La Cometa

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Roberto Melchiorre

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La macchina del tempo

t e a m o c La

La macchina del tempo

Roberto Melchiorre

Una notte Aram, un ragazzo discriminato fin dalla nascita, abituato a soffrire e a scrutare il cielo, vede la stella cometa. Ne rimane talmente colpito che da quel momento non pensa ad altro che a raggiungerla. Raduna una bizzarra compagnia e, con l’aiuto di Romoletto, il suo migliore amico, riesce a partire da Alessandria d’Egitto per un viaggio avventuroso, ricco di pericoli e colpi di scena, alla ricerca del luogo più vicino da dove ammirare quell’astro straordinario.

ROBERTO MELCHIORRE LA COMETA

La cometa

Un viaggio avventuroso in cui la curiosità, la tenacia e l’amicizia aiutano a superare ogni difficoltà e pregiudizio.

ISBN 978-88-468-4033-2

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La macchina del tempo

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A Silvio che vorrei rinascesse

La cometa Direttore di collana: Mariagrazia Bertarini Testi: Roberto Melchiorre Art Director: Letizia Pigini Redazione: Micaela Di Trani Progetto grafico: Romina Duranti, Valentina Mazzarini Illustrazioni: Marco Bregolato Impaginazione: Carmen Fragnelli Responsabile di produzione: Francesco Capitano © 2019 ELI - La Spiga s.r.l. Via Soperga 2 20127 Milano - Italia Tel. +39 02 2157240 info@laspigaedizioni.it www.alberodeilibri.com Stampa: T ecnostampa – Pigini Group Printing Division Loreto – Trevi 19.83.512.0 ISBN 978-88-468-4033-2 Tutti i diritti riservati. È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questa pubblicazione, così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o qualunque mezzo, senza l’autorizzazione della casa editrice ELI – La Spiga. La casa editrice ELI – La Spiga usa carta certificata FSC per le sue pubblicazioni. È un’importante scelta etica, poiché vogliamo investire nel futuro di chi sceglie ed utilizza i nostri libri sia con la qualità dei nostri prodotti sia con l’attenzione all’ambiente che ci circonda. Un piccolo gesto che per noi ha un forte significato simbolico. Il marchio FSC certifica che la carta usata per la realizzazione dei volumi ha una provenienza controllata e che le foreste sono state sottratte alla distruzione e gestite in modo corretto.


Roberto Melchiorre

t e a m o c a L


indice

Cap. 1 • Aram Cap. 2 • Romoletto Cap. 3 • Il Faro di Alessandria Cap. 4 • Una stella straordinaria Cap. 5 • A caccia di Nagib il furfante Cap. 6 • I preparativi per il viaggio Cap. 7 • La partenza Cap. 8 • Clandestini a bordo! Cap. 9 • Bakuk il mercante di tappeti Cap. 10 • Assad con l’occhio bendato Cap. 11 • La fatica si fa sentire Cap. 12 • La tempesta e i predoni Cap. 13 • Sotto la cometa Glossario

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Capitolo 1

Aram Nell’antica città egizia di Alessandria viveva un ragazzo di nome Aram. Al contrario dei suoi cinque fratelli aveva la testa grande, la fronte alta, gli occhi a mandorla, il naso schiacciato e, quando parlava, le parole facevano fatica a uscirgli dalla bocca. Per questo, il padre lo aveva diseredato e venduto a poco prezzo al vecchio Alì che fabbricava cesti di bambù. Aram imparò presto e bene, tanto che i suoi cesti divennero famosi in tutto l’Egitto. Perfino i Romani ne apprezzavano la bellezza e la resistenza.

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Capitolo 1

Per questo Alì gli dava da mangiare due volte al giorno e lo faceva dormire nel cantuccio più riparato e fresco del retrobottega. Ogni tanto la madre, di nascosto dal marito, lo andava a trovare, lo stringeva forte a sé, lo baciava sulla fronte spaziosa e gli regalava qualche moneta. La metà di quei soldi Aram li metteva da parte; con il resto, invece, pagava Karin, il custode della Biblioteca di Alessandria, la più grande dell’antichità, affinché gli facesse sfogliare ogni tanto qualche rotolo di papiro. Amava soprattutto quelli di astronomia e, non sapendo leggere, si soffermava a osservare, incantato, le meravigliose illustrazioni dei cieli. Aram conosceva bene le stelle perché, quando era molto piccolo, il padre, d’estate, lo obbligava a dormire all’aperto insieme ai dromedari. Di conseguenza divenne grande amico di questi animali e conoscitore della volta celeste.

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Aram

Quasi ogni sera, dopo il lavoro, il ragazzo andava a trovare Nagib, un mendicante di forse cento anni che aveva fama di predire il futuro, anche se molti dicevano che fosse solo un imbroglione. Passavano ore a chiacchierare con il naso rivolto all’insù e, quando smettevano, avevano entrambi il torcicollo. Una sera di queste apparve all’improvviso un astro mai visto, una stella con una lunga coda argentata. – Che cos’è? – chiese Aram. – Non saprei. Non l’ho mai vista – rispose il vecchio. – Da-da-da qui si scorge appena. Sarebbe me-me-meraviglioso vederla da vicino – sospirò il ragazzo. – Impossibile figliolo, credo che per vederla al meglio bisognerebbe arrivare fino a una terra chiamata Giudea. – E dov’è la Giu-giu-giudea? – Lontana Aram, molto lontana, a forse mille miglia da qui. Se proprio ti piace quella stella potresti, molto più semplicemente,

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vederla meglio salendo sul Faro – suggerì il vecchio. – Nessuno mi farà mai salire la-la-lassù! – rispose il ragazzo.

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Capitolo 1

– Allora il tuo amico Nagib che cosa ci sta a fare? Metti insieme cinquanta sesterzi di bronzo e troverò io il modo di farti arrivare sul punto più alto del Faro. Conosco bene il Sommo Guardiano. Penserà lui a chiudere un occhio e a far finta di non vederti salire. – Dove lo prendo tu-tu-tutto quel denaro? – Sei un ragazzo testardo e se desideri veramente una cosa, sai molto bene come ottenerla – rispose fiducioso il mendicante. Così si salutarono augurandosi la buona notte. Appena giunto a casa Aram si precipitò a contare i soldi che aveva faticosamente messo da parte. Tolse una tavola dal pavimento sotto il suo giaciglio e da un buco profondo mezzo metro tirò fuori un sacchetto di lino ingiallito. Lo svuotò e iniziò la conta: “Uno, due, tre, quattro… trenta!” Erano trenta sesterzi, i risparmi di un anno, ma non sarebbero bastati. Avrebbe potuto chiedere un prestito a qualcuno. Chi avrebbe fatto credito a uno

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Aram

come lui? La mamma! Sì, avrebbe potuto chiederli a lei. Del resto, ogni volta che lo andava a trovare, gli diceva con le lacrime agli occhi: – Aram, figlio mio adorato, di qualsiasi cosa tu abbia bisogno chiedilo a me. Poi si ricordò quanto fosse dura la vita di quella povera donna accanto a un uomo che la trattava malissimo e scartò ogni possibilità di rivolgersi a lei. Pensò tutta la notte al modo di procurarsi l’intera somma richiesta da Nagib, ma quando sorse il sole non aveva ancora trovato la soluzione. A sera, quindi, dopo aver terminato l’ultimo cesto della giornata, mise in tasca la sua cena, un pezzo di formaggio di capra con un tozzo di pane d’orzo raffermo, e si diresse a casa di Romoletto, il suo migliore amico.

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Capitolo 2

Romoletto Figlio di un centurione romano al servizio del Prefetto d’Egitto, Romoletto, al contrario di Aram, era un ragazzone alto e robusto, con un viso gentile e tanti capelli ricci e neri che facevano risaltare due occhi verdi come un prato a primavera. Nonostante la sua bellezza, non era uno che si dava le arie, anzi, aveva un animo gentile e andava su tutte le furie quando assisteva a delle ingiustizie. Era per questo che si erano conosciuti. Un giorno, infatti, al mercato del pesce, i figli di un ricco dignitario si erano messi

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Romoletto

a prendere in giro Aram, imitando il suo modo di camminare, perché egli più che camminare trotterellava. Uno di quei giovani prepotenti gli aveva infilato un topo morto sotto la tunica. Un altro ancora, invece, gli aveva rubato il copricapo, mentre quello dalla faccia più dispettosa e antipatica, con uno spintone lo aveva fatto cadere a terra: – Aram non sa camminare! Aram non sa camminare! – iniziarono a urlargli in coro. Proprio in quel momento si trovava a passare Romoletto. Senza pensarci due volte, prese le difese di Aram a suon di schiaffi e pugni, tanto che, benché fossero in quattro, i giovani egizi se la diedero presto a gambe levate. Da quel giorno i due divennero inseparabili e, come accade quando l’amicizia è sincera e profonda, ogni volta che Aram doveva prendere una decisione importante, chiedeva consiglio a Romoletto. – Non sono d’accordo. Secondo me –

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Capitolo 2

affermò senza esitazione il ragazzo romano ascoltando le intenzioni dell’amico – sono sesterzi buttati. Nessuno può salire sulla sommità del Faro, tranne gli addetti alla lanterna. E sai perché? Perché non si può metterne a rischio il funzionamento: dalla sua luce dipendono l’approdo alla nostra città e la sorte di tanti marinai! – Nagib mi ha pro-pro-promesso… – Nagib è un furbacchione. Ruberà i tuoi risparmi e tu sarai catturato dai guardiani del Faro. – No, Nagib non lo farebbe ma-mai.

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Capitolo 2

– Come sei ingenuo! Vedrai che andrà come dico io e quando tornerai dal vecchio per chiedere spiegazioni ti dirà che la colpa non è sua, che si è fidato della persona sbagliata. Comunque, so che farai di testa tua, ma siccome ti voglio bene, dovevo dirti quello che penso –. E se ne andò. Romoletto aveva ragione. Aram era davvero un ragazzo testardo e, infatti, nonostante il parere contrario dell’amico, decise di seguire la strada indicata da Nagib. “Secondo me” pensò “basteranno anche trenta sesterzi!” e si diresse dal vecchio. – Vedrò di accontentarti. Non sarà facile, ma ci proverò – disse il mendicante accarezzando con avidità le monete. – Domani sera, appena dopo il tramonto, fatti trovare all’ingresso del Faro. Ti aspetterà un uomo molto alto con una lunga barba bianca. Digli che ti mando io. Sarà lui a condurti sul punto più alto della costruzione.

