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La scuola è un diritto?

l’ora di EMPATIA Mettiti nei panni di quei bambini: che cosa proveresti? E se tu fossi l’insegnante, come ti comporteresti? Mettetevi in cerchio e parlatene in classe.

APPROFONDIMENTO IN GUIDA

Ho preso la bicicletta e sono andato alla ricerca dei bambini: i miei scolari che adesso a scuola non ci vengono più. Un pastore mi indica un edificio all’orizzonte. La porta dell’edificio è chiusa. Un guardiano mi minaccia con un bastone. Gli offro delle sigarette e a quel punto mi apre. Entro in una sala in cui un centinaio di ragazzi stanno cucendo pezzi di cuoio, bianco e nero. I miei allievi fanno palloni da calcio o scarpe. Sulle pareti sono appesi dei manifesti pubblicitari con un campione sportivo nero che sta per iniziare una corsa. “Le scarpe da pallacanestro del terzo millennio”, “Lo spirito della vittoria”. Quale vittoria? Quella che fa lavorare i bambini, quella che li allontana dalla scuola per poterli sfruttare visto che sono poveri e non possono difendersi? Con la testa bassa, lavorano in silenzio e senza perdere tempo. Gli oggetti confezionati vengono controllati da un capo bianco occidentale. Mi avvicino. Lui si stupisce, poi mi dice: − Immagino tu sia il maestro. − Sì. − I tuoi studenti preferiscono la mia fabbrica alla tua scuola. Almeno qui guadagnano. − Ma ci sono dei bambini, dei minorenni, lei non ha il diritto di farli lavorare.

OMPRENDOC

il testo

Rispondi a voce.

Chi sono i protagonisti di questo testo?

Perché il maestro va alla fabbrica?

Perché i ragazzi sono alla fabbrica e non a scuola?

Il saggio dice al maestro che la scuola è un lusso: che cosa significa?

− Non li obbligo io. Del resto, è qui tutta la tua classe. Potrai tenere le lezioni quando avrai dato loro da mangiare. Perché io, qui, li faccio anche mangiare. − La denuncerò. Le ricordo l’articolo 4 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Il lavoro minorile è una forma di schiavitù. È punito dalla legge. − O la smetti o ti spacco la testa con questo bastone. Chiedigli di seguirti. Vedrai che nemmeno un ragazzino lascerà il suo posto. Gli allievi non osano guardarmi in faccia. Forse per paura, forse per vergogna. Cerco di rivolgermi a loro, ma il capo occidentale mi spinge verso la porta. Mi ritrovo fuori, solo con la mia rabbia. Il guardiano mi dice imbarazzato: − Lì dentro ho due bambini. Dopo la stagione torneranno alla tua scuola. Per il momento portano a casa un po’ di soldi. Al villaggio, racconto tutto a Hadj Baba, il saggio, che scuote la testa e mi dice: − La terra ha sete e il bestiame è in pessimo stato. La scuola è lì, non si sposterà. Quando andrà meglio, riprenderai le tue lezioni. Il sapere può attendere, la pancia degli uomini no. Sai, i poveri non li ama nessuno. È così, non c’è niente da fare. Imparare la storia, la geografia, la matematica, le scienze… è importante; ma per noi, in questo momento, è un lusso. La scuola sarà per un’altra volta. Abbi pazienza, resta con noi; sono sicuro che troverai una soluzione.

T. B. Yellow, La scuola o la scarpa, Bompiani NALIA ZZO

il testo

Indica con X.

Qual è il “tema”, cioè l’argomento affrontato in questo brano?

L’importanza della scuola. Il lavoro minorile.

La fame in alcuni Paesi del mondo. Qual è lo scopo di questo brano?

Riportare i ragazzi a scuola.

Denunciare che la scuola non è un diritto per tutti.

Dire che la povertà non è un problema risolto.

LegalitàL viaggionella

Che cosa significa la parola DIRITTO? È il complesso di regole che sono alla base della vita di una società; è un bisogno a cui non è possibile rinunciare.

Leggi.

Maestra Antonella: Pietro, ti ricordi la CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA approvata a New York nel 1989? Pietro: Certo, la conosco, e ora chiedo i miei diritti! Maestra Antonella: Va bene. Vediamo insieme quali, tra i diritti elencati nella Carta, ora non ti vengono riconosciuti. Tutti i bambini: Sì maestra! Facciamogli capire che sbaglia! Maestra Antonella: Faremo un riassunto dei diritti scritti nella Carta e vedremo quali ti mancano, Pietro.

