4
L. Stano
F. Zampighi
Direzione scientifica
Lorenzo Castelli
4
classe
ISBN per l’adozione: 978-88-473-0697-4
noi
noi, ci
2a persona plurale
voi
voi, vi
3a persona plurale
loro, essi loro, esse
loro, essi, sé, li, ne, si loro, esse, sé, le, ne, si
maschile femminile
agli
alle
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in
nel
nello
nella
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nei
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su
sul
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sull’
sui
sugli
sulle
LE CONGIUNZIO NI
Le congiunzioni sono parti invariabili del discorso. Servono a collegare tra loro due o più parole nella stessa frase oppure due frasi. In base alla loro FUNZIONE, si suddividono in: COORDINANTI
SUBORDINANTI
Se stabiliscono un rapporto di parità tra parole o frasi: Ho portato quaderni e matite. Sono stanco, ma uscirò lo stesso.
Se collegano due frasi, di cui una è meno importante dell’altra e da questa dipende per avere un senso compiuto: Ti ho perdonato nonostante tu mi abbia offesa.
• Il complemento oggetto, o complemento diretto, indica la persona, l’animale o la cosa su cui ricade direttamente l’azione compiuta dal soggetto. Lia incontra il nonno.
La gatta allatta i cuccioli.
Andrea apre il regalo.
MB/MP Davanti alle lettere B e P ci vuole sempre la M: timbro; tombola; campione; lampo
I COMPLEMEN TI INDIRETTI
SCE Si scrive sempre senza la I, tranne in: usciere; scie; scienza; coscienza e nei loro derivati: scienziato; scientifico; cosciente; incosciente
I complementi indiretti integrano e arricchiscono il significato di soggetto e predicato. In genere sono introdotti da una preposizione, semplice o articolata. I principali complementi indiretti sono: di SPECIFICAZIONE
di chi?; di che cosa?
La penna di Cecilia è rossa.
di TERMINE
a chi?; a che cosa?
Non parteciperemo a quella festa.
di LUOGO
dove?; in quale luogo? (stato in luogo) dove?; verso quale luogo? (moto a luogo) da dove?; da quale luogo? (moto da luogo) per dove?; attraverso dove? (moto per luogo)
Li ho incontrati in palestra. Anna si avviò verso l’uscita. Papà è tornato ora dall’ufficio. Siamo passati per il centro storico.
quando?; tra quanto? (tempo determinato) da quando?; per quanto tempo? (tempo continuato)
Ci vediamo alle otto. Resterò al mare fino a settembre.
con chi?; con che cosa?
Vado a scuola con Lucia. Gruppo Editoriale ELi
di TEMPO
di COMPAGNIA e UNIONE
Il piacere di apprendere
/ ARTE E MUSICA
CQU Per dividere in sillabe questo gruppo, occorre spezzarlo dopo la C: ac/qua; ac/que/rel/li; ac/qui/sta/re
-ZIONE Le parole che finiscono in –ZIONE e quelle che contengono le sillabe ZIA, ZIE, ZIO non vogliono la doppia ZZ: profezia; calvizie; emozione
L’
linguaggi espressivi
GIO
A
DOM VEN SAB
perco rsi narr ativi ll
o ibr G.O.
UN CALENDARIO
L’
giornate mondiali per scoprire l’educazione civica i protagonisti dell’educazione civica
LIBRO DIGITALE
Capponi
R. Köhler R. Imbrogno
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CIVIC LUN
MAR
percorsi narrativi
MER
GIO
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DIGITALE
AGENDA 2030
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di apprendere
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Fuga L.
Labiarica
e 4 MUSICA
Allegato
a MONDO
Il piacere di apprendere Allegato a FINESTRE SUL
MONDO 4. Non vendibile
separatamente
Il piacere
linguaggi espressivi
laboratori
di apprendere
Allegato
2030
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a FINESTRE SUL
il libro L’ EdUcA
MONDO 4.
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CIVICA
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Gruppo Editoriale ELi
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L. Labiarica
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MUSICA linguaggi espressivi
laboratori
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per mondiali scoprire l’educazione i protagonisti dell’educazione civica percorsi narrativigiornate gamification
Capponi
R. Köhler R. Imbrogno
CALENDARIO L’ EdUcA per 4 One CIVICA UN
LIBRO DIGITALE
civica
LUN
MAR
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debate
DOM
AGENDA 2030
Il piacere
Il piacere di
apprendere
di apprendere
Gruppo Editoriale ELi
Allegato a FINESTRE
DOM
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SUL MONDO
4. Non vendibile
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Gruppo Editoriale ELi
A
SAB
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Il piacere
Il piacere di apprendere
MER LUN MAR
isti i protagonazione dell’educ civica
laboratori
Fanno eccezione le parole che derivano da nomi o aggettivi con doppia ZZ e di origine straniera: pazzia; razzia
Gruppo Editoriale ELi
CIVIC
mondiali giornate rire per scop ne civica l’educazio
il
ai
dai
/ ARTE E MUSICA
all’
dall’
MUSICA
CU Si usa se dopo la vocale U c’è una consonante: culla; cugino; custode Alcune parole non rispettano la regola e si scrivono con CU + vocale: cuore; cuoco; cuoio; scuola; circuito; taccuino; proficuo; innocuo; cuocere; scuotere; percuotere; riscuotere
Aldo è un bravo pittore.
gir a
alla
dalla
Mio zio è un pittore.
CIVICA
allo
dallo
Il cavallo è selvaggio.
e
QU La lettera Q vuole sempre accanto la vocale U seguita da un’altra vocale per formare le sillabe QUA, QUE, QUI, QUO: quaglie; questione; squisito; quota
Il cavallo scalpita nel recinto.
PER L’EDUCAZIONE
al
dal
Indica che cos’è oppure com’è il soggetto, ed è costituito dal verbo essere unito a un aggettivo, a un nome o a entrambi:
/ UN CALENDARIO
a
da
NOMINALE
IL COMPLEMEN TO OGGETTO
a
le
delle
4
gi r
gli
degli
i
i
dei
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l’
dell’
E MUSICA
1a persona plurale
la
della
Indica che cosa fa il soggetto:
per UN CALENDARIO
/ ARTE
lui, sé, lo, gli, ne, si lei, sé, la, le, ne, si
lo
dello
VERBALE
/ ARTE E MUSICA
classe
me, mi
te, ti
egli (lui), esso ella (lei), essa
il
del
Il predicato indica che cosa fa il soggetto o ciò che si dice di lui. Il predicato può essere:
no
R. Imbrog
4
CIVICA
di flashcard Se t di Educazione Civica, Linguaggi espressivi, Mindfulness 4-5
io
tu
maschile femminile
+
di
GN GNA, GNE, GNO, GNU non vogliono la I: castagna; prugne; legno; gnu
PER L’EDUCAZIONE
4
COMPLEMENTO
1a persona singolare
2a persona singolare
3a persona singolare
LE PREPOSIZION I
Le preposizioni sono parti invariabili del discorso. Collegano parole e frasi. Possono essere: • semplici: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra; • articolate, quando si uniscono agli articoli determinativi:
4
IL PREDICATO
L. Labianca
/ UN CALENDARIO
5
La rab bia ti fa dire o fare antipa cose tiche?
forse, probabilmente, circa, magari, eventualmente… perché?, dove?, quando?, come?, quanto?… come!, quanto!…
i G.O. Cappon R. Köhler M. Fuga
CSP00216
GLI GL è sempre seguito dalla I per formare le sillabe GLIA, GLIE, GLIO, GLIU: triglia; famiglie; figlio; pagliuzza
/ ARTE E MUSICA
Che cosa possiamo fare noi? ari: Quali ri primstrategie i i colo per libe tro trov si rarusi al cen lo e blu. ri che dal nda ngolo gial la rab ti ri seco rosso, Nel tria bia? i i colo ri primari. rno trov colo iari. ngoli into ndo due i colori terz i Nei tria formano une trov rno hio este Nel cerc
Le parole che al singolare terminano in CIA e GIA hanno il plurale: • in CIE e GIE se queste sillabe sono precedute da vocale: camicie; magia magie camicia • in CE e GE se sono precedute da consonante: roccia rocce; frangia frange
NARRATIVA
gi
I pronomi sono parti variabili del discorso. I pronomi personali indicano la persona che parla o a cui si parla, e la persona, l’animale o la cosa di cui si parla. Possono svolgere la funzione di soggetto o di complemento. SOGGETTO
5
HE ESERCIZ LE DIFFICOLTÀ ORTOGRAFIC I DIGITAL MAPPE INTERATTIVEI E CIE/GIE
Il premio è stato vinto da mio fratello.
Mariagrazia Bertarini
CIVICA
I PRONOMI PERSONALI
Il fiume scorre lento.
(noi) Andremo in montagna.
L’EDUCAZIONE
3
3a persona: singolare: egli ama plurale: essi amano
La nonna innaffia i fiori.
• A volte il soggetto può essere sottinteso, cioè può non essere espresso nella frase:
PER
Ch succed e cosa e al tuo quimpegnare In quali campi ci si può and cor (es: o ti arrabb po come volontari? mi i? sento irrigidisc scopp caldo, mi o, ia la testa… ) Che cosa significa essere solidali?
2a persona: singolare: tu ami plurale: voi amate
tanto, poco, più, meno, troppo, niente, parecchio, quasi…
sì, certo, certamente, sicuro, davvero, proprio, appunto, pure… neppure, non, no, nemmeno, neanche…
CALENDARIO
PERSONA E NUMERO 1a persona: singolare: io amo plurale: noi amiamo
ora, adesso, dopo, presto, domani, ieri, oggi, prima, poi, ancora, mai… qui, qua, là, davanti, dietro, vicino, lontano, sopra, sotto, fuori, dentro…
/ UN
4
I TEMPI dell’indicativo sono otto, quattro semplici e quattro composti: tempi semplici tempi composti presente passato prossimo imperfetto trapassato prossimo passato remoto trapassato remoto futuro semplice futuro anteriore
Che cosa ti fa arrabb iare?
IL SOGGETTO • Il soggetto è la persona, l’animale o la cosa di cui si parla, che compie o subisce l’azione:
bene, male, piano, forte, volentieri, insieme, soltanto, così, quasi, come…
MODO TEMPO LUOGO QUANTITÀ AFFERMAZIONE E NEGAZIONE DUBBIO INTERROGATIVI ED ESCLAMATIVI
/ UN CALENDARIO PER L’EDUCAZIONE CIVICA
3
Perché si celebra?
• tre modi indefiniti, che non definiscono il tempo, il numero e la persona che compie l’azione: - infinito: giocare - participio: giocato - gerundio: giocando
GLI AVVERBI
Gli avverbi sono parti invariabili del discorso. In base al loro SIGNIFICATO, si suddividono in:
IL SEGRETO DEL FARAONE
2
2
coniugazione propria: verbi essere e avere
4
RABBIA
3a coniugazione: verbi in –ire (finire)
4
1
S
ChOeSTENIBILITÀ signifi cosa ca te qu per est frase? a Quale giornata mondiale ti ricorda l’immagine?
1
2a coniugazione: verbi in –ere (scrivere)
/ UN CALENDARIO PER L’EDUCAZIONE CIVICA
I Colori
CONIUGAZIONI 1a coniugazione: verbi in –are (giocare)
MODI • quattro modi finiti, che precisano il tempo, il numero e la persona che compie l’azione: - indicativo: io gioco - condizionale: io giocherei - congiuntivo: che io giochi - imperativo: (tu) gioca!
4
I VERBI
I verbi sono parti variabili del discorso. Indicano le azioni oppure il modo di essere di una persona, di un animale o di una cosa.
5 DICEMBRE GIORNATA MONDIALE DEL VOLONTARIATO
MARIAGRAZIA BERTARINI
Cl r la asse e P
• Letture 4: 288 pagine • Riflessione Linguistica 4: 216 pagine • I l segreto del faraone, narrativa abbinata al percorso di Riflessione Linguistica: 144 pagine •M appe plastificate dei principali contenuti grammaticali 4 • Laboratorio di Scrittura 4: 144 pagine • E ducazione Civica + Linguaggi espressivi 4: 96 pagine
Gruppo Editoriale ELi
Gruppo Editoriale ELi
LIBRO DIGITALE
AGENDA 2030
Il piacere
Gruppo Editoriale ELi
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Allegato a
MONDO 2030
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tipologie testuali
5
letture “fresche di stampa”
ISBN per l’adozione: 978-88-473-0698-1
Roberto Melchiorre
CIE/GIE Le parole che al singolare terminano in CIA e GIA hanno il plurale: • in CIE e GIE se queste sillabe sono precedute da vocale: camicie; magia magie camicia • in CE e GE se sono precedute da consonante: roccia rocce; frangia frange
NARRATIVA
5
LE FRITTELLE DI PERICLE
Le frittelle d i Pericle
SCE Si scrive sempre senza la I, tranne in: usciere; scie; scienza; coscienza e nei loro derivati: scienziato; scientifico; cosciente; incosciente
cod. int. E530144
CU Si usa se dopo la vocale U c’è una consonante: culla; cugino; custode Alcune parole non rispettano la regola e si scrivono con CU + vocale: cuore; cuoco; cuoio; scuola; circuito; taccuino; proficuo; innocuo; cuocere; scuotere; percuotere; riscuotere
LA PUNTEGGIATU RA I principali segni di punteggiatura:
. , ; : ? ! … _“ ”_
punto o punto fermo
Indica una pausa lunga.
virgola
Indica una pausa breve.
punto e virgola
Indica una pausa un po’ più lunga della virgola.
due punti
Introducono un elenco, una spiegazione, il discorso diretto.
punto interrogativo
Si mette al termine di una frase che esprime una domanda.
punto esclamativo
Si mette al termine di una frase che esprime meraviglia, stupore, sorpresa...
puntini di sospensione
Indicano un discorso lasciato in sospeso.
virgolette e lineette
Aprono e chiudono il discorso diretto.
L’ELISIONE L’elisione indica che la vocale finale di una parola è stata eliminata perché la parola successiva inizia anch’essa per vocale o con la lettera H. L’elisione si indica con il segno grafico dell’apostrofo. l’ape; dov’era; quell’indiano; l’uva; l’hotel
Il piacere di apprendere
ESERCIZI DIGITAL MAPPE INTERATTIVEI E
/ LETTURE
HE LE DIFFICOLTÀ ORTOGRAFIC
ROBERTO MELCHIORRE
• Letture 5: 288 pagine • Riflessione linguistica 5: 216 pagine • L e frittelle di Pericle, narrativa abbinata al percorso di Riflessione Linguistica: 128 pagine •M appe plastificate dei principali contenuti grammaticali 5 • Laboratorio di Scrittura 5: 144 pagine • Educazione Civica + Linguaggi espressivi 5: 96 pagine
Gruppo Editoriale ELi
Il piacere di apprendere
IL TRONCAMENT O Il troncamento è la caduta della vocale finale o della sillaba finale di una parola davanti a una parola che inizia per vocale o per consonante. Il troncamento non vuole l’apostrofo. buon anno; nessun elemento; qual è; bel libro
cl asse capo volta giochiamo tutti insieme
comprensivo di guida alla programmazione, facilitati per alunni/e con / KBESIT eDOCENTE DSA e tutto il necessario per il corso.
L IBRO DIGITALE (scaricalo subito seguendo le istruzioni all’interno della copertina): sfogliabili con selezione di esercizi interattivi / volumi esercizi interattivi extra per tutte le materie / simulazioni di prove nazionali INVALSI / audiolibro per / tracce audio tutti i volumi del corso / libro liquido: versione accessibile dei volumi per alunni/e con BES e DSA / mappe grammaticali interattive, con attività / percorsi semplificati stampabili per alunni/e con BES e DSA /
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Gruppo Editoriale ELi
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4 perco rsi tematici
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l’
C IV IC A
LETTURE Allegato a FINESTRE SUL MONDO 4 Non vendibile separatamente
Il piacere di apprendere
Gruppo Editoriale ELi
L. Stano
4
F. Zampighi
Direzione scientifica
Lorenzo Castelli
A tu per tu con le autrici
LAURA STANO • FLAVIA ZAMPIGHI Laura è una maestra che ama insegnare ai bambini, più di ogni altra cosa. Vive intensamente il contatto con la natura e scrive racconti e poesie. La sua passione più grande è il volo e… appena può, salta su un aereo ultraleggero e viaggia per i cieli d’Italia. Flavia è una maestra dalla risata contagiosa e si entusiasma quando parla dei suoi alunni e delle sue alunne. Le piacciono l’arte, il mare e… il gelato! Va sempre in giro per Forlì con la sua bicicletta. Non la ferma nessuno! Per lei è meraviglioso sentire il vento sul viso e fra i capelli. Laura e Flavia si incontrano nel giardino di casa di Laura e aprono una FINESTRA … sui racconti per i bambini e le bambine!
Il piacere di apprendere FinestreSulMondo_Letture4 new fspizio.indd 2
LETTURE Gruppo Editoriale ELi 30/12/21 10:24
IN DIC E RIPART IAMO INSIEME 6 8 9 10 11
Finestre sul mondo Stare bene insieme Segreti dello stare bene insieme Cruciverba dello stare bene insieme Apriamo una finestra sulla lettura
12
LEGGO come a TEATRO
16 17 18 19 20 21 22 23
Cappuccetto Rosso Il litigio Il volo di Icaro Come ottenere la pioggia Tina La signora Gorf Per una scuola che assomigli al mondo Il cubo della gentilezza
24
MINDFULNESS
I eri ero una goccia di pioggia, oggi sono un arcobaleno
26
MINDFULNESS
28
TANTI TIPI DI TESTI!
IL RACCON T O REALIST ICO 54 55 56 57 58 60 62 63
Mappa Una grande generosità! Che nervosismo! S.O.S. anatra Barry il terribile In vacanza da sola Una sorella scomoda
64
SEMPLICEMENTE
66
Via al T EST!
68
E DUCAZIONE C IVICA
70
Arte Dipingere la realtà
71
Musica Una realtà fatta di voce, parole e note
72
na FINESTRA U Mia sorella Vanessa
43
STUDIO con la
MAPPA
44
SEMPLICEMENTE
46
Via al T EST!
48 49 50 52
Un piccolo labrador nel racconto realistico
sul LIBRO
SC O LTA L’AU I O D
IL RACCON T O AUT OBIOGRAF ICO
Mappa Una nuova mister Vacanze in campagna Mettiamoci il cuore • Dall’oggi al domani La gallina fifona • Una presenza insolita Il primo volo Un animale a righe Il topo di campagna Un felice incontro Le parole giuste Un fratello speciale
G IO N I A T S E L
Prezzemolo
Pazienza • L’acqua del lago
IL T EST O NARRAT IVO 30 31 32 33 34 35 36 38 40 41 42
MAPPA
STUDIO con la
A
Percorso tematico
Gita scolastica
A scuola
AUT UNNO
L’autunno gioca Biglietto pop-up di Halloween Nicola e il gigante Finestre sull’autunno
74 75 76 78 79 80 82 83 84
Percorso tematico
Io e il sogno Mappa Tieni duro! • Realizza il tuo sogno Impossibile? Si può fare! Nata calciatrice Sbagliare è importante Stephen Hawking. Non arrendersi mai I miei amici numeri Il lavoro che farò Macchioline rosa
MAPPA
85
STUDIO con la
86
SEMPLICEMENTE
88
Via al T EST!
Scoperte in soffitta
E DUCAZIONE C IVICA
90
Non parlo più
nel racconto autobiografico
92
MINDFULNESS
94
Arte L’autobiografia si trasforma in ritratto Musica “Musicare” la vita: Emanuele Aloia
95
96 St 98 St
Fiducia • Un anello prezioso
e m lab Diventare una fisica: Fabiola Gianotti
e m lab Diventare un architetto: Renzo Piano
100 101 102 104
IN V E RNO
IO N I
146
148 Via al T EST!
Natale Un albero di Natale… di cartone Tilda e la Luna Finestre sul Natale
118 Via al T EST! 120
162
Gatto o canarino?
Il blocco della scrittrice
E DUCAZIONE C IVICA
122 MINDFULNESS 124
MAPPA
SEMPLICEMENTE
nel racconto fantastico
Accettazione • La storia del vecchio contadino
na FINESTRA sul LIBRO U La storia di due topolini cattivi
SC O LTA L’AU I O D
IL RACCON T O ST ORICO 126 127 128 130 131
Mappa La fine del grande re assiro Una giusta punizione Il giovane faraone Qin Shi Huangdi
132
Via al T EST!
134
E DUCAZIONE C IVICA
nel racconto storico •
Io e l’amicizia Mappa Uno per tutti, tutti per uno! L’avventura della libertà La grotta del tesoro Eroine del nostro tempo Un eroico salvataggio
STUDIO con la
STUDIO con la
MAPPA
SEMPLICEMENTE
Un pacco misterioso
La signorina Mary Pask
E DUCAZIONE C
166 IVICA nel racconto del brivido 168 Una FINESTRA sul LIBRO SCOLTA L’AU I O Vampiri: uno falso, uno vero D
MAPPA
IL DIARIO E LA LET T E RA E L'E-MAIL 170 171 172 173 174 175 176
178
Tuthmose e il leone
IL RACCON T O D'AV V EN T URA
145
L’AU I O D
Mappa Una partenza precipitosa Un brutto incontro Un serata da… brivido! Un oggetto misterioso Uno spiacevole incontro
164 Via al T EST!
177
Il Giorno della Memoria
136 137 138 140 142 144
SC O LTA
A
116
152 153 154 156 158 160 161
Mappa La penna della maestra La Folletta Sincera Le voci dei libri Mattina a Globulopoli Una strana casa Nel buio della notte
STUDIO con la
sul LIBRO
IL RACCON T O DEL BRIV IDO
A
115
Il serpente
I nsieme per affrontare un imprevisto!
150 Una FINESTRA Tigre! Tigre!
IL RACCON T O FAN T AST ICO 106 107 108 110 111 112 114
SEMPLICEMENTE
A
G L E ST A
Percorso tematico
Mappa Siamo quelli che cadono dal cielo Un regalo speciale Una nuova canzone Non voglio fare la guerra Ce l’abbiamo fatta! Un laboratorio interessante
STUDIO con la
SEMPLICEMENTE
180 Via al T EST! 182 184
MAPPA La festa di compleanno
La prima lezione di nuoto
E DUCAZIONE C IVICA E DUCAZIONE C IVICA
nell’ e-mail Cittadinanza digitale
Arte Diari d’artista! 187 Musica Raccontare la tua storia con la musica 186
G IO N I L E ST A
PR IMAV E RA
188 Canzone di primavera 189 Coniglietti di Pasqua 190 Un nido per due rondinelle 192 Finestre sulla primavera
IL T EST O DESCRIT T IVO
IL T EST O NON CON T INUO E IL T EST O MIST O
194 Mappa 195 Castel del Monte 196 Descrizione soggettiva e oggettiva • Il cavallo 197 Un buon amico 198 Descrivere un animale • Il cane sognatore 199 Il Kraken 200 Il gabbiano • La libellula 201 Descrivere un luogo • Il mio giardino 202 L’hotel 203 Un giardino bellissimo 204 Descrivere una persona • Oggi mi presento 205 La nonna 206 La signorina Euforbia • Quattro amici 207 Strane creature. Albus Silente 208
STUDIO con la
MAPPA
210
SEMPLICEMENTE
212
Via al T EST!
Pietro di Castellaneta
E DUCAZIONE C IVICA
214 216 217
Blu di Russia
nel testo descrittivo
Arte Descrivere con il colore Musica Descrivere con la musica
IL T EST O POET ICO 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233
Mappa Dicono Le matite • Il poeta I colori Tante rime • Il diritto di giocare La mia sera • Tempesta • Luna nuova E l’acqua L’ombrello Tramonta • La nuvola La scia nel cielo • La mimosa Mi piace il vento Filastrocca impertinente • Due fratelli Versi per giocare: i nonsense • Un pesce incravattato • Grandine • Il coniglio ... e i limerick L’amore a centoventisei cm da terra
STUDIO con la
MAPPA
234
SEMPLICEMENTE
236
Via al T EST!
Rima delle rime
E DUCAZIONE C IVICA
238
240 MINDFULNESS
L’omino della gru
nel testo poetico
Meraviglia • Il saggio e il bambino
242 244
Il testo continuo e non continuo Il testo misto
IL T EST O ESPOSIT IVO 246 247 248 249 250 252 253 254
Mappa Ragni? Niente paura! La moda negli Egizi Meteo e clima Te lo leggo in faccia Una corretta alimentazione La musica ci unisce! Vincere la timidezza in tre mosse
STUDIO con la
255
MAPPA
256
SEMPLICEMENTE
258
Via al T EST!
I cani ci parlano?
Le foreste
E DUCAZIONE C IVICA
260
nel testo espositivo
IL T EST O REGOLAT IVO 262 263
Mappa Come resistere ai bulli e alle bulle
264 265 266 267 268 269 270
Mangiare a scuola Cake pops: una gustosa merenda Sempre educati Arte sul vetro Il bravo pedone Regole in monopattino Liquidi multicolor
271 272
STUDIO con la
MAPPA
SEMPLICEMENTE
274 Via al T EST!
Super ciclisti
Ricicliamo con fantasia
E DUCAZIONE C IVICA
276
nel testo regolativo
Arte Crea il tuo segnalibro 279 M usica Le regole a teatro EST AT E IO N I G A T S LE 278
280 Lucciola 281 Facciamo una girandola! 282 La lucciola verde 284 DUCAZIONE La Festa della IVICA Repubblica italiana
E
C
286 COMPIT O DI REALTÀ Festeggiamo la fine dell’anno scolastico
PERCORSO DIDAT T ICO Comprendo 18, 19, 20, 21, 37, 50, 60, 62, 76, 81, 83, 102, 109, 110, 113, 130, 135, 138, 155, 157, 159, 172, 174, 201, 206, 207, 208, 215, 220, 225, 242, 243, 245, 249, 251, 252, 261, 264, 269, 282
Approfondisco 18, 35, 131, 135, 143, 171, 173, 238, 267, 268
In inglese 36, 61, 112, 128, 140, 154, 172, 196, 231, 250, 270
Analizzo 16, 17, 19, 22, 33, 34, 35, 38, 40, 41, 42, 56, 57, 58, 60, 76, 78, 82, 84, 108, 110, 111, 112, 114, 129, 130, 131, 139, 140, 142, 144, 154, 156, 158, 160, 172, 173, 174, 175, 176, 197, 198, 199, 200, 201, 202, 203, 204, 205, 206, 207, 220, 221, 222, 223, 224, 225, 226, 227, 228, 229, 232, 245, 248, 249, 251, 252, 253, 254, 264, 265, 266, 268
Conospcaorole le 16, 18, 31, 34, 39, 48, 58, 60, 62, 76, 96, 98, 100, 108, 120, 125, 127, 128, 137, 142, 150, 154, 171, 191, 195, 196, 199, 202, 205, 219, 220, 223, 229, 248, 269, 280
LEGGO come a TEATRO
26, 42, 56, 84, 102, 109, 129, 138, 158, 197, 251
FRESCO DI STAMPA 16, 33, 55, 78, 81, 111, 139, 156, 264 EMA Il grande CIN in classe
42, 80, 82, 130, 144, 159
CLASSE CAPOVOLTA 31, 55, 75, 107, 127, 137, 153, 171, 195, 219, 247, 263
32, 57, 62, 79, 84, 113, 141, 159, 173, 188, 198, 266
Arte e Musica 70, 94, 186, 216, 278
Scrivo
Una
Rifletto sulla lingua
16, 35, 37, 39, 41, 59, 61, 110, 114, 159, 191, 197, 202, 204, 205, 206, 226, 227, 228, 229, 230, 231, 244, 251, 266
Mi emoziono 22, 36, 51, 61, 79, 103, 109, 111, 129, 135, 155, 157, 160, 191, 221, 253, 283
Rifletto 69, 91, 121, 167, 183
FINESTRA sul LIBRO
72, 124, 150, 168
m
C ITTADINANZA D IGITALE
Rimandi al Laboratorio di Scrittura
184
SEMPLICEMENTE (percorsi semplificati con font ad alta leggibilità) 44, 64, 86, 116, 146, 162, 178, 210, 234, 256, 272
Percorso di Ascolto
A
Insieme è più facile 8, 59, 77, 143, 206, 232, 239, 251, 261, 265
96, 98
SC O LTA L’AU I O D
72, 124, 150, 168
Rimandi al volume di Educazione Civica
l libro che è fra le tue mani si chiama
Finestre sul mondo.
Le finestre delle nostre case ci permettono di allargare il nostro sguardo sul mondo e su chi lo abita. Case grandi, case piccine, case larghe, case strette, case alte e case basse… in ogni casa ci abitano delle persone: ognuna di loro ha la sua storia. Allo stesso modo, in questo libro troverai diverse case che corrispondono ad altrettante sezioni. In ogni sezione incontrerai tanti personaggi con le loro storie: reali, fantastiche, avventurose, umoristiche, spaventose, poetiche…
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arà un percorso bello e divertente che farai con gli amici e con le amiche della tua classe, guidati dall’insegnante. Per visitare le case dei racconti e spalancare le “finestre sul mondo” occorre innanzi tutto STARE BENE INSIEME. Sei pronto? Sei pronta?
S
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RIPART IAMO INSIEME
tematico Percorso
Stare bene insieme
S
tare insieme comporta il rispetto di diritti e di doveri. Se viene meno questo rispetto nascono litigi, caos, ingiustizie, rabbia e tristezza. Creare un “clima” positivo e sereno a scuola è molto importante perché ci permette di stare bene insieme. E, quando si è sereni, si impara con più facilità. Osserva e rifletti.
A scuola ho il DIRITTO di:
A scuola ho il DOVERE di:
Insieme è più facile onfontatevi e insieme trovate i diritti e i doveri da seguire a scuola. C Scriveteli su due cartelloni.
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RIPART IAMO INSIEME
Segreti dello stare bene insieme P er stare bene con gli altri è fondamentale conoscere il significato di queste tre parole:
GENTILEZZA
ONESTÀ
RISPETTO
Queste parole sono la base per creare un “clima” sereno e positivo, non solo in classe ma ovunque! eggi con attenzione tutti i cartellini. L Colora in verde i riquadri con azioni/comportamenti “gentili”, in giallo le azioni/comportamenti “onesti” e in rosso le azioni/comportamenti del “rispetto”.
Essere prepotenti per dominare sugli altri.
Restituire una matita trovata in terra.
Essere sempre sincere e sinceri.
Dire sempre la verità senza avere timore.
Accettare le regole condivise.
Essere scortesi con gli altri. Salutare quando si entra e si esce.
he cosa noti? Hai colorato tutti i cartellini? Perché? C Confrontati con la classe. Poi trasforma le azioni e i comportamenti negativi in positivi.
Essere disponibili ad aiutare.
Saper ascoltare e parlare con gli altri.
Perdonarsi sempre dopo un litigio.
Imbrogliare nei giochi.
Chiedere permesso senza spintonare.
Non fare i dispetti.
Essere consapevoli che ognuno può sbagliare.
Deridere gli altri per divertirsi.
Rompere gli oggetti presi in prestito.
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RIPART IAMO INSIEME
Cruciverba dello stare bene insieme 1
A
2
3
P
4
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P
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A
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R
Z
O 9
C
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11
C
T
L 12
Orizzontali 3. Lo si concede a chi sbaglia. 6. L’opposto di impazienza. 7. Lo dici all’amico quando ti presta il temperino. 8. Lo dai all’amica che ha bisogno. 9. Lo chiedi quando sbagli. 11. Lo ottieni quando riesci a gestire le emozioni. 12. La alzi prima di parlare. 10
Verticali 1. Legame tra amici. 2. Lo sei quando fai una gentilezza. 4. Lo dici quando chiedi un favore. 5. Ciò che si deve fare prima di compiere qualsiasi azione. 10. Da mantenere quando si è arrabbiati.
Un calendario per l’Educazione Civica, p. 12
RIPART IAMO INSIEME
Apriamo una finestra sulla lettura Hai mai pensato a quanto si legge in un giorno e a quanto serve leggere? Si legge a colazione: mentre si mangiano i cereali, l’occhio scappa sul retro della scatola! Si leggono i cartelli stradali andando a scuola. Si legge il cognome dell’amico sul campanello quando si va a giocare a casa sua. Si leggono le istruzioni di un gioco o di un videogioco. Leggere, quindi, è un’attività fondamentale per la nostra vita. Leggere è prima di tutto un piacere. Trovare una bella storia da leggere è forse meglio che guardare un film. Però bisogna impegnarsi, perché è un po’ più faticoso che guardare un film o un cartone animato. Di storie belle ce ne sono tantissime, molto diverse, per soddisfare i gusti di tutti. Ci sono storie da ridere, avventurose, emozionanti e anche un po’ tristi, storie di amicizia, di animali, del passato, del futuro, storie di misteri, intrighi e investigazioni, storie fantastiche di fantasmi, maghi e streghe, principi e principesse. Gli scrittori e le scrittrici chiamano le poche righe iniziali “incipit”. L’incipit di una storia è molto importante perché offre il sapore di quello che si sta per leggere. Lodovica Cima, Il club antilettura, Mondadori
Leggere... come? Per leggere scegli un luogo comodo, silenzioso, ben illuminato. Mettiti nella posizione che preferisci: sdraiato/a, seduto/a, appoggiato/a su un fianco... Leggi sempre i periodi fino al punto ed entra con le tue emozioni dentro la storia. Non distrarti. Partecipa ai fatti e immagina le situazioni raccontate. Fatti trascinare dalla storia, tieni presente i fatti che accadono uno dopo l’altro e ripercorri la “strada” del racconto.
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a TEATRO e m o c O G G E L
Leggere per emozionare Q
uando leggo ad alta voce voglio trasmettere e comunicare a qualcuno delle emozioni e dei sentimenti; per far questo non basta pronunciare le parole, ma è necessario fare attenzione a come esse vengono dette. Per questo è importante usare correttamente la voce: una stessa parola può cambiare il senso di una frase a seconda di come io la dico (lentamente, con tono basso, sorridendo...). Per dare un senso all’insieme di ciò che dico è utile la PUNTEGGIATURA: fa fare PAUSE e PRENDERE FIATO mentre si legge. Ecco i più importanti segni di PUNTEGGIATURA.
Il PUNTO è uno STOP: mi fermo (nella mente conto “uno-due”) e prendo fiato.
.
Al PUNTO ESCLAMATIVO mi fermo affinché sia ben chiaro e forte ciò che ho detto e prendo fiato (nella mente conto “uno-due”).
La VIRGOLA è uno stop veloce (nella mente conto “uno”): mi fermo poco e magari prendo un po’ di fiato se ne ho bisogno.
!
Ai DUE PUNTI mi fermo per richiamare l’attenzione su ciò che sto per dire e prendo fiato (nella mente conto “uno”).
Al PUNTO INTERROGATIVO mi fermo, come se aspettassi la risposta (anche se poi riprendo subito a parlare) e prendo fiato (nella mente conto “uno-due”).
Ai PUNTINI DI SOSPENSIONE mi fermo, ma inizio a fermarmi già dall’inizio dell’ultima parola (come se socchiudessi una porta per non lasciar vedere che cosa c’è dietro). Prendo fiato, ma non subito (nella mente conto “uno-due”, a volte anche “uno-due-tre” o più ancora per creare mistero e incuriosire chi mi ascolta). L’importante è non pensare mai di aver finito la frase, infatti sto solo facendo una pausa e poi riprenderò a parlare.
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, :
?
...
L E G G O c om e a TEA TRO Leggi il racconto rispettando le pause. Per aiutarti abbiamo messo dei simboli accanto alla punteggiatura:
- = pausa brevissima
/ = pausa breve
/ / = pausa lunga
Esempio Giunto nella città vicina, - si fece indicare la casa del governatore, / quella del presidente e quella del giudice - e andò a far visita a quegli illustri personaggi e anche a loro toccò il naso con un dito o due. // I personaggi ci rimanevano un po’ male, / perché Giovannino pareva una persona bene educata e sapeva parlare di quasi tutti gli argomenti. // Il presidente ci si arrabbiò un tantino, - ed esclamò: / “Ma che, - mi sta prendendo per il naso?”. // “Per carità”, / disse Giovannino, / “c’era una mosca”. // Il presidente si guardò intorno, / non vide né mosche né zanzare, / ma intanto Giovannino si inchinò in fretta e se ne andò senza dimenticarsi di chiudere la porta. // Giovannino aveva un libretto e ci teneva il conto dei nasi che riusciva a toccare. // Tutti nasi importanti. // A Roma però - il conto dei nasi salì tanto rapidamente che Giovannino dovette comprare un quaderno più grosso. // Bastava camminare per la strada e da qui a lì si era sicuri di incontrare un paio di eccellenze, / qualche sotto-ministro - e una decina di grandi segretari. // Non parliamo poi dei presidenti: / c’erano più presidenti che mendicanti. // Tutti quei nasi di lusso erano abbastanza a portata di mano. Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi
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a TEATRO e m o c O G G E L
Il VOLUME al quale pronuncio ogni singola parola dipende dalla situazione e dalla sensazione che voglio trasmettere. Si può aumentare il volume emettendo più fiato ed energia, oppure lo posso diminuire usando meno fiato. Posso indicare il volume con dei numeri da 1 a 10: • volume ALTISSIMO (da 9 a 10): in genere questo volume non si usa nella lettura perché si perde la concentrazione e poi si rischia di far male alla voce di chi parla e alle orecchie di chi ascolta; • volume ALTO (da 7 a 8): questo normalmente è il volume della voce per esprimere un sentimento di rabbia, di esultazione, un comando, un grido o un richiamo; • volume MEDIO (da 5 a 7): è il volume con cui parlo per farmi sentire bene da chi è lontano da me da sei a quindici passi; • volume BASSO (da 3 a 5): è il volume che esprime intimità, segreto, sussurro ma anche dolcezza e riflessione; • volume BASSISSIMO (da 1 a 2): in genere questo volume non lo si usa per la lettura: lo si usa solo se chi ascolta è molto vicino a chi parla. Per aiutarmi a ricordare: sopra a certe parole o frasi posso segnare un numero che indica il volume a cui pronunciarle. Leggi alzando e abbassando il volume della voce, aiutati con i numeri.
Esercizio 6
[…] Dopo mezzanotte, i briganti, che se ne stavano alla larga dalla casa, videro 4
che in questa non ardeva più nessun lume e tutto pareva tranquillo; allora 4
6
il capo della banda disse: – Non avremmo dovuto lasciarci intimidire – e 4
inviò uno dei suoi in avanscoperta. L’esploratore trovò tutto tranquillo; andò in cucina per accendere un lume e, scambiati gli occhi ardenti del gatto per 7
braci, accostò un fiammifero per accenderlo. Ma il gatto se l’ebbe a male e gli 8
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balzò in faccia soffiando e graffiando. Fuori di sé dalla paura, il brigante corse 7
alla porta sul retro per fuggire ma il cane, che s’era messo proprio lì, balzò su e 8
gli addentò una gamba. […] Jacob e Wilhelm Grimm, I musicanti di Brema
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L E G G O c om e a TEA TRO Il RITMO è la velocità con cui leggo e serve per dare la sensazione del tempo in cui si svolge un’azione. Per aiutarmi nella lettura ad alta voce posso sottolineare con una freccia verso destra ) le parole da dire più velocemente, oppure con una freccia verso sinistra ( ) ( quelle da pronunciare più lentamente delle altre. Per accentuare il significato del ritmo bisogna sempre rispettare la punteggiatura. Avremo quindi un ritmo: VELOCE (incalzante) per indicare fretta, velocità, moltitudine, agitazione, un evento drammatico, aggressività, un pericolo imminente; LENTO (piano): per trasmettere calma, rilassatezza, segretezza, romanticismo, ma anche noia. Leggi e rispetta il significato delle frecce.
Esercizio 1 […] Piccola com’era, / l’unico potere che Matilde fosse in grado di esercitare sui membri della sua famiglia / era quello dell’intelligenza, / grazie a essa poteva batterli tutti. // Ma resta il fatto che qualsiasi bambina di cinque anni, / in qualsiasi famiglia, / deve pur sempre obbedire agli ordini che le danno, / anche ai più assurdi. […] Roald Dahl, Matilde, Salani Editore
Esercizio 2
Come avevi fatto per il volume, prova a pronunciare una frase (es. Ora andate da quella parte) con un ritmo diverso e ascolta la sensazione che trasmette. Non pronunciare le frasi una di seguito all’altra, ma fai trascorrere del tempo per evitare che una sensazione influenzi l’altra.
Giochiamo con il testo Adesso prova a utilizzare ciò che hai imparato tutto insieme. La prima volta leggi un testo normalmente; poi prova a vedere come puoi modificarne il senso cambiandone le pause, i volumi, i ritmi, le espressioni del tuo viso mentre leggi; prova a leggerlo nei seguenti modi: ALLEGRAMENTE TRISTEMENTE CON RABBIA CON PAURA CON DUBBIO Ora prendi un ELENCO DELLA SPESA e leggilo in modo diverso: ad esempio leggi cipolle con paura, carote con dubbio, patate con rabbia, cetrioli allegramente, ecc. Puoi fare lo stesso con il bollettino meteorologico, il bugiardino delle medicine o altro.
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RIPART IAMO INSIEME RICORDI? La FIABA è un racconto
fantastico di origine popolare. Nelle fiabe spesso sono presenti un aiutante del protagonista e un mezzo magico.
Conospcaorole le Impostore significa: credulone.
imbroglione.
Cappuccetto Rosso M arciava nel bosco Cappuccetto Rosso, quando trovò un lupo che rosicchiava un osso. – Dove vai bambina? Cos’è questa fretta? – Porto una torta alla nonna che aspetta. – Prendi la strada a destra, è la più corta. Non era vero! Era più lunga e storta. Così lui arrivò per primo dalla nonna e la mangiò in un morso, povera donna. Poi si mise i suoi vestiti e si ficcò nel letto. Arrivò Cappuccetto e notò un difetto: – Che orecchie grandi hai, cara nonnina. – È per sentirti meglio, dolce bambina! – E che occhi grandi, sembri un’indovina! – È per vederti meglio, tenera ragazzina. – E che denti grandi hai, sembri un coyote! – È per mangiarti meglio, appetitosa nipote! E si pappò Cappuccetto in un solo boccone senza sputare un singolo bottone. Per fortuna lì vicino passava un cacciatore: sentito tutto, sparò all’impostore. Lo uccise PUM! e dalla grossa pancia uscirono nonna, bambina, un coniglio e un’arancia. Cappuccetto Rosso tornò a casa contenta, e domani, forse, starà un po’ più attenta.
Analizzo Chi è il protagonista della fiaba? C appuccetto Rosso. I l lupo. Chi è il suo aiutante? La nonna. I l cacciatore.
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Fabian Negrin, Alfabetiere delle fiabe, Giunti
FRESCO DI STAMPA Amate le fiabe? L’Alfabetiere delle fiabe di Fabian Negrin vi guida in un viaggio attraverso le storie più amate: fiabe e favole di tutte le tradizioni raccontate in rima e illustrate con immagini poetiche e sorprendenti.
RIPART IAMO INSIEME
Il litigio C’
RICORDI? La FAVOLA è un breve
erano una volta due tane. In una viveva il signor Bruno, un coniglio marrone. In quella vicina abitava il signor Bigio, un coniglio grigio. All’inizio i due vicini andavano molto d’accordo. Un bel giorno, però, o piuttosto un brutto giorno, il loro rapporto di buon vicinato andò a rotoli. Il signor Bruno si arrabbiò: – Che sporcaccione, quel Bigio! Tocca sempre a me raccogliere la sua immondizia! È una vergogna. Poi prese a lamentarsi il signor Bigio. – Ehi, ma dove hai la testa? Abbassa quella radio, non riesco nemmeno a sentirmi sgranocchiare le carote. Alla fine, il signor Bruno prese una decisione. – Questo muro mi separerà per sempre da quel brutto muso – esultò. Ma il signor Bigio non la prese bene. Montò su tutte le furie e ridusse il muro in polvere così sottile, che il vento se la portò via. Naturalmente, seguì un furioso litigio e scoppiò una zuffa. In quel mentre, ecco sopraggiungere una volpe affamata. “Guarda un po’ quei due bocconcini che fanno a botte” si disse. “La caccia sarà facile!” Spiccò un balzo. Per fortuna i due conigli se ne accorsero in tempo. Subito si tuffarono in una delle due tane per sfuggire ai denti della volpe. – Calma, non è ancora finita – brontolò la volpe infilando la zampa nella tana. Mentre la volpe frugava alla cieca nella tana, i due conigli unirono le forze e scavarono una galleria che portava alla tana vicina. Così, mentre la volpe si arrabbiava perché non riusciva a catturare un bel niente, Bigio e Bruno saltarono fuori dalla tana che avevano raggiunto con tanta fatica. Quando la volpe terminò la sua caccia con un misero pugno di terra fra le zampe, i due conigli erano già molto lontani! Da quel giorno il signor Bruno e il signor Bigio sono di nuovo grandi amici. Hanno mantenuto la galleria tra le due tane, così possono farsi visita anche quando piove e, se serve, litigare senza bagnarsi.
racconto che vuol dare un insegnamento: la morale. I protagonisti sono animali che hanno comportamenti simili a quelli degli uomini.
forze Unire le Bigio e Bruno litigano ma nel momento del bisogno uniscono le loro forze. Anche in classe talvolta si può litigare, ma l’importante è poi fare pace e unire le forze nei momenti difficili.
Analizzo Chi sono i protagonisti di questa favola? .......................................................
Claude Boujon, Il litigio, Babalibri
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RIPART IAMO INSIEME RICORDI? Il MITO è un racconto
antico che spiega in modo fantastico l’origine del mondo e dei comportamenti dell’uomo.
Comprendo Il Minotauro è un mostro: c on il corpo di uomo e la testa di toro. c on il corpo di toro e la testa di uomo. I caro finisce in mare perché: non ascolta gli avvertimenti del padre. v uole provare a nuotare.
Conospcaorole le L’ebbrezza del volo è: la paura di volare. la gioia di volare.
Approfondisco Il labirinto è un luogo costruito in modo tale che risulti difficile trovare l’uscita.
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Il volo di Icaro N
ell’isola di Creta il re Minosse aveva chiesto a Dedalo, famoso architetto greco, di costruire un labirinto per rinchiudervi dentro suo figlio, il Minotauro, un mostro orribile con il corpo di uomo e la testa di toro. Poiché ne conoscevano la struttura, Dedalo e suo figlio Icaro vennero rinchiusi anch’essi da Minosse nel labirinto affinché non ne fossero svelati i segreti. Per fuggire, Dedalo costruì delle ali con penne di gabbiano e le attaccò con la cera a una struttura di legno; quindi raccomandò al figlio di non volare troppo vicino al sole. Un bel mattino, padre e figlio spiccarono il volo con le loro meravigliose ali. Malgrado gli avvertimenti, Icaro non ascoltò suo padre perché aveva molta fretta di provare le ali. Si fece prendere dall’ebbrezza del volo e si avvicinò troppo al sole: il calore fuse la cera, le ali si staccarono e Icaro cadde in mare, dove morì. Dedalo arrivò sano e salvo in Sicilia, dove costruì un tempio dedicato ad Apollo, il dio del Sole, in memoria del figlio Icaro. Laura Stano
RIPART IAMO INSIEME RICORDI? La LEGGENDA è un racconto
fantastico che spiega l’origine di fenomeni naturali o di caratteristiche di animali e di esseri umani.
Come ottenere la pioggia A l principio, quando ogni cosa era nuova e tutto era stato fatto da poco, non pioveva mai. Era un bel guaio, un guaio tanto grosso che tutti gli animali si riunirono e decisero di invocare ad alta voce il Cielo perché mandasse la pioggia. Si divisero così in vari gruppi, secondo le diverse specie. Gli elefanti, i più grossi, per primi si misero a barrire a tutto spiano. Ma la pioggia non venne. Provarono allora i rinoceronti, tutti insieme. Ma la pioggia non venne. Provarono le giraffe, poi le antilopi, poi i leoni (e i loro ruggiti parevano toccare il cielo). Ma la pioggia non venne. Provarono tutti gli animali, anche i più piccoli. Ma la pioggia non venne. Erano rimaste solo le rane. Toccava a loro provare, e gli animali le pregarono di invocare la pioggia dal cielo. Le rane si misero a gracidare tutte insieme. Era così assordante il loro grido, così monotono, che il cielo si coprì di nubi. Ma la pioggia non venne. Il gracidare delle rane, però, riuscì a penetrare attraverso le nuvole e il Cielo, stanco di udirle, tentò di affogarle con l’acqua. E piovve, piovve a lungo. Allora le rane tacquero. Dopo la pioggia l’erba crebbe e gli animali si sparpagliarono per ogni dove a mangiare. Solo le rane rimasero nelle buche dove l’acqua si era fermata, perché, avendo fatto piovere, si consideravano padrone dell’acqua. Capita ancora oggi che, quando le rane gracidano, non lo fanno senza un motivo: questo è il modo che hanno per invocare la pioggia. Guglielmo Valle - Alberto Manzi, I popoli raccontano. Africa, La Scuola
Analizzo Questa leggenda è stata inventata per
.........................
........................................................... ..........................................................
Comprendo P er quale motivo gli animali si riunirono? ............................................................ ............................................................ ............................................................
he cosa successe quando C le rane cominciarono a gracidare? ............................................................ ............................................................ ............................................................ ............................................................
P erché, secondo la leggenda, le rane ancora oggi gracidano? ............................................................ ............................................................
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RIPART IAMO INSIEME Questo è un RACCONTO REALISTICO. Per conoscere le sue caratteristiche, vai a pagina 54.
Dare
fiducia
Durante i giochi Tina viene sempre scelta per ultima dai compagni perché ritenuta piccola e poco capace. La prima volta che le offrono un’opportunità e lei sente la fiducia degli altri... riesce benissimo!!! Discutete in classe.
Comprendo Indica con una X se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F). Tina: • starnutiva sempre con la mano davanti alla bocca. V F • era considerata perfettina dai V F compagni. • non giocava mai V F a pallavolo. • era la più grande V F della terza B. • aveva paura di deludere tutti. V F
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Tina T
ina aveva tutti i quaderni senza orecchie, sapeva a memoria anche la tabellina del nove, a mensa non si sporcava mai di sugo e se le scappava uno starnuto riusciva sempre a mettersi una mano davanti alla bocca. Tina faceva tutto bene, e quello che non sapeva fare bene preferiva non farlo. I compagni non la trovavano granché divertente, Tina. Dicevano che era una perfettina e la perfezione non fa mica ridere nessuno. Certi giorni a lei bastava, certi altri no. Fu un giorno no quello in cui accettò l’invito a giocare a pallavolo nel campetto della scuola. Quando si formavano le squadre, Tina veniva scelta sempre per ultima, perché era la più piccola della terza B e, ogni volta che toccava a lei battere, la palla picchiava contro la rete, rimbalzando. Così aveva sparso la voce che la pallavolo non le piaceva, preferiva non sudare. Aveva convinto tutti e se ne era convinta anche lei. Ma quel giorno forse non c’erano abbastanza bambini per fare le squadre, quel giorno a lei chissà cosa è preso. Appena l’hanno chiamata ha detto: “Eccomi”. Quando arrivò il suo turno di battere si avviò nell’angolo a testa bassa, pronta a deludere tutti. Si mise in posizione, si disse: “concentrati. Non pensare a nessuno, fissa la palla. Un respiro di pura speranza. Con la mano sinistra lanciò la palla, la destra pronta a colpire. Alzò la testa, la luce negli occhi, tutta la forza nel braccio, batté. E la palla volò come doveva, alta come non l’aveva mai vista, rapida, perfetta. In un attimo superò la rete, superò le bambine che avevano fatto un balzo per fermarla, i bambini che si erano tuffati a riceverla, e poi il rettangolo bianco disegnato sull’asfalto del campetto, superò pure il campetto. Rosella Postorino, Tutti giù per aria, Salani
Scrivo Inventa il finale della storia e scrivilo sul tuo quaderno.
RIPART IAMO INSIEME
La signora Gorf L
a signora Gorf aveva la lingua lunga e le orecchie a punta. Era l’insegnante più cattiva della scuola Wayside. I suoi alunni erano quelli del trentesimo piano. – Se voi bambini non farete i bravi, – li avvertì – io muoverò le orecchie, tirerò fuori la lingua e vi trasformerò in tante mele! La signora Gorf non amava i bambini. In compenso adorava le mele. Un giorno la signora Gorf beccò Joe che copiava dal compito di John. Mosse le orecchie (prima la destra, poi la sinistra), tirò fuori la lingua e trasformò Joe in una mela. Dopodiché trasformò anche John perché aveva permesso al compagno di copiare. – Ehi, non è giusto! – protestò Todd. – John stava solo cercando di aiutare un amico. La signora Gorf mosse le orecchie (prima la destra, poi la sinistra), tirò fuori la lingua e trasformò Todd in una mela. – Qualcun altro vuole esprimere la sua opinione? – chiese poi. Nessuno fiatò. La signora Gorf rise e posò le tre mele sulla cattedra. Stephen iniziò a piangere. Non poteva proprio trattenersi: era spaventato. – Non permetto che si pianga in classe – disse la signora Gorf. Mosse le orecchie (prima la destra, poi la sinistra), tirò fuori la lingua e trasformò Stephen in una mela. Per il resto della giornata, gli studenti furono bravissimi. Il giorno dopo Kathy arrivò a scuola in ritardo. Appena mise piede in classe, la signora Gorf la trasformò in una mela. Nancy disse: – Salute! – quando Paul starnutì. La signora Gorf mosse le orecchie (prima la destra, poi la sinistra), tirò fuori la lingua e trasformò Nancy in una mela. Terrence cascò giù dalla sedia. Fu trasformato in una mela. Entro la fine della settimana tutti gli studenti erano diventati delle mele. La signora Gorf era contentissima. – Adesso posso tornarmene a casa – disse. – Non dovrò insegnare più niente a nessuno e non sarò più costretta a fare trenta piani di scale a piedi.
Questo è un RACCONTO FANTASTICO. Per conoscere le sue caratteristiche, vai a pagina 106.
ene in classe Star b Per stare bene insieme bisogna stare bene non solo con i compagni e le compagne, ma anche con i propri insegnanti. Siete d’accordo?
Comprendo La signora Gorf è un personaggio: che puoi incontrare nella realtà. che non puoi incontrare nella realtà.
Louis Sachar, La scuola all’ultimo piano, Il Battello a Vapore
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RIPART IAMO INSIEME
Per una scuola che assomigli al mondo N
Questo è un TESTO POETICO. Per conoscere le sue caratteristiche, vai a pagina 218.
to per tutti R ispet Per avere una scuola come il mondo occorre stare bene insieme. Come nel mondo, anche a scuola ci vuole rispetto per tutti. Che cosa ne pensi?
el mondo ci sono le terre ed i cieli Non sono divisi in scaffali Nel mondo ci sono le fiabe e le arti Non sono divise in reparti Nel mondo c’è un nido, che è la tua classe Uscendo non trovi le casse Nel mondo ci sono maestri un po’ maghi Ci sono, non solo se paghi Nel mondo il sapere che vuoi si conquista Nel supermercato si acquista E allora rispondi con una parola Com’è che la vuoi la tua scuola?
www.brunotognolini.com
Analizzo D a quanti versi è composta la poesia? 12
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Q uante strofe? 1
2
3
Nella poesia ci sono rime? Sì
No
Se la risposta è sì, sottolineale.
Mi emoziono ispondi alla domanda R degli ultimi versi della poesia. Con quale parola puoi descrivere la scuola che vorresti?
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RIPART IAMO INSIEME
Il cubo della gentilezza Q
uali sono le azioni della gentilezza, quelle che fanno stare bene insieme, a casa come a scuola? Discutetene in classe, tutti insieme, e annotatele su dei bigliettini. Poi ognuno di voi ne sceglie sei e le scrive sulle facce di un cubo di cartone da tenere sempre sul banco, in modo da poterle ricordare ogni momento. Ecco come costruire il cubo.
Questo è un TESTO REGOLATIVO. Per conoscere le sue caratteristiche, vai a pagina 262.
Materiale cartoncino bianco • matita gomma • colori • forbici • colla
Istruzioni I. Ricopia lo schema del cubo ingrandendolo del doppio.
2. Su ogni faccia scrivi un’azione di gentilezza (ispirati alle frasi che ti proponiamo nei riquadri) e illustrala con un disegno.
Non fare i dispetti. Perdonare dopo un litigio. Salutare quando entri ed esci. Ascoltare gli altri anche quando non sei d’accordo. Essere disponibile ad aiutare gli altri.
3. Incolla il cubo sul cartoncino e ritaglialo con cura.
4. Piega le linguette e incollale.
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MINDFULNESS
Ieri ero una goccia di pioggia, oggi sono un arcobaleno Hai mai provato a fermarti per qualche istante, chiudere gli occhi, fare dei bei respiri lunghi e profondi e non pensare a niente, se non a concentrarti sull’aria che entra e che esce dal tuo corpo? Se la risposta è sì… complimenti! Hai fatto un’esperienza di mindfulness! Se invece non lo hai mai provato, non preoccuparti, vediamo insieme di che cosa si tratta… Magari hai già sentito parlare di yoga, oppure di meditazione, oppure ancora di tecniche di rilassamento: la mindfulness è tutto questo messo insieme, e ancora di più! È provare a raggiungere la piena consapevolezza di quello che stai vivendo in ogni momento della tua giornata: non sempre è facile riuscire a sentire i propri pensieri, le emozioni, i segnali che il corpo ci trasmette, anzi generalmente gli adulti fanno proprio fatica a fare tutto questo, perché sono sempre di corsa! Essere consapevoli, cioè essere concentrati e avere ben presente quello che stiamo vivendo, è invece molto importante, perché ci aiuta in tanti modi: ci rilassa, ci aiuta a gestire i momenti di rabbia, ci fa stare bene quando siamo in mezzo agli altri. Non è così semplice fermarsi e provare a “svuotare” la mente, per dare attenzione solo al nostro corpo: nella nostra testa i pensieri si rincorrono
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come tante farfalle colorate, che volano senza mai fermarsi. La mindfulness, con i suoi esercizi, ci aiuta a “guardare” queste farfalle, cioè i nostri pensieri, con tranquillità e gentilezza, senza giudicare se sono belli o brutti: ci accorgiamo che ci sono, e poi li lasciamo di nuovo liberi di volare e di rincorrersi, mentre noi ci concentriamo solo sul nostro respiro. La mindfulness, soprattutto per un bambino o una bambina come te, anche a scuola, dà tanti vantaggi: rinforza l’attenzione e la concentrazione e quindi ti permette di avere risultati scolastici migliori; ti aiuta a provare calma, ti permette di aumentare la fiducia che provi verso te stesso/a e nei confronti dei tuoi compagni e delle tue compagne, così da poter lavorare, imparare e crescere insieme in modo divertente e rispettoso. Certamente occorre tanto allenamento e un po’ di pazienza: i risultati non arriveranno subito, ma se continuerai a esercitarti ti accorgerai ben presto dei miglioramenti e dei vantaggi che può offrirti e inizierai a sentirti meglio.
Quali, tra i vantaggi portati dalla minfulness, ti piacerebbe provare a raggiungere? Perché?
Ora puoi provare un esercizio di mindfulness, per iniziare a scoprire meglio di che cosa si tratta. Sarà l’insegnante a guidarti passo dopo passo, tu devi soltanto trovare una posizione comoda e chiudere gli occhi, oppure tenere lo sguardo rivolto verso il basso, in modo da non farti distrarre da chi hai attorno. Ascolta l’insegnante: Una volta che hai trovato la posizione per te più comoda inizia a rilassarti, concentrando l’attenzione solo sul tuo respiro… senti il peso del corpo che riposa sulla sedia. Ascolta e presta attenzione a quello che ti accade.
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MINDFULNESS
PAZIENZA L’acqua del lago
IL VOLO DI ICARO Il brano di pagina 18 ci insegna l’importanza e il valore della pazienza, una qualità che spesso manca nella vita di tutti i giorni: generalmente siamo sempre di corsa, con mille cose da fare e mille pensieri in testa; vogliamo “tutto subito”, non abbiamo mai né tempo né voglia di aspettare e ci arrabbiamo se le cose non vanno come desideriamo. Essere pazienti,
Il vecchio saggio e i suoi discepoli decisero di intraprendere un viaggio durante il quale avrebbero attraversato vari territori e città. Un giorno, quando il sole brillava in tutto il suo splendore, videro un lago molto lontano e decisero di fermarsi per dissetarsi. Il vecchio saggio si rivolse al suo discepolo più giovane: – Ho sete. Puoi portarmi dell’acqua da quel lago? Il discepolo camminò fino al lago, ma quando vi arrivò notò che un carro trainato da buoi era appena passato e l’acqua, piano piano, era diventata torbida. Alla luce di questa nuova situazione, il discepolo pensò: “Non posso dare da bere al maestro quest’acqua fangosa”. Così tornò e disse al vecchio saggio: – L’acqua è molto fangosa. Non penso che sia giusto berla. Dopo circa mezz’ora, il vecchio saggio chiese di nuovo al discepolo di andare al lago e portargli dell’acqua da bere. Il discepolo, diligentemente, acconsentì. Ma l’acqua era ancora sporca. Tornò e con un tono deciso disse: – L’acqua del lago è francamente imbevibile, faremmo meglio a raggiungere la città più vicina e chiedere agli abitanti che ci diano da bere. Il vecchio saggio non gli rispose e il discepolo rimase sul posto, immobile, senza dire nulla. Come c’era da aspettarsi, poco dopo il maestro chiese nuovamente al discepolo di recarsi, per la terza volta, al lago. Non volendolo contraddire, il giovane si incamminò nuovamente. In cuor suo, però, era furioso perché non riusciva a comprendere l’insistenza di un uomo così saggio.