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Capitolo 3

Il Faro di Alessandria Il Faro, una delle sette meraviglie del mondo antico, dominava l’isola di Pharos, da cui prendeva il nome, e guidava la navigazione in una vastissima zona di mare davanti al porto di Alessandria, il più importante del mar Mediterraneo. Alto all’incirca centotrenta metri era formato da più parti. La prima era una base rettangolare, circondata da alte mura, e in mezzo si ergeva la seconda porzione della costruzione: un’imponente torre squadrata. Su questa si elevava un’altra torre, più stretta e circolare che a sua volta

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Capitolo 3

sorreggeva l’ultima porzione: un’enorme lanterna sulla cui sommità era collocata una gigantesca statua di Poseidone, dio del mare per i Greci al quale i Romani daranno il nome di Nettuno. Nella lanterna un gioco di lamiere di ottone e di specchi rifletteva la luce di un fuoco sempre acceso verso il mare aperto. Quando al tramonto Aram arrivò davanti alla porta principale del Faro, trovò subito l’uomo alto, con il viso sfregiato e la barba bianca, di cui gli aveva parlato Nagib. “Il vecchio non mi ha imbrogliato” pensò rassicurato il ragazzo, tutto emozionato all’idea che di lì a poco avrebbe ammirato da lassù la stella cometa. – So-so-sono l’amico di Nagib – disse sottovoce Aram. – Chi? – domandò il guardiano che da vicino faceva veramente paura. – Nagib, che le-legge il futuro, que-quello che le ha dato i tre-tre-trenta sesterzi – disse il ragazzo in difficoltà con le parole.

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Il Faro di Alessandria

Il guardiano si grattò la barba, lo squadrò da capo a piedi e poi, all’improvviso, esplose, come un temporale d’agosto, in urla e strepiti. – Nagib? Farti salire in cima al Faro? Trenta sesterzi? Tu stai scherzando, moccioso! O forse vuoi burlarti di me? Adesso ti farò passare io la voglia di prenderti gioco di Farad, il Sommo Guardiano del Faro di Alessandria e Gran Sacerdote del dio del mare! – Mi scu-scu-scusi signore, deve esserci stato un equivoco. Non vo-vo-volevo farla arrabbiare – farfugliò terrorizzato Aram – ma Nagib ha vo-vo-voluto tutti i miei risparmi per darli a lei con la pro-propromessa di salire sul Faro. – Allora insisti? Ti faccio vedere io cosa accade a chi dice simili stupidaggini! E detto fatto impugnò il suo pesante bastone con la chiara intenzione di colpire Aram che, dopo aver perso i suoi sesterzi, rischiava ora di perdere anche la vita.

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Capitolo 3

Tuttavia, proprio mentre la prima bastonata stava per abbattersi sul povero ragazzo, una voce giovane e decisa fermò la mano dell’uomo: – Controlla la tua ira Gran Sacerdote. Lascia stare il mio amico! – Tu chi saresti per darmi degli ordini?

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Capitolo 3

Forse un altro moccioso che ha voglia di una bella dose di legnate? – chiese l’uomo sempre più inferocito. – Non sono io a darti ordini, ma il Prefetto in persona – rispose Romoletto, mostrando un papiro firmato dalla massima autorità romana in Egitto. Il Guardiano lesse con rabbia, ingoiò un rospo grosso come un dromedario e, cambiando tono di voce disse: – Va bene ragazzi miei, entrate pure, chiamo subito qualcuno per farvi accompagnare fino alla sommità della lanterna. – Scusami se sono stato un po’ duro – disse poi rivolto ad Aram, sorridendo forzatamente – ma con tutti i furfanti che girano dopo il tramonto bisogna essere prudenti –. E, dato ordine a un suo sottoposto di guidare i due giovani, il Gran Sacerdote si allontanò mugugnando.

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Capitolo 4

Una stella straordinaria – Sei un gra-gra-grande Romoletto. Mi hai da-da-davvero salvato la vi-vita! – esclamò Aram abbracciando l’amico. – Anche tu sei grande, ma a metterti nei guai! – Hai ragione. Avrei do-do-dovuto ascoltare il tuo consiglio. Nagib mi ha imim-imbrogliato. – Ma va? – Già. Si è preso i miei ri-ri-risparmi e mi ha messo nei pasticci. Se non fossi intervenuto tu, chissà co-co-cosa sarebbe

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Capitolo 4

stato di me. Forse ora sarei mo-mo-morto. – Ci puoi giurare. Quando si tratta di difendere il Faro dagli intrusi, il Guardiano può uccidere liberamente. Saresti stato bastonato per bene e poi buttato in fondo al mare e sbranato dai pesci. – Seguitemi! – esclamò brusco il loro accompagnatore, interrompendo il dialogo tra i due amici. Iniziarono quindi la salita verso la cima del Faro. Entrarono così in uno dei luoghi più misteriosi e affascinanti del mondo antico. Enormi montacarichi trasportavano il combustibile sistemato in appositi recipienti; un durissimo lavoro svolto da centinaia di uomini incoraggiati a suon di frustate. Nessuno poteva fermarsi e non era permessa alcuna pausa nel lavoro perché il fuoco doveva essere alimentato in continuazione. Dopo aver salito migliaia di gradini arrivarono finalmente in cima al Faro. – La lu-lu-luce della lanterna – disse

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Una stella straordinaria

Aram – mi impedisce di vedere il cielo. Non si può sa-sa-salire più su? – Oh no! Su c’è la statua di Poseidone! – esclamò la guida. – C’è anche una sca-sca-scaletta per raggiungerla – proseguì Aram. – Non vorrai… – fece per dire spazientito Romoletto. – Salirci sopra? Ce-ce-certo! Mica so-sosono arrivato quassù per niente – rispose Aram. Poi, come un fulmine, sotto gli occhi increduli dei due compagni di scalata, si arrampicò, goffo ma agile, fino ai piedi della statua del dio del mare... e scomparve. – Aram! Aram! – urlò Romoletto – Scendi subito da lì! È pericoloso! Potresti scivolare. L’amico non solo non scese, ma neppure rispose. – Aram! – continuò preoccupato – Non fare lo stupido. Rispondi! – A quel punto il giovane romano decise di arrampicarsi anche lui sulla statua di Poseidone. Per ritrovare l’amico dovette giungere in cima

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alla testa del dio. Qui trovò Aram che, come fulminato da un incantesimo, fissava la cometa a bocca aperta e con gli occhi spalancati. – È stra-stra-straordinaria! – esclamò strizzando gli occhi – Non ho mai visto nulla di si-si-simile. – Mi dispiace ammetterlo, ma devo darti ragione – pensò ad alta voce Romoletto.

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Capitolo 4

– È così bella eppure co-co-così lontana. Pensa che spettacolo averla proprio su-susulla testa – aggiunse Aram. – Non ti mettere in mente strane idee – disse Romoletto, che conosceva troppo bene l’amico per non capirlo al volo. – Ma-ma-ma perché? – Perché a occhio e croce quella cometa si trova sul cielo della Giudea. Sai quante settimane di marcia ci vogliono per raggiungere quella regione? Tu non hai mai messo il naso fuori da Alessandria e non puoi immaginare quanto sia rischioso un viaggio simile. – Ehi, voi due! – disse spazientito l’uomo che li aveva guidati fino in cima. – Se non vi dispiace, dovreste smettere di chiacchierare e scendere immediatamente. Questo è un luogo di lavoro, non un circo per ragazzini! – Sì, ha ragione signore – si scusò Romoletto – togliamo immediatamente il disturbo –. E, scesi dalla statua, presero la via del ritorno.

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Una stella straordinaria

– Ti pre-pre-prego – ripeté Aram per tutto il tempo che ci volle per tornare alla porta d’ingresso del Faro – aiutami a rara-raggiungere la Giudea. – Sei pazzo? Impiegheresti mesi e se mai dovessi tornare, Alì, il tuo padrone, starebbe ad aspettarti, pronto a romperti le ossa! – ­ replicò Romoletto. – Sento che de-de-devo andare. Non so spiegartelo, ma se-sento che da lì qualcuno mi chiama. – Chi ti chiama? – No-no-non lo so. Ma è come se sentissi una voce… – confidò Aram. – Sei chiaramente impazzito. La colpa è del vecchio Nagib. Chissà che cosa altro ti ha messo in mente quel furfante! – Lui questa vo-vo-volta non c’entra nulla. Anzi, come te mi ha detto che si tra-tratratta di un’impresa im-im-impossibile. – Ha ragione! Per fare un viaggio così lungo hai bisogno di un dromedario ben nutrito.

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Capitolo 4

– So già a chi chiedere. – Ti servirà molto denaro per attraversare il Nilo. – Lo tro-tro-troverò! – Ti dovrà accompagnare qualcuno in grado di orientarsi nel deserto. – Con me ve-ve-verranno Babalù, Nerina e Picapicà. – Che cosa? Un serpente, un pipistrello e una gazza ladra? Le mie orecchie non hanno mai ascoltato simili stupidaggini. E il cibo? Le coperte? L’acqua? – Per questo co-co-contavo su di te – rispose Aram, con occhi bassi e supplichevoli – dedevi aiutarmi Romoletto, ti-ti prego. L’amico tagliò corto: – Scordatelo! Ora torna a casa. Il vecchio Alì starà già arrabbiandosi per la tua assenza – e lasciò l’amico per strada. Aram ci rimase molto male, ma non ebbe il coraggio né di insistere né di protestare. In definitiva avevano ragione sia quell’imbroglione di Nagib sia Romoletto.

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Una stella straordinaria

Così, trattenendo a malapena una grossa lacrima che insisteva per spuntare fuori e rigargli il volto, imboccò la strada principale che l’avrebbe riportato nel retrobottega dove si trovava il suo misero letto. Aveva percorso soltanto un centinaio di metri quando una voce lo fermò: – Se per te è così importante, vedrò come aiutarti – disse Romoletto. I due amici si abbracciarono e Aram fu quasi contento, tornato a casa, di prendersi uno strattone e due ceffoni dal suo padrone. Ne era valsa la pena.

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Capitolo 5

A caccia di Nagib il furfante Romoletto era stato bravo. Aveva cercato e raccolto viveri nell’accampamento romano riempiendo un grande sacco. In più era riuscito a farsi regalare dal padre un bel mantello di lana pesante che avrebbe riparato il suo amico dalle tempeste di sabbia. Ad Aram non era stato difficile convincere Fifì, un giovane dromedario che conosceva da sempre, a seguirlo. Per quanto riguarda invece Babalù, Nerina e Picapicà all’inizio borbottarono un po’.

