CLASSE
• percorso di ascolto • antologia di letture per temi • tipologie testuali • letture e attività semplificate • compiti di realtà • classe capovolta • clil • mappe e schemi • inserto Comprensione
Riflessione linguistica
Diario delle emozioni La meraviglia • educazione emozionale: delle arti (classi 4-5)
• ortografia • comunicazione • lessico • morfologia • sintassi • Invalsi • mappe • verifiche intermedie • verifiche finali
• felicità • tristezza • sorpresa • paura • rabbia • disgusto • scrittura creativa • produzione
Letture 978-88-468-3918-3
Riflessione linguistica
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LETTURE
Diario delle emozioni • educazione emozionale: • gentilezza • egoismo • amicizia • autostima • stress • gratitudine • scrittura creativa • produzione
LETTURE
CONTENUTI digitali
LIBRO DIGITALE con all’interno:
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AUDIOLIBRo LIBRO LIQUIDo: versione accessibile dei volumi per alunni con BES e DSA esercizi interattivi extra simulazioni di prove nazionali INVALSI tracce audio ercorsi semplificati stampabili per alunni con BES e DSA p mappe grammaticali interattive, con attività
LIBRO LIQUIDO
LIBRO DIGITALE
ISBN 978-88-468-3917-6
L. Allevi - M. Cappelletti
• ortografia • comunicazione • lessico • morfologia • sintassi • Invalsi • mappe • verifiche intermedie • verifiche finali
CLASSE
A. e A. De Gianni - M. De Pascalis
• percorso di ascolto • antologia di letture per temi • tipologie testuali • letture e attività semplificate • compiti di realtà • classe capovolta • clil • mappe e schemi • inserto Comprensione
• opera lirica • arte • filosofia • storie a fumetti • laboratori creativi • karaoke
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4 L. Allevi - M. Cappelletti - A. e A. De Gianni - M. De Pascalis
Letture 978-88-468-3917-6
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AUDIOLIBRO
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Responsabile editoriale: Mafalda Brancaccio Coordinamento redazionale: Valentina Dell’Aprovitola Redazione: Valentina Dell’Aprovitola, Carla Pugliese La Corte Responsabile di produzione: Francesco Capitano Progetto grafico e impaginazione: A COME APE studio, di Alessia Zucchi Illustrazioni: Rita Del Sorbo, Manuela Leporesi, Gustavo Mazali, Andrea Parisi Copertina: A COME APE studio, di Alessia Zucchi Ricerca iconografica: Massimo Zanella, Valentina Dell’Aprovitola Referenze iconografiche: Shutterstock, iStock, archivio Spiga Stampa: Tecnostampa - Pigini Group Printing Division Loreto – Trevi 19.83.104.0
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LETTURE
L. Allevi - M. Cappelletti
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A. e A. De Gianni - M. De Pascalis
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AUDIOLIBRO
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INDICE Il M O M ENTO...
percorso di ascolto
attività digitali
42 Il nonno e l’apparecchio dei denti
di ritrovare gli amici
44 Nonna celeste
6 Avere un amico
46 Notte sull’albero
8 Il primo giorno di scuola
47 Il postino delle bambole Verso l’Invalsi
9 Il nuovo compagno di scuola
50 Festa dei nonni
10 L’alfabeto dei numeri 11 Filastrocca di casa e di scuola
Il M O M ENTO...
12 Giò “denti di ferro” 14 La quarta A TIPOLOGIE TESTUALI
LAb
dell`avventura
52 La botola
Il testo descrittivo: le persone
TIPOLOGIE TESTUALI
LAb
16 La mia compagna di banco
Il racconto d' Avventura
18 Una bambina speciale
54 La piena del fiume
19 Gianni
Tecniche per riassumere
20 Ely + Bea 21 La banda delle tre Emme Per semplificare 22 Andrea e Nico
58 Il prato arancione 59 Persi nella laguna
23 In palestra Verso l’Invalsi
60 In cima alla torre
25 Il giro del mondo attraverso i giochi
62 Il baule del tesoro Per semplificare
Compito di realtà
63 Avventura in canoa
26 Giornata mondiale dell’Amicizia
Il M O M ENTO...
56 La rete
64 La casa abbandonata 65 Nella giungla 66 Amali e l’albero
degli affetti
68 Appena in tempo!
28 Niko 30 …il diritto di essere un bambino
Cittadinanza
69 Il labirinto Verso l’Invalsi 72 Festa dell’albero
31 Una mamma divertente 32 Capire la televisione 33 Il corso di scherma 34 Marta e Zoe TIPOLOGIE TESTUALI
Il testo narrativo
LAb
36 Il testo narrativo
Il testo narrativo realistico 37 Un capriccio terribile 38 Mattia e il nonno 40 Titta e Mirò Per semplificare 41 Accidenti che ci sei!
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Il M O M ENTO...
dello sguardo al passato
74 Proserpina TIPOLOGIE TESTUALI
Il mito
LAb
76 Gilgamesh e l’immortalità 78 Il pastore e la tessitrice
Il racconto storico 80 Parole per gli occhi
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82 Tohuti, il piccolo egiziano 84 La bilancia e la piuma
Il M O M ENTO...
delle feste e delle stagioni
86 Le navi fenicie 87 I bambini nella zucca Per semplificare 88 La custodia dei venti 90 I giorni di Alcione 92 La mela della discordia 93 L’impresa degli Argonauti Verso l’Invalsi
Il M O M ENTO...
della fantasia
AUT UNNO 120 Le foglie cadevano 121 Autunno • Autunno triste 122 I pittori e l' autunno Uno sguardo sullarte 123 Halloween è un gioco
INV ERNO
96 Fantàsia in pericolo
124 La neve • Ali di neve
98 Avventura in TV
125 Inverno
99 La principessa e il drago Per semplificare TIPOLOGIE TESTUALI
LAb
Il racconto fantastico 100 Notte al castello
126 I pittori e l' INVERNO Uno sguardo sullarte 127 Natale nell’aria 128 Natale è… 129 Carnevale in giro per il mondo
103 L’ascensore 104 La fata gattina 106 La magia delle matite
PRIMAV ERA
107 L’omino dei sogni
130 Chi fa primavera? • Mimosa
108 Misteria e il lupo
131 Primavera
TIPOLOGIE TESTUALI
LAb
Il racconto fantasy
132 I pittori e la primavera Uno sguardo sullarte 133 Aria di Pasqua • È Pasqua
110 Un gatto soriano in Privet Drive 112 In missione 114 Una notte al museo Verso l’Invalsi
EST AT E
117 Scrittori di racconti fantastici
134 Estate • L’estate tra le mani
Compito di realtà 118 Giornata dell’abbraccio
135 Città d’estate • Estate 136 I pittori e l' estate Uno sguardo sullarte 137 LE ST AGIONI NELL’ART E
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Il M O M ENTO...
delle emozioni
Il M O M ENTO...
di scoprire la natura
138 Perlaparola
164 Piccola scoperte
140 Poesie da… gustare
166 In montagna
TIPOLOGIE TESTUALI
Il testo poetico
LAb
167 La mia isola Per semplificare TIPOLOGIE TESTUALI
LAb
Il testo descrittivo: gli ambienti
141 Il testo poetico
142 Brinata
168 Un luogo meraviglioso
143 I profumi del vento • I sogni negli occhi •
170 L’orto
Torna il sereno • Primavera
171 L’orto in classe Compito di realtà
144 Lo scoiattolo • Venezia
172 La casa
145 Quiete • Mia madre
173 La serra
146 Un foglio di carta • C’era una volta La similitudine
174 Nella foresta
147 Le nuvole vanno • Il cielo è come un mare
175 Il volpacchiotto felice
La similitudine 148 L’aquilone • Mamma neve La metafora 149 Stelle • Uccelli La metafora 150 Autunno • Le spighe La personificazione 151 Paesaggio di sera • Risveglio del vento La personificazione 152 Nel cielo • Riflesso di luna • Il prato 153 La zanzara • La libellula L’allitterazione 154 Il calligramma 157 Il nonsense 158 L’haiku
TIPOLOGIE TESTUALI
LAb
Il testo descrittivo: gli animali
176 La gazzella • L’asinello 178 Il barbagianni 179 Titolo: …………………. 180 La mia balena 182 La carezza di Peanuts 184 Animali e tecnologia 185 Akimbo e gli elefanti Verso l’Invalsi 188 Giornata mondiale dell’acqua
160 Il limerick 161 La fragola Verso l’Invalsi 163 Giornata mondiale della poesia
Il M O M ENTO...
dello sguardo sul mondo
190 Voglio vedere il mondo 192 Piazza San Marco 193 Il filo rosso tra i ghiacci TIPOLOGIE TESTUALI
LAb
Il testo informativo
194 Siena 195 Bergamo Alta e Bergamo Bassa 196 Il Cairo Per semplificare 197 Castellaneta 198 La scommessa di Phileas Fogg
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200 Il giro del mondo in 28 e-mail 202 Ci sentiamo via e-mail TIPOLOGIE TESTUALI
l' e-mail
LAb
LEGGERE E COMPRENDERE Itinerario nella comprensione del testo 232 Sei un buon lettore?
