutto suo: sa di pulito, di fresco e di buono, e anche di cioccolata e di vaniglia. Per Marco, Teresa e Luisa, quest’anno il profumo della Pasqua si mescola con gli stuzzicanti odori del panificio-pasticceria della signora Speranza. I bambini si fermano incantati davanti alle vetrine del panificio: ci sono le tradizionali uova di Pasqua e, in più, certi panini dolci dalle forme di bamboline, orsacchiotti e coniglietti, che hanno chicchi d’uva passa al posto degli occhi: una trovata del maestro pasticciere, marito della signora Speranza. M. Mortillaro, Qui crescono le margherite, EP

DENTRO IL TESTO egna con una X. S • Che tipo di testo è? Realistico. Fantastico. Descrittivo. Autobiografico. • Com’è il narratore? Interno. Esterno. •D i quali dati sensoriali si è avvalsa l’autrice? Visivi. Uditivi. Olfattivi. Tattili.

PER SAPERNE DI PIÙ La Pasqua ha origini antichissime ed è celebrata da diverse religioni. • La Pasqua ebraica ricorda la liberazione degli Ebrei dall’Egitto e si celebra a marzo. • La Pasqua cristiana ricorda la resurrezione di Gesù Cristo, e non ha una data precisa di celebrazione, perché cambia ogni anno. • La Pasqua islamica è detta ”festa del sacrificio“ e si celebra a ottobre. • Anche in tempi molto antichi si festeggiava la Pasqua, che simboleggiava l’inizio della Primavera.

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PRIMAVERA

QUESTIONE DI… UOVA

Dall’uovo di Pasqua è uscito un pulcino di gesso arancione col becco turchino. Ha detto: “Vado, mi metto in viaggio e porto a tutti un grande messaggio”. E volteggiando di qua e di là attraversando paesi e città ha scritto sui muri, nel cielo e per terra: “Viva la pace, abbasso la guerra”. G. Rodari, Rime per tutto l’anno, Giunti

Da dove viene l’uovo di cioccolato se nessuno l’ha mai covato? Da dove viene l’uovo dipinto che quando lo mangi è vero e non è finto? Da dove viene l’uovo a sorpresa se le galline non fanno la spesa?

Dentro un uovo di buon cioccolato vorrei tanto ci fosse una cosa… Non un puffo, un anello, un soldato, ma un momento di festa gioiosa. www.filastrocche.it

C LIL Listen and sing. One big nose, two long ears, Hop, Easter Bunny you’re so funny! One small mouth, four long legs, Hop, Easter Bunny bring me eggs.

G. Quarenghi, Ahi, che male!, Edizioni EL

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ESTATE QUEL GIORNO D’ESTATE Vagabondai attraverso un campo aperto; il sole risplendeva; il caldo era felice. Io giunsi dove il fiume correva sulle pietre: le mie orecchie conobbero una precoce gioia. E tutte l’acque di tutti i ruscelli cantarono nelle mie vene quel giorno d’estate.

T. Roethke, Poeti americani, Feltrinelli

DENTRO IL TESTO ifletti, poi segna con una X. R • La poesia è scritta: in rima. versi liberi. • “Il caldo era felice” è: una similitudine.

una personificazione.

• Questi versi comunicano: pace. gioia. noia. meraviglia. • Il poeta prova gioia: ascoltando il rumore dell’acqua che scorre. passeggiando senza meta nei campi.

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ESTATE UN’ESTATE IN COLLINA

Era arrivata l’estate: i giorni erano caldi, assolati, tutti canori di cicale, stridule ed eccitate, che facevano vibrare la collina con i loro gridi. Nei campi, il granturco cominciava a gonfiarsi. Sulle viti, l’uva pendeva in piccoli grappoli macchiettati e caldi. Gli ulivi sembravano piegarsi sotto il peso dei loro frutti, tra i quali esplodeva il coro delle cicale. Negli aranceti, tra le foglie scure e lucenti, i frutti cominciavano a colorirsi, come se una vampata di rossore si spandesse sulle loro verdi pelli. Sulle colline, tra gli scuri cipressi, sciami di farfalle volavano e volteggiavano come coriandoli sospinti dal vento, fermandosi ogni tanto su una foglia per deporre le uova. Le cavallette e le locuste emettevano versi acuti sotto i miei piedi e volavano ubriache, con ali che scintillavano al sole. Verso sera, quando cominciava a fare più fresco, le cicale smettevano di cantare; le sostituivano in quel compito i grilli bruni e le verdi raganelle, appiccicate sulle foglie dei limoni accanto al pozzo. Quando il sole calava c’era un breve crepuscolo e l’aria si faceva più fresca e si impregnava dei profumi della sera. G. Durrell, La mia famiglia e altri animali, Bompiani