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A caccia di Nagib il furfante

– Questo ragazzino mi sembra che stia esagerando – disse Babalù. – Moriremo sbranati dai leoni – osservò Nerina. – Credo che dovremmo fare testamento – concluse Picapicà. Alla fine, però, accettarono. Non restava che chiudere i conti con Nagib. Già, perché ad Aram proprio non andava giù di essersi fatto derubare da quel vecchio imbroglione. E poi quei sesterzi gli sarebbero serviti durante il viaggio. Non poteva partire con le tasche vuote. Così si recò davanti all’ingresso del bazar, dove solitamente Nagib chiedeva l’elemosina, ma non lo trovò. Al suo posto c’era un altro mendicante di nome Karim, un ragazzo che Aram conosceva bene. – Karim, amico mio, sto ce-cercando quel furfante di Nagib! – Scommetto che ha imbrogliato anche te – replicò Karim per nulla sorpreso. – Mi ha promesso un fa-favore chiedendo

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Capitolo 5

in cambio trenta sesterzi. – E tu glieli hai dati? – Sì, lo so, sono stato da-da-davvero uno stu-stupido! – Non è colpa tua, tanta gente è caduta nelle trappole di quel ladro. Ora lo vorresti acciuffare per farti restituire i tuoi sesterzi? – Già, proprio così, Karim. – Non sarà facile. Dopo aver messo a segno un colpo, il vecchio sparisce sempre per un po’ di tempo. Se ne sta rintanato per qualche settimana, certe volte anche per uno o due mesi. Poi quando ha finito i soldi del bottino torna al suo lavoro. – A me quei soldi se-se-servono! Non posso ri-ri-rinunciarci così – replicò sconsolato Aram. – A pensarci bene una possibilità di acciuffarlo esiste. Sei ancora amico di Romoletto? – Mai come ora! – Allora lui potrà aiutarti. I Romani sanno tutto di tutti, in particolare dei furfanti.

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A caccia di Nagib il furfante

Per loro sarà un gioco da ragazzi scovare Nagib. – Gra-gra-grazie Karim. Sei stato davvero pre-prezioso. – Ho semplicemente fatto il mio dovere. Non posso farla passare liscia a un disonesto come quello. E i due si salutarono con affetto. Quella volta Romoletto non si seccò per l’ennesimo favore chiestogli dall’amico. Anzi, fu felice di essere stato chiamato in causa. Così raccontò tutto a suo padre che, immediatamente, riferì la cosa al centurione Cornelio, suo amico e capo dei servizi segreti romani. – Nagib? È da tanto che lo teniamo d’occhio. Sarà un vero piacere dargli una lezione – disse il centurione mettendosi immediatamente alla caccia del vecchio. Non fu difficile trovarlo. Avendo imbrogliato mezza Alessandria, si era fatto tanti nemici e molta gente collaborò con i Romani.

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Capitolo 5

Lo trovarono in una taverna a sud della città, mentre si ingozzava di cibo e di vino. I soldi li aveva nascosti sotto il turbante e, per fortuna, erano tutti lì: trenta sesterzi tondi tondi. Fu chiaro allora che, oltre a essere un ladro, Nagib era anche un falso cieco che, per tutta la sua vita, aveva ingannato l’intera città. Così i soldati di Cornelio, che erano andati lì solo per recuperare il denaro di Aram, furono ben lieti di arrestarlo.

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A caccia di Nagib il furfante

Da quel giorno Nagib vide le stelle solo attraverso le sbarre della sua cella. Immaginate voi la felicità di Aram quando Romoletto si presentò con il sacchetto di sesterzi ancora gonfio. Gli corse incontro e lo abbracciò come si fa con un amico vero. Anzi, lo strinse come si stringe un fratello.

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Capitolo 6

I preparativi per il viaggio Mancava solo di stabilire il giorno della partenza. Prima però bisognava avere una mappa precisa dell’itinerario. Per questo ci voleva l’aiuto di un viaggiatore esperto, uno che sapeva quale fosse la strada più breve per arrivare in Giudea. Questa volta Aram non doveva chiedere favori a Romoletto, perché conosceva la persona che faceva al caso suo. Si chiamava Alem. Da anni si recava periodicamente al grande mercato di Giaffa a vendere e comprare capre e dromedari.

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I preparativi per il viaggio

Ora era un uomo maturo, con moglie e figli, ma conosceva Aram da quando il bambino faceva la guardia, sotto le stelle, agli animali del padre e con lui amava scherzare e fare battute. Perciò, prima di iniziare a discutere di cose serie, si presero in giro a vicenda ridendo a crepapelle. Alem non si meravigliò della richiesta di Aram e, senza farselo ripetere due volte, prese un pezzo di papiro e iniziò a disegnare una mappa. – Vedi figliolo, noi siamo qui, ad Alessandria. La Giudea è qui. Per arrivarci devi raggiungere Canopus, che si trova a meno di un giorno di cammino da Alessandria. Da lì andrai a oriente e poi prenderai la lunga strada che conduce a Pelusio passando per Xois. È un tratto molto lungo e faticoso, anche perché dovrai attraversare quattro canali del delta del Nilo. Quindi ti consiglio di imbarcarti per superare il delta via mare, fino ad arrivare qui, a Ghazza, in Palestina.

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Capitolo 6

– Dovrai dirigerti – continuò Alem – ancora verso settentrione, attraversare per giorni il deserto, poi al deserto si sostituirà un paesaggio molto diverso, sempre arido, ma quasi montano. Farà freddo, sia di giorno sia di notte. Il freddo, ragazzo mio, oltre alla

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I preparativi per il viaggio

fame e alla sete, sarà un nemico crudele! Da lÏ, marcerai ancora un po’ nella stessa direzione e, se sarai ancora vivo, dopo un paio di giorni, ti troverai la cometa proprio sulla tua testa dura!

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Capitolo 6

– Brutto uccellaccio del ma-mamalaugurio! Perché mai non dovrei sopravvivere? – protestò Aram. E si lasciarono come si erano salutati all’inizio del loro incontro. Ridendo. Il giorno dopo, Aram vide di nuovo Romoletto, sperando di riuscire a convincerlo a seguirlo. – Come faccio a venire con voi? Non avrò mai il permesso di allontanarmi per tanto tempo da casa – disse Romoletto. – Già, hai ra-ra-ragione – mormorò rassegnato Aram. – Lo sai bene quanto mi piacerebbe accompagnarti in questo viaggio, anche perché sono convinto che finirai di sicuro nei guai, ma proprio non posso. Tra l’altro devo terminare il corso di addestramento militare. Mio padre ci tiene moltissimo. Quello che potevo fare per te l’ho fatto amico mio. Ti ho procurato ciò che ti serviva. Buona fortuna, e che la benevolenza degli dèi sia sempre con te.

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I preparativi per il viaggio

Ci fu un momento in cui Aram, vedendo scomparire all’orizzonte Romoletto, si sentì perso. Pensò che forse sarebbe stato meglio rinunciare all’impresa, e che probabilmente aveva ragione l’amico a definire l’idea di raggiungere la Giudea una vera follia. Sì, forse sarebbe stato il caso di tornare dal vecchio Alì che, in fondo, non gli faceva mancare niente, garantendogli un tetto, due pasti al giorno e picchiandolo solo qualche volta. Poi c’era sua madre. Che cosa avrebbe provato alla notizia della sua scomparsa? Quanto avrebbe sofferto la povera mamma? A tutte queste domande Aram cercò di darsi risposte rassicuranti. Così, mise in ordine i suoi pensieri. Per prima cosa trovò una soluzione per far preoccupare e soffrire il meno possibile la mamma: le avrebbe fatto recapitare un biglietto per avvertirla di aver trovato una nuova sistemazione da un fabbricante di cesti fenicio, più buono e generoso di

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Capitolo 6

Alì, e che quindi per un po’ di tempo non si sarebbe più fatto vivo in giro. Poi si convinse che quel viaggio non sarebbe stato così pericoloso, che in fin dei conti seguiva una strada già percorsa normalmente da mercanti e viaggiatori d’ogni genere. Infine, si persuase del fatto che quando qualcosa o qualcuno ti chiama con tanta forza non puoi tirarti indietro. E la cometa l’aveva chiamato come solo il destino sa fare.

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Capitolo 7

La partenza Ad allontanare definitivamente i pensieri contrari alla partenza ci pensò l’arrivo dei compagni di viaggio. Il primo ad arrivare fu Picapicà. – Allora, si parte? – disse la gazza tutta emozionata. – Mancano Babalù e Nerina. – Per Giove! Sempre in ritardo quei due – borbottò l’uccello. – Nel frattempo – disse Aram – ti presento Fifì. E il dromedario, un tipo taciturno, che fino a quel momento aveva ascoltato

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Capitolo 7

pazientemente i pensieri di Aram, fece un cenno con il capo, quasi scocciato da quelle presentazioni. – Ha un cara-ra-ra-ratteraccio, ma ha un cuore d’oro. Fifì e io siamo cre-cre-cresciuti praticamente insieme. Per me è come un fra-fra-fratello maggiore – e Aram gli baciò teneramente il muso. – Bene bene, un dromedario è quello che ci vuole per affrontare un lungo viaggio – gracchiò di approvazione la gazza. Finalmente all’orizzonte apparvero Babalù e Nerina. Ovviamente stavano litigando. – Questa è la prima e l’ultima volta che accetto di fare qualcosa con te! – esclamò inviperita la serpe. – Ci voleva una buona notizia! – la prese in giro il pipistrello. – Insomma, discutete sempre! – disse Picapicà. – Non certo per colpa mia – protestò Nerina.

