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Capitolo 4 Il centro commerciale

Titolo La parità come obiettivo o

L’uguaglianza di genere, cioè la parità tra i sessi, è una condizione dove le persone ricevono pari trattamenti indipendentemente dalla loro appartenenza a un genere specifico, a meno che non ci siano ragioni biologiche per un trattamento diverso (ad esempio la capacità di mettere al mondo dei figli). La nostra storia è in continua evoluzione sul raggiungimento della parità, in un lento e positivo progresso, anche se a volte capitano delle battute d’arresto o vengono fatti dei passi indietro. Si tratta di un cammino lungo e difficile, che trova origine molti secoli fa. Già nel 1405, nel libro La città delle Dame, Christine de Pizan afferma che l’oppressione delle donne si fonda su pregiudizi irrazionali, lontani dalla realtà dei fatti. Ma bisogna attendere il 1800 per vedere come inizia ad affermarsi il movimento femminista, che germoglia su un terreno reso già fertile, grazie ad azioni ed esperimenti isolati e tuttavia esemplari. Un caso importante è quello degli Shakers, una setta religiosa americana di fine ‘700, che mise in pratica l’uguaglianza tra i sessi, dimostrando che era possibile difendere e affermare i diritti delle donne. Da queste sorgenti di pace e di civiltà prende il via un percorso che porta alla prima Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, un testo giuridico francese pubblicato

nel 1791 dalla scrittrice Olympe de Gouges, che rappresentò la base per garantire dal XIX secolo il miglioramento dei diritti civili, politici ed economici della donna.

Nel XX secolo la donna finalmente riesce a trovare la via dell’emancipazione in molte parti del mondo che conosciamo, una battaglia che non è ancora finita e che si scontra ogni giorno con i pregiudizi e la violenza. Il tema è così fondamentale per costruire una società più giusta e libera che la parità tra i sessi è diventata uno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030, l’insieme dei risultati da perseguire per salvare il mondo dalla sua distruzione e dall’ingiustizia. L’obiettivo 5, infatti, individua la disparità di genere come uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile, alla crescita economica e alla lotta contro la povertà. Per questo diventa necessario un cammino di educazione civica, fatto di parole nuove, di gesti più consapevoli e di leggi innovative. Solo con l’impegno, l’attenzione e la forza di volontà, ognuno può dare il proprio contributo, fino a comprendere finalmente che non c’è bisogno di soprusi, sopraffazione e violenza per far nascere un mondo più forte.