SE LEGGO, CAPISCO egna con una X. S • Perché l’uva era in piccoli grappoli? Perché la collina è meno adatta alla coltivazione dell’uva. Perché l’uva matura in settembre. • Quale sensazione ti comunica questa descrizione? Fastidio per il rumore degli insetti. Preoccupazione per il raccolto. Serenità e tranquillità. Simpatia per l’ambiente di collina.

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CRUCI MAPPE.

..

… sezione curiosa curiosa, cioè strana, diversa; … sezione giocosa giocosa, perché lo studio diventa gioco; … sezione preziosa preziosa, perché contiene ciò che si deve ricordare.

L’autobiografia • MAPPA 252 Giochi

esti narrativi e non narrativi • T MAPPA 239 Il testo realistico • MAPPA 240 Giochi

251

241

I l racconto fantastico • MAPPA 242 Giochi

255

243

I l racconto d’avventura • MAPPA 244 Giochi

257

245

I l racconto umoristico • MAPPA 246 Giochi

259

247

Il mito • MAPPA 248 Giochi

261

249

L a lettera e il diario • MAPPA 250 Giochi

263

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In questa sezione… • … le MAPPE: • riassumono graficamente i concetti più impor tanti; • permettono lo studio e il ripasso delle diverse tipologie testuali.

I l testo informativo • MAPPA 254 Giochi

253

L a cronaca giornalistica • MAPPA 256 Giochi I l testo descrittivo • MAPPA 258 Giochi I l testo regolativo • MAPPA 260 Giochi I l testo poetico • MAPPA 262 Giochi CRUCI SUPER

• … i GIOCHI: • stimolano le capacità mnemoniche e dedut tive; • imprimono nella mente le parole-chiave; • verificano le conoscenze acquisite; • chiariscono lo scopo di ciascuna tipologia testuale.

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P P A E M I C U R C Testi narrativi

e non narrativi

• introduzione • sviluppo • conclusione, che può contenere il lieto fine

• narrare fatti reali o fantastici • divertire • insegnare

STRUTTURA

SCOPO

• reale • fantastico LUOGO

PERSONAGGI

CARATTERISTICHE COMUNI REALI

• protagonista • comprimario • personaggi secondari • antagonista • narratore

TEMPO

FANTASTICI

NARRATIVI

• realistico • diario • lettera • autobiografia

• determinato • indeterminato

• racconto fantastico • fiaba • favola • leggenda • mito • racconto umoristico • racconto avventura

TESTI

NON NARRATIVI DESCRITTIVI all’interno di altri testi e sono descrizioni di: • ambienti • oggetti • persone • animali

INFORMATIVI • relazione • verbale • cronaca • enciclopedia • sussidiari

POETICI • conte • ninne nanne • filastrocche • haiku • limerik • poesie • canzoni

REGOLATIVI • articoli di legge • manuali • regolamenti • ricette • foglietti dei medicinali • regole di un gioco

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Il testo realistico

CRUCI M A PPE

................................................................................................................... ...................................................................................................................

divertire

intrattenere determinato

reale SCOPO

TEMPO

LUOGO IL TESTO REALISTICO

PERSONAGGI

NARRATORE STRUTTURA

protagonista

interno: se chi narra è lo stesso protagonista

introduzione comprimario sviluppo personaggi secondari conclusione

esterno: se chi narra è uno spettatore

in cui si individuano: • sequenze narrative • sequenze dialogiche • sequenze descrittive • sequenze riflessive 239

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PPE A M I C U R C

ORIZZONTALI 1. Così è il tempo in un testo realistico. 2. Il personaggio meno importante. 3. La sequenza in cui si esprimono pensieri e riflessioni. 4. Colui che racconta. 5. La sequenza in cui parlano i personaggi.