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La partenza

– Questa serpe sa perfettamente quanto mi infastidisca arrivare in ritardo. Ma non gliene importa nulla e ogni volta che mi viene la sciocca idea di uscire con lui mi fa fare sempre delle brutte figure! – Santi numi! Tutta questa commedia per qualche minuto di ritardo! – replicò Babalù. – È una questione di principio, non di minuti! Inoltre, sai benissimo che non amo viaggiare di giorno. I patti erano che avremmo marciato soprattutto di notte, con il fresco e il buio. Ma non tanto al freddo, però, altrimenti non riesco a muovermi – precisò il pipistrello. – Ra-ra-ragazzi, ora basta litigare! – intervenne Aram. – Ha ragione. Per Giove, smettetela! – aggiunse Picapicà. – Mi avete stufato! – esclamò Fifì, che non parlava quasi mai, ma che quando lo faceva, anche a causa del suo vocione, tutti lo stavano ad ascoltare intimoriti. E fece

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Capitolo 7

per abbandonare la litigiosa compagnia. – No, ti-ti-ti prego, non andartene Fifì. Senza di te come fa-fa-farei? – lo supplicò il ragazzo. – Allora vedi di zittire quei due. – Che dromedario permaloso! – esclamò Babalù. – E va bene, ma non c’è mica da farne una tragedia. Si faceva per dire… non si litigava per davvero – aggiunse Nerina. – Finalmente! Allora è possibile sapere che strada dobbiamo prendere? – domandò la gazza pronta a spiccare il volo. Picapicà e Nerina si sistemarono sulla cima della gobba di Fifì, mentre Babalù si era attorcigliato accanto ad Aram. Il ragazzo tirò fuori la mappa che gli aveva preparato Alem. – La Giudea è qui. Per arrivarci dobbiamo raggiungere Canopus che si trova a meno di un giorno di cammino da dove siamo ora. Da lì ci dirigeremo a sud per poi prendere la lunga strada che conduce a

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La partenza

Pelusio. Sto parlando di un tratto molto lungo e faticoso, anche perché dovremo attraversare quattro canali del delta del Nilo. Giungeremo così nella città di Ghazza, che è qui. Poi a settentrione, fino ad arrivare, dopo una marcia di giorni nel deserto, al centro della Giudea. Da lì ci guiderà la cometa – concluse sospirando Aram. La gazza fece un cenno di approvazione. Il serpente annuì. – Non sono d’accordo – affermò invece Fifì. – Non riusciremo mai ad arrivare via terra a Ghazza. Meglio imbarcarci a Canopus e raggiungerla via mare. Forse impiegheremo più giorni, ma arriveremo di sicuro e soprattutto meno stanchi, in grado quindi di affrontare il deserto – consigliò saggiamente il dromedario. – Anche Alem la pensa co-co-come te. Meglio imbarcarsi per su-su-superare il delta – riflettè ad alta voce Aram. – C’è però un problema – aggiunse Fifì,

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Capitolo 7

sempre con calma e autorevolezza. – Quale? – chiese Aram. – Ci costerà un bel po’ di sesterzi. – Quanti? – s’intromise Babalù, che sembrava dormisse e invece non perdeva una parola. – Se non ricordo male, l’ultima volta che mi sono imbarcato il padrone ne ha tirati fuori almeno dieci per l’andata e altrettanti per il ritorno. Ed eravamo solo in due. – Anche adesso pagherebbero solo due passeggeri – intervenne il pipistrello.

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Capitolo 7

– E perché mai? Noi siamo in cinque – osservò scocciato Fifì. – Per noi tre sarà facile nasconderci in qualche ripostiglio della nave – sostenne Nerina. – Credi che i marinai siano sciocchi? – chiese il dromedario alzando la voce – Tutti vorrebbero imbarcarsi senza pagare e loro sanno benissimo come impedirlo. – Sono d’accordo, Fifì ha ragione! – esclamò la gazza – Quando emigrai dalla Magna Grecia, salii su una nave che partiva dalla Sicilia. Pensavo di farla franca e invece, già al secondo giorno di navigazione, un gattone pagato proprio per scovare i clandestini quasi mi sbranava. – E come ti sei salvata? – domandò Babalù. – Ho dovuto pagare. – E si può sapere dove hai preso i soldi? – chiese sospettoso Picapicà. – Ho pagato il biglietto con un paio di orecchini d’oro che avevo rubato la sera prima.

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La partenza

– Allora sei una ladra! – dedusse il dromedario – Io non viaggio con i ladri. – Io non sono una ladra, ma una “gazza ladra”! – Sempre in galera dovresti finire! – continuò Fifì, che non aveva mai parlato tanto in vita sua come in quel quarto d’ora. E mentre Picapicà stava per scagliarsi con il becco contro il muso del dromedario, Aram, che fino a quel momento era stato in silenzio a riflettere, intervenne come un vero capo. – Ba-ba-basta. Mi avete stu-stu-stufato con le vostre liti! Chi non è capace di comportarsi da-da-da persona… cioè da animale civile, può anche a-a-abbandonare l’impresa. Ho bisogno di compagni di viaggio che mi aiutino a ra-ra-raggiungere la cometa e non di tipi pronti a litigare a ogni o-o-o-occasione! Fifì ha ra-ra-ragione – continuò il ragazzo – non mi sembra il caso di proseguire per te-te-terra. È molto meglio imbarcarsi. Per quanto riguarda il

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Capitolo 7

de-de-denaro non preoccupatevi. Ho sempre con me i sesterzi che ho re-re-rerecuperato dalle grinfie di quel ladro di Nagib. CosĂŹ, quando il sole era giĂ alto, presero a marciare in silenzio verso il porto di Canopus.

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Capitolo 8

Clandestini a bordo! Ad Alessandria, come in tutta la costa mediterranea dell’Egitto, l’inverno è mite. Un clima, quindi, ideale per intraprendere un lungo viaggio. Niente a che vedere con il caldo torrido che da maggio a settembre caratterizza quelle terre. Nonostante ciò, a Nerina dava molto fastidio la luce del giorno e per questo aveva trovato riparo sotto la pancia di Fifì che, per evitare altre discussioni, si abituò presto a sopportare quell’ospite inatteso. Un odore inebriante di spezie e il vociare animato dei mercanti che trattavano

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Capitolo 8

l’acquisto di merci di ogni specie li accolsero, dopo tre ore di marcia, quando il sole stava per tramontare. Il porto era ancora animato: folti gruppi di persone si accalcavano intorno alla merce scaricata durante il giorno ed esposta in un bazar che si affacciava sul mare. Un po’ in disparte, alla fine del pontile, c’era una grande imbarcazione pronta a salpare. Era una barca molto diversa da quelle che Aram aveva visto navigare sul Nilo. Un albero maestro alto e robusto sorreggeva un’immensa vela quadrata e una maestosa prua colorata di rosso sembrava già pronta a sfidare il mare aperto. – Ecco, la no-no-nostra nave! – esclamò Aram guidando quella strampalata brigata verso l’imbarco. – Dove credete di andare? – domandò una guardia con un’espressione per nulla rassicurante. – Vo-vo-vorremmo imbarcarci. Dobbiamo

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Clandestini a bordo!

andare a Gha-gha-ghazza – rispose Aram facendosi coraggio. – Sentiamo: quanto credi che vi costerebbe? – chiese la guardia che già aveva intravisto con la coda dell’occhio sia Nerina, che tentava di scomparire sotto la pancia di Fifì, sia Picapicà, che si era appiattita con l’intenzione di nascondersi tra i bagagli. Per non dire di Babalù, acciambellato sulla testa del dromedario, nel vano tentativo di sembrare un turbante. – Mi hanno de-de-detto che tre sesterzi a testa dovrebbero ba-bastare – disse il ragazzo. – Ti hanno detto molto male, perché di sesterzi ce ne vogliono sei per ogni passeggero – sottolineò l’uomo tanto per essere chiaro. – Mi se-se-sembra proprio una cifra e-eesagerata! – Quanti sarebbero i tuoi compagni di viaggio? – domandò la guardia, già pronta ad ascoltare una solenne bugia.

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Aram era stato tentato di seguire il consiglio dei suoi compagni barando sul numero dei viaggiatori, ma la mano destra dell’uomo, già pronta a sguainare una spada dalla lama luccicante e ansiosa di fare a fette qualcuno, lo convinse a non mentire. – Si-si-siamo ci-ci-cinque signore. – Bravo, figliuolo! Sei un giovane onesto. Meriti un premio.

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Capitolo 8

– Uno sco-sco-sconto! – Ahahah! – gli rise in faccia la guardia – Uno sconto? Tu sei pazzo. Qui non si fanno sconti. Tira fuori trenta sesterzi di bronzo e sali a bordo con i tuoi amici prima che la nave salpi. – E il re-re-regalo? – domandò Aram ancora fiducioso. – Il regalo? Non l’hai capito? Il dromedario può viaggiare con te, ma quelle bestiacce non potrebbero. Il regolamento lo vieta. Tuttavia, chiuderò un occhio e vi farò salire insieme. Però non fatevi vedere dall’equipaggio, altrimenti il serpente finirebbe affettato, l’uccellaccio in padella e il pipistrello in pasto ai gatti. – Ma noi abbiamo pagato come tutti gli altri! – protestò gracchiando di rabbia Picapicà. – Già. Abbiamo il diritto di alloggiare dove ci pare! – aggiunse Nerina. – Senza nasconderci! – sottolineò Babalù. – L’abbiamo capito che lei è un ladro, che

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Clandestini a bordo!

fa la cresta sui biglietti. La denunceremo ai proprietari della nave! – minacciò Fifì. – Bastaaaa! – urlò l’uomo stringendo con la sua mano enorme e callosa il collo del povero Aram – Ora, e per ora intendo in questo istante, prendi con te queste bestiacce e caricale sulla nave senza fiatare. Altrimenti – disse rivolto a tutta la compagnia – nessuno di voi vedrà l’alba! – Va-va-va bene signore! Nessuno la dede-denuncerà – disse il ragazzo con un filo di voce, proprio un attimo prima di perdere i sensi.