Olympe de Gouges

“Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” di Olympe de Gouges

La parità nell’istruzione, un cammino ancora da compiere

In tutti i secoli e in ogni parte del pianeta, le donne hanno dovuto lottare, e purtroppo ancora oggi lottano, per ottenere il diritto all’istruzione. Se la natura ha messo la donna nella condizione naturale di dover per forza badare ai figli, mentre il maschio andava a caccia, la cultura e l’intelligenza hanno invece pian piano fatto emergere tutte le diverse potenzialità di uomini e donne e la necessità di non bloccare la voglia di ognuno di provare a essere libero di fare ciò che sente di dover fare. Ipazia di Alessandria Le prime donne a cercare un’istruzione furono le sacerdotesse, spesso slegate da vincoli familiari e con più tempo a disposizione per coltivare la conoscenza. Fin dagli albori della società gli uomini hanno cercato di ostacolare l’istruzione delle donne, con conseguenze molto dolorose. La storia di una delle prime scienziate, Ipazia di Alessandria, è un esempio famosissimo. La donna, matematica, astronoma e filosofa, pagò con la vita la sua voglia di conoscenza, finendo assassinata nel 415 dopo Cristo. Nell’antica Grecia le uniche donne che potevano studiare erano le etere, spesso messe sullo stesso piano delle prostitute, perché non educate alla famiglia ma all’intrattenimento degli uomini. Nell’antica Roma, invece, un’istruzione di base era garantita solo a quelle bambine la cui famiglia poteva permettersi un maestro privato, ma solo fino a dodici anni. Poi potevano continuare a studiare, sempre a pagamento, ma con una formazione su danza e musica, in vista di un matrimonio fortunato. Anche nel Medioevo non c’era la possibilità per le donne di farsi un’istruzione, fatta eccezione per un’infarinatura religiosa, utile solo a frequentare la Chiesa. Nel Rinascimento era Firenze la sola città dove alle ragazze era concesso accedere all’istruzione, mentre altrove i casi erano rari e isolati, in mano solo alla volontà dei singoli e alla loro ricchezza. E si trattava comunque di un’istruzione rudimentale e di base, limitata al solo leggere e scrivere. Bisogna attendere il 1600 per vedere la prima donna laureata al mondo, Elena Cornaro Piscopia, nata a Venezia nel 1646. Elena non riuscì a laurearsi in Teologia, come avrebbe desiderato, a causa dell’opposizione del cardinale Gregorio Barbarigo ma, nel 1678, si laureò in Filosofia all’università di Padova. L’accesso alle donne ai licei e all’università arrivò nel 1874, anche se in realtà fu solo un permesso di facciata, poiché le donne continuarono a essere respinte al momento dell’iscrizione, con le scuse più varie e false possibili. Nel 1877 fu approvata la prima legge che ammetteva le persone di sesso femminile come testimoni negli atti di stato civile (nascita, cittadinanza, matrimonio, morte), quindi c’era bisogno di un minimo di istruzione. Elena Cornaro Piscopia La prima iscritta dopo l’Unità d’Italia, nel 1878, alla facoltà

di Medicina dell’università di Bologna, fu Giuseppina Cattani, di Imola, che si laureò nel 1884. Nel 1894, Teresa Labriola fu la prima donna a laurearsi in Giurisprudenza all’università di Roma. Le materie scientifiche si aprirono ancora più tardi, a causa del pregiudizio che ritiene le donne non portate per la scienza. La Giuseppina Cattani prima donna a ottenere in Italia il titolo di ingegnera fu Strada, che si laureò con lode il 5 setEmma tembre del 1908 al Politecnico di Torino. Emma è stata inoltre la prima presidente dell’AIDIA, l’Associazione Italiana Donne Ingegnere e Architette, che si costituì per il volere di un’altra donna, l’ingegnera Maria Artini. Comunque furono le donne ad alfabetizzare la popolazione italiana, poiché furono le maestre che a inizio ‘900 si presero cura dei bambini delle città e delle campaTeresa Labriola gne. Durante la dittatura fascista invece ci furono dei clamorosi passi indietro. Nel 1926 il regime fascista iniziò a ostacolare l’istruzione femminile: le donne furono escluse dall’insegnamento dell’italiano, del latino, del greco, della storia e della filosofia nei licei. Nel 1929 il governo di Mussolini aumentò mediamente del 40% l’importo delle tasse scolastiche per le studentesse che frequentavano la scuola media e l’università. Emma Strada Le donne però non si arresero mai. Nel biennio 1990-91 in Italia si laurearono più donne che uomini. Anche il resto d’Europa ha visto un cammino abbastanza simile a quello italiano. In altre parti del mondo invece c’è ancora tanta strada da fare, per raggiungere un minimo di parità tra ragazzi e ragazze nel mondo dell’iMaria Artini struzione. Basta ricordare la vicenda di Malala (vincitrice del premio Nobel per la Pace nel 2014) e la sua coraggiosa e tenace lotta per garantire alle bambine di studiare, in tutti quei territori dove il fondamentalismo e il terrorismo islamico non permettono al genere femminile di accedere all’istruzione. Il Nobel che le è stato assegnato è un Nobel alle tante bambine del mondo povero che percorrono a piedi chilometri e chilometri per raggiungere piccole aule di Malala piccole scuole sparse fra deserti di sabbia, di fango e di roccia.