Lettura
204 La posta elettronica
234 Giochi di lettura
205 Filo diretto con gli autori
235 Parole giuste al posto giusto
206 Alla nonna
236 Giochi con le parole
208 Buon compleanno, e-mail! 209 Strumenti per scrivere Verso l’Invalsi 212 Giornata del libro
Comprensione
240 Comprendere dal titolo 242 Il titolo adatto 244 Scrivere titoli
Il M O M ENTO...
246 Comprendere dalle immagini
del fai da te
248 Comprendere dalle domande 252 I personaggi
214 In vacanza con il nonno
254 Il luogo
216 Io mi ricordo
255 Il tempo
217 Prepariamo i ghiaccioli alla ciliegia Per semplificare
256 Le parti del testo
TIPOLOGIE TESTUALI
Il testo regolativo
LAb
218 Il muro 220 Le mie vacanze al mare 221 L’altalena 222 Costruisci la tua altalena
260 Le sequenze 261 Sequenze mescolate 262 La comprensione del testo
Il M O M ENTO...
di dirsi arrivederci
264 La scuola più bella
224 Con il naso all’insù 226 Erbe profumate Verso l’Invalsi 228 Giornata mondiale della risata 230 Quando senti l’estate arrivare
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Il M O M ENTO...
di ritrovare gli amici
AVERE UN AMICO Ascolta l’insegnante o il CD-Audio. È tanto bello quando si è amici, giocare insieme, sentirsi felici. Con il mio amico è bello parlare aver mille segreti da raccontare e ridere insieme ridere assai i motivi per ridere non mancano mai. Certo, a volte può capitare di ritrovarsi a litigare e in quei momenti dirsi: Addio, tu non sei più amico mio! Presto però lo vai ad abbracciare senza di lui non sai proprio stare. E ancor per mano contenti e felici camminano insieme i veri amici. G. Fujikawa
Rifletti sul testo che hai ascoltato e rispondi. • Che cosa è bello fare con gli amici? • Che cosa significa l’espressione “i motivi per ridere non mancano mai”? • Anche con un vero amico capita di litigare. Qual è il modo più semplice per superare questi momenti? • Come camminano i veri amici? 6
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mia la mia Dico la Dico Tu hai dei veri amici? Perché pensi che siano veri amici? Racconta un avvenimento in cui avete dimostrato la vostra amicizia. Ti è mai capitato di litigare con un tuo amico? Perché? Che cosa hai fatto per fare pace?
Gioco: la ragnatela dell’amicizia
• Siediti per terra insieme ai tuoi compagni e formate un cerchio. • Uno di voi, tenendo il capo di un gomitolo, lancerà il gomitolo a un compagno che, a sua volta, tenendo il filo ben teso, lo lancerà a un altro. • Continuate fino ad arrivare all’ultimo compagno. In questo modo, vedrete formarsi una grande ragnatela. Potete rappresentare questo gioco su un cartellone: disegnate un grande cerchio e, sulla circonferenza, tanti punti quanti siete in classe. Seguendo la disposizione nel cerchio, ognuno di voi scrive il proprio nome. Quindi collegate i nomi a seconda del percorso della ragnatela e… ecco pronta la ragnatela dell'amicizia da appendere in classe!
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Il M O M ENTO...
di ritrovare gli amici
IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA Era il primo giorno di scuola e fuori pioveva a dirotto. Pioveva come se il cielo piangesse. – Le vacanze vanno d’accordo con il tempo buono e la scuola con quello cattivo – borbottava Tonino. – Lo dici tu – fece il babbo. – Che cosa c’è di più piacevole che correre sotto un ombrello e sentirsi spruzzare in faccia l’acqua del cielo? Ma Tonino si preparava a malincuore. Da una parte i quaderni e le penne; in tasca le figurine con i campioni dello sport. – Quelli per il maestro, questi per i compagni. La mamma gli aveva messo in mano un bel grappolo d’uva. Il babbo lo stava a guardare e sorrideva: – Con tutte quelle belle cose da imparare, i vecchi compagni, i libri nuovi. Ma ci pensi? Io se fossi in te sarei felice... come al campo sportivo. Questo è il tuo campionato! La classe è la squadra e il maestro è l’arbitro. Se salti per un gol della tua squadra, perché non esultare a ogni vittoria su te stesso? Ma adesso andiamo. Io al mio lavoro e tu al tuo. La mamma si fece sentire dalla cucina: – Addio Tonino, buona scuola! Hai dimenticato niente? – Sì, mamma, di darti un bacio! F. Tombari, Il libro di Tonino, Fabbri Editori
Scopro
nuovi significati
A malincuore: controvoglia, malvolentieri.
leGG O e ... SCRIVO Racconta come è andato il tuo primo giorno di scuola.
Rifletto sui significati Rispondi. • Che cosa pensa Tonino della pioggia? • Qual è, invece, il pensiero del papà? • Perché Tonino si prepara a malincuore? • Perché il papà dice che, al posto di Tonino, sarebbe felice? • Il papà invita Tonino a esultare. Per che cosa?
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Il M O M ENTO...
di ritrovare gli amici
IL NUOVO COMPAGNO DI SCUOLA Al termine della prima mattinata di scuola, i compagni di classe attorniarono Enrico per parlargli e conoscerlo un pochino. Tutti si conoscevano molto bene tra loro ed erano amici fin dalla classe prima, mentre l’alunno arrivato dalla città era estraneo al gruppo e attirava l’interesse. Anche fisicamente Enrico era un po’ diverso dagli altri, bassino di statura, con un viso tondo ancora molto infantile, era l’unico ragazzo che aveva i capelli biondi e ricci. I suoi boccoli gli scendevano sul collo e gli coprivano le orecchie. La prima a rivolgergli la parola fu Marta, castana e con due splendidi occhi azzurri che mettevano allegria, poco più alta del nuovo compagno. – Ti chiami Enrico, vero? Sono stata attenta all’appello. Come ti trovi nella nostra città? Marta mostrava un interesse spontaneo e simpatico ed Enrico rispose con tutta sincerità: – Non tanto bene, per ora. Ma non per colpa della vostra città: è che per venire qui ho dovuto lasciare tutte le mie cose, i miei amici... – Oh, questo ci dispiace – intervennero in coro i compagni che gli erano più vicini – e ti capiamo benissimo: deve essere brutto lasciare le cose a cui si è affezionati. A quel punto al gruppetto si avvicinò Giovanni. Dall’alto della sua notevole statura, serio e protettivo posò una mano sulla spalla di Enrico e disse: – Ti farai presto nuovi amici anche qui, vedrai. – Lo spero proprio – rispose pronto Enrico. – Voi siete tutti molto simpatici.
leGG O e ... CAPISCO Rispondi. • Quando avvengono gli eventi raccontati nel testo? • Chi è Enrico? • Come si trova Enrico nella nuova città? Perché? • In che modo viene accolto dai nuovi compagni?
E. Scialla, Il bosco del mulino abbandonato, La Scuola
Dico la mia leGG O e ... ANALIZZO Oltre a raccontare quello che fanno i personaggi, nel brano sono presenti anche delle loro brevi descrizioni, che ci aiutano a conoscerli meglio. Sottolinea con colori diversi le informazioni che descrivono Enrico, Marta e Giovanni.
Come ti sei sentito il primo giorno di scuola in classe quarta? Che cosa hai fatto con i tuoi compagni? È successo qualcosa di particolare? 9
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Il M O M ENTO...
di ritrovare gli amici
leGG O e ... ANALIZZO Indica con una X. • In questo racconto i fatti sono narrati: da un narratore esterno. da un personaggio secondario. dal protagonista. • Il protagonista è: la maestra. un alunno di cui si sa il nome. un alunno di cui non si sa il nome.
leGG O e ... CAPISCO Rispondi. • Perchè Viki non vuole parlare in italiano? • Chi sono Ilaria e Paola? • Perché Ilaria e Paola si sono scusate con Viki? • Perché Viki preferisce matematica a italiano?