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invece, ci aiuta a gustarci ogni singolo momento e ad accettare le cose come sono, al di là dei piani che avevamo in mente. Anche Icaro, se avesse avuto la pazienza per ascoltare i suggerimenti del padre e non avesse voluto subito provare a volare più in alto possibile, fino a raggiungere il sole, non avrebbe avuto quella sorte. Incredibilmente, giunto sulla riva, il discepolo vide che l’acqua era perfettamente trasparente, cristallina. Quindi, riempì le borracce di pelle e portò da bere al suo maestro e a tutti gli altri compagni della carovana. Una volta al cospetto del vecchio saggio, questi gli domandò: – Che cosa hai fatto per pulire l’acqua? Il discepolo non capì però la domanda, dato che ovviamente non aveva fatto nulla e non aveva alcun merito in quel cambiamento. Allora il maestro lo guardò e spiegò: – Hai aspettato. In questo modo, il fango si è depositato da solo e ora possiamo bere dell’acqua pulita. Ebbene, anche la tua mente funziona allo stesso modo. Quando è disturbata, devi solo lasciarla stare. Dalle soltanto un po’ di tempo e non essere impaziente. Al contrario, sii paziente. Troverai l’equilibrio da solo. Non dovrai fare nessuno sforzo per calmarla.
Il significato della storia Prova tu, con parole tue, a dire che cosa ti ha insegnato questa storia.
Rifletto P rima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione… Prova a chiudere gli occhi e fai attenzione solamente al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce, e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa… Sarà l’insegnante, trascorsi un paio di minuti, a chiederti di riaprire gli occhi e proseguire il lavoro. Qual è il tema principale della storia? L’amicizia. La pazienza. Il coraggio. La rabbia. Come si è sentito secondo te il giovane discepolo la terza volta che il vecchio saggio gli ha chiesto di andare a prendergli dell’acqua?
E tu come ti saresti sentito o sentita? Che cosa avresti fatto al posto del discepolo?
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Tanti tipi di testi! testi sono scritti con diversi scopi: divertire, emozionare, informare, descrivere… Per questo ci sono tanti tipi di testi, che hanno caratteristiche diverse a seconda dello scopo per il quale sono stati scritti. Sono le tipologie testuali. Per facilità dividiamo le tipologie testuali in due grandi gruppi: i testi narrativi e i testi non narrativi. • I testi narrativi narrano delle storie per appassionare, divertire, commuovere, coinvolgere, far riflettere... Comprendono testi diversi: la favola, il racconto d’avventura, il diario… Questi sono i generi del testo narrativo. • I testi non narrativi sono scritti per spiegare, informare, descrivere, dettare regole...
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TIPOLOGIE TESTUALI TESTI NARRATIVI
TESTI NON NARRATIVI
GENERI • La favola • La fiaba • La leggenda • Il mito • Il racconto fantastico • Il racconto realistico • L’autobiografia / La biografia • Il racconto d’avventura • Il racconto del brivido • Il racconto horror • Il diario • Il racconto fantasy • Il racconto fantascientifico • Il racconto storico • Il racconto umoristico
• Il testo descrittivo • Il testo poetico • Il testo espositivo • Il testo regolativo • Il testo argomentativo
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L
ATI
T UAL E S E T A I G PO LO
IL T EST O NARR
AT IVO
CHE COS’È? È un testo che narra, cioè racconta, una storia.
I LUOGHI (dove?) Sono gli spazi dove avvengono i fatti. Possono essere definiti o indefiniti, reali, verosimili o fantastici.
I PERSONAGGI Sono le persone, gli animali o gli oggetti presenti nella storia. Possono essere: • reali o verosimili; • fantastici. Il personaggio principale è il/la protagonista. Gli altri sono personaggi secondari.
IL TEMPO (quando?) È il periodo in cui si svolge la vicenda. Può essere definito o indefinito, presente o futuro.
IL NARRATORE/LA NARRATRICE È chi racconta la storia. Può essere: • interno/a, cioè uno dei personaggi che agiscono nella storia, e allora parla in prima persona; • esterno/a, qualcuno che non prende parte alla storia e allora parla in terza persona.
LA STRUTTURA Inizio Svolgimento Conclusione
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IL T EST O N ARRAT
Una nuova mister l maestro Juan Carlos prende la parola: – Eva ha ragione (un punto per me). Non sta scritto da nessuna parte che una donna non possa fare l’allenatore. Luca potrebbe dire che in genere le donne allenano le squadre femminili. E ha ragione (un punto per Luca). Ma questo succede perché, anche nel gioco del calcio, come in altre discipline o in tanti ambiti della società, il pregiudizio di genere non è ancora stato superato. – Che cos’è questo pregiudizio di genere? – ha chiesto Matteo. – Una bella domanda (un punto per Matteo) – ha replicato il maestro. – Una domanda a cui non è semplice rispondere in modo sintetico. Diciamo che per moltissimi anni, e vi parlo di millenni, eh!, le donne, nella stragrande maggioranza delle civiltà, sono state considerate inferiori agli uomini e sono state relegate ai margini della società, della politica, dell’economia. Sono state emarginate. Pensate che fino a settanta anni fa, in Italia, le donne non potevano nemmeno votare: erano escluse da un diritto fondamentale. – E come hanno fatto a conquistare questo diritto? – ha chiesto Luna. – Con le lotte, la determinazione… la ragione. È stato un primo passo importante verso l’uguaglianza, il rispetto, la dignità. Un passo che col tempo ha portato ad altre conquiste… – Secondo me è giusto che non ci sia parità – è intervenuto Luca. – Noi maschi siamo più forti, più coraggiosi, più responsabili. – Credo – ho detto – che Luca sia prigioniero di quel pregiudizio di genere di cui ci parlava il maestro. Come facciamo a liberarlo? – Dimostrandogli che si sbaglia – ha risposto il maestro. – Tanto per cominciare tu, Eva, farai l’allenatore. – Preferirei il “Mister” – ho detto. – Suona più professionale! Anzi: voglio essere chiamata “la Mister”. Per questioni di parità… differenziata.
IVO
Conospcaorole le Avere un pregiudizio di genere significa pensare che le persone abbiano comportamenti e capacità diverse a seconda del genere a cui appartengono.
CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video della tipologia testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.
A.A.V.V., NOI siamo il futuro, Raffaello Ragazzi
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IL T
AT IVO R R A N EST O
SON I PER
AGGI
I PERSONAGGI che incontri in un racconto possono essere reali o di fantasia. Il personaggio principale è il/la protagonista che è al centro della narrazione. Possono esserci più protagonisti. Gli altri personaggi con ruoli meno importanti sono i personaggi secondari.
Rifletto sulla lingua S ottolinea tutti gli aggettivi qualificativi presenti nel testo.
Vacanze in campagna M
arianna, Matteo, Monica e Martino non erano amici solo perché i loro nomi cominciavano tutti per M: anzi, quella era una cosa di cui si erano accorti quando la loro amicizia era già nata. Erano amici perché si trovavano bene assieme, perché facevano sempre la pace dopo aver litigato, perché si divertivano a fare esplorazioni per tutta Roccamurata, il paese dove passavano le vacanze. I loro giochi duravano solo un mese all’anno, perché abitavano in quattro città diverse, ma la loro era un’amicizia forte. A Roccamurata avevano conosciuto Baldotto, un vecchio contadino che abitava appena fuori paese. Lui li aveva portati a vedere la stalla, il porcile, il pollaio, poi li aveva fatti sedere su una panca bassa, davanti alla porta di casa. – Su questa panca stavano seduti i miei figli, quando erano piccoli come voi – aveva detto. – Io stavo su questa sedia, e raccontavo storie. – Ne racconti una anche a noi? – aveva chiesto Monica, che era la più coraggiosa dei quattro, e Baldotto ne aveva raccontate quattro, una più bella dell’altra. Così, ogni anno, i quattro amici andavano a trovare Baldotto, e lui li portava nella fattoria a vedere le novità. Poi sedevano sulla panca di legno e si preparavano ad ascoltare il vecchio. Roberto Piumini, Cento ciao, Einaudi Ragazzi
I protagonisti sono personaggi reali.
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Personaggio secondario.
IL T EST O N ARRAT AUTORE
A
Mettiamoci il cuore A
vete presente lo stato d’animo particolare in cui ci troviamo quando siamo fidanzati da poco? È un momento magico in cui siamo pronti a tutto pur di far felice la persona che amiamo, badiamo a ogni nostro gesto perché possa comunicarle tutta l’attenzione e la cura che abbiamo nei suoi confronti. Ecco, se stiamo preparando un pranzo o una cena, che sia per noi o per degli amici, dobbiamo riscoprire l’entusiasmo di quel tempo meraviglioso. E ciò è ancor più vero nel caso in cui stiamo interpretando i piatti della tradizione, quelli di tutti i giorni, che richiedono più lavoro, vogliono dedizione e tempo. Come, appunto, una fidanzata o un fidanzato che hanno appena cominciato a frequentarsi. Vogliono, insomma, che ci mettiamo il cuore. Antonino Cannavacciuolo, Mettici il cuore, Giulio Einaudi
B
Dall’oggi al domani M
a che Cina e Cina! Sono arcistufa di questa storia. Appena accendi la tv ti parlano di questo virus e di colpo ce l’hanno con noi. Fino al giorno prima, tutti dentro ai nostri negozi a fare la fila per comprare, oppure a mangiare nei nostri ristoranti; poi, dall’oggi al domani, nel mio quartiere hanno iniziato a guardarci come fossimo degli appestati. È vero, sono cinese d’origine, ma sono nata qui e mi sento anche italiana. I miei amici sono di qua. E allora, perché ci devono continuamente dire “i cinesi, i cinesi”?
IVO
E NARR ATOR E
L’ AUTORE è chi scrive il racconto. Il NARRATORE è chi racconta la storia. La storia può essere narrata in terza persona, cioè da qualcuno di esterno alla storia, oppure in prima persona, cioè da un personaggio del racconto.
Analizzo Completa. L’autore del brano A è Antonino Cannavacciuolo, che è anche il narratore. In questo caso autore e narratore coincidono. Il racconto è scritto in persona. La narratrice del brano B è una ragazza cinese di cui non conosciamo il nome.
.................................
L’autore, invece è ....................... ...............................................................,
uno scrittore di libri per ragazzi. In questo caso autore e narratrice non coincidono.
FRESCO DI STAMPA Fai la cosa giusta! è un bellissimo libro che parla di gesti straordinari di ragazze e da ragazzi come te!
Roberto Morgese, Fai la cosa giusta!, Raffaello Ragazzi Laboratorio di Scrittura, p. 47
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IL T
AT IVO R R A N EST O
PO E IL TEM O G O IL LU
Nel testo narrativo il LUOGO in cui è ambientata l’azione può essere reale o di fantasia. Il TEMPO in cui si svolge l’azione può essere definito, cioè preciso, o indefinito, cioè imprecisato. Il tempo viene espresso dagli indicatori temporali (prima, dopo, durante, ieri, oggi...).
A
n giorno, una gallina fifona camminava al sole lungo un muro, tutta intenta nei suoi pensieri. Si mise a osservare la sua ombra e iniziò a giocarci: ali in alto, un’ala su e una giù, su una zampa, a becco aperto... A un tratto girò l’occhio e le parve che la sua ombra avesse preso la forma di una volpe. La gallina scappò di corsa e da quel giorno non volle più camminare lungo i muri nei giorni di sole. Luigi Malerba, Le galline pensierose, Einaudi
B
Analizzo Nel brano A sottolinea le parole che indicano il tempo del racconto. Si tratta di un tempo definito o indefinito? ...........................................................
Il luogo del brano B è reale o fantastico? ...........................................................
Conospcaorole le Che cosa vuol dire svettanti? C he si slanciano verso il cielo. Che toccano la vetta dei monti.
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La gallina fifona U
Una presenza insolita A
quell’ora, tutti gli animali che vivevano nel Bosco Frusciante si erano già rintanati. Era mezzanotte e nelle cime svettanti dei giganteschi alberi centenari rumoreggiava un vento di tempesta. D’un tratto un debolissimo bagliore di luce guizzò rapido a zigzag nel sottobosco, si arrestò tremante qua e là, volò in alto, andò a posarsi su un ramo e poi balzò via di nuovo in gran fretta. Era un Fuoco Fatuo. E aveva perduto la strada. Era dunque un Fuoco Fatuo smarrito e questa è una cosa che perfino nel Regno di Fantàsia accade molto raramente.
Michael Ende, La storia infinita, Longanesi
IL T EST O N ARRAT
IVO
I FATT I
Il testo narrativo può narrare FATTI veri, verosimili o fantastici.
Il primo volo O
ggi Francesco ha un nuovo traguardo da superare: il primo volo. Ragazzino, scelse quella scuola solo per questo motivo: volare, perché volare è il suo sogno, la sua aspirazione, la sua passione più profonda. Da settembre ad aprile, in classe, i professori hanno parlato solo di meteorologia, tecniche aeronavali, scienze della Terra... Francesco ha ascoltato con pazienza solo perché sapeva che il giorno del primo volo sarebbe arrivato. E ora ci siamo! È una giornata di aprile bellissima: nuvole soffici e bianche si stagliano nel cielo azzurro. L’aria è tiepida, frizzantina... colma di promesse. Arriva il pullman che accompagna i ragazzi dell’Istituto Aeronautico fin sul campo volo di Ali di Classe. Il viaggio pare a Francesco interminabile, nonostante la pista si trovi a pochi chilometri di distanza dalla scuola. Scesi dal pullman, Francesco non sta nella pelle ed è emozionato: sta per realizzare il suo più grande sogno, volate. Laura Stano
Approfondisco L’Istituto Aeronautico è una scuola dove ragazzi e ragazze studiano per diventare piloti.
Analizzo Questo testo narra: v icende fantastiche. v icende reali o verosimili.
Scrivo Anche tu hai un grande sogno? Qual è? Scrivilo sul quaderno.
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IL T
AT IVO R R A N EST O
RU LA ST
TTURA
Il testo narrativo ha una STRUTTURA precisa. È composto da: • u n INIZIO, in cui si può individuare protagonista, tempo e luogo del fatto da cui parte la vicenda; • u no SVOLGIMENTO, in cui si narra una successione di fatti; • u na CONCLUSIONE o FINE della vicenda narrata.
Mi emoziono nche tu ti vergogni A per qualcosa? Che cosa potresti fare per superare la vergogna?
In inglese Collega. zebra
elephant
cavallo
zebra
giraffa
giraffe
elefante
snake
aquila
horse
leopardo
eagle
serpente
leopard
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Un animale a righe INIZIO • Vengono presentati il tempo, il luogo e il protagonista della storia era una volta una zebra che si vergognava moltissimo delle sue righe nere, tanto che avrebbe preferito essere un cavallo. La zebra stava dentro una gabbia dello zoo e, quando c’era il sole, alle righe nere della pelliccia si sovrapponevano le righe delle sbarre di ferro. Qualche volta appariva con le righe doppie, ma quando il sole era alto e lei si metteva di traverso, le righe delle sbarre formavano con le strisce tanti piccoli quadrati. Se apparire con la pelle a righe la faceva vergognare, la pelle a quadretti la faceva addirittura andare in bestia. E allora si metteva a fare dei versacci che spaventavano la gente che girava per lo zoo a curiosare.
C’
SVOLGIMENTO • Narrazione dei fatti Un giorno che vide passare un cavallo con il suo manto lucente biondo, la zebra si mise a piangere e pianse per un giorno e una notte. La zebra si sentiva molto triste e così, mentre prima era stata scontrosa e solitaria, incominciò a chiacchierare con i vicini. Scoprì che la giraffa si vergognava per via del collo troppo lungo, che l’ippopotamo non era per niente contento del suo muso quadrato, che la gru non avrebbe voluto avere delle gambe così stecchite perciò appena poteva ne nascondeva una sotto l’ala, che le foche non avrebbero voluto avere i baffi, che l’aquila invidiava la voce dell’usignolo, che il leopardo passava le giornate a leccarsi le macchie della pelliccia sperando di cancellarle, che i serpenti erano pieni di complessi perché non avevano le gambe, che l’elefante si vergognava di avere la coda al posto del naso. Insomma non c’era animale dello zoo che fosse contento di se stesso.
IL T EST O N ARRAT LA STR UT
IVO
TURA
CONCLUSIONE o FINE della storia La zebra si prese la testa fra le zampe e si concentrò sulle sue righe nere. Dopo molto pensare, decise che lei purtroppo non era un animale bianco con le righe nere, ma un animale nero con le righe bianche. Allora è molto meglio essere un animale a righe piuttosto che un animale tutto nero, si disse, e da quel momento si mise l’animo in pace e portò le sue righe bianche con grande disinvoltura. Luigi Malerba, Storie tascabili, Einaudi
Comprendo Questo racconto è stato suddiviso in tre parti in modo da rendere evidente la struttura del testo. Rispondi.
INIZIO • In quale tempo si svolge l’azione? ................................................................... • In quale luogo? ........................................................................................................... • Chi è la protagonista della storia?
...................................................................
SVOLGIMENTO • Quale animale vide un giorno la zebra? ....................................................... • Per quale motivo la zebra pianse? ................................................................... ..............................................................................................................................................
• La zebra si mise a chiacchierare con gli altri animali. Che cosa scoprì? .............................................................................................................................
CONCLUSIONE • Che cosa capì la zebra di se stessa?
...............................................................
..............................................................................................................................................
• Quale fu la conclusione delle sue riflessioni? ............................................ ..............................................................................................................................................
Laboratorio di Scrittura, p. 48.
Scrivo Q uesto racconto vuole insegnarci che dobbiamo piacerci così come siamo. Tu ti piaci così come sei? C’è qualcosa che vorresti cambiare in te? Scrivi sul quaderno.
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ICONA DIS
IL T
AT IVO R R A N EST O
QU LE SE
ENZE
Un racconto può essere diviso in parti che chiamiamo SEQUENZE . In genere la prima sequenza corrisponde all’inizio. Si passa da sequenza all’altra ogni volta che c’è un cambiamento. Infatti può: • c ambiare il luogo dell’azione; •m odificarsi il tempo della narrazione; • e ntrare o uscire di scena un personaggio. L’ultima sequenza coincide con la conclusione.
Analizzo Il tempo in cui si svolge la vicenda è: definito. indefinito. La sequenza 6 corrisponde a: svolgimento. conclusione.
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Il topo di campagna 1a SEQUENZA Il topo di città si reca dal cugino di campagna che gli offre del cibo modesto.
U
n giorno il topo di città andò a trovare il cugino di campagna. Questo cugino era di modi semplici e rozzi, ma amava molto l’amico di città e gli diede un cordiale benvenuto. Lardo e fagioli, pane e formaggio eran tutto ciò che poteva offrirgli, ma li offrì volentieri.
2a SEQUENZA Il topo di città non apprezza il cibo e invita il cugino a seguirlo in città. Il topo di città storse il lungo naso e disse: – Non riesco a capire, caro cugino, come tu possa tirare innanzi con un cibo così misero, ma certo in campagna non ci si può aspettare di meglio. Vieni con me, e io ti farò vedere come si vive. Quando avrai trascorso una settimana in città, ti meraviglierai di aver potuto sopportare la vita in campagna.
3a SEQUENZA I due topi si mettono in cammino. Detto fatto, i due topi si misero in cammino e arrivarono all’abitazione del topo di città a notte tarda.
IL T EST O N ARRAT
IVO
LE SEQ UEN
4 SEQUENZA a
I topi cenano alla tavola imbandita della casa di città. – Desideri un rinfresco, dopo un viaggio così lungo? – domandò con cortesia il topo di città. Quindi condusse l’amico nella grande sala da pranzo. Qui trovarono i resti di un ricco banchetto e si misero subito a divorare dolci, marmellata e tutto quello che c’era di buono.
5a SEQUENZA La cena viene interrotta dall’arrivo dei cani di casa. A un tratto udirono dei latrati. – Che cos’è questo? – chiese il topo di campagna. – Oh, sono soltanto i cani di casa – rispose l’altro. – Soltanto! – esclamò il topo di campagna. – Non amo questa musica, durante i pasti. In quell’istante si spalancò la porta ed entrarono due enormi mastini: i due topi ebbero appena il tempo di saltar giù e di correre fuori.
6a SEQUENZA Il topo di campagna torna a casa. – Addio, cugino – disse il topo di campagna. – Come! Te ne vai così presto? – chiese l’altro. – Sì – replicò il topo di campagna. – Meglio lardo e fagioli in pace che dolci e marmellata nell’angoscia. Le Favole di Esopo, Einaudi Ragazzi
ZE
ICONA DIS
Scrivo Leggi le didascalie di ogni sequenza: otterrai il riassunto della favola. Riscrivile in ordine sul quaderno e aggiungi qualche parola come legame fra le frasi dove è necessario.
Conospcaorole le Nel testo leggi che il topo di città storse il naso davanti al cibo del cugino. Questa espressione significa che: era disgustato. aveva il naso storto. L’espressione “restare con un palmo di naso” significa invece: avere un naso lungo. restare delusi.
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IL T
AT IVO R R A N EST O
BULA LA FA
Chi scrive un racconto sceglie la successione in cui esporre i fatti narrati. Può descrivere gli avvenimenti seguendo l’ordine logico e cronologico, cioè rispettando il prima e il dopo. La FABULA è l’ordine logico e cronologico di un insieme di fatti narrati. La storia segue questo schema: PRIMA • POI • INFINE.
Analizzo A nalizza bene l’ordine della narrazione e completa.
PRIMA Mirò ........................ ....................................................... ....................................................... .......................................................
POI ............................................. ....................................................... ....................................................... .......................................................
INFINE ..................................... ....................................................... ....................................................... .......................................................
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Un felice incontro PRIMA
U
na sera Mirò si avvicinò a una villa. – Micio, micio, micio – lo chiamò una bambina al di là del cancello. Mirò, per l’emozione, non riuscì a emettere alcun suono. Un brivido gli attraversò i peli. La bambina lo prese in braccio e lo accarezzò. A Mirò si scaldò subito il cuore, oltre che il pelo.
POI I genitori della bambina non furono affatto contenti, quando la videro entrare in casa con Mirò in braccio. – Ha fame e freddo! Posso tenerlo? – domandò lei stringendo Mirò. – Neanche per idea! – gridò sua madre facendo un salto indietro. – Lo voglio! – urlò la bambina. – No Titta! Non vedi com’è ridotto? – esclamò sua mamma. – Avrà anche le pulci. – O chissà quale malattia – soggiunse suo padre. – Credevo che voi foste buoni – disse Titta, fissando negli occhi i genitori. – Sarò molto triste senza questo gatto. Titta si avviò verso l’uscita.
INFINE – Titta, torna indietro. Se proprio vuoi… Mirò fece un sospiro di sollievo. Ce l’aveva fatta. Erminia Dell’Oro, Il gatto rapito, Piemme
IL T EST O N ARRAT L’INTR E
Le parole giuste INIZIO
A
scuola io sono al terzo banco, dietro di me c’è Vic. Matti è più avanti perché non ci vede bene e Ste deve stare vicino a Chiara che ha spesso bisogno di qualcuno che l’aiuti quando non c’è la maestra di sostegno. Che poi è una specie di maestra privata. Davanti a me c’è Carlotta. La guardo sempre perché mi piace. Ha anche un buon odore. È la mia preferita. Lei legge sempre.
SVOLGIMENTO IN ORDINE CRONOLOGICO Dovrei dire peccato, perché io sono il capo del Club Antilettura, ma con lei non mi viene. Tutto quello che fa Carlotta sembra bello. Anche adesso lei legge un libro grosso, con la copertina viola. Non è un libro di scuola. Lo tiene sotto il banco e lo apre appena può. Legge, legge, legge. Forse è per quello che ha sempre le parole giuste sulla punta della lingua? Se le beve con gli occhi dalle pagine e poi le tiene lì tutte pronte a uscire al momento giusto.
FLASHBACK L’altro giorno la maestra mi ha chiesto che cosa voleva dire “brulicare”. Io sono stato zitto per un bel po’, boccheggiavo come un pesce, poi Carlotta si è girata verso di me e mi ha sussurrato la risposta: «muoversi confusamente». Grazie Carlotta, mi hai salvato. L’ho pensato, ma non gliel’ho detto, perché io, a differenza di lei, non ho mai le parole giuste sulla punta della lingua. E poi non ho avuto il coraggio. Lodovica Cima, Il club antilettura, Mondadori Laboratorio di Scrittura, p. 49
IVO
CCIO
L’autore può raccontare i fatti senza seguire l’ordine cronologico. Può anticipare degli eventi che sono avvenuti dopo oppure introdurre fatti che accadranno successivamente. In questo caso l’ordine dei fatti narrati dall’autore si chiama INTRECCIO. Se l’autore interrompe il filo della narrazione per raccontare un evento accaduto prima, fa un flashback (in inglese “lampo all’indietro”). Se invece anticipa un evento che deve ancora avvenire, fa un’anticipazione.
Analizzo Quando accade l’episodio raccontato nel flashback? ..............................................................
Scrivo Ora la storia dovrebbe riprendere in ordine cronologico per concludersi. Vai avanti tu e scrivi sul quaderno la conclusione del racconto. Ricorda che ciò che scrivi deve essere “legato” alla parte di testo che viene prima del flashback.
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ICONA DIS
IL T
AT IVO R R A N EST O
COP LO S
O
Il racconto ha sempre uno SCOPO: divertire, far riflettere, insegnare qualcosa, stimolare la fantasia, emozionare, stupire, far venire i brividi…
EMA Il grande CIN in classe Dal libro di Giacomo è stato tratto un bellissimo film che puoi guardare in classe.
Le gg o c om e a teatro Leggi mettendo nella voce tutta l’emozione che riesci, perché questa è una storia vera che racconta dell’infinito amore per un fratello speciale. Evidenzia tutti i punti fermi e ricorda che sono degli STOP: a ognuno di essi conta nella mente “uno-due” e riprendi fiato.
Un fratello speciale
Giacomo Mazzariol, l’autore del brano, nel marzo 2015 ha prodotto e caricato su Youtube un video per la giornata mondiale della sindrome di Down. Il protagonista è il fratello Giovanni, affetto dalla sindrome. Il video è diventato virale in breve tempo. nsomma, è la storia di Giovanni, questa. Giovanni che va a prendere il gelato. – Cono o coppetta? – Cono! – Ma se il cono non lo mangi. – E allora? Neanche la coppetta la mangio! Giovanni che ha tredici anni e un sorriso più largo dei suoi occhiali. Che ama i dinosauri e il rosso; che va al cinema con una compagna, torna a casa e annuncia: – Mi sono sposato. Giovanni che balla in mezzo alla piazza, da solo, a ritmo della musica di un artista di strada, e uno dopo l’altro i passanti si sciolgono e cominciano ad imitarlo: Giovanni è uno che fa ballare le piazze. Giovanni che il tempo sono sempre venti minuti; mai più di venti minuti: se uno va in vacanza per un mese, è stato via venti minuti. Giovanni che sa essere estenuante, logorante, che ogni giorno va in giardino e porta un fiore alle sorelle. E se è inverno e non lo trova, porta loro foglie secche. Giovanni è mio fratello. E questa è anche la mia storia. Io di anni ne ho diciannove, mi chiamo Giacomo. Giacomo Mazzariol, Mio fratello rincorre i dinosauri. Storia mia e di Giovanni che ha un cromosoma in più, Einaudi
Analizzo Secondo te qual è lo scopo della narrazione di Giacomo? Racconta. Il titolo ti aiuta nella comprensione dello scopo? Sì.
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No.
STUDIO con la
I PERSONAGGI
I FATTI Storie vere, realistiche o fantastiche
•P ersone, animali e oggetti reali, verosimili o fantastici • Il personaggio principale è il/la protagonista
IL TEMPO
I LUOGHI •D efiniti o indefiniti •R eali, verosimili o fantastici
MAPPA
IL TESTO NARRATIVO
•D efinito o indefinito •P assato, presente o futuro
LA STRUTTURA LA NARRAZIONE I fatti possono essere raccontati: • i n prima persona dal/dalla protagonista o da un personaggio della storia • i n terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna
• Inizio • Svolgimento • Conclusione
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SEMPLICEMENTE IL T EST O NARRAT IVO
GITA SCOLASTICA Una carezza morbida sul viso fece cambiare a Giulio posizione sul cuscino. Un tocco umido sulla guancia lo convinse ad aprire un occhio. Il solletico prodotto dai baffi che gli entrarono nel naso lo costrinse a svegliarsi. «Tigre, lasciami dormire!» Il gatto non si lasciò spaventare e continuò a strusciarsi sul viso di Giulio finché il ragazzino non reagì accarezzandogli il pelo. «Dai, ora scendi dal letto. Lo sai che la mamma non vuole vederti tra le lenzuola!» gli disse Giulio spingendolo con delicatezza. Scostò le coperte, si alzò stiracchiandosi. Un pensiero gli balenò in testa come una saetta. Quella non era una giornata qualunque: doveva fare una gita con la maestra e i compagni! Uscì dalla camera correndo. Andò in bagno per lavarsi in tutta fretta, tornò in camera per infilare dei vestiti e si diresse a passo sicuro in cucina. «Ciao mamma» disse dandole un bacio sulla guancia. La madre stupita gli chiese: «Sei già pronto?» «Oggi vado al museo delle scienze! Devo essere a scuola in orario altrimenti il pulmino partirà senza di me!» Cinzia Capitanio, Lo scrigno delle farfalle, Il Mulino a Vento
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SEMPLICEMENTE LA STRUTTURA DEL RACCONTO PERSONAGGIO PRINCIPALE C h i
IL TEMPO
è il protagonista?
Tigre.
Giulio.
Quando avvengono i fatti? La mamma.
Alla sera.
Al mattino.
IL LUOGO In
quale luogo si svolgono i fatti? A scuola.
In casa.
È un luogo reale o di fantasia? Reale.
Di fantasia.
Metti
in ordine di tempo le azioni che compie Giulio. Numera da 1 a 6.
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Via al ! T S TE
A scuola 5
10
15
20
25
30
Loro, Sara, Mauro e Ludovico, scavavano in fondo al cortile, a nord, dove c’è sempre ombra e la terra è rossa e umida. Il cortile era pieno di bambini e bambine che si scambiavano figurine, parlavano di calcio o di cantanti. Solo loro tre scavavano. Loro tre erano Sara, nera nera con il naso sottile e diritto, i ricci legati e lo sguardo sveglio, Mauro, bianco bianco con il naso a patata, i pantaloni troppo larghi e i capelli a chioma d’albero, Ludovico, biondo biondo, color biscotto anche d’inverno, così attento agli abiti che si metteva addosso, camicie azzurre e pantaloni color sabbia, che era strano vederlo lì per terra a sporcarsi le ginocchia. La buca che avevano fatto era profonda. Lucilla gli si piantò davanti. I capelli biondi, gli occhi troppo vicini e gli immancabili pantaloni a sigaretta. – Perché scavate? Sembrate bambini dell’asilo. – Guarda. – Sara le mostrò la spilletta di latta, le monetine appoggiate in fila sulla terra. – Ma sono vecchie schifezze! A Mauro piace il fango perché è un brutto rospo, ma tu, Sara? Perché lo fai? – Sottoterra è pieno di cose antiche. Tesori! – s’illuminò Mauro. Scavavano quasi ogni giorno. Sembrava che cercassero messaggi del passato. C’era qualcosa nel passato che li eccitava. Accanto alle monetine, per terra, c’era un vecchio calamaio. – È immondizia! – Lucilla tirò un calcio, il calamaio fece un balzo e si posò poco più in là. Mauro non si trattenne, afferrò una manciata di terra e gliela lanciò contro. Lucilla si coprì gli occhi: – Ma sei pazzo? – Mauro! – Sara lo redarguiva, ma intanto fissava Lucilla: – Devi avere rispetto, una volta non c’erano le penne o i pennarelli, si usava il calamaio con l’inchiostro e il pennino. Chissà quel calamaio di chi era… – Di qualcuno che s’è comprato la penna e l’ha buttato. – Lucilla schiacciò il calamaio facendolo riaffondare nella terra. Mauro partì come una molla e le si lanciò contro. Caddero tutti e due, Mauro su Lucilla, lei che si difendeva e lo chiamava rospo, lui che le tirava i capelli. – Finitela! – gridò la maestra Agnese. – Lucilla, ma cosa fai? Sara, sali a prendere il registro. Voi due vi meritate una nota! Carola Susani, Un segreto a scuola, Mondadori
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NARRAT IVO IL T EST O
MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Riflettere sulla forma del testo. • Ricostruire il significato del testo.
VERSO L'INVALSI 1
Chi sono i protagonisti del racconto?
7
S ara, Mauro, Ludovico e Lucilla. Sara, Mauro e Ludovico.
2
L ucilla. Mauro. Ludovico. Maestra Agnese.
La narrazione è in: p rima persona. terza persona.
3
Osserva il nome dell’autrice. Secondo te autore e narratore sono la stessa persona? Sì.
4
Sì.
5
8
......................................................................................................
9
No.
Alle righe 5-8 ogni protagonista viene descritto attraverso la doppia ripetizione di un aggettivi. Scrivili.
......................................................................................................
10
Alla riga 22 trovi il termine “calamaio”. Che cos’è? U n bicchiere. Un piccolo recipiente per l’inchiostro. Una penna. U n colore.
Mauro ...................................................................................... Ludovico ................................................................................. Scrivi sotto a ogni fumetto il nome di chi lo pronuncia.
Perché scavate? Sembrate bambini dell’asilo.
Alla riga 15 ci sono due nomi alterati. Scrivili. ......................................................................................................
Sara ...........................................................................................
6
La maestra darà una nota. A chi? ......................................................................................................
No.
Secondo te la narrazione è in ordine cronologico?
A lla riga 18 qualcuno viene chiamato rospo. Chi?
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Alla riga 23 trovi il termine “immondizia”. A che cosa si riferisce? ...................................................................................................... ......................................................................................................
......................................................................................................
Sottoterra è pieno di cose antiche. Tesori!
12
Alla riga 26 c’è il termine “redarguiva”. Scrivi un sinonimo. ......................................................................................................
......................................................................................................
RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?
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GI A T S E L
ON I
L’autunno gioca L’autunno comincia il suo gioco: dipinge le foglie di croco, le indora: se sbaglia, le strappa, le dona al vento che scappa. Accende l’ultimo lampo, saluta chi semina il campo, la rondine che trasvola, i bimbi che tornano a scuola. Ma a un tratto... dov’è la sua gioia? Ottobre fa il broncio, s’annoia, piagnucola... pioggerellina monotona, fina fina. Dina Rebucci
Conospcaorole le Collega ogni parola al suo significato. Indora Trasvola
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Vola da un luogo a un altro. Dà un colore dorato alle cose.
Biglietto pop-up di Halloween
L'AUT U
NNO
OCCORRENTE Un cartoncino blu e uno arancione (per la copertina) formato A4 • • un cartoncino nero cm 10 x 10 • un cartoncino bianco • forbici • colla • matita • colori
1
4
7
8
Piega a metà il cartoncino blu e fai un segno a metà della piega.
Taglia lungo i segni. Poi spingi verso l’interno il ritaglio, che uscirà fuori come un gradino.
2
5
3
Dalla metà misura 2 cm a destra e 2 cm a sinistra e segna i due punti.
Sul cartoncino nero disegna la sagoma di una casa e ritaglia.
6
Allunga i segni perpendicolarmente di 3 cm.
Sul cartoncino bianco disegna due fantasmini e una luna. Ritaglia.
Apri il cartoncino blu, metti la colla sul gradino e appoggiaci la casetta. Incolla un fantasmino in modo che sbuchi a fianco della casa e l’altro sulla porta o su una finestra. Incolla la luna in alto a sinistra sul cartoncino blu. Prendi il cartoncino arancione, scrivi Happy Halloween e colora.
9
Incollalo sul cartoncino blu.
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GI A T S E L
ON I
Comprendo Indica con una X i “messaggi” che il racconto vuole trasmettere. Bisogna: stare all’aria aperta solo in autunno. r ispettare la natura. r ispettare il lavoro degli altri. conservare oggetti che ricordino sempre chi si era un tempo. tagliare gli alberi. essere attenti ai cambiamenti della natura nelle stagioni. • Confronta e discuti le tue opinioni con i compagni e le compagne.
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Nicola e il gigante P
oco lontano dalla casa di Nicola c’è un piccolo giardino pubblico che Nicola conosce a memoria. Rispetto a quest’estate, il giardino è cambiato. Gli alberi sono nudi e le foglie si ammucchiano in piccoli cumuli nei viali. Nicola tira fuori dalla tasca una macchinina e la lancia verso il mucchio di foglie più vicino. Poi prende la mira e ci si tuffa dentro anche lui. Sono morbide le foglie, è come buttarsi sopra un grosso cuscino. – Che cosa stai facendo? – tuona all’improvviso un vocione. Davanti a Nicola c’è un gigante che indossa una divisa verde e ha l’aria molto arrabbiata. – Allora? Ci prendi gusto a scompigliare i miei mucchi di foglie? – borbotta il gigante. – Tu sei un gi… un gigante? – farfuglia Nicola spaventato. Il gigante sorride e poi, con voce più gentile, gli dice: – È vero che sono alto, ma non tanto da essere un gigante! Mi chiamo Oreste, e tu come ti chiami? – Nicola. – Io faccio il giardiniere e in autunno, quando cadono le foglie, le raccolgo. È il mio lavoro.
L'AUT U Oreste si è seduto su una panchina e Nicola si mette accanto a lui. – In città dobbiamo guardare gli alberi se vogliamo sapere quando cambiano le stagioni – continua Oreste. – Però sono poche le persone che ci fanno caso. In campagna è tutto diverso, la gente si accorge del passare delle stagioni. Al mio paese, quando è autunno, andiamo a raccogliere i funghi e le castagne. E si racconta che la fata dei castagneti viene ogni anno a posare davanti alla casa di un bambino una foglia rossa, la più bella e la più rossa di tutte. – E perché? – domanda Nicola. – Perché vuole che il bambino, crescendo, si ricordi che prima di diventare grande è stato un bambino. La sera, al momento di andare a letto, Nicola cerca la sua macchinina. Dev’essere nella tasca del giubbotto, ne è sicuro. Infila la mano nella tasca e trova la macchinina, ma anche un’altra cosa. Trova una foglia, ma non una foglia qualunque: una foglia rossa, la più bella e la più rossa di tutte.
NNO
Mi emoziono reste vuole che il O bambino, crescendo, si ricordi che prima di diventare grande è stato un bambino. Secondo te, gli adulti a volte dimenticano di essere stati piccoli? Perché invece è importante ricordarlo?
Jeanne Brodski, Storie per tutte le stagioni, Einaudi Ragazzi
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GI A T S E L
ON I
Finestre sull’autunno Q
ualcuno erroneamente potrebbe pensare che l’autunno sia uno dei periodi dell’anno più tristi… Non è vero! Certo, le giornate sono più corte e il freddo invernale incombe sempre più, ma anche l’autunno sa regalarci giornate terse e tiepide. L’autunno è una stagione intermedia che si lascia dietro tutti i bei ricordi estivi, ma non per questo bisogna farsi trasportare da pensieri negativi. In autunno la natura si riempie dei toni dell’arancione, del giallo, del dorato, del violetto, del verde e del marrone: è una vera esplosione di colore! Perciò puoi portare tutto questo colore in casa senza fare scelte non rispettose verso l’ambiente, semplicemente usando ciò che la natura ti offre. Quando fai una passeggiata o mentre vai a scuola, raccogli le foglie cadute a terra dagli alberi e fai attenzione a non romperle. Una volta a casa, passa sulle foglie un sottile strato di colla vinilica e lasciale asciugare. Con questo “tesoro variopinto” abbellisci la tua abitazione!
Puoi unire le foglie fra loro con un filo e creare festoni da appendere nella tua stanza, sulla porta esterna di casa e sui vetri.
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L'AUT U Oppure puoi mettere le foglie dentro i vasetti finiti della marmellata per posizionarli sulla scrivania e sugli scaffali: “angoli d’oro” all’interno del tuo mondo.
NNO
Puoi raccogliere anche le pigne, qualche riccio di ippocastano o alcune castagne “matte” per poi riempire con essi dei vasi trasparenti.
I colori dell’autunno scalderanno la tua casa e il tuo cuore e ti faranno sentire che la gioia è nel mondo e tu non devi fare altro che attingerne a piene mani!
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L
ATI
T UAL E S E T A I G PO LO
IL T EST O NARR
AT IVO
IL RACCONTO REALISTICO
CHE COS’È? È un testo che racconta fatti reali o verosimili che potrebbero accadere nella realtà.
I LUOGHI Sono realistici o verosimili.
IL TEMPO È preciso, presente o passato. La durata è definita.
I PERSONAGGI Sono persone o animali reali o realistici, che potresti incontrare nella vita di tutti i giorni.
IL NARRATORE/LA NARRATRICE I fatti possono essere raccontati: • in prima persona dal/dalla protagonista; • in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna.
LA STRUTTURA Inizio Svolgimento Conclusione
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IL RACC ON
Una grande generosità! rene Coppola vive a Gallipoli ed è una signora molto elegante. L’eleganza, del resto, è una questione di famiglia: il suo atelier è un riferimento per tutta la città. Quando la pandemia da Covid-19 impone le prime chiusure, Irene inizia ad aggirarsi alla ricerca di nuove idee. Un giorno viene contattata da una sua cliente che le chiede se può realizzare delle mascherine. Irene prende a modello una mascherina chirurgica standard, quindi taglia, cuce e consegna. No, non vuole nulla: è un omaggio. Irene è una perfezionista e quei primi modelli non la soddisfano del tutto. Seleziona il cotone più resistente e quella stoffa leggerissima conosciuta anche come “pelle d’uovo” che spesso si adopera per confezionare abitini per neonati. Di nuovo taglia, cuce, fa e rifà ancora, fino a essere soddisfatta… Le mascherine si accumulano sul piano di lavoro. Irene le guarda e pensa alle persone che conosce e che hanno la salute più fragile o che vivono con persone malate. Le nasce un’idea: chiama quelle persone e regala loro le mascherine. Produrne altre, per lei, diventa una missione. Le regala alle associazioni che si occupano delle categorie più fragili, a chi si dedica ai disabili… Non potendo uscire di casa, Irene si fa compagnia con la televisione e con i social network. Proprio scorrendo rapidamente un sito, vede una ragazza statunitense che mostra il sorriso attraverso una finestrella di plastica aperta nella mascherina. Per i sordomuti la mascherina diventa un ostacolo insormontabile nella comunicazione perché impedisce la lettura delle labbra. Usa la pelle d’uovo e la pellicola alimentare per fare la sua prima mascherina con finestrella. La indossa, si fa un selfie e lo pubblica sui propri profili social. L’idea è molto apprezzata e si sparge ovunque la voce che Irene le mascherine le regala e le fa anche speciali, che lasciano vedere la bocca. È un regalo che colpisce per la nobiltà d’animo, quello che Irene ha fatto a tanti in un momento così difficile.
T O R EA
LIST IC
O
FRESCO DI STAMPA Il libro Ti nomino Cavaliere raccoglie le storie di persone che durante la pandemia si sono distinte per la loro generosità.
CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.
Annalisa Strada, Ti nomino cavaliere, Il Battello a Vapore
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IL
T O RE N O C C RA
SON I PER
ALIST IC O
AGGI
I PERSONAGGI sono persone realistiche. Il racconto può essere narrato: • i n prima persona (narratore interno); • i n terza persona (narratore esterno).
Analizzo Chi sono i personaggi del racconto? ........................................................... ...........................................................
Chi è la protagonista?
.
..........................................................
I l racconto è narrato: in prima persona. in terza persona.
Che nervosismo! È
un venerdì mattina come tanti e io mi sto lavando i denti prima di andare a scuola. Stamattina mamma è nervosa. Di solito non è così, ma oggi ha la riunione con il primario dell’ospedale in cui lavora e non vuole arrivare in ritardo. Mamma mi raggiunge in bagno, con la sciarpa al collo, il piumino già chiuso e le chiavi in mano. – Io esco, a scuola ci vai a piedi! So bene che non lo farà mai, perciò continuo a fare i gargarismi con il collutorio. – Hai sentito, Noemi? Dobbiamo uscire. Per favore! – e mi toglie di mano la bottiglia. – Dammela subito! Devo fare un altro gargarismo! – dico. La mamma mi guarda esasperata. Riprendo il flacone e mi affretto a far cadere le gocce nel tappo. Poi mi riempio la bocca. La mamma non la prende benissimo, ma non dice niente e mi guarda con occhi spalancati. Alla fine, mi dà le spalle e a passo marziale si avvia verso l’ingresso. In auto è molto nervosa. Lo è ogni volta che il suo capo organizza una riunione perché vuol dire che ci sono problemi in vista. – Mamma, hai visto che siamo in orario? 7.55, mancano cinque minuti: tutto calcolato! Lei mi fulmina. – Sono tutta sudata a furia di muovermi per casa con la giacca addosso. – Ma se le riunioni col tuo capo non ti piacciono, perché non gli dici che non vuoi farle? Mamma si gira verso di me e mi fa un sorriso. – Se potessi… ma, Noemi, non possiamo sempre fare tutto quello che ci passa per la testa. Alberto Pellai - Barbara Tamborini, Noemi nella tempesta, De Agostini
Le gg o c om e a teatro Divisi in coppie interpretate Noemi e la mamma.
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IL T EST O
NARRAT IVO
IL RACC ON
S.O.S. anatra L
uca stava facendo la sua passeggiata intorno allo stagno quando vide un nido. Nel nido c’era una delle giovani anatre che erano nate in primavera. Luca andò più vicino, muovendosi piano. L’anatra impaurita non si mosse. Luca si accorse che aveva un grumo di fango sull’ala. Si chiese se sotto il fango non ci fosse una ferita che non permetteva all’uccello di volare. Luca sollevò lentamente dal nido l’uccello, lo portò a casa e spiegò alla mamma quello che era successo. Delicatamente la mamma cominciò ad applicare impacchi di acqua bollita tiepida sul fango secco, finché piano piano lo tolse; vide allora che c’era un pezzo di vetro infilato nella punta dell’ala. La mamma estrasse con una pinzetta il frammento di vetro, poi ripulì la ferita con altra acqua bollita tiepida, questa volta con un pochino di sale per disinfettare. Luca aveva preparato un nido con degli stracci in un angolo della cucina e vi adagiò l’anatra che respirava a fatica, con la testa ripiegata da una parte. Per tutto il giorno seguente l’anatra bevve soltanto e non toccò cibo, ma il giorno dopo cominciò ad alzarsi sulle sue lunghe zampe tentando i primi passi.
T O R EA
LIST IC
LA STR UTT
O
URA
La STRUTTURA del racconto è composta da: • INIZIO; • SVOLGIMENTO; • CONCLUSIONE.
Gioia Castiglione, Luca e la vita nello stagno, Fabbri
Analizzo La barra verde a lato del testo evidenzia la conclusione. Evidenzia l’inizio con una barra blu e lo svolgimento con una barra rossa.
Rifletto sulla lingua Sottolinea in blu i nomi propri di persona e in rosso i nomi comuni di persona.
Laboratorio di Scrittura, pp. 53, 54, 55.
57
IL
T O RE N O C C RA
ALIST IC O
EMPO IL T
Il TEMPO viene espresso dagli indicatori temporali che precisano: • l a successione dei fatti (prima, dopo, infine...); • l a durata dei fatti (un giorno, due mesi...).
Analizzo Chi racconta la storia? Peter. Barry. U n narratore esterno. Q uando sono avvenuti i fatti? Un anno fa. Un giorno non precisato. Ieri. Q uanto dura la vicenda, secondo te? Pochi secondi. Un’ora. Dieci minuti.
Conospcaorole le Spiega con parole tue le espressioni che trovi evidenziate in arancione nel testo.
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IL T EST O
NARRAT IVO
Barry il terribile B
astava sentirlo nominare per provare una specie di pugno gelato alla bocca dello stomaco. Di Barry avevano tutti paura. A volte Peter pensava che il suo compagno fosse come un robot programmato per fare tutto quel che voleva. Che strano che non gli importasse di essere senza amici o di essere odiato ed evitato da tutti! Un giorno a scuola, durante la ricreazione, Peter era sul punto di addentare la sua mela quando sollevò lo sguardo e si trovò gli occhi di Barry puntati sulla faccia. Sorrideva, ma non aveva la faccia contenta: voleva qualcosa. Tese molto semplicemente la mano e disse: – Voglio quella mela. – Poi tornò a sorridere. Peter non era un vigliacco ed era abbastanza robusto per la sua età, ma odiava fare le risse. – Avanti – disse Barry, – passami quella mela, se non vuoi che ti disfi la faccia. Peter sentì il gelo salirgli dai piedi e diffondersi in tutto il corpo. Pensò alla sua mela: la buccia era un po’ vizza perché se l’era portata a scuola una settimana prima ed era rimasta nel banco per tutto quel tempo. Valeva la pena di farsi disfare la faccia per così poco? Certamente no! E, d’altra parte, era giusto cederla solo perché un prepotente la voleva? Rivolse lo sguardo su Barry. Si era fatto più vicino. La sua faccia rotonda da rosa era diventata rossa. A Barry non piaceva essere contrastato. Si stava preparando a menare le mani. Teneva le ginocchia leggermente piegate e ondeggiava di qua e di là. Altri bambini si radunavano in cerchio. Peter sentiva il cuore battere forte dentro le orecchie. Cercando di prendere tempo, si passò la mela da una mano all’altra e disse:
IL RACC ON
T O R EA
LIST IC
O
– La vuoi davvero questa mela? – Hai sentito benissimo – replicò Barry con voce piatta. Peter osservò il bambino che si stava preparando a colpirlo e gli venne in mente la festa di compleanno di tre settimane prima, quando Barry era stato così affettuoso e cordiale. E adesso, eccolo lì a fare tutte le smorfie possibili per sembrare cattivo. Che cosa gli faceva credere che quando era a scuola aveva il diritto di fare e di prendersi tutto ciò che voleva? Peter vide il cerchio di facce spaventate che gli si accalcavano intorno. Barry il terribile stava per mettere a terra un bambino e nessuno poteva farci un granché. Che cosa rendeva tanto potente Barry? E all’improvviso, dal nulla, Peter trovò la risposta. “Ma è ovvio” pensò, “siamo noi. Noi abbiamo fatto di lui quel che è. Quando va a casa e nessuno gli crede se fa il prepotente, allora torna se stesso.” Ian McEwan, L’inventore di sogni, Einaudi
Scrivo Nella parte evidenziata del testo, Peter ricorda un fatto accaduto tre settimane prima. In questo caso la narrazione fa un “salto all’indietro”: un flashback (rileggi la pagina 41). Prova tu a immaginare il comportamento di Barry e scrivi il flashback. Era il compleanno di Maty e Barry era fra gli invitati alla sua festa. Egli si era presentato con un pacchetto e .......................................................... ..................................................................................................................................................... ..................................................................................................................................................... ..................................................................................................................................................... .....................................................................................................................................................
Insieme è più facile ividetevi in gruppi D e su un cartellone fate un elenco dei comportamenti che vi permettono di stare bene insieme. Al termine confrontate i vostri lavori.
.....................................................................................................................................................
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IL
T O RE N O C C RA
I LU
ALIST IC O
OGHI
I fatti sono ambientati in LUOGHI realistici.
Analizzo Evidenzia i luoghi nominati nel racconto. Si tratta di luoghi realistici o fantastici? ...........................................................
R iquadra la descrizione del college.
Comprendo Rispondi oralmente. • Che cosa va a fare Charlotte in Inghilterra? • Con quali mezzi arriva a destinazione? • Come si chiama l’accompagnatrice? • Perché Charlotte si è portata la sua bambola? • Chi la aiuta quando si perde all’entrata del college?
Conospcaorole le Panico significa: timore, paura. allegria, gioia.
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IL T EST O
NARRAT IVO
In vacanza da sola U
na voce gracchiante mi risvegliò da un sonno profondo. – Ragazzi, siamo quasi arrivati! Preparatevi a scendere. Non mi ero neanche accorta di essermi addormentata. Del resto, mi ero alzata alle cinque per prendere l’aereo per Londra. Anche se l’idea della vacanza mi emozionava tantissimo, ben presto il sonno aveva avuto la meglio. Mi ero lasciata cullare dal ronzio sommesso del pullman che ci stava portando a Bathford, una piccola cittadina nella campagna inglese dove avrei frequentato un corso di inglese. – Vi ricordo che all’ingresso del college troverete i tutor ad accogliervi. Mi raccomando, restate uniti. Ci manca solo che mi perda qualcuno – disse Sara, la nostra accompagnatrice, in tono molto professionale. Recuperai lo zaino e lo chiusi in fretta, facendo attenzione che i capelli della mia bambola non si impigliassero nella cerniera. Sì, esatto: avevo una bambola nello zaino. Elaide, per la precisione. Insomma, era la prima volta che partivo da sola – da sola! – per una vacanza studio, e mentre preparavo i bagagli avevo sentito il bisogno di portarla con me. Finalmente il pullman si fermò e le porte si aprirono con un fruscio. Mi incamminai dietro agli altri e alzai la testa per osservare il paesaggio che mi circondava. Sembrava una cartolina! Il college in cui avrei vissuto e studiato per due settimane era circondato da un enorme prato verdissimo, in cui spiccava una grande piscina coperta; in lontananza si intravedeva un fitto boschetto. A parte qualche cespuglio di rose sfiorito, intorno non c’era nient’altro. La porta d’ingresso era circondata da un fitto groviglio di rami di edera, che si arrampicavano sulla facciata di mattoni fin quasi a toccare il tetto grigio scuro.
IL RACC ON
Mi inoltrai nel grande atrio della scuola e mi guardai intorno. Panico: i miei compagni di viaggio si erano volatilizzati e anche di Sara non c’era più traccia. Mentre cercavo di individuare i due tutor con lo stemma del college, vidi avvicinarsi una ragazza con lunghi capelli neri e un vestitino rosso a fiorellini bianchi. Dovevo avere una faccia spaesata, perché la prima cosa che mi disse fu: – Ti sei persa, vero? Con un sorriso gentile mi prese per mano: – Vieni, ti aiuto io. Riuscii soltanto a mormorare “Grazie”. La ragazza mi indicò una porta in fondo all’atrio. Accanto, appeso al muro, c’era un cartellone enorme con scritto WELCOME e una freccia gigantesca che invitava a entrare. – Non so come ho fatto a non vederlo – dissi, in imbarazzo. Lei rise allegra. – Succede. Comunque, io sono Clarissa. Vengo da Los Angeles. – Piacere, Charlotte. Io arrivo dall’Italia.
T O R EA
LIST IC
O
In inglese eggi quanti tipi di vacanze L puoi fare. Collega. vacanze
study trips
vacanze estive
summer breaks
vacanze al mare
beach holidays
vacanze in montagna
holidays
vacanze studio
mountain holidays
Charlotte M., Un’estate al college infestato, Fabbri Editori
Mi emoziono harlotte è partita dall’Italia per andare in Inghilterra per una vacanza studio. C Quali emozioni/sensazioni pensi che abbia provato? •G ioia perché ............................................................................................................................................................................................ • P aura perché ............................................................................................................................................................................................ • . ................................................ perché ....................................................................................................................................................... • . ................................................ perché .......................................................................................................................................................
61
IL
T O RE N O C C RA
ALIST IC O
Rifletto sulla lingua S ottolinea nel testo tutti gli aggettivi usati per descrivere Elisabetta.
Una sorella scomoda S
ua sorella non era cattiva e non era neanche antipatica. Soltanto che era sua sorella e aveva sei anni più di lui: sempre ordinata, schizzinosa, per niente fracassona e leggermente presuntuosa. Lei e mamma facevano sempre comunella, per quanto Gigi potesse ricordarsi. Elisabetta, del resto, faceva tutto quello che ci si aspettava da lei, e questo per Gigi era una bella noia. Non che lui fosse chissà quale ribelle, solo che non sempre quello che a lui piaceva coincideva con i gusti di mamma e papà. Forse qualche volta Elisabetta rideva, anche se Gigi non ricordava nessun momento in cui l’avesse vista sganasciarsi rotolando sul tappeto, cosa che lui invece faceva spesso. Quando papà e mamma ce l’avevano con lui e nascevano discussioni in famiglia, se era presente, Elisabetta assisteva con l’aria di passare di lì per caso. Non interveniva, e questo era già qualcosa perché sicuramente non avrebbe parlato in sua difesa. Che ogni tanto gli firmasse un tema senza mostrarlo né a mamma né a papà era una specie di miracolo: chissà, forse anche Elisabetta aveva un cuore, in fondo. Quando era piccolo, Gigi avrebbe voluto somigliare a sua sorella: mamma e papà erano molto fieri di lei, le maestre e i professori la coccolavano. Ora però Gigi non la pensava più così. “Sono sicuro che mi diverto più di lei” era la sua consolazione tutte le volte che i suoi ce l’avevano con lui. Guido Quarzo - Anna Vivarelli, Una zattera contro corrente, Raffaello Ragazzi
Comprendo Perché Elisabetta è una sorella scomoda?
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IL T EST O
NARRAT IVO
Conospcaorole le
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Spiega con parole tue che cosa significa l’espressione facevano comunella.
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STUDIO con la
I FATTI Realistici o verosimili, cioè che potrebbero accadere nella realtà
MAPPA
I PERSONAGGI •P ersone o animali che si possono incontrare nella vita di tutti i giorni
I LUOGHI Reali, realistici o verosimili, cioè che potrebbero esistere nella realtà
IL TEMPO
IL RACCONTO REALISTICO
• Definito •P resente • Passato
LA STRUTTURA LA NARRAZIONE I fatti possono essere raccontati: • i n prima persona dal/dalla protagonista o da un personaggio della storia • i n terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna
• Inizio • Svolgimento • Conclusione
LO SCOPO Raccontare una storia per appassionare chi legge
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SEMPLICEMENTE IL RACCONT O REALIST ICO
PREZZEMOLO Era arrivato l’inverno. Nel cortile era apparso un gatto dagli occhi azzurri con la coda che terminava con una specie di pon-pon. Il gatto era finito tra le gambe di nonna Adele, che stava parlando con Benjamin. «Un gattino!» aveva esclamato. «Piccolo caro, come sei secco! Così sporco e infangato pare proprio che tu non abbia casa». Nonna Adele si era accovacciata e l’aveva preso in braccio, accarezzandolo. Decise insieme a Benjamin di chiamarlo Prezzemolo. Entrarono in casa. «Sei così sporco che servirà un bagno. So che i gatti non lo gradiscono, però sarà una cosa velocissima» disse nonna Adele andando in bagno. Prezzemolo non era dello stesso parere e sbraitava in gattesco. Per tentare di fuggire si era arrampicato sulla tenda della doccia e l’aveva lacerata con gli artigli; poi era saltato sul ripiano sotto la specchiera del lavabo, sul quale si trovavano in bell’ordine rossetti, profumi, spazzole per capelli. Perse l’equilibrio e ne seguì un disastro di cipria che si sparse ovunque. Ogni cosa era sottosopra. Prezzemolo si rifugiò sotto il letto di nonna Adele. Renata Franca Flamigni, Prezzemolo, il gatto del mistero, Homeless Book
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IL T EST O
NARRAT IVO
SEMPLICEMENTE I PERSONAGGI Chi
sono i personaggi del racconto? onna Adele, Benjamin N e un pappagallo. Nonna Adele, Benjamin e un gatto.
Chi
è il protagonista? Prezzemolo. Nonna Adele.
IL TEMPO La vicenda si svolge in: inverno. estate.
IL LUOGO D ove
avvengono i fatti?
In un luogo non realistico. In un luogo realistico. I FATTI I
fatti che avvengono nel racconto sono: r ealistici: potrebbero avvenire nella realtà. non realistici: non potrebbero avvenire nella realtà.
Metti
in ordine cronologico (di tempo) le vignette della storia di Prezzemolo. Numera da 1 a 6.
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Via al ! T S TE
Un piccolo labrador 5
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20
Jenny era mia moglie. Eravamo sposati da poco più di un anno e avevamo deciso che era ora di allargare la famiglia prendendo un cane. Stavamo andando a vedere una cucciolata di labrador. I nostri fari illuminarono una cassetta della posta con l’indirizzo che stavamo cercando. Svoltai in un viale ghiaioso che immetteva in una boscosa proprietà. C’era un laghetto davanti alla casa e un piccolo fienile dietro. Sulla porta, ci salutò una donna di nome Lory, con un grosso, placido labrador giallo al suo fianco. – Questa è Lily, l’orgogliosa mamma – disse Lory. Era esattamente come immaginavamo fosse un labrador: dolce, affettuoso, calmo e straordinariamente bello. Lory ci precedette attraverso la cucina verso una lavanderia. I cuccioli inciampavano uno sull’altro, mentre ruzzolavano per andare incontro ai visitatori. Jenny rimase senza fiato. La cucciolata era composta da cinque femmine e quattro maschi. Uno di loro sembrò particolarmente attratto da noi. Era il più ridicolo e ci si lanciò addosso con un salto, facendosi strada sulle nostre camicie per leccarci la faccia. Ci mordicchiò le dita con dentini straordinariamente aguzzi e compì goffi giri intorno a noi sulle zampone furbe, sproporzionate rispetto al resto del corpo. Dovevo ammettere che era veramente adorabile. E anche giocherellone. Prima di rendermi conto di quel che stava facendo, il piccolo furfante si era già masticato metà del cinturino del mio orologio… Mi guardava con languidi occhioni scuri e poi 25 mi mordicchiò il naso. Lo lasciai cadere tra le braccia di Jenny e fece la stessa cosa con lei. – Si direbbe che gli piacciamo proprio – osservai. Il cane era nostro. Avvicinandoci alla macchina, passai il braccio in30 torno alla spalla di Jenny e l’attirai a me. – Riesci a crederci? – dissi. – Abbiamo finalmente il nostro cane! John Grogan, Marley, un cane unico al mondo, Sperling & Kupfer
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NARRAT IVO IL T EST O
MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Riflettere sulla forma del testo. • Ricostruire il significato del testo.