La parità di genere in Europa

Da molti anni in tutti i paesi europei si sono attivati dei forum (assemblee, riunioni, eventi) di incontro e confronto tra istituzioni e associazioni per la maggior parte a partecipazione femminile. L’obiettivo comune è favorire lo sviluppo e la promozione di progetti, direttive e politiche di genere, cioè tutte quelle azioni che possono far evolvere la società verso la parità tra uomini e donne. Il risultato più importante finora ottenuto è l’accordo sul fatto che l’uguaglianza di genere è vitale per la crescita intelligente e sostenibile dell’Unione Europea. Un traguardo di parità promuove infatti lo sviluppo economico, contribuisce anche al benessere generale e a un’Europa più inclusiva e più equa, sia per le donne che per gli uomini. La questione viene misurata con il Gender Equality Index (l’indice di uguaglianza di genere), che ha messo in evidenza i molti miglioramenti conquistati, anche se molti altri possono ancora essere compiuti, soprattutto in aree geografiche che purtroppo in questi ultimi anni hanno fatto molti passi indietro. Secondo il Gender Equality Report 2017, l’Italia è il paese europeo che ha ottenuto negli ultimi dieci anni i maggiori progressi sul tema delle pari opportunità, soprattutto dal punto di vista delle regole scritte. Ma il punto debole rimane quello dell’applicazione pratica. Infatti nel mondo del lavoro la popolazione femminile rimane ancora pagata meno di quella maschile, anche se la mansione è la stessa. Il problema è che non c’è una vera cultura diffusa tra le persone; manca ancora una vera sensibilità sulle pari opportunità, soprattutto nel mondo degli adulti. Molte persone credono che sia giusto mantenere le differenze economiche e sociali tra uomini e donne. La causa non è dovuta a cattiveria, ma proprio a una mancanza di cambiamento nel modo di vedere le cose, cioè nella capacità di staccarsi da vecchi pregiudizi. Intorno a tale questione, che rimane in parte irrisolta, continuano a crescere altri fenomeni preoccupanti, che mettono in pericolo i risultati finora raggiunti. Queste tematiche così importanti, che oggi sono in gioco, stanno colpendo la sensibilità delle persone, mettendole di fronte alla necessità di trovare delle risposte valide per una convivenza migliore.

Test di verifica sui pregiudizi

1 Credi che esistono ancora lavori che possono fare solo le donne?

n a. NO n b. SÌ n c. Solo in rari casi

2 Pensi che oggi non serva più discutere di parità, tanto l’obiettivo è stato raggiunto?

n a. Ci sono ben altri problemi, più importanti n b. Non si deve smettere mai di parlare di parità n c. Il problema è sopravvalutato

3 Quanto influisce il linguaggio, l’uso delle parole, nel creare discriminazioni?

n a. Per niente n b. Tantissimo n c. È un problema secondario

4 Ti sentiresti in imbarazzo se qualcuno ti scambiasse per una persona del sesso opposto?

n a. Mi darebbe molto fastidio, fino a farmi arrabbiare n b. Ci riderei su, non è così importante n c. Mi guarderei intorno per vedere se qualcuno se n’è accorto

5 Ritieni giusto che donne e uomini guadagnino la stessa cifra a parità di lavoro?

n a. No, perché in alcuni casi l’uomo produce di più n b. Sì, non c’è differenza n c. Dipende da caso a caso

6 Modificare il vocabolario, per renderlo più paritario tra generi maschile e femminile, può essere un modo per migliorare la situazione?

n a. Non c’entra nulla, è solo propaganda n b. È una questione fondamentale per cambiare il modo di ragionare n c. Non modificherebbe nulla di importante

7 Cosa pensi se vedi una ragazza vestita in modo appariscente?

n a. Che va in cerca di guai e poi non deve lamentarsi n b. Che una persona è libera di vestirsi come le pare, se non offende nessuno n c. Che è meglio stare attenti, non si sa mai

