Invito alla lettura
Basta scorrere le prime righe di questo diario scritto da un adolescente di inizio Novecento per essere avvolti dalla irresistibile esilarante leggerezza con cui il protagonista si prende gioco di tutto ciò che lo circonda. Focus di appofondimento: • L’età giolittiana e la Belle époque • Le letture di Gian Burrasca Percorsi di lettura Espansioni online
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Il giornalino di Gian Burrasca
Il giornalino di Gian Burrasca
Vamba
Le innumerevoli, divertentissime disavventure, di cui è protagonista Giovannino Stoppani, detto anche Gian Burrasca, culminano quasi sempre nella costatazione che gli adulti sono incapaci di cogliere le sue reali intenzioni, pronti tutt’al più a travisarle secondo una logica di comodo. Il mondo dei grandi che risulta dal Giornalino appare così smascherato, in tutta la sua patetica meschinità, dalla schiettezza della piccola burrascosa “peste”.
I GRANDI CLASSICI
LeggerMENTE è la nuova collana di narrativa per la scuola secondaria. Il suo obiettivo principale è offrire ai ragazzi libri classici o inediti, storie di attualità o di fantasia, per riscoprire pagina dopo pagina il piacere della lettura.
I GRANDI CLASSICI
Vamba
a cura di Marco Giuliani
Vamba Il giornalino di Gian Burrasca Riduzione e adattamento a cura di Marco Giuliani Responsabile editoriale: Beatrice Loreti Art director: Marco Mercatali Responsabile di produzione: Francesco Capitano Redazione: Carla Quattrini Progetto grafico: Airone Comunicazione - Sergio Elisei Impaginazione: Airone Comunicazione - Enea Ciccarelli Illustrazioni: Sara Menetti Copertina: Adami Design Foto: Shutterstock; Archivio La Spiga Edizioni © 2015 Eli – La Spiga Edizioni Via Brecce – Loreto tel. 071 750 701 info@elilaspigaedizioni.it www.elilaspigaedizioni.it Stampato in Italia presso Tecnostampa – Recanati 15.83.007.0 ISBN 978-88-468-3376-1 Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.
Nota introduttiva Le innumerevoli, divertentissime disavventure, di cui è protagonista Giovannino Stoppani, culminano quasi sempre nella constatazione da parte di Gian Burrasca, che gli adulti sono incapaci di cogliere le sue reali intenzioni, pronti tutt’al più a travisarle. Il mondo dei grandi che risulta dal Giornalino appare così smascherato, in tutta la sua patetica meschinità, dalla schiettezza di questa piccola vulcanica peste. Il mondo degli uomini “maturi”, che ostentano il pieno controllo delle loro vite, appare spiazzato da un adolescente, irrequieto, irrazionale eppure irresistibilmente autentico. Tra le righe del diario di Gian Burrasca si intravedono i passi incerti di un’Italia intenta a raggiungere faticosamente la modernità, al punto che non è eccessivo attribuire al Giornalino il pregio di diventare, in diversi passaggi, il documento informale di un’epoca. A rendere ulteriormente interessante quest’opera è il fatto che essa è forse una delle prime destinate al pubblico dei più giovani senza l’esplicito proposito di modellarne la coscienza, anzi, Giannino ci piace soprattutto nel momento in cui rigetta le prediche dei tanti maestri che lo annoiano. Ma quello che Vamba offre ai lettori del terzo millennio, giovani e meno giovani, è il quadro di sempre, che vede l’incontro-scontro di due mondi: la saggezza un po’ angusta se non addirittura mediocre dei “grandi” e la fantasia ingenua, intatta, non corrotta, degli adolescenti. Marco Giuliani
Indice Nota introduttiva................................................................. 3 Il giornalino di Gian Burrasca .......................................... 5 Focus Sullo sfondo del Giornalino di Gian Burrasca: l’età giolittiana e la Belle époque ................................. 250 Le letture di Gian Burrasca........................................... 252 Dossier Incontro immaginario con l’autore.............................. 254 Intervista all’illustratrice................................................ 256 Percorsi di lettura ................................................................ 257