L’ALFABETO DEI NUMERI A scuola va molto meglio, rispetto alle prime settimane. Ora capisco quasi tutto quello che dicono le maestre e gli altri bambini. Ma non ho ancora il coraggio di parlare in italiano con loro, di rispondere alle loro domande. Non voglio sbagliare, non voglio che ridano di me. Anche loro hanno finalmente capito che il mio nome è Viki. Per due mesi mi hanno chiamato per il cognome. Perfino Ilaria e Paola. Chiamavano gli altri bambini per nome e me per cognome. Zio Arben dice che il nostro cognome assomiglia a un nome italiano. Per questo le maestre e i compagni di classe si sono sbagliati. Un giorno Ilaria ha letto la firma del papà sul diario degli avvisi e ha scoperto che Viki è proprio il mio nome, non il cognome. Quella mattina Ilaria mi ha chiamato alla cattedra e si è scusata. Lo stesso ha fatto Paola il giorno dopo. – Allora, bambini, perché non rispondete? – chiede Ilaria, in piedi alla lavagna. – Se per ogni torta occorrono quattro uova e il pasticciere deve fare sette torte, quante uova deve comperare? Ecco, Viki ha già alzato la mano. È sempre lui il primo. C’è qualcun altro che vuole venire alla lavagna? No? Allora dovremo far risolvere anche questo problema a Viki, così alla fine le torte se le mangerà tutte lui. Vieni, Viki. I numeri in italiano sono identici a quelli in albanese. Si scrivono esattamente nello stesso modo. Un 3 a Milano è uguale a un 3 a Lezhë. E anche le operazioni sono identiche: 3 + 7 fa 10 sia in Italia sia in Albania. La matematica non ha differenze di lingua. Per questo mi piace tanto. Quando Ilaria parla, non sempre la capisco. Ma quando scrive alla lavagna i dati del problema e spiega le operazioni per risolverlo, a me è subito tutto chiaro. La matematica è proprio la materia che mi piace di più. È stato il primo alfabeto con cui sono riuscito a comunicare con i bambini italiani. F. Gatti, Viki che voleva andare a scuola, Rizzoli
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FILASTROCCA DI CASA E DI SCUOLA
di ritrovare gli amici
Se resti a casa, i grandi se ne vanno al lavoro, vedono i posti e i mondi, e sanno tutto loro. E quando poi ritornano, dopo gli abbracci e i salti, son loro che raccontano e tu ascolti. Ma se tu vai a scuola, ogni giorno dell’anno ti succedono cose che le mamme non sanno. E quando torni a casa, per una buona volta, sei tu che le racconti e mamma ascolta. B. Tognolini, Filastrocche.it
Dico la mia leGG O e ... CAPISCO Rispondi. • Perché i grandi “sanno tutto”? • Che cosa fanno quando ritornano a casa? • Che cosa può fare un bambino per avere cose da raccontare?
Anche tu racconti a casa le tue esperienze scolastiche? Che cosa racconti? Chi ti ascolta? Ti piace raccontare quello che è successo a scuola? Il poeta ci fa capire che andare a scuola è importante. Tu che cosa ne pensi? 11
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Il M O M ENTO...
di ritrovare gli amici
GIÒ “DENTI DI FERRO”
– Sedetevi per mangiare, ma non seminate cartacce in giro. I ragazzi si sparpagliarono sul prato del Parco archeologico e cominciarono ad aprire gli zaini. – Ehi, Giò “denti di ferro”, che cosa ti ha dato tua madre per merenda? Un panino con dei bulloni? A Giovanni avevano messo da poco l’apparecchio per raddrizzare i denti. Il dentista aveva un bel dire: – Alla tua età ce l’hanno tutti. Nella sua classe lui era l’unico a portarlo e Tommaso, il bullo del gruppo, gli aveva appioppato subito un soprannome: Giò “denti di ferro”, appunto. Quando il compagno lo chiamava così e gli altri ridevano, lui si sentiva come se gli avessero tirato un sasso sulla schiena. Avrebbe voluto diventare piccolo come un topolino, nascondersi in un buco e non uscire più. Dentro di sé aveva trovato almeno dieci soprannomi per Tommaso: “orecchie da cavolfiore”, visto che aveva due grandi orecchie a sventola con il bordo arricciato. Oppure “occhi cacca di capra”, visto che i suoi occhietti erano esattamente così: piccoli e neri neri. O, ancora, Tommi “piedi marci”, visto che i suoi piedi puzzavano più del gorgonzola! Sentiva una rabbia che gli strozzava la gola. Ma gli sembrava che rispondere avrebbe fatto diventare tutto più grande. Grande come un macigno che lo avrebbe schiacciato. Tommaso era molto più alto di lui e chi lo avrebbe affrontato un tipo simile, se fosse finita a botte? Era dalla classe prima che il compagno lo prendeva in giro. E poi era sempre accompagnato da altri due, che ridevano di quelli che lui strapazzava. Così, come sempre, fece finta di non sentire. J. Carioli, Giò denti di ferro, Giunti Junior
leGG O e ... CAPISCO Nel testo, sottolinea con i colori corrispondenti le informazioni utili per rispondere alle domande. • Perché Giovanni viene chiamato Giò “denti di ferro”? • Come si sente Giovanni quando viene chiamato con questo soprannome? • Perché, nonostante questo, non reagisce? • Come reagisce Giovanni alle provocazioni di Tommaso? 12
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Dico la mia In questo brano viene raccontato un episodio di bullismo. Ma che cos’è il bullismo? Con i tuoi compagni, prova a trovare alcune risposte a questa domanda.
Bullismo
Si parla di bullismo quando qualcuno fa il prepotente o cerca di far del male ad altri in diversi modi: • con azioni dirette, picchiando o sottraendo oggetti; • con le parole, insultando o usando nomignoli dispregiativi; • con azioni indirette, escludendo, isolando o spettegolando.
Continua la conversazione con i tuoi compagni. All’interno del vostro gruppo, qualcuno ha avuto un’esperienza simile a quella di Giovanni? Come si è sentito? Che cosa ha fatto? Chi lo ha aiutato? Stabilite insieme un decalogo con le azioni che ritenete utili per aiutare chi è vittima di bullismo, preparate un cartellone ed esponetelo nella vostra classe. 13
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Il M O M ENTO...
di ritrovare gli amici
LA QUARTA A Come ogni mattina, prima di entrare, la maestra Giuditta sbirciò in quarta A dalla porta socchiusa. Eh, sì, le piaceva proprio osservare i suoi ragazzi. Così facendo aveva scoperto molte cose su di loro. C’erano proprio tutti. A cominciare dalle gemelle Anna e Lisa. Ai genitori bastava pronunciare un unico nome, Annalisa, ed entrambe accorrevano. Quanto fiato risparmiato! Vicino alla finestra, Francesco era impegnato a esplorare la giungla del suo naso. Aveva una paura terribile dell’acqua. Al mare o in piscina il livello massimo delle sue immersioni era le ginocchia, convinto che, ficcando la testa sott’acqua, quest’ultima sarebbe penetrata dalle orecchie nel cervello! Cinzia, magra come un manico di scopa, stava riempiendo di cuori una pagina del suo diario. Accanto a lei, ben più robusta, Rosalba le suggeriva i nomi da inserire all’interno di tutti quei cuori.
leGG O e ... ORGANIZZO Completa lo schema con le informazioni relative agli alunni della quarta A fornite dal testo. Anna e Lisa Francesco Cinzia Rosalba Federico
Scopro
nuovi significati
Sul quaderno, cerca di spiegare il significato delle espressioni evidenziate nel testo. Poi confrontati con i compagni, infine controlla sul vocabolario.
Caterina Greta Arianna Camilla Angelo Rosario
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Federico, come sempre, era concentrato a battere il record sul suo video-game. Le sue dita si muovevano velocissime sui pulsanti, come sulle corde della sua chitarra. E poi Caterina, che sognava a occhi aperti e viveva nel suo mondo pieno di colori. Giuditta si soffermò a guardare la dolcezza del suo sguardo. Poi c’era il gruppo delle gramigne: Greta, Arianna e Camilla. Greta si vantava delle sue lunghe trecce e di quel piccolo tatuaggio lavabile che si era fatta vicino all’orecchio. Arianna ogni giorno arrivava a scuola con un vestito diverso. Camilla era una ragazzina capricciosa e permalosa. Angelo era grande e grosso, figlio di un pastore. Non parlava quasi mai. Era veramente un ragazzo difficile. Non aveva legato con nessuno se non con Rosario. L’esatto opposto. Mingherlino, le dita ossute, timido e con gli occhiali spessi. Era precisino precisino. Nei compiti di matematica faceva i numeri usando riga e squadra. Angelo lo difendeva sempre. G. Oliani, Alla ricerca della memoria perduta, La Spiga
La classe PER CONOSCERSI MEGLIO Preparate un cartellone simile a questo, con tante righe quanti sono i componenti della vostra classe e con i nomi di ognuno nella prima colonna. Nome
Come mi vedo io
Come mi vedono gli altri
Ognuno di voi scrive su un post-it una sua caratteristica, una sua qualità, un suo interesse, poi fate la stessa attività, ma riferita a un compagno. Incollate i post-it sul cartellone, leggete insieme i messaggi e confrontatevi; potreste scoprire di voi stessi o degli altri degli aspetti che non conoscevate. 15
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TIPOLOGIE TESTUALI
DESCRITTIVO: LAb ILleTESTO persone
LA MIA COMPAGNA DI BANCO Rossella era la mia compagna di banco. Era cicciottella, rosea e morbida e arrivava sempre a scuola trafelata, con i capelli castani, lunghi e lisci, raccolti in una coda ormai disfatta. I suoi occhi erano scuri scuri e un nasino a patatina le dava un’aria da bambolina da coccolare. Non amava fare attività sportive, proprio come me: insieme trascorrevamo interi pomeriggi a leggere nella mia cameretta o a disegnare mappe e a seppellire tesori (figurine, anelli, giornaletti). Amava vestirsi comoda, soprattutto in jeans e salopette, su cui gettava con impazienza una giacca rossa, a quadrettoni, d’inverno. Rossella aveva sempre fretta, non si fermava un momento e spesso, in classe, veniva rimproverata dalla maestra, che le diceva: – Ros, rilassati, combini solo pasticci! S. Gandolfi, La scimmia nella biglia, Salani
leGG O e ... ORGANIZZO Completa lo schema con le informazioni fornite dal testo. Poi rispondi. Chi è Rossella?