VERSO L'INVALSI 1
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Questo testo è scritto in: terza persona. i n prima persona.
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Quali personaggi compaiono nel racconto?
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Il narratore e Lory, l’allevatrice dei cani. Il narratore e Jenny sua moglie. Il narratore, sua moglie Jenny e Lory, l’allevatrice dei cani. Jenny e Lory, l’allevatrice dei cani.
3
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Quanti sono in tutto i cuccioli? 6
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Alle righe 4-5, i verbi “illuminarono” e “svoltai” a quale coniugazione appartengono? 1a coniugazione. 2a coniugazione. 3a coniugazione.
Alla riga 2 si dice che Jenny e suo marito hanno deciso di allargare la famiglia. In che modo?
Che cosa prova Jenny quando vede la cucciolata? Cerca la frase sul testo e scrivila.
Alla riga 8 trovi l’aggettivo “placido”. Con quale aggettivo puoi sostituirlo? T ranquillo. Agitato. Nervoso. Intimorito.
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A cquistando un pesce. Acquistando un appartamento più grande. A cquistando un cane. Acquistando una famiglia di cani.
5
8
Chi è Lily? L a mamma dei cuccioli. L’allevatrice. La moglie del narratore. L a cucciola più piccola.
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Scrivi tre azioni che compie il cucciolo attratto dai due visitatori.
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In quale tempo verbale sono coniugati? I mperfetto. Passato prossimo. Passato remoto. Trapassato remoto.
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Alla riga 18 leggi “ci mordicchiò...”. “Ci” è: un pronome. un avverbio. una preposizione. una congiunzione.
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RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?
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E
DUC
NE AZIO
C
IV I C A
nel RACCONTO REALISTICO
Due leggi in conflitto Papà entrò in camera mia dopo cena. Seduto alla scrivania, stavo ripassando storia. Papà si sedette sul mio letto. – Cos’è successo a Simone? – mi chiese all’improvviso. – Si è rotto un braccio – risposi. – Questo lo so, l’ho visto con il gesso. È caduto a scuola. La maestra dice che non è inciampato, ma che qualcuno gli ha legato le stringhe delle scarpe e poi lo ha spinto giù. – Non so, papà. – Ma non siete in classe insieme? – Sì, ma non ho visto. – La maestra dice che eri vicino a lui. – Si sbaglia, ero rimasto indietro a scambiare delle figurine. – Sicuro che non c’entri Tonio? – T’ho detto che non ho visto, papà… – Credo che sia giunto il momento di spiegarti perché ti chiami Giovanni. – Perché, papà? – Dunque, mettiamo il caso che un giorno uno studente, chiamiamolo Tonio, si presenti da te e ti ordini: “Dammi i soldi che Forse a volte hai pensato hai in tasca”. Non è giusto. Quei soldi sono tuoi. Allora tu vai dalla che studiare fosse solo un maestra per farti difendere. La maestra ne dice quattro a Tonio. dovere!!! Sai che in alcuni Tonio ci riprova. Tu torni dalla maestra. La maestra porta Tonio Paesi ci sono bambini e dal preside, che lo sospende per una settimana dalla scuola. È bambine ai quali è negato andare a scuola? Il periodo stata applicata la legge e tu sei stato difeso giustamente. Chiaro? – Chiaro – risposi. di lockdown dovuto alla – Mettiamo invece che tu non vada dalla maestra, ma, spaventato pandemia, ti ha aiutato a capire meglio il valore della dal coltellino di Tonio, gli dia i tuoi cinque euro. E tutti i compagni scuola nella tua vita? Elenca di classe fanno lo stesso, tutti, tranne uno, che chiamiamo Simone. Lui non ha paura, non paga, ma un giorno Tonio, che è più granche cosa ti è mancato della scuola mentre eri in de e più forte, gli lega le stringhe delle scarpe, lo spinge giù dalle didattica a distanza. scale e Simone si rompe un braccio.
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Tonio dovrebbe essere punito, ma la maestra non può farlo, perché non ha visto la scena e chi l’ha vista sta zitto per paura. Così Tonio può continuare a mettersi in tasca soldi non suoi. Il risultato è che nella tua classe ora esistono due leggi: quella giusta, della maestra e del preside, l’unica che dovrebbe valere; e quella di Tonio, illegale, la legge del più forte. Avrai già sentito la parola “mafia”. – Sì, papà. – È una parola molto antica. Pensa, apparve per la prima volta in un vocabolario del 1868, con due significati: “miseria” e “prepotente”. L’autore del vocabolario spiega che la mafia è la “miseria” di chi crede che vale solo la legge del “prepotente”. – Una cosa terribile, allora? – Certo e tu porti il nome di Giovanni Falcone, un uomo che ha dato la vita per combatterla! Luigi Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni, Rizzoli
Rifletto Di fronte alla prepotenza come bisogna comportarsi? Bisogna restare in silenzio e subire o ribellarsi e parlarne con persone adulte che possono aiutarci? Parlatene in classe e insieme cercate di scrivere un programma anti-violenza individuando i comportamenti da adottare.
P ROTAGO NISTi del F UTURO
GIOVANNI FALCONE
è stato un magistrato italiano che ha dedicato la sua vita alla lotta alla mafia. Nel 1992 fu ucciso dalla mafia in un attentato (la cosiddetta “strage di Capaci”) insieme alla moglie e a tre uomini della scorta.
AGIRE NELLA LEGALITÀ Nel testo, si parla di due comportamenti diversi ai quali corrispondono due leggi: • l a legge giusta, legale, che punisce il prepotente, cioè chi non rispetta le regole della convivenza civile, dello stare insieme nel rispetto gli uni degli altri; • l a legge ingiusta, illegale, del più forte, del prepotente che schiaccia l’altro per ottenere ciò che vuole, agendo in modo contrario alle norme della convivenza civile. Il prepotente, o il bullo, mette in atto comportamenti che infrangono le regole della convivenza civile, basata sul rispetto dell’altro. Egli agisce quindi al di fuori della legalità. Ma che cos’è la legalità? Sul dizionario viene definita così: LEGALITÀ: condizione di ciò che è conforme alle leggi, cioè modo di essere, di vivere nel
rispetto delle norme che guidano la vita degli uomini e delle donne.
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La realtà nell’Arte
DIPINGERE LA REALTà Gustave Courbet è stato un pittore francese e un esponente importante del realismo francese. I suoi quadri tendono a riprodurre fedelmente la realtà e cercano di cogliere gli elementi dei luoghi e dei paesaggi rappresentati come se fossero su uno schermo cinematografico. Gustave Courbet, Il mare calmo, 1869
Che cosa vedi nel dipinto? uali colori ha usato l’artista Q per dipingere? i sembra che gli elementi T del dipinto siano rappresentati in modo realistico?
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Mi emoziono sserva il mare del dipinto. Quali sensazioni ti trasmette? O Scegli due emozioni contrapposte (per esempio la paura e la calma, oppure la gioia e la tristezza) e prova a rappresentarle disegnando due paesaggi marini. Che differenze noti?
La realtà nella Musica
Una realtà fatta di voce, parole e note In un testo narrativo l’autore è la persona che scrive il testo, mentre il narratore è la persona a cui l’autore fa narrare la vicenda. A volte l’autore/l’autrice e il narratore/la narratrice coincidono, cioè sono la stessa persona. La stessa cosa avviene nella musica. In una canzone puoi trovare: compositore/compositrice della musica, cioè la persona che scrive le note della canzone; autore/autrice del testo, cioè la persona che scrive le parole della canzone; cantante del brano. A volte le tre figure coincidono; e allora parliamo di cantautore/ cantautrice, cioè di una persona che canta canzoni delle quali ha scritto sia la musica sia le parole.
CASADILEGO è una cantante che ha vinto la trasmissione XFactor con il brano Vittoria, scritto per lei da Mara Sattei.
ULTIMO è un cantautore che canta canzoni di cui ha anche composto musica e parole. Per esempio, 22 settembre è un brano realistico in cui l’artista esprime le sue speranze per il futuro.
In alcuni casi i cantautori e le cantautrici scrivono brani anche per altri cantanti. Per esempio, la canzone L’allegria è stata scritta da Jovanotti, ma è cantata dal suo amico, il cantante Gianni Morandi.
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Mia sorella Vanessa
A
I F a Un
LIBRO l u s A R T S NE
SCOLTA
L’AU DIO
Stamattina sono in gran forma: mi sento vispa e allegra come una scimmia canterina. Ieri ho avuto una grande notizia: mia sorella darà una festa a casa per i suoi tredici anni! Dopo ventimila ore di discussioni, negoziati e ricatti (niente bei voti, niente festa), i miei genitori alla fine hanno accettato. Sarà assolutamente fantastico! La mamma ha dato il permesso di trasformare il garage in una discoteca. Sistemeremo l’impianto stereo, metteremo lungo le pareti tavoli su cui disporre le bibite e i dolci. Metteremo dei faretti di tutti i colori per un’atmosfera elettrica. Vanessa può invitare quindici persone. Io ho intenzione di invitare Tim ed Elise, i miei migliori amici, e balleremo come pazzi al ritmo delle mie hit preferite, fino all’alba… Sì, insomma, quasi, perché la mamma ha detto che la festa finirà a mezzanotte. Se penso che devo aspettare ancora dieci giorni! Non so proprio come farò… Arrivata a scuola mi precipito dritta verso Tim ed Elise e annuncio loro: – Vi invito al primo party della vostra vita, sabato l’altro, tra dieci giorni, a casa mia. Che faccia che fa Elise! Troppo buffa! – Dai un party! – esclama. – Be’ – rispondo – non sono esattamente io che lo do, ma è uguale. È Vanessa che festeggia i suoi tredici anni. Forte, eh? – Sì, bello… però lo sai che io a ballare con le ragazze che non conosco non ci so proprio fare! – aggiunge Tim. – Tranqui! Ballerai con noi. Ci metteremo in un angolino… e ce la spasseremo tutti e tre. Siamo supereccitati! Tanto che ci prendiamo la mano formando un cerchio e ci mettiamo a ruotare il più velocemente possibile. Quando suona la campanella la testa ci gira a tal punto che barcolliamo a metterci in fila. Gli altri ci guardano strano, come se si domandassero cosa ci è preso. Ebbene, siamo ubriachi… ubriachi di felicità! Una volta che siamo tutti al posto, la maestra Isabelle chiede silenzio. Riprendiamo la lezione sulle api che abbiamo cominciato ieri. La maestra ci spiega come comunicano tra loro. È pazzesco! Per esempio quando un’ape esploratrice vuole spiegare a un’ape bottinatrice dove ha trovato un bel campo di fiori, danza! Ma non a casaccio: un colpetto di sedere a destra o a sinistra indica con precisione la direzione da prendere. Non appena l’ape esploratrice termina la sua danza, l’ape bottinatrice si lancia seguendo le sue indicazioni e arriva al posto giusto senza esitare. Straordinario, no? Mentre la maestra scrive alla lavagna, strappo la pagina di una domenica dal diario, la taglio in due e su ogni metà disegno un’ape che balla l’hip-hop. Piego in quattro ogni foglio e ne faccio arrivare di nascosto uno a Elise e uno a Tim. Ci guardiamo tutti e tre, con sorrisi grossi così. Si preannuncia un gran sabato!
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IL RACC ON
T O RE
ALIS
Ho una fame da lupi. Questa giornata di scuola mi ha letteralmente svuotato lo stomaco. Bisogna riempirlo in fretta! Taglio una grossa fetta di pane, ci spalmo sopra la marmellata, mi faccio un frullato di fragola e… all’attacco! Vanessa si presenta in cucina. Oggi i nostri genitori rientrano tardi dal lavoro, e rimaniamo sole fino a ora di cena. – Wow, sembra buono il tuo spuntino. Fammi assaggiare! – esclama. Me lo prende dalle mani e gli dà un gran morso. – Ehi, ferma! È mio. Puoi benissimo fartene uno! – dico. – Fattelo tu, visto che questo ormai è diventato mio! Vanessa è una vera peste, crede che le sia tutto permesso perché ha cinque anni più di me. Torna qualche minuto dopo e mi fa: – Ok, marmocchia, adesso sparecchi e sali in camera a fare i compiti! – Ehi, oh! Chi ti credi di essere? Non sei mia madre, perciò lasciami in pace! – Ah, non credo proprio, visto che la mamma ha detto: “Vanessa, ti devi occupare di tua sorella finché non torniamo”. Quindi sono io che decido. E tu fai quello che ti dico, punto e basta.
T IC O
Alle otto di sera sento finalmente il portone che si apre. Mi precipito all’ingresso: è la mamma. – Non lasciarmi mai più da sola con quella strega: si crede la regina del mondo – le dico. – Cosa c’è ancora? Avete litigato, è così? Ascolta, Lulù, sono stanca, ho lavorato tutto il giorno… Sai bene che mi sforzo di organizzare al meglio la settimana… tra l’altro sarò spesso assente nei prossimi giorni. Dopo andrà meglio. Sola con Vanessa ancora per tanti pomeriggi. Mi sento male! In quel momento sbuca fuori Vanessa che esclama: – Spero che ci sarai il sabato della mia festa, avevi promesso di aiutarmi a preparare tutto! – Ma sì che ci sarò, stai tranquilla – le dice la mamma con voce dolce. E io aggiungo, con lo stesso tono: – Ma anch’io ci sarò, stai tranquilla, e anche Tim ed Elise. – COSA? – urla Vanessa. – Be’, sì – dico guardando la mamma. – Ho invitato Tim ed Elise. – Mamma, non se ne parla, non ce li voglio questi marmocchi! È la mia festa! Invito chi voglio io! E di sicuro non invito mia sorella di otto anni e i suoi amici. Il mio party non è un asilo nido! Mi aspetto che la mamma prenda le mie difese… ma niente. Mi guarda con aria imbarazzata. Sento che sto per piangere. Salgo di corsa le scale e mi butto sul letto. La mamma mi raggiunge: – Tesoro, devi cercare di capire… – Ma… snif... ho invitato Elise e Tim e poi… snif… eravamo così contenti… – Credo che forse ho una soluzione. Perché non inviti Tim ed Elise a dormire da noi la sera della festa? Se mi prometti di rimanere con loro nella tua camera e di non dar fastidio ai grandi… Ci rifletto su. Chiaramente non è bello quanto una festa, ma è già qualcosa… ho una mamma strameravigliosa! Florence Dutruc-Rosset, I libri di Lulù! Mia sorella maggiore mi comanda a bacchetta!, Edicart junior
73 73
L
ATI
T UAL E S E T A I G PO LO
IL T EST O NARR
AT IVO
IL RACCONTO AUTOBIOGRAFICO
CHE COS’È? È un racconto che narra esperienze, emozioni, ricordi, riflessioni, narrati in prima persona dall’autore o dall’autrice. LO SCOPO Ricordare e riferire esperienze, pensieri ed emozioni per conservarne memoria e farli conoscere a chi legge. IL TEMPO È un momento preciso, spesso definito da date.
I LUOGHI Sono luoghi reali.
I PERSONAGGI Protagonista è l’autore/ autrice. Gli altri personaggi sono persone presenti nella sua vita.
LA STRUTTURA Inizio Svolgimento Conclusione
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IL NARRATORE/ LA NARRATRICE È il/la protagonista che narra in prima persona.
Percorso tematico
IO E IL SOGNO
Io e il sogno In questa sezione conoscerai il racconto autobiografico e tutte le sue caratteristiche, ma non solo! Le autobiografie che incontrerai ti aiuteranno a scoprire come le persone hanno realizzato i propri sogni.
Tieni duro! Il giovane Albert Einstein è uno studente curioso che vuole conoscere “il perché delle cose”.
F
in da ragazzo ero affascinato dal fenomeno della luce. Volevo saperne di più e capire da che cosa fosse composta. Avevo spesso immaginato di poter cavalcare un raggio di luce e di muovermi con la sua stessa velocità. Ricordo che a volte ero preso in giro per la mia abitudine di perdermi nei pensieri e che i miei maestri mi rimproveravano per le domande che facevo e a cui non era magari facile dare una risposta. Molti dei miei compagni di scuola studiavano a memoria e sembrava che andasse bene così: a loro, non a me. Io volevo capire, desideravo sapere. Michela Albertini, Storie di grandi uomini e di grandi donne, Raffaello Ragazzi
Realizza il tuo sogno
L'
importante è non smettere mai di credere di potercela fare e di non richiudere il cassetto dei nostri sogni. Siamo noi che, a piccoli passi, con costanza e con preparazione, possiamo cercare di salire in alto, raggiungere il nostro sogno e, perché no, cercare di volare più vicino alle stelle. Le stelle sono distanti, ma non sono irraggiungibili, per nessuno. Le stelle sono tutti i nostri sogni, ma sono anche quella forza incredibile che ci fa superare le difficoltà, dalle più piccole e quotidiane, a quelle più serie e impegnative che la vita ci mette davanti. “I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni”. Donatella Ricci, Il record di volo in autogiro. 8399 metri sopra il cielo, Mursia
CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.
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IL
AUT O BIO GRAF IC O O T N O RACC
TI I FAT
Il racconto autobiografico è un testo che narra FATTI realmente accaduti al protagonista. Lo scopo è quello di rendere note a chi legge le proprie esperienze.
Conospcaorole le La meningite è una malattia infettiva che colpisce il sistema nervoso centrale e può avere conseguenze molto gravi.
Comprendo Che cosa vuol dire per Bebe Vio essere “un 3% solare”? ......................................................... ......................................................... ......................................................... .........................................................
Impossibile? Si può fare! C iao, io sono Bebe! Forse avete già sentito parlare di me, ma se non mi conoscete posso dirvi che sono una grafica, una schermitrice e, niente, a undici anni ho avuto la meningite. Sono sopravvissuta, anche se hanno dovuto amputarmi le braccia sotto il gomito e le gambe sotto il ginocchio. Dopo 104 giorni di ospedale, sono tornata a casa e grazie alla mia famiglia e alle tre S, cioè la scherma, la scuola e gli scout, sono rinata. E poi, sì, ho vinto due medaglie alle Paralimpiadi di Rio 2016, il Mondiale nel 2015, l’Europeo nel 2014 e nel 2016 e ho fatto tutto il resto, compreso un selfie con Obama e un sacco di altre cose che vi racconterò. Quello che mi domandano tutti è come abbia fatto, come abbia potuto una tenera e indifesa ragazzina di undici anni senza braccia e senza gambe ricominciare a vivere e raggiungere certi obiettivi. Vi sembra impossibile? A undici anni, quando appunto ho avuto la meningite e hanno dovuto amputarmi, più che tenera e indifesa, mi sono sentita male, molto male fisicamente, intendo. Specie a casa quando mi facevano le medicazioni. Un giorno durante le medicazioni mi metto a gridare. Mio padre che cosa mi dice? – Ma smettila! E goditi quello che hai perché la vita è una meraviglia.
Analizzo Qual è lo scopo della narrazione di Bebe? (Che cosa vuole raccontare a chi legge?) . ............................................................................................................................................... ............................................................................................................................................... ...............................................................................................................................................
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Secondo te, Bebe narra fatti reali o inventati?
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IL T EST O
NARRAT IVO
IO E IL SOGNO (No, mio padre non è pazzo. E sì, la capacità di guardare sempre oltre l’ostacolo e buttarla sul ridere è una dote di famiglia.) Ed è questa la mia fortuna: ho capito che, anche se non è facile, se vuoi ottenere qualcosa devi darti da fare, se vuoi realizzare un sogno, se vuoi raggiungere un obiettivo di qualsiasi tipo, se vuoi godertela devi veramente darti da fare. Ho cambiato punto di vista su quello che mi era successo e ho scelto di diventare un 3% solare, non un 3% rancoroso. In che senso? Secondo una teoria, che la mia famiglia ed io condividiamo, le persone con disabilità si dividono fra rancorosi e solari. I rancorosi sono arrabbiati con il mondo per quello che gli è successo. I solari, invece, hanno deciso di viverlo come un’opportunità. Mettetela così: in un certo senso tutti hanno le proprie disabilità. Magari voi avete tutti i pezzi al posto giusto, ma avete affrontato o state affrontando lo stesso un momento molto difficile da cui non sapete come uscire, oppure vi è successo qualcosa di brutto, avete un problema che non riuscite a risolvere, un pensiero che continua a tormentarvi, un ostacolo che per voi è una montagna. Allora scegliete di essere solari e cominciate a cambiare il vostro punto di vista su quello che vi succede. Non domandatevi: perché è successo proprio a me? Chiedetevi: cosa posso fare per ricominciare da qui? Tutto quello che ci succede è un’opportunità, a fare la differenza è solo il modo in cui lo affrontiamo.
gl Io e i ostacoli Avevi una gara sportiva e hai avuto un infortunio due ore prima!? Domani hai un’interrogazione importantissima e hai lasciato a scuola il libro? Spesso si presentano ostacoli che sembrano impedirti di realizzare qualcosa a cui tieni molto. In questi casi non arrenderti, ma cerca un altro modo per raggiungere il tuo scopo.
Bebe Vio, Se sembra impossibile allora si può fare, BUR
Insieme è più facile ividetevi in gruppi e riflettete sul seguente problema: D è la mattina della festa finale della scuola. Uno o una di voi deve recitare ma si sveglia senza voce. Che cosa fa? Ricordate le parole di Bebe Vio: “Tutto quello che ci succede è un’opportunità, a fare la differenza è solo il modo in cui lo affrontiamo”. Trovate insieme delle possibili soluzioni.
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IL
AUT O BIO GRAF IC O O T N O RACC
ORE/N L’AUT
ARRATOR
E
Il NARRATORE nell’autobiografia è anche l’AUTORE del testo, quindi la narrazione è in prima persona. Protagonista, autore e narratore sono la stessa persona.
Analizzo Rispondi oralmente. • Chi è l’autrice del racconto? • Chi è la narratrice del racconto? • Il testo è scritto in prima o in terza persona?
FRESCO DI STAMPA La mia vita dietro a un pallone racconta la storia di Sara Gama, capitana della Nazionale, della Juventus Women e ambasciatrice del calcio italiano nel mondo. Il sogno di Sara è tracciare una strada nuova per le bambine che amano giocare a pallone in modo che possano farlo senza incontrare pregiudizi e difficoltà.
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IL T EST O
NARRAT IVO
Nata calciatrice Q
uando ripenso alla mia infanzia mi vedo così: felice, all’aperto, vicina a una palla da calcio. Non saprei dire quando io abbia iniziato a giocare: mi sembra di farlo da sempre. Forse per me camminare e tirare calci a un pallone sono stati tutt’uno: ho imparato a fare entrambe le cose appena sono stata capace di reggermi in piedi. E da allora il pallone non l’ho più lasciato. – Perché non vieni anche tu con noi? Paolo, uno dei miei amici del cuore, ha iniziato da poco a giocare nei Pulcini di una squadra di calcio… La sera stessa vado da mia mamma e le dico solo: – Mamma, posso andare a giocare nella squadra di Paolo? – Sì – risponde lei altrettanto semplicemente. E così, pochi giorni più tardi, faccio il mio ingresso ufficiale nel mondo del calcio. Ho sette anni e tutto, per me, è esattamente naturale. Sono l’unica femmina in una squadra di maschi, ma non ci vedo niente di strano. In fondo è sempre stato così, sia a scuola sia al parco. Dove sarebbe la novità? Certo, al campo gli spogliatoi sono separati e io mi cambio da sola, ma chi se ne preoccupa? L’importante è iniziare a giocare prima possibile! E poi mia mamma, così come i nonni, mi assecondano da subito. Per loro, che io scelga di giocare a calcio o a pallavolo, non fa nessuna differenza: vogliono solo che io mi diverta. E quando sfidiamo le altre squadre del nostro campionato, tutte composte esclusivamente da bambini, all’inizio magari qualcuno che si stupisce, in campo o fuori, c’è. Poi però la partita inizia, mi vedono giocare e a quel punto scende il silenzio. Fra bambini, secondo me, è sempre la meritocrazia a vincere. Se sei brava in quello che fai, se ti impegni e ci metti passione, ti guadagni facilmente il rispetto e l’amicizia degli altri. Io, unica femmina in un campionato di maschi, non mi sento mai strana né fuori posto: quella è la mia dimensione. Voglio starci e ci sto. Sara Gama, La mia vita dietro un pallone, De Agostini Laboratorio di scrittura, p. 59.
IO E IL SOGNO
Sbagliare è importante S
e non sbagli, non sai che ti perdi. Lo penso davvero. A stare fermi non si sbaglia nulla, eppure è nell’azione che si ottengono risultati per arrivare a quello che oggi, in un’era dove conta molto apparire, viene chiamato successo. Solo facendo si sbaglia. È nel fallimento che si cresce. Che si vive. La vita è una bellissima avventura che può riempirsi di errori. E la verità è che non è poi così grave sbagliare. Anzi, è spesso da uno sbaglio che si apre una nuova possibilità. È come un viaggio in macchina, senza il navigatore inserito. Quanto sarebbe più facile e confortevole conoscere la strada, i tempi di percorrenza e ogni singola curva da affrontare? Faremmo tutto giusto, arriveremmo a destinazione in un attimo, non sbaglieremmo niente. Raggiungeremmo la meta che ci eravamo prefissati quasi senza fatica, e così facendo perderemmo la metà del divertimento, perché è durante il viaggio che si fanno almeno la metà dei risultati, durante le svolte impreviste, le frenate brusche o le accelerate improvvise, quando ci lanciamo alla rincorsa di qualcosa che all’inizio non sapevamo di volere, quando approfittiamo di estemporanee soste all’autogrill. Probabilmente strada facendo potremmo perfino cambiare la destinazione che avevamo in mente: ma chi l’ha detto che quella nuova non si riveli ancora più bella? E soprattutto, chi l’ha detto che una destinazione in mente ci sia sempre? Credetemi, raggiungere la meta viaggiando in questo modo, cadendo, ripartendo, è appagante. Anche quando sbagli strada. Perché il risultato raggiunto può essere di gran lunga migliore di quello previsto. Concediti di sbagliare e perdonati. E stai a vedere che cosa succede. Per me è sempre stato così.
gl Io e i sbagli Non avere paura di sbagliare. Non vivere come una tragedia ogni insuccesso, fermati a riflettere: ogni sbaglio ti insegna qualcosa .
Rifletto sulla lingua Sottolinea le voci verbali presenti nelle prime nove righe del testo.
Mara Maionchi, Se non sbagli non sai che ti perdi, Longanesi
Mi emoziono ensa a un compito sbagliato a scuola. Hai capito qual era P l’errore? Chi ti ha aiutato a comprendere il tuo sbaglio? Hai imparato qualcosa di nuovo dal tuo errore o è stata solo una brutta esperienza? Racconta sul quaderno.
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IL
AUT O BIO GRAF IC O O T N O RACC
PROTA IL/LA
GONISTA
Stephen Hawking Non arrendersi mai
Il personaggio più importante è il/la
PROTAGONISTA ,
Stephen Hawking è stato un cosmologo, fisico, matematico, astrofisico, accademico e divulgatore scientifico britannico, noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri, sulla cosmologia e sull’origine dell’universo.
che narra di sé. Gli altri personaggi sono le persone presenti nella vita del protagonista.
S
EMA Il grande CIN in classe Guardate il film La teoria del tutto nel quale viene raccontata la vita di Stephen Hawking.
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IL T EST O
NARRAT IVO
ono sempre stato un bambino molto curioso, anche se all’età di nove anni ero il peggiore della classe. Con il denaro ricevuto in occasione di vari compleanni e ricorrenze, mi ero comprato un trenino elettrico e non facevo che smontarlo e rimontarlo, per capire come funzionava, insieme a tutte le radio e agli orologi su cui riuscivo a mettere le mani. Per questo, nonostante i brutti voti, i compagni mi chiamavano “Einstein”. Crescendo, sviluppai una grande passione per la matematica. Mi iscrissi al corso di fisica, a Oxford, e cominciai una vita da studente universitario. Di lì a poco, mi accorsi di avere qualcosa che non andava: facevo fatica a tenere la penna in mano e un paio di volte ero caduto per terra come un sacco di patate… La diagnosi dei medici fu tremenda: – Hai la sclerosi laterale amiotrofica. Non solo perderai il controllo dei muscoli e quindi la possibilità di muoverti, ma ti restano solo due anni di vita. Come potete immaginare, dopo una notizia del genere ero a pezzi. Fu la mia bellissima ragazza, Jane, a salvarmi. Ci sposammo… mi laureai… passai dal camminare a fatica con il bastone all’andarmene in giro seduto su una sedia a rotelle mentre il mio cervello, invece, andava al massimo. Mi dicevo: – Sono ancora vivo, sono padre, posso indagare sull’origine di tutto ciò che esiste. Non è meraviglioso? Grazie a felici intuizioni, ho dimostrato che lo spazio e il tempo hanno avuto origine con il Big Bang e avranno una fine con i buchi neri, oggetti celesti così densi e massicci da inghiottire qualsiasi altra cosa. Ma mentre lavoravo a queste teorie, ebbi una brutta polmonite e persi l’uso delle corde vocali: per poter continuare a parlare, dovetti far ricorso a un sintetizzatore, cioè a un sistema voca-
IO E IL SOGNO le computerizzato. Per fortuna, l’umorismo e il coraggio non mi hanno mai abbandonato, neppure quando gli unici movimenti che potevo ancora fare erano minimi cenni della bocca e degli occhi e dovevo usare un sistema di riconoscimento facciale che li traduceva in parole. Continuai così a lavorare, a scrivere libri per favorire la comprensione delle leggi dell’Universo da parte della gente comune e a tenere conferenze pubbliche. Per il mio contributo alla scienza, ho ricevuto moltissimi premi, medaglie e riconoscimenti. Sono diventato popolare soprattutto perché la mia disabilità non mi ha impedito di diventare un grande scienziato. Del resto, non mi sono mai considerato superiore a nessuno: la vera intelligenza sta nella capacità di adattarsi ai cambiament. Io ho solo dimostrato di saperlo fare per tutta la mia lunga vita! AA.VV., 20 Menti Geniali che hanno cambiato il mondo, Pane e Sale
il Io e cambiamento Quando la vita non ti regala subito quello che desideri, occorre che tu sia disponibile al cambiamento: devi essere pronto/a a cambiare qualcosa di te o ad adattare i tuoi progetti alla nuova situazione.
Comprendo Chi è il protagonista di questo testo? .......................................................
Chi è l’altro personaggio di cui si parla? .......................................................... ..........................................................
Quali teorie ha dimostrato Stephen? Sottolinea nel testo la frase che ne parla.
FRESCO DI STAMPA Il libro 20 Menti Geniali che hanno cambiato il mondo contiene l’autobiografia di molti personaggi, famosi e non.
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ICONA DIS
IL
AUT O BIO GRAF IC O O T N O RACC
IL
I I LUOGH , O P TEM
Il TEMPO in cui si svolgono i fatti è ben definito. Spesso sono citate date e/o periodi precisi in cui sono avvenute le vicende. I LUOGHI dove avvengono i fatti sono reali.
Katherine Johnson è stata una matematica e fisica statunitense. Ha lavorato ai programmi spaziali della Nasa, dai primi voli a quelli che hanno portato l’uomo sulla Luna.
EMA Il grande CIN in classe Guardate il film Il diritto di contare, nel quale viene raccontata la vita di Katherine Johnson.
Analizzo Sottolinea in giallo tutte le parti che indicano lo svolgimento nel tempo della vicenda.
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IL T EST O
I miei amici numeri
NARRAT IVO
S
ono sempre stata brava con i numeri. Devo aver preso da mio padre. Anche se non aveva potuto studiare, risolveva problemi meglio delle mie maestre e quando tagliava la legna sapeva calcolare a occhio quante assi avrebbe ricavato. I numeri erano i miei amici invisibili. Contavo qualsiasi cosa, dalle formiche sul sentiero, ai passi per arrivare in chiesa. A 5 anni sapevo già leggere ed ero in seconda elementare. A 14 mi iscrissi all’università, dove il professore di matematica aveva creato un corso di geometria spaziale solo per me. A 18 ero laureata non solo in matematica, ma anche in francese. È il 1962 e John Glenn è pronto al lancio dentro una piccola capsula. Il razzo parte in mezzo a una nuvola di fuoco e scintille, oltrepassa l’atmosfera e arriva in orbita. Sette anni dopo, in una calda sera di luglio, è la volta della Luna. Grazie al lavoro del gruppo che dirigo, il comandante Neil Armstrong fu il primo uomo ad appoggiare il piede sul suolo lunare. Mentre assisto alla sua strana passeggiata sulla terra grigia, ripenso a tutto lo spazio che ho percorso nella mia vita. A tutte le cose che ho contato. Ho contato tutti i sì che mi hanno detto, e ho lasciato i no lungo la strada, perché non mi servivano. Alcuni dicono che contare è un esercizio inutile. Per me contare vuol dire sapere cos’è che conta davvero! AA.VV., 20 Menti geniali che hanno cambiato il mondo, Pane e Sale Laboratorio di Scrittura, p. 60.
IO E IL SOGNO
Il lavoro che farò Kamala Harris è la prima vicepresidente donna della storia degli Stati Uniti. È stata eletta il 20 gennaio 2021.
R
icordo ancora la prima volta che entrai nel Tribunale superiore della contea di Alameda, in California. Era il 1988 e mi era stato offerto uno stage estivo nell’ufficio del procuratore distrettuale. Sentivo di voler diventare un pubblico ministero e di voler difendere le persone vulnerabili. Era un’occasione unica per farci un’idea di come il sistema giudiziario penale funzionava dall’interno. Non dimenticherò mai la volta in cui il mio supervisore stava lavorando a un processo relativo a un’operazione antidroga. Nel corso della retata, la polizia aveva arrestato un certo numero di persone, e tra loro c’era anche una passante innocente che era stata portata via insieme a tutti gli altri. Era un venerdì pomeriggio tardi, e quasi tutti erano andati a casa per il weekend. Con ogni probabilità, quella donna non avrebbe visto un giudice fino al lunedì successivo. Ciò significava che avrebbe trascorso il fine settimana in carcere. Lavora il sabato e la domenica? Verrà licenziata? Mi chiesi. Dato ancora più importante, sapevo che a casa aveva figli piccoli. Sanno che è in prigione? Penseranno che abbia fatto qualcosa di male? Chi si sta prendendo cura di loro adesso? Tutto era a rischio per questa donna: la sua famiglia, il suo sostentamento, la reputazione di cui godeva nella sua comunità, la propria dignità e libertà. Eppure non aveva fatto niente di male. Mi precipitai dal cancelliere del tribunale e gli chiesi di iscrivere a ruolo quella causa per il giorno stesso. Lo pregai. Lo supplicai. Se il giudice avesse potuto tornare al banco solo per cinque minuti, avremmo potuto farla rilasciare. Alla fine, il giudice tornò… in un attimo la donna fu libera. Quello fu un momento cruciale della mia vita. Mi rese consapevole di come, perfino con la limitata autorità di una stagista, le persone cui la giustizia stava a cuore potevano contribuire a farla. Stavo diventando consapevole del tipo di lavoro che volevo svolgere.
il lavoro che sogno Io e Kamala ha studiato per diventare avvocato e per realizzare il suo sogno di servire la giustizia. Qual è il tuo sogno per il futuro?
Comprendo P erché Kamala Harris sogna di voler diventare pubblico ministero? .......................................................... .......................................................
Kamala Harris, Le nostre verità, La nave di Teseo
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IL
ICONA DIS
AUT O BIO GRAF IC O O T N O RACC
RU LA ST
TTURA
Il racconto autobiografico ha una STRUTTURA composta da tre parti: • INIZIO • SVOLGIMENTO • CONCLUSIONE
Analizzo R iquadra con il blu l’inizio, con il rosso lo svolgimento e con il verde la conclusione della vicenda.
Rifletto sulla lingua S crivi le parole corrispondenti alle seguenti definizioni. ..................................................
:
valutare una malattia attraverso i sintomi. ..................................................
:
Le gg o c om e a teatro Leggi il testo dopo aver evidenziato tutte le numerose virgole presenti. Ricorda che la virgola è uno stop veloce (nella mente conta “uno”).
IL T EST O
ovevo proprio stare male. Infatti cominciò a salirmi la febbre e la testa si fece sempre più pesante. Fu chiamato il dottore. Allora fui trasferita nel letto grande, con due soffici cuscini dietro la testa e una mantellina di lana sulle spalle, perché in casa non c’era il riscaldamento centrale, bensì una grande stufa di mattoni rossi nell’ingresso, che andava a legna, e un’altra a elettricità, che veniva spostata nelle stanze a seconda delle necessità. All’arrivo del dottore la diagnosi fu presto fatta: morbillo. Cominciavano a intravedersi, infatti, macchioline rosa in varie parti del corpo e un aumento notevole della febbre. Ricordo la mamma che andava e veniva dalla cucina, col tè, la minestrina calda o le mele cotte e i rumori ovattati, che provenivano dalle altre stanze, di passi, di stoviglie smosse, di voci. Ricordo la nonna, che veniva a trovarmi nel pomeriggio e si metteva a fare la calza. Ricordo il sapore dolcissimo dello sciroppo e l’odore dell’alcol per le punture. E, infine, ricordo i giorni della convalescenza, quando la mamma mi portava qualche giornalino o un libro, oppure un gioco che potevo fare anche seduta sul letto. Cristina Carmagnini, Album di famiglia, Edizioni Polistampa
periodo tra la fine di una malattia e la guarigione.
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Macchioline rosa D
NARRAT IVO
STUDIO con la I FATTI Avvenimenti realmente accaduti, rievocati dalla memoria e accompagnati da pensieri, riflessioni, emozioni, sensazioni
MAPPA
I PERSONAGGI • L’autore o l’autrice è il/la protagonista e narra la propria vita • Gli altri personaggi sono persone presenti nella sua vita IL TEMPO
I LUOGHI I luoghi reali in cui è vissuto e si è mosso il protagonista o la protagonista
IL RACCONTO AUTOBIOGRAFICO
Il passato, scandito dalle date che collocano i fatti in un tempo preciso
LO SCOPO Ricordare e riferire esperienze, pensieri ed emozioni per conservarne memoria e farli conoscere a chi legge
LA NARRAZIONE È fatta dall’autore/ l’autrice che racconta in prima persona
LA STRUTTURA • Inizio • Svolgimento • Conclusione 85
SEMPLICEMENTE IL RACCONT O AUT OBIOGRAF ICO
NON PARLO PIÙ ho allargato giustezza testo x fa entrare esubero
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IL T EST O
Già dal primo vagito avrebbero dovuto capirlo che il mio non era un vagito come gli altri: era a intermittenza, mentre i miei occhi vispi, neri come due chicchi di caffè, scrutavano i visi allarmati dei presenti. Man mano che crescevo mi accorgevo che il mondo non aveva bisogno di parole, che con gli occhi potevo capire tutto. Parlavo solo il necessario, ma la sera chiacchieravo con nonno Giulio. Solo lui poteva ascoltare le parole che non avevo detto in tutta la giornata. Lui era come me: pensava che ogni parola avrebbe rovinato le sensazioni che avvertiva. Stavamo ore nei campi, a guardare le piantine dell’orto, le caprette… Anche quello che dicevano i miei compagni di scuola per me era inutile. Mi piaceva guardarli giocare, ma come se stessi guardando un film. Mi nascondevo sotto la cattedra e da lì controllavo tutto. Spesso si dimenticavano di me e io ne ero contenta. Poi un giorno tutto cambiò. Alice ed Emma giocavano. Da sotto la cattedra decisi di ritrarle. Le bambine si erano accorte di quello che stavo facendo e mi sorridevano da lontano. Sì, sorridevano proprio a me. Incredibile! NARRAT IVO
SEMPLICEMENTE Tra me e le bambine quel giorno si era creato un filo e in quel momento credetti che le due sarebbero venute a giocare con me sotto la cattedra. Era una strana e piacevole sensazione. Ivan se ne accorse, lasciò i robot con cui stava violentemente giocando e si precipitò in scivolata lì sotto. Mi sfilò dalle mani il disegno e lo mostrò a tutta la classe. «Brutte, brutte, guarda che brutte!» gridò. Quarantotto occhi mi fissarono e io non dimenticherò mai come mi sentii in quel momento, al centro dell’attenzione di un’intera classe e delle maestre. Mi avventai su Ivan come una furia sorprendendo anche me stessa, lo afferrai per i capelli e gli strappai di mano il disegno che intanto era diventato una palla di carta. Ricevetti un pugno e fui messa in punizione. Da quel momento non parlai più. Sabrina Mengoni, Non parlo più, La Spiga
LA PROTAGONISTA Chi
è la protagonista del testo? La bambina. La nonna.
IL TEMPO I l
IL LUOGO I l
ALTRI PERSONAGGI Chi
sono gli altri personaggi?
I l nonno e i compagni di scuola. La nonna e le cuginette.
tempo in cui avvengono i fatti è: passato. presente.
luogo in cui avvengono i fatti è: fantastico.
reale.
AVVENIMENTI Q uali
fatti ricorda la protagonista?
I primi anni dell’infanzia. Il periodo della Scuola Primaria. 87
Via al ! T S TE
Scoperte in soffitta 5
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Alla mia nascita mio padre, che desiderava tanto una femmina e, per quanto direttore di banca – niente studi umanistici – era grande appassionato di storia e teatro, nel ricordo di una famosa commedia teatrale e della sposa di Alessandro Magno decise di chiamarmi Roxana. All’Ufficio Anagrafe niente da fare: quella “x” diventò una doppia “s”; così sono diventata Rossana, un nome che mi piace comunque perché non è molto comune. Il guaio è che spesso quel Rossana è diventato un più banale Rosanna, anche in qualche attestato di premi ricevuti e talvolta addirittura in taluni documenti ufficiali, il che ha portato a non poche seccature... Mia mamma ha letto spesso per la piccola Rossana che a tre, quattro anni – naturalmente non sapeva ancora leggere – tormentava sia lei che la nonna e la tata perché lo facessero al suo posto. Ero così insistente, e spesso inopportuna, che alla fine sono stata spedita in una scuola privata con un anno di anticipo, per diventare autonoma e finalmente non dipendere più dagli altri. L’amore per la lettura è cresciuto con me, ma i tempi non mi favorivano: era scoppiata la guerra, di libri per la mia età se ne trovavano pochi e quelli che si trovavano, superstiti di passate generazioni, non mi piacevano... Poi una scoperta. E che scoperta! In soffitta (e non era affatto facile arrivarci, perché non esistevano le scale retrattili, ma solo quelle di legno a pioli) fra un mucchio di cianfrusaglie ho trovato, in un angolo con tanto di polvere e ragnatele, pile di libri di quella che era stata la biblioteca di mio padre ragazzo. Soprattutto Verne, Salgari e anche Motta. A una decina d’anni mi sono trovata immersa in ambienti esotici, avventure mozzafiato, viaggi straordinari e personaggi altrettanto straordinari che mi affascinavano. Nella buona stagione, specialmente durante le vacanze estive, preventivamente munita di un cuscino, mi arrampicavo su un grosso albero di susino selvatico in fondo al giardino e mi sistemavo su una biforcazione con uno di quei libri. Il fruscio del vento mi ricordava il mare, il fitto di foglie misteriose foreste, le piccole susine rosse e aspre diventavano frutti esotici. Rossana Guarnieri, L’autore si racconta, Franco Angeli Editore
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NARRAT IVO IL T EST O
MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Riflettere sulla forma del testo. • Ricostruire il significato del testo.
VERSO L'INVALSI 1
C hi narra questo racconto?
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Narratore e protagonista sono la stessa persona. Il narratore è il papà della protagonista.
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è accanto a lei? ..................................................................................................... .....................................................................................................
Spiega con parole tue perché per la bambina venne scelto il nome Roxana.
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Perché l’autrice afferma che il suo nome è stato causa di molte “seccature”?
Perché alla protagonista piace il nome che le hanno dato? È un bel nome. È un nome comune. È un nome non comune. È un nome strano.
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Alla riga 14 Rossana si definisce una bimba: i nsistente e autonoma. inopportuna e autonoma. insistente e inopportuna. autonoma e indipendente.
In quale luogo Rossana si rifugia a leggere? Seduta sulla biforcazione dei rami di un melo selvatico. Nella soffitta della casa del padre. In cima al ramo più alto di un susino selvatico. S eduta sulla biforcazione dei rami di un susino selvatico.
Il nome Rossana è stato scambiato molte volte con il nome Rosanna. Il nome Rossana non veniva scritto sui premi che riceveva.
4
Un giorno Rossana fa una scoperta. Di quale scoperta si tratta? L a biblioteca del fratello. La biblioteca del padre da ragazzo. La biblioteca di un ragazzo. La biblioteca del nonno.
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.....................................................................................................
I mmagina la piccola Rossana a tre, quattro anni. Che cosa chiede a chi
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Nella riga 5 trovi l’espressione “Ufficio Anagrafe”. Di che cosa si tratta? D ell’ufficio dove si registrano le nascite. Di una stanza dell’ospedale. D ell’ufficio delle infermiere. D ell’ufficio del direttore sanitario.
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C on quale di queste parole puoi sostituire il termine “cianfrusaglie” (righe 23-24)? P accottiglia. Collane.
L ibrerie. Bibite.
RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?
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EDUCAZIONE NE IO Z A C DU
E
C
IVICA nel RACCONTO AUTOBIOGRAFICO
Malala e la lotta per il diritto allo studio “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo” Queste parole sono state pronunciate da Malala Yousafzai nel 2014, durante la consegna del premio Nobel per la pace.
“
[…] Questo premio non è solo per me. È per i bambini dimenticati che vogliono un’istruzione. È per i bambini spaventati che vogliono la pace. È per i bambini senza voce che vogliono il cambiamento. Sono qui per i loro diritti, per dare loro voce. […] Non è il momento di averne compassione. È il momento di agire, per fare in modo che sia l’ultima volta che a dei bambini sia negata l’istruzione. L’istruzione è uno dei beni della vita e una delle sue necessità. Me lo dice l’esperienza dei miei 17 anni di vita. Ho sempre amato la scuola e imparare cose nuove. Ricordo quando io e le mie amiche ci decoravamo le mani con l’hennè. Invece di disegnare fiori e motivi geometrici, usavamo le formule matematiche e le equazioni. […] Le cose sono cambiate. Quando avevo dieci anni, Swat, un posto di bellezza e turismo, è diventato improvvisamente un luogo di terrore. Più di 400 scuole sono state distrutte. Alle ragazze è stato impedito di andare a scuola. Le donne sono state picchiate. Innocenti sono stati uccisi. Tutti abbiamo sofferto. I nostri bei sogni sono diventati incubi. L’istruzione da diritto è diventata crimine.
”
Dal discorso di Malala Yousafzai al ritiro del premio Nobel per la pace
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MALALA YOUSAFZAI è una giovane
pakistana che si batte per i diritti civili e il diritto all’istruzione delle donne nel suo Paese, dove sono negati. Per questo nel 2012, quando aveva 15 anni, è stata gravemente ferita mentre era sul pullman che la riportava a casa da scuola. Per curarsi, ma anche per le minacce che continuava a ricevere, si è quindi trasferita in Inghilterra, ma non ha mai abbandonato la sua lotta. Nel 2014, ad appena 17 anni, ha ricevuto il premio Nobel per la pace.
P ROTAGO NISTi del F UTURO
KAILASH SATYARTHI è un attivista indiano
che si batte dal 1990 contro il lavoro minorile. Insieme alla sua organizzazione, ha liberato oltre 80 000 bambini da varie forme di schiavitù. Ha vinto il premio Nobel per la pace nel 2014, insieme alla pakistana Malala Yousafzai. Il Comitato per il Nobel ha motivato così l’attribuzione del premio: “per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione”.
Rifletto Perché Malala ha ricevuto il premio Nobel? Spiegalo brevemente. ................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................
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Che cosa pensi delle seguenti frasi, pronunciate da Malala quando ha ricevuto il premio Nobel? Discutine con i compagni e le compagne. “Realizziamo uguaglianza, giustizia e pace per tutti. Non solo i politici e i leader del mondo, ma tutti dobbiamo fare la nostra parte.”
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MINDFULNESS
NON ARRENDERSI MAI
FIDUCIA Un anello prezioso
Il brano di Stephen Hawking a pagina 80 ci insegna come la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità sia l’arma più potente per poter affrontare le piccole o grandi sfide della vita di ogni giorno e riuscire così a “non arrendersi mai”. A volte non è semplice aver fiducia in se stessi, ma ognuno di noi ha della qualità personali che ci possono aiutare: nel caso
Un giovane si recò da un famoso saggio: – Sono venuto qui, maestro, perché mi sento così inutile che non ho voglia di fare nulla. Mi dicono che sono incapace, che non faccio bene niente e che sono maldestro. Come posso migliorare? Che cosa posso fare perché mi apprezzino di più? Il maestro gli rispose senza guardarlo: – Mi dispiace, ragazzo. Non ti posso aiutare perché prima ho un problema da risolvere. Dopo, magari... E dopo una pausa aggiunse: – Ma se tu mi aiutassi, magari potrei risolvere il mio problema più in fretta e dopo aiutare te. – Con molto piacere – disse il giovane esitante, sentendosi di nuovo sminuito visto che la soluzione del suo problema era stata rimandata ancora. – Bene – rispose il maestro. Si tolse un anello che portava al mignolo della mano sinistra e, porgendolo al ragazzo, aggiunse: – Prendi il cavallo che c’è là fuori e va’ al mercato. Ho bisogno di vendere questo anello perché devo pagare un debito. Vorrei ricavarne una bella sommetta, per cui non accettare meno di una moneta d’oro. Il giovane prese l’anello e partì. Giunto al mercato iniziò a offrire l’anello ai mercanti, che lo guardavano con un certo interesse finché il giovane diceva il prezzo. Quando il giovane menzionava la richiesta di una moneta d’oro, alcuni si mettevano a ridere, altri giravano la faccia dall’altra parte e soltanto un vecchio gentile si prese la briga di spiegargli che una moneta d’oro era troppo preziosa in cambio di quell’anello. Pur di aiutarlo, qualcuno gli offrì una moneta d’argento e un recipiente di rame, ma il giovane aveva istruzioni di non accettare meno di una moneta d’oro e rifiutò l’offerta. Dopo avere offerto il gioiello a tutte le persone che incrociava al mercato – e saranno state più di cento – rimontò a cavallo demoralizzato per il fallimento e intraprese la via del ritorno. Quanto avrebbe desiderato avere una moneta d’oro per portarla al maestro e aiutarlo a liberarsi dalle sue preoccupazioni. Così avrebbe ottenuto il suo consiglio e l’aiuto. Appena arrivato, entrò nella stanza del maestro: – Maestro – disse – mi dispiace.
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di Stephen, la curiosità, l’umorismo e il coraggio. Inoltre, avere a fianco persone che credono in noi (lui aveva la sua ragazza Jane) ci permette di sentire la loro fiducia nei nostri confronti e in questo modo possiamo riscoprire di avere a disposizione tutta la forza e l’energia necessarie per affrontare le fatiche e superare gli ostacoli che possiamo incontrare. Non è possibile ricavare quello che chiedi. Magari sarei riuscito a ottenere due o tre monete d’argento, ma credo di non poter ingannare nessuno riguardo al vero valore dell’anello. – Quello che hai detto è molto importante, giovane amico – rispose il maestro sorridendo. Proseguì: – Prima dobbiamo conoscere il vero valore dell’anello. Rimonta a cavallo e vai dal gioielliere. Chi lo può sapere meglio di lui? Digli che vorresti vendere l’anello e chiedigli quanto ti darebbe. Ma non importa quello che ti offre: non glielo vendere. E ritorna qui con il mio anello. Il giovane riprese di nuovo a cavalcare. Il gioielliere esaminò l’anello alla luce della lanterna, lo guardò con la lente, lo soppesò e disse al ragazzo: – Puoi dire al tuo maestro, ragazzo, che se vuole vendere il suo anello oggi stesso, non posso dargli più di cinquantotto monete d’oro. – Cinquantotto monete? – esclamò il giovane. – Sì – rispose il gioielliere. – So che avendo più tempo a disposizione potremmo ricavare circa settanta monete d’oro, ma se ha urgenza di vendere… Il giovane si precipitò dal maestro tutto emozionato a raccontargli l’accaduto. – Siediti – disse il maestro dopo averlo ascoltato. – Tu sei come questo anello: un gioiello unico e prezioso. E come tale puoi essere valutato soltanto da un vero esperto. Perché pretendi che chiunque sia in grado di scoprire il tuo vero valore? E così dicendo si infilò di nuovo l’anello.
Il significato della storia Prova tu, con parole tue, a dire che cosa ti ha insegnato questa storia.
Rifletto P rima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione… Prova a chiudere gli occhi e fai attenzione solamente al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce, e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa… Sarà l’insegnante, trascorsi un paio di minuti, a chiederti di riaprire gli occhi e proseguire il lavoro. Qual è il tema principale della storia? La fiducia in se stessi. Il valore dei soldi. Il rispetto degli altri. La paura di fallire. Come si sente il giovane quando gli dicono che è un incapace e non sa fare niente?
Tu hai fiducia in te stesso o in te stessa? Chi sono le persone che ti danno fiducia e riconoscono ciò che sai fare?
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L'autobiografia nell’Arte
L'Autobiografia si trasforma in autoritratto Vincent Van Gogh è nato in Olanda nel 1853. Iniziò a disegnare da bambino, ma soltanto a 30 anni decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Era affascinato dal ciclo delle stagioni e dai ritmi della natura. Quando dipingeva tendeva a dare colpetti di pennellate di un certo spessore, interrotte e punteggiate, vorticosamente allungate; una tecnica definita punto e tratto. Sai che Van Gogh ha realizzato nella sua vita circa una quarantina di autoritratti? Con essi non voleva celebrare la propria immagine, il proprio ruolo d’artista, ma tentava di mettere sulla tela la propria personalità e i propri tormenti.
rova anche tu a dipingere il tuo autoritratto aiutandoti con uno P specchio. Osserva le linee del tuo volto e cerca di “mettere sulla carta” ciò che provi in quel momento. Sulla tavolozza trova il colore più adatto per dipingere la pelle del tuo viso.
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Vincent Van Gogh, Autoritratto, 1889
L'autobiografia nella Musica
“Musicare” la vita: Emanuele Aloia
Vincent Van Gogh, Girasoli, 1889
Le persone possono raccontare episodi della propria vita anche attraverso le parole di una canzone. Tantissimi cantautori hanno scritto e cantato brani in cui hanno parlato della propria vita, delle proprie emozioni, delle proprie storie d’amore. Emanuele Aloia, giovanissimo cantautore torinese, è giunto al successo fra il 2019 e il 2020 cantando canzoni in cui parla di sé. Fra i suoi pezzi c’è “Girasoli”, canzone che parla d’amore prendendo ispirazione dal quadro “I Girasoli” di Van Gogh. A proposito di questa canzone, Emanuele scrive: «Il fiore più romantico non è la rosa. Il fiore più romantico è il girasole, perché ha occhi solo per il sole. Passa tutta la sua vita a guardarlo, senza mai stancarsi, nonostante abbia la consapevolezza che non potrà mai appartenergli».
GIRASOLI di Emanuele Aloia Nei tuoi occhi ho visto i girasoli di Van Gogh E ti ho sentita più vicina per un attimo Ho dato tutto ciò che avevo fino a perderlo Il nostro amore come arte in ogni secolo 95
b a l m e t Diventare una fisica: S Fabiola Gianotti EDUCAZIONE
Conospcaorole le Il bosone di Higgs è una particella che ha il compito di dare massa alle particelle che formano la materia.
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Da piccola voleva fare la ballerina. Poi la pianista. Infine la Fisica. Nessuna incongruenza: la Fisica è la scienza che unisce le fratture del mondo e fonde tutto, anche la musica e la fantasia. Oggi è la prima donna a dirigere il CERN, il più grande laboratorio di Fisica del pianeta. Fabiola Gianotti nasce a Roma nel 1960. Frequenta il liceo classico e consegue il diploma di pianoforte al Conservatorio: percorsi apparentemente molto distanti da quella che sarà poi la carriera che la condurrà a diventare una delle donne più influenti al mondo. La scelta di conseguire la laurea in Fisica presso l’Università di Milano nasce dalla curiosità di scoprire come sono fatte le cose. Continua i suoi studi conseguendo il dottorato di ricerca in Fisica sub-nucleare e vincendo una borsa di studio biennale bandita dal CERN di Ginevra. A seguito di questa esperienza viene assunta definitivamente come ricercatrice del Dipartimento di Fisica per poi essere eletta, nel 2014, Direttrice Generale dell’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (CERN): la prima donna a ricoprire un simile incarico.
Nel corso della sua carriera professionale ha partecipato a importanti progetti, uno fra tutti l’esperimento “Atlas”, del quale è stata coordinatrice internazionale dal 2009 al 2013, noto per aver fornito i dati che portarono alla scoperta del bosone di Higgs. “Il bosone di Higgs è una particella molto speciale: potrebbe essere una porta verso una nuova Fisica”, aveva dichiarato entusiasta all’Ansa la Gianotti aggiungendo: “In questo momento così entusiasmante per la Fisica, essere a capo del CERN è un lavoro bellissimo, […] una collaborazione internazionale fatta di ricercatori di tutto il mondo, all’insegna della pace”. Nel 2012 il celebre settimanale americano “Time” le ha dedicato la copertina, inserendola come quinta in classifica nella lista “Personality of the year”. Nel 2017 è entrata a far parte della Top 100 delle donne più potenti al mondo stilata dalla rivista Forbes. Il percorso di Fabiola Gianotti ci insegna che il successo e i grandi traguardi si raggiungono solamente con tanto lavoro, determinazione, passione e curiosità.
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Una v Scie
ita
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Con la guida dell’insegnante, fate una ricerca in Internet sul CERN. Preparate una presentazione in PowerPoint per illustrare le ricerche svolte nel più grande Centro di ricerca di Fisica al mondo e mostrare i laboratori e gli strumenti in essi utilizzati.
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Una giovane che ama la ricerca, la scienza e la conoscenza deve perseguire i propri ideali senza mollare, perché il rimpianto potrebbe essere molto forte.
Fabiola Gianotti Hai anche tu il sogno di addentrarti nei misteri della materia per scoprire com’è composta e quali leggi la regolano? Quello che ti occorre è: u n diploma di scuola superiore; b uone conoscenze di base in Matematica e materie scientifiche; u na laurea in Fisica. La Fisica è una materia molto ampia, quindi devi scegliere l’indirizzo del corso di laurea. Fabiola Gianotti ha scelto la fisica sub-nucleare, per poi specializzarsi in particelle elementari, cioè le più piccole componenti della materia.
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b a l m e t Diventare un architetto: S Renzo Piano EDUCAZIONE
Conospcaorole le Ostinata vuol dire: testarda. ostile.
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Renzo Piano è nato a Genova il 14 settembre 1937. Quindi ha quella che lui chiama con un po’ di ironia “una certa età”. Ma gli anni che passano non hanno diminuito quella sua grande creatività che ancora oggi, a più di ottant’anni, non conosce pause e lo porta a realizzare progetti e opere, spesso sorprendenti, in varie parti del mondo. Per spiegare quella sua “certa età”, a chi lo interroga Renzo Piano dce che quelli come lui, nati all’inizio, durante o alla fine della guerra mondiale, sono cresciuti con la speranza rivolta al futuro, a tutto quello che sarebbe accaduto nel tempo. Una speranza positiva, costruttiva, ostinata, che superava tutti gli ostacoli. In seguito ha capito che fare progetti e costruire edifici era anche altro. Si costruisce per la gente, per la società. Ricorda quando nel gennaio 1977 fu inaugurato il Beaubourg, il Centre Pompidou di Parigi. Il regista Roberto Rossellini, presente all’inaugurazione, gli suggerì di guardare, piuttosto che l’edificio, gli occhi della gente che guardavano l’edificio, la loro reazione. Da allora Renzo Piano non ha più perso l’abitudine, a ogni edificio ultimato, di osservare attentamente la faccia della gente e il riflesso dell’edificio nei loro occhi.
L’altro aspetto che ha condizionato la sua vita, Renzo Piano ama sottolinearlo, è il fatto di essere nato e cresciuto nella periferia di Genova, a Pegli, in una famiglia di piccoli costruttori. Da bambino Renzo passava le giornate in cantiere a guardare i lavori, seduto sui mucchi di sabbia o di mattoni. Questo crescere con la consuetudine dei cantieri gli ha lasciato dentro tracce profonde, soprattutto l’idea che costruire sia sempre un’attività straordinaria. Un grande stimolo della creatività è il confronto con altri Paesi e importanti sono i viaggi, che portano alla scoperta di altre culture. “È come andare in una grande biblioteca a cercare un libro. Solitamente ci si va per cercare un determinato libro, ma spesso se ne trovano altri che non si cercavano e di cui non si conosceva neppure l’esistenza. C’è la sorpresa, c’è la scoperta” ha spiegato Renzo Piano che di viaggi, di incontri e di metaforiche biblioteche nei suoi tanti spostamenti ne ha visitate tante.
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Quello dell’architetto è un mestiere d’avventura: un mestiere di frontiera, in bilico tra arte e scienza, al confine tra invenzione e memoria, sospeso tra il coraggio della modernità e la prudenza della tradizione. L’architetto fa il mestiere più bello del mondo perché, su un piccolo pianeta dove tutto è già stato scoperto, progettare è ancora una delle più grandi avventure possibili.
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R enzo Piano
Una v Scie
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Una delle ultime realizzazioni di Renzo Piano in Italia è stata la ricostruzione del ponte Morandi di Genova, crollato nel 2018. Con la guida dell’insegnante, cercate immagini in Internet del vecchio ponte e di quello costruito su disegno di Renzo Piano e fate un confronto. Divisi in gruppi, cercate in Internet altri ponti “celebri” e compilate delle carte d’identità per ciascuno, con un programma di videoscrittura.