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Capitolo 9

Bakuk il mercante di tappeti Riprese conoscenza quando dal ponte della nave il delta del Nilo appariva già come una sottilissima striscia di terra, resa quasi invisibile dalla notte e dalla foschia. Se non fosse stato per uno spicchio di luna e per quella stella cometa che non aveva mai smesso di regalare un tenue chiarore alle cose, i passeggeri dell’imbarcazione avrebbero pensato di essere lontani per sempre da ogni terra. A trascinare Aram sulla nave era stato Bakuk, un vecchio mercante di tappeti

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Bakuk il mercante di tappeti

che conosceva assai bene quella guardia disonesta e violenta. Anche lui, una volta, era stato vittima delle sue cattiverie e per questo era intervenuto in aiuto del ragazzo. Fu lui, infatti, a trascinare Aram e Fifì fino al ponte della nave e a guidare lontano da occhi indiscreti e pericolosi Picapicà, Nerina e Babalù. – Grazie mille si-si-signore – mormorò riconoscente Aram appena tornò a ragionare. – Bakuk, mi chiamo Bakuk figliolo. Non mi devi ringraziare. Ho fatto solo quello che andrebbe sempre fatto: aiutare le vittime di ogni sopruso, di ogni violenza. – Già, quella guardia si è impossessata ingiustamente di tutto il nostro denaro. Come faremo a proseguire il viaggio? – disse Fifì. – Co-co-come faremo? – ripeté sconsolato Aram. – Dove siete diretti? In che cosa commerciate? – chiese il mercante, non

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Capitolo 9

vedendo alcuna merce sulla gobba del dromedario. – Stiamo andando in Giudea. Non siamo mercanti. – E che cosa andate a fare in Giudea? Aram alzò gli occhi al cielo e puntò il dito verso la cometa. – Per-per lei! – Anche voi? – Co-co-conosci altri che la stanno inseguendo? – Ho saputo da un mio lontano parente giunto da un viaggio in Oriente, che lo splendore e il mistero di questa stella hanno conquistato addirittura dei re, partiti dalle loro regge per seguirne la scia – disse il vecchio senza mai smettere di osservare la volta celeste. – Sono si-si-sicuro che vuole dirci qualcosa di stra-stra-straordinario. – Lo penso anch’io. In tutta la mia lunga vita non ho mai visto un astro tanto grande e lucente. Di sicuro vuole indicare agli

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Bakuk il mercante di tappeti

uomini qualcosa di unico – affermò il buon uomo. – Non riu-riu-riuscirò mai ad assistere a quell’evento – concluse triste Aram. – Al primo porto – aggiunse Fifì – ci toccherà scendere e tornare indietro. Le provviste che abbiamo saranno sufficienti a malapena per tornare ad Alessandria. – Come pensavate di cavarvela? – chiese Bakuk. – Ero co-co-convinto che mi avanzasse una decina di sesterzi con i quali sopravvivere fi-fi-fino a Ghazza. Poi una volta lì avremmo tro-trovato il modo di guadagnare con qualche lavoretto il necessario per arrivare fi-fi-fino in Giudea. – E poi? – Non so. Quello che mi importava era arrivarci, vedere ciò che illumina quell’astro meraviglioso – rispose tornado a guardare il cielo. Bakuk fu colpito a tal punto dal desiderio di Aram che decise di prendersi cura di lui

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Capitolo 9

e dei suoi compagni di viaggio. Così fu il vecchio a provvedere al pane e all’acqua necessari per sopravvivere fino a Ghazza. Arrivarono in città, dopo due settimane di navigazione, in un bel pomeriggio di dicembre. Quando sbarcarono non erano troppo stanchi, ma tanto preoccupati sì. Che cosa avrebbero fatto ora che il loro benefattore era costretto ad abbandonarli?

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Bakuk il mercante di tappeti

Come sarebbero riusciti a procurarsi il denaro per proseguire il viaggio? E non potevano neanche tornare indietro. In che modo, infatti, avrebbero trovato gli altri trenta sesterzi per pagarsi il viaggio di ritorno? CosĂŹ, dopo aver salutato commossi il vecchio Bakuk, si radunarono sotto una palma per discutere sul da farsi.

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Capitolo 9

– Io non sarei così pessimista – disse Picapicà. – Sentiamo – intervenne Fifì – per quale ragione non dovremmo esserlo? – Già, e perché non dovremmo essere disperati se non possiamo andare né avanti né indietro? – aggiunse Nerina, mentre Aram ascoltava sconsolato la conversazione. – Perché ci sono io! – sentenziò con orgoglio Picapicà. Detto questo spiccò il volo per tornare, dopo meno di un minuto, con una spilla d’oro nel becco. Doveva essere abbastanza pesante perché l’uccello arrivò a fatica dai suoi compagni. – Ecco qui – disse fiera, facendo cadere il gioiello per terra – con questa arriveremo dove ci pare. – È proprio d’oro! – esclamò Babalù. – Certo, sono una gazza ladra non una gazza sciocca! – A chi l’hai rubata? – domandò Fifì. – Questa volta non ho rubato niente. L’ho

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Bakuk il mercante di tappeti

trovata sul ponte della nave, infilata tra due assi di legno – cercò di spiegare la gazza. – Secondo me ti stai arrampicando sugli specchi. Sono assolutamente convinto che tu l’abbia presa a qualche viaggiatore che ora la starà piangendo – replicò il dromedario con lo sguardo sempre più severo. – Fifì ha ra-ra-ragione. Riportala susu-subito al suo pa-pa-padrone! – ordinò arrabbiato Aram. – Vi state sbagliando di grosso. Mi state accusando ingiustamente e senza prove! Avrei voluto chiedere a tutti i passeggeri della nave di chi fosse la spilla per restituirla al legittimo proprietario. – Questa è bella! Ti dovremmo credere? – intervenne Babalù. – Dovete credermi! – replicò l’uccello roteando il becco come se fosse una scimitarra. – Rispondetemi: chi avrebbe mai dato retta a una gazza? – continuò

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Capitolo 9

Picapicà, sempre più infuriata e offesa. – Su questo pu-pu-punto non posso darti to-to-torto – osservò Aram. – Mah… forse è andata come dice lei. Comunque, ora che l’imbarcazione è ripartita non possiamo fare più nulla. Resta solo da capire come sfruttare a nostro vantaggio questa situazione – disse Fifì, con un tono di voce tornato tranquillo. – Che cosa intendi dire? – intervenne Babalù. – Bisognerà trovare qualcuno disposto a comperare la spilla. Con il ricavato potremmo continuare il nostro viaggio – chiarì il dromedario. Ascoltando queste parole Picapicà si accorse che i compagni in fondo erano contenti che li avesse tirati fuori da quella brutta situazione.

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Capitolo 10

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Assad con l occhio bendato Aram ci pensò un po’ su, poi si arrese all’evidenza e prese atto che non c’era altra via di scampo. “E va bene, teniamoci la spilla d’oro” pensò fra sé e sé con grande onestà. “Del resto, sono io che li ho messi in questo guaio”. E con gli occhi bassi, in silenzio, si mise a capo della carovana. Dopo mezz’ora di marcia lenta e silenziosa arrivarono finalmente nel bazar di Ghazza. Il mercato era affollato tanto che non era facile avanzare tra la folla e le tante

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Capitolo 10

bancarelle che esponevano ogni tipo di prelibatezza. E poi incantatori di serpenti, mangiatori di fuoco, venditori d’acqua, addestratori di scimmie venuti chissà da dove creavano qua e là assembramenti che era quasi impossibile superare. – Credo sia il caso di domandare a qualcuno dove trovare una bottega che faccia al caso nostro – osservò Fifì, che era quello che faceva più fatica ad andare avanti. – Hai ra-ra-ragione – disse Aram, e subito chiese informazioni a un venditore di datteri. – Se vuoi sbarazzarti di qualcosa di prezioso – rispose il mercante – l’unico cui puoi rivolgerti è Assad. Imbocca il primo vicolo a sinistra, percorrilo tutto. È impossibile sbagliarsi perché la strada finisce proprio di fronte alla sua bottega. Però attento: Assad ha un occhio solo, ma vede benissimo. Soprattutto i suoi interessi. Non farti imbrogliare ragazzo! – Grazie, ci pro-pro-proverò! – disse Aram,

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Assad con l’occhio bendato

accennando un sorriso e consapevole della sua ingenuità. Quando arrivarono in fondo al vicolo indicato dal venditore di datteri, trovarono Assad che, seduto davanti al suo negozio, sorseggiava una bevanda calda. Aveva una grande testa, tonda e pelata, e l’occhio sinistro coperto da una benda nera. – Che brutto tipo! – esclamò sottovoce Babalù. – Proprio non mi piace – aggiunse Nerina. – Ci imbroglierà di sicuro – disse Fifì. – Quanto vorrei parlaci io – sussurrò Picapicà. – Invece de-de-devo farlo io. Quello lì forse cercherà di imbrogliarmi, ma di sicuro a te ti-ti-ti cucinerebbe subito al forno – disse ridacchiando Aram per farsi coraggio. Difficile a credersi, ma quella volta Aram fu deciso e risoluto. Ribatté colpo su colpo alle offerte di Assad, fino a raggiungere un accordo più che ragionevole: sessanta sesterzi. Certo, l’oggetto ne valeva almeno

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Capitolo 10

trecento, ma la cifra stabilita era comunque sufficiente per portare a termine la sua missione e imbarcarsi nuovamente alla volta di Alessandria.

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Assad con l’occhio bendato

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Capitolo 10

Così, dopo aver acquistato i viveri necessari per il resto del viaggio, trovarono una locanda a buon prezzo dove cenare e passare la notte prima di affrontare il terribile deserto. Quella volta dormirono profondamente: Babalù acciambellato su un sacco di farina, Nerina appesa a una trave, Picapicà rintanata dentro una crepa di un muro e Fifì finalmente in una vera stalla. Tutti riposarono tranquilli e con la pancia piena, tutti tranne Aram che, salito sul tetto della locanda, nonostante il freddo, non riusciva a staccare gli occhi dalla cometa. Sempre più vicina, sempre più grande, sempre più lucente. Non doveva essere lontano il luogo indicato da quella luce pulsante e misteriosa. Così il pensiero di poter realizzare il suo sogno bastò a non fargli chiudere occhio. Era appena l’alba quando Aram iniziò a svegliare i suoi compagni di viaggio. – Fifì… su… è ora! E tu Picapicà svesvegliati. Nerina, Babalù a-a-andiamo!