20 settembre Ecco fatto. Ho voluto copiare in questo mio giornalino il foglietto del calendario di oggi, che ricorda l’entrata delle truppe italiane a Roma e che è anche il giorno in cui sono nato io, come ho scritto sotto, perché gli amici che vengono in casa si ricordino di farmi il regalo. Ecco intanto la nota dei regali che ho ricevuto finora: 1° Una bella pistola per tirare al bersaglio che mi ha dato il babbo; 2° Un vestito a quadretti che mi ha dato mia sorella Ada, ma di questo non mi importa nulla, perché non è un giocattolo; 3° Una stupenda canna da pesca con la lenza e tutto l’occorrente, che si smonta e diventa un bastone: è un regalo di mia sorella Virginia, e mi ci voleva proprio, perché io vado matto per la pesca; 4° Un astuccio con tutto l’occorrente per scrivere, e con una magnifica matita rossa e blu, che mi ha regalato l’altra mia sorella Luisa; 5° Questo giornalino che mi ha regalato la mamma e che è il migliore di tutti. Ah sì! La mia buona mamma me ne ha fatto uno proprio bello, dandomi questo giornalino perché ci scriva i miei pensieri e quello che mi succede. Che bel libro, con la rilegatura di tela verde e tutte le pagine bianche che non so davvero come farò a riempire! Ed era tanto che desideravo di avere un giornalino mio, dove scrivere le mie memorie, come quello che hanno le mie sorelle Ada, Luisa e Virginia che tutte le sere prima d’andare a letto, coi capelli sulle spalle e mezze spogliate, stanno a scrivere delle ore intere. 5
Il giornalino di Gian Burrasca
Non so davvero dove trovino tante cose da scrivere, quelle ragazze! Io, invece, non so più che cosa dire; e allora come farò a riempire tutte le tue pagine bianche, mio caro giornalino? Mi aiuterò con la mia facilità di disegnare, e farò qui il mio ritratto come sono ora all’età di nove anni compiuti. Però in un giornalino bello come questo, bisognerebbe metterci dei pensieri, delle riflessioni… Mi viene un’idea! Se ricopiassi qui un po’ del giornalino di Ada che proprio adesso è fuori insieme alla mamma a far delle visite? Ecco qui: sono andato su in camera di Ada, ho aperto il cassetto della sua scrivania, le ho preso il suo giornale di memorie, e ora posso copiare in pace. Oh, se quel vecchiaccio del Capitani non tornasse più! Ed invece è venuto anche stasera. È impossibile! Non mi piace! Non mi piace, e non mi piacerà mai, mai, mai… La mamma ha detto che è molto ricco; e che se mi chiedesse in moglie, dovrei sposarlo. Non è una crudeltà, questa? Povero cuore mio! Perché ti costringono a tali torture? Egli ha certe mani grandi e rosse, e col babbo non sa parlare d’altro che di vino e di olio, di campi, di contadini e di bestie ; e se lo avessi visto almeno una volta vestito in modo decente… Oh, se questa storia finisse! Se non tornasse più! Mi metterei 6
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l’anima in pace… Ieri sera, mentre l’accompagnavo alla porta, ed eravamo soli nella stanza d’ingresso, voleva baciarmi la mano; ma io fui pronta a scappare, e rimase con un palmo di naso… Ah no! Io amo il mio caro Alberto De Renzis. Che peccato che Alberto non sia altro che un misero impiegatuccio… Mi fa continuamente delle scenate, e io non ne posso più! Che delusione! Che delusione è la vita… Mi sento proprio infelice!!!… E ora basta, perché ho riempito due pagine. // Ti riapro prima d’andare a letto, giornalino mio, perché stasera m’è successo un affare serio. Verso le otto, come al solito, è venuto il signor Adolfo Capitani. È un vecchio brutto, grosso grosso e rosso… Le mie sorelle hanno proprio ragione di canzonarlo! Dunque io ero in salotto col mio giornalino in mano, quando ad un tratto lui mi dice con quella sua vociaccia di gatto scorticato: “Cosa legge di bello il nostro Giannino?” Io, naturalmente, gli ho dato subito il mio diario, ed egli si è messo a leggerlo forte, davanti a tutti. All’inizio la mamma e le mie sorelle ridevano come matte. Ma appena ha incominciato a leggere il pezzo che ho copiato dal giornalino di Ada, questa si è messa a urlare e faceva di tutto per strapparglielo di mano, ma lui duro: ha voluto arrivar fino in fondo. Poi serio serio mi ha detto: “Perché hai scritto tutte queste sciocchezze?” Io gli ho risposto che non potevano essere sciocchezze, perché le aveva scritte nel suo libro di memorie Ada, che è 7