Oltre a costruire edifici straordinari, Renzo Piano ha sempre avuto un’attenzione particolare per le città, tenendo presente, nelle sue realizzazioni, non solo l’uso degli edifici, ma anche l’ambiente che li circonda. Se anche tu vuoi seguire le orme di Renzo Piano, devi conseguire la laurea in Architettura; dopo, puoi scegliere di specializzarti in diversi rami tra cui: l ’urbanistica, che studia l’organizzazione degli spazi nelle città; l ’architettura paesaggistica, che si occupa della progettazione di paesaggi per preservarli e inserire in essi in modo armonioso le nuove realizzazioni; l a bioarchitettura, attenta in particolare ai materiali e all’impatto delle nuove realizzazioni sull’ambiente.
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GI A T S E L
ON I
Natale Si dice che in quella stagione dell’anno in cui si festeggia il santo Natale il canto del gallo si oda di notte. Gli spiriti, dicono, restano quieti, la notte è salubre, benevolo il cielo, le streghe non tramano alcun sortilegio. È un tempo di grazia, di pace infinita. William Shakespeare, Amleto, atto I, scena I
Conospcaorole le Collega ogni parola al suo significato.
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Salubre
Magia, incantesimo.
Sortilegio
Che fa bene alla salute.
L'IN V E R
Un albero di Natale... di cartone
NO
OCCORRENTE un interno di rotolo di carta igienica • un cartoncino verde piuttosto consistente • colore a tempera marrone • ritagli di carta natalizia • pennarelli glitter dorati e argentati • fogli di carta A4 • matita • forbici • colla
PROCEDIMENTO
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Dipingi con la tempera marrone il rotolo di carta igienica: sarà il tronco dell’albero di Natale.
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Quando il colore è asciutto, fai due tagli verticali alti circa 4 cm su due lati opposti del rotolo: qui dovrai incastrare la chioma dell’albero.
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Disegna la sagoma dell’albero sul foglio di carta A4. Calcola un’altezza di 20 cm circa. Ricorda che devi disegnare solo la chioma, senza il tronco!
Ora puoi decorare l’albero come vuoi. Usa la carta natalizia per ritagliare e incollare stelline e palline di Natale, e il glitter per disegnare fili dorati e argentati. Non dimenticare la stella sulla punta!
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Ritaglia questa sagoma, e appoggiala sul cartoncino verde e usala come modello per ritagliarlo.
Lascia asciugare la colla, quindi incastra l’albero nei tagli che hai praticato sul rotolo di carta igienica.
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GI A T S E L
ON I
Le gg o c om e a teatro Dividetevi in gruppi di quattro. Ognuno legge ad alta voce e interpreta un ruolo: il narratore, Topino, Orso e Tilda.
Comprendo Perché Tilda nella prima parte del racconto è insoddisfatta? Perché desidera andare sulla Luna. Perché il razzo che ha scolpito non le è venuto bene. Perché è delusa quando arriva sulla Luna?
Tilda e la Luna S
i avvicina il Natale. Mentre fuori nevica, Tilda, Orso e Topino preparano l’albero. Il giorno dopo splende il sole. È una bellissima giornata per sciare. Tilda, però, sembra pensierosa. I tre amici giocano all’aperto. – Facciamo dei pupazzi di neve! – propone di punto in bianco Topino. – Certo, evviva! – risponde Orso. Tilda comincia subito a raccogliere la neve, la compatta, la modella. Ecco fatto! Tilda ha scolpito un bellissimo razzo, ma sembra insoddisfatta, sospira. – Che cosa c’è che non va? – le chiede Topino. – Tilda, sei triste? – le domanda Orso. – Ma no, sto bene - li tranquillizza lei. – Solo che… vorrei andare sulla Luna. Finalmente è Natale. I tre amici non vedono l’ora di scambiarsi i regali. – Ecco, Tilda, questo è per te! – le dicono in coro Orso e Topino. Cosa ci sarà nel grande pacco per Tilda? Un casco da astronauta! – È bellissimo, grazie! – dice Tilda commossa. Finalmente può realizzare il suo sogno: andare sulla Luna.
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Qual è l’insegnamento che trae dal suo viaggio? ................................................................. .................................................................
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È arrivato il momento di partire. Tilda non sta più nella pelle. Saluta i suoi amici, ma con la testa è già fra le stelle. – Non dimenticare la merenda! – le urla Topino correndole incontro con un cestino!
L'IN V E R Finalmente il razzo si posa sul suolo lunare. Tilda scende dalla scaletta, si prepara un bel discorso: – Questo è un piccolo passo per una renna… – declama a gran voce, ma poi si interrompe. Si rende conto che non c’è nessuno ad ascoltarla e ci rimane un po’ male. Decide di andare a fare un giro. Il cielo stellato è spettacolare, così vasto da farla sentire piccolissima. Proprio quando pensa di essersi persa, ecco spuntare una capsula spaziale. Ha un’aria familiare, le ricorda qualcosa. Tilda è incuriosita, bussa, ma nessuno risponde. Si guarda intorno, poi decide di entrare. L’interno è accogliente, però non c’è nessuno. Tilda può finalmente togliersi il casco. È stanca e un po’ affamata. Quando apre il cestino, ci trova una sorpresa: fra i biscotti e le ciambelle salta fuori un tubetto colorato. La capsula spaziale si riempie di bolle di sapone. Una è così grande che Tilda ci si specchia dentro e rimane a bocca aperta: nell’immagine riflessa non è sola, ci sono anche Orso e Topino! Sono di nuovo insieme e ridono felici. Tilda non vede l’ora di rimettersi in viaggio verso casa.
NO
Mi emoziono ilda ottiene il regalo che T tanto desidera; poi però si accorge che in realtà quel regalo non ha valore se non può condividerlo con i suoi amici. Hai mai riflettuto sui doni che ricevi? Qual è il vero valore di un dono?
– Com’è andata sulla Luna, Tilda? – le chiede Orso. – Hai trovato quello che cercavi? – le domanda Topino. – Sì, ho trovato voi! – risponde lei abbracciando gli amici. NON IMPORTA QUANTO LONTANO TU TI SPINGA IN CERCA DI AVVENTURE, SONO GLI AMICI A SCALDARTI IL CUORE. Umberto Sebastiano, Tilda e la Luna, La Spiga Edizioni
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GI A T S E L
ON I
Finestre sul Natale l Natale è uno dei periodi più attesi dell’anno. È la festa della luce: cade infatti in concomitanza con il solstizio d’inverno, dopo la giornata più corta dell’anno, e celebra anche il “ritorno alla luce”, il momento in cui le giornate tornano ad allungarsi. Non tutti festeggiano il Natale, ma esistono molte tradizioni diverse legate alla festa della luce. Nelle case di chi festeggia il Natale in questo periodo compaiono dei simboli che ci ricordano questa festività: non solo il presepe o l’albero di Natale, ma anche addobbi realizzati con candele, pigne e rami d’abete. Ecco alcune idee per usare i rami di abete e le pigne per dare un tocco natalizio alla tua casa.
Più della metà degli alberi di Natale sono sintetici, in genere di plastica: più facili da gestire ma non rispettosi dell’ambiente. Pensa che la produzione di un albero di Natale di plastica medio, del peso di circa 10 chilogrammi, richiede l’utilizzo di circa 20 chilogrammi di petrolio! Al posto degli abeti, quindi, meglio usare i cimali, ovvero le punte degli alberi tagliate durante le normali potature: ecologici e decorativi!
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L'IN V E R
NO
Puoi realizzare una decorazione con un cestino in cui disporre i rametti alternandoli a qualche pallina di Natale.
Puoi legare insieme due o tre rametti di abete, alternarli con qualche ramo di agrifoglio o decorarli con pigne e fiocchi rossi e appenderli alla porta d’ingresso per dare il benvenuto a chi arriva.
Puoi prendere qualche rametto di abete, qualche bacca e delle pigne e metterli in una ciotola con delle candele, per la tavola di Natale. Puoi anche divertirti a creare uno gnomo insolito da tenere sulla tua scrivania. Vesti i rami di abete con un vecchio berretto, fagli un naso rotondo con del cotone e usa dei guanti vecchi per le mani.
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L
ATI
T UAL E S E T A I G PO LO
IL T EST O NARR
IL RACCONTO FANTASTICO CHE COS’È? È un testo narrativo che racconta storie create dalla fantasia, straordinarie o possibili con aspetti fantastici. LO SCOPO Far sognare, stimolare la fantasia e l’immaginazione.
I LUOGHI Sono realistici o fantastici.
IL TEMPO È il periodo in cui si svolge la vicenda. Spesso è indefinito.
I PERSONAGGI Sono le persone, gli animali o gli oggetti che si muovono nella storia. Possono essere: realistici o fantastici. Il personaggio principale è il/la protagonista. Gli altri sono personaggi secondari.
LA STRUTTURA Inizio Svolgimento Conclusione
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IL NARRATORE/ LA NARRATRICE Può essere: • interno/a • esterno/a
AT IVO
IL RACC ON T
La penna della maestra C
iao, io sono la penna della Maestra Laura: lavoro difficile il mio, ma anche bellissimo! Sono lunga e sottile, sono fatta di plastica trasparente e indosso un grazioso cappuccio verde perché il mio inchiostro è verde. Laura mi adora per il mio colore: secondo lei usare il verde è un modo gentile per far notare gli errori senza offendere nessuno. Abito in un astuccio decorato con dei disegni di bellissimi lupacchiotti; non sto molto nella mia casetta, però, perché sono la penna preferita della maestra e lei mi porta sempre in giro con sé. Quasi tutte le mattine andiamo a scuola e subito mi toglie dall’astuccio e mi usa per aiutare i suoi alunni e le sue alunne a scrivere: sottolineo ripetizioni, indico sinonimi e suggerimenti. Talvolta finisco nelle mani di qualche bambino che ha dimenticato la penna a casa e allora sono guai! Una volta Laura mi ha prestato a un bambino che mi mordicchiava tutta; un’altra volta una signorinella mi ha usata come scalpello per fare un buco nel banco; un’altra volta ancora una bambina non mi ha restituita e mi ha portata a casa sua dove me ne ha fatte di tutti i colori! Se sopravvivo alla mattinata, torniamo a casa verso le 13,15. Dopo una breve pausa la maestra mi toglie di nuovo dall’astuccio e mi usa per correggere i compiti di grammatica: oh, se voi sapeste che brutte cose mi tocca sottolineare!!! Laura, però, non si spaventa e mi fa scrivere sempre “parole belle”: ottimo lavoro, bene, impegnati di più, sforzati e farai meglio. È convinta che tutti gli errori siano necessari per crescere e per diventare grandi. Spesso la maestra mi fa lavorare anche la sera perché mi usa per scrivere le poesie e i racconti che la sua fantasia le suggerisce. Alcune volte lavoriamo fino a mattina, ma non sentiamo la fatica perché è come se stessimo viaggiando insieme: io sono le ali sulle quali lei fa volare le sue parole.
O FAN T
AST IC O
CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.
Laura Stano
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O FAN T N O C IL RAC S I PER
ONAG
T AST IC O
GI
Nel racconto fantastico i PERSONAGGI possono essere persone o animali reali che vivono esperienze straordinarie, creature fantastiche (maghi, folletti, mostri…) oppure oggetti che prendono vita.
Analizzo Folletta è un personaggio: r eale. fantastico. Aada è un personaggio: r eale. fantastico. Spiega a voce le caratteristiche di questi due personaggi.
Conospcaorole le Il troll è un leggendario abitante dei boschi. Afflitto significa che prova dolore, triste.
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IL T EST O
NARRAT IVO
La Folletta Sincera F
olletta è triste perché si sente assai diversa, non sa raccontare storie né cantare canzoni, magie non ne sa fare, né impedire cattive azioni. Sul serio, lei è la Folletta più strana che ci sia. Quand’era piccola, la zia un incantesimo le appioppò: “D’ora in poi verità, sempre e soltanto”, solenne dichiarò. Essere la Folletta Sincera è la sua maledizione, deve dire sempre la verità, in qualsiasi situazione. La Folletta in una finestra di periferia s’infila perfetta, e vede una bimba infagottata in una vestaglietta: sul bordo del letto a un cuscino s’afferra mentre piange nella stanza con tante scatole per terra. – E tu chi sei? – dice la bambina. – Sono Folletta Sincera; vengo in volo da un paese un bel po’ più in là, fiondata qui da un troll che non sopporta la verità. – Come ti capisco! – dice la bimbetta con un sorriso un po’ afflitto. Solleva lo sguardo e fissa mesta il soffitto. – Mi chiamo Aada, si scrive con tre A e dopodomani devo traslocare da qua. La Folletta Sincera prova simpatia. – Se tu sei la Folletta Sincera, allora dimmi la verità: potrò restare con tutti i miei amici in questa città? Mio padre manterrà il lavoro? – Stammi a sentire Aada, c’è ben poco da fare: la verità può far male, nessun lo può negare. Dovrai cambiar casa, perderai i tuoi amici e questo è un gran peccato. Ci son cose che non ci si può far niente, per quanto tu sia brava e intelligente. Però stammi a sentire e fattene una ragione: nella vita, si sa, non tutto va a perfezione, ma tu sei giovane e la tua vita sarà magica, sarà buffa, felice e qualche volta pure tragica. Sei una combattente. Non te lo scordare. Come il buio nel cielo le stelle fa brillare, scoprirai cose belle anche nelle avversità. I giorni difficili aiuteran-
IL RACC ON T no a formare la tua personalità. Che tutto sia perfetto, neanche conviene, non si distinguerebbe il meglio dall’abbastanza bene. Ti farai nuovi amici, buoni come quelli di adesso, anche loro ti scalderanno il cuore lo stesso. Le cose più belle devono ancora venire. Certo la vita non è mica tutta rose e fiori, ma andrà tutto bene e ne vedrai di tutti i colori. Insomma, grandi giorni ti aspettano, te l’ho detto, e farai tanti bei sogni, ogni volta che vai a letto. Il futuro cambia sempre, la vita è un bel miscuglio, e la speranza ci sta bene, come fiori su un cespuglio. Aada ascolta attenta, Aada non si sente sola, Aada assorbe tutto, non perde una parola. Aada capisce che la Folletta ha ragione, la felicità l’attende anche se ora ha un gran magone. – Ti ringrazio, Folletta Sincera, ora so le cose come stanno; magari piango oggi, ma non piangerò tutto l’anno. È tutto così strano che mi fa girar la testa. Aada si alza con aspetto compunto. – Senti – le dice, – per fare un riassunto, hai detto che sta a noi sceglierci la vita: se resti con me, è una scelta garantita. Un’ottima minestra insieme possiamo mangiare! La Folletta ancora oggi vive là. Mai più costretta a nascondere la sua verità. È questo il gran vantaggio di trovare un’amica affine.
O FAN T
AST IC O
Le gg o c om e a teatro Dividetevi in coppie e interpretate il testo dando voce alle protagoniste. Cercate di trasmettere emozione a chi vi ascolta.
Comprendo Rispondi oralmente. • Perché Folletta e Aada sono tristi? • Che cosa propone Aada alla Folletta?
Matt Haig, La Folletta Sincera, Edizioni E/O
Mi emoziono ensa ad Aada e a Folletta. Interpretandole avrai provato diverse emozioni/sensazioni. P Sai individuare quali? Completa la tabella e confrontala con i compagni e le compagne.
Folletta
Aada
Emozione/Sensazione
Perché?
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Laboratorio di scrittura, pp. 63-64.
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O FAN T N O C IL RAC
ICONA DIS
I LU
T AST IC O
OGHI
I LUOGHI possono essere reali oppure fantastici.
Analizzo I n quali luoghi si svolge la vicenda? N ella casa della protagonista. In un sotterraneo incantato.
Comprendo C he caratteristica straordinaria ha la bambina? .........................................................
Scrivo Immagina: come continua il racconto? Scrivilo sul quaderno.
Le gg o c om e a teatro Insieme a un amico o un’amica che interpreterà il libro, leggi il racconto. Fate molta attenzione perché nei dialoghi sono presenti tre punti interrogativi. Ricordate di fermarvi, nell’attesa della risposta, contando “uno-due” nella mente.
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IL T EST O
NARRAT IVO
Le voci dei libri C’
era una volta una bambina ribelle e sognatrice. I grandi la trovavano un po’ strana. Le piaceva stare in compagnia, ma ogni tanto si appartava come se avesse un segreto. In effetti il segreto c’era: la bambina sentiva delle voci che nessun altro poteva udire. Le sentiva soprattutto quando andava a dormire. Una notte si alzò dal letto e capì che venivano dalla camera del nonno, che era chiusa da quando lui se n’era andato. Dentro alla camera c’era un’antica biblioteca. La bambina aprì con cautela la vecchia porta. Il buio, l’odore di inchiostro, la polvere l’accolsero, c’era un gran silenzio. Ma quando accese la luce sentì un coro festoso di voci. Erano i libri, contenti che lei fosse venuta a interrompere la loro solitudine. Da ognuno usciva una voce o un richiamo differente. Da un libro di mare usciva un rumore di onde, da un romanzo d’amore una musica e schioccar di baci, da un poema greco la voce tonante di una divinità… Dall’ultimo scaffale prese un libro. – Grazie – disse il libro. – Tienimi con te: leggimi e fammi leggere. Sarò il tuo amico magico e ti accompagnerò tutta la vita. La bambina mise il libro sul comodino e tornò sotto le coperte. Ma sentiva che le pagine crepitavano come se il libro fosse agitato. – Che cosa c’è? – gli chiese. – Non ti interessa conoscere la mia storia? Il mio segreto? – Certo, raccontami. – Anche noi nasciamo con un destino, proprio come voi umani. Molti libri nascono ricchi, in pochi esemplari ben rilegati e illustrati, costosi e tenuti in bell’ordine, ma non sempre letti. Altri nascono con migliaia di fratelli e sorelle, e invadono con le loro copie le librerie e le biblioteche. Stefano Benni, La bambina che parlava ai libri, Feltrinelli Laboratorio di scrittura, p. 65.
IL RACC ON T
Mattina a Globulopoli A
Globulopoli c’è sempre traffico. La città, costruita su un reticolo di canali dall’acqua color fragola, ha un porto vivace, con decine di barche e tutto si svolge con l’ordine di un orologio. Quella mattina Jack il Rosso stava riposando sulla sua barca, ormeggiata nell’insenatura del Porto Grande. Un sorriso soddisfatto gli attraversava il viso tondo e simpatico: Jack, anche nel sonno, era molto orgoglioso del suo lavoro! Faceva parte, infatti, della grande famiglia GoccinRossi Trasportatori che a Globulopoli avevano un compito molto importante: portare in tutto il paese le bolle energetiche, un alimento indispensabile alla vita degli abitanti. All’improvviso uno spruzzo gelato colpì Jack in pieno viso. Si sporse dalla barca e riconobbe una risata: – Jimmy! Sei tu? Ciao Jeppy, ciao Johnny, che ci fate qui? Erano i suoi cugini, che appartenevano alla famiglia dei GoccinBianchi, i Guardiani della città. Con i loro parenti abitavano ai confini di Globulopoli, in palazzi alti come torri. Jack si guardò intorno preoccupato, perché di solito i GoccinBianchi si muovevano dalle loro case solo in caso di pericolo. Stava forse succedendo qualcosa? – Ahahah, sei impallidito, sembri quasi uno di noi! Tranquillo, niente guai in vista, per il momento! – scherzarono Jimmy, Jeppy e Johnny. Erano a cavallo di tre potenti acquascooter. Jack si accorse che c’era anche Patty, la sua migliore amica. Jack vedendola, recuperò tutta l’energia e scattò in piedi… scivolando rovinosamente sulla barca! Che figuraccia! Guardò la scia di bolle energetiche che tingevano il cielo di rosso: erano scappate fuori dal suo zaino. – Te le raccolgo io! – disse Johnny. – Oggi non è proprio la tua giornata! – scherzò Jeppy.
O FAN T
AST IC O
Analizzo In quale luogo è ambientata la vicenda? ............................................................
Esiste nella realtà? Sì
No
Da che cosa lo capisci? ............................................................ ............................................................ ............................................................
Mi emoziono i è mai capitato di fare una T “figuraccia”? Che cosa hai provato? Vergogna. Tristezza.
Indifferenza. Rabbia.
FRESCO DI STAMPA Una divertente battaglia all’interno del corpo umano: è quella che puoi leggere nel libro Jack il Rosso e il grosso guaio a Globulopoli, che ti trasporterà in un mondo di fantasia e ti farà vivere tante avventure.
Chiara Patarino, Jack il Rosso e il grosso guaio a Globulopoli, Il Battello a Vapore
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O FAN T N O C IL RAC
T AST IC O
EMPO IL T
Nei racconti fantastici il TEMPO è indefinito.
In inglese Collega. bolla di sapone
princess bridge
principe principessa
soap bubble
ponte
prince
Analizzo I l tempo in cui si svolge la vicenda è: ............................................................
S ottolinea l’espressione che ti ha permesso di rispondere.
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IL T EST O
NARRAT IVO
Una strana casa C’
era una volta un principe che viveva in una bolla di sapone. Nella bolla di sapone c’erano un letto, un lampadario di cristallo, un frigorifero per la lattuga e i ravanelli, un fornello e una boccetta d’olio. La boccetta d’olio non serviva per condire la lattuga, ma per tenere ben oliati i cardini della porta, che era di sapone come ogni altra cosa. Avrete notato che nella bolla di sapone non c’era un lavandino: il principe, infatti, non aveva alcun motivo per lavarsi, prima di tutto perché era un principe, e poi perché in una bolla di sapone c’è un grande odore di pulito. La bolla di sapone se ne andava in qua e in là, sulle ali del vento, che sono trasparenti, sottili e arrivano dappertutto. Un bel giorno di primavera la bolla di sapone andò a finire in una via di Amsterdam e il principe si accorse subito di essere atterrato in una città dove le cose sono un poco più strane che altrove, perché un topo fece miao, un gatto fece bau, e un cane diede una leccata alla bolla e se ne andò starnutendo bollicine. – Una strana città – disse il principe, che aprì il frigorifero e si mangiò un ravanello.
IL RACC ON T
O FAN T
AST IC O
Comprendo Spalancò la porticina della bolla, che fece clac, e uscì. “Devo ricordarmi di dare l’olio ai cardini” pensò il principe, che aveva spesso di questi pensieri trasparenti e insaponati. Ad Amsterdam, che non per caso viene chiamata la Venezia del Nord, tutte le cose sono innumerevoli: non si contano i comignoli e i canali, né i sorrisi o gli animali. Ma ci sono due cose che sono un po’ più innumerevoli di tutte le altre: i ponti e i piedi. I ponti servono per passare sopra i canali senza bagnarsi i piedi, e i piedi... i piedi si sa a cosa servono. Il principe aveva la faccia tonda e sorridente, un mantello giallo e i piedi scalzi... e dovette passare sopra diciotto ponti prima di arrivare da un ciabattino. Non appena il ciabattino, che era vecchio e panciuto, lo vide, gli disse: – Principe, non sta bene che un principe vada in giro scalzo. – E voi come lo sapete che sono un principe? – fece il principe. – Perché siete tutto puzzolente di sapone, signore – disse il ciabattino... Andrea Molesini, Aznif e la strega maldestra, BUR Ragazzi
Sottolinea la descrizione della casa del principe. Leggi il testo e per ogni risposta formula la domanda. Segui l’esempio. Risposta: In una bolla di sapone. Domanda: Dove viveva il
principe?
Risposta: Un lavandino. Domanda: ................................. ............................................................ ............................................................
Risposta: In una via di Amsterdam. Domanda: ................................. ............................................................
Rifletto sulla lingua
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C olora la divisione in sillabe corretta.
Risposta: Siete tutto puzzolente di sapone.
fri-gor-ife-ro
fri-go-ri-fe-ro
fr-igor-ife-ro
Domanda: .................................
cia-bat-ti-no
ci-a-bat-ti-no
ci-abat-ti-no
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star-nu-ten-do
sta-r-nu-te-ndo
star-nut-en-do
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O FAN T N O C IL RAC E RRAZ LA NA
T AST IC O
ION
La NARRAZIONE può essere fatta: • in prima persona, da un personaggio che partecipa alla vicenda (narratore interno); • in terza persona, da qualcuno che non fa parte della storia (narratore esterno).
Analizzo Q uesto racconto è narrato in: p rima persona. terza persona. C hi narra è quindi: un personaggio che fa parte della storia. q ualcuno che non fa parte della storia.
Scrivo “Insieme brilliamo di quella luce che è data solo dall’amicizia”. L’amicizia è una cosa straordinaria, ci aiuta nei momenti difficili e rende più belli i momenti di gioia. Che cos’è per te l’amicizia? Scrivilo sul quaderno.
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IL T EST O
NARRAT IVO
Nel buio della notte L
a Luna guardò incuriosita il puntino luminoso accanto a sé. Non aveva mai visto una stella così: piccina, ma luminosissima. – Chi sei, piccolina? – Ciao, grande Luna, sono la Stellina che la sera sorge per prima, insieme a te. – Ah sì? Perché? – chiese la Luna. – Tu hai bisogno di me per brillare nell’immensità della volta celeste – rispose quella. – Son qui da milioni di anni, non ho avuto mai bisogno di nessuno. Che sciocchezze dici? – Non importa da quanto tempo sorgi da sola, Luna. Ora hai trovato me. Non sei più sola! – insistette la Stellina. La Luna si stizzì e bofonchiò: – Come sei presuntuosa, piccolina. Io son qui da sempre. Tutti mi ammirano, non ho bisogno di te! La Stellina non si perse d’animo e ribatté: – Sei immensa e bellissima, grande Luna, ma sei un corpo celeste freddo. Qualche minuto prima che il Sole vada a dormire, io appaio nel cielo e brillo, annunciando il tuo arrivo. Io illumino la tua immensa freddezza e tu dai un senso al mio brillare. – Che cosa significa? Anch’io sarei dunque importante per te? – domandò stupita la Luna. – Certamente! Senza di te, mi perderei nella vastità del cielo. La mia luce gialla con te diviene dorata e magnifica. Gli umani, dalla Terra, mi vedono brillare e sanno che a breve tu giungerai. Tu e io diamo origine a qualcosa di unico: insieme brilliamo di quella luce che è data solo dall’amicizia. Tutti ci ammirano perché creiamo pura magia. E ciò avviene solo se siamo insieme. Il Sole sorse, e le due dovettero andarsene... forse sono ancora là che parlano... Laura Stano
STUDIO con la I FATTI • I mmaginari, che non potrebbero mai accadere nella realtà •R ealistici ma con elementi fantastici
MAPPA
I PERSONAGGI • Persone a cui accadono fatti straordinari, animali che parlano e oggetti che si animano • Creature immaginarie come fate, folletti, maghi, draghi, orchi…
I LUOGHI • Realistici (o verosimili), cioè che potrebbero esistere nella realtà • Immaginari
IL TEMPO
IL RACCONTO FANTASTICO
LA NARRAZIONE I fatti possono essere raccontati: • i n prima persona dal/dalla protagonista o da un personaggio della storia • i n terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna
Spesso indefinito: un giorno, una volta, tanto tempo fa…
LO SCOPO Far sognare, stimolare fantasia e immaginazione, mostrare la realtà sotto altri punti di vista…
LA STRUTTURA • Inizio • Svolgimento • Conclusione
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SEMPLICEMENTE IL RACCONT O FANTAST ICO
GATTO O CANARINO? Tutto è cominciato una mattina in cui mi ero alzato per andare a fare colazione. Terry si trovava già in cucina. Stava dipingendo un gatto. E quando dico “dipingere un gatto”, non intendo che lo stava disegnando sulla carta. Stava proprio pitturando un gatto vero. Di un bel giallo brillante! «Magari ti sembrerà una domanda stupida» dissi «ma perché stai dipingendo quel gatto di giallo?» «Semplice Andy, perché lo sto trasformando in un canarino» rispose lui. Stavo per dire che non basta dipingere un gatto di giallo per trasformarlo in un canarino, quando lui disse: «Certo che basta. Stai a guardare!» e portò il gatto gocciolante di vernice sul davanzale della finestra. «No!» gridai, mentre Terry teneva il gatto sospeso nel vuoto. E poi lui lo lasciò andare. Ma non avrei dovuto allarmarmi. Il gatto non precipitò. Gli spuntarono due alucce sulla schiena, dopo di che emise un cinguettio e svolazzò via. «Hai visto?» gridò Terry trionfante. «Te l’avevo detto!». Andy Griffiths - Terry Denton, La casa sull’albero di 13 piani, Salani
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IL T EST O
NARRAT IVO
SEMPLICEMENTE I PERSONAGGI Chi
sono i personaggi del racconto?
Q uando
avvengono
i fatti?
ue fratelli D e un canarino. Due fratelli e un gatto. L’ELEMENTO FANTASTICO Q ual
IL LUOGO
IL TEMPO
è l’elemento fantastico?
Un mattino. Un pomeriggio.
D ove
avvengono i fatti? A casa. A scuola.
L’AVVENIMENTO FANTASTICO Che
cosa succede di fantastico (inverosimile)?
Al gatto spunta il becco. Al gatto spuntano le ali.
Un gatto vola e cinguetta. Un canarino miagola.
D ove
c’è l’immagine completa la didascalia; dove c’è la didascalia disegna e colora.
Una mattina Andy si alza e va in cucina.
In cucina, vede il fratello Terry
Terry prende il gatto, apre la finestra e lo tiene sospeso in aria.
Sorpresa! Al gatto spuntano due
che
...................................................................................................
ali e
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Via al ! T S TE
Il blocco della scrittrice 5
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30
Quando entro a casa sua, zia Lily ha finito di disporre in file ordinate i trentasei biscotti glassati allo zenzero appena sfornati e sta mangiando cetriolini sottaceto che pesca da un vasetto di vetro. – Non so che storia scrivere. Sono come una barca a vela senza vela. Ho bisogno di aiuto, di un pizzico di magia. Ho messo un annuncio per un assistente – mi spiega. All’improvviso bussano alla porta. La zia respira a fondo. Apre la porta… C’è un uomo che indossa un alto cappello. Ha con sé un cane con il pelo marrone e liscio e una lunga coda. – Le ho portato la magia che sta cercando – dice l’uomo. – Magia? – chiede zia Lily. – Si, lo ha scritto. E io le ho portato Rex. – dice lui. Rex agita la sua grossa coda. L’uomo dà a zia Lily il suo biglietto da visita. Lei lo passa a me. C’è scritto Maxwell il mago. – Non avevo mai incontrato un mago – osserva zia Lily. – Onoratissimo, allora – risponde Maxwell con un inchino. – Rex ha lavorato con me per molto tempo – spiega Maxwell. – Ma adesso è stufo. Può farle da assistente. – Che cosa sa fare Rex? – chiede zia Lily. – Ah, praticamente tutto quello di cui ha bisogno – risponde Maxwell. L’uomo deposita a terra un sacco di cibo per cani e due ciotole. E poi porta dentro una morbida cuccia per cani. Si china per dare un bacio sulla testa a Rex, poi sparisce. – Be’, posso dire che ho un assistente – dice zia Lily. Rex va alla scrivania. Con il muso impila in modo ordinato i fogli sparsi. Poi raccoglie con i denti quelli sul pavimento. Avvicina una sedia a quella di zia Lily e ci si siede sopra. La zia è al computer. Comincia a scrivere. E io penso una cosa assurda. Un pensiero incredibile. Rex sa leggere! Rex allunga una zampa e come per magia inserisce una virgola nel testo di zia Lily, poi un punto e virgola. Lei va avanti a scrivere. Un minuto dopo si volta e accarezza il muso di Rex. Patricia Maclachlan, Quel prodigio di Rex, Harper Collins
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NARRAT IVO IL T EST O
MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Riflettere sulla forma del testo. • Ricostruire il significato del testo.
VERSO L'INVALSI 1
Q ual è l’elemento fantastico di questo brano?
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La comparsa del mago e il cane. I biscotti allo zenzero. L’annuncio di zia Lily. La nipote.
Maxwell prima di andare via che cosa lascia in casa per Rex? ..................................................................................................... ..................................................................................................... ..................................................................................................... .....................................................................................................
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La vicenda si svolge a casa: della nipote di zia Lily. d i zia Lily. di Maxwell. di Rex.
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.....................................................................................................
Che cosa fa zia Lily quando la nipote arriva a casa sua?
Alla riga 4 con la similitudine “sono come una barca a vela senza vela” zia Lily intende dire che è:
..................................................................................................... .....................................................................................................
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Chi è la persona che bussa alla sua porta? Un venditore. Un aspirante assistente. Un mago. Un vicino.
Che cosa aggiunge Rex nel testo che ha cominciato a scrivere zia Lily? U na frase. Una virgola e un punto e virgola. Una virgola e un punto interrogativo. U n punto esclamativo e una virgola.
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una scrittrice senza idee. una scrittrice che non possiede una barca. una scrittrice che possiede una vela, ma non una barca. n on è una scrittrice.
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Leggi le righe 25-27. Prima di sedersi vicino a zia Lily, Rex compie alcune azioni: quali?
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Cucina biscotti e mangia cetriolini sottaceto. Mangia biscotti e cetriolini sottaceto. Cucina una torta e mangia cetriolini sottaceto. Cucina e mangia solo cetriolini sottaceto.
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Alla riga 7 leggi l’espressione “respira a fondo”. Quest’espressione vuol dire che zia Lily: h a difficoltà a respirare. f a esercizi di respirazione. h a molta paura. è emozionata e cerca di calmarsi.
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Quale delle seguenti parole non è sinonimo di “assistente”? Aiutante. Braccio destro.
Collaboratore. Insegnante.
RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?
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E
DUC
NE AZIO
C
IV I C A
nel RACCONTO FANTASTICO
Il pesce (s)palla Nato per ultimo da una “covata” di piccole rotondissime uova di pesce palla, si è trovato ben presto allontanato e deriso da tutti i suoi fratelli, ovviamente perfettamente rotondi come palline da ping-pong. – Perché nessuno mi vuole? – si chiedeva angosciato davanti al fuggifuggi generale dei pesci degli abissi. – Un vero (s)prodigio della natura! – ghignavano in coro le sardine vedendolo apparire. Insomma, per lui la vita fu dura fin dalla nascita: nel mare di Bell’Onda non c’era posto per pesci asimmetrici come lui, un pesce palla a metà! Per essere più precisi era una palla un po’ sgonfia da un lato, con una sporgenza, nella parte soprabranchiale, come se avesse ingoiato una squadra da geometra con l’angolo retto in alto: una spalla, per l’appunto. – Oh, uno scherzo della natura! – gli gridò una razza mentre paso c s sava da lì. Cono parole le – Essere inutile! – lo mortificava la lunga murena ogniqualvolta Forse a volte hai pensato lo vedeva passare davanti al suo anfratto-tana, dal quale osservaSoprabranchiale: la che studiare fosse solo un va l’andirivieni marino dei vari pesci. – Non lo mangerei neppure zona che si trova sopra dovere!!! Sai che in alcuni se fosse l’unico pesce del mare! le branchie, l’organo che Paesi ci sono bambini e – Cercherò lavoro e mi riscatterò! – pensava sconsolato il povero permette ai pesci bambine ai quali è negato di respirare. andare a scuola? Il periodo (S)pallino. Ma capite anche voi che, in quelle anomale condizioni, era imCorrucciato: arrabbiato di lockdown dovuto alla possibile trovare lavoro in un mare di pesci simmetrici. epandemia, malinconico. ti ha aiutato a capire il valore della Un giorno un’anguilla, vedendolo girovagare a vuoto, corrucciaMar deimeglio Sargassi: nella tuamare vita? Elenca to e triste, lo avvicinò, folgorata da un’idea geniale. èscuola il nome di un che cosa ti èAtlantico, mancatovicino – Che ne diresti di accompagnarmi a fare quattro passi nel Mar dell’Oceano della scuola mentre eri in dei Sargassi? Il viaggio per me è lungo e faticoso. Chi meglio di alle coste dell’America. didattica a distanza. te potrebbe farmi da “spalla da viaggio”?
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– Oh, ma certo, ho sempre desiderato di vedere acque diverse, più limpide, più aperte e accoglienti di queste. Ci sto! – rispose entusiasta il pesce (s)palla. Ben presto si sparse la voce e chi prima lo aveva disprezzato ora lo rincorreva per onde e correnti, nella speranza di trovare in lui un appoggio per i lunghi viaggi transoceanici, e via con il passaparola. – Non ci sono, non se ne trovano... non esistono i pesci spalla! Ma com’è questa storia... che specie di pesce è? Prenotalo per domani, se lo trovi... – era il vociare muto in fondo al mare. E lui, con un piglio d’orgoglio, a tutti rispondeva: – No, non posso, sono già occupato... Fu così che si accorse, per la prima volta, quanto fosse bello essere considerato unico, irripetibile, utile e desiderato da tutti.
P ROTAGO NISTi del F UTURO
Anna Rosa Pedrelli
Rifletto Hai letto un racconto: di paura. fantastico.
d’avventura.
realistico.
Nessuno accetta l’ultimo nato della covata dei pesci palla perché: è rotondo come una pallina di ping pong. sembra una palla sgonfia. il suo corpo non è simmetrico. Chi si avvicina al povero (S)pallino e gli fa una proposta che lo rende felice? Una sardina. Una razza. Un’anguilla. Un pesce palla. (S)pallino è diverso fisicamente ed è evitato da tutti. Il povero pesce è solo e molto triste perché si sente rifiutato e non amato. Ora rifletti sulle parole scritte nei cartellini e colora di giallo quelle che esprimono l’accettazione e il rispetto per gli altri.
indifferenza
cordialità
scontrosità
incontro
rispetto
conflitto
rifiuto
generosità
scontro
accoglienza
amicizia
derisione
comprensione
prepotenza
collaborazione
ascolto
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S S E LN
MINDFULNESS FUL
D N I M
ACCETTAZIONE
LA FOLLETTA SINCERA La storia di Aada e della Folletta Sincera che hai letto a pagina 108 racchiude il segreto del non giudizio, cioè dell’accettare tutto quello che ci succede cercando di viverlo nel modo più sereno possibile, sapendo che prima o poi tutto passa. Ogni cosa può avere dei vantaggi ma allo stesso tempo anche degli svantaggi; niente è completamente positivo o negativo, dipende
La storia del vecchio contadino La storia racconta di un vecchio contadino che per anni aveva coltivato i suoi raccolti lavorando moltissimo. Un giorno il suo cavallo fuggì e i vicini gli dissero che era stata proprio una sfortuna perderlo, ma il contadino rispose “forse”. Il cavallo, il giorno seguente, tornò insieme ad altri tre cavalli. I vicini dissero che era una meraviglia ma il contadino rispose di nuovo“forse”. Il giorno dopo il figlio del contadino provò a cavalcare uno dei nuovi cavalli ma si ruppe una gamba. I vicini gridarono alla sfortuna e l’agricoltore risposte ancora una volta “forse”. Il giorno seguente dei soldati vennero ad assoldare giovani uomini nell’esercito, ma il figlio del contadino non venne chiamato dato che aveva la gamba rotta. I vicini dichiararono che era stata una vera fortuna. Ma il contadino, come sempre, rispose “forse”.
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NON anche dai punti di vista. Tutto può cambiare e quello che all’inizio sembra brutto e fa stare male, quasi per magia può trasformarsi in qualcosa di nuovo, di inaspettato e regalare grande gioia. Per questo dobbiamo imparare a non giudicare troppo gli eventi e a lasciar correre, accettando quello che ci accade giorno per giorno.
Il significato della storia Prova tu, con parole tue, a dire che cosa ti ha insegnato questa storia.
ACC ETTA ZION GIUD E IZIO
Rifletto Prima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione… Prova a chiudere gli occhi e fai attenzione solamente al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa… Sarà l’insegnante, trascorsi un paio di minuti, a chiederti di riaprire gli occhi e proseguire il lavoro. Qual è il tema principale della storia? Non giudizio. Paura. Tristezza. Meraviglia. Perché il contadino risponde sempre “forse”? Che cosa ci vuole dire?
Ti è mai capitato che qualcosa che sembrava negativo, alla fine, sia diventato positivo?
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LIBRO l u s A R T S FINE
A
UnaCOLT S
A
La storia di due topolini cattivi C’era una volta una bellissima casa delle bambole; era di mattoni rossi con finestre
L’AU DIO
bianche e aveva delle vere tende di mussola, una porta d’ingresso e un camino. Apparteneva a due bambole di nome Lucinda e Jane. Lucinda non si preoccupava mai di preparare i pasti; Jane era la cuoca, ma anche lei non cucinava mai, perché la cena era stata comprata già pronta, in una scatola piena di trucioli. C’erano due aragoste rosse e un prosciutto, un pesce, un budino e qualche pera e arancia. Se aveste provato a staccarli dai piatti non ci sareste riusciti, però erano estremamente belli da guardare. Una mattina Lucinda e Jane erano uscite per una passeggiata. Nella stanza dei bambini regnava il silenzio. A un certo punto si udì un lieve rumore in un angolo accanto al camino, dove si apriva un buco sotto il battiscopa. Tom Thumb mise fuori la testolina per un attimo e subito dopo la ritirò dentro. Tom Thumb era un topo. Un minuto dopo anche Hunca Munca, sua moglie, mise fuori la testa; e quando vide che nella stanza dei bambini non c’era nessuno, si avventurò fino all’incerata posta sotto il contenitore del carbone. La casa delle bambole stava proprio di fronte, sull’altro lato del camino.
Tom Thumb e Hunca Munca attraversarono il tappeto e spinsero la porta d’ingresso. Andarono al piano superiore e sbirciarono nella sala da pranzo. Poi squittirono di gioia! Una bella cena era apparecchiata sulla tavola! C’erano cucchiai di stagno, coltelli e forchette di piombo e due sedie per le bambole, ed era tutto così invitante! Tom Thumb si mise subito al lavoro per affettare il prosciutto, che era di un bel rosso lucente striato di giallo. Il coltello si piegò e lo ferì e lui si infilò il dito sanguinante in bocca. – Non lo hanno cotto abbastanza, è ancora duro. Prova tu, Hunca Munca. Hunca Munca si alzò in piedi sulla sua seggiola e infilzò il prosciutto con un altro coltello di piombo. – È duro come i prosciutti del formaggiaio! – disse Hunca Munca. Il prosciutto schizzò via dal piatto con un sobbalzo e rotolò sotto il tavolo. – Lascialo perdere – disse Tom Thumb – e dammi del pesce, Hunca Munca. Hunca Munca provò con tutti i cucchiai di stagno, uno dopo l’altro. Niente da fare, il pesce era incollato al piatto. Allora Tom Thumb si arrabbiò sul serio. Mise il prosciutto al centro del pavimento e lo colpì con la paletta della cenere: bang, bang, smash, smash! Il prosciutto si sbriciolò in mille pezzi, poiché sotto la vernice lucida non c’era altro che gesso. A quel punto non ci fu più limite alla furia causata dalla delusione a Tom Thumb e Hunca Munca. Ruppero il budino, le aragoste, le pere e le arance.
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IL RACC
ON T O
FAN T
AST IC
Poiché il pesce non voleva saperne di staccarsi dal piatto, lo infilarono nella carta crespa rossa che fungeva da fuoco dentro il camino, dove peraltro si rifiutò di bruciare. Tom Thumb si arrampicò su per la canna fumaria della cucina e spuntò dalla cima pulito: non c’era fuliggine. Mentre Tom Thumb era nella canna fumaria, Hunca Munca subì una nuova delusione. Su un ripiano trovò alcuni contenitori, le cui etichette dicevano: «Riso», «Caffè», «Salsa». Però una volta che li ebbe capovolti non ne caddero fuori che dei granelli rossi e blu. Allora quei topolini si misero all’opera per compiere tutti i maldestri che potevano, specialmente Tom Thumb! Estrasse gli abiti di Jane dal cassettone e li buttò fuori dalla finestra del primo piano. Ma Hunca Munca era parsimoniosa. Dopo aver tirato fuori metà delle piume dal guanciale di Lucinda, le venne in mente che anche a lei avrebbe fatto comodo un letto di piume. Con l’aiuto di Tom Thumb portò al piano di sotto il guanciale e lo trascinò oltre il tappeto. Non fu facile farlo passare attraverso il buco d’ingresso della tana ma alla fine ci riuscirono. Poi Hunca Munca tornò indietro e prese una sedia, una libreria, una gabbia per uccelli e diverse cianfrusaglie. La libreria e la gabbia per uccelli non ci fu verso di farle passare attraverso l’apertura. Hunca Munca le lasciò dietro il contenitore del carbone e andò a prendere una culla. Hunca Munca stava tornando indietro con un’altra sedia, quando si udirono delle voci sul pianerottolo. I topi corsero nella loro tana e le bambole fecero il loro ingresso nella stanza dei bambini. Che spettacolo si presentò alla vista di Jane e Lucinda! Quest’ultima si sedette sulla cucina ribaltata e rimase a fissarla, Jane si appoggiò alla credenza sorridendo, ma nessuna delle due fece commenti. La libreria e la gabbia per uccelli furono recuperate da dietro il contenitore del carbone, ma la culla e alcuni abiti erano rimasti a Hunca Munca, così come stoviglie, padelle e parecchie altre cose utili. La bambina proprietaria della casa delle bambole disse: – Vestirò una delle bambole da poliziotto! Ma la bambinaia più saggiamente disse: – Metterò una trappola per topi. E questa è la storia dei due topolini cattivi. Ma così malvagi non erano, in fin dei conti, perché Tom Thumb pagò per tutto quello che aveva rotto. Trovò una moneta un po’ ammaccata da sei pence sotto il tappeto e la vigilia di Natale lui e Hunca Munca la misero in una delle calze di Jane e Lucinda. Adesso ogni giorno al mattino presto, quando tutti ancora dormono, Hunca Munca arriva con scopa e spolverino e fa le pulizie nella casa delle bambole. Beatrix Potter, Poesie e storie classiche di Natale, Einaudi
Conospcaorole le Collega ogni Trucioli Incerata Pence
parola al suo significato. Stoffa resa impermeabile. Il plurale di penny, una moneta inglese. Striscioline di legno.
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O
L
ATI
T UAL E S E T A I G PO LO
IL T EST O NARR
IL RACCONTO STORICO
AT IVO
CHE COS’È? È un racconto che narra vicende reali o verosimili accadute in un determinato periodo storico.
LO SCOPO Far conoscere usi e costumi di epoche lontane attraverso il racconto di una storia appassionante.
I FATTI Sono ispirati a vicende realmente accadute in quel periodo storico.
IL TEMPO È un preciso periodo storico.
LA STRUTTURA Inizio Svolgimento Conclusione
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I LUOGHI Sono reali. Sono quelli del periodo storico di cui si narra, che conosciamo grazie agli studi degli storici e dalle storiche.
I PERSONAGGI Presentano le caratteristiche e i comportamenti delle persone che vivevano nel periodo storico di cui si parla. Possono essere persone realmente esistite o verosimili.
IL RACC ON T
La fine del grande re assiro VII secolo a.C. a Ninive, capitale del Regno Assiro. Tiglath Assur è un guerriero assiro, figlio del Re.
-S
ono Tiglath Assur, figlio di Sennacherib il Glorioso, il Terrore delle Nazioni e le mie parole hanno il suono della verità, come monete d’argento. Il grande re Sargon, signore del mondo, padre di mio padre, stava portando la guerra nel paese dei Kullumiti, combattendo contro un popolo che viveva nelle tende, vagando da una fonte d’acqua all’altra. Sulle montagne a oriente Sargon condusse le armate di Assur affinché quei nomadi assaggiassero la nostra potenza e fossero ricacciati nel deserto, per non venire a turbare mai più le ricche terre di Akkad e di Sumer lungo i veloci flutti del Tigri. Il ventesimo giorno dopo che il suo esercito ebbe bagnato i sandali nel grande fiume Turnat, il re ordinò di montare l’accampamento su un pianoro fra i dirupi. Egli decretò che tutti si fermassero là per due notti per rinfrescarsi lo spirito e ritrovare le forze. Quella notte egli festeggiò con i suoi ufficiali, ma sulle montagne i Kullumiti spiavano e aspettavano. Nell’ora in cui le tenebre sono più fitte, subito prima del baluginare dell’alba, i cavalieri kullumiti arrivarono con le torce accese in mano; galoppando in mezzo all’accampamento calpestavano le tende dove i soldati dormivano, dandole alle fiamme. Gli uomini furono uccisi senza le armi in pugno. Non riuscivano nemmeno a rendersi conto di quanto avveniva intorno a loro prima di cadere colpiti a morte… E poi fu tutto finito. Veloci com’erano venuti, i nemici si ritirarono tornando al galoppo fra le loro montagne. Così avvenne, dunque, che il re morì fra quelle montagne, caduto in battaglia, ucciso da banditi le cui arti più raffinate erano il ladrocinio e la cura delle capre. Il figlio, mio padre, dovette pagare gli assassini per riavere il suo corpo.
O ST O R
IC O
CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.
Conospcaorole le I l pianoro è un piccolo altopiano.
Nicholas Guild, L’Assiro, Fanucci Editore
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O ST T N O C IL RAC GHI
O R IC O
LUO TI E I T A F I
I FATTI narrati nel racconto storico sono vicende reali o verosimili accadute in un determinato periodo storico. Anche i LUOGHI descritti sono reali o verosimili, sempre relativi al periodo storico di cui si parla.
In inglese Collega. Maestro
Thief
Mercante
Teacher
Ladro
Merchant
Conospcaorole le L’ossidiana è una pietra di colone nero, simile al vetro. L’onagro è una specie di asino.
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IL T EST O
NARRAT IVO
Una giusta punizione N
ella bisaccia che Alagar portava in spalla era nascosta una tavoletta d’argilla, avvolta in un panno bagnato per evitare che si seccasse. Il giorno prima, a scuola, era riuscito a sottrarla dallo scaffale. Per fortuna il maestro Damuzu non se n’era accorto, altrimenti gli avrebbe dato una bella tirata d’orecchie. Il maestro era buono e non usava mai la frusta, come faceva la maggior parte degli altri insegnanti. “Gli allievi hanno le orecchie sulla schiena” era la tiritera che ripetevano in continuazione. Tuttavia farsi sorprendere a rubare sarebbe stato imperdonabile. Suo padre, come ammonimento, gli raccontava spesso la storia del mercante Jushur. – Era appena trascorso il quindicesimo giorno dal sorgere del dio Nanna, che risplendeva e illuminava il cammino della notte. Jushur era di ritorno da un lungo viaggio nella lontana Anatolia. – Perché era andato laggiù? – aveva chiesto Alagar. – Per prendere l’ossidiana. Dalle rive del lago Van aveva caricato su una barca i preziosi blocchi neri e, navigando lungo il Tigri, aveva raggiunto la città di Lagash, dove il Tigri incontra il fratello Eufrate. – E da lì la merce com’è giunta fino a Ur? – Su un carro, trainato da due onagri. – Che viaggio lungo! – Sì, figliolo: lungo e faticoso. Ma anche utile per molti artigiani. E soprattutto per me. – Perché? – Perché con l’ossidiana di Jushur, insieme all’oro e ai lapislazzuli, ho adornato il copricapo della principessa Pu-Abi. – Tu sei un grande orafo, padre, e io ti ammiro molto.
IL RACC ON T – Non è questo che mi interessa dirti, bensì la misera fine che ha fatto Jushur. – Continua, padre. – Mentre insieme ad alcuni servi che affiancavano il carro percorreva su un onagro l’ultimo tratto di strada, Jushur fu preso dai morsi della fame. Allora si introdusse in un frutteto che si trovava lungo la via per sfamarsi con alcune mele. E, siccome erano dolci e mature, ne riempì una bisaccia. Disgraziatamente per lui, due schiavi che trascinavano l’aratro lo videro e, temendo essi stessi di essere incolpati e frustati per il furto, richiamarono con grida e gesti il proprietario del campo. – Che accadde dopo? – Jushur fu scortato dal proprietario del campo fino al cospetto del funzionario Haskim. Sentendo quello che era accaduto, il funzionario lo costrinse al pagamento di 50 scicli d’argento. Questa però non fu la punizione più severa. – Ne ebbe un’altra? – Sì, ma non la ricevette dal funzionario, bensì da coloro che lo conoscevano e commerciavano con lui. Chi avrebbe ancora potuto fidarsi di un ladro? Ricevette la vergogna di tutti, compresa la mia. Sentendo risuonare nella mente le parole del padre, ad Alalgar vennero le gambe molli. Si rasserenò pensando che comunque lui era stato molto attento nel sottrarre la tavoletta: a scuola ce n’erano tantissime, una in più o in meno non avrebbe fatto la differenza. Flavia Franco, Sulle rive del Tigri, Gruppo editoriale Raffaello
O ST O R
IC O
Analizzo I fatti sono: v erosimili. di fantasia. I luoghi menzionati sono: r eali. i mmaginari. Sottolinea i luoghi menzionati nel testo.
Mi emoziono I maestri sumeri usavano metodi poco gentili durante le lezioni. Tu come ti sentiresti se ti trattassero come Alagar?
Le gg o c om e a teatro Formate gruppi da tre e leggete interpretando i vari ruoli: il narratore, il padre e Alagar.
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O ST T N O C IL RAC
ICONA DIS
SO I PER
O R IC O
NAGGI
I PERSONAGGI sono persone realmente esistite oppure personaggi di fantasia ma verosimili, che presentano le caratteristiche delle persone che vivevano nel periodo storico scelto.
Comprendo Chi è il protagonista di questo racconto? ........................................................
Chi sono gli altri personaggi? Maia, la balia. Horemheb, il generale. S hedut, il maestro.
Analizzo P rendi in considerazione i personaggi del racconto e rispondi. Tuth è un personaggio: s torico, realmente vissuto. v erosimile.
EMA Il grande CIN in classe Guardate in classe il film Disney Bernie e il giovane faraone: tante avventure ambientate nel Museo Egizio di Torino!
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IL T EST O
NARRAT IVO
Il giovane faraone T
uth era un principe molto giovane: aveva nove anni e di lui si occupava Maia, la balia. Tuth non era un guerriero ma si dimostrava molto intelligente e dava grandi soddisfazioni allo scriba che gli insegnava a leggere, a scrivere e la storia dell’Egitto. Il generale Horemheb lo teneva in grande considerazione. – Tuth è piccolo e si appoggia a un bastone per camminare, ma la sua intelligenza è notevole. Sarebbe un grande re – diceva. Quando il faraone morì, i dignitari di corte si presentarono al principe Tuth, accompagnati da Horemheb. – L’Egitto ha bisogno di un nuovo faraone. I sacerdoti e i generali hanno deciso che tu sarai il sovrano dell’Egitto – gli dissero. Tuth aveva dieci anni. La prima volta venne incoronato nella città di Akhetaton con il nome di Tuthankaton. In seguito, raggiunta Tebe, lo incoronarono all’interno del tempio dedicato al dio Amon e cambiarono il suo nome in Tuthankamon. Quando ebbe circa diciotto anni, faticava a muoversi. I medici di corte cercarono di guarirlo, ma purtroppo Tuthankamon morì. Horemheb decise di costruire per il sovrano una tomba prestigiosa nella Valle dei re. Quando fu pronta, si formò un lungo corteo per accompagnare il sarcofago. La vecchia balia Maia, nel momento in cui si stava per chiudere la tomba, disse: – Invoco per Tuthankamon la protezione eterna degli dèi dell’Egitto. La morte verrà a colpire colui che profanerà questa tomba! Sia maledetto chiunque tenterà di interrompere il sonno eterno del faraone. Luisa Mattia, La maledizione del faraone, Gribaudo
Laboratorio di Scrittura, p. 69.
IL RACC ON T
IC O
IL TEM PO
Qin Shi Huangdi –N
on ci sfuggirai! Morirai, come hai fatto morire tutti noi! Qin Shi Huangdi si sveglia di soprassalto, madido di sudore, nel suo giaciglio imperiale. “Ancora questo maledetto sogno!” Egli sogna che alcuni nemici, fatti da lui trucidare al tempo dell’unificazione dell’impero, lo seguono nel tentativo di accoltellarlo. Lui scappa, scappa… ma viene raggiunto, colpito a morte… Il sogno è così reale che Qin Shi Huangdi si chiede se è ancora vivo. Si alza e corre nel giardino del palazzo imperiale. Respira a fondo. Quel sogno lo perseguita da anni e non lo fa più riposare. Dietro di lui c’è Xian Gi, il suo fedele servitore che per lui darebbe la vita. Xian Gi venera Qin Shi Huangdi come un dio vivente: è il primo imperatore della Cina, colui che è riuscito ad unificare tutti i territori creando un unico impero. Ma ora questo dio vivente è lì, anziano e tremante. Xian Gi gli porge dell’acqua. Mentre la sorseggia, anche Qin Shi Huangdi guarda il suo fedele servitore: ha voluto che il suo volto fosse riprodotto in una delle statue che ha fatto realizzare perché fossero poste di fianco alla sua tomba. Infatti, egli ha già fatto iniziare la costruzione della sua casa per la vita dopo la morte. Le statue veglieranno su di lui nell’aldilà. Laura Stano
Laboratorio di Scrittura, p. 70.
O ST O R
ICONA DIS
Il TEMPO in cui si svolgono i fatti narrati è un preciso periodo storico.
Analizzo Evidenzia il tempo in cui si svolgono i fatti. Si tratta di un tempo: preciso. indefinito.
Approfondisco L’Esercito di terracotta fu scoperto nel 1974 nella provincia cinese dello Shaanxi. Sono state riportate alla luce quasi 8000 statue poste a guardia della tomba dell’imperatore Qin Shi Huangdi. Fai una ricerca su questa scoperta archeologica.
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Via al ! T S TE
Tuthmose e il leone 5
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Il faraone d’Egitto era vecchio e ammalato e non se la sentiva più di governare. Avrebbe dovuto diventare re il figlio maggiore, ma si trattava di un giovane pigro e incapace di prendere decisioni. Il faraone aveva stabilito, quindi, che il suo successore sarebbe stato uno dei due figli più giovani. Aveva affidato agli indovini, ai maghi e ai sacerdoti l’incarico di interrogare le divinità, ma gli dèi non avevano dato nessun segnale. Così il faraone aveva chiesto ai figli di andare a caccia e di portare al tempio le loro prede. Forse questo avrebbe convinto le divinità a esprimersi. Il principe Tuthmose percorse chilometri addentrandosi nel deserto alla ricerca di una preda. Aveva pensato di catturare una gazzella, ma sperava di trovarsi faccia a faccia con un leone. Mai aveva affrontato un animale così pericoloso! Si era preparato con cura, controllando arco, frecce e lancia, poi era salito in groppa al suo cavallo e si era diretto verso il deserto. Avrebbe cacciato il leone delle dune. Come sarebbe rimasta stupita la famiglia reale vedendolo tornare con una bestia selvaggia ai suoi comandi! Tutti si sarebbero inchinati di fronte al giovanissimo Tuthmose, capace di domare le belve del deserto, degno di essere faraone! Galoppò sotto il sole cocente, incrociando una gazzella troppo agile e veloce. Non ebbe nemmeno il tempo di incoccare la freccia che la vide sparire oltre una duna. Intravide una piccola volpe del deserto, infine, trovò le orme di un grande felino e mise sulle sue tracce. In poco tempo raggiunse una parte di deserto in cui affioravano rocce e si aprivano cavità, perfette come tane. Si avvicinò a una di queste e, inoltratosi al suo interno, percorse parecchi metri senza trovare leoni. Convinto di aver sbagliato, si voltò per riguadagnare l’uscita e il cuore gli si fermò insieme al respiro: davanti a lui si stagliava imponente un leone del deserto. Pietrificato dalla paura, rimase fermo. Il leone gli si avvicinò, annusandolo. Tuthmose pensò di essere sul punto di morire. Invece, il leone non lo sfiorò nemmeno e proseguì sparendo nel buio. Tuthmose uscì all’aria aperta; si sentiva sconfitto e inutile: il leone non lo aveva considerato neppure degno di essere una preda. Luisa Mattia, Le più belle storie dell’Antico Egitto, Gribaudo
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NARRAT IVO IL T EST O
MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Riflettere sulla forma del testo. • Ricostruire il significato del testo.
VERSO L'INVALSI 1
Chi è il protagonista del racconto? Il faraone. U n cacciatore.
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T uthmose. U n leone.
I n quale luogo è ambientato? E gitto. India.
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...................................................
Sono vecchio e stanco: non me la sento più di governare!
...................................................
La narrazione è in: terza persona.
La vicenda può essere reale? S ì.
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N o.
Perché il faraone non se la sente più di governare?
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.....................................................................................................
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I figli del Faraone vanno a caccia. Che cosa devono portare al tempio? U na gazzella. L e prede.
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Perché il figlio maggiore non può essere il nuovo re? P erché è un giovane indovino. Perché è un giovane pigro e incapace. P erché è un giovane ammalato. P erché è un giovane inadatto.
Il leone delle dune. Arco e frecce.
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Alla riga 15 trovi la parola “lancia”. Scrivi il plurale. .....................................................................................................
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Alla riga 21 trovi il verbo “galoppò”. È espresso al tempo: passato prossimo. passato remoto.
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p resente. f uturo anteriore.
Alla riga 24 trovi il termine “orme”. Puoi sostituirlo con: t racce. pedate.
T uthmose incontra, nell’ordine: una gazzella, una volpe, un leone. una gazzella, un leone, una volpe. un leone, una volpe, una gazzella. una volpe, un leone, una gazzella.
In totale alle righe 1-4 quanti aggettivi qualificativi ci sono? 4
.....................................................................................................
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Scrivi accanto a ogni fumetto il nome di chi lo pronuncia.
Non mi ritiene degno neanche di essere una preda!
esopotamia. M Cina.
p rima persona.
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i mpronte. scarpe.
Alla riga 29 trovi il verbo “si stagliava”. Scrivi un sinonimo. .....................................................................................................
RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?
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EDUCAZIONE NE IO Z A C DU
E
C
IV I C A
nel RACCONTO STORICO
Il Giorno della Memoria Che cos’è?