Com’è fisicamente?
Come si veste? Che cosa non le piace fare? Qual è la caratteristica principale del suo comportamento?
• A che cosa viene paragonata Rossella per il suo nasino a patatina? 16
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Descrivere significa rappresentare con le parole un luogo, un oggetto, una
persona… osservandone con attenzione le caratteristiche generali e particolari. Per descrivere una persona si procede raccogliendo informazioni sugli elementi che la caratterizzano rispetto a:
Presentazione
• nome • età • classe che frequenta o luogo in cui abita
Aspetto fisico
• corporatura e statura • parti del corpo: capelli, viso, occhi… • voce
Abbigliamento
• come si veste di solito • che cosa preferisce indossare in particolari occasioni • accessori utilizzati
Carattere
• come manifesta i propri stati d’animo • tratti di personalità • emozioni che prova in relazione a sé e agli altri
Comportamento
• abitudini • interessi • preferenze
TECNICHE DI SCRITTURA Nel realizzare la descrizione di una persona non è necessario seguire in modo rigoroso lo schema dato o elencare tutte le informazioni raccolte. È invece importante scegliere gli aspetti più significativi e mescolarli nel modo più adatto a comporre un vero e proprio ritratto con le parole. L’uso di aggettivi, paragoni, modi di dire… contribuisce ad arricchire il lavoro. 17
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TIPOLOGIE TESTUALI
LAb UNA BAMBINA SPECIALE Maisie era una bambina normale e una bambina speciale, come del resto siamo tutti noi, per un verso o per l’altro. I capelli, per esempio, erano normali: lunghi, castani e diritti, comodi per farci la coda o due trecce, sempre che la proprietaria avesse la pazienza di stare seduta fino alla fine dell’operazione. Gli occhi erano speciali: grandi, un po’ distanti e di colore azzurro, intensi. Il resto era normale, naso, altezza, corporatura. Speciale era la curiosità: a essere molto curiosi si viene chiamati ficcanaso, ma non è detto che si voglia proprio sempre sapere le cose degli altri, è che a volte si fanno delle domande o si cercano delle risposte, e insomma, si finisce per scoprire anche più del necessario. Speciale era l’orologio che portava sempre al polso: grande, d’oro, per niente adatto a una bambina. Ma lei ci teneva tanto e non se ne separava mai. L’orologio era un regalo di nonna Pen, che era un’altra cosa speciale nella vita di Maisie, anzi: una persona speciale. B. Masini, Maisie e la tigre di Cleopatra, Fabbri Editori
leGG O e ... ORGANIZZO Che cos’ha Maisie di normale e di speciale? Rileva le informazioni nel testo e completa lo schema. Maisie
leGG O e ... ANALIZZO Questa descrizione è ricca di aggettivi che rendono più evidenti le caratteristiche della persona di cui si parla. Sottolineali.
di normale ha:
di speciale ha:
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IL TESTO DESCRITTIVO: le persone
GIANNI Si chiamava Gianni Gersoni. Aveva otto anni ed era piuttosto piccolo per la sua età. Gianni era molto magro, magro come un chiodo. Ma non era un bambino deboluccio. I suoi occhi erano di un azzurro chiarissimo. I capelli erano molto rossi, rossi come il pelo della volpe e ricci. Sul naso e sulle guance Gianni aveva delle lentiggini. D’estate, quando c’era tanto sole, le lentiggini sembravano moltiplicarsi e la faccia del bambino si copriva di tanti puntini marroni, come quei biscotti con le gocce di cioccolato. D’inverno, invece, Gianni poteva contare le lentiggini: tre sul naso, due sulla guancia sinistra, sette su quella destra. Durante l’inverno passato, a Gianni erano cresciuti i due incisivi centrali. Erano molto larghi e anche un po’ storti. Gianni aveva una raccolta di scatole di fiammiferi, un album per la raccolta di francobolli e sessantasette macchinine da modellismo; aveva sempre sete e aveva paura quando si svegliava di notte e tutto intorno a lui la casa era buia e silenziosa. A scuola, durante la pausa, spesso distribuiva dolci agli altri bambini. Chiaramente era molto amato per questo. C. Nöstlinger, Gianni, Giulia e Geronimo, Il Capitello
leGG O e ... ANALIZZO L’autrice per descrivere il protagonista usa dei paragoni. Sottolineali.
leGG O e ... ORGANIZZO Sottolinea nel testo, con colori diversi, le caratteristiche fisiche e le abitudini di Gianni. Poi completa lo schema. Corporatura:
età: ............. aspetto fisico Gianni
Occhi: Capelli: Viso:
abitudini
Incisivi:
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Il M O M ENTO...
di ritrovare gli amici
ELY + BEA
Bea era stata separata da tutti i bambini della classe almeno una volta, perché parlava con chiunque le fosse seduto accanto. Di solito lo faceva per aiutare qualcuno, per spiegare le cose che altri non avevano capito. Per esempio, i problemi. Eric i problemi non li aveva capiti. La maestra li aveva spiegati, ma lui non li aveva capiti. Perciò, quando dovevano fare una sottrazione, lui faceva una somma. Bea doveva dirgli che stava sbagliando! Doveva spiegargli come si faceva! – Bea è responsabile solo di Bea – diceva sempre la maestra Saba. Ma Bea pensava che non era proprio così, perché la maestra diceva anche che la classe era come una grande famiglia. E nelle famiglie si è responsabili gli uni degli altri. Ely, invece, stava zitta. Era la bambina che stava più zitta di tutta la classe. Per questo la maestra Saba finiva per metterle sempre Bea accanto. – Forse spera che Ely mi contagi – aveva spiegato Bea alla mamma. – Ma finora non è mai successo. Anche se non aveva imparato a stare zitta, c’erano molte altre cose che Bea aveva imparato stando seduta accanto a Ely. Una di queste era che Ely non stava poi così zitta come sembrava. Anche lei parlava. Solo che parlava così piano che nessuno la sentiva. A. Barows, Ely + Bea e il fantasma della scuola, Gallucci
leGG O e ... ORGANIZZO Metti a confronto il comportamento di Bea e di Ely in classe e completa lo schema. comportamento di Bea
comportamento di Ely
Dico la mia Tu come ti comporti quando sei in classe? Somigli di più a Bea o a Ely? Che cosa fai quando ti accorgi che qualche tuo compagno è in difficoltà? Che cosa succede quando sei tu a essere in difficoltà?
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PER SEMPLIFICARE
LA BANDA DELLE TRE EMME Ieri, dopo la scuola, io, Mascia e Muradif ci siamo trovati al parco. Noi ormai siamo diventati “la banda delle tre Emme”: da quando ci vedono girare insieme gli altri ci chiamano così. E a noi piace. A me piacciono molto le parole, ma non ho una grande simpatia per i numeri. Muradif, invece, è un genio della matematica. E Mascia? Mascia è Mascia. Unica. Ormai siamo diventati inseparabili. Prima di andare a casa, io e Mascia abbiamo accompagnato Muradif alla sua bici. L’aveva chiusa con il lucchetto e, mentre armeggiava per aprirlo, Mascia ha voluto sapere il numero della combinazione segreta. – 765 – ha risposto Muradif. – Inventati una frase per ricordarlo – ha proposto Mascia. Muradif ha sparato una risposta che a me è piaciuta tanto. – Muradif, Mascia, Mario – ha detto tutto contento. – Sette sono le lettere che compongono il mio nome, sei quello di Mascia e cinque quelle di Mario: la banda delle tre Emme! Spero che quel lucchetto non lo cambi mai più. M. Sala Gallini, Il segreto delle tabelline e la banda delle 3 Emme, Mondadori Junior
leGG O e ... CAPISCO
Indica con una X. • I protagonisti vengono chiamati la banda delle tre Emme perché: i loro nomi iniziano tutti con M. a tutti piace la matematica. • A Mario piacciono molto le parole: la sua materia preferita è: musica. matematica. italiano.