Titolo
L’età giolittiana e la Belle époque
Vamba scrisse Il giornalino di Gian Burrasca durante l’età giolittiana, ovvero il periodo della storia italiana, dal 1901 al 1914, in cui il Paese fu governato da Giovanni Giolitti, Presidente del Consiglio per circa un quindicennio. Attraverso le pagine del diario di Giannino Stoppani, giunge fino a noi l’atmosfera del cambiamento della società italiana nei primi dieci anni del Novecento: si tratta di un decennio che vede l’Italia intenta ad ammodernare le sue strutture economiche, sociali e politiche, talvolta attraverso scelte discutibili o addirittura sbagliate. A Giolitti sono da attribuire numerose riforme di carattere sociale, tra cui: • le assicurazioni obbligatorie per gli infortuni sul lavoro; • la riduzione dell’orario lavorativo giornaliero delle donne; • l’ elevazione a dodici anni di età minima per l’ occupazione dei bambini; • il Suffragio universale maschile, che portò il numero degli elettori ad oltre otto milioni. L’Italia tentava così di metGiovanni Giolitti tersi al livello delle vicine nazioni europee, intraprendendo un salto verso il progresso economico e sociale, ma non era semplice scrollarsi di dosso i problemi che avevano sino ad allora rallentato lo sviluppo del Paese. L’incremento dell’attività industriale riguardò solo la parte centro-settentrionale della penisola o, per meglio dire, il cosiddetto “ triangolo industriale” (Genova, Milano, Torino), mentre il Mezzogiorno fu escluso dal processo di crescita. Uno slancio particolare ebbe l’industria automobilistica, settore in cui acquistò ben presto la netta superiorità la FIAT, fondata a Torino da Giovanni Agnelli.
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Giolitti fu anche artefice di scelte che gli storici giudicarono negativamente: fu sua l’iniziativa di promuovere nel 1911 una campagna militare per la conquista della Libia come colonia italiana. L’impresa fu ritenuta fallimentare dagli storici perché richiese molte più energie, sia in termini di vite umane che di stanziamenti, di quante ne offrì in seguito all’economia italiana. Inoltre molto diffusi restavano l’analfabetismo e il lavoro minorile, e anche le infrastrutture (strade, ferrovie) e i servizi (scuole, ospedali) erano insufficienti a promuovere condizioni di vita al passo con quelle raggiunte dai Paesi confinanti. L’Italia di Giolitti presentava quindi facce molteplici e contraddittorie, tuttavia in questo primo decennio del Novecento sembrò incamminarsi lentamente verso un futuro migliore. Dalla vicina Francia giungeva l’influenza della Belle époque, un periodo di grande modernità e fermento culturale che ispirò l’invenzione del cinema, del motore a scoppio, dell’automobile e della luce elettrica. Con la sua metropolitana e i suoi grandi magazzini, in questi anni Parigi diventò la città simbolo del progresso e delle mode più in voga: nel 1889 venne realizzata la Torre Eiffel, che prese il nome dal suo architetto e può essere considerata il simbolo di questa fase storica di sviluppo.
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Incontro immaginario con l’autore Titolo
L’intervista che ci ha concesso lo scrittore Luigi Bertelli, più noto con lo pseudonimo di Vamba, si è svolta nella sua casa di Firenze, in via Regina Margherita, dove si tiene una specie di laboratorio di scrittura per ragazzi, che rende l’autore molto popolare tra i giovani lettori della sua città.
È vero. Interrotti gli studi, trovai impiego nelle ferrovie di Foggia, dove da semplice impiegato arrivai a ricoprire la carica di funzionario. Tuttavia sentivo di non aspirare a una tranquilla carriera da burocrate, iniziai così a scrivere articoli per alcuni giornali romani. Le collaborazioni si fecero nel tempo sempre più frequenti e significative, tanto che, nel 1884, venni chiamato nella capitale a svolgere attività di giornalista. Fu proprio a Roma che potei affinare la conoscenza delle regole e dei “giochi” sporchi della politica.