Immagina di essere al posto di Pietro e rispondi anche tu ad alcune domande che la maestra Antonella gli pone. DIRITTO ALLA VITA E AD AVERE UN NOME Maestra Antonella: Come ti chiami? Pietro: Pietro! Il vero, unico, speciale Pietro. Anche se altri si chiamano così, io lo so quando ci si vuole rivolgere proprio a me… Rispondi anche tu:

Maestra Antonella: Quando sei nato? Pietro: Il 7 gennaio 2010. Poche ore dopo la mia nascita papà è andato in Comune e mi ha fatto registrare. Da quel momento nessuno può far finta che io non ci sia. Rispondi anche tu:

EDUCAZIONE CIVICA

DIRITTO ALLA SALUTE E A ESSERE CURATI E AMATI Maestra Antonella: Chi ti nutriva da piccolo? Che cosa mangiavi? Pietro: La mamma! Stava sempre con me e mi dava il suo latte. Me lo dava anche di notte, quando avrebbe preferito dormire. Anche adesso, se qualche volta non voglio mangiare, pensa subito che io stia male e si preoccupa. Rispondi anche tu:

Maestra Antonella: L’altro giorno, Pietro, sei stato male a scuola. Che cosa ho fatto io? Pietro: Hai chiamato la nonna, che mi è venuta subito a prendere. Maestra Antonella: Se pensi a qualcuno su cui potrai sempre contare, che non potrebbe mai dimenticarsi di te, chi ti viene in mente? Pietro: La mia famiglia! A volte si litiga, ma io sono certo che la mia famiglia mi aiuterebbe sempre. Rispondi anche tu:

DIRITTO ALLA PROTEZIONE CONTRO SFRUTTAMENTI E MALTRATTAMENTI Maestra Antonella: A volte, Pietro, sei proprio tremendo. Non hai voglia di scrivere, di disegnare e discuti con gli altri. Ma quando quel ragazzo più grande ha fatto il bullo con te, che cosa abbiamo fatto noi insegnanti e i compagni e le compagne? Pietro: Mi siete sempre stati intorno per proteggermi. Poi, voi maestre, gli avete parlato e le cose sono andate meglio. Maestra Antonella: Da chi ti senti protetto? Come? Pietro: Rispondi anche tu:

LegalitàL viaggionella

DIRITTO ALL’ISTRUZIONE Maestra Antonella: Ogni mattina, Pietro, esci di casa e vai in un luogo accogliente, dove tante persone ti fanno sentire importante e non rinunciano a te, anche quando diventi un po’ antipatico. Dimmi: qual è questo luogo? Pietro: La scuola! So che la trovo sempre là, con i suoi libri, le sue lavagne, i suoi quaderni. È parte della mia vita anche se a volte ne farei volentieri a meno. Maestra Antonella: E qual è il nome della tua scuola? Pietro: Si chiama “Vespucci”! Rispondi anche tu:

DIRITTO A ESPRIMERSI E A ESSERE ASCOLTATI Maestra Antonella: Esprimere la propria idea è giusto, Pietro. Ma protestare sempre per ogni cosa, forse è un po’ troppo. Ricordi però una situazione in cui non hai potuto dire la tua? Pietro: No! Però mi ricordo di tutte le volte che voi maestre mi dite di essere più breve e dei miei compagni che sbuffano quando parlo troppo. E poi certo, voi mi ascoltate, ma non sempre fate quello che voglio io… Maestra Antonella: Ascoltare qualcuno non vuol dire fare tutto quello che lui vorrebbe. Rispondi anche tu:

EDUCAZIONE CIVICA

DIRITTO ALLA PROTEZIONE CONTRO LA GUERRA E LA PRIVAZIONE DELLA LIBERTÀ Maestra Antonella: fare quello che si vuole e seguire solo quello che passa per la testa: è questa la libertà, Pietro? Pietro: Mi piacerebbe fare un po’ i miei comodi, ma lo so che la libertà è un’altra cosa: è vivere bene, scegliere le cose giuste, ricordarsi che mai si deve fare male agli altri. Rispondi anche tu:

DIRITTO ALLA PROTEZIONE CONTRO RAZZISMO E DISCRIMINAZIONE Maestra Antonella: Pietro, quest’estate sei andato a trovare tua nonna in Africa, una bellissima terra! Anche tu sei nato lì, noi ogni tanto lo dimentichiamo perché per noi sei Pietro, un bambino della nostra scuola e basta! Pietro: È vero, vi siete abituati al colore scuro della mia pelle. Io sono pari a voi e voi pari a me! DIRITTO A PROFESSARE LA PROPRIA RELIGIONE Maestra Antonella: Pietro, quanti nomi ha Dio? Pietro: Tanti. Una volta abbiamo fatto un sondaggio e abbiamo scoperto che nella nostra classe ci sono bambini di almeno quattro religioni diverse. La religione è una questione di cuore e ognuno la porta dentro di sé come qualcosa di proprio che deve essere rispettato. Maestra Antonella: Caro Pietro, ecco dunque tutti i diritti dei bambini rispettati… Nessuno escluso!

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