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Il M O M ENTO...
di ritrovare gli amici
ANDREA E NICO – Che c’è di bello da vedere, qui? – chiese ad Andrea dopo qualche istante. “Che cosa c’è di bello da vedere qui?”. Andrea si ripeté la domanda. C’erano tantissime cose belle da vedere in giro, ma lì per lì non gliene venne in mente nemmeno una: avrebbe potuto parlare dei lombrichi che escono dalla terra quando piove oppure delle pesche dolcissime sull’albero oltre la siepe oppure ancora della casa sull’albero che il nonno aveva costruito tutta per lui due anni prima. Ma disse solo: – C’è un campo di calcetto, vicino alla chiesa. Appena Andrea sentì uscire dalla sua bocca quelle parole, si pentì all’istante: che cosa voleva che le interessasse il campo da gioco? – Bello il calcetto, mi piace – rispose invece la bambina con un sorriso, lasciandolo di stucco: una femmina che non detestava il calcio era davvero un fatto straordinario. – Dai, vieni, che ti faccio conoscere il posto – trovò il coraggio di dirle. La sua nuova amica cominciò a seguirlo. – Ci si può arrampicare sugli alberi in questo posto? Ad Andrea quella domanda arrivò così improvvisa da farlo sobbalzare. Non fece nemmeno in tempo a rispondere che lei stava già seduta sul ramo nodoso di un vecchio pero, gambe penzoloni e sorriso a tutti i denti. Fu da quel ramo che lei gli gridò: – Nicoletta! – Che cosa? – ribatté lui da sotto. – Nicoletta, mi chiamo Nicoletta, ma se vuoi… puoi chiamarmi Nico. L. Ballerini, L’estate di Nico, Giunti Junior
leGG O e ... SCRIVO Seguendo lo schema e le indicazioni di pagina 17, descrivi un tuo amico o una persona che ritieni particolarmente interessante. 22
PER SEMPLIFICARE
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guida docente
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Verso l' IN VALSI IN PALESTRA 1 Oggi, in palestra, il maestro Guerino ci ha fatto correre, poi ci ha detto di contare quante volte batteva il nostro cuore in quindici secondi. Ho contato 31 battiti. Per sapere quanti erano i battiti in un minuto dovevamo moltiplicarli per quattro: i miei erano 124. 5 Poi ci ha fatto provare a ricontare i battiti un minuto dopo la corsa e ci siamo accorti che erano diminuiti. Io ne ho contati 20, 11 meno di prima. Il maestro ci ha spiegato che il nostro cuore, dopo uno sforzo, batte forte perché pompa velocemente il sangue a tutte le parti del corpo, per farlo tornare rilassato. 10 Dopo la corsa Guerino ci ha fatto giocare con la peteka, una palla morbida che usano i bambini brasiliani. Ci siamo divisi in due gruppi messi a semicerchio, uno di fronte all’altro. Ogni squadra segnava un punto quando riusciva a far cadere la peteka sul territorio della squadra avversaria. Per respingere 15 la peteka dovevamo batterla con il dorso però, quando la vedevo arrivare, era più forte di me, giravo la mano. Alla fine ci ha insegnato anche a costruirla: basta prendere un calzino e riempirlo di striscioline di carta di giornale; poi lo si 20 chiude con un elastico e la parte di calzino che avanza si taglia a strisce, così diventa la coda. – Quando torno a casa ne faccio due, tanto ho un cassetto pieno di calzini! – ha detto Jutta. 25 – Me ne porti uno? La mamma non vuole che io sprechi le cose! – Ma non è uno spreco! – ha detto Jutta. – Hai idea di quanto costa una palla? Io non vedevo l’ora di tornare a casa per costruire 30 una peteka per Attila. La mamma mi ha dato uno dei calzini di cui si era perso il gemello. Ci ho giocato un sacco con Attila: battevo la peteka e lei la rincorreva e la mordeva. B. Pumhosel - A. Sarfatti, Verticali e batticuore, EDT
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Verso l' IN VALSI 1. Il maestro prima di tutto dice ai suoi alunni di: contare i battiti del cuore. mettersi in fila. correre. rilassarsi.
3. Dopo uno sforzo il cuore pompa il sangue: più lentamente. più velocemente. allo stesso ritmo. a scatti.
2. Il maestro spiega come: calcolare quanto sangue c’è nel corpo. contare quanti battiti fa il cuore in un minuto. individuare quanta aria entra con un respiro. verificare quanto accelera il battito dopo una corsa.
4. Dopo un minuto di riposo i battiti: aumentano. diminuiscono. restano uguali. non si sentono più.
5. Dopo la corsa, il maestro fa giocare i ragazzi con la peteka. Cerca nel testo le informazioni su questo gioco e completa lo schema. Che cos’è: Paese di origine:
Peteka
Regole del gioco: • • • • Come si costruisce: • • •
6. Perché nel testo viene utilizzata l’espressione “gemello” (riga 31)? 24
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COMPITO di REALTÁ
IL GIRO DEL MONDO AT T RAVERSO I GIOCHI Nella lettura precedente hai scoperto un gioco che viene dal Brasile, la peteka. Organizzati con i tuoi compagni per scoprire altri giochi che vengono da lontano. Dividetevi in più gruppi: ogni gruppo cercherà – su Internet, intervistando bambini stranieri, consultando testi – giochi praticati in tutto il mondo. Per ogni gioco è necessario rilevare queste informazioni:
nome del gioco
paese di origine
materiali utili per giocare
numero dei partecipanti
ambiente di gioco
regole del gioco
Raccolte le informazioni, ogni gruppo procede seguendo queste fasi: 1a fase: sceglie un gioco 2a fase: si procura il materiale utile per la sua realizzazione 3a fase: ci gioca per verificare se funziona 4a fase: costruisce un cartellone con schema del gioco, regole, istruzioni varie 5a fase: presenta alla classe il gioco su cui si è documentato Durante le ore di educazione motoria o in una giornata dedicata al gioco-sport, scambiatevi i giochi e sperimentateli: avrete così fatto il giro del mondo… attraverso i giochi!
TUTTO
Non ho avuto problemi
Ho avuto bisogno Ho incontrato di qualche aiuto difficoltà
Competenza nella madrelingua Fare interviste. Leggere testi. Scrivere testi regolativi. Competenza sociale Lavorare insieme agli altri. Competenza digitale Usare il computer per cercare informazioni. Spirito di iniziativa Trovare strategie per risolvere problemi. 25
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IA Z I o C i I l M g A ’ u L l L E 30 D E L A I D N MO GIORNATA
Nel 2011 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito che la Giornata mondiale dell’Amicizia venisse celebrata il 30 luglio. In questo modo ha dato una data definitiva e precisa a una manifestazione che, iniziata nel Sudamerica, veniva festeggiata in giorni diversi nel resto del mondo.
Come e quando è nata la Giornata mondiale dell’Amicizia?
Chi
tro
va
un
am
i
Ci sono diverse risposte per queste domande! Nel 1930, per esempio, Joyce Hall, fondatrice di un celebre marchio di cartoline augurali, pensò che il 2 agosto potesse essere una buona data. Nelle sue intenzioni in quel particolare giorno si sarebbero dovute inviare moltissime cartoline agli amici, per rafforzare il legame con loro. Ma le Nazioni Unite si sono riferite a una tradizione del Paraguay. Secondo le fonti, il 20 giugno 1968 a Puerto Pinasco, in Paraguay, si riunirono diverse persone per celebrare la Giornata dell’albero (per saperne di più su questa festa, vai alle pagine 72-73). Quell’anno a parlare fu il dottor Artemio Bracho, direttore dell’ospedale locale, che nel suo discorso propose di istituire un giorno speciale dedicato all’amicizia, visto che c’erano date per festeggiare il padre, la madre e gli alberi, ma nessuna per un sentimento così bello come l’amicizia. Un mese dopo la proposta del medico, venne trova celebrata la prima settimana dell’amicizia. un t co , esor La Giornata mondiale dell’Amicizia ebbe suo!. bito molto successo e dal Paraguay si estese ad altri paesi, seppur con date diverse, fino ad arrivare all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che stabilì che il 30 luglio di ogni anno fosse la Giornata mondiale dell’Amicizia. L’idea di base di questa Giornata è che l’amicizia tra i popoli, i paesi, le culture e le persone può ispirare iniziative di pace e rappresenta, pertanto, un’opportunità per costruire ponti tra le varie comunità. 26
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Come celebrare la Giornata mondiale dell’Amicizia?
Le idee possono essere tante e tutte valide, perché ciò che conta è sottolineare l’importanza dell’amicizia e, naturalmente, degli amici. Per esempio: • ritagliati del tempo per stare con i tuoi amici; • se qualche amico è lontano, telefonagli, scrivigli una lettera o una e-mail: ne sarà felice; • nel caso in cui un amico sia malato, vai a trovarlo; • per un gruppo di amici è l’occasione di una cena insieme; ma va bene anche un gelato, perché la compagnia è ciò che conta, non quello che c’è nel piatto; • se c’è un amico che non senti da tempo, con cui hai avuto un battibecco e non avete più chiarito, la Giornata mondiale dell’Amicizia è il momento giusto per ricucire il rapporto e ricominciare a camminare insieme.
LA FILASTROCCA DEL VERO AMICO Lo sai cosa vuol dire essere amici? Vuol dire che non mi tradisci mai che io ci credo, a tutto ciò che dici, che io mi fido, di tutto ciò che fai. Vuol dire fare insieme tanta strada vuol dire che qualunque cosa accada io da te non m'aspetto nessun male. É questo, amico mio: mai nessun male. B. Tognolini
Il puzzle, con i due pezzi che si incastrano perfettamente, è uno dei simboli dell'amicizia.
Dal pensiero all’azione Con il materiale che ritieni più opportuno, costruisci altri simboli dell’amicizia, da scambiare con gli amici che hai già o da regalare ad amici nuovi.
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Il M O M ENTO... di
scoprire la natura
PICCOLE SCOPERTE Ascolta l’insegnante o il CD-Audio.