Diceva di aver interrotto gli studi. Può essere più preciso? Certamente. Da bambino fui iscritto dalla mia famiglia presso le scuole dei Padri Scolopi e Signor Bertelli, o se preferisce essere confesso che l’intesa con i padri del collegio chiamato con il suo nome d’arte, signor non fu mai semplice, visto il mio carattere Vamba, qual è il senso della presenza di ribelle. Tra i banchi di scuola fondai un giornale tanti ragazzi in casa sua? Mi chiami come vuole. Vamba va benissimo: fu clandestino, che intitolai “La Lumaca”, destinato lo pseudonimo che scelsi pensando al buffone a una breve e contrastata fortuna. Il rettore del del romanzo Ivanhoe dello scrittore scozzese collegio non accettò, infatti, le mie critiche e Walter Scott. Quello che vede in casa mia è il venni più volte invitato a moderare il mio spirito risultato della reazione al disgusto che provo polemico; ma prediche e minacce non ebbero per il mondo degli adulti, per le ipocrisie e per presa su un temperamento ardito come il mio. il conformismo della società borghese. Io credo che l’infanzia, con la sua spontaneità e il suo Il ricordo degli anni trascorsi presso istintivo senso della giustizia e della verità, sia gli Scolopi si riflette nelle avventure di Gian Burrasca, convittore del collegio un modello ideale da seguire per rendere la Pierpaoli? società migliore. In parte sì, ma desidero ricordare che Giannino Sappiamo che Lei ha iniziato la Stoppani è il rappresentante di un mondo sua carriera di scrittore dopo aver infantile totalmente inedito nella mentalità abbandonato un lavoro completamente italiana. La sua è una famiglia borghese come diverso che non le apparteneva. tante, che proietta sul ragazzo il rispetto delle
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convenzioni, il senso del dovere, l’attaccamento allo studio in vista di un buon posto nella società. Giannino è invece, prima di tutto, un bambino con molta voglia di esplorare il mondo, di capire e soprattutto “di fare”. La sua inesauribile creatività lo porta inevitabilmente a scontrarsi con gli adulti che, privi di senso dell’umorismo, si nascondono dietro le loro maschere.
Il 17 febbraio del 1908 uscì la prima puntata e il 17 maggio l’ultima.
Tutti conoscono il carattere turbolento di Giannino Stoppani attraverso il soprannome che gli viene dato in famiglia: Gian Burrasca. Per la prima volta nella letteratura per l’infanzia si narra una storia che ha al centro un ragazzo che si comporta Insomma, il mondo degli adulti sembra da ragazzo! uscire dal romanzo irrimediabilmente Ho scritto un romanzo che si allontanava totalmente dalle opere che avevano in mano sconfitto! Non è del tutto vero: dalla condanna generale i ragazzi dei primi del Novecento. I libri di si salva qualche personaggio, come la signora quel tempo erano manuali che insegnavano come comportarsi nelle diverse occasioni, che Olga e il signor Venanzio, lo zio dell’avvocato Maralli, gli unici che ricordano almeno in parte pretendevano di elevare spiritualmente le menti dei giovani, che trattavano argomenti la freschezza dei bambini. utili a un futuro ingresso nella buona La storia della composizione del Giornalino società, dove l’apparenza contava più della di Gian Burrasca è davvero avventurosa. sostanza. Giannino non è un modello di Ce ne può parlare? comportamento da seguire: è un ragazzino Volentieri! Il giornalino di Gian Burrasca che vive le inquietudini della sua età e guarda iniziò a uscire a puntate su “Il Giornalino le contraddizioni della Domenica” nel febbraio del 1907. degli adulti che All’inizio del mese avevo annunciato ai lettori lo circondano. la pubblicazione del diario di un ragazzo, Mentre Gian aggiungendo che certamente quelle pagine Burrasca mette avrebbero finito per stupire chiunque, ma la a nudo l’ipocrisia domenica seguente la novità promessa non si dei grandi, agisce vide... e l’attesa contribuì a rendere più ambita spontaneamente la sorpresa! Detto tra noi: fu un’abile strategia imparando dai pubblicitaria! Feci sapere che in redazione era propri errori giunto il manoscritto di una signorina livornese, ad essere se stesso. È forse proprio questa la Ester Modigliani, la quale aveva trovato su una speranza che ripongo nei più giovani. spiaggia il diario appartenuto a un ragazzino, che volentieri l’aveva poi ceduto alla donna.