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Assad con l’occhio bendato

– Che cosa ti ha preso? – domandò con gli occhi ancora chiusi Fifì – Che fretta abbiamo? – Già – aggiunse infastidito il serpente – è ancora buio! – Uffa! Proprio ora che stavo sognando un bellissimo bracciale d’oro massiccio – brontolò Picapicà. – Non si fa così! – protestò anche Nerina. Ma Aram non volle sentire ragioni e, come il capitano di una nave che organizza a suon di ordini la ciurma per salpare, riuscì ben presto a mettere in marcia l’assonnata compagnia. Ghazza, rischiarata già dalla luce dell’alba, fu presto lontana e quando scomparve del tutto dal loro sguardo il deserto li aveva già inghiottiti. – Potremmo almeno fare colazione – esclamò Picapicà. – Giusto, fermiamoci laggiù, in quella piccola oasi – concordò Babalù. – Ma siamo appena partiti! – protestò Fifì. – Vero. Non credo sia il caso di fermarsi –

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Capitolo 10

aggiunse Nerina che, aggrappata alla pancia del dromedario, tentava di riprendere sonno. – Lo credo bene che non volete fare una sosta! Tu hai ruminato tutta la notte e bevuto fino a riempirti d’acqua la gobba, e tu ti sei ingozzata d’insetti, tanto che hai la pancia che potrebbe esplodere da un momento all’altro. E ora vorreste riposare in pace. Noi no. Babalù e io abbiamo lo stomaco vuoto perciò, che siate d’accordo oppure no, ci fermiamo! – gracchiò Picapicà, svolazzando minacciosa sulla comitiva. – Va-va-va bene. Facciamo una so-sososta. Così po-po-potrò chiedere indicazioni a quella ca-carovana accampata lì dietro – disse Aram. E così, con aria vittoriosa, la gazza iniziò a spolpare un po’ di datteri caduti dalla pianta, mentre Babalù si appostò dietro un sasso in attesa di qualche piccola preda. – L’abbiamo vista anche noi la stella. Sono notti che accompagna il nostro cammino –

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Assad con l’occhio bendato

disse un mercante di seta. – E co-co-come si fa per raggiungerla? – chiese Aram. – Ahahahaha! – rise l’uomo – Una stella, ragazzo mio, non si raggiunge mai. – Giusto! Però questa – aggiunse un altro mercante – è davvero speciale. Sono anni che durante i miei viaggi osservo il cielo e non ho mai visto qualcosa di simile. Le stelle di solito se ne stanno lassù, sulla volta celeste, inafferrabili, irraggiungibili. Puoi andare loro incontro marciando giorni e giorni, ma alla fine ti sembra che stiano sempre allo stesso punto e che tu non abbia fatto nemmeno un passo verso di loro. Ma questa stella è davvero diversa: sembra che stia lì per indicare agli uomini un posto preciso, un avvenimento straordinario. – Dove si trova se-se-secondo voi questo po-po-posto? – chiese Aram. – A nord figliolo, a nord. C’è molta strada da fare. E non è certo un viaggio adatto a un ragazzo, per giunta solo.

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Capitolo 10

– Io non sono so-so-solo – disse Aram indicando i suoi compagni di viaggio. – Ahahahah… – rise ancora il mercante – Che la fortuna ti assista! – e, scuotendo il capo, l’uomo voltò le spalle al ragazzo.

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Capitolo 11

La fatica si fa sentire Ripresero la marcia quando il sole era già alto nel cielo azzurro. L’aria, anche se fresca, era gradevole. La notte, come accade sempre nel deserto e specialmente in inverno, era stata molto fredda. Come avrebbero superato indenni tante altre notti all’aperto? Avevano coperte a sufficienza? L’acqua e il cibo sarebbero bastati? Avrebbero sofferto la fame e la sete? Avrebbero saputo difendersi dalle bande di predoni o dalle belve feroci? A tutto questo pensavano, silenziosi, i nostri amici, mentre si inoltravano nel cuore del

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Capitolo 11

deserto, diretti verso settentrione. Quando la sera aveva cancellato le ombre, decisero di accamparsi accanto a uno spuntone di roccia. Dopo che Aram ebbe acceso un bel fuoco, ognuno di loro, a seconda delle proprie abitudini, cenò. Senza dire una parola. – Questo si-si-silenzio non mi pi-pi-piace! Avanti: spu-spu-sputate il rospo – esclamò Aram. – Se avessi un rospo a portata di lingua lo mangerei, altro che sputarlo! – se ne uscì Babalù sperando di essere spiritoso. Ma non rise nessuno. – Non siamo pentiti di averti seguito – disse Fifì. – Lo rifarei di nuovo in nome della nostra lunga amicizia. Però questa storia della cometa… – Co-co-cosa vuoi di-di-dire? – domandò Aram. – I viaggi lunghi e pericolosi si fanno per vendere merci, raggiungere parenti, cercare tesori, fuggire dalla fame e dalla

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La fatica si fa sentire

guerra, non per inseguire una stella – aggiunse il dromedario. – Lo sa-sa-sapevate dall’inizio. A tutti voi ho detto il mo-motivo di questo viaggio! – replicò il ragazzo. – Hai ragione – intervenne Nerina – sei stato sincero con noi, ma ora stare qui in mezzo al deserto pieno di pericoli, sapendo che ci aspettano ancora settimane di viaggio... Proprio mentre anche Picapicà e Babalù stavano per confessare i loro dubbi, una folata di vento improvvisamente liberò il cielo da un gruppo di nuvole alte e sottili. La cometa apparve anche quella notte in tutto il suo splendore. Emanava una luce calda, pulsante, argentea, capace di rischiarare la sabbia, la roccia arsa, i pochi ciuffi secchi di vegetazione aggrappati a qualche sasso. E quella folata e quel chiarore spazzarono via anche i dubbi dalla mente e dal cuore dei nostri amici. Non ci fu bisogno di dire altro, di spiegare

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nuovamente i motivi di quel viaggio, il perché di quell’inseguimento celeste. Così, Aram, Fifì, Babalù, Nerina e Picapicà si strinsero gli uni agli altri e non ebbero più paura del buio. La notte passò gelida, serena e veloce. Non fu facile rimettersi in marcia. Il tepore delle coperte era ancora un’indispensabile difesa contro l’aria fredda del mattino. La temperatura si sarebbe rialzata solo verso mezzogiorno, ma Aram e i suoi compagni non avevano tempo da perdere.

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Capitolo 11

A soffrire maggiormente il freddo era Babalù che iniziava a dare segni di vita solo dopo essere stato scaldato da almeno un paio d’ore di sole. Nel frattempo, se ne stava acciambellato sulla gobba di Fifì che aveva imparato a sopportarlo. Anche Nerina non era a suo agio: non amava il giorno, soprattutto non sopportava la luce. Per questo trascorreva le ore più fredde della giornata appesa alla pancia del dromedario senza aprire né gli occhi né la bocca. Rimanevano, quindi, solo Fifì e Picapicà a fare compagnia ad Aram. Ma poiché Fifì era un tipo taciturno, l’unica a scambiare qualche parola con il ragazzo era la gazza. – Vedi qualco-co-cosa all’orizzonte? – chiese Aram all’uccello che, ogni tanto, si alzava in voli di perlustrazione. – Solo rocce, pietre e tanta sabbia – rispose sconsolata Picapicà. – Se-se-secondo la mappa di Alem tra un paio di giorni dovremmo abbandonare il

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La fatica si fa sentire

deserto – disse Aram. – Speriamo che il tuo amico non abbia sbagliato i calcoli – sospirò l’uccello. – Co-co-cosa dici? Non ca-ca-cambi mai. Anche in questa situazione pensi all’oro e all’argento! – esclamò con un tono di rimprovero il ragazzo. – Perché dovrei cambiare? Sono una gazza ladra, mica una gazza del deserto! – Ahahah!!! – rise di gusto Aram. E anche a Fifì, che aveva ascoltato tutto nel massimo silenzio, scappò un sorriso.

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Capitolo 12

La tempesta e i predoni Non era giunto ancora mezzogiorno quando, all’improvviso, il cielo si oscurò. – Chi è che mi fa ombra? – protestò Babalù. A lui il sole non bastava mai. – Già sera? – domandò Nerina – Come passa in fretta il tempo da queste parti – rifletté sorpresa. – È solo una nuvola passeggera – gracchiò Picapicà. – Pa-pa-passerà molto presto – osservò tranquillo Aram. – Tutti al riparo!!! – urlò invece Fifì,

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La tempesta e i predoni

l’unico che aveva capito quello che stava accadendo. – Che co-co-cosa ti pre-prende? Sei imimpazzito? – disse Aram. – Subito. Corriamo lì, verso quelle rocce. Forse riusciranno a salvarci! – gridò il dromedario sempre più agitato, mentre il cielo si era fatto di un grigio che tendeva al giallo. – Ripararci da cosaaaa? – chiesero il serpente, la gazza e il pipistrello. – Dalla tempesta di sabbia! – rispose Fifì. – Tempesta di sabbia? Aiutooooo! E tutti, presi dal panico, iniziarono a correre e a volare verso il luogo indicato da Fifì. Purtroppo, non fecero in tempo a percorrere una cinquantina di metri che una nuvola di vento e sabbia li avvolse. – Non riesco più a volare! – gridò la gazza. – Ti prego Fifì non ti sedere, altrimenti morirò schiacciata dal tuo peso – supplicò disperata Nerina. – Do-do-dove siete? Non ve-ve-vedo più

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nulla! Ho gli o-o-occhi pieni di sabbia – urlò spaventato Aram. – Neanche io vedo più. Moriremo tutti! – esclamò il dromedario che pure era un tipo coraggioso. – Non preoccupatevi, vi guiderò io! – affermò deciso Babalù, l’unico a sapere come cavarsela in una situazione del genere. – Aram, tu aggrappati alla coda di

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Fifì e non la lasciare. Nerina, tu resta dove sei. Picapicà, tu afferra forte con il becco il mantello di Aram… dai Fifì, ora tieni la punta della mia coda tra i tuoi denti e seguimi!

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Capitolo 12

Così, procedendo in fila indiana, l’uno legato all’altro e guidati da Babalù riuscirono, anche se stremati, a raggiungere uno spuntone di roccia che si mostrò presto un riparo vitale. All’improvviso, così com’era arrivata, la tempesta, scomparve. Era già notte quando quella nuvola furiosa di vento e sabbia svanì. Lasciò un cielo limpido, illuminato da tutte le stelle del firmamento, in particolare da quella per la quale Aram e i suoi amici avevano da poco rischiato la vita. Tutti pensarono la stessa cosa: “Ecco la cometa, che con il suo splendore ci chiede di andare avanti” ma nessuno parlò, perché nessuno aveva più intenzione, nonostante il pericolo appena corso, di tornare indietro. Tutti, invece, ringraziarono Babalù. Il primo fu Fifì: – Avrei dovuto essere io a portarvi in salvo, invece sei stato tu. Mi vergogno di avervi deluso. – Non dire sciocchezze! – replicò affettuoso

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La tempesta e i predoni

Babalù – Tu ci hai avvertiti del pericolo e io, grazie a come la natura mi ha fatto, ho potuto condurvi in salvo. Qualche volta strisciare come un serpente può diventare un vanto! – Ahahahhah! – risero in coro. – Non smi-smi-sminuire il tuo coraggio. Sei stato da-da-davvero grande amico mio – disse Aram. – Sì, devo riconoscerlo: hai mostrato sangue freddo! – esclamò Nerina. – Senza falsa modestia – disse Babalù – il sangue freddo non mi manca. E tutti risero nuovamente a crepapelle. Poi, dal momento che si era fatto molto tardi, decisero di trascorrere lì la notte. Accesero un fuoco, cenarono e, sotto il chiarore della cometa, furono presto presi dal sonno. Ma i guai non erano finiti. Dormivano da cinque ore quando un fragore di ferraglie, zoccoli e grida umane svegliò di soprassalto prima Aram, poi tutti gli altri.