Nel Giorno della Memoria si ricorda la Shoah, cioè lo sterminio della popolazione ebraica voluto dal regime nazista, che ha governato la Germania dal 1933 al 1945. Anche altre popolazioni, nel corso della storia, sono state perseguitate e sterminate, spesso per interessi politici ed economici. Il regime nazista, oltre agli Ebrei, ha perseguitato anche altre persone, come i Rom e gli oppositori politici. Per realizzare il loro programma di sterminio, i Nazisti costruirono i lager, cioè campi di concentramento, prigioni in cui deportavano gli Ebrei obbligandoli a lavorare in condizioni disumane.
Perché è stato scelto proprio il 27 gennaio? Il 27 gennaio del 1945 l’esercito dell’Armata Rossa (così era chiamato l’esercito russo) entrò ad Auschwitz, in Polonia, uno dei più grandi campi di concentramento costruiti dai Nazisti. Erano le ultime fasi della Seconda guerra mondiale e la Germania stava per arrendersi, stretta tra due eserciti alleati in marcia verso Berlino, la sua capitale: da est avanzavano i Russi, da ovest gli Inglesi e gli Americani. Ad Auschwitz, lo spettacolo che i Sovietici si trovarono davanti era terribile. Fu solo allora che il mondo conobbe il progetto di sterminio dei Nazisti e che cosa era avvenuto all’interno dei campi di concentramento.
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P ROTAGO NISTi del F UTURO
Perché ricordare?
La tragedia della Shoah ha portato il mondo a dire “non deve succedere mai più!”. Per questo è stato istituito il Giorno della Memoria: per non dimenticare le sofferenze di allora, perché non possano ripetersi tragedie simili mai più.
Filo spinato Su un acceso rosso tramonto, sotto gli ippocastani fioriti, sul piazzale giallo di sabbia, ieri i giorni sono tutti uguali, belli come gli alberi fioriti. È il mondo che sorride e io vorrei volare. Ma dove? Un filo spinato impedisce che qui dentro sboccino fiori. Non posso volare. Non voglio morire. Peter, bambino ebreo ucciso dai Nazisti a Terezin
Comprendo Perché il bambino che ha scritto la poesia non può volare? ............................................................................................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................................................................................
A che cosa serve secondo te il filo spinato di cui parla? ............................................................................................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................................................................................
Mi emoziono eggendo questa poesia, che cosa provi? Rabbia L per l’ingiustizia che Peter ha dovuto subire? Tristezza per il suo destino? Paura che qualcosa di simile possa accadere di nuovo? Un calendario per l’Educazione Civica, p. 24
Approfondisco Con l’aiuto dell’insegnante, cercate informazioni sul campo di concentramento di Terezin.
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L
ATI
T UAL E S E T A I G PO LO
IL T EST O NARR
AT IVO
IL RACCONTO D’AVVENTURA CHE COS’È? È un testo che narra le azioni straordinarie di personaggi coraggiosi che affrontano avventure e pericoli e riescono a superarli grazie alla loro abilità.
LO SCOPO Avvincere e appassionare grazie a un ritmo narrativo veloce, con azioni che si susseguono in modo incalzante e che si concludono in genere con un lieto fine.
I FATTI Sono: • fatti insoliti e drammatici; • storie possibili con incontri pericolosi e ostacoli da superare; • vicende vere, ma difficili e pericolose.
I LUOGHI Sono spesso ambienti selvaggi e ostili, pieni di pericoli: isole deserte, montagne inesplorate, foreste intricate... Possono però essere anche luoghi familiari e quotidiani, che nascondono pericoli.
IL TEMPO Può essere sia passato sia presente, sia definito sia indefinito.
I PERSONAGGI • Persone, reali o immaginarie, ma sempre coraggiose e intraprendenti. • Eroi ed eroine che affrontano i pericoli senza paura.
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LA STRUTTURA Inizio Svolgimento Conclusione
IL NARRATORE/ LA NARRATRICE I fatti possono essere raccontati: • in prima persona dal/dalla protagonista; • in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna.
Percorso tematico
IO E L’AMICIZIA
Uno per tutti, tutti per uno! Francia, 1600. D’Artagnan va a Parigi con la speranza di essere ammesso tra i moschettieri, i soldati al servizio del re. Qui incontra Athos, Porthos e Aramis, i tre più famosi moschettieri del re. Nasce così un’amicizia indissolubile... nove combattenti si precipitarono gli uni sugli altri. Athos affrontò Cahusac. A Porthos toccò Bicarat e Aramis si vide di fronte due avversari. Quanto a D’Artagnan, si trovò lanciato contro lo stesso Jussac. Il cuore del giovane batteva da spezzargli il petto, non per paura, ma per l’emulazione; si batteva come una tigre furiosa, girando dieci volte intorno al suo avversario, cambiando venti volte guardia e terreno. Jussac, furioso di essere tenuto a bada da colui che aveva considerato un ragazzo, cominciò a commettere degli sbagli. Tirò un colpo terribile al suo avversario; ma D’Artagnan prima parò, poi, strisciando come un serpente sotto al ferro di Jussac, gli passò la propria spada attraverso il corpo. D’Artagnan gettò allora uno sguardo sul campo di battaglia. Quale dei suoi amici aveva più bisogno? Aramis era in una buona situazione. Bicarat e Porthos si erano colpiti scambievolmente, ma siccome nessuna delle due ferite era grave, l’unico risultato era che essi si battevano con maggior accanimento. Athos, ferito da Cahusac, impallidiva a vista d’occhio, ma non indietreggiava. Mentre D’Artagnan cercava con lo sguardo, sorprese un’occhiata di Athos, che non si sosteneva se non grazie al suo enorme coraggio. Si precipitò allora sul fianco di Cahusac, gridando: – A me, signora guardia! Cahusac si volse. Athos cadde su un ginocchio. La spada di Cahusac saltò a venti passi da lui. D’Artagnan e Cahusac si lanciarono insieme, l’uno per riafferrarla, l’altro per impadronirsene; D’Artagnan, più pronto, arrivò per primo e vi mise il piede sopra.
Conospcaorole le Emulazione vuol dire: i mpegno per imitare o superare un altro. emozione forte.
CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.
Alexandre Dumas, I tre moschettieri, Mondadori
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IL
T O D' N O C C RA
AV V E N T URA
TI I FAT
Il racconto d’avventura narra FATTI inverosimili oppure possibili. Tutte le situazioni presentano ostacoli da superare, pericoli da affrontare, ma si concludono con un lieto fine.
Comprendo Che cosa fa la bengalina quando riesce a spiccare il volo? .........................................................
Quale ostacolo deve superare la bengalina? .................................................... ....................................................
Le gg o c om e a teatro Leggete in gruppi di tre: Serafino, bengalina e narratore. Grande attenzione deve avere chi fa la bengalina: dapprima prova vergogna, poi implora aiuto, quindi ha paura, infine è felice.
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IL T EST O
NARRAT IVO
L’avventura della libertà U
na mattina Serafino fu svegliato da un canto triste e malinconico. Capì subito da dove arrivava. Era l’uccellino in gabbia su uno dei balconi del palazzo che aveva cominciato a esplorare. Raggiunse la punta di un ramo e lo osservò. Continuava a saltare da un posatoio all’altro, si aggrappava alle sbarre della gabbia, tentava di sporgere la testa all’infuori ma non ci riusciva. Serafino si decise. Quella mattina sarebbe andato a trovare il piccolo incarcerato. In pochi secondi atterrò sul balcone. Il prigioniero si accorse di lui, smise di cantare e si girò verso la portafinestra. Allora Serafino volò sul bordo della ringhiera per essere all’altezza della gabbia. – Perché mi giri le spalle? – chiese. – Perché mi vergogno. – E di cosa? – Di essere chiusa qui dentro, mentre tu puoi andare dove vuoi. – Non è colpa tua. Che uccello sei? – Sono una bengalina. – Come sei finita in questa gabbia? – Io qui dentro sono nata e cresciuta. Non ce la faccio più. Per favore, aiutami a uscire da questa gabbia. Serafino osservò lo sportellino dal quale si poteva accedere all’interno della gabbietta. – Sembra agganciato strettamente – disse. – Il mio carceriere non fa nessuna fatica a sollevare il gancetto. – Lui ha la mano, io ho solo il becco a disposizione. Serafino si aggrappò con le zampine alle sbarre della gabbia e afferrò con il becco il gancio che bloccava lo sportellino. Poi cercò di estrarlo dall’anello nel quale era inserito. Ma non veniva via. L’anello era un po’ deformato e il gancio sembrava incastrato. – Non ce la faccio – disse dopo vari tentativi andati a vuoto.
IO E L’AMICIZIA – Prova un’altra volta – lo implorò la bengalina. – Rischio di incrinarmi il becco. Ma non voleva arrendersi. Mentre guardava la bengalina in un angolo della gabbia, si immaginò al suo posto e rabbrividì. Si aggrappò alle sbarre della gabbia e si mise a tirare il gancetto con tutte le sue forze. E finalmente riuscì a estrarlo. Aprì lo sportellino e disse alla bengalina: – Puoi uscire. La bengalina esitò. – Beh, cosa aspetti a venir fuori? – le chiese Serafino. La bengalina si affacciò dalla gabbia e si lasciò cadere sul balcone con un piccolo tonfo. – Vai, sei libera – le disse Serafino. – Ho paura. – E di che cosa? – Di volare. Non l’ho mai fatto. – Tu sei nata per volare. – E se cado e mi sfracello sulla strada? Serafino guardò la bengalina e fu sul punto di dirle: “Guarda che io ho imparato da solo e non ho mai avuto una fissazione del genere nella testa”. Ma si rese conto che lui era nato libero, mentre la bengalina aveva conosciuto solo spazi ristretti e limiti insuperabili. Allora le disse: – Salta sul bordo della ringhiera e mettiti di fianco a me. Al mio via, spicca il volo verso l’albero dove io ho il nido. Vedrai che ti verrà naturale. Sei pronta? – Sì. La bengalina spiccò il volo, ma anziché dirigersi verso l’albero, andò a posarsi sul tetto del palazzo di fronte. Serafino la raggiunse e le chiese: – Come ti sei sentita? – Benissimo. È stato meraviglioso. – Adesso che cosa pensi di fare? – Andrò il più lontano possibile di qui. Grazie, grazie amico mio. La bengalina sfiorò con la punta del becco quello indolenzito di Serafino, aprì le ali e si lanciò con uno strillo nel cielo azzurro di quella indimenticabile primavera. Angelo Petrosino, Le avventure del passero Serafino, Einaudi Ragazzi
zi a A mici
è... empatia!
Serafino non riesce ad aprire la gabbia per liberare la bengalina e sta per arrendersi. Poi si mette nei panni della sua amica e a quel punto trova la forza per liberarla. Serafino prova EMPATIA verso la bengalina, cioè è capace di immaginare di trovarsi nella situazione della sua amica e quindi di capire la sua sofferenza.
Analizzo I fatti narrati in questo racconto: non possono avvenire nella realtà. p ossono avvenire nella realtà.
FRESCO DI STAMPA Le avventure del passero Serafino narra la storia di un giovane passero intraprendente che dialoga con le persone, ascolta le loro storie, va alla scoperta del mondo.
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IL
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I PE
AGGI RSON
AV V E N T URA
/ IL TEMPO
I PERSONAGGI possono essere: • persone reali o fantastiche, ma sempre coraggiose e intraprendenti; • e roi ed eroine che affrontano i pericoli senza paura. Il TEMPO in cui si svolge il racconto d’avventura può essere sia definito sia indefinito.
Analizzo Le due protagoniste sono: personaggi che è possibile incontrare nella realtà. personaggi fantastici. Il tempo in cui si svolge la storia è: efinito. d indefinito.
In inglese C ollega. Passaggio segreto
Sea rock
Grotta
Secret passage
Scoglio
Cave
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IL T EST O
NARRAT IVO
La grotta del tesoro A
ll’inizio io e Shona nuotammo fianco a fianco. Quando il canale cominciò a restringersi, io feci strada lungo la parete rocciosa. Alla fine raggiungemmo la cortina di canne in fondo al canale. Vidi l’acqua sfavillante della laguna, mi voltai verso di lei. – Pronta? – le chiesi con voce emozionata. – Coraggio, andiamo. Gettai un’occhiata intorno per assicurarmi che nessuno ci avesse seguite, poi mi infilai attraverso l’apertura e mi tuffai nella laguna. Via via che ci spingevamo all’interno, l’acqua diventava sempre più fredda e scura. A un certo punto, la laguna si restrinse. – Emily! – Shona mi indicò qualcosa davanti a noi. Inciso su una pietra c’era un cerchio perfetto con una spirale al centro, una specie di grande girandola. Lì accanto un folto ciuffo di felci nascondeva una fessura nella roccia, abbastanza larga da potercisi infilare dentro. – Un passaggio segreto! – dissi. – Dobbiamo vedere dove sbocca. Nessuno ha mai osato esplorare questa zona prima di noi. E prima che la mia amica avesse il tempo di ribattere, mi infilai nella cavità buia e viscida. Arrivammo davanti a un cerchio di luce. – Non capisco da dove venga questa luce – osservò Shona guardandosi intorno. La luce sembrava provenire dal basso. – Andiamo a vedere – dissi immergendomi. La parete subacquea era tempestata d’oro, gemme e cristalli. Guardando meglio, ci accorgemmo che anche il pavimento della grotta era ricoperto di cristalli e pietre preziose. – Emily, credo che adesso sia meglio tornare indietro – disse Shona. – Non dimenticare che non dovremmo nemmeno essere qui. La laguna nascondeva una grotta tempestata di gemme. A cosa servisse però, restava un mistero.
IO E L’AMICIZIA
Shona si affrettò a tornare verso il tunnel da cui eravamo venute. Io feci per seguirla ma qualcosa sulla parete della grotta attirò la mia attenzione: un mosaico, e al centro era incastonata un’enorme pietra d’oro, una gigantesca pepita di forma ovale. Allungai una mano per toccarla, si spostò leggermente. Feci pressione sulla pietra. Era incastonata nella roccia, ma oscillava. – Shona! Si muove! – dissi cominciando a tirare la pietra verso di me. – Aiutami! – Vuoi scherzare, vero? Non avrai intenzione di portarla via! Shona sospirò, contrariata, ma si decise a darmi una mano. A poco a poco, la pietra cedette e si aprì un passaggio, all’improvviso ci trovammo davanti a un muro. – E adesso? – dissi voltandomi verso Shona. – Torniamo indietro – rispose lei. – Sì, ma… – e di colpo capii. – È solo uno scoglio messo lì per bloccare il passaggio! Cominciammo a spingere e tirare. Lo scoglio prese a oscillare al ritmo delle onde, prima di staccarsi e allontanarsi rotolando in un turbinio d’acqua. Poi sentimmo quel rumore. Cominciò come una specie di brontolio per trasformarsi in un muggito e infine in un sibilo acuto. – Dobbiamo uscire di qui – mi urlò Shona. – Presto! Cominciammo a risalire il tunnel all’impazzata, mentre alle nostre spalle ci fu una tremenda esplosione. Mi affiancai a Shona e continuammo a nuotare in silenzio. Adesso era tutto così calmo e tranquillo! Dissi con un filo di voce: – È tutto a posto, l’abbiamo scampata bella! Liz Kessler, Emily e il tesoro degli abissi, Piemme Junior Laboratorio di Scrittura, p. 73
è... socapirsi e a i z i c stenersi! A mi Emily e Shona hanno caratteri diversi: Emily è decisa e coraggiosa, Shona è più titubante ma comunque pronta a seguire l’amica. Per essere amici non è necessario essere uguali, ma capirsi ed ESSERE
SEMPRE PRONTI A SOSTENERSI.
Rifletto sulla lingua L e parole “brontolio”, “sibilo”, “muggito” sono in ordine crescente per l’intensità del rumore. Nelle seguenti coppie, sottolinea la parola con intensità maggiore. sussurro • urlo sporco • lurido terrore • paura
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AV V E N T URA
COLI / GLI OSTA A R U T TRUT
Come tutti i racconti, anche la STRUTTURA di quello d’avventura è composta da: INIZIO SVOLGIMENTO CONCLUSIONE
I protagonisti devono superare gli OSTACOLI grazie alla loro abilità.
Analizzo La barra blu a lato del testo evidenzia l’inizio del racconto. Tu evidenzia con una barra rossa lo svolgimento e con una verde la conclusione. In questo racconto l’ostacolo da superare è: una persona. u n animale. un evento catastrofico.
Conospcaorole le I cavi dell’alta tensione sono i cavi elettrici tesi tra i piloni per trasportare l’energia elettrica.
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IL T EST O
NARRAT IVO
Eroine del nostro tempo G
iulia e Cristina continuano a guardarsi intorno, ma ora è davvero difficile: c’è solo fumo, un denso fumo grigio che avvolge il bosco e tutti i suoi abitanti. Non si sa come sia scoppiato l’incendio: ciò che è certo è che le fiamme divampano altissime e divorano tutto ciò che incontrano. Devono fare presto, molto presto o la scolaresca che si trova al rifugio sarà davvero in pericolo! Giulia e Cristina sono amiche da sempre: fin da bambine hanno frequentato le stesse scuole e non si sono mai perse di vista. Entrambe con lo stesso sogno: pilotare un aereo e fare di questa passione il proprio lavoro. Dopo anni di studio, ora sono entrambe pilote del gruppo Canadair, gli aerei che si occupano di spegnere gli incendi dal cielo lanciando vere e proprie “bombe d’acqua” dall’alto. Il loro è un lavoro molto pericoloso: lo sgancio dell’acqua, infatti, deve essere precisissimo, evitando di colpire le squadre anti-incendio a terra o altre persone. In più, si manovra vicinissimi al suolo, con il conseguente rischio di “inciampare” in cavi dell’alta tensione che farebbero precipitare a terra l’aereo. Giulia e Cristina lo sanno e si addestrano ogni giorno, sempre insieme, unite dall’amicizia e dalla grande professionalità che mettono nello svolgere il proprio lavoro. Ora non c’è tempo per avere paura: è il momento di caricare acqua nell’enorme serbatoio dell’aereo. Cristina osserva la superficie del piccolo lago, liscia e senza onde e dà il “via libera” a Giulia, che abbassa l’aereo e butta le sonde che in pochi minuti riempiono d’acqua il serbatoio del velivolo. Alla radio esortano le ragazze a sbrigarsi: i pompieri non riescono più a vedere il rifugio in cui sono rimasti intrappolati i bambini. In un attimo l’aereo dal lago giunge al bosco. L’attacco al fuoco si svolge come una vera e propria missione di bombardamento. Le due pilote stabiliscono la rotta di avvicinamento, tenendo in
IO E L’AMICIZIA considerazione le linee elettriche e le funivie. Si abbassano fino a poche decine di metri da terra, lottando contro il fumo sviluppato dall’incendio e la turbolenza causata dall’ascensione dell’aria calda. Giulia e Cristina si dividono i compiti per gestire al meglio il tutto: una pilota e l’altra inizia lo sgancio. E via! Sull’incendio vengono buttati quintali d’acqua, fino a che le fiamme non sono spente completamente. Con una manovra perfetta l’aereo evita le funi della funivia e si alza in volo. – Incendio domato! Incendio domato! Squadre di terra, potete muovervi e recuperare i bambini! – Cristina parla alla radio, gridando con tutto il fiato che ha in gola. In un battibaleno i soccorsi giungono al rifugio: i piccoli sono spaventati, ma tutti sani e salvi. Missione compiuta!
... condividere è a i z i un sogno! A mic Amicizia talvolta vuol dire crescere insieme,
CONDIVIDERE UN PROGETTO, un sogno,
e poi realizzarlo davvero, insieme!
Approfondisco Cristina e Giulia esistono veramente. Si chiamano Cristina Specia e Giulia Grigoletti e sono due pilote del gruppo Canadair.
Laura Stano
Insieme è più facile on l’aiuto C dell’insegnante fate una ricerca per scoprire che cos’è e quali compiti svolge il gruppo Canadair.
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ICONA DIS
T O D' N O C C RA
I LU
AV V E N T URA
OGHI
I LUOGHI in cui si svolgono i racconti d’avventura sono pieni di pericoli: grotte, isole, foreste intricate, rapide e fiumi impetuosi…
Analizzo Dove si svolge la vicenda? I n un tratto pericoloso di un fiume. Sulla costa rocciosa del mare.
EMA Il grande CIN in classe Guardate il film Il richiamo della foresta, tratto dal romanzo di cui avete letto un breve estratto.
Un eroico salvataggio Anche tra uomo e animale nascono rapporti profondi, che si possono accostare a quelli di amicizia, fatti di cura e devozione reciproca.
T
hornton ed i suoi soci stavano conducendo, attraverso un brutto tratto di rapide, una di quelle lunghe e strette imbarcazioni che si guidano con una pertica. Buck era a terra e precedeva l’imbarcazione per non perdere di vista il suo padrone. In un punto particolarmente difficile l’imbarcazione fu trascinata da una corrente molto ripida: la barca si capovolse e venne catapultata contro la riva, mentre Thornton venne sbalzato fuori e trasportato dalla corrente verso la parte peggiore delle rapide. Buck si tuffò immediatamente e in capo a una novantina di metri raggiunse Thornton. Quando sentì che l’uomo gli afferrava la coda, si diresse verso riva. Il risucchio dell’acqua però era spaventoso e Thornton si rese conto dell’impossibilità di raggiungere la riva. L’uomo si aggrappò a una roccia lasciando libero Buck. Buck venne trascinato via e fu tratto in salvo dai soci di Thornton. Essi sapevano che un uomo non poteva resistere a lungo aggrappato a una roccia viscida nel mezzo di quella corrente impetuosa. Legarono intorno al collo e alle spalle di Buck una corda e lo lanciarono nella corrente, ma il primo tentativo andò a vuoto. Il debole suono della voce di Thornton raggiunse Buck: l’uomo era allo stremo. La voce del suo padrone ebbe sul cane l’effetto di una scossa elettrica. Balzò in piedi e corse su per la riva fino al punto in cui si era gettato la volta precedente. Di nuovo gli legarono la corda e di nuovo si mise a nuotare. Procedette in linea retta finché non si trovò esattamente sopra Thornton, che lo afferrò e gli avvolse le braccia intorno al collo. Mezzo strozzati, soffocati, sfregando contro il fondale frastagliato, picchiando contro le rocce e i tronchi, furono spinti a riva. Buck aveva salvato a vita a Thornton. Jack London, Il richiamo della foresta, Piemme Junior
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IL T EST O
NARRAT IVO
Laboratorio di Scrittura, pp. 74-75.
STUDIO con la I FATTI Vicende insolite caratterizzate da imprevisti, rischi e pericoli, che in genere si concludono con un lieto fine
MAPPA I PERSONAGGI
•P ersone comuni che mostrano coraggio e intraprendenza •E roi ed eroine sprezzanti del pericolo che affrontano anche le situazioni più difficili con audacia e sangue freddo
I LUOGHI • A mbienti naturali inospitali, selvaggi, in cui si nascondono insidie e pericoli • Luoghi familiari che nascondono pericoli
IL TEMPO
IL RACCONTO D’AVVENTURA
•P assato o presente, •D efinito o indefinito
LA NARRAZIONE I fatti possono essere raccontati: • i n prima persona dal/dalla protagonista o da un personaggio della storia • i n terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna
LO SCOPO
LA STRUTTURA • Inizio • Svolgimento • Conclusione
Avvincere e appassionare chi legge attraverso un ritmo narrativo veloce e incalzante dato da frasi brevi e azioni in rapida successione
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SEMPLICEMENTE IL RACCONT O D'AVVENT URA
IL SERPENTE Mi sdraiai vicino all’acqua. Udii un suono vicinissimo a me. Era un serpente a sonagli avvolto su se stesso, pronto a colpire. Mi guardava dall’alto in basso a neppure quindici centimetri dal mio volto. Restai lì gelato, incapace di muovermi. Era più grosso della mia gamba. Era infuriato. Io e il serpente ci fissavamo. Lui faceva saettare la lingua e i suoi occhi erano due fessure, rossi e perfidi. Poi la testa, a forma di una grossa V, cominciò a oscillare pian piano avanti e indietro. Sapevo che stava per colpirmi, ma non riuscivo a muovermi. Un’ombra calò su di me. Era il nonno che mi disse: – Non voltare la testa, non muoverti… non sbattere gli occhi. All’improvviso, la grossa mano del nonno si mise tra il mio volto e la testa del rettile. Il serpente prese a sibilare sempre più fitto. Se avesse tolto la mano, mi avrebbe colpito in pieno volto. Ma il nonno non lo fece, la sua mano restò ferma come una roccia, non si muoveva, non aveva un tremito. Poi il nonno mosse l’altra, afferrò il rettile dietro la testa e strinse. Forrest Carter, Piccolo albero, Leonardo
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IL T EST O
NARRAT IVO
SEMPLICEMENTE PERSONAGGI Chi
è il protagonista? Il nonno. Il bambino.
PERICOLO/AVVENTURA Che
cosa succede al protagonista?
Incontra un lupo. Incontra un serpente.
IL TEMPO I l
tempo in cui avviene il fatto è: passato.
presente.
IL LUOGO In
quale luogo si svolge l’avventura? Vicino all’acqua.
Nel deserto.
AZIONE CORAGGIOSA Chi compie l’azione coraggiosa?
Il nonno.
Il bambino.
Scrivi
la didascalia oppure disegna tu. A lavoro concluso otterrai un breve riassunto del racconto.
Il bambino era sdraiato vicino all’acqua. All’improvviso sentì un suono.
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Il nonno afferrò il serpente e strinse.
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Via al ! T S TE
Insieme per affrontare un imprevisto! È il primo giorno di primavera. Marcello, Laura e Barbara sono usciti da scuola alle 16,30 e si sono subito diretti verso il parco. Devono esercitarsi nella staffetta e vogliono prepararsi come si deve! Il parco è il luogo ideale per l’allenamento, perché lungo tutto il suo 5 perimetro c’è una piccola corsia per coloro che desiderano correre o camminare. I ragazzi non fanno caso al cartello…
ORARI DEL PARCO Estivo dalle 7,00 alle 22 Invernale dalle 8,00 alle 18,00
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I tre amici ci tengono tantissimo alla gara di staffetta indetta dalla maestra. Desiderano vincere; anzi no: l’importante è battere Giacomo/ Francesca/Monica, i tre boriosetti compagni della 4aC che se la tirano un mondo e vogliono vincere a tutti a costi. La maestra ha lasciato che creassero i gruppi come preferivano e il loro gruppo si è formato in un nanosecondo perché sono amici da sempre. Il pomeriggio è volato fra corse, salti, risate… Ormai è ora di tornare a casa! – Ehi, ma il cancello del parco è chiuso! – esclama Marcello. I tre iniziano a correre perlustrando la zona: non c’è nessuno in giro e tutte le uscite sono sbarrate. Un attimo… forse laggiù un cancello è rimasto aperto? I tre si catapultano, veloci come fulmini. – È chiuso, è chiuso pure questo! – Barbara inciampa, cade, si rialza. Le sue mani tremano, per fortuna ci sono i suoi amici con lei. Con passi veloci i tre continuano ad avanzare, cercando un varco nella recinzione. I cuori battono all’impazzata. Ormai è buio, sempre più buio. – Non separiamoci, rimaniamo uniti! – dice Barbara. – Per fortuna siamo insieme! – mormora Marcello. Poi ha un’idea: – Ragazze, oggi ho notato che in un punto la recinzione è più bassa: faremo una torre umana e la scavalcheremo. Detto fatto: i tre avanzano nel buio, si stringono uno all’altra e giungono al punto più basso della rete di metallo.
NARRAT IVO IL T EST O
MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Riflettere sulla forma del testo. • Ricostruire il significato del testo.
VERSO L'INVALSI Marcello prende sulle sue spalle Laura e l’aiuta a scavalcare; poi viene il turno di Barbara che ha l’accortezza di allargare con le sue agili mani un foro già presente nella rete: Marcello ci potrà appoggiare il piede e sarà più semplice per lui passare oltre la recinzione. 35 In un attimo sono fuori: è fatta! Mentre si avviano verso casa, esclamano in coro: – Insieme tutto finisce bene! Laura Stano
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La vicenda raccontata:
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è verosimile. non potrebbe accadere nella realtà.
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Chi sono i protagonisti del racconto? Giacomo, Francesca e Monica. Marcello, Barbara e Laura. Giacomo, Barbara e Marcello.
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è chiuso!
Non separiamoci, rimaniamo uniti!
..........................................................
No.
Osserva l’immagine del cartello. Quali informazioni ricavi?
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L ’orario estivo è uguale all’orario invernale? Sì.
No.
Alla riga 15 trovi la frase “il pomeriggio è volato”. In “è volato” il verbo essere: ha funzione di ausiliare. ha significato proprio.
L’orario di apertura del parco. I giorni di apertura del parco.
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.......................................................
Secondo te la narrazione è in ordine logico e cronologico? Sì.
5
Ehi, ma
il cancello del parco
La narrazione è in: prima persona. terza persona.
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Scrivi accanto a ogni fumetto il nome di chi lo pronuncia.
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Alla riga 32 trovi il termine “agili”. Si tratta di: un pronome. un nome.
un aggettivo. un verbo.
RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?
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A
Una
LIBRO l u s A R T S FINE
SCOLTA
L’AU DIO
Tigre! Tigre!
Mowgli è stato rapito da bambino dalla tigre Shere-Khan e allevato da un branco di lupi. Ora torna a unirsi agli uomini, ma deve scontrarsi con la sua nemica di sempre... Mowgli fu costretto a lasciare il Branco dei lupi. Arrivò in un posto che non conosceva: una pianura attraversata da crepacci e burroni. Da una parte c’era un piccolo villaggio, dall’altra i pascoli. Quando Mowgli entrò nel villaggio, le persone lo guardarono incuriosite, gridando parole incomprensibili. – Non dovete avere paura di lui – disse un uomo. – È soltanto un ragazzo-lupo. Sarà fuggito dalla giungla. – Poverino! – esclamarono alcune donne. Una di loro, di nome Messua, lo portò nella sua capanna e gli offrì una tazza di latte. Le sembrava che quel ragazzino somigliasse molto al suo bimbo che era stato rapito dalla tigre tempo addietro. La sera Mowgli non volle saperne di dormire nella capanna. Uscì alla finestra e si sdraiò in mezzo all’erba alta. Aveva appena chiuso gli occhi quando avvertì un solletico sul viso. Era il naso morbido di Fratello Grigio, uno dei figli di mamma Lupa. Era venuto a salutarlo e a dirgli che Shere-Khan aveva giurato che si sarebbe vendicata di lui. Si promisero di rivedersi presto fra i bambù, ai bordi dei pascoli.
Nei mesi successivi Mowgli imparò il linguaggio degli uomini e le loro usanze. Indossò un abito, anche se lo trovava molto fastidioso. Comprese l’importanza dell’uso del denaro e la necessità di arare i campi. Ascoltò le storie degli anziani, soprattutto quelle del vecchio cacciatore del villaggio, che raccontava che la tigre zoppa che aveva rapito anni prima il figlioletto di Messua era in realtà una tigre fantasma. Mowgli trovava molto fantasiosi quei racconti e un giorno non seppe trattenersi. – Quella tigre è zoppa perché è nata così – dichiarò. – E questi della tigre fantasma sono discorsi sciocchi! – Davvero? – domandò il cacciatore offeso. – Allora faresti bene a portare qui la pelle di quella tigre perché il governo ci ha messo sopra una taglia di cento rupie. Mowgli fu così impertinente che il capo del villaggio decise di mandarlo a pascolare i bufali. Il ragazzo guidò la mandria cavalcando Rama, un grosso toro. Mentre i bufali si rotolavano nelle pozze fangose, lui corse ai ciuffi di bambù. Fratello Grigio lo stava aspettando per dirgli che Shere-Khan era decisa a ucciderlo. – Bene – disse Mowgli. – Fino a quando rimarrà lontana, tu resta accovacciato su quella roccia. Quando invece la tigre tornerà aspettami sotto l’albero dei fiori rossi. Ogni giorno Mowgli guidava i bufali allo stagno e vedeva la sagoma di un lupo stagliata sulla roccia.
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Conospcaorole le La rupia è la moneta dell’India. Pensa che per fare 1€ servono circa 50 rupie.
IL RACC O
N T O D’
AV V E N
T U RA
Ma venne il giorno in cui non vide Fratello Grigio al solito posto. Allora guidò i bufali all’albero di fiori rossi. Là trovò Fratello Grigio che gli disse: – Shere-Khan ti sta cercando. Vuole aspettarti stasera alle porte del villaggio. In questo momento si nasconde nella gola del fiume asciutto Waingunga. – La grande gola del Waingunga non è lontana da qui. Posso condurre una parte della mandria fino alla sommità della gola e poi scendere giù. Bisogna bloccare alla tigre ogni via di fuga. Potresti dividere in due parti la mandria delle bestie che custodisco? – chiese Mowgli. – Da solo no, ma ho portato con me un aiutante molto bravo – rispose Fratello Grigio. E una testa che Mowgli conosceva bene spuntò da una buca. – Akela! – esclamò Mowgli battendo le mani. – Non mi hai dimenticato! Ho bisogno del tuo aiuto per radunare le bufale e i vitelli da una parte e i bufali e i tori dall’altra. I due lupi corsero in mezzo alla mandria che, scalciando e sbuffando, si divise in due parti. – Ora tu, Fratello Grigio, cerca di trattenere le bufale e i vitelli. Poi, quando io e Akela ci saremo allontanati con i bufali e i tori nella giungla, falle avanzare dentro la gola, fino a dove le sue pendici sono così alte che Shere-Khan non possa saltar fuori. Mowgli balzò in groppa a Rama. Il suo piano era costringere Shere-Khan in una specie di trappola, chiudendo le imboccature della gola con le bufale e i tori. Quando finalmente Mowgli, Akela e i tori giunsero all’inizio della gola, Mowgli gridò forte: – Shere-Khan! Shere-Khan! Dopo un lungo silenzio si udì il ruggito di una tigre appena sveglia: – Chi è che mi chiama? – Sono io, Mowgli. Poi ordinò ad Akela di spingere i bufali nella gola. Akela lancio l’urlo di caccia e la mandria iniziò a correre verso il fondo del burrone. Un torrente di corna nere si rovesciò verso il basso. Shere-Khan udì il tuono degli zoccoli e cercò una via di fuga. Ma le pareti erano troppo ripide e lei era appesantita da acqua e cibo. In breve, la tigre fu calpestata a morte dall’urto tremendo di quegli zoccoli. A un tratto ecco arrivare il cacciatore, arrabbiato perché Mowgli non era stato attento alla mandria. – Questa è la tigre zoppa! Ti perdonerò per non aver badato alla mandria e forse ti regalerò una rupia della ricompensa. – Mi sono messo in testa che questa pelle serve a me! – disse Mowgli – Non posso darla a te. Anzi, Akela, quest’uomo mi sta infastidendo. Il cacciatore si trovò di colpo steso sull’erba, con un lupo grigio sul petto. – Lascialo andare, Akela – disse Mowgli, e il cacciatore spaventato tornò al villaggio. Dopo aver riunito la mandria, Mowgli la condusse al villaggio. Si aspettava dei festeggiamenti, ma fu accolto da un lancio di pietre. – Già un’altra volta sono dovuto fuggire! Da oggi caccerò da solo nella giungla. E così fu. Rudyard Kipling, Il libro della giungla, Einaudi
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L
ATI
T UAL E S E T A I G PO LO
IL T EST O NARR
IL RACCONTO DEL BRIVIDO
AT IVO
CHE COS’È? È un testo che narra storie che fanno paura. I FATTI Sono: • vicende verosimili o immaginarie, ma sempre insolite e cariche di mistero; • incontri che fanno paura.
LO SCOPO Far provare a chi legge paura e tensione, tenendolo incollato alla pagina fino al termine della vicenda. I LUOGHI Sono luoghi “da brivido”: case diroccate, antichi castelli solitari, cantine buie, cimiteri… I luoghi sono resi più lugubri dalle ombre, dalla nebbia, da temporali improvvisi…
I PERSONAGGI Possono essere: • realistici; • fantastici: fantasmi, mummie, scheletri, vampiri, creature mostruose e crudeli...
IL NARRATORE/LA NARRATRICE I fatti possono essere raccontati: • in prima persona dal/dalla protagonista; • in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna.
LA STRUTTURA • Inizio • Svolgimento • Conclusione
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IL TEMPO Passato o presente. In genere la durata delle vicende è breve.
Una partenza precipitosa L
IL T EST O N ARRAT
a radio era accesa, ma la mamma non cantava. Era troppo occupata a guardare dallo specchietto retrovisore, scrutando la strada buia alle nostre spalle. – Perché siamo partiti adesso? Non potevamo aspettare fino al mattino? – le chiesi. – Così evitiamo il traffico dell’ora di punta, no? Mi lanciò uno sguardo dallo specchietto retrovisore. Si comportava come se fossimo partiti per una vacanza, ma era piuttosto ovvio che non lo era. Avevo saputo della partenza soltanto quando mi aveva svegliato, all’una di notte, dicendomi che dovevamo andarcene subito. Avevamo sceso le scale al buio e la mamma aveva messo le borse nel bagagliaio di un’auto parcheggiata fuori. L’avevo notata, tornando da scuola: sul lunotto posteriore c’era un adesivo che reclamizzava un autonoleggio e avevo pensato che appartenesse a uno dei vicini. Alle 2,55 l’autostrada era deserta. All’improvviso l’abitacolo della nostra auto si illuminò. Alle nostre spalle, qualcuno aveva acceso gli abbaglianti. – Abbassa la testa, Nate – disse la mamma, guardando dallo specchietto retrovisore. – Nate, mi hai sentito? Ti ho detto di stare giù! Scivolai tremante lungo il sedile. La mamma continuò a controllare lo specchietto, prima quello laterale e poi il retrovisore. L’auto ci raggiunse e la mamma rallentò per permetterle di superarci. L’automobile proseguì per un po’ davanti a noi, poi finalmente le spalle della mamma si rilassarono. – Scusa se ho alzato la voce. Non riuscivo a vedere bene dallo specchietto, tutto qui – disse. All’improvviso mi venne voglia di piangere. – Mamma? – le chiesi. – Stiamo andando davvero in vacanza? Lei si massaggiò una guancia e fece un respiro profondo, prima di rispondere piano: – Non proprio, Nate. Lisa Thompson, Non sono solo, DeA
IVO
CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.
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O DEL T N O C IL RAC S I PER
ONAG
BR IV I D O
GI
Nel racconto del brivido i PERSONAGGI possono essere: • realistici, • f antastici: creature mostruose e crudeli, fantasmi, scheletri, vampiri, mummie...
Ernesto è un bambino appassionato di videogiochi. Un giorno, mentre gioca ai videogame con gli amici, il suo mondo perde i colori e diventa bianco. Non solo: prende vita un mostro minaccioso. Fortunatamente Ernesto può contare sui suoi amici Viola e Thomas...
–A
Analizzo I l protagonista del racconto è un personaggio: f antastico.
reale.
Oltre al protagonista, nel testo compare un altro personaggio. È: f antastico.
reale.
In inglese Collega. Videogioco Weapon Arma
Monster
Mostro
Videogame
Conospcaorole le Cerca sul dizionario il significato di questi termini e scrivilo sul quaderno. •c inereo. •e screscenza.
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Un brutto incontro
IL T EST O
NARRAT IVO
llora, Ernesto – iniziò la ragazzina – sei davanti al monitor? – Sì, penso proprio di sì. – Bene, ora vai a destra dieci passi. Ci sei? – Sì, ecco! – La voce di Ernesto si fece più debole. – Li ho fatti, e ora? Non vedo niente! – Dovresti essere proprio di fronte alla porta del bagno. Se riesci ad aprirla, puoi entrare lì e dalla finestra del bagno puoi uscire sul balcone. Ci sei? Trovi la maniglia? – Ci provo, ma… Ernesto protese in avanti le mani, ma non riusciva ad afferrare nulla. All’improvviso sfiorò qualcosa di metallico. Doveva essere la maniglia della porta. Fece per abbassarla, ma ecco che d’improvviso fu investito da un suono spaventoso, come l’urlo di mille guerrieri. Per la sorpresa, sobbalzò all’indietro e cadde per terra, nel bianco più bianco. E dal bianco, sopra di lui, emerse una figura terrificante colorata di un bianco cinereo, se quello era un colore. – Ohhh! – gemette Ernesto, colmo di terrore. Era il mostro più colossale che avesse mai visto! Era alto almeno due metri e fatto di mani e braccia e fauci taglienti, costruito con le custodie delle centinaia di videogiochi ai quali Ernesto aveva giocato. Le stesse custodie che giacevano ammucchiate in un angolo della sua cameretta. All’inizio il mostro gli parve solo un enorme grumo di bianco più denso, grigiastro, ma, a una seconda occhiata terrorizzata, Ernesto vide che i bordi del colosso erano niente altro che puzzolenti escrescenze gelatinose. Sotto la membrana gelatinosa che formava la pelle della bestia, pulsavano invece tantissimi colori. Anzi, sembrava che tutti i colori del mondo si fossero agglomerati dentro di lui: tutti i verdi e i rossi e i gialli e i blu del mondo, in tutte
IL RACC ON T
O DEL B
R IV I D
O
le loro sfumature, anche se tutti un po’ smorti, rinchiusi com’erano nella pancia del mostro. Il mostro protese verso di lui, per afferrarlo o stritolarlo, un braccio quadrettato, fatto di scatole e di bordi di custodie. Ernesto si alzò di scatto, schivando l’attacco e sottraendosi a quella grinfia graffiante. Il mostro ruggì: – ROARRR! – e mosse un passo verso di lui. Era il passo pesante di una belva immensa e assetata di sangue. Il ragazzino reagì d’istinto, proprio come avrebbe fatto in un videogioco: – Beccati questo! – e sventagliò un braccio contro l’orrenda creatura, colpendola come se avesse avuto in mano una spada magica o un’altra tagliente arma affetta-mostri. Il suo braccio affondò nella massa gelatinosa della bestia come se questa fosse fatta d’aria grigiastra e null’altro. Nella guancia destra del colosso si aprì uno squarcio e ne uscirono due gocce di colore blu che planarono nel bianco. La bestia si protesse il volto squadrato e gommoso con il braccio, ringhiò di dolore e si arrestò sulla soglia della stanza. Ernesto approfittò della pausa e tornò rapidamente indietro, nei pressi della console, da dove era partito e da dove gli giungevano affievolite le voci dei suoi amici. – Ernesto, ci sei? Che cosa succede? – Sono di nuovo alla console! Aiutooo! Che incubo! Sono prigioniero di un mostro da videogame! Mario Gamba - Simone Fornara, Game over, Gruppo Editoriale Raffaello
Mi emoziono
Comprendo Leggi le frasi e indica se sono vere (V) o false (F). Ernesto: • gioca a un videogame. • entra in cucina. • cade a terra. • vede una luce gialla.
V V V V
F F F F
Laboratorio di Scrittura, p. 79.
• gli appare un mostro. • gioca con il mostro. • è prigioniero di un mostro.
V F V F V F
e capitasse a te S quello che è successo a Ernesto, che cosa proveresti? Segna con una X e spiega perché. Felicità.
Paura.
Solitudine.
Ansia.
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EL BR IV I D O D O T N CO IONE IL RAC A NARRAZ M IL RIT
L O DEL
Nel racconto del brivido gli eventi si susseguono con un RITMO INCALZANTE e sono espressi con frasi brevi.
Analizzo I l racconto è narrato: in terza persona. in prima persona. Evidenzia la parte in cui le frasi brevi danno al testo un ritmo incalzante che sottolinea la tensione.
FRESCO DI STAMPA Non potete perdervi questo libro, Le sorelle fantasma. Babysitter da incubo. Siete curiosi di sapere come va a finire l’avventura di Clio?
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IL T EST O
NARRAT IVO
Una serata da... brivido! P
rima di premere l’ossidato campanello di ottone della cadente dimora antica, Clio ebbe un istante di esitazione. Suonò e un cupo gong riecheggiò per la casa. Attraverso i vetri vide una signora alta con la pelle dorata e lunghi capelli lisci venire verso la porta con passo energico e un sorriso di benvenuto. Appesa alla mano aveva una bimba di tre anni, con un vestitino a pois e un vaporoso golfino rosa, i capelli lisci e neri raccolti in due codini. – Clio! – la salutò la signora Lee aprendo la porta. – Non vedevamo l’ora di conoscerti! Io sono Sharon, e questa è Minna. Clio si chinò e sorrise, tendendo la mano alla piccola. – Piacere di conoscerti, Minna. La bimba abbracciò la gamba della madre e con timidezza sbirciò Clio da dietro il fianco della signora Lee. Mentre i Lee facevano fare a Clio il giro della casa e le spiegavano le abitudini della famiglia, a poco a poco Minna si sciolse e cominciò a cinguettare eccitata. Nel tempo che ci misero ad arrivare nella sua cameretta, stava già tirando Clio verso il cesto dei pupazzi, ansiosa di giocare. I signori Lee indossarono il cappotto e ricordarono a Clio la lista dei numeri di emergenza appesa in cucina. – Qui c’è anche l’interfono, ma non credo che Minna si sveglierà dopo essersi addormentata. I genitori salutarono la figlia con un abbraccio e uscirono. Poche ore più tardi i giochi erano stati riposti, i denti lavati e Minna era ben sistemata a letto, nel suo pigiamino. Clio accese la lucina per la notte, mandò un bacio a Minna e scese al piano in-
IL RACC ON T feriore. Dopo un po’ si stiracchiò e guardò l’orologio. Aveva finito i compiti di matematica, studiato per il test di scienze e fatto già un bel pezzo della ricerca di storia. Il baby monitor era silenzioso… Clio andò in dispensa e accese il vecchio interruttore della luce, lasciando la porta socchiusa. Mentre si chinava a prendere una barretta di cereali, la luce si spense, sprofondandola nell’oscurità. Alle sue spalle Clio sentì la porta chiudersi con un tonfo. Sconcertata, si alzò di scatto e sbatté la testa contro lo scaffale. Sentì le scatole e le lattine che cadevano a terra. Si girò e fece scivolare la mano sul muro in cerca dell’interruttore, ma non riuscì a trovarlo. La mano si chiuse invece sul pomolo della porta. Sollevata, lo girò e spinse. La porta non si mosse. Scosse di nuovo la maniglia, ma la porta rimase chiusa. Cercò di tirare. Niente. Era incastrata. Portò la mano alla tasca posteriore dei pantaloni per prendere il telefono, decisa a usare la torcia per trovare l’interruttore. Ma la tasca era vuota e lei si sentì avvampare ricordando che aveva lasciato il telefono con i libri di scuola sul tavolo della cucina. Scandagliò il muro a tentoni e finalmente trovò la piastra d’ottone dell’interruttore. Lo fece scattare con un sonoro click e la luce si accese. Con un sospiro Clio si girò a esaminare il caos che aveva seminato nel locale. Quando si chinò per raccogliere le scatole, sentì un leggero click. Un brivido le corse lungo la schiena. Guardò dietro di sé. La porta della dispensa si era aperta da sola. Kat Shepherd, Le sorelle fantasma. Babysitter da incubo, Mondadori
O DEL B
R IV I D
O
Comprendo Ordina gli avvenimenti che accadono quando Clio va nella dispensa.
1
Clio sbatte la testa contro lo scaffale. La luce si spegne e la porta si chiude. Clio non riesce a trovare l’interruttore della luce. N on riesce ad aprire la porta. Riesce ad accendere la luce. Si accorge di aver lasciato il telefono in cucina. La porta si apre da sola.
Mi emoziono classe, ognuno scriva In su un foglietto per che cosa prova paura: non vergognatevi, ognuno di noi ha paura di qualcosa! Appendete tutti i foglietti su un cartellone e leggeteli: vedrete che molti di voi temono le stesse cose! Parlatene insieme e datevi consigli su come superare le paure.
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O DEL T N O C IL RAC
BR IV I D O
EMPO IL T
Nel racconto del brivido il TEMPO della narrazione è spesso indefinito.
Un oggetto misterioso Luke è un ragazzo molto superstizioso, che porta sempre con sé uno zampino di coniglio come amuleto. Quando arriva a scuola, scopre che gli è stato assegnato l’armadietto numero 13, un numero che lui ritiene sfortunato…
N
Analizzo I l racconto è fatto al tempo: presente. passato. La narrazione è: in prima persona. in terza persona.
Le gg o c om e a teatro Leggi facendo attenzione all’ultima parte: • fermati dopo il punto interrogativo; • leggi a voce chiara e forte la frase che termina con quello esclamativo; • in entrambi i casi conta nella mente “uno-due”.
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IL T EST O
NARRAT IVO
ell’armadietto non c’era niente di insolito. Mi resi conto che stavo ancora stringendo lo zampino di coniglio. Lo lasciai e mi liberai le spalle dallo zaino. Osservai attentamente l’armadietto. Vidi un mucchio di libri e quaderni sulla mensola superiore, proprio dove li avevo lasciati. Sotto c’era la mia vecchia maglietta grigia. Nessun gatto nero. Nessuno che respirava o mostrava narici con lunghi peli neri. Emisi un sospiro di sollievo. Poi gettai lo zaino sopra la maglietta e appesi il giubbotto al gancio sul fondo. Feci per sbattere l’anta quando notai qualcosa vicino ai miei piedi. Una delle mie scarpe colpì leggermente quell’oggetto, che rotolò contro l’armadietto e rimbalzò. Una pallina? Mi chinai, la raccolsi e la osservai attentamente. – Ehi... Era un teschietto giallo, poco più grande di una pallina da pingpong. Aveva la bocca aperta in una specie di ghigno e mostrava due file di denti grigi. Li toccai. Erano duri e irregolari. Strinsi il piccolo teschio. Sembrava fatto di una gomma piuttosto dura. Gli occhi, infossati nelle orbite, erano di vetro rosso e riflettevano le luci del corridoio, luccicando come rubini.
IL RACC ON T
– Da dove vieni? – gli chiesi. Guardai nell’armadietto. Il teschietto era forse caduto fuori di lì? E, in quel caso, come ci era arrivato? Qualcuno mi aveva fatto uno scherzo? Era l’unica spiegazione possibile. Mi rigirai il teschio in una mano per qualche secondo. Poi gli toccai gli occhietti rossi. Infine me lo infilai in una tasca dei pantaloni, richiusi l’armadietto e andai in palestra. – Un po’ di vita! Su la testa! Un po’ di vita! – stava gridando l’allenatore. Corsi velocemente fuori dallo spogliatoio, raccolsi una palla da un cestone e cominciai a palleggiare. Il signor Bendix ci fece fare un allenamento libero. Robert Lawrence Stine, L’armadietto N°13, Mondadori
R IV I D
O
EMA Il grande CIN in classe Conoscete la collana di libri Piccoli brividi? Se siete appassionati di queste storie, guardate in classe uno dei film tratti da questi libri.
Rifletto sulla lingua Cerchia i nomi alterati che trovi nel testo.
Scrivo
Comprendo Completa le frasi che ricostruiscono i fatti narrati nel testo. Il protagonista non nota nulla di insolito
.........................................................
Si libera dallo ...................................... e lo getta sopra Appende il
O DEL B
.....................................................
........................................................... ....................................
......................................
al gancio. Allora nota qualcosa
. Lo raccoglie e vede che è ............................
giallo. Alla fine il protagonista lo infila
.................................................
.
.........................
dei pantaloni e va ...................................................... .
P erché secondo te il protagonista all’inizio del racconto stringe tra le mani lo zampino di coniglio, un portafortuna? Immagina che cosa può essergli capitato. Scrivi sul quaderno.
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O DEL T N O C IL RAC I LU
BR IV I D O
OGHI
Nel racconto del brivido i fatti avvengono in LUOGHI “da brivido”: cantine buie, antichi castelli, case diroccate, cimiteri… oppure in luoghi comuni resi “spaventosi” dal buio, dalla pioggia incessante, da fulmini… e da suoni e rumori inquietanti (dati uditivi).
Analizzo I n quale luogo si svolge la vicenda? In campagna. I n città. I fatti avvengono: di giorno. di notte. S ottolinea nel testo i dati uditivi.
Uno spiacevole incontro M
entre mi avvicinavo alla fattoria, un terrore nuovo, ancora più soffocante, mi cresceva dentro. Sulla nuca avevo i capelli dritti come aghi. Ero quasi arrivato. Ho frenato. Il vento non c’era più, l’aria era ferma e calda... poco distante arrivava il suono dei grilli. Sono sceso dalla bicicletta e l’ho buttata tra i rovi, accanto alla strada. Non si vedeva niente. Avanzavo veloce, respirando appena, e continuavo a gettarmi occhiate alle spalle. Temevo che l’artiglio affilato di un mostro mi affondasse nel collo. Ora che ero a piedi c’erano un sacco di rumori, fruscii, tonfi, suoni strani... Intorno avevo una massa nera e compatta che premeva contro la strada. Mi sono bagnato le labbra secche, avevo un sapore amaro in bocca. Il cuore mi martellava in gola. Ho appoggiato la suola del sandalo su una roba viscida, ho sobbalzato, ho lanciato un gridolino strozzato e sono finito a terra grattugiandomi un ginocchio. – Chi è? Chi è? – ho balbettato, e mi sono appallottolato aspettandomi di essere avviluppato dai tentacoli gelatinosi e urticanti di una medusa. Due tonfi sordi e un buà buà. Un rospo! Avevo pestato un rospo del grano... si era messo in mezzo alla strada! Niccolò Ammaniti, Io non ho paura, Einaudi
Mi emoziono a paura provoca L diverse reazioni nel protagonista: ha i capelli dritti, respira appena, continua a guardarsi alle spalle... Quando provi paura, tu quali reazioni hai? Racconta.
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IL T EST O
NARRAT IVO
Laboratorio di Scrittura, p. 80.
STUDIO con la
MAPPA
I FATTI Verosimili o immaginari, ma sempre misteriosi, inconsueti e spaventosi
I PERSONAGGI Realistici o fantastici, come fantasmi, vampiri, mummie, creature malvagie e mostruose...
I LUOGHI Ambienti che mettono i brividi, spettrali, resi più inquietanti da condizioni atmosferiche quali temporali, vento, nebbia... sono descritti con grande ricchezza di particolari
IL TEMPO
IL RACCONTO DEL BRIVIDO
LA NARRAZIONE I fatti possono essere raccontati: • i n prima persona dal/dalla protagonista o da un personaggio della storia • i n terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna
• Presente o passato •L a durata dei fatti è in genere breve
LO SCOPO Suscitare paura e tensione
LA STRUTTURA • Inizio • Svolgimento • Conclusione 161
SEMPLICEMENTE IL RACCONT O DEL BRIVIDO
UN PACCO MISTERIOSO Quel pomeriggio il cielo era grigio e pioveva. Erick e Dominick si ritrovarono a osservare la poggia sui vetri, sbuffando per la noia. «Se preparassimo una torta al cioccolato?» esordì Erick. «Il cioccolato è finito, l’hai divorato tutto!». In quel momento il campanello suonò con insistenza. I ragazzi sobbalzarono e aprirono il portone d’ingresso. Un fattorino grande come la porta e avvolto in una lunga incerata rossa gocciolante di pioggia li squadrò: «Siete voi due i DinsiemE?» Aveva una voce profonda, il suo viso era tagliato a metà da una cicatrice marcata e minacciosa. I ragazzi annuirono, immobilizzati dalla paura. L’uomo frugò nel suo pastrano e porse loro un pacco. Dominick deglutì e si fece coraggio: «Non stavamo aspettando niente…». Il fattorino li paralizzò con due occhi nerissimi, neri come le nuvole nel cielo. L’uomo grugnì qualcosa e indicò un foglietto su cui firmare per ritirare il pacco. «Va bene!» si affrettò a dire Erick firmando e prendendo la scatola fradicia. «Vediamo di che cosa si tratta…» disse Dominick. Strappando e tirando, finalmente riuscirono ad aprire la confezione. «Un videogioco?!» esclamò Erick, sollevando 162
IL T EST O
NARRAT IVO
SEMPLICEMENTE la custodia. «Ma che cosa sta succedendo?!» Sembrava che le immagini uscissero dallo schermo! Improvvisamente i loro occhi furono abbagliati da una luce... AAAAIIIIIUUUUTOOOO! DinsiemE, Il viaggio leggendario di Erick e Dominick, Magazzini Salani
PERSONAGGIO PRINCIPALE Chi
sono i protagonisti?
rick e Dominick. E Erick e il fattorino.
IL LUOGO
IL TEMPO
In
quale luogo si svolge la vicenda? A casa. A scuola.
I l
tempo in cui si svolgono i fatti è: definito. indefinito.
ELEMENTI PAUROSI Q uale
fenomeno atmosferico rende più pauroso il racconto?
La pioggia.
I tuoni.
Nella
storia Erick e Dominick hanno paura in due occasioni: quali? Quando vedono la pioggia. Quando aprono al fattorino. Dopo aver scartato il pacchetto. Quando iniziano a giocare.
FINALE SOSPESO S econdo
te come può finire questa storia?
Disegna
il finale.
Scrivi il finale. ................................................................................................................. ................................................................................................................. ................................................................................................................. ................................................................................................................. ................................................................................................................. .................................................................................................................
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Via al ! T S TE
La signorina Mary Pask 5
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30
La signora Bridgeworth gliel’aveva sempre detto, sapendo che gran viaggiatore fosse. – Se capiti in Bretagna, vai a trovare mia sorella Mary Pask. E lui gliel’aveva promesso più volte. Così il gentiluomo, essendo in viaggio e realizzando di non trovarsi lontano dalla casa di Mary Pask, aveva deciso di fermarsi per una visita. Fu un viaggio strano, scomodo e spiacevole. Scese sulla strada una fitta nebbia che divenne ancor più impenetrabile con il calare della sera. Poi all’improvviso in lontananza si intravide una casa illuminata. Bussò alla porta e il rumore risuonò all’interno della casa. Sembrava tutto silenzioso, tanto che il gentiluomo stava per convincersi che non ci fosse nessuno. Ma poi la porta si aprì e un’anziana comparve sull’uscio, tenendo una candela in mano. Era avvolta in uno scialle e il suo viso era in penombra. – È qui che abita Mary Pask? – domandò l’uomo. – Si signore – rispose l’anziana. – Crede vorrà ricevermi? – E perché no? – replicò lei, voltandosi per fare entrare il visitatore. Poi, senza dire nulla, lo lasciò solo. L’uomo fece per voltarsi e tornare all’ingresso, ma nella casa era tornato il buio. Avanzava a fatica cercando di uscire, quando dalla finestra una flebile luce rischiarò l’ambiente e lui vide in piedi, sul pianerottolo del primo piano, una figura vestita di bianco. Teneva in mano una candela e guardava in giù. L’uomo sentì un brivido corrergli lungo la schiena… quella donna somigliava in modo impressionante a Mary Pask! – Oh, è lei! – esclamò la donna. Ma, stranamente, i suoi piedi non facevano alcun rumore calpestando il legno degli scalini. «Sto sognando» pensò l’uomo. Ma la candela era proprio lì, tanto reale da fare luce e permettergli di vedere il chiavistello della porta, su cui l’uomo si lanciò, deciso di scappare da quella casa. – Dove va? Le assicuro che non disturba affatto… – disse Mary Pask. – Venga, si sieda accanto a me, è da tanto che non vedo anima viva. Il fantasma gli si fece ancora più vicino. L’uomo, allora, con un balzo raggiunse la porta e fuggì via, veloce. Valentina Camerini, Le più terrificanti storie di fantasmi, Gribaudo
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NARRAT IVO IL T EST O
MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Riflettere sulla forma del testo. • Ricostruire il significato del testo.
VERSO L'INVALSI 1
Questo testo è ambientato: in una foresta. in un castello.
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in una casa. in una città.
fermarsi a cenare con lei. sedersi accanto a lei. uscire con lei. partire per un lungo viaggio con lei.
Il racconto è scritto in: prima persona. terza persona.
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Chi sono la signora Bridgeworth e Mary Pask? Due amiche. Due sorelle. Due vicine di casa. Due colleghe.
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Perché il gentiluomo pensa di sognare? Perché ha molto sonno. Perché i fantasmi non esistono. Perché non ha paura dei fantasmi. Perché è molto buio.
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Perché il gentiluomo va a trovare Mary Pask? Per consegnarle un pacco. Perché la vuole sposare. Perché vuole lavorare per lei. Perché l’aveva promesso alla signora Bridgeworth.
Il fantasma di Mary Pask chiede al gentiluomo di:
Alla riga 7 ci sono tre aggettivi che descrivono il viaggio del gentiluomo. Trovali e trascrivili. ..................................................................................................... ..................................................................................................... .....................................................................................................
10
Scrivi i contrari dei seguenti aggettivi. Fitta ..........................................................................................
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Chi apre la porta al gentiluomo? Una giovane. Un anziano.
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Un’anziana. Un ragazzo.
Il gentiluomo capisce che quello che gli appare è il fantasma di Mary Pask perché: i suoi piedi non fanno alcun rumore calpestando il marmo. i suoi piedi non fanno alcun rumore calpestando il legno. si muove in modo goffo. è vestita di bianco.
Flebile ......................................................................................
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Alla riga 5 trovi le forme verbali “essendo” e “realizzando”. In che modo e in che tempo sono espresse? Participio presente. Infinito passato. Gerundio presente. Participio passato.
RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?