1 C ompleta il cruciverba, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno. 1

3

1

2 E

I

2

4

L 1 2 S

T

R

4 3

C

5

VERTICALI 1. Così è il luogo in un testo realistico. 2. La parte in cui si presenta la situazione di partenza. 3. Il personaggio principale. 4. Racconta come termina il fatto. 5. Sta all’inizio e ha il compito di “attirare” la curiosità del lettore.

D 5 6

N 3 R

8

L

7

S

9

10

U

T 4

R

T L

5

A

2 R icostruisci lo scopo del testo realistico, inserendo nello schema qui accanto le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Poi torna a p. 239 e completa la mappa.

G

1

2

3

3

4

5

6

2

1

7

8

2

6

6

9

1

7

2

10

9

240 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 240

10/01/20 12:16


CRUCI M A PPE

Il RACCONTO fantastico

• definito • indefinito ................................................................................................................... ...................................................................................................................

• determinato • indeterminato

• reale o verosimile • fantastico SCOPO

TEMPO PERSONAGGI

IL RACCONTO FANTASTICO

LUOGO NARRATORE

STRUTTURA • reali o verosimili • fantastici

introduzione

protagonista comprimario

sviluppo: fatti straordinari, impossibili improbabili

personaggi secondari conclusione: contiene il lieto fine

interno: chi narra è il protagonista stesso

esterno: chi narra è uno spettatore

in cui si individuano: • sequenze narrative • sequenze dialogiche • sequenze descrittive • sequenze riflessive

241 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 241

21/01/20 13:34


PPE A M I C U R C 1 R icostruisci il puzzle, trascrivendo al posto giusto le lettere contenute nelle tessere: scoprirai lo scopo del testo fantastico. Osserva le forme e i colori e aiutati con le lettere giĂ inserite.

R

N

E

F

A

E N

T

T

T

E

A F

I

I

N R

R S

T

A C

A

R

T

R

P

E

E

I

N A S

A

2 R itorna alla mappa di p. 241 e completala trascrivendo lo scopo.

242 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 242

21/01/20 14:42


CRUCI M A PPE

Il racconto d’avventura

• definito • indefinito ................................................................................................................... ...................................................................................................................

• determinato • indeterminato

• reale ma tenebroso • fantastico ed esotico SCOPO

TEMPO PERSONAGGI

• reali o verosimili • fantastici

LUOGO IL RACCONTO D’AVVENTURA STRUTTURA

introduzione

protagonista sviluppo antagonista comprimario personaggi secondari

conclusione: contiene il lieto fine

NARRATORE • interno • esteno caratterizzato da: • ordine cronologico • flashback • flash forward • rottura dell’equilibrio • difficoltà e pericoli • colpo di scena • suspense in cui si individuano: • sequenze narrative • sequenze dialogiche • sequenze descrittive • sequenze riflessive 243

CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 243

21/01/20 13:35


PPE A M I C U R C 1 Completa il cruciverba, seguendo le definizioni. Le lettere giĂ inserite ti aiuteranno. 4 S

3 1

1

F

2

3

6

4

P

A

8

U

P

10

H

5

7

5

2

1

E

2

9

6

ORIZZONTALI 1. Ha la stessa importanza del protagonista. 2. Fa stare con il fiato sospeso.

N T

11

O N

O

P

12

S C

K

13

VERTICALI 1. Il racconto di episodi accaduti prima. 2. Comparsa inaspettata di un antagonista o di un eroe. 3. Le suscita nel lettore l’avventura. 4. Sta tra introduzione e conclusione. 5. Il nemico del protagonista. 6. Coincide con il protagonista.

S

2 R icostruisci lo scopo del testo di avventura, inserendo qui sotto le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Poi torna a p. 243 e completa la mappa. 2

7

4

13

1

7

6

12

10

5

10

10

11

10

3

7

9

4

7

13

8

5

10

244 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 244

10/01/20 12:16


CRUCI M A PPE

Il racconto umoristico

• definito • indefinito ................................................................................................................... ...................................................................................................................