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Capitolo 12

– I predatori del deserto! – urlò Fifì. – Chi? – domandò mezza addormentata Nerina. – I predatori del deserto. Una banda di ladroni che fa scorribande da queste parti – rispose il dromedario. – So-so-sono ca-ca-cattivi? – domandò ingenuamente Aram. – Spietati! Se ci prendono o ci uccidono o ci vendono come schiavi! – rispose Fifì. – Stanno venendo proprio verso di noi. Mi tireranno il collo! – disse disperata Picapicà. – Dobbiamo fuggire! – esclamò Babalù stordito dal freddo. – E co-co-come? E do-dove? Le nuvole hanno di nuovo co-co-coperto il cielo e non ci si vede a un palmo di na-na-naso – osservò disperato Aram. – Questa volta tocca a me salvare la pelle a tutti quanti! – disse con tono eroico Nerina. – Che cosa vuoi dire? – chiese Fifì.

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La tempesta e i predoni

– Semplicemente che vi guiderò io, che al buio ci vedo benissimo! Riformarono in fretta la fila indiana che era riuscita a sopravvivere alla tempesta di sabbia, e anche questa volta, con al comando il pipistrello, i nostri amici la scamparono bella. E finalmente, dopo essere sfuggiti anche alle spade affilate dei predoni del deserto, poterono, senza piĂš ostacoli, arrivare lĂ dove la cometa sembrava sospesa sopra le loro teste.

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Capitolo 13

Sotto la cometa Arrivarono a Betlemme che era quasi mezzanotte. Nonostante l’ora tarda in giro c’era tanta gente. I pastori non avevano ancora riportato le greggi negli ovili, le botteghe dei vasai, quelle dei falegnami come quelle dei cestai erano ancora aperte e davanti alle abitazioni, nonostante il freddo pungente e qualche fiocco di neve che cadeva qua e là, le donne chiacchieravano al chiarore della cometa. – Come mai tanta animazione? – domandò Fifì a un dromedario che passava da quelle parti.

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Sotto la cometa

– Non lo hai saputo fratello? Questa sera arriveranno tre magi dall’Oriente. “Come ci aveva detto il vecchio Bakuk!” pensò Aram. – E che cosa verrebbero a fare in questo villaggio sperduto tre magi? – Allora sei proprio all’oscuro di tutto? – Veramente è da tanto che non frequento il bazar, quindi sono a corto di notizie. E poi è da settimane che io e i miei amici stiamo seguendo quella stella. – Bene, allora qualcosa sapete. – Tu-tu-tutte queste pe-pe-persone sono qui per la co-co-cometa? – intervenne Aram. – Diciamo che la gente è qui per ciò che la cometa indica: la nascita del Salvatore, del Re dei re – rispose il dromedario. – E chi sa-sa-sarebbe quest’uomo? – Non è un uomo. – Già, sarà di sicuro un dio – si intromise Nerina. – Ahahahah… vi sbagliate… è un bambino.

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Capitolo 13

Si chiama Gesù – disse il dromedario. – Gesù bambino! – dedusse Fifì. – Sì, Gesù bambino. Ora devo lasciarvi, altrimenti mi perdo l’arrivo dei magi. – Aspetta, dicci prima do-do-dove si trotro-trova la reggia? – Quale reggia? – Quella do-do-dove è nato questo Sa-sasalvatore. – Che reggia e reggia! Una mangiatoia dovete cercare, una mangiatoia – e se ne andò seguendo il flusso della folla. – Secondo me – disse Babalù, che moriva dal freddo e dal sonno – quel tuo collega ci ha presi in giro. – In effetti, non si è mai visto un Re dei re nascere in una stalla – sottolineò Fifì. – Per una volta ti do ragione. Su ragazzi, cerchiamo un posto in cui dormire e domani capiremo meglio di cosa si tratta. Tanto la cometa non scappa. – Tanta fatica per fermarsi a qualche passo dal traguardo! – esclamò da lontano

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Sotto la cometa

una voce conosciuta. – Ro-ro-romoletto!!! – urlò di gioia Aram correndo ad abbracciare l’amico – Che-cheche ci fai qui? – Quello che ci fate voi: attendiamo l’arrivo dei magi. A Roma si è sparsa la voce della nascita di Gesù e della venuta dei tre saggi dall’Oriente. Così il Prefetto ha voluto mandare papà a dare un’occhiata. Appena l’ho saputo gli ho chiesto di portarmi con lui. Ero convinto che ti avrei riacciuffato. – Bene, ora che hai ritrovato il tuo amico possiamo andare a cercare questa stalla reale? Domani faremo marcia indietro e finalmente torneremo ad Alessandria – disse Picapicà, con una punta di gelosia. Non dovettero percorrere molta strada. In poco tempo arrivarono all’ingresso di una piccola valle che terminava in una pianura. Al centro, vicino a una grande pianta d’ulivo, c’era una povera capanna, illuminata da una luce soffusa che non si capiva da dove venisse.

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Capitolo 13

– Guarda! – esclamò Nerina svolazzando bassa sopra la folla – C’è davvero un bambino appena nato. Di fianco a lui ci sono la madre e il padre e dietro un asino e un bue. – Incredibile! La gente gli si avvicina e si inginocchia adorandolo come un re – disse la gazza che dall’alto vedeva meglio di tutti. – I magi so-so-sono arrivati? – domandò Aram. – Per il momento non si è visto nessuno – rispose un pastore. – Qui tutti dicono che la splendida luce della cometa li illuminerà quando appariranno all’orizzonte – aggiunse un venditore di spezie. Poi, di colpo, su tutta quella gente rumorosa cadde il silenzio. Un silenzio di meraviglia, di stupore, d’incredulità. Finalmente la cometa aveva illuminato qualcuno. Gaspare, Melchiorre e Baldassare, i magi

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Sotto la cometa

che tutti attendevano? No. Proprio no. La cometa accarezzò, con il suo chiarore caldo e intenso, un pipistrello, un serpente, una gazza, un dromedario spelacchiato e un ragazzo dalla testa grande, la fronte alta, gli occhi a mandorla e il naso schiacciato. I più sorpresi furono ovviamente loro, che tentarono di sfuggire a quella luce, di tornare velocemente nell’oscurità. Ma alla luce di quella stella divina non avrebbero mai potuto sottrarsi. Anche perché dalla mangiatoia Maria, la madre del bambino, fece cenno a quella strampalata compagnia di avvicinarsi. Erano proprio loro che stavano aspettando. Le vittime di tanti pregiudizi e di tante ingiustizie, guidati fino a Betlemme da un ragazzo con il cuore gonfio di dolore, ma anche di forza, orgoglio e coraggio. Così, sotto lo sguardo amorevole di Maria e quello divertito di Giuseppe, Babalù si acciambellò finalmente al caldo, Nerina trovò la sua trave proprio sopra la culla,

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Capitolo 13

il bue e l’asinello fecero posto a Fifì e Picapicà si sistemò sulla sua testa, mentre Aram prese in braccio quel bambino appena nato e cullandolo do-do-dodolcemente gli baciò piano la fronte.

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o i r a s s o l G

, ALESSANDRIA D EGITTO

Alessandria si estende lungo la costa del Mediterraneo, a Ovest del delta del Nilo, nella parte settentrionale dell’Egitto. Fondata tra il 332 e il 331 a.C. da Alessandro Magno, uno dei più straordinari condottieri della storia, è ricordata per essere stata uno dei maggiori centri commerciali e culturali dell’antichità.

BIBLIOTECA DI ALESSANDRIA

La Biblioteca di Alessandria d’Egitto, edificata nel III secolo a.C., fu la più importante di tutta l’antichità e, secondo alcuni studiosi, arrivò a custodire più di 700.000 rotoli di papiro. Attorno ad essa si raccolsero poeti, scienziati, filosofi e medici. La sua fine, provocata da un incendio, è ancora avvolta nel mistero.

FARO DI ALESSANDRIA

Considerato una delle sette meraviglie del mondo antico, il Faro di Alessandria fu eretto sull’isola di Pharos, di fronte al porto della

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città, tra il 300 e il 280 a.C. La costruzione era alta circa 134 metri e la luce della sua lanterna poteva essere avvistata da quasi cinquanta chilometri di distanza. Rimase in funzione fino al XIV secolo, quando venne distrutto da due violenti terremoti.

GHAZZA

Ghazza è il nome arabo di Gaza, città dell’attuale Palestina che si affaccia sul mare Mediterraneo. Alessandro Magno, dopo averla assediata per mesi, la saccheggiò, uccise tutti gli uomini e vendette come schiavi le donne e i bambini, poi la ricostruì sul modello delle città greche del tempo.

GIUDEA

La Giudea, l’attuale Palestina, è una regione che prende il nome dal territorio occupato dalla tribù di Giuda di cui si parla nella Bibbia (da non confondere con il Giuda Iscariota, l’apostolo che tradì Gesù). La principale città di questa regione è Gerusalemme.

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MAGNA GRECIA

Per Magna Grecia si intende l’area geografica della nostra penisola che, a partire dall’VIII secolo a.C., fu colonizzata dai Greci. Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia furono sottomesse da antiche città greche in cerca di nuove terre e di nuovi mercati. I territori interessati non conobbero solo un importante sviluppo economico, ma anche e soprattutto una significativa crescita culturale, riempiendosi di templi e teatri.

PAPIRO

Il papiro è la superficie sulla quale gli uomini hanno scritto per quasi quattro millenni. Ricavata da una pianta acquatica molto diffusa nel delta del Nilo, fu utilizzata in tutto il mondo antico per le sue caratteristiche di leggerezza e resistenza. Inoltre, i fogli di papiro si piegavano con facilità dando vita a dei rotoli che rappresentavano i libri dell’antichità. L’utilizzo del papiro scomparve solo quando si scoprì che dagli stracci si poteva ricavare una superficie di scrittura molto più economica: la carta.