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E
DUC
NE AZIO
C
IV I C A
nel RACCONTO del BRIVIDO
Una lunga notte Sissi e Lello erano grandi amici. Lei era una civetta e abitava sulla vecchia quercia all’inizio del bosco, mentre Lello era un falchetto e aveva il suo nido poco distante. Quella notte tirava un gran vento, la pioggia batteva forte, i lampi e fulmini illuminavano a tratti il cielo. Lello sentì Sissi che lo chiamava disperata. Lui uscì dal nido, si guardò intorno e cercò di capire quale direzione prendere per raggiungere l’amica. Aveva paura, ma si fece coraggio e prese il volo alla ricerca di Sissi. La trovò vicino a un cespuglio che tremava. – Sissi, che cosa succede? Perché sei fuori con questo tempaccio, è pericoloso! – disse Lello. Sissi gli indicò una cavità poco distante e gli fece capire che all’interno c’era qualcuno… I due amici, tremanti dalla paura e dal freddo, entrarono nella cavità e rimasero paralizzati quando videro un istrice imprigionato in una matassa di grossi fili. Era sfinito, ansimava disperato con un fievole lamento. Chissà da quanto tempo era lì, agonizzante. Sissi e Lello si fecero coraggio e con il becco cercarono di rimuovere i fili attorcigliati agli aculei, ma presto capirono che da soli non sarebbero riusciti a liberarlo. Lello volò fuori e gridò: – C’è bisogno d’aiutooo! Arrivarono in tanti. Tutti si resero utili: chi ripuliva la tana, chi era andato a prendere del cibo e dell’acqua e la famiglia dei Roditori si dava il cambio per tagliare i grossi fili. Dopo ore di lavoro riuscirono a liberare l’istrice, che si sdraiò e si addormentò di colpo, dopo aver bevuto e mangiato. Lello e Sissi restarono per tutta la notte a fare compagnia all’istrice perché anche nel sonno continuava a lamentarsi. Tutti gli altri tornarono nelle loro tane stanchi, ma felici di essere stati utili a un loro simile. Flavia Zampighi
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P ROTAGO NISTi del F UTURO
Rifletto
Nel testo che hai letto Sissi e Lello trasformano la paura in coraggio. Perché?
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Cerca nel testo la frase che descrive la condizione fisica dell’istrice e scrivila. ...................................................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................
Lello chiama in aiuto altri animali. Che cosa provano nell’aiutare istrice? Perché lo fanno? ...................................................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................
Le parole, i gesti, le azioni che nascono dalla cortesia, dalla gentilezza, dalla condivisione, dall’accettazione dell’altro, dall’aiutare chi ha bisogno e dalla collaborazione, ci fanno stare in pace con noi stessi e con gli altri. Quali sono i comportamenti corretti per stare insieme? Colora i cartellini con le parole adatte. comprendere
deridere
rispettare
collaborare
essere sleali
condividere
aiutare
essere prepotenti
tollerare
rifiutare
respingere
accogliere
167
Una
LIBRO l u s A R T S FINE
Vampiri: uno falso, uno vero
Jamie si sentiva nervoso ed eccitato, ma non impaurito, mentre si arrampicava oltre il pesante cancello di ferro battuto. Monaghan stabilì le regole della sfida. – Allora, quindici minuti in tutto. Dieci seduto sul gradino e cinque te li concediamo per andare e venire dalla tomba. Via! Nel cielo era apparso uno spicchio di luna, una brezza lieve muoveva i cespugli… Jamie strinse i pugni, sforzandosi di proseguire dritto, mettendo i piedi uno davanti all’altro. Angeli di marmo bianco sembravano osservarlo con occhi privi di sguardo, tra le file serrate di croci e di lapidi di granito; una spessa nube oscurò momentaneamente la luna. Jamie ammise in silenzio con se stesso: non c’erano assolutamente dubbi, adesso aveva paura. Per quanto cercasse di fare attenzione nel camminare, la ghiaia scricchiolava rumorosamente sotto i suoi piedi. Si gettò una rapida occhiata alle spalle, ma non vide altro che la luce giallastra di un lampione sulla strada di fronte al cimitero. Abbandonò il sentiero inciampando in una pietra angolare: si rialzò in piedi, saltellando e massaggiandosi il ginocchio sbucciato, e andò a finire dentro un cespuglio. Fffffrrrrrrrttttttttttttttt! Jamie guaì e fece un salto indietro mente un corvo disturbato in pieno sonno svolazzava via nella notte. Bong! Bong! Bong! Bong! La campana della chiesa suonò la mezzanotte mentre Jamie giungeva tremante a destinazione. La porta verdognola della cappella si stagliava fredda e minacciosa nella luce lunare. Jamie si diresse verso gli scalini e, cercando di non pensare ai prossimi dieci minuti, ripassò la prima parte del suo piano. Il desiderio di vendicarsi dei due che lo aspettavano al cancello del cimitero gli dava un certo coraggio.
168
A
Erano le undici e mezza di sera. Mentre usciva dal letto per vestirsi, Jamie sentì il rumore di un programma televisivo salire dal soggiorno al piano di sotto. Se tutto andava bene, poteva essere di ritorno per mezzanotte e mezza, molto prima che il film finisse e suo padre chiudesse a chiave. Jamie chiuse la porta d’ingresso, si assicurò che la finestrella a lato fosse socchiusa per il suo rientro e si affrettò verso il prato. Mentre saltava la siepe si sentiva la mente molto più leggera, adesso che aveva un piano per umiliare Monaghan e Kelly Ann. Lo stavano aspettando ai cancelli del cimitero. Kelly Ann era stranamente silenziosa. Jamie non riuscì a trattenersi dal punzecchiarla: – Uuh! Mi sembri un po’ spaventata. – Neanche la metà di quanto sarai tu, seduto accanto a una tomba di vampiro a mezzanotte. – Bah! I vampiri non mi fanno né caldo e né freddo. – Ah no? Staremo a vedere.
SCOLTA
L’AU DIO
IL RACC ON
T O DEL
BR IV
IDO
Si sedette sugli scalini della tomba e tirò fuori una bustina. Si coprì la faccia con uno spesso strato di farina bianca, fino all’attaccatura dei capelli… E ridacchiò sottovoce, immaginandosi la scena, quando sarebbe tornato da loro lungo il sentiero tra circa otto minuti. Plasmando con le mani due piccoli coni di plastilina gialla, se li fissò a lato del collo. Cerchiò con cura le basi dei coni con un pennarello violaceo e fece sgocciolare del colorante alimentare rosso sotto le due finte impronte di denti di vampiro. Se la sarebbero data a gambe, eccome, quando l’avrebbero visto arrancare verso di loro mugolando. La porta di bronzo alle sue spalle si mise a scricchiolare e a cigolare aprendosi lentamente. A Jamie si rizzarono i peli dietro il collo. Il sangue che gli scorreva nelle vene si trasformò in acqua ghiacciata, mentre il cuore gli batteva rumorosamente, come un martello pneumatico. La mano che gli afferrò la spalla non era né grande né pelosa, ma era fredda come un pezzo di acciaio in una tormenta di neve, bianca e scarna, dotata di una forza che non era di questo mondo. Le unghie verdi con i bordi anneriti gli si conficcarono nella carne, senza pietà, e Jamie fu costretto ad alzarsi in piedi. Nella luce che emanava dalla tomba, Jamie si rese conto di trovarsi faccia a faccia con un ragazzino della sua stessa età. I suoi occhi terrorizzati registrarono l’aspetto malvagio dello strano coetaneo. Portava un lungo e ampio mantello scuro, fissato attorno al collo con un cordone di seta rossa, e aveva il viso più bianco della neve. Le labbra sottili del ragazzo, grigie e crudeli, si schiusero rivelando un paio di zanne giallo-ambra. I suoi occhi erano infuocati e rossi come quelli di una bestia selvaggia. Jamie era completamente irrigidito dal terrore, mentre il vampiro bambino lo afferrava per i capelli, storcendogli la testa all’indietro, a mostrare la pelle tesa e pulsante del collo. Completamente paralizzato, Jamie sentì il suo alito aveva un odore dolce, muschiato, come fiori morti mentre le zanne aguzze si avvicinavano al suo collo indifeso. – Yaaaaarrrrrgh! Vladimir! Improvvisamente un’immensa vampira femmina balzò fuori dalla tomba e scagliò tra i cespugli Jamie, che non riuscì a distogliere gli occhi, spalancati per il terrore, dalla scena che aveva davanti. L’enorme vampira afferrò saldamente il vampiro bambino per un orecchio appuntito e biancastro e lo scosse con ferocia. – Vladimir! Ti ho detto mille volte che non devi bere sangue stantio! Ma non lo vedi che quello sporco piccolo disgraziato è già stato morso da un altro vampiro? Guarda i segni che ha sul collo. Non hai idea di quel che potresti prendere succhiando da un collo infetto! Si voltò verso Jamie con gli occhi sfolgoranti. – E tu! Levati dai piedi e vai via! E fa che non ti ritrovi a bazzicare in questo cimitero. E stai lontano dal mio Vladimir. Jamie si avviò inciampando lungo il sentiero di ghiaia, con gli strilli della vampira che lo inseguivano nella notte, portati dal vento. Brian Jacques, Sette storie di… paura!, Mondadori
169
L
ATI
T UAL E S E T A I G PO LO
IL T EST O NARR
IL DIARIO
AT IVO
CHE COS’È? È un testo scritto in prima persona, con un linguaggio informale, in cui si raccontano episodi della propria vita. I FATTI Sono realmente accaduti, sono le esperienze vissute dal protagonista. I LUOGHI Sono reali, quelli della vita di chi scrive.
IL TEMPO In un tempo preciso, indicato dalla data.
IL NARRATORE/LA NARRATRICE È scritto dall’autore/dall’autrice, che è protagonista, in prima persona.
LA LETTERA E L’E-MAIL CHE COSA SONO? Sono comunicazioni personali che il mittente invia a un’altra persona o a un gruppo di persone (destinatari).
LA LETTERA O L’E-MAIL CONFIDENZIALE Il mittente comunica a persone che conosce bene. Usa un linguaggio informale.
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LA LETTERA O L’E-MAIL FORMALE Il mittente si rivolge a destinatari con ruoli ufficiali, a persone che non conosce o con cui non ha confidenza.
IL DIAR IO E
Siamo quelli che cadono dal cielo Souyz, 11 giugno 2015 iamo una palla di fuoco in vertiginosa caduta verso il pianeta, una ferita incandescente nell’atmosfera che avvolge la Terra. Ad altissima velocità fendiamo l’aria. Siamo una stella cadente: se fosse notte, qualcuno ci vedrebbe ed esprimerebbe un desiderio. È quasi una nuova nascita: tra pochi minuti si aprirà il paracadute, entreremo in contatto con gli elicotteri militari russi di ricerca e di soccorso già in volo. Se tutto andrà bene, rinasceremo come terrestri. Per duecento giorni siamo stati esseri umani extraterrestri, in orbita a 400 km di quota a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Abbiamo sorvolato ogni lembo di terra, ogni pezzo di mare, ogni montagna e ogni deserto, ogni città e ogni porto. Abbiamo assistito a uno spettacolo muto, in perpetuo rinnovamento, andato in scena per miliardi di anni prima che spettatori umani vi posassero gli occhi. Custodi dell’avamposto dell’umanità nello spazio, abbiamo abitato corpi senza peso e maneggiato oggetti senza peso, abbiamo sperimentato la forza dei sogni che si realizzano, insieme alla responsabilità di meritare ogni giorno un privilegio riservato a pochi: rappresentare l’umanità nello spazio. Appena tre ore fa abbiamo aperto i ganci che ci tenevano ancorati alla stazione spaziale… Divido la mia attenzione tra la respirazione, sempre più faticosa, e il display davanti a me, che mostra i parametri del nostro rientro nell’atmosfera. Tutto sta funzionando alla perfezione. L’equipaggio Astrej sta tornando a casa. Siamo quelli che cadono dal cielo.
LA L E T
T E RA
S
Samantha Cristoforetti, Diario di un’apprendista astronauta, La Nave di Teseo
Conospcaorole le Soyuz: è il veicolo spaziale utilizzato per portare gli astronauti alla Stazione Spaziale Internazionale.
Approfondisco Samantha Cristoforetti è un’astronauta, prima donna italiana a far parte dell’equipaggio dell’Agenzia Spaziale Europea.
CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.
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IL DIA
ICONA DIS
R IO
Un regalo speciale
TI I FAT
Il diario racconta FATTI realmente accaduti al protagonista, i suoi segreti, i suoi sogni...
Comprendo Giulio riceve in regalo un diario, ma si aspettava un dono diverso. Quale emozione ha provato? Delusione. Rabbia. Stupore.
In inglese Collega. Diario
Pages
Parole
Diary
Pagine
Words
Analizzo Quando è stata scritta questa pagina di diario?
C
1 marzo
aro il mio diario, ti ho ricevuto proprio oggi per il mio compleanno e ti confesso che subito, come regalo, non mi sei sembrato granché. Io mi aspettavo un telefonino, un videogame nuovo, scarpe da ginnastica con cuscinetti d’aria… E invece sei arrivato tu. Il primo istinto è stato quello di buttarti via. Però mia madre mi ha letto nel pensiero e mi ha chiesto di non farlo. Ha detto: – Giulio, prova per un po’. Per un mese, almeno. Mi ha spiegato che non ti dovevo considerare come un impegno, ma come un amico di carta, e che potevo raccontarti tutte le cose che non direi mai agli altri amici, quelli di carne e ossa, intendo. Allora non ti ho buttato perché di cose che non posso dire a voce alta ne ho tante. Oh, niente di grave o di illegale, naturalmente: non sono un bandito. Sono solo un ragazzino di dodici anni con una fantasia forse un po’ esagerata, che mi fa pensare e vedere cose che è meglio se le tengo per me. Ad esempio, mentre ti scrivo, le parole che traccio sulle tue pagine, se mi fisso un attimo di troppo a guardarle, mi sembrano tanti sgorbi senza senso, tante cacchine di mosca lasciate su un tavolo di formica bianca. E io naturalmente sono la mosca, anzi il moscone screanzato che lascia la sua traccia nel mondo. A te una cosa del genere la posso dire: tu non la racconteresti mai a nessuno. Anche perché sennò ti brucio. Insomma, caro diario, per farla breve ho fatto un patto con mia madre: ti scriverò per un mese solo, poi deciderò. Se scrivere sulle tue pagine i miei pensieri sarà stato divertente e, soprattutto, se tu avrai tenuto la bocca chiusa, non è escluso che io continui a farlo. Stefano Bordiglioni, Diario di Giulio – TOP SECRET, Einaudi ragazzi
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IL T EST O
NARRAT IVO
Laboratorio di Scrittura, p. 85.
IL DIAR
Una nuova canzone
IO
IL NAR RATO RE
Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, è un famoso cantautore italiano. Ha scritto anche libri e poesie. Il grande Boh! è costituito in gran parte dai diari dei viaggi in bicicletta in Africa e in Patagonia che Jovanotti ha fatto.
ICONA DIS
Nel diario, NARRATORE e AUTORE coincidono: è l’autore che narra le proprie esperienze. La narrazione è sempre in prima persona.
10 agosto eri abbiamo fatto un pezzo che mi piace, mi arriva bene. Ho scritto il testo di getto, come fosse una preghiera. Ho pensato al Cantico delle Creature e a quella forza che uno sente in quelle parole e anche a quanto quelle parole ti possono far stare bene e magari aggiustarti una giornata storta, darti coraggio, al di là di quanto uno sia religioso praticante o no. L’ho scritta così, ma senza pensare troppo, come se mi rivolgessi al Padreterno senza chiedere niente di specifico, ma con animo aperto, col cuore disponibile. La frase che per me è la più importante è quella conclusiva: “La mia casa è dove posso portare pace”. Una preghiera rap, non troppo profonda né arzigogolata, punto e basta, una preghiera rap come potrebbe scriverla chiunque sappia mettere in rima due parole, però sincera, ed è questa cosa che me la fa brillare… Ho visto una stella cadente e ho espresso un desiderio. Ho fatto un bel giro in bicicletta e c’era un gran bel sole. Ho disegnato un piede e ho scritto accanto “tieni i piedi per terra”. Ho telefonato alla mia mamma.
Analizzo Chi è l’autore di questo testo? .....................................................
I n quale persona scrive? In terza persona. In prima persona.
Rifletto sulla lingua S ottolinea tutti i verbi espressi al modo indicativo e al tempo passato prossimo.
Jovanotti, Il grande Boh!, Feltrinelli
Approfondisco Il Cantico delle Creature, scritto da San Francesco D’Assisi, è il testo poetico più antico della letteratura italiana di cui si conosca l’autore.
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TTE LA L E LA L
RA
ONFIDE C A R E ETT
NZIALE
Questa è una LETTERA CONFIDENZIALE . Il linguaggio è informale e il tono è amichevole. Ci si rivolge al destinatario con il pronome “tu”. La LETTERA FORMALE invece è indirizzata a una persona che non si conosce. Usa un linguaggio formale e cortese. In questa lettera ci si rivolge al destinatario usando il pronome “Lei”.
Analizzo I l destinatario è la persona a cui viene scritta la lettera. In questa lettera è .....................................................
I l mittente è la persona che scrive la lettera. In questa lettera è .................................................. ..................................................
Non voglio fare la guerra
M
io caro amato Gabriel, miei cari, destinatario lascio il Paese per raggiungere l’Italia. Perdonatemi se non ve ne ho mai parlato, se vi ho lasciato senza notizie, ma temevo di compromettere una “fuga” a cui penso da tempo. Sapevo che da un momento all’altro i militari sarebbero venuti a prelevarmi per mandarmi sui confini, in attesa di una possibile guerra. E se anche questa guerra temuta non avverrà – speriamo! – sarei dovuto restare chissà quanto tempo in quelle zone, perdendo il lavoro e nell’impossibilità di farmi una famiglia. Non voglio una divisa e un fucile, non voglio fare la guerra, uccidere giovani come me mai visti prima, o essere ucciso. La guerra di liberazione è durata trent’anni e, da Paese finalmente libero dalle tante oppressioni, dovremmo pensare, soprattutto, alla pace. Che è il bene più prezioso di tutti. Io amo la vita, amo immensamente il mio bellissimo Paese, che sono costretto a lasciare. Quando leggerete questa lettera, consegnata in segreto a Ribka, sarò già in Sudan, diretto ai luoghi d’imbarco. Amici fidati mi hanno aiutato, mi aiutano. So che tutto andrà bene, non preoccupatevi. In Italia abbiamo conoscenti, parenti, anche il mio vecchio datore di lavoro e un mio insegnante della scuola italiana. Vi farò avere notizie. formula di chiusura Vi abbraccio, grazie di tutto Hagos mittente Erminia Dell’Oro, Dall’altra parte del mare, Il Battello a Vapore, Piemme
Comprendo Q uali sentimenti pensi abbia provato Hagos quando è stato costretto a fuggire del suo Paese? Tristezza.
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IL T EST O
Rabbia.
NARRAT IVO
Nostalgia.
Malinconia. Laboratorio di Scrittura, p. 86.
L ’E - M A
Ce l’abbiamo fatta! Da: Carla <carla@tin.it> A: Daiana <daiana@iol.it> Data invio: 28 aprile 2017 Oggetto: Non ci credo ancora!!! Cara Daiana, ho rischiato proprio di non venirci in vacanza con te! La giornata è cominciata male, mi ero dimenticata il quaderno di inglese (la prof) mi ha messo la nota sul diario. Ha scritto: “Carla non ha svolto i compiti”. Falso, perché io i compiti li avevo fatti, a casa. A cena pensavo: “Figurati se adesso mi lasciano andare”. Insomma ero in tensione e dovevo chiedere il permesso... così apro la mia boccaccia e parlo tutto d’un fiato, e mentre parlavo mi si ingarbugliavano i pensieri. Insomma, ho detto qualcosa del tipo: – Dunque, la mia amica del mare Daiana che dopo sono anche andata a casa sua a Verona e lei va alla settimana verde in Lombardia e la sua mamma è contenta se ci vado anch’io e io ci voglio andare mi lasci mamma ti prego che per me è la cosa più importante del mondo e giuro che non ti chiederò mai più niente per dieci anni... E dopo è successo un miracolo. CE L’ABBIAMO FATTA!!!
IL
E-MAIL è l’abbreviazione
di Electronic Mail, cioè posta elettronica. Quindi l’e-mail è una lettera inviata via internet.
Analizzo N ell’e-mail sottolinea di giallo il mittente, di rosso il destinatario.
Ciao, tua super :-))))))))) amica, felice come non mai Anna Lavatelli - Anna Vivarelli, Cara Carl@ Tua D@iana, Il Battello a Vapore
La chiocciola significa “at”, cioè presso Nome (vero o inventato) Laboratorio di Scrittura, p. 87.
ciuffoletta@alice.it
Il dominio, cioè la società che gestisce la casella e-mail Indica il Paese: it = Italia
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L’ E - M A IL
IL
AGGI LINGU
-MAIL O DELL’E
A seconda dello scopo per cui si scrive, il LINGUAGGIO della e-mail può essere confidenziale o formale.
Analizzo uesta e-mail è scritta Q con un linguaggio: formale. confidenziale.
Un laboratorio interessante Da: Romagnatrekking - Riccardo Raggi (info@romagnatrekking.it) A: <laurastano@alice.it> Data invio: 24 aprile 2022 Oggetto: Catalogo didattico elementari Romagnatrekking Gentile Maestra Laura, Le invio il programma per l’attività “I piccoli animali del giardino” da svolgere con la sua classe. Saluti, Riccardo Raggi
Chi è il mittente? ...............................................
Chi è il destinatario? ...............................................
La posta elettronica è uno strumento di comunicazione molto comodo e veloce. Purtroppo a volte arrivano nella propria casella messaggi indesiderati, in genere di natura pubblicitaria. Altre volte, attraverso le e-mail, vengono anche organizzate vere e proprie truffe. Ricorda che non devi mai usare da solo/da sola Internet: accanto a te deve esserci sempre una persona adulta!
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IL T EST O
NARRAT IVO
I PICCOLI ANIMALI DEL GIARDINO Il giardino scolastico è l’habitat di piccoli animaletti che trovano riparo e cibo. Il nostro percorso sotto-sullasopra la superficie del giardino della scuola vi farà scoprire un mondo poco conosciuto. Potremo: • imparare a conoscere i piccoli animali che vivono nei vari livelli del giardino (sotto terra, sulla superficie erbosa, appena sopra il suolo); • prendere confidenza con animali spesso oggetto di paure, imparando a distinguere quelli innocui; • introdurre nella sensibilità del bambino il concetto di rispetto per l’ambiente; • introdurre il concetto di biodiversità. ARTICOLAZIONE DEL LABORATORIO 1° Incontro (durata 2h) Sotto terra si trovano molti animali che fanno dell’oscurità il proprio regno: talpe, formiche, lombrichi... Capiremo come vivono, cosa mangiano, come si muovono.
2° Incontro (durata 2h) Sulla terra del giardino piccole zampette si spostano ogni giorno alla ricerca di cibo: chi corre, chi salta, chi striscia... 3° Incontro (durata 2h) Appena sopra la terra del giardino si muovono piccole meraviglie coloratissime: le farfalle. Le osserveremo con l’aiuto di strumentazione scientifica.
STUDIO con la I FATTI Situazioni ed esperienze reali vissuti dal/dalla protagonista
MAPPA
IL LINGUAGGIO Informale, confidenziale, ricco di espressioni colloquiali
LA NARRAZIONE Chi scrive è il/la protagonista. La narrazione è in prima persona
IL DIARIO
IL TEMPO Un tempo preciso, indicato dalla data
I LUOGHI Reali, quelli dove si trova l’autore/autrice
MITTENTE/ DESTINATARIO •C hi scrive e invia la lettera o l’e-mail è il/la mittente •C hi riceve e legge la lettera o l’e-mail è il/la destinatario/a
LA LETTERA E L’E-MAIL
IL LINGUAGGIO • Informale se il destinatario è un amico • Formale se il destinatario è una persona sconosciuta o con la quale non si ha confidenza
LA STRUTTURA •L uogo e data in cui si scrive (in alto a destra) •F ormula di apertura (Caro…, Egregia Signora…) in alto a sinistra, con il nome del destinatario •C ontenuto o messaggio • Formula di chiusura o saluti (Ciao, A presto, Distinti saluti…) •F irma (nome del mittente)
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SEMPLICEMENTE IL DIARIO
LA FESTA DI COMPLEANNO Domenica 17 gennaio Caro diario, sono qui in camera mia e sto facendo i compiti: ho un sacco di roba da fare perché ieri pomeriggio sono stata fuori a giocare finché non è stato buio. Però ho già fatto i quattro problemi e le trenta operazioni che ci aveva dato la maestra. Ora ho due pagine di scienze, tre di storia e una poesia sull’inverno così noiosa e lunga che quando la reciti ti mette tristezza e ti viene quasi freddo. Comunque sto cercando di sbrigarmi e di finire prima di mezzogiorno, perché questo pomeriggio vengono i miei amici, qui a casa, per la mia festa di compleanno. La mamma è già in cucina che lavora a una mega-torta e il papà è andato a comprare una decina di bottiglie di aranciata. Io faccio il compito, ma mi distraggo spesso e sono eccitatissima perché non vedo l’ora di spegnere le candeline e di aprire i regali! Stefano Bordiglioni - Manuela Badocco, Dal diario di una bambina troppo occupata, Einaudi Ragazzi
LA STRUTTURA DEL RACCONTO AUTRICE/PROTAGONISTA Chi è l’autrice del diario? .......................................................................................................
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IL T EST O
NARRAT IVO
IL TEMPO Q uando
è stata scritta questa pagina di diario?
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SEMPLICEMENTE I FATTI Che
cosa racconta la bambina alle pagine del suo diario?
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FORMULA DI APERTURA Come
inizia il diario?
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LE EMOZIONI La bambina racconta anche emozioni e stati d’animo? Quali? ..............................................................................................................................................................................................................................
Indica
con una X la risposta corretta.
• Dov’è la bambina quando scrive questa pagina di diario?
• Che cosa fa?
• Che cosa deve fare nel pomeriggio?
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Via al ! T S TE
La prima lezione di nuoto 5
mancano nella cartella 180-181 ci sono quelli della precedente
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Sapete mantenere un segreto? So che tutti hanno un segreto, ma il mio è diverso dagli altri. Molto diverso... Tutto è cominciato in prima media, durante la lezione di nuoto del mercoledì pomeriggio. Avevo aspettato con ansia quel giorno, perché fino ad allora mia madre non aveva mai voluto che imparassi a nuotare. Lei infatti odia l’acqua. – Ma viviamo su una barca! – insistevo. – Siamo circondate dal mare... – Sì, ma è talmente inquinato!– mi rispondeva. – Con tutti quei battelli turistici... non mi sognerei mai di farci il bagno. Quanto alla piscina, diceva che era malsana. – Tutta quella gente a mollo nella stessa acqua – inorridiva. – Non fa per me, e nemmeno per te. A forza di insistere, però, ero riuscita a convincerla. – E va bene – aveva sospirato un giorno. – Mi arrendo. Quest’anno andrai a nuoto. Ma non chiedermi di accompagnarti. Non avevo mai fatto un bagno in mare. A dire il vero non mi ero mai fatta un bagno. Non nel senso che non mi lavo: faccio la doccia tutte le sere. Nel senso che sulla barca in cui viviamo io e la mamma non c’è abbastanza spazio per una vasca, quindi non mi ero mai immersa completamente nell’acqua. Fino a quel mercoledì pomeriggio... La mamma mi aveva comprato una borsa sportiva. Su un lato c’era la figura di una ragazza che nuotava nel mare e io m’immaginavo già al suo posto, pronta a vincere gare. Ma le cose non andarono esattamente così. Una volta in piscina, un istruttore in calzoncini bianchi e maglietta rossa, provvisto di fischietto, ci disse di andare a cambiarci, le ragazze in uno spogliatoio e i ragazzi nell’altro. Mi cambiai in un angolo: mi vergognavo a mettere in mostra la mia magrezza. Ho due gambe come stecchi, spesso ricoperte dei graffi che mi faccio salendo e scendendo dal Re del mare. Così si chiama la nostra barca. È un nome un po’ pomposo per un vecchio battello con i letti stretti e lunghi come un righello. Così noi lo chiamiamo semplicemente il Re. Julie Crossens mi sorrise mentre metteva i vestiti nell’armadietto. – Mi piace il tuo costume – disse. – È tutto nero, molto semplice. – E a me la tua cuffia. – E le sorrisi anch’io. Liz Kessler, Emily. Diario di una sirena, Piemme Junior
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NARRAT IVO IL T EST O
MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Riflettere sulla forma del testo. • Ricostruire il significato del testo.
VERSO L'INVALSI 1
Il brano che hai letto a quale tipo di testo narrativo appartiene?
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l’avrebbe sempre accompagnata. non l’avrebbe accompagnata. non avrebbe pagato la quota mensile. l’avrebbe accompagnata la nonna.
La protagonista scrive per confidare: un segreto. un avvenimento.
una decisione. una paura.
La lezione di nuoto si tiene durante il:
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mercoledì pomeriggio. lunedì pomeriggio. mercoledì mattina. lunedì mattina.
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Perché la mamma non vuole che la bambina impari a nuotare?
La bambina non ha mai fatto il bagno nella vasca. Perché? Perché non ama fare il bagno. Perché non c’è la vasca da bagno sulla barca. Perché ha paura dell’acqua. Perché è una bambina poco pulita.
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Alle righe 21-22 viene descritta la borsa sportiva della protagonista. Indica con una X quella che ti sembra corrisponda alla descrizione.
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Alla riga 25 trovi due parole alterate. Scrivile e indica il tipo di alterazione.
Perché la mamma non sa nuotare. Perché la bambina odia l’acqua. Perché la mamma ha paura dell’acqua. Perché la mamma ha paura dei battelli.
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Finalmente la mamma acconsente a mandare la figlia a lezione di nuoto, ma a un patto:
Dove vivono madre e figlia? ..................................................................................................... .....................................................................................................
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Perché la mamma non vuole fare il bagno in mare? Perché l’acqua è inquinata. Perché l’acqua è pericolosa. Perché l’acqua è gelida. Perché ha paura dell’acqua.
• .................................................................................................. • ..................................................................................................
RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?
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EDUCAZIONE NE IO Z A C DU
E
C
IVICA nell’e-mail
Un’e-mail per capire il bullismo Da: Rosy Treossi (rosytre@example.it) A: beanuti@example.it Oggetto: bullismo
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Ciao Bea, oggi, invece di andare fuori a giocare, ti scrivo per parlarti di un grosso problema. A scuola abbiamo parlato di bullismo. Il bullismo c’è quando un bambino subisce prepotenze da parte di uno o più compagni che lo prendono di mira, gli dicono cose cattive o gli fanno cose spiacevoli. Queste prepotenze si ripetono nel tempo e chi le subisce soffre e non sa come difendersi. Tu hai mai assistito o sei mai stata coinvolta in situazioni di bullismo? Spero proprio di no. Io e altri compagni abbiamo assistito a una brutta scena: una bambina con gli occhiali è stata presa in giro e offesa. Dei bambini dicevano, facendo la cantilena: Sei brutta, sei brutta! Come fai a guardarti allo specchio? Ti sei messa due fondi di bottiglia per vederti diversa? Ah! ah! Ne abbiamo parlato con l’insegnante di italiano che ci ha spiegato questo fenomeno. Ci ha detto che il bullo non è mai solo, ma è fiancheggiato da uno o più compagni (i gregari) ed è circondato da chi non interviene e che, di conseguenza, sta con il bullo. È terribile, a pensarci bene! La vittima presa in giro soffre, si sente brutta e non sa reagire. La maestra ci ha spiegato che c’è anche un’altra forma di bullismo, il bullismo indiretto: qualcuno viene escluso dal gruppo, lasciato in disparte, isolato dagli altri che si sono lasciati convincere. Nessuno vuole stare o giocare più con lui. Che cosa si può fare? L’insegnante ci ha suggerito alcune soluzioni. 1) Se succede qualcosa di spiacevole, è bene parlarne con un adulto, un genitore o un insegnante. Ma bisogna anche parlarne insieme in classe, senza nominare né il bullo, né la vittima, facendo una “tavola rotonda” per ragionare sulla situazione. 2) Bisogna stimolare la solidarietà tra compagni, imparare la condivisione e la convivenza riuscendo a fare gruppo, a stare insieme, discutendo con modi corretti. 3) È necessario fare la pace dopo un litigio, chiarendo le diverse posizioni, chiedendo scusa o perdonando. Questo renderà il gruppo unito e forte. È difficile, ma io ci proverò. Non so se ti ho annoiata, ma mi sembrava importante parlarti di tutto questo. Un abbraccio e... a risentirci presto! Rosy
Lo “stare bene” insieme si raggiunge quando il gruppo è in pace con tutti e prova amore per gli altri, due parole che stanno in cima a un’enorme piramide che viene costruita da noi. Ogni mattone è composto dalle nostre azioni quotidiane: gesti di rispetto, esempi di tolleranza, di comprensione, di collaborazione, parole di conforto, di perdono... Così si cresce e si arriva in cima, ma servono tanti mattoni. Ogni giorno, con il tuo comportamento, puoi mettere un tuo piccolo mattone. Altri ti prenderanno a esempio e saranno incoraggiati ad assumere atteggiamenti e gesti positivi per stare bene insieme.
P ROTAGO NISTi del F UTURO
Rifletto Completa. Il bullismo c’è quando un bambino o una bambina Le prepotenze del/della bullo/a Chi le subisce soffre e non sa
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Il bullo e la bulla sono fiancheggiati da chi non
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Con il bullismo indiretto un bambino o una bambina .............................................................................................. Quale tra le soluzioni suggerite dall’insegnante consideri più efficace? Sottolineala nel testo. Rosy dice che proverà a seguire i suggerimenti anche se non sarà facile. Tu rifletti sugli aggettivi che seguono, scrivi accanto il nome derivato, poi sottolinea le parole che aiutano a stare bene insieme. Sono le parole che Rosy dovrà imparare a portare con sé. aggressivo
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violento
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gentile
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generoso
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cortese
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leale
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egoista
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invidioso
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disponibile
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geloso
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premuroso
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intollerante
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prepotente
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collaborativo
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indifferente
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comprensivo
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Un calendario per l’Educazione Civica, pp. 30, 64.
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C
A Z N A IN ITTAD
D
IGITA
LE
Whatsapp Alcuni bambini e bambine della tua età possiedono un cellulare sul quale possono essere installate delle applicazioni di messaggistica. WHATSAPP è un servizio di messaggistica istantanea nato nel 2009. Il termine WhatsApp deriva dall’espressione inglese What’s up, che significa “Come va?”. Up viene però scritto App, cioè applicazione. Con WhatsApp possiamo scambiare messaggi, immagini, video e file audio e documenti di varia natura con chiunque abbia uno smartphone collegato a Internet. Attraverso WhatsApp si possono effettuare chiamate e videochiamate e si possono fornire anche informazioni sulla propria posizione.
Attraverso applicazioni come WhatsApp puoi comunicare velocemente con i tuoi genitori, con i tuoi amici e con i parenti lontani: i servizi di messaggistica, quindi, possono essere utili. Però… RICORDA SEMPRE che devi fare ATTENZIONE: mentre usi questa messaggistica stai utilizzando Internet!!! Una volta che un messaggio è stato scritto e inviato, può essere esteso ad altri e tu ne perdi il controllo! Quindi non scrivere MAI cose personali che non vuoi che siano condivise con altre persone e fai attenzione a non mettere tue foto o tuoi dati privati: ricorda sempre che possono essere facilmente trasmessi, “girati” a chiunque e tu non puoi tornare indietro! Inoltre… Potrebbe succedere che qualcuno usi il cellulare per offenderti o deriderti, oppure potrebbero farti sentire a disagio con parole scorrette. Se capita qualcosa di simile, a te, a un amico o un’amica, non perdere tempo: avverti subito un adulto! L’uso delle chat di messaggistica per intimorire o escludere una persona è una vera e propria forma di bullismo. In questo caso si parla di CYBERBULLISMO perché il bullo/la bulla usa mezzi tecnologici per mettere in atto i suoi atti intimidatori.
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P ROTAGO NISTi del F UTURO
I social
I social media rappresentano un mezzo per creare e condividere contenuti con un vasto pubblico.
FACEBOOK è uno dei social più famosi. Il nome “Facebook” (libro di facce) prende spunto da un libretto con nome e fotografia degli studenti che alcune università americane distribuiscono all’inizio dell’anno per aiutare gli iscritti a socializzare tra loro. Facebook è uno dei siti più visitati al mondo, è disponibile in oltre 100 lingue e nel novembre del 2021 ha raggiunto quasi tre miliardi di utenti attivi ogni mese. Dal momento che mette in comunicazione tantissime persone, Facebook, come tutti i social, può nascondere anche dei pericoli se non viene usato in modo consapevole. Per questo il sito offre ai ragazzi, alle ragazze e ai genitori una serie di strumenti utili per conoscere i rischi e per proteggersi. Prima di tutto, ricorda che c’è un limite di età: non puoi iscriverti a Facebook se non hai compiuto tredici anni. E anche allora, per aprire un profilo sul sito devi chiedere ai tuoi genitori. TIK TOK è un social media cinese nato nel 2016. Attraverso l’app, gli utenti possono creare e caricare in rete brevi video di durata variabile (fino a 15 o fino a 60 secondi) e aggiungere filtri ed effetti particolari ai video appena girati. Tutto ciò che viene pubblicato finisce direttamente in Internet. Non c’è bisogno di un profilo per visualizzare i contenuti di Tik Tok. Come per Facebook, anche Tik Tok può nascondere pericoli per i bambini e le bambine!!! Nel 2021 sono successi episodi molto spiacevoli che hanno visto coinvolti dei bambini della tua età. RICORDA SEMPRE che NON puoi accedere da solo/a a Tik Tok perché l’età minima per poterlo usare è di 13 anni ed anche in quel caso devi avere la supervisione di un adulto. Sia Facebook sia Tik Tok hanno creato delle regole da rispettare: non possono essere pubblicati contenuti offensivi, volgari, razzisti e poco rispettosi. Inoltre, se qualcuno usa questi social per compiere atti di cyberbullismo, il profilo viene immediatamente bloccato e oscurato. Nonostante queste precauzioni, sono comunque tantissimi i pericoli che corri se usi queste piattaforme senza la supervisione di una persona adulta.
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Il diario nell’Arte
Diari d ’artista! Eugène Delacroix (1798-1863) è un famoso pittore francese. Il suo studio a Parigi è oggi un museo dedicato alla sua vita e alle sue opere. La collezione più completa dei suoi quadri è conservata al Museo del Louvre. Delacroix ha scritto anche molte lettere e ha tenuto un diario: entrambi sono fonti importanti per conoscere i fatti della sua vita e le opinioni sul suo tempo. Gli album di schizzi, con disegni, colori e appunti, offrono la possibilità di rivivere i suoi viaggi. Nelle immagini qui a fianco, i paesaggi e le loro atmosfere vengono raffigurate con chiarezza, mentre le parole annotate dall’artista accanto agli schizzi dimostrano il suo particolare interesse per il Marocco, che visitò nel 1832.
VIA al colore! Prendi un blocknotes di piccole dimensioni e riproduci un monumento o un angolo caratteristico della tua città. Disegna con una matita morbida cercando di lasciare tracce leggere che poi potrai riprendere e colorare con i pastelli. Quando vai in gita o in vacanza, porta con te il tuo taccuino per disegnare e fissare con poche parole i momenti più emozionanti.
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Il diario nella Musica
Raccontare la tua storia con la musica Il gruppo Pinguini Tattici Nucleari è formato da cinque ragazzi, tutti nati tra il 1991 e il 1994. Questi ragazzi usano le canzoni per raccontare la propria storia, proprio come si fa nella pagina di un diario. La canzone dal titolo “79” seventynine racconta la storia dell’esame di maturità di uno dei componenti della band. Egli confessa di non essere stato uno studente “modello”. In occasione dell’esame finale della scuola secondaria, però, si impegna un pochino di più perché ha bisogno di ottenere 80 come voto finale per poter accedere all’università che vuole frequentare. Lo “sforzo tardivo”, tuttavia, non gli serve e la sua votazione è infatti 79, ovvero un punto in meno di quella che avrebbe desiderato!
79 Seventynine Io al liceo non ho mai studiato molto ero uno zuzzurellone lanciavo astucci dalla finestra durante l’ora di religione le interrogazioni erano film ed io
giravo spesso scene mute e non stavo al mio posto... ma alla maturità studiai discretamente cercai di non far la malapianta perché per entrare in un’università londinese mi serviva almeno ottanta...
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GI A T S E L
ON I
Rifletto sulla lingua Questa poesia contiene alcune parole onomatopeiche, che richiamano il suono che vogliono evocare. Sottolineale.
Canzone di primavera Oh! Se potessi fare una canzone, una canzone che mi riempisse il cuore! Vorrei farla di piccole cose, di sciacqui d’acqua, di battiti d’ali, di polline portato dal vento e dei rumori della pioggia che cade. Ci metterei il far le fusa del gatto, ci metterei il trillo dell’uccello, e tutti i mormorii che nell’aria sento, per la bellezza che muove foglie ed erbe, o per il calabrone che passa in lontananza. Vorrei che fosse lieve e delicata come il fiore o la farfalla che vola e quando allora la vedessi aprirsi… la lascerei volare via e cantare. John Galsworthy, La saga dei Forsyte, Newton Compton
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LA PR IM
Coniglietti di Pasqua
AV E RA
OCCORRENTE un cartoncino • bastoncini di legno del tipo da gelato • carta colorata carta bianca • colori a tempera • una matita • colla • forbici • un pennarello nero
PROCEDIMENTO
1
Dipingi cinque bastoncini di legno con il colore che preferisci, diluendolo in modo da ottenere un colore tenue.
3
5
Quando il colore è asciutto, incolla quattro bastoncini sul cartoncino e ritaglia la parte in eccesso.
4
Ripassa l’ultimo bastoncino con lo stesso colore, ma più intenso.
Sulla carta colorata disegna la parte interna delle orecchie e ritagliala.
7
2
Incolla ora tutto al posto giusto: i baffi e il naso, le orecchie e, alla base delle orecchie, metti in orizzontale l’ultimo bastoncino, quello colorato in modo più intenso.
6
Sulla carta bianca disegna le orecchie del coniglio e ritagliale.
Ritaglia anche le strisce per fare i baffi e un cerchietto per il naso.
8
Completa il tutto disegnando con il pennarello nero gli occhi e la bocca del coniglio.
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GI A T S E L
ON I
Un nido per due rondinelle Leggi questo racconto. Ha due finali diversi.
M
a che rovina! Alcuni nidi erano crollati, altri avevano bisogno di riparazioni. Bisognava mettersi al lavoro e ogni rondine lo fece con gioia. Anche due giovani rondinelle che non avevano il nido si erano messe d’impegno per costruirselo. Andavano e venivano continuamente, portando qualche cosa nel becco: ora pagliuzze, ora fuscelletti ed ora piume. Dopo due settimane di faticoso lavoro, tutte e due poterono riposare nella loro casetta. Anche altre rondini avevano finito il loro lavoro. Si parlavano da un nido all’altro. Era un piccolo paese di rondini. Ma il nido delle due rondinelle era debole e un giorno cadde sulla strada. Quanti gridi si levarono da tutte le parti! Le due rondinelle volarono disperate dal tetto alla strada, dalla strada al tetto. Pianetabambini.it
Ora le rondini hanno due possibilità: giudicare l’operato delle compagne e lasciarle al loro destino oppure non giudicarle e aiutarle.
Finale 1 Tutte le altre rondini si riunirono sulla gronda del tetto; pareva che dicessero: – Povere sciocche! Quelle due rondinelle hanno fatto il nido troppo in fretta e ora esso non ha resistito. Sono tanto giovani e inesperte! Peggio per loro se il nido si è rotto! La prossima volta staranno più attente! Tutte, come mosse da uno stesso comando, tornarono ai loro nidi e non si interessarono più delle due compagne.
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LA PR IM
In primavera le notti sono ancora molto fredde, nonostante durante il giorno l’amico Sole scaldi la Terra con tiepidi raggi. Le due povere rondinelle, senza il nido, trascorsero la notte al freddo. Strette una accanto all’altra, cercarono di scaldarsi, ma si svegliarono con un brutto raffreddore. Tutte le rondinelle sporgevano la testa dal nido per vedere le loro vicine, tutte intirizzite. Sarebbe bastato così poco per aiutarle…
AV E RA
Finale 2 Tutte le altre rondini si riunirono sulla gronda del tetto; pareva che dicessero: – Poverine! Quelle due rondinelle hanno fatto il nido troppo in fretta e ora esso non ha resistito. Sono tanto giovani e inesperte! Sarebbe potuto succedere anche a noi! Vogliamo aiutarle? Tutte, come mosse da uno stesso comando, partirono in ogni direzione: poco dopo ritornarono con la mota e le pagliuzze e iniziarono la costruzione di un nuovo nido per le loro compagne. Era un andare e tornare accompagnato da un garrire allegro. Ognuna faceva la propria parte e in due giorni il lavoro fu terminato. Le due rondinelle poterono entrare nella loro casa, aggiustata e molto più solida. Tutte le rondinelle sporgevano la testa dal nido per vedere le loro vicine contente, che riposavano una accanto all’altra nel nido costruito dall’amore di tutte. A volte basta poco per aiutarsi e essere tutti felici.
Conospcaorole le Collega la parola all’immagine che rappresenta il suo significato.
Gronda
Mota
Garrire
Mi emoziono el primo finale N prevalgono indifferenza ed egoismo; nel secondo finale vincono la solidarietà, la comprensione e l’amore. Tu quale finale preferisci? Perché? Discutete in classe.
Scrivo Potrebbe esserci un terzo finale? Racconta...
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GI A T S E L
ON I
Finestre sulla primavera D
opo il lungo inverno, grandi e piccini attendono la primavera, stagione di rinascita. È bello riscoprire il piacere delle lunghe passeggiate nel verde, ma è bello anche “vestire di primavera” la casa con qualche decorazione originale. Ed allora che cosa aspetti a portare un pochino di primavera in casa tua? La cosa importante, come sempre, è che i tuoi addobbi siano rispettosi dell’ambiente che ti circonda. Fai scelte che ti portino a sentirti in sintonia con la natura: non sprecare materiale e soprattutto cerca di riutilizzare ciò che hai già in casa. Primavera, tempo di bulbi! Prova a metterli a dimora in una tazzina: basta un po’ di terra per vederli crescere giorno per giorno, fino alla meraviglia della fioritura!
Qualsiasi fiore, anche le margheritine che punteggiano di bianco i prati in questa stagione, possono abbellire la tua cameretta. Per valorizzarli, basta un’idea come questa: tanti vasetti di vetro, di quelli della marmellata, uniti insieme con un bel nastro. Però attenzione a non cogliere fiori protetti!
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LA PR IM
AV E RA
La primavera è il periodo ideale per occuparsi del verde. Hai mai pensato di coltivare delle piante tutte tue? Se anche non hai un giardino, basta un vaso sul balcone per cimentarti con il giardinaggio. Per esempio, che ne diresti di coltivare delle fragole o di creare un angolo di erbe aromatiche? Presto i prodotti del tuo orto ti riempiranno di orgoglio! Puoi usare i contenitori delle uova e farli diventare portafiori di fiorellini creati con carta e cannucce di carta! Ricorda di utilizzare solo fogli di carta usati che sono già presenti in casa: puoi ritagliare anche i sacchetti finiti dei biscotti, che di solito sono coloratissimi.
Se poi in casa hai vecchie copertine di quadernoni scolastici, puoi ritagliarle per creare meravigliose decorazioni da incollare ai vetri!
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IP T A L
UAL E T S E T A I O LO G
IL T EST O DESC
CHE COS’È? È un testo che “fotografa” la realtà (persone, animali, paesaggi, cose…) fornendo i dati trasmessi dai cinque sensi: dati visivi, uditivi, olfattivi, gustativi e tattili.
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LO SCOPO Far “vedere” le cose, le persone e i luoghi di cui si parla.
IL LINGUAGGIO È preciso, ci sono molti aggettivi e similitudini per creare immagini. I verbi di solito sono al presente o all’imperfetto indicativo.
COME PUÒ ESSERE UNA DESCRIZIONE? • Soggettiva, quando è arricchita con sensazioni, impressioni e stati d’animo personali. • Oggettiva, quando la realtà viene descritta così com’è, senza l’aggiunta di considerazioni personali.
I DATI • Dati sensoriali: visivi (forme, dimensioni, colori…), uditivi (rumori, suoni, voci…), tattili (materiali, temperature…), olfattivi (profumi, odori, puzze…), gustativi (sapore, acidità…). • Dati di posizione “parole dello spazio”: davanti, dietro, sopra… • Dati di movimento.
IL PERCORSO DESCRITTIVO Può essere: • logico, dal particolare all’insieme o viceversa; • spaziale, da vicino a lontano, dal basso verso l’alto; • temporale, successione di cambiamenti
R IT T IV
O
IL T EST O DES
Castel del Monte l Castel del Monte si ergeva a poca distanza. Fede riusciva a vedere le torri ottagonali, le finestre a bifora e la parte più alta del portone d’ingresso. Tutto intorno si sentiva il continuo e ininterrotto frinire delle cicale. L’atmosfera era magica. Superato l’ingresso, oltre le mura doppie, i ragazzi incominciarono l’esplorazione delle stanze. Fecero giri e rigiri all’interno delle sale, tutte disposte una dietro l’altra. Salirono le tante scale a chiocciola dentro le torri ottagonali e si affacciarono alle porte con la balaustra che si aprivano sul cortile interno. Luigi consigliò di visitare il cortile per ultimo, perché secondo lui era il punto più bello da vedere. – Dal centro del cortile è possibile osservare un pezzetto di cielo ed essere circondati dalla pietra del palazzo – disse. Appena varcate le porte d’accesso al cortile, Fede e Carla si accorsero che quello era davvero il luogo più suggestivo: lì dentro, con le alte pareti a fare barriera, neanche il suono delle cicale riusciva ad arrivare. Si sentiva solo un silenzio assoluto. Girovagando per il cortile, Fede era attratta da ogni cosa. Così, passeggiando avanti e indietro per il cortile magico, proprio mentre pensava alla perfezione con cui era stato costruito, si accorse di aver calpestato una pietra irregolare: piatta, ma leggermente in rilievo rispetto alle altre. Si accovacciò e, concentrata, incominciò a sollevarla. – Ehi ragazzi, venite a vedere qui, c’è una pietra che si muove. Sembra che… sembra che esca dal pavimento.
C R IT T I
VO
Conospcaorole le La bifora è un tipo di finestra con una forma ad arco, divisa in verticale in due aperture tramite una colonnina. La balaustra è un parapetto di pietra o metallo.
Micaela Di Trani, Il tesoro del castello, La Spiga
CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video della tipologia testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.
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D
IO N E O ESC R IZ
GGE T T IVA...
A
La descrizione è OGGETTIVA quando chi scrive descrive ciò che vede nella realtà, senza considerazioni personali. La descrizione è SOGGETTIVA quando chi scrive arricchisce la descrizione con sensazioni, stati d’animo, aggettivi, similitudini…
Il cavallo
l cavallo è un quadrupede dal corpo agile, possente e muscoloso. Il collo è lungo e ricoperto dalla criniera, una peluria molto folta e caratteristica. La mascella è grande e comprende 36 denti nella femmina e 40 nel maschio. Le orecchie sono piccoline. Le gambe sono sottili e terminano con gli zoccoli, dove troviamo unghie che si rinnovano ogni 9 mesi. La vista laterale è molto acuta e gli occhi sono tra i più grandi di tutti i mammiferi che vivono sulla terraferma. Il cavallo è socievole, delicato, molto attento ai suoi simili, ma è curioso anche nei confronti di altre specie che non reputa pericolose. Tra queste anche l’uomo, con cui comunica attraverso il tatto, il grooming con cui il proprietario accarezza e cura l’animale e determina un lessico comune. Il cavallo possiede sensi molto sviluppati e tra questi la capacità di captare e prevedere situazioni di pericolo e spiacevoli. Il suo olfatto gli consente di percepire la presenza di persone spaventate oppure pericolose, a cui risponde di conseguenza attraverso un comportamento pacifico oppure ostile. Anche la voce è un mezzo di interazione che usa per mostrare il suo stato d’animo o comunicare con i suoi simili o con altre specie. Ama correre nei prati e ha bisogno di tempo per potersi fermare a brucare l’erba. Il cavallo è un animale molto intelligente e forte, la sua versatilità ha permesso all’uomo un impiego costante in moltissime attività. Dallo sport al lavoro, dalle gare alla pet-therapy, questo incredibile animale ha sempre dimostrato una forte indole all’adattamento. Ilmondodeglianimali.altervista
Conospcaorole le
In inglese grooming pet
animale domestico
therapy
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cura, strigliatura terapia
Versatilità significa: capacità di adattarsi a diverse attività. essere docile.
... E SO GG
E T T IV A
Un buon amico
B
O
rlov è un vecchio cavallo di venticinque anni. I fianchi che una volta erano morbidi e lisci, color caffellatte, oggi sono segnati dalle costole sporgenti. Gli occhi, forse l’ultima cosa che invecchia in un animale, sono vivi, dolci e secchi. Quando ce ne andiamo a spasso nel bosco, ogni tanto mi fermo, scendo e gli faccio brucare l’erba. Lui gironzola, alza la testa per guardarmi come a dire “posso ancora?” e col calare del sole ce ne torniamo a casa. Se gli do uno zuccherino, lui solleva le grosse labbra bianche a chiazze rosa, mostra i dentacci gialli e mi ringrazia a modo suo, dandomi dei colpetti col muso sul braccio. Dacia Maraini, Mulino, Orlov e il gatto che si crede pantera, Millelire
Analizzo In quale testo la descrizione è soggettiva e in quale oggettiva? Testo A : ...................................................................................... Testo B : ...................................................................................... Completa la tabella.
Caratteristiche fisiche
Abitudini e comportamento
Il cavallo
Un buon amico
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Scrivo
Le gg o c om e a teatro Leggi la descrizione A come se fossi lo/la speaker di una trasmissione scientifica: voce “neutra” di chi divulga informazioni. Leggi la descrizione B mettendo grande emozione nella voce, come se parlassi del tuo cavallo. Ricorda che traspare grande amore dalle parole di questo testo.
Osserva e descrivi sul quaderno un animale in modo oggettivo. Aiutati con la tabella. Laboratorio di Scrittura, pp. 91-92.
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D
E R E UN ESC R IV
DATI
AN IM AL E
UDINI I E SIMILIT L A I R O SENS
Nel fare una descrizione si usano: • i DATI SENSORIALI (visivi, uditivi, tattili, gustativi e olfattivi), resi attraverso l’uso di aggettivi; • l e SIMILITUDINI (o paragoni).
Analizzo Sottolinea con colori diversi le descrizioni dell’aspetto generale del cane, delle sue caratteristiche fisiche, dei suoi movimenti e del suo comportamento. uali dati sensoriali Q sono usati in particolare in questa descrizione? ............................................................ ............................................................
N el testo sottolinea gli aggettivi usati dall’autore per descrivere gli occhi, il pelo e la coda del cane. Trova nella descrizione le due similitudini e scrivile. 1. . ......................................................
Il cane sognatore l cane Barone era forse un cane da pastore, ma di razza e incrocio non comune. Era di media grandezza, tutto bianco, con le orecchie lunghe e pendenti ai lati del muso. I suoi occhi rotondi e umani, color nocciola, mi seguivano senza voltare il capo, pieni di dolcezza e di libertà e di una certa infantile, misteriosa arguzia. Il pelo era lungo, ricciuto, morbido e lucente come la seta. Portava la coda arcuata e svolazzante, come il pennacchio d’un guerriero orientale. Più che camminare, saltava a grandi balzi con un ondeggiare delle orecchie e del pelo; inseguiva le farfalle e gli uccellini, spaventava le capre, lottava con i cani e con i gatti, correva da solo per i campi e guardava le nuvole. Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, Einaudi
Rifletto sulla lingua Scrivi i contrari dei seguenti aggettivi.
......................................................
• Morbido ................................................ • Lungo ......................................................
2. . .....................................................
• Ricciuto ................................................... • Pendente ...............................................
......................................................
• Lucente ................................................... • Arcuato ..................................................
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DESC R IV E R E
Il kraken N
UN AN I
GLI AGGETT IVI E IL L
elle profondità del mare vive il kraken, un mostro di dimensioni gigantesche. Assomiglia vagamente a un polpo, ma smisurato e ferocissimo. I suoi tentacoli possono essere lunghi fino a cento metri e stritolare una nave da crociera spezzandola come se fosse una fetta biscottata. Al centro del corpo il kraken ha una bocca enorme, con una doppia fila di denti appuntiti lunghi come sciabole. È perennemente affamato e divora tutto quello che trova; può arrivare a mangiare una balena, uno squalo e due delfini in un sol boccone. Il kraken quando dorme se ne sta fermo e galleggia con la schiena fuori dall’acqua, tanto da essere scambiato per un’isola dove le barche possono attraccare. Questo è uno dei suoi metodi per cacciare: appena qualcuno approda su di lui, si sveglia di colpo e lo cattura con uno dei suoi tentacoli. È un animale iroso e prepotente, convinto di essere il re dei mari. A volte scuote le acque sollevando onde alte come un palazzo di venti piani solo per divertirsi e scaraventare lontano gli altri pesci. Febe Sillani, Mostri mostruosi per lettori valorosi, Emme Edizoni
M AL E
ESSIC
O
Nella descrizione si usa un lessico preciso e ricco di AGGETTIVI. Oltre agli elementi reali, si possono descrivere anche elementi immaginari, ad esempio ANIMALI FANTASTICI creati dalla fantasia dell’autore.
Conospcaorole le Che cosa vuol dire iroso? Che si arrabbia facilmente. C he è sempre affamato.
Analizzo Il kraken è: un animale reale. u n animale fantastico. S ottolinea nel testo gli aggettivi usati nella descrizione. Evidenzia di giallo il comportamento del mostro.
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D
E R E UN ESC R IV
MOVIM I D I T I DA
AN IM AL E
ENTO
Con i DATI DI MOVIMENTO sono descritte le azioni di animali e persone.
Il gabbiano F
ende fulmineo l’aria, guadagnandola in linea retta o in ampia spirale e, dall’altezza raggiunta, si lascia cadere a capofitto per risalire d’un tratto. Eccolo che arresta all’improvviso il movimento delle ali per offrirle al vento, spiegate come una vela, e vi si abbandona salendo, ridiscendendo, risalendo in larghe volute, sino a quando una ripresa del battito d’ala non lo tolga dal gioco delle correnti. Antonino Anile, Bellezza e verità delle cose, Vallecchi
La libellula Q
uesto elegante e magnifico insetto è munito di quattro ali indipendenti che il cervello-computer controlla separatamente inviando impulsi diversi ai vari muscoli. Con un sistema di ali del genere, la libellula diventa di volta in volta uno scooter dell’aria, un elicottero, un aliante, un missile jet, un ufo. È capace di guizzare in ogni direzione mutando rotta all’istante e, se le pare il caso, può innestare la retromarcia per volare all’indietro senza bisogno di voltarsi. Può salire in verticale, planare virando e perfino restare ferma a mezz’aria spiluccando uno per uno tutti i pidocchi di una rosa. Mirella Delfini, Insetto sarai tu, Mondadori
Analizzo Evidenzia nei due testi i dati di movimento, cioè le azioni compiute dagli animali. Poi riporta i dati sul quaderno, accompagnati dalle espressioni che arricchiscono la descrizione del movimento osservato.
200
DESC R IV E R
Il mio giardino A
vevo casa mia, in alto, ad Anacapri, una piccola casa umida, immersa nel silenzio, alla fine di un lungo e stretto giardino di frutta che pure mi apparteneva. Limoni, prugne, uva, pesche, noci, fichi. Un bellissimo albero di albicocche ombreggiava la facciata della casa. Si potevano prendere i frutti allungando una mano dalla finestra. Dal giardino si vedeva il mare. L’aria era leggera e, quando pioveva, la terra bagnata sprigionava un odore indimenticabile e raro per chi, come me, vive in città e non saprebbe vivere altrove. Tutto intorno non vi erano prati all’inglese verdi e compatti come tappeti, ma orti e vigne, boschi e limoni, nespoli e persino un melograno che, dalla proprietà confinante, protendeva un ramo verso il mio giardino. Il ramo di melograno si vedeva anche dall’interno, dalla finestra del soggiorno, una stanza piccola con le pareti di pietra e un largo caminetto che faceva fumo non appena si accendeva.
E UN LU
GLI INDIC AT
O GO
ORI SP AZIAL I
La descrizione di un luogo contiene INDICATORI SPAZIALI, cioè parole che indicano la posizione degli elementi: in alto, a destra, sopra, sotto, dietro...
Ugo Pirro, Mio figlio non sa leggere, Rizzoli
Comprendo Per ciascuna risposta formula la domanda giusta. Domanda: ............................................................................................................. Risposta: Ad Anacapri. Domanda: ........................................................................................................................ Risposta: Un bellissimo albero di albicocche. Domanda: ........................................................................................................................ Risposta: La terra bagnata. Domanda: ........................................................................................................................ Risposta: Un ramo di melograno. Domanda: ........................................................................................................................ Risposta: Un caminetto. Laboratorio di Scrittura, pp. 94-95
Analizzo S ottolinea nel testo le parole dello spazio. Questa descrizione è: oggettiva. soggettiva.
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D
R E UN E V I R C ES
IO I POSIZ D I T A ID
Conospcaorole le • Angusto vuol dire: p iccolo, stretto. largo, spazioso. • I capelli cotonati sono: pettinati in modo da renderli voluminosi. molto lisci. • Logora significa: nuova. consumata.