8 Cosa pensi delle società che impediscono alle donne di studiare?

n a. Non ci si deve intromettere nelle tradizioni altrui n b. Bisogna aiutare sempre le persone a emanciparsi da forme di discriminazione n c. Dipende dal fatto che a loro vada bene oppure no

9 Cosa significano per te le differenze tra uomo e donna?

n a. Sono naturali e quindi investono tutti i campi, lavoro e istruzione compresi n b. Sono un valore aggiunto alla parità per dare maggior ricchezza al mondo n c. Non ci si può fare niente, la natura influenza sempre la società e alimenta le disuguaglianze

10 Gli uomini sono naturalmente portati a dirigere?

n a. Sì, è una questione del tutto naturale n b. No, è una questione solo culturale e storica n c. Dipende da quale settore si prende in considerazione

Ora conta il numero di risposte a, b oppure c che hai dato e vedi a quale profilo corrisponde il tuo modo di pensare.

Maggioranza di a.

Sei una persona che deve ancora lavorare moltissimo sui pregiudizi, che occupano quasi completamente il tuo modo di vedere il mondo. Devi provare a metterti nei panni degli altri, scoprire cosa non ti andrebbe bene e provare a non aver più paura dell’altro sesso, fino a quasi decidere o di dominarlo o di sottometterti completamente. Il pregiudizio è figlio della paura, anche se viene mascherato dall’aggressività. Buon lavoro, dunque!

Maggioranza di b.

Hai un buon equilibrio e non hai paura del confronto con le questioni di genere. Sai che non bisogna mai abbassare la guardia e sei pronto a mettere in discussione ogni cosa, anche il tuo modo di vedere il mondo. Non smettere di lottare per i diritti di tutti e per una società più giusta. Il mondo ha bisogno della tua forza!

Maggioranza di c.

Hai capito che un problema c’è, ma credi che affrontarlo non serva a cambiare veramente le cose. Non devi perdere la fiducia nella possibilità di migliorare il mondo e devi cercare dentro di te quali sono gli ostacoli da abbattere per riuscirci. Evitare di esporti, di prendere decisioni, lascia spazio solo a chi vuole usare la forza e la violenza. Non nasconderti e prova a lottare per i diritti!

Attività di comprensione del testo

1 Quali sentimenti prova Silvia quando vede la scena della ragazza che passeggia sola di sera? Trovane almeno un paio. 2 Perché in casa Luigi non fa mai niente e invece a Silvia tocca fare alcuni mestieri? 3 Quando Silvia si sente vicina a sua madre Susanna, compagna di femminilità? 4 Che cosa attrae Silvia nella discussione in classe con la supplente

Catia, che le fa dimenticare la noia per i soliti argomenti? 5 Perché, tornando affamata a casa da scuola, Silvia trova suo padre intento a cucinare, al contrario del solito dove è la mamma a occuparsi dei pasti? 6 Qual è il fatto che fa perdere la calma a Silvia, durante l’incontro fortuito con due ragazzi al centro commerciale? 7 Secondo te, qual è la migliore amica di Silvia? 8 Perché Juri prende di mira Matteo, il compagno di classe di Silvia? 9 Susanna, la mamma di Silvia, decide di non arrendersi di fronte a ciò che le è capitato. Cosa intende fare? 10 Le amiche e gli amici di Silvia e Luigi come decidono di dare una mano, per aiutare a fare fronte comune per risolvere la situazione? 11 Chi riesce a trovare il simbolo giusto per lanciare il messaggio di parità tra uomini e donne? 12 Christian, l’esperto in graffiti, che disegno decide di fare sul muro di fronte alla fabbrica? 13 Il gruppo di Silvia come riesce a trasformare una semplice protesta in un evento mediatico? 14 Che trucco usa Luigi per togliere sua sorella e il suo gruppo dai guai in cui si sono ficcati, incontrando Juri e la sua banda di sera? 15 Che cosa fa cambiare idea al proprietario della fabbrica, costringendolo a ritrattare le azioni che hanno messo in difficoltà la famiglia di Silvia?

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