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Intervista all’illustratrice – Sara Menetti Com’è nata la tua passione per il disegno? Non saprei individuare con precisione un fattore scatenante, ma ammetto che l’esempio di mia sorella maggiore (anche lei disegnatrice) è stato un elemento fondamentale per sviluppare il mio interesse verso questa arte. Ho cominciato a disegnare da bambina, come credo facciano tutti, e poi non ho più smesso perché il fatto di tracciare su carta, in modo personale e permanente, ciò che percepivo della realtà era ormai diventata per me una necessità, e lo è tuttora. Che cosa caratterizza il tuo stile? Tendo a spaziare abbastanza nelle tecniche e negli strumenti che uso (dal digitale alla matita, dalle semplici penne nere e colorate agli acquerelli e così via) perché mi piace cercare nuove strade per rappresentare ciò che ho in testa, ma nei miei lavori si può individuare sempre una certa dose di precisione e puntigliosità.
cose che in qualche maniera ci colpiscono attraverso disegni, annotazioni su un taccuino, foto, ritagli o immagini. Sei anche una buona lettrice? Leggo un po’ di tutto, da articoli e blog in giro per il web ai libri classici, per finire con i fumetti. Quando trovo una storia che mi coinvolge particolarmente tengo il volume a portata di mano e, ogni volta che se ne presenta l’occasione, lo apro per scorrere qualche riga. Uno dei miei momenti di lettura preferiti è... durante i pasti, soprattutto se sono da sola!
Che cosa ti ha colpito di questo romanzo? Ho letto Il giornalino di Gian Burrasca diverse volte, a partire dalle elementari fino a quando mi è stato proposto di illustrare questo adattamento. Giannino Stoppani mi è piaciuto da subito: il suo personaggio è bellissimo, vivo e così verosimile da provare ammirazione per le sue avventure e invidia per la sua creatività Qual è la regola per essere un bravo peculiare e straripante. Da piccola avrei voluto essere intraprendente come lui: illustratore? Lo studio e la ricerca di tecniche e stili da chissà quante storie avrei da raccontare sperimentare sono fondamentali, ma io adesso! reputo altrettanto importante osservare sempre tutto ciò che ci circonda, tenendo Che libro consiglieresti a noi alta l’attenzione in cerca di spunti e ragazzi? ispirazioni: è questo che permette a La storia infinita di Michael Ende. E come un disegnatore di formare una propria fumetto Bone, di Jeff Smith. sensibilità, capace di personalizzare e arricchire le immagini che egli crea. Un messaggio importante. Nella pratica, una buona regola è quella Esprimetevi, in qualsiasi forma e mezzo a di prendere sempre appunti riguardo le vostra disposizione.
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Percorsi di lettura CAMMIN FACENDO 20 SETTEMBRE 1 Quella in cui Giannino inizia a scrivere il giornalino è una data importante non solo perché è il suo compleanno, ma anche perché commemora un fatto storico. Quale? 2 Tra i regali che ha ricevuto, Giannino preferisce quello della mamma. Perché? PAROLE SOTTO LA LENTE 1 Regalatomi da mia sorella Luisa: il participio passato regalatomi può essere sostituito da una proposizione subordinata (es. temporale, relativa, causale, concessiva ecc. in base al contesto). In questo caso, quale proposizione subordinata utilizzeresti al posto del participio? 2 Che peccato che Alberto non sia altro che un misero impiegatuccio: la forma alterata del sostantivo serve a chi la usa ad esprimere una valutazione. Quale in questo caso? Pensa alle funzioni che possono svolgere le forme alterate dei sostantivi (diminutivi, accrescitivi, vezzeggiativi, dispregiativi), quindi scrivine almeno tre esempi contenuti in altrettante frasi. 21 SETTEMBRE 1 Nel racconto che fa Giannino della sua disavventura, veniamo a sapere il motivo del soprannome che è stato dato in famiglia al ragazzo. Come interpreti l’atteggiamento da parte dei familiari di Giannino che si nasconde dietro questo soprannome?
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