Scrivo
202
NE
L’hotel D
a fuori l’hotel è esattamente come nelle foto che abbiamo visto su Internet: una porta di vetro con la cornice di legno scuro e una grossa maniglia di ottone lucido, due vasi ai lati con degli alberelli verdi e curati. Meg si avvicina e strofina una foglia tra le dita. – Sono finti. – Meglio finti che secchi! – esclama Clarissa. Prende il suo mega-trolley rosa ed entra, tenendoci aperta la porta. L’interno invece non assomiglia neanche lontanamente all’albergo che abbiamo scelto prima di partire. L’ingresso è stretto e angusto, e la vernice alle pareti è scrostata in vari punti. Alzo lo sguardo e noto che dagli angoli del soffitto pendono delle ragnatele fitte e scure; alla mia destra c’è una mensola con dei libri ammassati e ricoperti di polvere che non vedono un piumino da chissà quanto. Dietro a un piccolo bancone di legno ingombro di fogli e riviste c’è una donna con una testa di capelli cotonati biondo platino. Mentre aspettiamo, all’improvviso Clarissa si aggrappa alla manica della mia felpa e mormora: – E quello cos’è? Ci metto un po’ a capire cosa mi sta indicando, poi mi accorgo che sulla moquette logora e macchiata c’è un grosso buco da cui sta uscendo un enorme scarafaggio nero. Charlotte M., Un amore oltreoceano, Fabbri
S crivi sul quaderno la descrizione “al contrario”. Inizia così: Da fuori l’hotel non era assolutamente come nelle foto… Ricorda di modificare tutti gli aggettivi. Scuro
LUO GO
Chiaro
Analizzo Rispondi alle domande e scoprirai le parole dello spazio che indicano la posizione dei diversi elementi della descrizione. • In che cosa sono uguali l’hotel e le foto su Internet?
.............................
.................................................................................................................................................
• Dove si trovano i due vasi? .....................................................................................
DESC R IV E R
E UN LU
L’ORDINE DELL A DESCR IZ
Un giardino bellissimo
l giardino, circondato da un’alta siepe di fucsie, era cosparso di aiuole che formavano dei complicati disegni geometrici ed erano contornate da sassi lisci e bianchi. I sentieri di ciottoli bianchi, larghi a malapena quanto un rastrello, serpeggiavano intorno ad aiuole non più ampie di un grosso cappello di paglia. Le aiuole, a forma di stella, a mezzaluna, triangolari, rotonde, erano straripanti di una massa incolta di fiori inselvatichiti. Le rose lasciavano cadere petali grossi e levigati come piattini, rosso fiamma, bianco luna, lucidi e senza una grinza; le calendule, come nidiate di soli tutti arruffati, guardavano il cammino del loro padre lungo l’arco del cielo. Tra le erbe basse, le viole del pensiero protendevano le loro facce vellutate e innocenti su dalle foglie e le violette si nascondevano tristi sotto le loro foglie a forme di cuore. La bouganvillea che copriva rigogliosa il balconcino sulla facciata era tutta adorna, come per una festa di carnevale, dei suoi violacei fiori a forma di lanterna. Nell’ombra della siepe di fucsie tremavano ansiose migliaia di corolle che sembravano ballerine. L’aria calda era greve del profumo di centinaia di fiori morenti e colma del sommesso e carezzevole ronzio degli insetti. Al primo sguardo, subito desiderammo vivere in quel posto: era come se la villa fosse rimasta in attesa del nostro arrivo. Sentimmo che eravamo arrivati a casa.
O GO
IONE
La descrizione può seguire un ORDINE: •L OGICO, deciso da chi descrive; • SPAZIALE , cioè il percorso che compie chi osserva; •T EMPORALE , presentando un luogo com’era prima e com’è diventato successivamente.
Analizzo Nel brano che hai letto, la descrizione segue un ordine: spaziale, dall’alto verso il basso. logico, dal generale al particolare.
Gerald Durrell, La mia famiglia e altri animali, Adelphi
Laboratorio di Scrittura, p. 96.
203
DE
A PE RSONA N U E R E NI SC R IV
IN ABITUD , I T S GU
Quando si descrive una persona si può parlare, oltre che delle sue caratteristiche fisiche, dei suoi GUSTI, delle sue ABITUDINI e PASSIONI.
I E PASSIO
Oggi mi presento M
i chiamo Tommaso e ho 9 anni anche se tutti dicono che sembro più piccolo. Non mi piace sembrare più piccolo, anche se a volte ne approfitto per farmi coccolare. Ho i capelli marroni e non ho ancora capito di che colore ho gli occhi: il babbo dice che sono un po’ verdi, la mamma dice che sono solo marroni, forse cambiano colore con il tempo. Vorrei sempre indossare la tuta da ginnastica perché è comoda e non voglio mai mettere la camicia perché m’intralcia i movimenti. Mi piacciono le macchine; ma che dico, adoro le macchine! Da grande vorrei guidare una macchina tanto veloce, di colore blu elettrico, che è il mio colore preferito. Non mi piace il colore verde, non mi piacciono i carciofi e neanche i funghi, anche se sono marroni, ma sgranocchio carote e finocchi crudi perché mi piacciono moltissimo. Il mio piatto preferito sono i garganelli con il ragù della nonna Maria. L’italiano e la matematica non sono le mie materie preferite (infatti non ho ancora imparato tutte le tabelline, ma non ditelo alla maestra!) perché amo la scienza: ho imparato da solo tante cose perché divoro montagne di libri sugli animali, sulle piante e sulle stelle. Vorrei diventare un ricercatore, ma chissà quante volte cambierò ancora idea! Flavia Zampighi
Scrivo
Analizzo Completa la tabella.
Sul quaderno riproduci una tabella come quella qui sotto e completala con la descrizione di una compagna o di un compagno. Tommaso
Mi piace/piacciono...
Non mi piace/piacciono...
Ho...
Non ho...
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DESC R IV E R E U
NA PE R S
ONA
IL LES SICO
La nonna L
a nonna era bella. Per una donna dei suoi tempi era alta, ancora snella nella mezza età, accuratissima e impeccabile nel vestire, e di natura tranquilla e riservata. Aveva un portamento dritto e fiero, mitigato da un animo gentile e generoso, e maniere cortesi, educate. In lei si combinavano le virtù delle dame dell’Ottocento, un secolo che ammirava, a cui sentiva di appartenere. In un viso ovale dai lineamenti regolari, con la fronte alta, occhi neri e il naso dritto e ben disegnato con narici leggermente dilatate, aristocratiche, spiccava la bocca larga e generosa, con labbra carnose e denti regolari. Parlava poco, la nonna, ma le sue mani erano come una grande bacchetta magica e si sedeva per interi pomeriggi a ricamare o a lavorare all’uncinetto. Nell’ora della siesta, mentre gli altri dormivano, e nel pigro calore la casa era silenziosa e i moscerini danzavano come farfalle cresciute nel pulviscolo di sole, lei sedeva al suo tavolino da cucito con le gambe intagliate a spirale dove conservava aghi e fili da ricamo e gomitoli, per lo più sola, talvolta con una domestica, e spesso con me. Le sue agili mani si muovevano rapide su una ragnatela di fili e uncinetti, e meravigliosi ricami e raffinati disegni scivolavano dal suo grembo, come un volo di libellule su un pendio di seta. Kuki Gallman, Elefanti in giardino, Oscar Mondadori
Analizzo Nella descrizione quali dati sensoriali sono presenti? Visivi. Olfattivi. Gustativi. Uditivi. Tattili. Sottolinea con i colori indicati le espressioni che descrivono la nonna relative a: aspetto generale particolari fisici carattere comportamento hobby Nel testo leggi queste similitudini. A che cosa si riferiscono? • “… come una grande bacchetta magica”: a ll’uncinetto della nonna. a lle mani della nonna. • “… come un volo di libellule su un pendio di seta”: a ricami e disegni. a fili e uncinetti.
Scrivo D escrivi sul quaderno una persona della tua famiglia utilizzando i dati visivi.
Laboratorio di Scrittura, p. 98-99-100.
205
DE
A PE RSONA N U E R E SC R IV
A
La Signorina Euforbia
L
a Signorina Euforbia aveva una pasticceria. Nonostante trafficasse tutto il giorno con panna, cioccolato e creme, Euforbia era magrissima e soprattutto alta. Aveva anche un paio di lunghissimi piedi che sbucavano dal gonnellone a fiori che arrivava fino alle caviglie. Luigi Ballerini, La signorina Euforbia, San Paolo
B
Analizzo Nel brano A quali aspetti della signorina Euforbia vengono descritti? C aratteristiche fisiche e comportamento. S olo le caratteristiche fisiche. Nel brano B la descrizione è: ggettiva. o soggettiva.
Comprendo Nel brano B sottolinea la similitudine e spiega con parole tue il suo significato.
206
Quattro amici
P
avel, ansimando per la corsa, posò il pacco a terra. Il sudore aveva scurito i suoi capelli biondi, che gli cadevano sul viso arrossato come spaghetti appena scolati. Intorno alla scatola c’erano Jeorge, il più alto del gruppo, spalle da rugbista, capelli ricci legati con un codino, Radu, con una lieve peluria sotto il naso e grandi occhi verdi, e Florentin, il più magro di tutti, capelli castani lisci e lunghi portati di lato che gli cadevano sull’occhio sinistro e che mandava all’indietro con uno scatto del capo, accompagnato dalla mano. Fulvia Degl’Innocenti, Portami con te, Raffaello Ragazzi
Insieme è più facile Dividetevi in gruppi di quattro. Ognuno disegna e descrive uno dei personaggi nel testo B , completando la descrizione con nuovi particolari: carattere, hobby… Al termine leggete a voce alta il vostro elaborato.
DESC R IV E R E U
NA PE R S
PERSONAG
Strane Creature
GI FAN TAS
ONA
TICI
È possibile descrivere
Albus Silente
PERSONAGGI FANTASTICI, creati
U
dall’immaginazione.
n uomo apparve all’angolo della strada che il gatto stava tenendo d’occhio; ma apparve così all’improvviso e silenziosamente che si sarebbe detto fosse spuntato direttamente dal terreno. La coda del gatto ebbe un guizzo e gli occhi divennero due fessure. In Privet Drive non s’era mai visto niente di simile. Era alto, magro e molto vecchio, a giudicare dall’argento dei capelli e della barba, talmente lunghi che li teneva infilati nella cintura. Indossava una tunica, un mantello color porpora che strusciava per terra e stivali con i tacchi alti e le fibbie. Dietro gli occhiali a mezzaluna aveva occhi azzurro chiaro, luminosi e scintillanti, e il naso era molto lungo e ricurvo, come se l’avesse rotto almeno un paio di volte. L’uomo si chiamava Albus Silente. Albus Silente non sembrava rendersi conto di essere appena arrivato in una strada dove tutto, dal suo nome ai suoi stivali, risultava sgradito. Si dava un gran da fare a rovistare sotto il mantello, in cerca di qualcosa. Sembrò invece rendersi conto di essere osservato, perché all’improvviso guardò il gatto, che lo stava ancora fissando dall’estremità opposta della strada. Per qualche ignota ragione, la vista del gatto sembrò divertirlo. Ridacchiò tra sé borbottando: – Avrei dovuto immaginarlo. Si incamminò verso il numero 4 di Privet Drive, dove si mise a sedere sul muretto, accanto al gatto. Non lo guardò, ma dopo un attimo gli rivolse la parola. – Che combinazione! Anche lei qui, professoressa McGonagall? Si voltò con un sorriso verso il soriano, ma questo era scomparso. Al suo posto, davanti a lui, c’era una donna dall’aspetto piuttosto severo, che portava un paio di occhiali squadrati di forma identica ai segni che il gatto aveva intorno agli occhi. Anche lei indossava un mantello, ma color smeraldo. I capelli neri erano raccolti in uno chignon. Aveva l’aria decisamente scombussolata.
Analizzo S ottolinea nel testo la descrizione delle caratteristiche fisiche di Albus Silente.
Comprendo Che cos’ha di magico il gatto? .......................................................... ..........................................................
J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, Salani
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STUDIO con la gli ELEMENTI da descrivere, che possono essere: • l’aspetto generale (razza, corporatura...) • le caratteristiche fisiche (pelo, occhi, orecchie, zampe...) • i l movimento • il carattere (docile, aggressivo, tranquillo...) • e abitudini (dove vive, come cura i suoi piccoli, come si difende…) • il comportamento (verso i suoi simili, verso gli esseri umani...)
208
MAPPA
PER DESCRIVERE UN ANIMALE È NECESSARIO SCEGLIERE:
le PAROLE per: • c onnotare e caratterizzare (aggettivi e verbi) • c reare immagini originali e suggestive (similitudini)
il PERCORSO DESCRITTIVO, cioè l’ordine della descrizione, che può essere: • spaziale (da destra a sinistra, dall’alto al basso, da lontano a vicino e viceversa...) • l ogico (dalla visione d’insieme ai particolari o viceversa...) • temporale (successione di cambiamenti)
gli ELEMENTI da descrivere, percepiti attraverso i cinque sensi. In particolare per gli ambienti si usano i dati visivi, uditivi e olfattivi le PAROLE per: • c onnotare e caratterizzare (aggettivi e verbi) • i ndicare la posizione degli elementi descritti (parole dello spazio) • c reare immagini originali e suggestive (similitudini)
gli ELEMENTI da descrivere, che possono essere: • l’aspetto generale (età, altezza, corporatura, portamento...) • i particolari fisici (occhi, bocca, naso, capelli, mani, gambe...) • l’abbigliamento • il carattere • il comportamento • i gusti personali, gli hobby…
PER DESCRIVERE UN AMBIENTE È NECESSARIO SCEGLIERE:
PER DESCRIVERE UNA PERSONA È NECESSARIO SCEGLIERE:
il PERCORSO DESCRITTIVO, cioè l’ordine della descrizione, che può essere: • spaziale (da destra a sinistra, dall’alto al basso, da lontano a vicino e viceversa...) • l ogico (dalla visione d’insieme ai particolari o viceversa...) • temporale (successione di cambiamenti)
il PERCORSO DESCRITTIVO, cioè l’ordine della descrizione
le PAROLE per: • connotare e caratterizzare (aggettivi e verbi) • c reare immagini originali e suggestive (similitudini) 209
SEMPLICEMENTE IL T EST O DESCRIT T IVO
BLU DI RUSSIA Il Blu di Russia è un gatto dalla storia antica e piena di misteri; sembra che nel 1800 vivesse alla corte imperiale russa e che nel 1860 una nave proveniente dalla città di Arcangelo, sul Mar Bianco, avesse fatto arrivare “clandestinamente” molti gatti in Inghilterra. Il gatto Blu di Russia è di colore grigio, definito “blu”, con un marcato luccichio argenteo. È un gatto di taglia media, ha una corporatura muscolosa, elegante e leggermente allungata. Il suo pelo è corto, morbido, denso. Appare molto fitto perché la pelliccia è doppia; inoltre pelo e sottopelo hanno la stessa lunghezza. Le zampe sono lunghe e snelle, i piedi ovali con i cuscinetti color lavanda o rosa. Ha orecchie grandi, leggermente a punta e sottili e occhi verdi e a mandorla. È affettuoso con i membri della propria famiglia e tende a sceglierne uno, di cui diventa “l’ombra”; è invece più riservato con chi non conosce. Curioso e gran cacciatore, ama stare anche all’aperto. Non ama però i rumori forti e improvvisi. Giulia Paracchini, Focus Wild
210
SEMPLICEMENTE L eggi
le informazioni sul coniglietto. Quindi completa lo schema. Infine sul quaderno scrivi la sua descrizione.
ASPETTO GENERALE •È un mammifero appartenente alla famiglia dei leporidi •C orporatura piccola CARATTERISTICHE FISICHE •T esta: allungata con la fronte larga •O recchie: lunghe che stanno dritte sulla testa
• • • •
O cchi: tondi e aperti P elo: marrone, fitto e soffice C oda: piccola e corta Z ampe: muscolose; quelle anteriori non poggiano completamente a terra
ABITUDINI • È affettuoso e socievole •Q uando vuole mangiare, va dal padrone e si alza sulle zampe posteriori
ASPETTO GENERALE
CARATTERISTICHE FISICHE
ABITUDINI
•È un ................................................................................................................................... • I l corpo è di taglia ....................................................................................... • • • •
P elo ...................................................................................................................................... Z ampe .............................................................................................................................. O recchie ....................................................................................................................... O cchi .................................................................................................................................
• . ................................................................................................................................................... • . ................................................................................................................................................... • . ...................................................................................................................................................
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Via al ! T S TE
Pietro di Castellaneta 5
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A Castellaneta conobbi Pietro. Era magro, indossava un paio di calzoncini corti e le calze tirate giù mettevano allo scoperto le caviglie piene di graffi. Ma aveva un viso dolcissimo e gli occhi, pungenti e vivi, non stavano mai fermi. Mi ha preso la mano e mi ha chiesto: – Vuoi venire con me? E mi ha trascinata in strada. – Dove mi porti? – gli ho chiesto mentre cercavo di stargli dietro, rischiando di inciampare. – A vedere la gravina dall’alto. Avrei voluto osservare con più calma il centro storico della città, ma Pietro non riusciva a camminare più lentamente. Saliva e scendeva gradinate, passava sotto archi molto bassi, si infilava in passaggi strettissimi. La strada ora si allargava su una piazzetta, ora finiva davanti a un vecchio portone, oppure sbucava su una piazzetta dove troneggiava una fontana con il suo limpido filo d’acqua. Infine siamo sbucati su una strada in salita che terminava davanti a una chiesa, la parte più alta della città vecchia. – Siamo arrivati! – ha detto Pietro. – Meno male… mi manca il fiato! – gli ho risposto. Pietro si è incamminato verso destra, lungo una stradina in discesa, e pochi passi dopo si è fermato su un piccolo belvedere circondato da una ringhiera di ferro. – Ecco la gravina! – ha esclamato. La chiesa e le case si affacciavano su un burrone immenso. Mi sono afferrata alla ringhiera e ho guardato con il cuore in gola la cavità profonda che si apriva davanti ai miei occhi. Le pareti, quasi a picco, erano completamente ricoperte di vegetazione: non solo di cespugli, ma anche di alberi che affondavano le radici su uno sperone di roccia o all’ingresso di una caverna. Sul fondo del burrone correva un filo d’acqua e il sole si specchiava in un minuscolo laghetto. Pietro osservava compiaciuto il mio stupore. Angelo Petrosino, In Puglia con Valentina, Piemme Junior
212
DESC R IT T IVO IL T EST O
MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Riflettere sulla forma del testo. • Ricostruire il significato del testo.
VERSO L'INVALSI 1
In questo racconto:
7
narratore e protagonista sono la stessa persona. il narratore è una persona esterna alla storia.
2
La protagonista dove conosce Pietro? A Bologna. A Castellaneta. A Castello. Il testo non lo dice.
3
Alle righe 1-4 c’è la descrizione di Pietro. Individua gli aggettivi qualificativi usati: • Pietro è ................................................................................
un nome. aggettivo di grado comparativo. aggettivo di grado superlativo. aggettivo di grado positivo.
8
9
• Occhi ....................................................................................
piazza del paese. gravina. fontana. chiesa antica.
5
Dove termina la strada in salita presa dai due bambini? Davanti a una chiesa, nella città vecchia. In una piazza. In un vigneto. Davanti al Municipio della città.
6
Chi si specchiava nel laghetto?
La gravina è: un monumento. una cavità profonda scavata nella roccia. u na pineta. una spiaggia.
• Viso .......................................................................................
Pietro porta la sua amica a vedere la:
Nella riga 23 la parola “belvedere” indica: un luogo elevato dove si può ammirare il panorama. un luogo dove ci si ristora. un luogo dove si comprano cartoline. una terrazza.
• Calzoncini ...........................................................................
4
“Strettissimi” (riga 13) è:
10
Sostituisci con parole tue l’espressione “il cuore in gola” (righe 26-27). ...................................................................................................... ...................................................................................................... ......................................................................................................
11
C on quale parola puoi sostituire la parola “stupore” (riga 34). T orpore. D istacco. M eraviglia. Malore.
Pietro. La bambina. Un albero. Il sole.
RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?
213
E
DUC
NE AZIO
C
IV I C A
nel TESTO DESCRITTIVO
Vuoi essere mio amico? Eh sì, è proprio duro farsi degli amici: ma io ci sono riuscito! Mi chiamo Davide e ho un amico fortissimo che si chiama Simone. Fino a qualche giorno fa era il mio incubo, nel senso che mi odiava e mi voleva picchiare. Ora è tutto diverso... Per farvi capire come si sono svolti i fatti, vi devo prima di tutto parlare di me e di Simone. Io sono gracilino, con le orecchie troppo grandi e gli occhiali. La comunicazione non è il mio forte: non sono un cuor di leone e faccio davvero fatica a entrare in relazione, anche con i ragazzi della mia età. Simone invece è il più tosto del quartiere, abita nella casa di fronte ed è mio compagno di scuola. Riesce bene in tutti gli sport, mentre io so appena arrampicarmi sulla pertica perché da piccolo avevo imparato a salire sugli alberi. All’inizio Simone mi faceva paura e allo stesso tempo mi era simpaticissimo, perché aveva tutto quello che mi manca: la forza, il fisico... insomma, un vero duro! Osservandolo bene, però, mi sono reso conto che, nonostante le differenze, avevamo un problema in comune: anche lui, come me, non aveva dei veri amici... prima di diventare amico mio! – Io... io... voglio essere tuo amico! – mi è uscita così un giorno. – Perché? – mi ha chiesto Simone stupito. – Perché ti ammiro, sei coraggioso... e perché – ho risposto d’impulso – io e te... ecco... siamo uguali! – Io e te siamo uguali? Senti, moscerino, sono mezzo metro più alto di te e peso almeno cinquanta chili di più. E poi tu hai paura di me! – Sì, certo che ho paura. Ma... questo non c’entra! Tu puoi aiutarmi e magari anch’io potrei aiutare te! – Tu aiutare me? Ma chi ti vuole! Io non ho affatto problemi! – E invece sì... Tu... tu non hai amici! – Figurati! Qui sono tutti amici miei. Non è vero? – ha gridato Simone ai compagni. – Vuoi essere mio amico? – ho riproposto a mezza voce a Simone. – Si può provare – mi ha bisbigliato lui di rimando. Maria Adele Garavaglia, Un bullo da sballo, Edizioni San Paolo
214
Comprendo Completa la tabella delle differenze fra Davide e Simone. Leggi con attenzione tutto il testo.
P ROTAGO NISTi del F UTURO
Davide
Simone
Statura
...............................................................................
Alto e robusto
Caratteristiche fisiche
...............................................................................
...............................................................................
Attività sportive
...............................................................................
...............................................................................
Relazione con gli altri
...............................................................................
...............................................................................
Amicizie
...............................................................................
...............................................................................
Q uale problema hanno entrambi? ............................................................................................................................................. Colora di giallo i cartellini che si riferiscono a Davide, di azzurro quelli che si riferiscono a Simone. timoroso
pauroso sicuro
prepotente timido
coraggioso insicuro
aggressivo
spavaldo
Cerchia le caratteristiche che una persona deve avere per essere un vero amico o una vera amica. sincero/a • polemico/a • comprensivo/a • scortese • egoista premuroso/a • litigioso/a • fidato/a • competitivo/a • ingiusto/a generoso/a • collaborativo/a • inaffidabile • gentile • chiuso/a • invidioso/a
215
La descrizione nell’Arte
DESCRIVERE CON IL COLORE In quest’opera, Pierre-Auguste Renoir, descrive un ambiente all’aperto in cui le persone sono intente a chiacchierare, nuotare e prendere il sole. Particolarmente interessante è la rappresentazione della superficie dell’acqua in primo piano, che riflette le figure e la natura circostante contribuendo così a dare all’insieme un senso di vivacità.
Pierre-Auguste Renoir, La Grenouillère, 1869
VIA al colore! Prova anche tu a dipingere un paesaggio con lo stile di Renoir. Scegli il soggetto del tuo dipinto: un parco, un prato fiorito, un piccolo laghetto. Usa colori a tempera e due pennelli diversi, uno a punta piatta e uno tondo. Prima di tutto, stendi uno strato di colore leggero su tutto il foglio. Quando è asciutto, con una matita leggera, traccia lo schizzo del tuo dipinto. Ora colora con pennellate piccole di colori di diversa intensità. Non definire gli oggetti con linee precise, ma crea macchie che si sovrappongono.
216
La descrizione nella Musica
DESCRIVERE CON LA MUSICA La musica è un mezzo potentissimo per descrivere la realtà. Pensa al documentario naturalistico della Disney Il mistero dei fenicotteri rosa: la musica accompagna tutto il film, richiamando, evocando, sottolineando le immagini. Queste musiche sono state scritte da un gruppo che si chiama Cinematic Orchestra.
rova a guardare sulla LIM e ad ascoltare P Arrival of the birds di Cinematic Orchestra. Poi togli il sonoro e guarda solo le immagini: ti accorgerai che sembra di vedere un documentario diverso!
Antonio Vivaldi, grande compositore e violinista italiano vissuto nella prima metà del Settecento, ha descritto le quattro stagioni attraverso la musica. Ascolta “L’autunno” di Vivaldi e chiudi gli occhi: sembra di vedere le foglie gialle cadere dagli alberi e danzare! Insieme alla classe prova a descrivere con i suoni l’ambiente marino: • alcuni di voi riprodurranno con la voce il rumore delle onde; • altri riprodurranno il fischio del vento; • altri ancora imiteranno la voce del gabbiano.
217
LA T
ST UAL E E T A I G O IPO L
IL T EST O PO E
T IC O
CHE COS’È? È un testo che usa le parole in modo originale. LO SCOPO Descrivere, ricordare, raccontare emozioni, sensazioni, momenti e aspetti della realtà (paesaggi, persone, luoghi, oggetti).
GLI ELEMENTI • Rime, parole che si ripetono, scelte e disposte per creare ritmo ed effetti sonori. • Parole che imitano suoni e voci. • Parole usate in nuovi contesti, paragoni insoliti, animazione di elementi della natura per creare immagini originali e suggestive.
CHE COSA SI COMUNICA? Il modo in cui il poeta/ la poetessa vede la realtà, le sue emozioni e i suoi sentimenti.
QUALI SONO? • Poesie • Filastrocche • Indovinelli • Canzoni • Nonsense • Limerick • Calligrammi
218
LA STRUTTURA • Poche parole distribuite in righe (versi). • Raggruppamenti di righe separati da uno spazio bianco (strofe).
IL T EST O
Dicono
PO E T IC
O
Dicono non sia più tempo di poesia gli uomini hanno smesso di guardarsi negli occhi si sfuggono via veloci, inciampano, si ingarbugliano, si urtano e non si chiedono più scusa hanno la testa bassa gli uomini, adesso, come se nelle scarpe ci fosse un tesoro da proteggere un’oasi da salvaguardare o forse è che in alto c’è una paura difficile da affrontare.
Dicono non sia più tempo di poesia che siamo destinati a destini estinti a non baciarci più con gli sguardi e a lasciare la presa della vita ma tu su un angolino di questo piccolo libro ancora ti riempi di versi ancora baci con gli occhi ancora resisti. Gio Evan, Ci siamo fatti mare, Rizzoli
Conospcaorole le Estinti: che non ci sono più. Lasciare la presa: lasciare andare, liberare.
CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video della tipologia testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.
219
IL
PO E O T S E T
T IC O
SI I VER
Ogni riga di una poesia è chiamata VERSO.
A
Le matite Le matite appartengono a diverse famiglie. Ci sono le matite dei contabili, che sono matite precise. 4 × 7 = 28; 41 + 54 = 95.
Conospcaorole le
Le matite dei bambini che sono un po’ mordicchiate e sono ritrattiste esperte degli abitanti dello zoo.
I contabili sono coloro che, in un’azienda, si occupano dei conti.
Ci sono anche le matite degli scrittori di lettere, che dentro la loro mina racchiudono frasi (galleggiano come barchette) come: «da queste parti splende il sole» «baci e abbracci a tutti».
Comprendo
E poi ci sono le matite dei poeti, che scrivono, sospirano, cancellano e scrivono di nuovo.
Q uali “famiglie” di matite elenca la poesia A ?
Scrivono, sospirano, cancellano e scrivono di nuovo.
...................................................... ......................................................
Maria José Ferrada - Gaia Stella, Il segreto delle cose, Topipittori
...................................................... ......................................................
A chi viene paragonato il poeta nella poesia B ?
B
.......................................................
Analizzo D a quanti versi è composta la poesia A ? 15 18 E la poesia B ? 8
220
7
16
Il poeta Il poeta è pirata. Con la penna a vela parte da un porto per oceani di carta. È libero: non sa dove andrà: innanzitutto al largo. Roberto Piumini, Io mi ricordo, Nuove Edizioni Romane
IL T EST O
I colori Il Bianco disse al Nero: – Via via, stammi lontano! Ero pulito e fiero, sono sporco e confuso. – Quanto ti sbagli – gli rispose il Nero. – Non eri che un deserto, solo uno spazio aperto, vuoto e insignificante.
PO E T IC
LE ST RO
O
FE
Ogni gruppo di versi si chiama STROFA . Le strofe sono separate da uno spazio bianco.
– Basta – replicò il Bianco, – sono davvero stanco delle tue prepotenze. Vado a chiamare il Rosso che se ne sta a ridosso del Viola e del Verde. Fu una battaglia vinta contro il Nero arrogante: anche l’Azzurro, il Giallo, l’Arancione, lo Smeraldo, il Marrone, l’Ocra, il Blu, il Cinerino, il Cobalto, il Vermiglio, il Celeste, il Carminio, si sparsero dovunque. E fu un prato fiorito di corolle, e fu il tramonto, fu l’arcobaleno, l’oro del grano, il fieno, e perfino la notte fu tutta uno splendore di stelle e di comete e il mondo interamente colorato allegro si girò dall’altro lato. Elio Pecora, Firmino e altre poesie, Orecchio Acerbo
Analizzo Completa. • La poesia è composta da ..................... strofe. • T re strofe son composte da .................. versi ciascuna. • ..................... strofa è composta da .................. versi.
Mi emoziono he cosa proveresti C in un mondo senza colori? Quale colore ti mancherebbe di più? Racconta.
221
IL
PO E O T S E T
T IC O
IMA LA R
Si ha una RIMA quando la parte finale di due parole, a partire dalla vocale su cui cade l’accento tonico, è uguale. Rimano: mulìno – topìno Non rimano: tàvolo – suòlo anche se finiscono con lo stesso gruppo di lettere. Quando due versi consecutivi rimano tra loro si ha una RIMA BACIATA: AABBCC...
Analizzo ompleta lo schema delle rime della C poesia: colora allo stesso modo i quadratini accanto ai versi che rimano fra loro. Poi scrivi le lettere dell’alfabeto: usa la stessa lettera per i versi in rima. Segui l’esempio.
222
Tante rime Il diritto di giocare Fammi giocare solo per gioco Senza nient’altro, solo per poco
A ...........
Senza capire, senza imparare
B ...........
Senza bisogno di socializzare
B ...........
Solo un bambino con altri bambini
...........
Senza gli adulti sempre vicini
...........
Senza progetto, senza giudizio
...........
Con una fine ma senza l’inizio
...........
Con una coda ma senza la testa
...........
Solo per finta, solo per festa
...........
Solo per fiamma che brucia per fuoco
...........
Fammi giocare per gioco
...........
A ...........
Bruno Tognolini, Rime raminghe, Salani
Laboratorio di Scrittura, p. 103
IL T EST O A
La mia sera Il giorno fu pieno di lampi;
...........
ma ora verranno le stelle,
...........
le tacite stelle. Nei campi
...........
c’è un breve gre gre di ranelle.
...........
Le tremule foglie dei pioppi
...........
trascorre una gioia leggiera.
...........
Nel giorno, che lampi! Che scoppi!
...........
Che pace, la sera!
...........
Tempesta
Quando il primo verso rima con il terzo, il secondo verso rima con il quarto e così via, si ha una RIMA ALTERNATA: ABAB... (Poesia A )
Quando il primo verso rima con il quarto, il secondo verso rima con il terzo e così via, si ha una RIMA INCROCIATA: ABBA... (Poesia B )
Quando nei versi non ci sono rime, questi vengono chiamati VERSI SCIOLTI.
(Poesia C )
Addio, rabbia di tempesta!
...........
Addio, strepito di tuoni!
...........
Vanno in fuga i nuvoloni,
...........
e pulito il cielo resta.
...........
Angiolo Silvio Novaro, Il cestello, Mondadori
C
O
LA RIM A
Giovanni Pascoli, in Poesia italiana del Novecento, Einaudi
B
PO E T IC
Conospcaorole le Che cosa significa strepito? Rumore assordante. Urla acute.
Luna nuova La luna appariva una virgola, invitante a una sosta, nella pagina immensa dei cieli. Tiziano Rossi, La casa deserta, SLAM
Analizzo C ompleta lo schema delle rime delle poesie A e B: colora allo stesso modo i quadratini dei versi che rimano tra loro e scrivi le lettere. Completa. • “La mia sera” è una poesia in rima .................................................
• “Tempesta” è una poesia in rima .................................................
Laboratorio di Scrittura, pp. 104, 105
223
IL
PO E O T S E T
ITER L’ALL
T IC O
AZIONE
A volte chi scrive gioca con le parole e i suoni, li sceglie e li accosta per creare degli “effetti sonori”. Quando il poeta o la poetessa ripetono una stessa lettera o un gruppo di lettere in più parole, usano l’ALLITTERAZIONE .
Analizzo Osserva i suoni colorati e completa spiegando quali effetti sonori creano le allitterazioni. • Prima strofa: i suoni fr, f, sc, s richiamano il rumore dell’acqua del ..................................... ....................................................................
e del ........................................................
E l’acqua E l’acqua fresca nasce fa ruscelli scende casca sui sassi scroscia e frusciando fa il fiume. E l’acqua sciolta nuota nelle valli e lunga e lenta larga silenziosa luminosa fa il lago.
• Seconda strofa: i suoni fluidi e dolci l e ................ suggeriscono il movimento lento e pacato del ........................ • Terza strofa: la ripetizione delle consonanti r e ................ e della parola “muore” suggerisce l’andare e il ritornare incessanti dell’onda del mare.
224
E l’acqua a onde muore non muore mai e muore non muore mai e muore mentre immensa fa il mare. Roberto Piumini, Io mi ricordo quieto patato..., Nuove Edizioni Romane
IL T EST O
L’ombrello L’ombrello è un fiore di tessuto impermeabile che fiorisce nel bel mezzo dell’inverno. Inizia la pioggia:
plin, plin, plin.
PO E T IC
LE ONO MAT
O
OPEE
Le ONOMATOPEE (plin plin, tic tac…) e le PAROLE
ONOMATOPEICHE
(piove, cinguettìo…) imitano e riproducono suoni, voci e rumori.
E gli ombrelli aprono i loro petali:
flop, flop, flop. E le persone che lo sanno dimenticano per un attimo che è inverno, dimenticano persino di essere persone e si sentono api, bruchi, farfalle sotto un albero.
Piove. Piove. Le persone escono per strada, aprono gli ombrelli. Vanno dalla scuola al parco, dal parco al panettiere.
Plin, plin. Flop, flop.
E pare un giardino che cammina. Maria José Ferrada - Gaia Stella, Il segreto delle cose, Topipittori
Laboratorio di Scrittura, p. 106
Analizzo C he cosa rappresentano le parole colorate? • P lin plin • Flop flop: ......................................................
• Piove: ........................................
Comprendo S piega perché l’autrice usa l’espressione “pare un giardino che cammina” quando le persone escono per strada? .......................................................... .......................................................... ..........................................................
225
IL
PO E O T S E T
MILIT LA SI
T IC O
UDINE
La SIMILITUDINE è un paragone fra due elementi che hanno una caratteristica in comune. È introdotta dalle parole come, pare, sembra, è simile a... Esempio: Tu sei come il sole.
Tramonta Tramonta all’improvviso il sole come un bambino che si nasconde dietro un cespuglio Enrico Marchesini, Il sole si diverte, De Luca
La nuvola Ti conosco nuvoletta che cammini tutta sola non armata di saetta come un angelo che vola. Or somigli a un cavallino Sciolta al vento la criniera Ora là, nell’infinito, sembri un albero fiorito. Renzo Pezzani, Innocenza, SEI
Analizzo L e parole evidenziate nelle poesie introducono similitudini, cioè dei paragoni. Sottolinea tutte le similitudini presenti nelle due poesie.
226
Scrivo Ricopia e completa sul quaderno le seguenti similitudini. • Al tramonto il sole è rosso come... • Gli uccelli in primavera sono così gioiosi e ciarlieri che sembrano... • Spinta dal vento, la foglia volteggia nell’aria: pare... • Il cielo in una notte stellata assomiglia a...
IL T EST O
A
PO E T IC
O
LA MET AFOR A
La scia nel cielo
La METAFORA mette in relazione due parole in modo insolito e sorprendente senza usare i versi “sembra”, “pare”, “assomiglia”... Le due realtà vengono sovrapposte direttamente, fino a identificarsi. Esempio: Tu sei il sole.
Hai mai alzato gli occhi al cielo per osservare le scie lasciate dagli aerei? La scia di luce attraversa l’azzurro Si apre nel cielo una strada di burro E non fai in tempo ad alzare la mano Che è già sparita, è volata lontano Di lei rimane soltanto un pensiero Quale sia ora il suo cielo straniero E quanti cieli dovrà attraversare E quante mani dovrà salutare Questo suo viaggio rimane un mistero Ovunque sia tu ne sei il passeggero. Sabrina Giarratana, Poesie di luce, Motta Junior
B
La mimosa Dall’inverno una montagna di luce gialla, una torre fiorita, spuntò sulla strada e tutto si riempì di profumo. Era una mimosa. Pablo Neruda
Analizzo Scrivo Trasforma le similitudini in metafora. Segui l’esempio. • Chiara ha la pelle bianca come la luna. • Albero alto come un grattacielo.
Chiara, pelle di luna ..........................................................
........................................................................
• Giornata fresca come l’acqua di un torrente. • Vento dispettoso come un bambino.
..............................................
...............................................................
Nella poesia A trovi evidenziata la metafora “una strada di burro”. Sottolinea le metafore contenute nella poesia B . Sono due.
227
IL
PO E O T S E T
LA
NIF PERSO
T IC O
ICAZIONE
La PERSONIFICAZIONE consiste nell’attribuire ad animali e cose caratteristiche umane: qualità, azioni, sentimenti che sono tipici delle persone oppure azioni e nomi di parti del corpo umano. Esempio: Il sole si pettina i raggi.
Analizzo S ottolinea i verbi che indicano le azioni compiute dal vento. Si tratta di azioni che in genere compiono: le persone. gli oggetti inanimati.
Mi piace il vento Mi piace il vento perché spettina il mondo Mi piace il vento Perché gioca con tutto E ride anche da solo E parla con le foglie E se gli viene da piangere non importa se qualcuno lo vede si siede e piange e nessuno riesce a consolarlo se lui non vuole. Giusi Guarenghi, E sulle case il cielo, Topipittori
Scrivo D iventa anche tu poeta/poetessa! Prendendo spunto dalla poesia che hai appena letto, creane una simile sul quaderno, sul sole. Usa lo stesso numero di versi. Segui l’esempio: Mi piace il vento perché spettina il mondo...
Mi piace il sole perché riscalda il mondo...
Mascherata di peschi Stanotte i peschi si son passati la parola per mascherarsi capricciosamente e stamattina son sbucati da ogni muro, pavoneggiandosi, come bimbette che in un giorno di festa si fossero annodate le treccioline striminzite con dei bei nastri rosa, sfarfallanti. Antonia Pozzi, Parole, Garzanti
228
Analizzo Q uali azioni umane compiono i peschi? Evidenziale. Laboratorio di Scrittura, p. 107
IL T EST O A
Filastrocca impertinente Filastrocca impertinente,
A ...........
chi sta zitto non dice niente;
A ...........
chi sta fermo non cammina;
...........
chi va lontano non s’avvicina;
...........
chi si siede non sta ritto;
...........
chi va storto non va dritto;
...........
e chi non parte, in verità,
...........
in nessun posto arriverà.
...........
Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Einaudi
B
Due fratelli Due Fratelli della scuola di Colfosco, si inseguono ogni giorno dentro al bosco lui davanti, e dietro la sorella che correva per riavere la cartella così quando arrivarono a lezione gli mancava fiato per l’interrogazione. Chiara Carminati - Massimiliano Toppari, Occhioladro, Lapis
PO E T IC
LE FILA STR
O
OCCH
E
Le FILASTROCCHE sono componimenti poetici molto allegri, indirizzati ai bambini. Sono in rima e hanno lo scopo di divertire.
Conospcaorole le Che cosa significa impertinente? Che non ha rispetto, sfacciato. Che non obbedisce.
Analizzo C ompleta lo schema metrico della filastrocca A : usa la stessa lettera per i versi che fanno rima tra loro. La filastrocca B è in rima: baciata. alternata. incrociata.
Scrivo L a filastrocca A mette a confronto alcune azioni con il loro opposto. Prova a scrivere tu sul quaderno altri due versi, contrapponendo due azioni.
229
IL
PO E O T S E T
NSE IL NO
T IC O
NSE
Il NONSENSE (dall’inglese “senza senso”) è un componimento poetico che vuole divertire e stupire attraverso giochi di parole, rime e accostamenti assurdi. Si tratta in genere di componimenti brevi, ma il numero dei versi non è fisso.
Versi per giocare: i nonsense... Un pesce incravattato Un pesce incravattato entrò al supermercato con scarpe di vernice e chiese all’inserviente (che del supermercato sapeva tutto e niente): due bisce al mascarpone per farci colazione. Andrea Molesini, Tarme d’estate, Mondadori
Grandine Balla sui tacchi picchia sui tetti sembrano becchi un coro di picchi.
Scrivo Prova a scrivere un nonsense sul quaderno. Comincia così: Giunse un topolino egizio, che aveva lo strano vizio… Un suggerimento: cerca prima diverse parole che rimano con “egizio” (ospizio, comizio...).
230
Alessandro Riccioni Vittoria Facchini, Fenomenale, Lapis
Il coniglio C’è un coniglio in Campidoglio guarda le oche e resta sveglio tutto luglio mangia l’aglio lo si sente per un miglio. Toti Scialoja, Versi del senso perso, Einaudi
IL T EST O
PO E T IC
I LIME RI
... e i limerick
O
CK
Il LIMERICK è un tipo di nonsense divertente. È sempre formato da cinque versi e ha rime fisse. Lo schema delle rime è AABBA.
C’era un vecchio di Forlì, che aprì la finestra e disse così: – Timbirì bonti Bintiri tonti! Quel dubitoso vecchio di Forlì. Edward Lear, Il libro dei nonsense, Einaudi
Scrivo I nventa un limerick seguendo lo schema. • Primo verso: presenta il protagonista.
Un signore di nome Filiberto amava assistere al caffè concerto: e al dolce suono di tazze e cucchiaini mangiava trombe, tromboni e violini quel musicofilo signor Filiberto.
• Secondo verso: indica un’azione o una caratteristica del protagonista. • Terzo e quarto verso: indicano le conseguenze dell’azione.
Gianni Rodari
• Quinto verso: conclude ripetendo alla fine l’ultima parola del primo verso.
In inglese C’era un certo signore a Calcutta, s’abbuffava di strutto e di frutta; ma un bel dì un maritozzo incastrato nel gozzo strozzò il bieco signore di Calcutta.
There was an old man of Calcutta, who perpetually ate bread and butter; till a great bit of muffin, on which he was stuffing, coke that horrid old man of Calcutta.
Edward Lear, Il libro dei nonsense, Einaudi
231
IL
PO E O T S E T I I CALL
T IC O
GRAMM
I
I CALLIGRAMMI sono poesie in cui i contenuti sono espressi non solo con i versi, ma anche con la rappresentazione grafica.
Scriviamo insieme un libro lo faremo a quattro mani. se la rima inizio io la finisci tu domani
Sara poi ha disegnato, queste chine sono sue ma a pensare come farle siamo stati tutti e due.
ra
r e e c n t a o ve n t e r o a m tisei cm d a ’ L E così i nostri versi si son tanto mescolati che “chi ha creato cosa” ce lo siam dimenticati.
Qui finisce questo libro ce ne andiamo pure noi. Ti rimangono le rime, fanne tu quello che vuoi. Sara Carpani - Luca Tozzi, L’amore a 126 cm da terra, Pulce
Insieme è più facile uesta poesia è composta dai versi, dal disegno Q e dalle parole disposte in modo tale da rendere immediatamente l’idea dell’unione e della collaborazione che c’è stata fra poeta e illustratrice. In classe crea un lavoro dal significato contrario: versi, disegno e parole disposte in modo da rendere immediatamente l’idea della discordia e del litigio.
232
Analizzo S ottolinea con colori diversi le parole che fanno rima.
STUDIO con la
MAPPA
LO SCOPO • Raccontare momenti vissuti • Descrivere la realtà in modo originale • Esprimere emozioni, sentimenti, pensieri, riflessioni • T rasmettere messaggi LA STRUTTURA
IMMAGINI ORIGINALI
• Versi (le righe di una poesia), in rima o sciolti, cioè senza rima • S trofe (raggruppamenti di versi) RIMA • Baciata (AABB) • Alternata (ABAB) • Incrociata (ABBA)
SIMILITUDINE Paragone tra due elementi che hanno una caratteristica in comune
IL TESTO POETICO
METAFORA Utilizzo di due parole messe in relazione in modo insolito, che conferisce loro un significato nuovo
EFFETTI SONORI ALLITTERAZIONE Ripetizione della stessa lettera o di un gruppo di lettere in più parole ONOMATOPEA Parola che, attraverso le lettere di cui è composta, imita suoni, rumori e voci della realtà
PERSONIFICAZIONE Attribuzione a cose e animali di qualità e azioni umane
233
SEMPLICEMENTE IL T EST O POET ICO
L’OMINO DELLA GRU Filastrocca di sotto in su per l’omino della gru. Sotto terra va il minatore, dov’è buio a tutte l’ore; lo spazzino va nel tombino, sulla terra sta il contadino, in cima ai pali l’elettricista gode già una bella vista, il muratore va sui tetti e vede tutti piccoletti… ma più in alto, lassù lassù c’è l’omino della gru: cielo a sinistra, cielo a destra, e non gli gira mai la testa. Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Einaudi
234
SEMPLICEMENTE LA STRUTTURA DELLA POESIA L a
poesia è divisa in STROFE? Sì. No.
D a
quanti VERSI è composta? Quattordici. Dodici.
Nei
primi quattro versi quali parole fanno rima?
........................................................................................... ...........................................................................................
Che
tipo di RIMA presenta? Alternata. Baciata.
........................................................................................... ...........................................................................................
S egna con una X la rima che c’è nelle seguenti poesie.
Vento Fischia nei mattini chiari illuminando case e orizzonti sconvolge l’acqua nelle fonti caccia gli uomini ai ripari
A B B A
Rima incrociata. Rima alternata.
Attilio Bertolucci, La capanna indiana, Garzanti
Il gatto Sulla sedia accoccolato è felice quel birbone tu lo credi addormentato ma non dorme quel furbone!
A B A B
Rima baciata. Rima alternata.
235
Via al ! T S TE
Rima delle rime Nella cascata di tutti i regali Trova il poeta quattro vocali Le lega insieme con due consonanti Una nel mezzo e una davanti Formano la paroletta Poesia Sola soletta che aspetta che sia Poeta chiama parole sorelle Tutte già pronte, tutte già belle Hanno volato nel vento, hanno corso Ora si fermano e formano un verso Poeta chiama altri tredici versi Suonano simili e sono diversi Rima rimane, vento va via Poeta guarda e c’è una poesia Poesia parola, vola da sola Via dalla penna, via dalla gola Va dai bambini e nel gioco diventa Un battimani, una ninna, una conta Va dal pittore e diventa figura Dallo scultore e diventa scultura Dal musicista diventa canzone Va dall’attore e diventa emozione Dallo scrittore ritorna parola Dal copywriter diventa uno slogan Va nella chiesa e diventa preghiera Va nello stadio e si fonde nei cori Non si ricorda più quello che era Cambia da dentro, cambia da fuori (…) Bruno Tognolini, Rime Rimedio, Salani
236
PO E T IC O IL T EST O
MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Riflettere sulla forma del testo. • Ricostruire il significato del testo.
VERSO L'INVALSI 1
Da quante strofe è composta la poesia? ue. D Quattro.
2
T re. Una.
Da quanti versi è composta la prima strofa della poesia? ue. D Tre.
4
5
Una nel mezzo ..................................................................
8
Il titolo di questa poesia:
Il poeta nella poesia usa personificazioni? S ì. No.
N ei primi quattro versi quante voci verbali ci sono? ue. D Quattro.
9
T re. Non ci sono.
Volgi al femminile i seguenti nomi di persona che trovi nella seconda strofa. • Pittore .................................................................................. • Scultore ............................................................................... • Attore ..................................................................................
Nella prima strofa, i versi in che modo rimano tra loro?
ripete una parola contenuta nel testo. ripete una frase contenuta nel testo. fa riferimento al significato della poesia stessa.
6
Le lega insieme ..................................................................
uattordici. Q Ventotto.
R ima incrociata. R ima baciata. Rima alternata. Sono sciolti.
C ontinua tu: Nella cascata di tutti i regali... Trova il poeta ......................................................................
Che cosa s’intende per verso? L ’insieme di parole contenute nella poesia. L’insieme di parole contenute in una riga di una poesia. L ’insieme di parole contenute in una strofa di una poesia. Ogni parola nella poesia.
3
7
• Scrittore ..............................................................................
10
Scrivi un nome di persona che abbia la stessa forma al maschile e al femminile. ......................................................................................................
11
Chi è l’autore di questa poesia? ......................................................................................................
12
Nella seconda strofa ci sono due nomi composti (uno in italiano e uno in inglese). Scrivili. ...................................................................................................... ......................................................................................................
RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?
237
EDUCAZIONE NE IO Z A C DU
E
C
IV I C A
nel TESTO POETICO
Diventerò... Diventerò entomologa. … Certo, ci vuol coraggio, visto che mi fa schifo anche uno scarafaggio! Diventerò aviatrice e volerò su, in alto, … anche se ho le vertigini prima di fare un salto! Diventerò un dottore, anzi, una dottoressa, … però se vedo il sangue non sono una leonessa! Diventerò speleologa, andrò dentro le grotte … anche se ho un po’ paura del buio della notte. Ma superare i limiti è un gioco divertente combattere la fifa mi piace immensamente. Così, per dimostrare che niente mi spaventa stanotte dormo sola … e con la luce spenta!
Janna Carioli, I sentimenti dei bambini, Mondadori
Approfondisco Nel testo della poesia sono colorati in rosso i termini che indicano i lavori che la protagonista desidera fare. Li conosci tutti? Fai una ricerca e scrivi sul quaderno di che cosa si occupano l’entomologia e la speleologia.
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Il diritto di sognare il proprio futuro La poesia che hai letto parla di uno dei diritti più importanti che hanno tutti i bambini e tutte le bambine del mondo: quello di poter diventare da grandi ciò che sognano desiderano, senza nessuna limitazione, neanche quelle legate al genere. Fino a non molti anni fa si pensava che ci fossero lavori “adatti alle donne” e lavori “adatti agli uomini”, ma oggi fortunatamente non è più così: una ragazza può diventare geologa, astronauta, capitano di una nave, carabiniere, occuparsi di fisica nucleare, di astronomia... così come un ragazzo può diventare cuoco, fare il babysitter, insegnare nella scuola dell’infanzia... Ogni essere umano è libero di realizzarsi nel lavoro secondo le proprie inclinazioni. Deve poter sognare e deve essere libero di realizzare il proprio sogno senza nessun condizionamento.
P ROTAGO NISTi del F UTURO Insieme è più facile ual è il tuo sogno per Q il futuro? E quello delle tue compagne e dei tuoi compagni? Hai mai pensato di non essere adatto/adatta a qualche lavoro? Parlatene in classe, per scoprire chi ha sogni simili.
239
MINDFULNESS
IL TESTO POETICO
MERAVIGLIA il saggio e il bambino
Il testo poetico è un ottimo esempio di come, attraverso l’uso attento e originale delle parole, si possano raccontare emozioni, sensazioni, momenti e aspetti della realtà in modo così preciso e dettagliato che quando leggiamo ci sembra di sentire le stesse emozioni che ha vissuto il poeta/la poetessa. Spesso le emozioni descritte si riferiscono a momenti di sorpresa, di stupore o di meraviglia provati
Il vecchio stava seduto su una panca addossata alla casa con un cappello – un cappello come quelli di una volta, che ora non si usano più – tirato fin sopra gli occhi per proteggersi dal sole. Al bambino che lo osservava pareva vecchio di milioni di anni: la barba lunga, le rughe profonde sulla fronte e sotto gli occhi, una pelle che pareva dura come il corame. Il bambino rimase a lungo a fissare l’uomo, aspettando che si risvegliasse. Quando finalmente questi si ridestò, guardò il bambino e sorrise. – Che cosa ci fai qui? – chiese l’uomo. – Volevo domandarti una cosa – disse il bambino. – Dimmi allora – fece l’uomo, mettendosi a sedere sulla panca. – Ecco, volevo sapere quanti anni hai – rispose il bambino. Il bambino sperava di non aver irritato l’uomo, che invece si mise a ridere. – Ho gli anni che hai tu! – rispose l’uomo – oppure non ci credi? – È impossibile! – disse il bambino. – Tu sei tanto più grande di me. – Hai ragione, io sono grande nel fisico, ma la mia mente e il mio spirito sono rimasti quelli di un bambino. Per questo mi accorgo ancora di tante cose… Il bambino, non convinto, continuò a indagare. Possibile che quell’uomo dicesse il vero? – Ad esempio, di che cosa ti accorgi? – Mi accorgo del calore del sole, di un
240
nell’osservare la natura, ed è proprio meraviglia quella che proviamo nel leggere le parole del poeta/ della poetessa e nell’emozionarci come se anche noi stessimo vedendo quello che descrive. È molto importante restare capaci di meravigliarsi di fronte alle piccole cose di tutti i giorni, per non perdere la possibilità, anche da adulti, di provare emozioni positive che ci possano far stare bene. uccellino che timidamente lascia il nido, corro a vedere, quando piove ma c’è anche il sole, se potrò scorgere i colori dell’arcobaleno e del suo doppio, a volte se ne possono vedere anche tre, sento l’odore della terra, la musica dell’acqua, vedo la magia della neve. Ho una girandola colorata che gira con il vento, canticchio quando passeggio, accarezzo un cagnetto, raccolgo le pigne e lancio i sassi nel torrente per farli rimbalzare. – Ma queste sono le cose che faccio io! – disse stupito il bambino. – Proprio così. Per questo, anche se si diventa grandi nel fisico, a qualcuno è concesso di restare bambino, nell’animo, come se il tempo si fosse fermato. Il bambino sorrise, aveva capito cosa intendeva l’uomo. Anche l’uomo sorrise, perché sapeva che il suo piccolo amico aveva compreso come si possa rimanere fanciulli per sempre, se si conservano la sensibilità e la purezza, la capacità di stupirsi sempre e l’allegria dell’infanzia.
Il significato della storia Prova tu, con parole tue, a dire che cosa ti ha insegnato questa storia.
Rifletto P rima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione… Prova a chiudere gli occhi e fai attenzione solamente al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce, e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa… Sarà l’insegnante, trascorsi un paio di minuti, a chiederti di riaprire gli occhi e proseguire il lavoro. Qual è il tema principale della storia? L’amicizia. La vecchiaia. La meraviglia. I nonni. Quali sono le cose che ti meravigliano?
Che cosa significa per te “restare fanciulli” anche da adulti?
241
IL T E
N C ON T I O N O T S
NUO E IL T EST O MIST O
Due esempi di testi non continui.
Il testo continuo e non continuo L’
autore o l’autrice di un testo possono scegliere in quale modo esporre ciò che vogliono comunicare. I testi continui sono testi formati solo da frasi legate insieme che raccontano in modo completo, pertinente e coerente un avvenimento. Sono testi continui i testi narrativi, molte descrizioni, alcuni testi informativi ed espositivi. Il testo non continuo, invece, è formato da immagini. Sono testi non continui, per esempio, le carte geografiche, le mappe, le tabelle, gli annunci pubblicitari, i grafici, i diagrammi, gli schemi, i moduli… Saper interpretare questo tipo di testo è importante perché lo troviamo nei libri di scuola ma soprattutto nella vita quotidiana.
Comprendo Le materie preferite dai bambini di 4a A 10 8 6 4 2 0 Geografia
Storia
Italiano
Matematica
Religione
Scienze
Q uali informazioni puoi ricavare dal grafico? ........................................................................................................................... ...........................................................................................................................
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IL T EST O NON C ON T INUO E IL
T EST O M
Le carte in particolare permettono di dare in modo sintetico informazioni complesse e di visualizzarle in modo che basti un colpo d’occhio per comprenderle. Per questo sono utilissime anche nello studio. Guarda per esempio questa carta. Immagina come sarebbe difficile spiegare i luoghi dove si sono sviluppate le varie civiltà. Così invece è tutto immediatamente chiaro.
IST O
Comprendo Quante ore bisognerebbe dormire, età per età 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
18 - 19 16 - 18 14 - 17
15 - 16 14
12 - 15 11 - 14
11 - 13
12
10 - 13
11
10 - 11
9 - 11
9 - 10
7-8
BEBÈ 4 - 11 mesi
Raccomandate
BAMBINI 1 - 2 anni
Appropriate
PRE SCOLARI 3 - 5 anni
10
8 - 10
8-9
NEONATI 0 - 3 mesi
10 - 11
SCOLARI 6 - 13 anni
7-9
7-9
6
6
GIOVANI 18 - 25 anni
ADULTI + 26 anni
7
ADOLESCENTI 14 - 17 anni
Non raccomandate
Leggi i dati e completa la tabella.
Età
Ore di sonno raccomandate
Età
1 mese
10 anni
10 mesi
15 anni
1 anno
20 anni
4 anni
50 anni
Laboratorio di Scrittura, p. 110
Ore di sonno raccomandate
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N C ON T I O N O T IL T ES T TO IL F UM E Il FUMETTO racconta una storia attraverso una successione di vignette. Dentro ogni vignetta ci sono le azioni principali e le nuvolette in cui si riportano le parole dei personaggi. Nel fumetto i segni grafici che trasmettono idee, suoni ed emozioni sono molto importanti. La didascalia spiega la situazione e lega le vignette fra di loro.
NUO E IL T EST O MIST O
Il testo misto O
ltre al testo continuo e al testo non continuo, c’è il testo misto: un testo che utilizza contemporaneamente sia testo sia immagini, integrandole per comunicare i contenuti in modo più efficace e coinvolgente. Il testo misto è formato da un testo continuo corredato da immagini, tabelle, grafici, mappe… Sono testi misti: il fumetto, la rivista illustrata, i testi scolastici in cui compaiono foto, disegni, mappe… Come tutti i pomeriggi, Filippo passeggia nel parco.
Segni grafici
Didascalia
BAU!! BAU!! Nuvoletta
Vignetta
Scrivo Crea un fumetto sul tuo quaderno. Il protagonista sei tu che dialoghi con un compagno o una compagna. Disegna e scrivi le didascalie e i testi nelle nuvolette.
244
Cucciolo! Come sei carino!
Mamma! Guarda che cosa ho trovato!
Laboratorio di Scrittura, p. 111
IL T EST O NON C ON T INUO E IL
Un esempio di testo misto
T EST O M
IST O
Le zanzare In “letargo” o come uova, questi insetti hanno superato la stagione fredda. E tornano a pungerci. Il ciclo della zanzara tigre. 1 L’adulto sopravvive 3-4
2
settimane.
4 Le larve mutano in pupe, che
3 Le larve emerse si sviluppano
stanno sempre in acqua: da quest’ultimo stadio, in 2 o 3 giorni, emerge l’adulto.
in acqua. Più fa caldo, più questa fase è rapida.
Le zanzare… Ma finora dove sono state? – Vicino a noi, ma in una sorta di letargo, in una fase chiamata diapausa, oppure semplicemente acquattate nei nostri scantinati. In altri casi ancora, gli adulti sono scomparsi con il freddo, ma hanno lasciato le uova pronte a schiudersi in primavera –, spiega Alessandra Della Torre del Dipartimento di sanità pubblica e malattie infettive della Sapienza Università di Roma. In Italia ci sono molte specie di zanzare. – Ma quelle che ci infastidiscono nelle zone abitate sono soprattutto due: la zanzara comune e la zanzara tigre – continua Della Torre.
Analizzo Quello che hai letto è un testo: continuo. misto.
Le uova sono deposte poco al di sopra della superficie dell’acqua. Si schiudono quando l’acqua le copre.
La prima è la “classica” che ci punge dal crepuscolo e ci tormenta di notte. La zanzara tigre è quella che riconosciamo per il colore scuro con bande bianche sul corpo e perché... ci punge anche di giorno. – Solo le uova, nei nostri climi, superano l’inverno. Le uova sono resistenti: sono deposte al bordo dell’acqua e si sviluppano quando il livello sale, passando anche lunghi periodi “in secca”. La zanzara comune invece depone le uova in acqua, che non si deve asciugare. Così la zanzara tigre ha conquistato il mondo! Scoprire e capire il mondo, Focus
Comprendo Qual è la funzione delle immagini in questo testo? S ervono a incuriosire e a divertire. Aiutano a comprendere il ciclo di vita della zanzara.
245
L
ATI
T UA S E T A I G PO LO
LE
IL T EST O ES PO
CHE COS’È? Il testo espositivo (o informativo) fornisce informazioni su vari argomenti: storia, geografia, ambiente, politica, economia… Dove si trovano: • in molti articoli di giornale • nelle enciclopedie • nei libri delle Discipline • nelle guide turistiche • nei manifesti LO SCOPO Ha lo scopo di informare chi legge, per arricchire le sue conoscenze.
LE TECNICHE • È spesso accompagnato da immagini (grafici, disegni, schemi…) con didascalie. • Le parole chiave sono evidenziate.
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IL LINGUAGGIO • Il lessico è tecnico e specifico dell’argomento di cui tratta. • Le frasi sono brevi e lineari.
LA STRUTTURA • Il titolo spiega chiaramente l’argomento di cui si parla • Il testo è spesso diviso in paragrafi, anche numerati o con sottotitoli, o in unità informative. • L’esposizione è oggettiva, senza considerazioni personali, e segue un ordine logico o cronologico.
SIT IVO
IL T EST O
Ragni? Niente paura!