Neftalì esplorò la grande foresta per tutto il pomeriggio, fino a quando non arrivò in una piccola radura dove si ergeva un altissimo pino. Guardando in su si chiese che cosa avesse mai visto quella cima. L’albero nascondeva forse nei suoi rami nodosi tutti i segreti della foresta? Sapeva anche che cosa avrebbe fatto Nefatlì da grande? Perlustrando il terreno intorno alla base del tronco, trovò qua e là alcune pigne, chiuse come un pugno. Cercando meglio ne scovò una aperta con perle di linfa su ogni squama. Sollevandola con entrambe le mani, ne ammirò la bellezza. Poi guardò il grande albero che gli aveva donato quel prezioso tesoro con un sentimento di profonda gratitudine. – Grazie – sussurrò. Qualcosa si mosse tra i rami. Neftalì scrutò tra le fronde, ma vide soltanto un sussulto delicato degli aghi nella brezza gentile. Aspettò, e il movimento si ripetè. Un’aquila sedeva su un ramo alto e lo fissava. Neftalì non si mosse, per paura di spaventarla. La vide voltare la testa da una parte all’altra, come se si godesse lo spettacolo della foresta, poi lisciarsi le piume e scrollarsi. Quindi, con l’eleganza di una ballerina, aprì le ali e, mettendo in mostra il piumaggio bianco della pancia, prese il volo. Neftalì rimase a guardarla fino a quando non riuscì più a distinguerla. Avrebbe tanto voluto raccontare a qualcuno dell’aquila e della pigna. Avrebbe tanto voluto condividere tutto quello che aveva visto con un amico, qualcuno a cui poter stringere la mano per l’eccitazione, qualcuno con cui parlare senza balbettare. Lo desiderava con tutto se stesso. P. Muñoz Ryan - P. Sís, Il sognatore. Storia del ragazzo che diventò Pablo Neruda, Mondadori Junior
Scopro
nuovi significati
Perlustrare: ispezionare con attenzione, esplorare. Sussulto: movimento improvviso. 164
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Rifletti sul testo che hai ascoltato e indica con una X. • Il protagonista del brano è: Neftalì. l’aquila. il pino. • Neftalì incontra, nell’ordine: il pino, l’aquila, le pigne. il pino, le pigne, l’aquila. l’aquila, il pino, le pigne. • La pigna aperta che Neftalì trova ha la linfa che somiglia a: dei diamanti. delle perle. dei gioielli. • Alla fine del brano si capisce che Neftalì è un bambino: molto spaventato. molto prudente. molto solo. • A Nefatlì manca molto: la mamma. un amico. il nonno.
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Il M O M ENTO...
di scoprire la natura
IN MONTAGNA
Il colore delle foglie in autunno, il bianco della neve in inverno, i colori e i profumi dei fiori in primavera, la luminosità di certe giornate estive danno l’idea della sempre mutevole bellezza della natura. Un bene prezioso, che va protetto e rispettato!
leGG O e ... CAPISCO Completa. • I prati sono • Gli alberi • ll ruscello
Di certo, se hai trascorso le vacanze in montagna, ti sarà capitato di rimanere a bocca aperta davanti a un panorama mozzafiato, un paesaggio incantevole, ricco e vario. I paesaggi di montagna possono essere dolci e ridenti o selvaggi e maestosi: prati immensi di un verde brillante e fiori di migliaia di tinte diverse, su cui le api fanno a gara per posarsi. Svettano alberi dalle fitte chiome che sembrano giocare con i raggi del sole, creando contrasti di luci e ombre e, tra i cespugli carichi di golosi frutti di bosco, luccica l’acqua di un ruscello, che salta sui ciottoli, si precipita e corre, come se avesse una gran fretta di raggiungere la valle per riposarsi. Il profilo azzurrino delle catene più alte si staglia all’orizzonte con le cime perennemente innevate, come se del lungo mantello bianco che le ricopre durante l’inverno fosse rimasto solo il cappuccio. Eppure le stesse montagne, apparentemente rassicuranti, nascondono mille insidie: burroni e crepacci di cui non si intravvede il fondo; pareti così lisce da non offrire nemmeno un appiglio; macigni che minacciano di staccarsi a ogni istante e, via via che l’altitudine aumenta, un vento gelido che ulula come a voler mettere in guardia chi osa avventurarsi tra le nubi gonfie di neve. D. Garozzo - L. Tassi, In montagna, De Agostini
leGG O e ... ORGANIZZO Completa lo schema relativo alla descrizione delle montagne.
Le montagne Aspetti positivi
Aspetti negativi
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PER SEMPLIFICARE
LA MIA ISOLA Le isole del nostro arcipelago, laggiù, sul mare napoletano, sono tutte belle. Vi nascono migliaia di fiori spontanei e in primavera le colline si coprono di ginestre. Su per le colline verso la campagna, la mia isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali. Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste fra grandi scogliere. Fra quelle rocce fanno il nido i gabbiani e le tortore selvatiche, di cui, specialmente al mattino presto, s’odono le voci, ora lamentose, ora allegre. Là, nei giorni quieti, il mare è tenero e fresco, e si posa sulla riva come una rugiada. Ah, io non chiederei d’essere un gabbiano né un delfino: mi accontenterei di essere uno scorfano, che è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua. E. Morante, L’isola di Arturo, Einaudi
leGG O e ... CAPISCO
Completa. del mare di Napoli. • L’autrice descrive un’ • Le colline di quest’isola in primavera si coprono di • Fra le rocce fanno i nidi i e le • Il mare si posa sulle rive come una • Pur di trovarsi in quell’acqua, il protagonista si accontenterebbe di essere il più brutto dei pesci, uno 167
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TIPOLOGIE TESTUALI
DESCRITTIVO: LAb ILgliTESTO ambienti
UN LUOGO MERAVIGLIOSO Il battello procede zigzagando fra innumerevoli minuscoli isolotti; su alcuni si innalzano casette di legno dipinte a colori vivaci, ma parecchi, spogli d’alberi e di case, non sono che nude rocce granitiche, così lisce e levigate che ci si può stendere sopra in costume da bagno a prendere il sole senza bisogno di sdraiarsi su un asciugamano. Non esistono spiagge di sabbia nel fiordo; le rocce scendono a perpendicolo nell’acqua, subito profonda. Il risultato è che tutti i bambini norvegesi imparano a nuotare fin da piccolissimi. Talvolta, quando il nostro battellino scivolava tra due isolotti, il canale era così stretto che potevamo sfiorare le rocce da tutti e due i lati. Incrociavamo barche e canoe cariche di bambini coi capelli color del lino e la pelle dorata dal sole e ci sbracciavamo a salutarli mentre le loro minuscole imbarcazioni beccheggiavano violentemente nella larga scia che ci lasciavamo alle spalle. Nel tardo pomeriggio sbarcavamo finalmente sull’isola di Tjöme, dove la mamma ci conduceva ogni estate. Per noi era il luogo più meraviglioso della Terra. R. Dahl, Boy, Salani
leGG O e ... CAPISCO Indica con una X. • Il brano descrive un ambiente: dell’Italia. della Spagna. della Norvegia. • Su qualche isola si notano: casette di legno. casette di sassi. palazzi. • Molti isolotti sono: sabbiosi. di roccia liscia e levigata. coperti di foreste. Rispondi. • Nel testo l’autore esprime un giudizio sui bambini di quelle isole. Quale? 168
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Il testo che hai appena letto è un testo descrittivo di un ambiente. Scopri le sue caratteristiche, osservando la mappa.
può essere
soggettiva descrive l’ambiente evidenziando le impressioni o gli stati d’animo personali di chi scrive
DESCRIZIONE DI UN AMBIENTE
• • • • •
può essere organizzata
dati sensoriali aggettivi similitudini dati statici dati dinamici
in modo logico
dal generale al particolare o viceversa
con ordine spaziale
• • • •
con ordine temporale
seguendo la successione cronologica degli eventi
oggettiva descrive l’ambiente utilizzando un linguaggio specifico, senza inserire riflessioni personali
utilizza
dall’esterno all’interno, dal basso all’alto, da destra a sinistra, da vicino a lontano o viceversa
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TIPOLOGIE TESTUALI
LA b
IL TESTO DESCRITTIVO: gli ambienti
L ORTO L’orto del nonno era molto grande, perché di mestiere lui faceva l’ortolano, come suo padre Vincenzo e suo nonno Giovanni. Iniziava dietro la casa, dopo il recinto del pollaio, e da una parte arrivava al fiume, dall’altra alla strada che portava in paese. L’orto era bello e così ordinato che pareva un giardino. Dalla parte del fiume il nonno aveva una fila di meli e in fondo una piccola vigna; tutto il resto era diviso in tante strisce regolari, tra le quali passavano dei canaletti d’acqua che servivano per irrigare. Ogni striscia di terra era coltivata in modo diverso a seconda della stagione: c’erano le carote, le insalate, i cavoli, le patate, le cipolle; insomma: tutti i tipi di ortaggi. Il nonno in una parte seminava e annaffiava e nell’altra raccoglieva; e così tutto l’anno. A camminarci in mezzo, l’orto non era mai vuoto, ma soprattutto era bellissimo in primavera, quando i meli erano in fiore, gli ortaggi appena spuntati e Felice, il ciliegio, era tutto ricoperto di bianco. Il ciliegio era nell’angolo dell’orto tra la strada e il cortile, così che, grande com’era, si vedeva da ogni parte. Da quando era rimasto solo, il nonno passava molte ore sotto il ciliegio: aveva messo lì sotto la sedia della nonna Teodolinda e, quando l’orto lo lasciava libero dai lavori o si voleva riposare, si sedeva su quella sedia e se ne stava a occhi chiusi, senza muovere nemmeno un dito. A. Nanetti, Mio nonno era un ciliegio, Einaudi Ragazzi
leGG O e ... ANALIZZO Indica con una X. • La descrizione dell’ambiente è organizzata: in modo logico. con ordine spaziale. • La descrizione è: soggettiva.
con ordine temporale. oggettiva.