• determinato • indeterminato

• reale • fantastico SCOPO

TEMPO PERSONAGGI

IL RACCONTO UMORISTICO

LUOGO NARRATORE

reali

STRUTTURA

protagonista: pasticcione, distratto, ridicolo

introduzione

TECNICHE

sviluppo

• caricatura • azioni inattese • esagerazioni • colpi di scena • malintesi • giochi di parole

comprimario personaggi secondari

conclusione: contiene il colpo di scena

• interno • esteno

in cui si individuano: • sequenze narrative • sequenze dialogiche • sequenze descrittive • sequenze riflessive

245 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 245

10/01/20 12:16


PPE A M I C U R C 1 C ompleta lo schema, seguendo le definizioni. Le lettere giĂ inserite ti aiuteranno. Leggendo in ordine le lettere nelle caselle colorate, scoprirai lo scopo del racconto umoristico. 1

S

R

2

R

D

3 4 M 5 6 7

R L

G N

A S

G

T

A E

G C L

8 9

R

Z

E

U R

DEFINIZIONI 1. La tecnica usata nel testo umoristico che‌ stupisce. 2. Una delle caratteristiche del protagonista che fa sorridere. 3. La sequenza narrativa in cui i personaggi parlano tra loro. 4. Altra tecnica in cui le parole non vengono capite o capite male. 5. Il personaggio principale. 6. Si dice di un luogo che non è fantastico.

7. Tecnica usata nel testo umoristico che ingigantisce gli aspetti ridicoli, sia del protagonista sia delle sue azioni. 8. La parte finale che contiene il colpo di scena. 9. La tecnica usata nel testo umoristico che mette in evidenza gli aspetti ridicoli di un personaggio.

2 Ritorna alla mappa di p. 245 e completala trascrivendo lo scopo. 246 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 246

10/01/20 12:16


CRUCI M A PPE

Il mito

...................................................................................................................

indeterminato (un tempo molto lontano)

...................................................................................................................

indefinito e fantastico SCOPO

TEMPO

LUOGO IL MITO

PERSONAGGI protagonista: • dio • semidio • eroe antagonista: • mostro • animale parlante • un dio cattivo personaggi secondari

NARRATORE STRUTTURA

• interno • esteno

introduzione

sviluppo

in cui si individuano: • sequenze narrative • sequenze dialogiche • sequenze descrittive • sequenze riflessive

conclusione: contiene il lieto fine

247 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 247

10/01/20 12:16


PPE A M I C U R C 1 R icostruisci il puzzle, trascrivendo al posto giusto le lettere contenute nelle tessere: scoprirai lo scopo del mito. Osserva le forme e i colori e aiutati con le lettere giĂ inserite.

R

R

S

I

E

D

E

I

N É

R H

C

G O

P

D

N

A

R

P A

P R

E

R

I

2 R itorna alla mappa di p. 247 e completala trascrivendo lo scopo.

P 248 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 248

10/01/20 12:16


la lettera e il diario

CRUCI M A PPE ..................................................................................................

SCOPO

.................................................................................................. ..................................................................................................

STRUTTURA

LA LETTERA

ELEMENTI

luogo e data

mittente TIPOLOGIE

formula di apertura (Caro…)

destinatario lettera informale (linguaggio colloquiale)

Post Scriptum (P.S. = scritto dopo)

corpo della lettera congedo, saluti firma

lettera ufficiale (linguaggio formale) sms • e-mail (linguaggio abbrevviato)

SCOPO STRUTTURA data introduzione (formula di apertura) corpo del testo conclusione

linguaggio formale o colloquiale

Scrivere per se stessi: per ricordare, riflettere…

IL DIARIO CARATTERISTICHE

ELEMENTI autore mittente

• tempo e luogo reali • scritto in 1a persona singolare • scritto ogni giorno • ordine cronologico • linguaggio colloquiale • uso di abbreviazioni

destinatario protagonista 249

CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 249

10/01/20 12:16


PPE A M I C U R C 1 Completa il cruciverba, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno. 1 P 1

G

1

2

2

3

O A

T

4

E

T

5

6

3

7

ORIZZONTALI 1. La parte finale della lettera. 2. Colui che invia la lettera. 3. Così è l’ordine seguito nel diario. 4. Si scrivono al termine della lettera, prima della firma.