T
emuti e detestati, solo pochissimi sono pericolosi per l’uomo; la maggior parte, invece, è molto utile. Una ricerca condotta tre anni fa dal Max-Planck-Institute (Germania) e dall’Università di Uppsala (Svezia) ha studiato gli animali che temiamo di più. A 48 neonati di 6 mesi di età, rilassati e in braccio ai genitori, sono state mostrate immagini di fiori, pesci, ragni e serpenti. Alla vista degli ultimi due molto spesso le pupille dei piccoli si allargavano, una reazione associata allo stress: pare quindi che la paura dei ragni sia fissata a livello genetico nella nostra specie. Negli adulti questo sentimento è ancora più evidente e, per capire perché, occorre riflettere sul nostro passato: alcuni serpenti e ragni, in effetti, possono essere pericolosi e milioni di anni di evoluzione dell’uomo hanno favorito gli individui che, temendoli, sono stati più svelti a evitarli. Ma non dovremmo averne così tanto timore: quelli davvero pericolosi per noi uomini si contano sulle dita di una mano ed essere morsi richiede una certa sfortuna, soprattutto in Europa. Dovremmo piuttosto valutare i benefici che i ragni ci portano. Questi piccoli predatori sono ovunque e il loro impatto è enorme: uno studio del 2017 ha calcolato che la popolazione mondiale di ragni divora tra i 400 e gli 800 milioni di tonnellate di insetti all’anno, comprese molte specie dannose. Considerando che l’intera umanità consuma circa 400 milioni di tonnellate di carne e pesce, in pratica i ragni mangiano il doppio delle proteine di noi uomini. Un insetto come una mosca, una zanzara o una cimice ha ottime possibilità di concludere la propria vita tra le zanne di un ragno. Questi ultimi, infatti, sono tutti predatori e gli insetti sono il loro cibo ideale: abbondanti e diffusi ovunque. Dovremmo quindi rivalutare i ragni, poiché sono preziosi alleati nella lotta alle specie dannose all’agricoltura e alla nostra salute.
ES POS
IT IVO
CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video della tipologia testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.
Francesco Tomasinelli, Focus Wilde
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IL T E TI
POSIT S E O T S
R PARAG E O TOL
AFI
Il TITOLO del testo espositivo spiega chiaramente l’argomento di cui si parla. Il testo spesso è strutturato in PARAGRAFI, a volte sottotitolati o numerati.
Analizzo I n quanti paragrafi è diviso questo testo espositivo? ...............................
IVO
La moda negli Egizi L’abbigliamento
G
li abiti erano di lino, molto fine per i ricchi e grezzo e pesante per la gente comune. Le donne portavano un vestito con le spalline, semplice e lungo fino alla caviglia. Gli uomini usavano un gonnellino di lino arrotolato in vita e lungo fino al ginocchio o alla caviglia. In inverno, sia gli uomini che le donne indossavano un mantello di lino pesante. Gli antichi Egizi camminavano scalzi e solo poche volte mettevano sandali fatti di canne di papiro. I nobili portavano sandali di cuoio riccamente decorati.
Le acconciature
G
li uomini portavano i capelli corti; i nobili li tenevano più lunghi. Non amavano la barba e i baffi. I giovani si rasavano il capo lasciando una ciocca laterale detta “boccolo della gioventù”. Le donne portavano i capelli lunghi e sciolti sulle spalle o acconciati in vari modi e decorati con fiori, spilloni e perline. Alle feste, uomini e donne indossavano la parrucca.
I gioielli Conospcaorole le La faïence è un materiale simile al vetro. L’elettro è una lega di oro e di argento.
248
L’
abbigliamento egizio non era considerato completo senza amuleti, collane, bracciali e altri monili. Gli oggetti dei poveri erano fatti di rame e faïence, materiali poco pregiati. I ricchi sfoggiavano invece gioielli d’oro, argento o elettro, spesso ornati con pietre semipreziose e vetro. AA.VV., Enciclopedia Usborne Antico Egitto, Ed. Usborne Laboratorio di Scrittura, p. 114
Meteo e clima N
IL T EST O
L’ORDINE
ell’inverno 2019 gelo e neve paralizzarono alcune grandi città degli Stati Uniti. La colonnina di mercurio continuava a scendere verso le temperature più basse mai registrate a quelle latitudini, e anche negli anni successivi in Italia abbiamo vissuto settimane di gelo con temperature ben sotto lo zero. Ma allora il riscaldamento globale è una bufala? Assolutamente no, perché il fenomeno riguarda il meteo e non il clima!
Differenza cruciale
ES POS
DELL’E
IT IVO
SPOS
IZION
E
Nel testo espositivo le informazioni possono essere presentate in: • ORDINE LOGICO: dal generale al particolare o viceversa; dalla causa all’effetto o viceversa;
• ORDINE CRONOLOGICO:
in ordine di tempo.
Partendo dal primo esempio, il vortice polare che soffiò sugli Stati Uniti fu un fenomeno che influiva sul meteo, ossia la condizione temporanea di tempo atmosferico e temperature. Esso può essere causato da molti fattori, ma i suoi effetti si esauriscono in periodo breve. Il clima, invece, è l’insieme di tutti i fenomeni meteorologici e atmosferici che si verificano in un lasso di tempo molto più lungo. Certo, è difficile credere che, quando le fontane di Chicago si congelavano, in Antartide i ghiacciai si stessero sciogliendo, ma è così. Per far capire la differenza a tutti coloro che continuano ad inciampare nell’equivoco, il giornale statunitense New York Times preparò una divertente metafora: «Il meteo è simile alla quantità di soldi che hai nel portafogli oggi, mentre il clima è il tuo intero patrimonio. Un miliardario che ha dimenticato a casa per un giorno il portafoglio non è povero e allo stesso modo una persona povera che s’imbatte in qualche centinaio di dollari non diventa improvvisamente ricca. Ciò che conta è ciò che accade nel lungo periodo». Dunque anche quando nevica, scende il gelo e ci sembra impossibile che il mondo si stia “surriscaldando”, teniamo a mente questa differenza. Niccolò De Rosa, in FocusJunior.it
Comprendo S ottolinea nel testo le due definizioni di meteo e di clima.
Analizzo In questo testo, le informazioni sono presentate: in ordine logico, da un fenomeno particolare a un concetto generale. in ordine logico, da un concetto generale a un fenomeno particolare. i n ordine cronologico, cioè di tempo. Evidenzia i termini del linguaggio scientifico che trovi nel testo.
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IL T E
POSIT S E O T S
MISTO O T S IL TE
Il testo espositivo può essere accompagnato da fotografie e disegni per illustrare con più chiarezza l’argomento di cui si parla. In questo caso si parla di TESTO MISTO.
IVO
Te lo leggo in faccia A
bbiamo la mimica facciale più espressiva di tutto il regno animale: smorfie, sguardi, segni d’intesa ci compaiono in faccia continuamente, anche quando non ce ne rendiamo conto. Un volto così mobile rende possibile la comunicazione anche senza le parole. Ma perché sapere “che faccia fa” un’altra persona è così importante? Perché il cervello umano è modellato per leggere in modo veloce, efficace e automatico la mente altrui. Una capacità che hanno anche molti altri animali (soprattutto i primati), ma che solo nella nostra specie si è sviluppata tanto. Osservare le espressioni facciali serve proprio a decifrare meglio il pensiero degli altri individui.
I volti delle emozioni
Secondo la teoria classica ci sono sei emozioni fondamentali, ognuna delle quali caratterizzata da una “smorfia” ben precisa. Eccole.
Sorpresa È l’emozione più breve e di solito è seguita subito da un’altra. Viene espressa dalla parte superiore della faccia. Le sopracciglia sono sollevate e incurvate, la pelle sotto il sopracciglio stirata e rughe orizzontali attraversano la fronte. Le palpebre sono aperte. La mascella è abbassata (labbra e denti si dischiudono).
Rabbia È facile mascherarla: basta controllare almeno una delle tre aree principali della faccia per nasconderla. Le sopracciglia sono ribassate e ravvicinate, le separano rughe verticali. La palpebra inferiore è tesa. Lo sguardo è fisso. Le labbra sono serrate. Se aperte formano un quadrato.
In inglese C ollega. Rabbia
Joy
Disgusto
Anger
Paura
Sadness
Gioia
Disgust
Tristezza
Fear
250
Disgusto Si manifesta soprattutto nella parte bassa del viso ed è difficile dissimularlo perché si tratta di una reazione istintiva molto rapida. Il labbro superiore è sollevato. Quello inferiore sollevato contro il labbro superiore oppure abbassato e tirato un po’ in fuori. Il naso è arricciato, le guance sollevate.
IL T EST O
Tristezza Se l’emozione è particolarmente forte, sulla fronte si formano rughe a ferro di cavallo. Gli angoli interni delle sopracciglia sono sollevati. La pelle scoperta sotto il sopracciglio forma un triangolo e l’angolo più vicino al naso è in su. L’angolo interno delle palpebre superiori è sollevato. Gli angoli della bocca sono piegati in giù e le labbra tremano.
ES POS
IT IVO
Analizzo S e non guardassi le immagini, ti sarebbe facile immaginare le espressioni descritte a parole? Sì.
No.
Completa. In questo testo espositivo,
Paura È l’emozione più difficile da mascherare perché appare sul viso prima ancora che ci si accorga di essere spaventati. Caratterizzata da sopracciglia sollevate e ravvicinate, comporta rughe solo al centro della fronte. La bocca di solito è aperta con le labbra leggermente stirate all’indietro.
Gioia Il viso felice è tipico per tutti i tipi di gioia. È abbastanza semplice da simulare. Gli angoli della bocca sono stirati indietro e sollevati. I denti possono essere coperti o scoperti. La palpebra inferiore ha rughe sottostanti e può essere sollevata, non tesa. Ci sono le zampe di gallina negli angoli esterni degli occhi. Raffaele Procenzano, Te lo leggo in faccia, in Focus
Insieme è più facile ividetevi in gruppi da quattro, poi a turno interpretate D le varie emozioni con il viso senza parlare; gli altri dovranno indovinare quale emozione avete espresso. Al termine scegliete un’emozione e preparate un cartellone su cui ognuno scriverà in quali occasioni la prova.
le ..................................................... completano il testo e permettono di ................... con precisione le spiegazioni date con le parole.
Comprendo A che cosa serve la mimica facciale? Per comunicare senza parole. Per fare ginnastica. Quali sono le espressioni più facili da mascherare? Rabbia e gioia. Disgusto e gioia.
Le gg o c om e a teatro Leggete questo testo a coppie: uno di voi leggerà mentre l’altro mimerà con il volto le emozioni (senza dire una sola parola!) Vedrete che il risultato vi divertirà moltissimo!
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POSIT S E O T S
IVO
AVE ROLE CHI A P E L IO E UAGG G N I IL L
IL T E
Nel testo espositivo, il LINGUAGGIO è tecnico e specifico e cambia a seconda dell’argomento trattato. Spesso sono evidenziate le PAROLE CHIAVE , quelle più importanti per comprendere i punti principali.
Comprendo Di che cosa ha bisogno il nostro organismo? ......................................................... .........................................................
Q uali cibi contengono i carboidrati? E le proteine? E i grassi? ......................................................... .........................................................
Analizzo Il linguaggio usato è: t ecnico, con diverse parole scientifiche. caratterizzato da diverse parole della lingua colloquiale. Q uali sono le parole chiave di questo testo? Abbiamo evidenziato in rosso le prime. Continua tu evidenziando le altre.
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Una corretta alimentazione l cibo è come il mondo: è bello perché è vario e, per apprezzarne la bontà e i vantaggi (sia del cibo sia del mondo), è bene conoscerlo e assaggiarlo tutto, dall’arancia alla zucca. L’organismo ha bisogno di ingredienti precisi, al momento giusto e nella quantità giusta, ma non per forza polpettoni o ravanelli. Ci servono proteine? Le troviamo in ogni tipo di carne, in tutti i pesci, nei formaggi, nel latte, nelle uova e anche nella soia e nei legumi. Ci servono carboidrati? Soprattutto al mattino pane e marmellata vanno benissimo e durante la giornata possiamo scegliere tra pane, pasta o riso. Sono altrettanto indispensabili anche i grassi, ma non troppi e preferibilmente vegetali come l’olio d’oliva, le vitamine della frutta e della verdura e i minerali che sono sparpagliati un po’ ovunque. Con la grande varietà di alimenti che si ha a disposizione, l’ideale sarebbe mangiare un po’ di tutto, senza esagerazioni, e non tutto insieme contemporaneamente. Se l’alimentazione quotidiana è costituita da piatti semplici, per l’organismo è più facile digerire e trasformare il cibo in energia. I benefici di una sana alimentazione sono evidenti per il corpo e per la mente, tutto funziona meglio: con una colazione ricca di carboidrati si carbura meglio (del resto, è proprio il corpo che ha voglia di cose dolci al mattino); a pranzo, un piatto di pasta o di riso dà l’energia necessaria per fare anche dell’attività fisica; la sera, pane e latticini o uova o carne o pesce con verdure ci aiutano a reintegrare quello che si è speso durante il giorno. Regione Lazio, Buono a sapersi, Roma, Ervin
IL T EST O
La musica ci unisce!
ES POS
IT IVO
............................................................................................................................
A
casa o per la strada, al cinema o in auto, dal telefonino o dal computer, mentre studi o quando stai con gli amici, su YouTube o nel videogioco, la musica è ovunque. Nella storia dell’uomo non c’è mai stata prima un’epoca come la nostra in cui così tante persone possono sentire così tanta musica in così tanti posti e in così tanti modi. Siamo davvero fortunati! Meno di duecento anni fa bisognava andare a teatro o saper suonare – o almeno cantare – per poter godere di un po’ di musica, mentre adesso basta collegarsi a internet. Sì, perché la verità è che la musica ci piace proprio tanto. Anche se per il nonno è meglio Beethoven e mamma e papà pensano che dopo i Rolling Stones il rock sia finito, tu sei lo stesso convinto che Rovazzi sia bravo. E nessuno è mai riuscito (e forse mai riuscirà) a decidere quale musica sia bella e quale no. Anzi, gli scienziati con la musica si stanno proprio scervellando e devono ammettere di non aver capito ancora molto. ....................................................................................................................................................
Tutti però sono d’accordo sul fatto che la musica ci emoziona e serve a parlare di quello che succede nel nostro animo. È così che scegliamo che cosa ascoltare, anche senza rendercene conto. ....................................................................................................................................................
Adesso però i neuroscienziati (gli scienziati che studiano il cervello) hanno scoperto che ascoltare una canzone attiva nella nostra testa anche le aree che comandano il movimento. Ma non si sono poi troppo stupiti. Ascoltare musica e avere voglia di ballare, in effetti, è quasi inevitabile. Ma non è tutto qui. Un buon disco rock aiuta ad andare più veloci nella corsa e a essere più bravi in molti sport, non solo per una questione del ritmo che riesce a trasmettere alle gambe: a quanto pare infatti con la musica migliora proprio la coordinazione dei movimenti. Paolo Magliocco, in Focusjunior.it
Laboratorio di Scrittura, p. 115
Analizzo Il testo è stato diviso in paragrafi. Scrivi sui puntini un titolo adeguato per ognuno. E videnzia le parole chiave nel testo.
Mi emoziono he tipo di musica C ascolti? Quando l’ascolti? Che emozioni provi? Parlatene in classe.
253
IL T E
POSIT S E O T S
INE L’ORD
DELL’E
IVO
IONE: SPOSIZ
Oltre che in ordine logico e cronologico, nel testo espositivo le informazioni possono essere presentate PER ELENCAZIONE , cioè con un ELENCO PUNTATO o NUMERATO.
Analizzo C on quale ordine avviene l’esposizione? Ordine logico. Ordine cronologico. Per elencazione. Questo testo è strutturato in: paragrafi numerati. paragrafi sottotitolati.
O L’ELENCAZI
NE
Vincere la timidezza in tre mosse L
a timidezza è un tratto della nostra personalità che ci fa provare vergogna e disagio nel fare alcune cose, sia per imbarazzo sia per paura del giudizio degli altri. Non tutti siamo timidi: c’è chi non lo è e, tra chi è timido, c’è chi lo manifesta di più o di meno. La timidezza però non è una malattia e ci sono dei modi per vincerla. Di solito, intorno agli otto anni, pian piano i genitori smettono di essere il centro del mondo e ci si comincia a relazionare sempre più con l’ambiente circostante. Tra i 9 e gli 11 anni, poi, cambia l’aspetto fisico, così come i rapporti con gli altri. In questa fase infatti nasce il contrasto tra l’immagine reale (quello che siamo) e l’immagine ideale (quello che vorremmo essere). Ma se ciascuno di noi cominciasse a guardarsi bene dentro potrebbe scoprire che ha molto da offrire.
Stop alla timidezza in tre mosse Vediamo i principali suggerimenti per vincere la timidezza. 1. Non devi guardare l’immagine ideale che hai costruito di te, ma devi accettarti così come sei: ognuno di noi è diverso e ha degli aspetti positivi e dei punti di forza, basta solo saperli riconoscere e valorizzarli. 2. Non cercare di importi a tutti i costi sugli altri. E, soprattutto, sii comprensivo e solidale con quelli che si sentono deboli e che credono di essere rifiutati. La tua vicinanza li aiuterà a vincere a loro volta la timidezza. 3. Dopo una certa età i genitori non sono più il centro del mondo, però restano molto importanti: guardare come si comportano in certe situazioni ci aiuterà ad avere dei punti di riferimento e quindi ad accettarci di più. Il consiglio più importante, comunque, è sempre uno: accettiamoci per quello che siamo! Marco Todarello, Focusjunior.it
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STUDIO con la
MAPPA
LO SCOPO IL LINGUAGGIO Il lessico è caratterizzato dall’uso dei termini specifici dell’argomento trattato.
Fornire informazioni su un determinato argomento: storico, geografico, scientifico, sportivo, culturale...
IL TESTO ESPOSITIVO LE TECNICHE
LA STRUTTURA •P resenza di un titolo chiaro • Presentazione delle informazioni secondo un ordine logico (attraverso i connettivi logici: infatti, perciò, tuttavia, eppure...) o cronologico • Organizzazione delle informazioni in paragrafi spesso con sottotitoli
•E videnziazione delle parole chiave per mettere in risalto i concetti principali e favorirne la memorizzazione •P resenza di disegni, fotografie, cartine, grafici, schemi, tabelle (con relative didascalie) che chiariscono o completano le informazioni QUALI SONO
Sono testi espositivi le enciclopedie, i testi scolastici, i volumi di saggistica, le riviste, i giornali, le guide turistiche, i dépliant, i manifesti, le locandine, le etichette dei prodotti... 255
SEMPLICEMENTE IL T EST O ESPOSIT IVO
I CANI CI PARLANO? I cani sono animali molto intelligenti e hanno sviluppato diverse tecniche per “parlarci”. Basta solo riconoscere i segnali... Non useranno parole o messaggi WhatsApp, ma i cani ci parlano eccome, basta solo saperli capire. I nostri amici a quattro zampe infatti sono animali molto intelligenti e hanno sviluppato un linguaggio tutto loro eseguito con precisi movimenti del corpo. Qualche esempio? Ecco qui!
Coda rivelatrice Sappiano che quando Fido scodinzola vuol dire che è felice o eccitato. Ma la coda canina può rappresentare diversi stati d’animo. Quando è dritta e perpendicolare al corpo, significa che il nostro amico è incuriosito da qualcosa (magari qualche animaletto avvistato in lontananza), mentre se è dritta sopra la testa, esprime aggressività. Quando invece la coda è bassa e raccolta tra le zampe (la famosa “coda tra le gambe”) vuol dire che il cane è spaventato!
Scodinzolando... si parla! I cani sono capaci di comunicare a noi e ai loro simili anche con la direzione del movimento di coda: infatti se l’animale scodinzola più verso destra vuole giocare con l’altro cane, mentre se scodinzola verso sinistra significa che, la bestiola è “in ansia” e non vuole farsi nuovi amici. 256
SEMPLICEMENTE
Paura, non vergogna Quando i nostri cagnolini combinano qualche disastro e vengono sgridati, spesso si rannicchiano o nascondono la testa tra le zampe. Ebbene quella non è vergogna per la marachella commessa, ma paura della punizione! Niccolò De Rosa, in Focusjunior.it
IL TITOLO I l
titolo di un testo espositivo ti aiuta a capire: l ’autore o l’autrice del testo. il contenuto del testo.
IL LINGUAGGIO I l testo è scritto con un linguaggio: chiaro e preciso. con molte parole difficili e poetiche. LA STRUTTURA I l
testo è diviso in paragrafi: sottotitolati. numerati.
DISEGNI O IMMAGINI e immagini presenti nel testo L servono a: comprendere meglio le informazioni. abbellire il libro. PAROLE CHIAVE L e
parole evidenziate nel testo aiutano a: c apire il significato delle parole. capire e memorizzare il significato del testo.
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Via al ! T S TE
Le foreste Le foreste sono il polmone della Terra: questi ambienti, infatti, producono ossigeno, senza il quale non potremmo sopravvivere.
Che cos’è una foresta? La foresta è un’area naturale la cui superficie è ricoperta da alberi ad alto fusto. Attenzione: a volte usiamo il termine foresta come sinonimo di bosco e vice5 versa. Le foreste, però, sono aree molto più vaste e spesso più antiche rispetto ai boschi!
Quanti tipi di foreste esistono? Le foreste mondiali vengono classificate secondo criteri geografici e botanici. Dal punto di vista geografico abbiamo le foreste: boreali, temperate, tropicali e subtropicali. 10 Dal punto di vista botanico abbiamo invece: foreste di conifere, foreste di piante decidue (cioè quelle che perdono le foglie in autunno), foreste di piante sclerofile (con alberi bassi e arbusti a foglie dure e coriacee), foreste tropicali e pluviali. La foresta è la casa della biodiversità: l’80% delle specie di animali terrestri si 15 concentra proprio all’interno di questo meraviglioso habitat.
Le specie minacciate
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25
30
Il leopardo dell’Amur si trova nelle foreste temperate di Corea, Cina nord-orientale e Russia orientale. Oggi purtroppo ne restano solo poche decine di esemplari. Nelle foreste dell’Africa centrale, i gorilla sono fortemente minacciati dal bracconaggio, dalle malattie e dalla deforestazione. L’ornitorinco è un mammifero particolare perché depone le uova. La sua sopravvivenza è minacciata dalle frequenti siccità australiane. La tigre di Sumatra è il principale predatore delle foreste dell’isola di Sumatra. Oggi conta sempre meno esemplari. Il rinoceronte è a rischio di estinzione per “colpa” del suo preziosissimo corno: i bracconieri, infatti, lo cercano per poterlo vendere a prezzi esorbitanti nel mercato nero. In Cina, metà delle foreste sono state abbattute. Qui vive il panda, che si nutre quasi esclusivamente di bambù. A causa della deforestazione, questa specie rischia l’estinzione. AA.VV., Cosa, come, perché. La Terra, Sassi Junior
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ES POSIT IVO IL T EST O
MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo • Riflettere sulla forma del testo. • Ricostruire il significato del testo.
VERSO L'INVALSI 1
I n quanti paragrafi è suddiviso questo testo espositivo? Uno. Tre.
2
7
Due. Quattro.
nella foresta vivono tante specie di animali e di piante. nella foresta vivono poche specie di animali e tante piante. nella foresta vivono solo piante. nella foresta vivono poche specie di animali e poche piante.
Le foreste sono paragonate a un organo umano. Quale? .....................................................................................................
3
Perché le foreste sono così importanti? Perché producono ossigeno. Perché producono acqua. Perché producono anidride carbonica. Perché ospitano tante specie animali.
4
Foreste e boschi sono la stessa cosa? Sì.
5
8
Secondo quali criteri vengono classificate le foreste? eografici. G Botanici.
9
Boreali
Classificazione botanica
8
7
9
Quali di queste specie sono minacciate dal bracconaggio? .....................................................................................................
10
Alla riga 26 trovi l’espressione “per colpa”. Con quale di queste poi sostituirla? In quanto. Perché.
Completa lo schema.
Classificazione geografica
Quante sono le specie di animali a rischio di estinzione elencate nel testo? 6
No.
S torici. Alimentari.
6
Alla riga 14 la frase “la foresta è la casa della biodiversità” significa:
11
La parola “deforestazione” è formata con: un suffisso.
Conifere
A causa. Così.
un prefisso.
• Da quale parola deriva? ..................................................................................................
12
L a parola “esorbitanti” (riga 28) significa: ingiusti. bassi.
eccessivi. convenienti.
RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?
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E
DUC
NE AZIO
C
IV I C A
nel TESTO ESPOSITIVO
Le piante, indispensabili per l’uomo Il mondo vegetale è spettacolare. Include gli esseri viventi più grandi e antichi, piante che brillano al buio e semi che nascono dopo centinaia di anni. Ma soprattutto, animali e persone non potrebbero vivere in un mondo senza piante. Gli esseri viventi più grandi del mondo sono le sequoie giganti del nord America: la più grande è alta oltre 80 metri e ha più di 2000 anni.
Il bambù è la pianta che cresce più in fretta. Può crescere di 90 centimetri in un solo giorno. orse a volte hai pensato F che studiare fosse solo un dovere!!! Sai che in alcuni Paesi ci sono bambini e bambine ai quali è negato andare a scuola? Il periodo di lockdown dovuto alla pandemia, ti ha aiutato a capire meglio il valore della scuola nella tua vita? Elenca che cosa ti è mancato della scuola mentre eri in didattica a distanza.
260
La Welwitschia mirabilis fa crescere solo due foglie, lunghe dai 2 agli 8 metri, che si dividono in strisce più sottili con il tempo. L’umidità si raccoglie sotto le foglie, aiutando la pianta a sopravvivere nel clima arido del deserto africano. Questa pianta può vivere dai 400 ai 1500 anni.
Almeno una pianta su otto è a rischio di estinzione. La distruzione degli habitat, attraverso il diboscamento delle foreste per la produzione di legname, l’inquinamento chimico e i cambiamenti climatici ne stanno minacciando la sopravvivenza.
P ROTAGO NISTi del F UTURO
AA.VV., Enciclopedia del conoscere, DIX
La Giornata della Terra Ogni anno, il 22 aprile, si celebra l’Earth Day (la “Giornata della Terra”), il giorno dedicato all’ambiente e alla salvaguardia del pianeta. Oggi, sono 193 gli Stati che prendono parte a questa celebrazione, che è un’occasione per prendere in esame i problemi che minacciano gli ambienti della Terra e valutare le soluzioni per proteggerli. In particolare, la Giornata della Terra è diventata l’occasione in cui i leader del mondo si confrontano sui problemi del riscaldamento globale e si coordinano per prendere tutti insieme misure contro il riscaldamento globale.
Comprendo Perché il mondo vegetale è così importante per la vita sulla Terra? ..............................................................................................................................
Insieme è più facile I n classe dividetevi in gruppi. Ogni gruppo fa una ricerca su uno dei problemi che minacciano le foreste e gli animali del mondo: la deforestazione, l’inquinamento, i cambiamenti climatici.
..............................................................................................................................
Oggi siamo sempre più consapevoli della necessità di proteggere le piante, che non solo costituiscono l’habitat naturale di tante specie animali altrimenti a rischio, ma che sono indispensabili anche per la nostra vita. Non a caso, l’Obiettivo 15 dell’Agenda 2030 dell’ONU è dedicato proprio alle piante e alle foreste: “Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, combattere la desertificazione, fermare e rovesciare la degradazione del territorio e arrestare la perdita della biodiversità”. Un Calendario per l’Educazione Civica, p. 6
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LA T
ST E T A I G O IPO L
UAL E
IL T EST O R EGO
LAT IV
CHE COS’È? È un testo che presenta: • regolamenti e norme di comportamento; • istruzioni per costruire o montare oggetti, svolgere giochi, realizzare ricette, svolgere esperimenti scientifici… • consigli e suggerimenti.
L’AUTORE/L’AUTRICE • I regolamenti e le norme sono emanati da autorità pubbliche, sportive, scolastiche… • Le istruzioni sono fornite da esperti ed esperte del settore.
LE TECNICHE • È accompagnato da disegni o fotografie che integrano il testo e mostrano le azioni da compiere o il materiale necessario.
LA STRUTTURA Ordine preciso spesso sotto forma di elenco puntato o numerato.
262
IL LINGUAGGIO • È chiaro e comprensibile, con frasi brevi e un lessico specifico. • I verbi sono all’indicativo presente, all’imperativo o all’infinito.
O
IL T EST O R
Come resistere ai bulli e alle bulle
EGO LA T IVO
Cinque consigli 1 . Per prima cosa, evita le situazioni nelle quali potresti trovarti in pericolo, come andare ai giardinetti da solo oppure isolarti in corridoio, in cortile o sull’autobus scolastico. Avere degli amici o un adulto vicini allontana i bulli e ti fa rimanere più tranquillo, quindi più sicuro di te!
2. Cerca di rimanere calmo quando ti trovi davanti un bullo. Controlla la voce e il respiro. Tieni le mani in tasca o stringi un oggetto, così non si vedrà il tremolio causato dalla fifa. Ricorda che i bulli si nutrono della paura degli altri, quindi tu… non dargli da mangiare!
3. Per il bullo è molto strano essere contraddetto da qualcuno. Se vuoi sorprenderlo impara a dirgli “No” con fermezza e guardandolo negli occhi, poi allontanati. È difficile per lui prendersela con chi non lo sta neppure ad ascoltare.
4. Se proprio sei costretto a parlare con il bullo, cerca di dire cose intelligenti, magari usando parole insolite e difficili. Il bullo, infatti, piuttosto che fare una brutta figura davanti ai suoi scagnozzi, se non capisce ciò che dici farà finta di niente e ti lascerà andare.
5. Il bullo è spesso circondato da altri ragazzi che lo fanno sentire importante, ma che senza di lui probabilmente non ti darebbero alcun fastidio. Cerca di mettere in dubbio il rapporto di fiducia fra il bullo e suoi scagnozzi. Ricorda: se riuscirai a creare divisioni tra i tuoi “nemici” risulterai più facilmente vincitore. A cura di Roberto Morgese, Il tuo manuale antibullo, Super Robin contro i bulli, Il Mulino a Vento
CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video della tipologia testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.
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IL T E
LAT IVO O G E R ST O
GUA IL LIN
GGIO
Il testo regolativo usa un LINGUAGGIO semplice e con frasi brevi.
Analizzo Questo testo fornisce: regole da seguire. utili consigli. Usa: frasi semplici e brevi. f rasi lunghe e complesse.
Comprendo D urante il pasto: si può parlare a bassa voce. è vietato parlare.
Mangiare a scuola O
ggi ripassiamo le regole per trascorrere in armonia il momento della mensa scolastica.
1. Laviamo con cura le mani. 2. Controlliamo di avere con noi il materiale occorrente (posate, tovagliolo...).
3. Formiamo una fila ordinata e partiamo dalla classe, seguendo l’insegnante.
4. Arrivati in mensa, raggiungiamo il nostro posto senza correre e senza spingere.
5. In attesa della distribuzione del pasto rimaniamo seduti. 6. Non è momento di lezione, pertanto possiamo parlare con gli amici, ma il tono di conversazione deve essere moderato.
7. Se qualche bambino o bambina svolge la mansione di “cameriere”, è questo il momento di alzarsi e di “darsi da fare”.
FRESCO DI STAMPA Cucinare insieme è un gioco buonissimo di Marco Bianchi è un libro con tante ricette divise in dolci e salate... Per ogni ricetta troverai informazioni scientifiche su uno degli ingredienti, per imparare a nutrirti correttamente.
8. Tutti gli alunni sono invitati a ringraziare chi serve il pasto: sta svolgendo un compito per tutti noi!
9. Cerchiamo di non sprecare il cibo: non buttare il cibo è la prima forma di rispetto per gli altri.
10. Chiediamo il pane, l’acqua, o ciò che ci occorre usando le parole della cortesia: “per favore”, “grazie”.
11. Usiamo le posate, in particolar modo il coltello, facendo attenzione a non farci male e a non fare dei danni.
12. Ognuno di noi ha i propri gusti, ma ora non ci troviamo al ristorante! Assaggiamo tutti i cibi. Scopriremo sapori nuovi!
13. Finito il pasto, alziamoci educatamente da tavola e sistemiamo con cura la sedia.
14. Mettiamoci in fila ordinatamente, seguendo l’insegnante. 264
Cake pops: una gustosa merenda L
IL T EST O R
a ricetta per una merenda golosa… ma anche un modo per sfruttare tutti quei pezzetti di biscotti che stanno in fondo alla scatola della colazione e che nessuno vuol mangiare.
Ingredienti
EGO LA T IVO I VER BI
Nel testo regolativo di norma I VERBI sono espressi al tempo presente del modo indicativo, del modo imperativo o dell’infinito.
• 280 g di biscotti secchi avanzati • 2 banane
Per decorare: • zuccherini colorati • bastoncini di legno per gelato
Procedimento 1. Prendi i biscotti e riducili in poltiglia, quasi come una farina, aiutandoti con un matterello. 2. Metti le banane in una ciotola e schiacciale con una forchetta. 3. Aggiungi i biscotti sbriciolati. 4. Lavora bene l’impasto: otterrai un impasto denso. 5. Prendi una piccola quantità di impasto, circa un cucchiaio, e crea delle palline con le mani. 6. Metti gli zuccherini colorati in un piattino. 7. Prendi una pallina, cospargila di zuccherini colorati e appoggiala su un piatto da portata. 8. Continua fino a finire tutte le palline, alternando le decorazioni. 9. Infila in ogni pallina un bastoncino di legno per gelato. 10. Metti in frigo per un’oretta per far rassodare l’impasto.
Insieme è più facile precare cibo non è corretto. Ci sono tante ricette che S si basano sul riciclo di avanzi. Fate una ricerca, poi create il “ricettario anti-spreco” della vostra classe: ognuno ne scrive una su un foglio, da inserire in un raccoglitore ad anelli.
Analizzo I verbi usati nel procedimento sono: all’indicativo presente. all’imperativo. all’infinito.
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IL T E
LAT IVO O G E R ST O E
I L’ORD
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SPOS DELL’E
IZION
Il testo regolativo è spesso organizzato sotto forma di ELENCO, puntato o numerato.
Analizzo I l testo suggerisce comportamenti di rispetto nei confronti di: persone. ambiente.
animali. piante.
Le indicazioni sono fornite: sotto forma di racconto. sotto forma di elenco. attraverso dialoghi. Il linguaggio usato è: c omplicato e con temini difficili. semplice e chiaro.
Rifletto sulla lingua Sottolinea di rosso i verbi al presente del modo indicativo e di blu quelli all’infinito.
Sempre educati O
gnuno di noi può fare molto a difesa dell’ambiente. Basta osservare semplici regole di comportamento.
• Per fare la spesa usa borse di tela o di carta e non sacchetti di plastica. Se ti capita di usarli, cerca di riutilizzarli. • Cerca di usare il meno possibile oggetti “usa e getta”, come bicchieri e piatti. • Aiuta gli adulti a fare la raccolta differenziata. Suddividi i rifiuti secondo i cassonetti o i contenitori messi a disposizione dal Comune dove abiti: raccolta per il vetro, per la carta, per la plastica, per l’alluminio... • Raccogli tutti i contenitori di vernici, i flaconi di insetticidi, lacche e diluenti per portarli al punto di raccolta per rifiuti speciali. Se non sai dove sono, informati sul sito del Comune. • Non buttare via le pile scariche: raccoglile per portarle a un punto di raccolta. Le pile contengono acidi molto dannosi per l’ambiente. • Porta i medicinali scaduti ai punti di raccolta installati presso le farmacie. • Usa il più possibile la bicicletta o i mezzi pubblici (tram, autobus, treno): si inquina meno che ad andare in automobile. • Quando ti trovi in mezzo alla natura, rispettala: non gettare rifiuti per terra e non strappare piante e fiori.
Scrivo Quali delle regole elencate nel testo tu e la tua famiglia mettete in pratica? Ne avete altre? Fai un elenco sul tuo quaderno.
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Laboratorio di Scrittura, pp. 119, 120
IL T EST O R
Arte sul vetro S
IL TES TO M ISTO
e non vuoi mettere le bottiglie vuote nel contenitore del riciclo, usale per creare una personale collezione di capolavori.
Che cosa serve: • alcune bottiglie di vetro di varie forme • colori acrilici e cartoncino
EGO LA T IVO
Nel testo regolativo spesso sono presenti disegni, tabelle, schemi... che accompagnano e chiariscono il contenuto del testo. In questi casi si parla di TESTO MISTO.
1. Recupera alcune bottiglie di vetro. Se han-
2. Colora tutta la bottiglia e lasciala asciugare
no l’etichetta, lavale con acqua calda per rimuoverla, poi asciugale con un panno.
almeno per una notte. Poi puoi aggiungere le decorazioni disegnandole.
3. Puoi anche usare la tecnica dello stencil. Disegna una sagoma sul cartoncino, ritagliala, appoggiala alla bottiglia e colora le zone vuote. Lab. Riciclo a cura di Marta Ferrario, Focus Junior Best
Approfondisco Il vetro è riciclabile all’infinito e anche riciclato si può trasformare in vasetti e bottiglie con le stesse caratteristiche di quelli precedenti.
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IL T E
LAT IVO O G E R ST O CODICI
OL TI REG S E T I TIPI D
ATIVI: I
Il CODICE DELLA STRADA , come tutti i codici, è un testo regolativo: regola infatti la circolazione sulla strada di veicoli, persone e animali.
Analizzo Le indicazioni sono date sotto forma di: dialogo. elenco. racconto. In quale ordine sono date? Prima le cose più importanti da fare. Prima le cose meno importanti da fare.
Approfondisco Si chiama “codice” un testo che raccoglie un insieme di regole o leggi. Esistono tanti Codici: il Codice stradale, il Codice della navigazione, il Codice Civile, il Codice dei beni culturali e del paesaggio…
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Il bravo pedone l traffico degli incroci è in genere regolato da un semaforo anche per i pedoni. Ecco le indicazioni del Codice della strada. • Prima di fare qualsiasi movimento, guarda il semaforo per i pedoni: attraversa solo se è verde. • Se il semaforo è rosso, non ti muovere per nessun motivo, neanche se la strada è sgombra! e si accende la luce gialla: se sei già in mezzo alla strada, affret•S tati ad attraversare; se non sei ancora partito, è meglio che tu stia fermo! • Anche se il semaforo è verde, non fidarti ciecamente: può capitarti di incrociare un automobilista così incosciente da passare con il rosso. Controlla comunque! • Non camminare a “passo di tartaruga” e non fermarti... rischi di trovarti in mezzo alla strada quando compare il rosso. • Attenzione alle auto che devono svoltare: potrebbero avere il verde come te e devono darti la precedenza, ma potrebbero non fermarsi. • Se sei con un adulto, dagli sempre la mano: non si è mai troppo sicuri! Mario Gomboli, Sulla strada, Fabbri Editori
IL T EST O R
Regole in monopattino
EGO LA T IVO
Conospcaorole le
l monopattino elettrico è un monopattino dotato di un motore che funziona con batterie ricaricabili. Economico, ecologico e di facile utilizzazione, specialmente nelle zone dove la pavimentazione stradale è in buone condizioni.
Collega ogni parola al suo significato.
Creato in origine come gioco per i bambini, si è diffuso oggi proprio nell’attuale versione elettrica tra i ragazzi e tra gli adulti, che lo utilizzano in città per muoversi facilmente ed evitare il fastidio del parcheggio.
Omologato Tarato
Il monopattino elettrico: • non può essere guidato da minori di 14 anni;
Regolato, stabilito. Adeguato, conforme a legge.
• non prevede posti a sedere; • si guida in posizione eretta; • è dotato di manubrio, di acceleratore, di freno e di una batteria ricaricabile (i migliori sono provvisti anche di ruote gommate e ammortizzatori); • su di esso è installato un dispositivo limitatore di velocità tarato automaticamente sul limite di 25 chilometri orari, oltre il quale non è possibile andare sulle carreggiate delle strade; • i l limite è di 6 km orari quando circola nelle aree pedonali; • deve essere dotato di un campanello per le segnalazioni acustiche; • deve essere omologato dal costruttore secondo le norme della Comunità Europea; • non necessita di targa, omologazione, copertura assicurativa, patente.
Comprendo Indica con una X le affermazioni corrette. Il monopattino elettrico: • può essere guidato V F anche dai bambini. V F • si guida in piedi. • ha il manubrio e il freno. V F
• non ha la batteria. • ha un limitatore di velocità. • non ha il campanello. • deve avere la targa.
V V V V
F F F F
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IL T E
LAT IVO O G E R ST O
Liquidi multicolor Che cosa serve:
Scrivo S ul tuo quaderno scrivi un esperimento seguendo lo schema di questo testo: che cosa occorre, procedimento e che cosa succede.
• una provetta • acqua
•m iele •o lio d’oliva
Procedimento 1. Versa nella provetta 2 cm di olio. Poi, lentamente, aggiungi acqua (osserva la provetta per vedere quando ne hai versata la stessa quantità).
In inglese
2. Noterai
Collega. miele
experiment
olio d’oliva
honey
esperimento
olive oil
che poco alla volta, l’acqua va a fondo mentre l’olio resta a galla, disponendosi in uno strato sopra l’acqua.
3. Ora
versa nella provetta il miele. Vedrai che va quasi subito sul fondo disponendosi come lo strato inferiore dei tre liquidi.
4. Ripeti l’esperimento con altre sostanze che non si sciolgono in acqua, come farina o caffè macinato, e osserva.
Che cosa succede? L’olio e, in parte, il miele non si sciolgono in acqua. Quindi il miele, che di queste tre sostanze è la più densa, si deposita sul fondo della provetta. La sostanza meno densa è l’olio, che tende a galleggiare formando lo strato superiore della provetta. L’acqua, che delle tre componenti ha densità intermedia, resta sospesa tra le altre due. Lab Scienza, Focus Junior
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STUDIO con la
MAPPA
I CONTENUTI • I struzioni per costruire oggetti, svolgere giochi, preparare piatti, realizzare esperimenti... • Norme e regole di comportamento per la convivenza e la sicurezza •C onsigli e suggerimenti da applicare in determinate situazioni
IL LINGUAGGIO • L essico specifico e preciso • F rasi brevi • Uso dei verbi all’infinito o all’imperativo
LE TECNICHE Uso di immagini (disegni, simboli, fotografie) che aiutano a comprendere il contenuto
IL TESTO REGOLATIVO
LA STRUTTURA
L’AUTORE/L’AUTRICE • Autorità pubbliche, sportive, scolastiche… (regole e norme) • Esperti ed esperte che spiegano punto per punto che cosa fare (istruzioni)
• Esposizione secondo un ordine preciso • Elenco puntato o numerato 271
SEMPLICEMENTE IL T EST O REGOLAT IVO
SUPER CICLISTI Coloro che girano in bicicletta devono seguire delle semplici regole che comprendono il rispetto delle norme del Codice della strada e l’equipaggiamento obbligatorio per legge. Un ciclista deve sempre: 1. tenere la destra, cioè stare sempre sul lato destro della strada rispetto alla direzione di marcia; 2. procedere in fila indiana quando è in gruppo; 3. alzare il braccio per segnalare i cambiamenti di direzione; 4. m antenere la distanza di sicurezza dai veicoli che lo precedono; 5. rispettare la segnaletica stradale; 6. usare sempre il casco; 7. i ndossare il giubbotto o le bretelle retroriflettenti quando va fuori città, da mezz’ora dopo il tramonto a mezz’ora prima dell’alba; 8. a ssicurarsi che il suono del campanello sia percepibile, per avvisare gli altri della propria presenza; 9. controllare il buon funzionamento dei catarifrangenti e della dinamo (che permette l’accensione dei fanalini), per essere ben visibile anche di notte o in condizioni di scarsa visibilità; 10. a ssicurarsi del buon funzionamento dei freni per arrestarsi prontamente durante l’attraversamento dei pedoni o a un incrocio. adattamento dal Codice della strada
272
SEMPLICEMENTE LINGUAGGIO I l
testo è scritto con un linguaggio: generico e difficile. semplice ma specifico.
Indica
ELENCO L’elenco numerato serve per: seguire in ordine tutte le regole. leggere meglio.
CONTENUTI Q uesto
testo espone:
i struzioni per guidare la bici. n orme di comportamento.
con una X il disegno corretto.
• I catarifrangenti sono:
• Che cos’è il giubbotto retroriflettente?
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Via al ! T S TE 1
Ricicliamo con fantasia • Leggete le fasi per costruire una mini serra.
Procuratevi un contenitore di plastica con coperchio. Andrà benissimo la scatola per i pomodorini che trovate al supermercato.
3 Ora prendete
2
4 Avete ottenuto sei
un paio di forbici e tagliate i rotoli a metà lungo il lato più corto.
5
7
Piegate ogni segmento verso l’interno, in modo da chiudere il fondo e creare un mini contenitore. Togliete i cilindri uno a uno dalla scatola e riempiteli di terriccio. Quindi inseriteli di nuovo nella scatola.
274
REGOLAT IVO IL T EST O
Recuperate tre cilindri di cartone dai rotoli della carta igienica. Dovrete appiattirli e piegarli a metà in modo da ottenere quattro pieghe sul lato più lungo.
mezzi cilindri. Con le forbici praticate quattro piccoli tagli lungo i segni di piega fatti in precedenza.
6
8
Ripetete l’operazione con tutti i cilindri che avete e riponeteli con il lato chiuso rivolto verso il basso all’interno della scatola di plastica. Ora potete compattare il terriccio aiutandovi con un bicchiere o un utensile in legno.
MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni. • Riflettere sulla forma del testo. • Ricostruire il significato del testo.
VERSO L'INVALSI 9
Si semina! Vi suggeriamo di non piantare più di due semi per vaso e di innaffiare con moderazione.
10
Chiudete la vostra mini serra con il coperchio e mettetela in un ulteriore contenitore privo di buchi per evitare la fuoriuscita di acqua dal fondo.
11 La serra potrà restare aperta nei giorni più caldi e, quando le piantine saranno sufficientemente cresciute, potrete trasferirle in un vaso. • Riscrivi tutte le fasi necessarie alla costruzione della serra. Usa i verbi all’infinito e aggiungi solo pochi altri termini. 1 Prendere un contenitore con coperchio. 2
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RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?
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E
DUC
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C
IVICA nel TESTO REGOLATIVO
Le regole dei giochi per stare bene insieme Per stare bene insieme, in classe come in famiglia, in squadra e con gli amici, è importante avere spirito di collaborazione. Per svilupparlo niente di meglio di un gioco di squadra, in cui tutti devono dare il proprio controbuto. Qui ve ne proponiamo due, da fare nella palestra della scuola.
Il bruco 1. Dividetevi in due squadre e disponetevi su due file, tenendo una distanza di circa un metro l’uno dall’altro.
2. Al via, il capofila o la capofila di ogni squadra comincia a muoversi e i giocatori della sua squadra devono seguirlo, senza avvicinarsi troppo ma senza perderlo di vista. I capofila devono fare dei percorsi intricati, incrociando le due squadre: il difficile infatti è non “perdersi” anche quando le due squadre si mescolano.
3. Se un bambino o una bambina restano indietro o escono dalla fila, vengono eliminati.
4. Vince la squadra che, alla fine del tempo stabilito, è rimasta con più giocatori.
Staffetta della carriola 1. Dividetevi in due squadre. Quindi formate delle coppie. 2. Al via, un giocatore tiene le caviglie del compagno, che avanza nel percorso con l’aiuto delle mani, senza toccare terra con le altre parti del corpo.
3. Il percorso di ritorno va eseguito a ruoli invertiti: chi era in piedi, ora avanza con l’aiuto delle mani, e viceversa.
4. Tornati al punto di partenza della squadra, parte un’altra coppia di giocatori.
5. Vince la squadra i cui giocatori completano tutti per primi il percorso.
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P ROTAGO NISTi del F UTURO
La Costituzione per la convivenza
Come hai visto, anche in palestra, per stare bene con gli altri, è fondamentale la collaborazione, che è alla base di una serena convivenza. La convivenza, cioè “vivere con...”, è un valore che ogni individuo deve accogliere, accrescere ed esercitare nelle relazioni con gli altri. Saper convivere significa accettare, rispettare l’altro indipendentemente dal colore della pelle, dalla lingua parlata, dalla cultura, dalla religione, dalle differenze sociali, dalle abilità possedute, dall’aspetto fisico... come afferma l’articolo 3 della Costituzione Italiana.
ARTICOLO 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali...
Risolvi il cruciverba e otterrai delle parole fondamentali per stare bene insieme.
1 2
2
A
1
F
S
O
B
Z
I T
3
L
A
G N 4
A
T
D
Verticali 1 Ciò che serve a dare sicurezza, appoggio morale e materiale. 2 Intesa, accordo fra tra due o più persone. Orizzontali 1 Sentimento di sicurezza, tranquillità che si prova verso un’altra persona. 2 Quando le persone lavorano insieme, si scambiano idee… 3 Comportamento corretto 4 Si dà a chi ha bisogno
Con l’aiuto dell’insegnante rifletti e discuti in classe sui percorsi fatti in palestra. È andato tutto bene? Che cosa non è riuscito? Sicuramente ti sono servite le parole trovate nel cruciverba… Perché?
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Le regole nell’Arte
Crea il tuo segnalibro Che cosa serve • un foglio di carta quadrato. Noi abbiamo usato una dimensione 15 x 15, ma potete anche variare • fogli di carta bianca • matite e pennarelli colorati • colla stick • forbici
Procedimento Prima di tutto, si piega il foglio di carta. Seguite le immagini qui sotto, che sono numerate in ordine cronologico.
• Con le matite e i pennarelli, colorate il davanti del segnalibro e disegnate un musetto. • Girate il segnalibro e colorate anche il retro. • Disegnate su un foglio di carta bianca le orecchie e la coda degli animaletti. Coloratele e ritagliatele. • Con un po’ di colla stick, fissatele all’interno dei segnalibri, in modo da completare gli animaletti.
Ora il segnalibro è pronto! 278
Le regole nella Musica
Le regole a teatro Sai com’è fatto un teatro? Questo è il Teatro alla Scala di Milano. Osserva la sua struttura. sipario palcoscenico
palchi
spazio per lʼorchestra
platea
In un teatro puoi assistere a spettacoli di prosa, opere liriche, concerti, balletti… Anche a teatro ci sono delle regole da rispettare, formulate secondo un testo regolativo.
Regolamento di sala del Teatro alla Scala di Milano • L o spettatore e la spettatrice devono sempre essere muniti di biglietto o di tessera d’ingresso. •È vietato l’accesso in sala a spettacolo iniziato. •È gradito l’abito scuro per le Prime. • È obbligatorio depositare in guardaroba ombrelli, cappelli, borse, macchine fotografiche, apparecchi di registrazione audio e video e telefoni cellulari. Per i Signori è richiesto di depositare in guardaroba soprabiti e cappotti. • I n sala è richiesto un comportamento corretto e il rispetto del silenzio. • È vietato l’uso dei telefoni cellulari in sala. • È vietato scattare fotografie in sala e realizzare qualsiasi tipo di registrazione audio e video. •A i sensi della legge 584/75 è vietato fumare nei locali del teatro. • T utte le consumazioni dovranno essere effettuate esclusivamente nei locali bar. •È vietato introdurre bicchieri e generi commestibili in sala e nei palchi. Adattamento dal sito del Teatro alla Scala di Milano
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GI A T S E L
ON I
Lucciola O trepida luce che brilli sull’erba dell’umido prato, ti culla un concerto di grilli, t’ammira un bambino incantato. Dal cielo, milioni di stelle t’invitan con loro, stasera; in alto, fra quelle più belle, ti innalzi felice e leggera. O timida lucciola, resta accanto a noi bimbi! Rimani coi grilli a far festa, o luce dai fremiti arcani. E quando la notte che muore s’accende dorata ad oriente, avvinta ad un gambo di fiore, tu spegni il tuo cuore lucente. Antonio Libertini in lapappadolce.net
Conospcaorole le Collega ogni parola al suo significato.
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Trepida
Stretta intorno, avvolta.
Fremiti
Segreti, misteriosi.
Arcani
Che trema, vibra.
Avvinta
Tremori.
L'EST AT
Facciamo una girandola!
E
OCCORRENTE due fogli di carta adesiva colorata • matita • forbici • un fermacampioni una bastoncino • un righello • un cartoncino spesso • nastro biadesivo
PROCEDIMENTO
1
Ritaglia dai due fogli di carta adesiva due quadrati di 15 cm di lato.
3
5
2
Togli il foglio protettivo e incolla i due quadrati con i due lati adesivi uno contro l’altro: otterrai un quadrato colorato su entrambe le facce.
4
Con la matita e il righello, traccia una X partendo dagli angoli del quadrato e passando attraverso il centro.
Ripiega verso il centro una punta sì e una no e fissala con del nastro biadesivo.
7
Fai un buchino al centro dei due cerchietti e al centro della girandola.
6
Taglia lungo le linee che hai tracciato, ma fermati circa 3 cm prima del centro.
Dal cartoncino spesso, ritaglia due cerchietti di circa 2 cm di diametro.
8
Passa il fermacampioni nel buchino di un cerchietto, in quello al centro della girandola e infine nel secondo cerchietto. Quindi avvolgilo intorno al bastoncino.
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GI A T S E L
ON I
Comprendo Metti una X sui “messaggi” che il racconto vuole trasmettere. Occorre essere buoni. B isogna discutere insieme per superare i problemi. S tare insieme è bello. Dobbiamo saper vedere e comprendere i messaggi che ci vengono trasmessi dagli altri. Non bisogna farsi condizionare dai pregiudizi. Confronta e discuti le tue opinioni con i compagni, le compagne e l’insegnante.
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La lucciola verde Q
uando le lucciole illuminavano i campi con la loro intermittente luce gialla, i grilli guerrieri facevano trattati di tregua e si prendevano un periodo di riposo. Ma quando le lucciole se ne andavano, loro riprendevano la guerra e ricominciavano a darsele di santa ragione: distruzioni, feriti, teste spaccate e cosette così. Una sera d’estate tra le altre lucciole ne comparve una che si illuminava di luce verde. La piccola lucciola stonava con le altre, che emettevano invece luce gialla. Tutti si chiedevano il perché di questa stranezza, ma la lucciola verde non rispondeva, sembrava muta. Altro fatto misterioso era che la nostra luccioletta non si allontanava dal solito posto, anzi le piaceva muoversi di fronte a un vecchio fienile diroccato, avanti e indietro. Poi prima dell’alba tornava a dormire insieme a tutte le altre. Con il passare dei giorni, anzi delle notti, le grate del fienile diroccato si riempirono di grilli. Sospettosi di tutto, volevano capire quale intenzione avesse quella lucciola verde. I grilli avevano cominciato a dirsi tra loro: – Che cosa vorrà questa lucciola verde? – Secondo me, minaccia la nostra sicurezza! – Secondo me, è alleata di qualche tribù nemica! – Dobbiamo incaricare i nostri servizi segreti di svolgere indagini! Perché mostra a tutti questa sua stranezza?
L'EST AT – Insomma – concluse il grillo più anziano, – con quella lucciola lì noi non ci sentiamo sicuri. La lucciola verde conduceva una vita normale e alla sera si divertiva a passare e a ripassare davanti al fienile diroccato. Sulle grate decine di grilli sospettosi la guardavano andare avanti e indietro, commentavano, facevano pettegolezzi. Finita la primavera la luccioletta se ne andò in letargo. – Poveri grilli – disse fra sé prima di mettersi a dormire. – Avevo fatto di tutto perché, riuniti, potessero parlare di pace. Con la mia luce verde volevo indicare via libera come fanno i semafori. Via libera a una nuova vita. Via libera alla pace. Invece loro non hanno capito, hanno speso il loro tempo a indagare sulla mia stranezza. Tornerò la prossima primavera e se necessario la primavera dopo, finché non avranno capito.
E
Mi emoziono ai mai avuto dei H pregiudizi su qualcuno? Come hai fatto a cambiare idea? i è servito parlare con T la persona interessata?
Ermanno Detti - Roberto Innocenti, Favole di campagna, Gallucci Editore
283
E
DUC
NE AZIO
C
IV I C A
La Festa Nazionale della Repubblica italiana Il 2 giugno è la Festa Nazionale della Repubblica italiana. Questa giornata è stata istituita per ricordare la nascita della Repubblica italiana nel 1946. Fino ad allora, infatti, l’Italia era una monarchia costituzionale, ovvero c’era un re (monarca) e il potere veniva trasmesso ai figli. Alla fine della Seconda guerra mondiale vi era la necessità di ricostruire partendo dalla forma di governo: bisognava scegliere tra l’esistente monarchia oppure passare a uno stato repubblicano. Con il referendum del 2 giugno 1946 l’Italia scelse la Repubblica. Ecco alcuni principi fondamentali della Costituzione italiana:
Articolo 1
Articolo 3
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
La Bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni (Articolo 12).
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P ROTAGO NISTi del F UTURO
Le Frecce Tricolori, il cui nome ufficiale è 313º Gruppo Addestramento Acrobatico, sono la Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN) dell’Aeronautica Militare Italiana. Le manifestazioni aeree, con le loro manovre acrobatiche, i sorvoli sui cieli italiani ed esteri, eseguiti tenendo sempre al primo posto l’aspetto della sicurezza, la scia di fumi colorati per rappresentare il tricolore nazionale, hanno identificato negli anni le Frecce Tricolori come simbolo della nostra Repubblica e della nostra identità culturale nel mondo. Nel 2020, durante il lockdown dovuto alla pandemia di COVID-19, le Frecce si sono rese protagoniste di “un lungo abbraccio tricolore” che ha toccato le città italiane più colpite dalla pandemia, da nord a sud. Il giro aereo si è chiuso con il sorvolo di Roma il 2 giugno, proprio in occasione della Festa della Repubblica. Con questa iniziativa l’Aeronautica Militare e la Pattuglia Acrobatica Nazionale hanno voluto onorare l’anniversario della Costituzione della Repubblica italiana e allo stesso tempo abbracciare simbolicamente, con una scia tricolore, tutta la Nazione, in segno di unità, di solidarietà e di ripresa.
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C
I R EA D O T I OM P
LTÀ
Festeggiamo la fine dell’anno scolastico La fruttomerenda talentuosa Anche quest’anno scolastico ormai è giunto alla conclusione. Ti proponiamo di organizzare una “fruttomerenda talentuosa” al parco, insieme ai tuoi compagni e alle tue compagne e alle vostre famiglie. Naturalmente non dimenticate di invitare tutti i vostri insegnanti! Per rendere la merenda più divertente, durante gli intervalli a scuola, dividetevi in gruppi e preparate una canzone, un balletto, uno sketch di barzellette… da recitare durante l’evento davanti alla classe e alle famiglie.
Contenuti disciplinari • Testo regolativo • Testo informativo • Lettera
• Lessico in lingua inglese • Utilizzo degli strumenti per il disegno •U tilizzo dei linguaggi espressivi (motorio/ musicale)
Che cosa serve
Per l’insegnante
Per la merenda: Matita, penna, colori, foglio bianco formato A4, frutta, coperta per pic-nic
Competenze chiave europee attivate
Per il talent: cassa audio con microfono e musiche/basi musicali
Profilo delle competenze dello studente
1
Comunicazione nella madrelingua o lingua di istruzione
Ha una padronanza della lingua italiana tale da consentirgli di comprendere enunciati, di raccontare le proprie esperienze e di adottare un registro linguistico appropriato alle diverse situazioni.
2
Comunicazione nelle lingue straniere
È in grado di affrontare in lingua inglese una comunicazione essenziale in semplici situazioni di vita quotidiana.
7
Spirito di iniziativa e imprenditorialità
Dimostra originalità e spirito di iniziativa. È in grado di realizzare semplici progetti. Si assume le proprie responsabilità, chiede aiuto quando si trova in difficoltà e sa fornire aiuto a chi lo chiede.
8
Consapevolezza ed espressione culturale
In relazione alle proprie potenzialità e al proprio talento si esprime negli ambiti motori, artistici e musicali che gli sono congeniali.
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C OM PIT O
DI R EA
Biglietto d’invito
LTÀ
Concordate una data con l’aiuto dell’insegnante, quindi preparate l’invito. Prendete il foglio bianco e piegatelo a metà. Scrivete su un lato del foglio: • il titolo dell’evento • la data • i destinatari • l’occorrente (frutta a piacere e coperta) Abbellite questa pagina con un bel disegno di frutta.
Seguite queste istruzioni: prendete alcuni fogli colorati: non devono mancare il rosso, il giallo e l’arancione; sul foglio rosso disegnate tre ciliegie e ritagliatele; sul foglio arancione disegnate due albicocche e ritagliatele; sul foglio giallo disegnate tre pesce e ritagliatele; ora sul biglietto disegnate un cestino che colorerete con i pennarelli; sul cestino incollate a piacere la frutta che avete ritagliato; con i pennarelli disegnate le foglie e i peduncoli alla frutta.
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C
I R EA D O T I OM P
LTÀ
Preparazione del talent Preparate il vostro sketch durante gli intervalli a scuola. Dividetevi in gruppi di massimo 5 bambini. tabilite il tipo di sketch: balletto, canzone, re S cita… (almeno un gruppo scelga una canzone in lingua inglese). A seconda della vostra scelta, preparate il copione più adatto. Esercitatevi fino a imparare molto bene la vostra parte. Stabilite l’ordine di entrata dei vari gruppi durante la “La fruttomerenda talentuosa”. Ora non vi resta che aspettare con trepidazione il giorno stabilito per esibirvi e gustare insieme una gustosa merenda di frutta!
Autovalutazione •Q uale parte dell’attività ti è piaciuta di più? Perché? ............................................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................................
• Quale parte dell’attività, invece, ti è piaciuta di meno? Perché? ............................................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................................
• Hai incontrato delle difficoltà? Quali? ............................................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................................
•S ei soddisfatto/a del lavoro che hai svolto? poco abbastanza molto • Dai un voto all’attività svolta.
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moltissimo