Nella parte finale del testo l’autore inserisce alcuni dati statici. Evidenziali. Sottolinea nel testo la similitudine. 170
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COMPITO di REALTÁ
L’ORTO IN CLASSE L'insegnante, dopo l’attività sulla lettura precedente, lancia un’idea: – E se facessimo anche noi un orto? L’idea piace a tutti gli alunni. 1a fase Discutete sulla scelta del luogo che diventerà l’orto di classe: un angolo del giardino, dei vasi con terriccio da disporre in sicurezza sui davanzali della finestra dell’aula... 2a fase Una volta scelto il luogo ideale, dividetevi in gruppi: • un gruppo procurerà gli attrezzi indispensabili (vanga, rastrello, paletta...); • u n gruppo, guidato da un esperto (un nonno, un rivenditore...) si occuperà dell’acquisto dei semi delle piantine da interrare. 3a fase Scegliete la data per iniziare il lavoro e procedete alla semina o alla piantumazione, con la partecipazione di tutti. Poi, date una prima innaffiatura. Se possibile, fotografate la situazione. 4a fase A turno, almeno due volte alla settimana innaffiate le piantine e strappate le erbacce. 5a fase Continuate a fotografare l’orto per documentare la crescita delle piantine e tenete un diario in cui registrare i cambiamenti. Se tutto va per il meglio, arriverà il momento in cui si potranno gustare i prodotti del “vostro orto”. Buon appetito!
TUTTO
Non ho avuto problemi
Ho avuto bisogno Ho incontrato di qualche aiuto difficoltà
• Competenza nella madrelingua Partecipare alle conversazioni: ascoltare e parlare.
• Competenza sociale Lavorare insieme agli altri.
• Spirito di iniziativa Trovare strategie per risolvere problemi. Prendere decisioni. 171
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LA CASA
leGG O e ... SCRIVO Seguendo la mappa di pagina 169, scegli una modalità per organizzare la descrizione di un ambiente interno o esterno che conosci.
Il salotto era una stanza deprimente. Certo, non mancava nulla, ma i mobili sembravano piuttosto gli scarti della casa di qualcun altro. Accanto a un finto camino a gas si trovavano due poltrone in finta pelle marrone. Al centro stava un tavolo da pranzo ovale con quattro sedie scompagnate. Ai lati della finestra c’erano scaffali a incasso con tanti libri vecchi e impolverati. La parete di fronte alla porta dava invece la sensazione che qualcuno avesse fatto di quella stanza un luogo in cui vivere: era letteralmente affollata di quadri come una galleria, soprattutto dipinti ad acquerelli. La cucina, dall’altro lato del corridoio, era funzionale e ben attrezzata. Al centro dominava un tavolo di legno coperto da una tovaglia di un bel giallo delicato, con quattro sedie uguali. Sopra di esso era appoggiata una bottiglia di vino stappata, con il turacciolo e il cavatappi accanto. Nello scolapiatti erano appoggiati due bicchieri da vino, puliti e rovesciati. P. D. James, Notte di luna per l’ispettore Dalgliesh, Mondadori
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LA SERRA – Entriamo nella serra – disse Boka ansante. E con una spinta aprì la porta che per fortuna non era chiusa a chiave. Vi entrarono tutti e tre e si nascosero sotto i cipressi. Fuori era silenzio. Sembrava che gli inseguitori avessero perduto le loro tracce. I tre ragazzi si riposarono un poco. Il loro sguardo osservava la strana costruzione col tetto e coi muri di vetro, attraverso i quali passava la debole luce misteriosa della città. Quella serra era davvero bella e interessante. Nelle grosse ceste dipinte di verde crescevano le piante dal tronco grosso e dalle foglie larghe. In una di quelle più grandi fiorivano le felci e la mimosa. Verso la cupola della serra si elevavano le piante dal fogliame a ventaglio o altre piante. Tutto quell’insieme dava l’impressione di un boschetto tropicale. C’era anche la vasca dei pesci rossi e, vicino a essa, una panchina. Tutta la serra era impregnata del profumo forte e soffocante dei fiori. Sul pavimento continuavano a cadere grosse gocce d’acqua – la serra era riscaldata a vapore – che producevano uno strano rumore cadendo sulle foglie delle palme. I tre ragazzi avevano l’impressione che fra tutte quelle piante tropicali vivesse qualche bestia selvaggia che si aggirava silenziosamente tra le grandi piante. F. Molnár, I ragazzi della via Paal, Einaudi
leGG O e ... CAPISCO Per ogni affermazione, indica se è vera o falsa.
Vero
Falso
• Tre ragazzi entrano in una serra. • I tre ragazzi entrano nella serra per fare acquisti. • La serra ha tetto e pareti di vetro. • Le piante sono interrate in ceste dipinte di verde. • Nella vasca ci sono delle trote e dei pesci gatto. • La serra è riscaldata a vapore. • Tra le piante tropicali si aggira una bestia feroce. 173
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leGG O e ... CAPISCO Rispondi. • In che mese e in che stagione siamo? • Che cosa impedisce alla giornata di essere stupenda? • Che cosa si nota ai piedi del larice? • A quali animali appartengono? • Che cosa si nota tra le radici del larice e un masso?
NELLA FORESTA Se non fosse per il freddo intenso la giornata sarebbe stupenda. Il sole che filtra tra i rami dei faggi e dei larici non mitiga certo l’aria pungente di questo rigido gennaio. I raggi si riverberano sul suolo innevato; il vento forte di ieri lo ha modellato in creste e lame che ora brillano al sole. Il torrente che scorre fra i cespugli di rododendri è gelato, ma sotto il ghiaccio si sente ancora un piccolo rigagnolo. Nella foresta c’è un larice molto grande, più vecchio degli altri. Ai suoi piedi la neve è spruzzata di aghi color giallo, caduti dai rami. Tra gli aghi ci sono tante piccole impronte: appartengono ai fringuelli che cercano il cibo e che, infreddoliti, arruffano le piume fino a somigliare a piccole palle. Ma ci sono anche le impronte della lince, che ha i piedi più grossi e si muove sulla neve senza sprofondare. Più in basso, tra le radici affioranti del larice e un masso che taglia di traverso il pendio, scopriamo una tana. Lì dentro un’orsa ha partorito due piccoli. A. Bertino - F. Valla, L’orso e gli animali della foresta, De Agostini Ragazzi
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IL VOLPACCHIOTTO FELICE
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Verso la fine del pomeriggio papà e io ci siamo accorti che dietro alla casa, vicino al pollaio, c’era una volpe. Era un volpacchiotto piccolo e magro, sembrava un cagnolino rossiccio. Aveva un musetto simpatico e due occhi lucidi, vispi, che esprimevano tanta furbizia. La folta coda si muoveva con eleganza. Si è fermato a pochi metri da noi. Avrei voluto accarezzarlo, ma il papà non me l’ha permesso. – È un animale selvatico – ha detto, – non gli farebbe piacere. Allora papà gli ha gettato dei pezzettini di pane; il volpacchiotto guardava il cibo con sospetto, si avvicinava e poi si tirava subito indietro. Alla fine allungava il muso, afferrava il boccone e balzava subito a distanza. – Forte! – ho esclamato meravigliata. Sono rimasta un bel po’ a guardare il volpacchiotto che continuava a ballare avanti e indietro e a rubare un bocconcino alla volta. Quando si è sentito sazio, ci ha guardati tutti e due, come per salutarci, poi si è girato e si è diretto verso il fiume. Io e papà abbiamo chiamato quella volpe Felice, perché quando ha avuto la pancia piena, ha arricciato il muso in maniera buffa, mostrando una fila di denti sani, forti e bianchissimi: sembrava che ridesse soddisfatto. – È davvero un animale simpatico! – ho detto tutta contenta. – Sì, finché non mangia le mie galline! – ha aggiunto papà sorridendo. S. Bordiglioni, Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, Edizioni EL
leGG O e ... RIFLETTO Rispondi. • Perché il papà non permette alla bambina di accarezzare il volpacchiotto? • Perché il volpacchiotto viene chiamato Felice?
leGG O e ... ANALIZZO Sottolinea nel testo con due colori diversi le parti in cui si descrive com’è il volpacchiotto e come si muove. 175
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TIPOLOGIE TESTUALI
DESCRITTIVO: LAb ILgliTESTO animali
LA GAZZELLA Le gazzelle sono agili rappresentanti del gruppo delle antilopi, diffuse nelle steppe erbose e nelle aree semidesertiche di un’ampia fascia dell’Africa settentrionale e orientale, che sono essenzialmente erbivore. Hanno un’altezza al garrese variabile da 50 a 110 cm e possono presentare corna in entrambi i sessi o solo in quello maschile. Se ne conoscono 13 specie, di cui la più nota è quella di Grant. In essa il maschio ha corna lunghe fino a 80 cm, la femmina ha le corna più brevi, lunghe fino a 40 cm. Vive in gruppi poco numerosi. La femmina partorisce di regola 1 o 2 piccoli per volta, occasionalmente 3 o 4.