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POSEIDONE

Poseidone era una divinità degli antichi Greci, identificata dai Romani con Nettuno. Secondo un antico mito, nella divisione del mondo tra i figli di Crono, a Poseidone spettò il mare e in genere il regno delle acque. Egli era tra le maggiori divinità dei Greci, inferiore solo al fratello Zeus.

STELLA COMETA

Quella che comunemente viene chiamata stella cometa, il simbolo universale del Natale, guidò, secondo il Vangelo di Matteo, i re magi verso Betlemme. Gli astronomi di tutti i tempi si sono interrogati su questo fenomeno, ma senza arrivare a svelarne il mistero. Secondo alcuni calcoli astronomici recenti, però, questa stella potrebbe essere la cometa di Halley che risulta visibile dalla Terra circa ogni settanta anni.

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Capitolo 1

1. Alizé contro Perfidia (p.64) Mariagrazia Bertarini Storie per crescere 2. Rosso Rosso. Clic! (p.48) Stampato maiuscolo Emanuela Orlandini Storie per crescere 3. Tommy, il pesce ciclista (p.48) Elisa Prati Cartoline dal mare 4. Carletto rock (p.80) con Audio CD Mariagrazia Bertarini Musiche di Daniele Cosenza Artè - storia con copione per recite 5. Re e Regine (p.48) Stampato maiuscolo Valentina Falanga Classici 6. Derby giurassico (p.48) Stampato maiuscolo Mauro Colombo La macchina del tempo 7. Lo Scacciapaura (p.48) Elisa Prati Storie per crescere 8. I musicanti di Brema (p.64) con Audio CD Mariagrazia Bertarini Musiche di Paolo Iotti Artè - storia con copione per recite 9. Mistero alla fattoria Giallogirasole (p.48) Stampato maiuscolo con caratteri ad alta leggibilità - audio disponibile sul sito Maria Giuliana Saletta Cartoline dalla fattoria 10. Super Ugo (p.64) Alessia Zucchi Storie per crescere

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Serie verde

11. Strady (p.48) con Audio CD Federica Castriota Musiche di Paolo Iotti Artè - storia con copione per recite 12. Magicalia e Fantalucio (p.48) Laura Novello Storie per crescere 13. Hansel e Gretel (p.48) Mariagrazia Bertarini Classici 14. Buon Natale! (p.48) Stampato maiuscolo e minuscolo Maria Giuliana Saletta Storie per crescere - con attività di bricolage per il Natale 15. Un tipo speciale (p.64) Alessia Zucchi Storie per crescere 16. Una tartaruga extra large (p.48) Stampato maiuscolo Fulvia Degl’Innocenti Storie per crescere 17. Il topino che voleva leggere (p.48) Stampato maiuscolo Giorgia Cozza Storie per crescere 18. Voglio un cane! (p.48) Stampato maiuscolo Roberto Monti Storie per crescere 19. Fiabe Classiche (p.64) Stampato maiuscolo e minuscolo Mariagrazia Bertarini, Valentina Falanga Classici


20. Il gufetto che voleva contare (p.48) Stampato maiuscolo Giorgia Cozza Storie per crescere 21. Vestiti a pennello (p.48) Stampato maiuscolo Roberto Monti Storie per crescere 22. Una famiglia strana (p.48) Stampato maiuscolo Francesco Matteuzzi Storie per crescere

1. Viaggio al centro della Terra (p.128) Gianluca Agnello Classici 2. Dieci milioni di giorni fa (p.128) Giorgio Di Vita La macchina del tempo 3. Pizza, pidocchi e un genio nell’astuccio (p.96) Maria Vago Storie per crescere 4. In diretta dalla savana (p.128) Annalisa Molaschi Storie per crescere 5. Tre sirene e un pirata (p.96) Elisa Prati Cartoline dal mare 6. Alla ricerca della memoria perduta (p.128) con Audio CD Giancarlo Oliani Musiche di Paolo Iotti Artè - storia con copione per recite 7. Storie con i fiocchi (p.112) M. Bertarini, M. Martini Raccasi, D. Mecenero, M. Vago, G. Di Vita Storie per crescere - con attività di bricolage per il Natale

23. La panchina degli amici (p.48) Mirko Montini Storie per crescere 24. Il Divoratutto (p.48) Federica Nuccio, Roberta Vottero Storie per crescere

Serie gialla

8. Tanti auguri! (p.112) Maria Vago Storie per crescere 9. Un regalo dal bosco (p. 64) Maria Giuliana Saletta Storie per crescere 10. Che spasso la montagna! (p.112) Annamaria Parravicini Cartoline dalla montagna 11. Il risveglio della mummia (p.64) Con caratteri ad alta leggibilità Audio disponibile sul sito Mariagrazia Bertarini Storie per crescere 12. Storie dalla preistoria (p.112) Maria Vago La macchina del tempo 13. Il libro della giungla (p.112) Elisa Prati Classici

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Capitolo 1

14. Gulliver a Lilliput (p.96) Con caratteri ad alta leggibilità Audio disponibile sul sito Gianluca Agnello Classici 15. Il giornalino di Luca (p.96) Francesco Matteuzzi Storie per crescere 16. Emergenza lombrichi (p.80) Laura Novello Storie per crescere 17. Fiabe al rovescio (p.96) Alessia Faltoni Storie per crescere 18. Ma quanto sei cresciuto? (p.112) Francesco Matteuzzi, Andrea Antonazzo La macchina del tempo 19. Torno Topodomani (p.80) Carmine Spera Storie per crescere 20. Robin Hood (p.80) Francesco Matteuzzi Classici

1. Sissi e il concorso di Miss Nuvolabuia (p.144) Mariagrazia Bertarini Storie per crescere 2. Re Artù, il cuore e la spada (p.144) Analisa Casali Classici 3. Lo SmontaBulli (p.128) anche con DVD Diego Mecenero Storie per crescere

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21. Storie Sconclusionate (p.96) Con caratteri ad alta leggibilità Audio disponibile sul sito Gianfranco Liori Alberto Melis Storie per crescere 22. Storie Classiche (p.80) Mariagrazia Bertarini, Valentina Falanga Classici 23. Il mondo perduto (p.128) Gianluca Agnello, Valentina Falanga Classici 24. La forchetta volante (p.112) Tiziana Bruno Storie per crescere 25. Scuola di mostri (p.96) Francesco Matteuzzi, Andrea Antonazzo Storie per crescere 26. Leonardo (p.96) Elisa Prati La macchina del tempo 27. Andrea (p.96) Maria Giuliana Saletta Storie per crescere 28. La cometa (p.112) Roberto Melchiorre La macchina del tempo

Serie arancione

4. TomTom e il Re Scorpione (p.144) Mauro Martini Raccasi La macchina del tempo


Viaggio al centro della terra

5. Venet, vidi, bici (p.144) Luca Cognolato Cartoline dal Veneto 6. Amore e Psiche (p.112) con Audio CD Giorgio Di Vita Musiche di Paolo Iotti Artè - storia con copione per recite 7. Alè-oo! La vittoria più bella (p.112) anche con DVD Mauro Colombo Storie per crescere 8. TomTom e i predoni Vichinghi (p.144) Mauro Martini Raccasi La macchina del tempo 9. I viaggi di Ulisse (p.144) Gianluca Agnello Classici 10. L’isola del tesoro (p.128) Claudio Riva Classici 11. Il segreto di Nicola (p.144) Giorgio Di Vita Cartoline dalla Sicilia 12. Il mistero del tortellino mannaro (p.128) Mauro Martini Raccasi Cartoline dall’Emilia Romagna 13. Zanna Bianca (p.128) Gianluca Agnello Classici 14. Mai più! (p.96) M. Maggi, F. Matteuzzi, M. Bertarini, M.G. Saletta Racconti per non dimenticare 15. A tutto sport! (p.144) M.Colombo, S. Colombo, G. Caldara Storie per crescere

16. Tre spie per un imperatore (p.144) Francesco Matteuzzi La macchina del tempo 17. Tutti a bordo! (p.144) Analisa Casali Cartoline dalla Sardegna 18. Il segreto del mantello blu (p.112) Diego Mecenero Cartoline dalle Marche 19. Le frittelle di Pericle (p.128) Roberto Melchiorre La macchina del tempo 20. Renzo e Lucia (p.128) Valentina Falanga Classici 21. Il tesoro del castello (p.112) Micaela Di Trani Cartoline dalla Puglia 22. Che bello un mondo diritto! (p.128) Con caratteri ad alta leggibilità Audio disponibile sul sito Matilde Guastaferro Storie per crescere 23. L’avventuroso Enea (p.144) Gianluca Agnello Classici 24. Il Corsaro Nero (p.128) Laura Novello Classici 25. Canto di Natale (p.128) Valentina Falanga Classici 26. Il furioso Achille (p.144) Gianluca Agnello Classici 27. Il diario di Anna Frank (p.160) Maria Giuliana Saletta Racconti per non dimenticare

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28. Vacanze toscane (p.112) Monica Baccelli Cartoline dalla Toscana 29. Frankenstein (p.128) Roberto Melchiorre Classici 30. Non parlo più (p.80) Con caratteri ad alta leggibilità Audio disponibile sul sito Sabrina Mengoni Storie per crescere

1. 150 candeline (p.112) Mariagrazia Bertarini L’unità d’Italia 2. Il mondo a cinque cerchi (p.112) Mariagrazia Bertarini Le Olimpiadi 3. Abbasso lo spreco! (p.112) Maria Vago Lo spreco alimentare

31. Il segreto del faraone (p.144) Mariagrazia Bertarini Storie per crescere 32. Il mistero di Topkapi (p.144) Mariagrazia Bertarini Storie per crescere 33. Alla scuola del mare (p.144) Maria Vago La macchina del tempo

Serie oro

4. INforma ragazzi (p.112) Francesco Matteuzzi Roberto Melchiorre Sport e vita sana

1. Ventimila leghe sotto i mari (p.160) Mauro Martini Raccasi Classici 2. Sherlock Holmes (p.160) Mauro Martini Raccasi Classici 3. Il gatto della tramvia (p.144) Elisa Prati Storie per crescere 4. Carlo Urbani – Una vita per gli altri (p.112) Ilenia Severini Storie per crescere

Serie rossa

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