2

C R

4 C

3 8

L

9

G N

P

VERTICALI 1. La sua sigla è P.S. 2. Si scrive sia all’inizio della lettera, sia del diario e indica il tempo. 3. Contiene la formula di apertura nel diario. 4. La parte finale del diario. 5. La si mette dopo i saluti alla fine della lettera.

C

5 R

4 S

11

T 12

13

D

M

I 14

E N

2 R icostruisci lo scopo della lettera, inserendo qui a fianco le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Poi torna a p. 249 e completa la mappa.

7

9

12

11

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3

7

6

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5

6

1

2

4

6

8

14

6

3

250 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 250

21/01/20 13:36


CRUCI M A PPE

l'autobiografia le date della vita del protagonista

................................................................................................................... ...................................................................................................................

determinato SCOPO TEMPO

• reale • definito

LUOGO L’AUTOBIOGRAFIA

PERSONAGGI

NARRATORE STRUTTURA

reali protagonista personaggi secondari

introduzione

sviluppo

conclusione

interno l’autore stesso caratterizzato da: • ordine cronologico a • verbi in 1 persona singolare • verbi al presente o al passato • flashback • flash forward mancano: • sequenze prevalenza • sequenze • sequenze • sequenze

dialogiche di: narrative descrittive riflessive 251

CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 251

21/01/20 13:36


PPE A M I C U R C 1 C ompleta lo schema, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno. Leggendo in ordine le lettere nelle caselle colorate, scoprirai lo scopo dell’autobiografia. 1 D 2 U 3 S 4

N O

E D

S

5 F 6

S

R

T H

K

S

7

A

8

R

9 10

T

G E T

T E

11 D 12

2 R itorna alla mappa di p. 251 e completala trascrivendo lo scopo.

I

G E

L

V S T

G

H

DEFINIZIONI 1. Così è il luogo in una biografia. 2. Colui che scrive la biografia o qualsiasi altro testo. 3. In una biografia sono così gli altri personaggi. 4. Il tempo del verbo di quando si raccontano fatti accaduti prima. 5. Tornare indietro e raccontare episodi accaduti prima. 6. Nel racconto sono… secondari rispetto al protagonista. 7. In una biografia il luogo non è mai fantastico, ma… 8. Le sequenze destinate al racconto. 9. Il personaggio più importante che coincide con il narratore. 10. Se si racconta un fatto mentre accade si usa il tempo… 11. Le sequenze che mancano in una biografia. 12. Il significato di “bios”.

252 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 252

21/01/20 13:38


CRUCI M A PPE

IL TESTO INFORMATIVO • rivista scientifica • saggio • enciclopedia • sussidiario • manifesti pubblicitari • orario ferroviario

GENERI STRUTTURA

esposizione chiara

che può seguire: • l’ordine logico • l’ordine cronologico • l’ordine causale

.................................................................................................. .................................................................................................. ..................................................................................................

IL TESTO INFORMATIVO divisa in: • paragrafi • capoversi

SCOPO CARATTERISTICHE

• testo di tipo oggettivo • esposizione chiara • lessico specifico • immagini • didascalie • uso di tabelle, schemi, mappe

253 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 253

21/01/20 13:38


PPE A M I C U R C 1 R icostruisci il puzzle, trascrivendo al posto giusto le lettere contenute nelle tessere: scoprirai lo scopo del testo informativo. Osserva le forme e i colori e aiutati con le lettere giĂ inserite. F I

Z

R

O

N

I E

R

I

O

R

L

E

N

M

A

F

A

M

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R

I

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N

S

E

2 Ritorna alla mappa di p. 253 e completala trascrivendo lo scopo. 254 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 254

10/01/20 12:16


CRUCI M A PPE

la cronaca giornalistica

• occhiello • titolo • sommario • immagini • didascalie

ELEMENTI STRUTTURA

• quotidiano • settimanale • rivista • cronaca bianca • cronaca rosa • cronaca nera

.................................................................................................. ..................................................................................................

TIPOLOGIE

LA CRONACA GIORNALISTICA

apertura: presenta l’argomento corpo della cronaca conclusione: riassume i punti principali del racconto

..................................................................................................

Espone il fatto in 3a persona singolare Fornisce le risposte alle 5W + H: • Who? Chi? • What? Che Cosa? • When? Quando? • Where? Dove? • Why? Perché? • How? Come?

SCOPO CARATTERISTICHE

• testo determinato • testo oggettivo • lessico formale • ordine logico e cronologico • dettagli (particolari, opinioni, interviste… • refuso (errore di stampa)

255 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 255

21/01/20 13:39


PPE A M I C U R C 1 C ompleta lo schema, seguendo le definizioni. Nella colonna colorata leggerai lo scopo della cronaca giornalistica.

1 2 3 4 5 6 7 8 9

DEFINIZIONI 1. È scritto a grandi caratteri in cima all’articolo. 2. L’ultima parte, in cui si riassumono i fatti. 3. Errore di stampa. 4. L’ordine in cui deve essere esposta la notizia. 5. Corrisponde alla domanda “Why?”. 6. Sta sotto al titolo. 7. Risponde alla domanda “When?”. 8. La persona del verbo con cui sono esposti i fatti. 9. È la prima parte della struttura della cronaca.

2 R itorna alla mappa di p. 255 e completala trascrivendo lo scopo. 256 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 256

10/01/20 12:16


CRUCI M A PPE

il testo descrittivo

................................................................................................................... ...................................................................................................................

SCOPO

STRUTTURA

argomenti: • oggetti • persone • animali • ambienti esposizione di: • tipo soggettivo • tipo oggettivo • uso dei dati sensoriali

IL TESTO DESCRITTIVO

di solito è un “arricchimento” di altri testi narrativi

TECNICHE

• molti aggettivi • linguaggio preciso • similitudini • ordine logico • ordine spaziale • ordine temporale

• sensazioni • stati d’animo • impressioni non introduce alcun elemento • visivi • uditivi • olfattivi • gustativi • tattili

• colore • forma • posizione • movimento

257 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 257

10/01/20 12:16


PPE A M I C U R C 1 Completa il cruciverba, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno. 3

1 S 1

2

O L

1

2

3

4

R E

O A

2

5

G

6

T

I

7

3

L

8

V

T

Z

A T 9

4

ORIZZONTALI 1. Il dato visivo che dice se un oggetto è verde, rosso, blu… 2. Nel testo descrittivo se ne usano molti. 3. I dati sensoriali come profumi, odori… 4. I dati sensoriali che si percepiscono con le orecchie. 5. Il dato visivo che si occupa di come è fatto l’elemento da descrivere.

10

5 F

I

T 13

11

14

O 12

I A

VERTICALI 1. Quando l’esposizione inserisce pensieri ed emozioni dell’autore è di tipo… 2. I dati sensoriali che si percepiscono con la pelle e le mani. 3. I dati visivi che indicano dove si trova da descrivere.

2 R icostruisci lo scopo del testo descrittivo, inserendo qui a fianco le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Poi torna a p. 257 e completa la mappa.

8

3

4

3

6

13

5

8

5

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14

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3

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3

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1

5

13

3

9

7

258 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 258

21/01/20 13:39


CRUCI M A PPE

il testo regolativo

................................................................................................................... ...................................................................................................................

SCOPO

STRUTTURA

può essere: • un testo unico • un elenco puntato • elenco numerato

IL TESTO REGOLATIVO

TECNICHE

• titolo esplicito linguaggio chiaro, preciso tempi verbali: • indicativo presente • infinito presente • imperativo 2a persona • congiuntivo 3a persona

TIPOLOGIE

• i testi giuridici (leggi) • i regolamenti • i manuali • le istruzioni per l’uso • le ricette di cucina

259 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 259

10/01/20 12:16


PPE A M I C U R C 1 R icostruisci il puzzle, trascrivendo al posto giusto le lettere contenute nelle tessere: scoprirai lo scopo del testo informativo. Osserva le forme e i colori e aiutati con le lettere giĂ inserite. F

O

R N

R

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C

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O

N

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I

Z E L

I

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G

O

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E

U

T

2 Ritorna alla mappa di p. 259 e completala trascrivendo lo scopo. 260 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 260

10/01/20 12:17


CRUCI M A PPE

IL TESTO POETICO

................................................................................................................... ...................................................................................................................

SCOPO

STRUTTURA

• versi • strofe • ritmo • rime

• baciata (AABB) • alternata (ABAB) • incrociata (ABBA) • versi liberi • assonanza (ore/one)

IL TESTO POETICO

TECNICHE

• allitterazione • similitudine • metafora • personificazione • onomatopee • anafora • calligramma

TIPOLOGIE

• filastrocca • conta • ninna nanna • nonsense • limerick • haiku • poesia

261 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 261

21/01/20 13:40


PPE A M I C U R C

ORIZZONTALI 1. La tecnica di immaginare le cose come animate. 2. La rima che ha come schema AABB. 3. Ciò che rende musicale una poesia.

1 Completa il cruciverba, seguendo le definizioni. Le lettere già inserite ti aiuteranno. 1 A

3 M

2 1

2

T

5 R

1

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A N

E 7

6 3

4

5

6

C

9

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F

R L 2

C

T G 3

VERTICALI 1. La rima che ha come schema ABAB. 2. Un insieme di versi. 3. È una similitudine abbreviata. 4. Una poesia “disegnata”. 5. Quando due versi terminano con la stessa sillaba sono in… 6. Ogni riga di una poesia.

2 R icostruisci lo scopo del testo poetico, inserendo qui a fianco le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle. Poi torna a p. 261 e completa la mappa.

10

I

M

11

M

2

1

4

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11

2

9

2

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1

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5

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2

7

10

5

262 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 262

10/01/20 12:17


C R U C I MAPPE 1 C ompleta il cruciverba, scrivendo il tipo di testo corrispondente allo scopo, riportato nelle definizioni.

1 1

1

2

ORIZZONTALI 1. Intrattenere per far fantasticare. 2. “Fotografare” con le parole il mondo. 3. Scatenare la risata. 4. Informare. 5. Fornire informazioni per ampliare le conoscenze. 6. Scrivere per se stessi. 7. Esprimere in versi sentimenti ed emozioni.

3 2

3

4

2

5 6 8

4

5

9

7

6 3

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4

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5

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6

7

14

VERTICALI 1. Raccontare fatti reali. 2. Far conoscere la propria vita. 3. Coinvolgere ed emozionare. 4. Comunicare a distanza.

2 S copri la frase nascosta, inserendo qui a fianco le lettere corrispondenti ai numeri che trovi nelle caselle: avrai una bella sorpresa!

CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 263

5. Elencare istruzioni e regole di comportamento. 6. Rispondere ai grandi perché.

3

5

10

14

9

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10

1

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6

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2

1

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7

5

14

7

4

5

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10

8

13

263 10/01/20 12:17


! a z n a c a v i d o p m e t è : a La scuola è finit Quando prepari la valigia, per non rischiare di dimenticare qualcosa, scrivi una lista di tutto il necessario per divertirti, ma... non dimenticare di inserire anche dei bei libri da leggere: per rilassarti, per svagarti e, perché no, per sognare!

Spiaggia, mare, tuffi, ondate Sole, afa, gran sudate. Spiaggia, mare, ondate e tuffi giochi e scherzi molto buffi. Tuffi, ondate, spiaggia, mare tanto tempo per giocare. Prati, erba, capriole, stare in ozio sotto il sole. Capriole, erba, prati, dal sudore siam bagnati.

Boschi, ombra, camminate e i profumi dell’estate. Camminate, boschi, ombra il cervello già si sgombra. Canaloni, terra, sassi saltelliam tra massi e massi. Terra, sassi, canaloni affrontiam con gli scarponi. Queste sono le parole che ci piace pronunciare. Son parole per giocare son parole per sognare.

264 CheSpasso_Letture_cl4_237_264.indd 264

10/01/20 12:17


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Letture 4: 264 pagi

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4: Riflessione linguistica 168 pagine

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