Completa. • Nel primo brano viene descritta • Nel secondo brano viene descritto • Il primo animale è descritto con un linguaggio • Il secondo animale con un linguaggio
nuovi significati
Garrese: parte del corpo compresa tra collo e dorso.
A. Minelli, Il grande dizionario illustrato degli animali, Giunti Junior
leGG O e ... CAPISCO
Scopro
L ASINELLO Come era bello Martino. Non v’era un asino più bello di lui. Aveva le orecchie lunghe e il pelo scuro, ma la pancia era cenere, e anche l’estremità del muso, morbida a toccarsi. E aveva gli occhi grandi, che raccoglievano un piccolo universo pieno di colori. Con lui si poteva discorrere, perché capiva. Non capiva tutto, ma capiva e veniva a spingermi con la testa sulla spalla quando aveva voglia di giocare oppure non mi dava retta, se aveva voglia di mangiare. Io cercavo l’erba più grassa per Martino. Mi fermavo e lo lasciavo pascolare a piacere. E lui guardava, sembrava quasi con riconoscenza. Si metteva a strappare l’erba con le labbra, ma se c’era un fiore gli girava intorno senza mangiarlo, perché sapeva che i fiori mi piacevano. G. Berto, Il Brigante, Bur
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I testi che hai appena letto sono dei testi descrittivi di animali. Scopri le caratteristiche, osservando la mappa.
può essere
DESCRIZIONE DI UN ANIMALE
utilizza
oggettiva evidenzia le caratteristiche dell’animale usando un linguaggio scientifico
• dati sensoriali • dati statici • dati dinamici • aggettivi • similitudini
descrive
soggettiva oltre a descrivere l’animale, evidenzia le impressioni o gli stati d’animo di chi scrive
aspetto fisico: colore, dimensione, parti del corpo, odore informazioni generali: tipo di animale, dove vive, che cosa mangia... comportamento: gusti, difetti, abilità, istinto...
leGG O e ... ORGANIZZO Completa gli schemi. Perché una casella resta vuota? aspetto fisico:
La gazzella
alimentazione:
comportamenti:
aspetto fisico:
L'asinello
alimentazione:
comportamenti:
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leGG O e ... ORGANIZZO Nel testo, sottolinea: • in verde le parti dove è descritto fisicamente il barbagianni; • in azzurro le parti dove è descritto il comportamento del barbagianni; • in rosso le parti dove è descritto l’ambiente in cui vive il barbagianni.
IL BARBAGIANNI La prima volta che ho visitato la casa diroccata era una chiara mattina di maggio. Nell’ultima stanza, buia come tutte le altre, ho alzato gli occhi alle travi del soffitto e ho sussultato per lo spavento: un grande uccello biancorosa, dal becco adunco e dal piumaggio folto e morbidissimo, volteggiava sopra le nostre teste senza il minimo fruscio. Girava in tondo con maestosa eleganza e, quando ha imboccato una stretta finestra, ho seguito il suo volo verso il folto del bosco nella luce piena del mezzogiorno. Era un rapace notturno stanato dalla sua dimora abituale dalla nostra presenza. Chi era il grande uccello bianco? L’ho cercato nelle descrizioni degli uccelli: non era un gufo, non era una civetta. Era un barbagianni, inquilino di campanili, soffitte, ruderi: lunghezza quaranta centimetri, apertura alare novanta, piumaggio color giallo rossiccio sul dorso, disco facciale e ventre candidi. A causa dell’oscurità e, più ancora, della mia posizione, avevo potuto vedere solo la parte inferiore bianca del corpo e delle ali, e quando si era slanciato dalla finestra, la luce del sole gli aveva conferito quel colore bianco rosato. Sul manuale, l’uccello fotografato era ritto in piedi ad ali chiuse con zampe robuste e artigli affilati. Sembrava tutto testa, tanto questa era sproporzionata rispetto al corpo; la faccia era a forma di cuore, pensierosa e triste, da bambino infelice, il becco piantato nel mezzo come un naso. Stupefacenti gli occhi rotondi, brillanti e immobili, disposti in posizione frontale, come i nostri. Dal manuale ho imparato che i grandi occhi dei predatori notturni servono a vedere le prede nel buio, e il collo che ruota all’indietro mentre il corpo resta fermo permette di esplorare una bella porzione di territorio. Il barbagianni ha udito finissimo che gli consente di percepire persino il lieve zampettio di un topolino che corre nell’erba e di piombargli addosso alle spalle senza che nemmeno se ne accorga. E. Gianini Belotti, Voli, Feltrinelli
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Titolo:
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Nessun animale in vista. Neanche il più piccolo uccello né uno scoiattolo. Sono già tre giorni che non mangio e ho fame. Non mi è servito a niente abbandonare le cime nude e scoscese, tra le quali di solito io vivo, per guadagnare le pendici boscose e le vallate. Perfino là, al riparo dalle tempeste più violente e dai grandi freddi che da parecchie settimane si sono impadroniti del parco di Yosemite, è scomparsa la selvaggina. In questo inverno molto rigido, tutti gli animali si ritirano nelle loro tane o rifugi. Ancora una volta, sorvolo il limitare della foresta. All’improvviso, un fremito sulla neve: una lepre. Imprudente! Crede forse che la sua livrea invernale le consenta di sfuggire alla mia vista penetrante? Sciocca! Veloce come una freccia, mi lancio sulla mia preda. La lepre mi ha visto e tenta di scappare, ma, nonostante i suoi salti formidabili e la sua corsa veloce, le sono alle calcagna. A volo planato mi avvicino alla fuggiasca, poi, all’improvviso, senza interrompere la mia corsa, pianto gli artigli nella sua carne. È la fine. Con un potente battito d’ali, mi alzo trionfalmente in aria, poi emetto un forte grido rauco. Oggi mangerò a sazietà. L. Berry - F. Bosc, Miwok l’aquila, Mondadori
leGG O e ... CAPISCO Leggi il testo, scrivi un titolo adatto e rispondi. • Chi parla in questo testo? Da quali elementi lo capisci? • Dove vive di solito? • Nel testo si parla di livrea invernale della lepre? Che cos’è? A cosa le serve? Di che cosa si nutre il protagonista? Sottolinea nel testo le parti che descrivono l’alimentazione.
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LA MIA BALENA
leGG O e ... CAPISCO Rispondi. • Che cosa è successo, secondo te, alla balena? • Che cosa stanno cercando di fare i due protagonisti del brano? • Qual è il problema, secondo Angus? • Come lo risolvono? • A che cosa viene paragonata la pelle della balena?
alla ricerca di... Il racconto descrive il salvataggio di un cucciolo di balena arenato sulla riva. Sai qual è una delle cause di questo problema? Fai una breve ricerca e parlane con i compagni.
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PER SEMPLIFICARE
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Angus corrugò la fronte riflettendo. Poi cominciò a dondolare lentamente la balena sulle onde. – Ho paura che sia rimasta troppo tempo su un fianco. Dobbiamo scioglierle un po’ i muscoli in modo che recuperi l’orientamento e il controllo del corpo. Entrambi si misero a toccare, dondolare, scuotere, strofinare il corpo della balena che galleggiava sull’acqua. Sam le passò la mano sulla pelle fresca e perfetta, e percepì i primi movimenti della balena, ormai completamente immersa nell’acqua turchese. Poi, finalmente, la balena si riprese. Con una lunga spinta della grossa pinna della coda, scivolò via lentamente, con la massima calma, quasi del tutto avvolta nell’acqua. Dallo sfiatatoio sprizzò una fontanella. – Sei bella – sussurrò Sam, – la mia balena – disse. Sam e Angus la seguirono. Dapprima camminarono nell’acqua, poi le nuotarono accanto, uno a destra e uno a sinistra, indirizzandola verso il mare aperto. Sam sentiva sulle gambe nude i piccoli vortici e i mulinelli provocati dalla balena che si allontanava. Le si accostò un po’ di più, allungò il braccio e con la punta delle dita le toccò la pelle morbida come seta.
guida docente
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La balena sollevò la grande testa dalle onde, e il suo luccicante occhio scuro fissò il ragazzo con uno sguardo caldo e tranquillo. La pinna della coda sfiorò delicatamente il braccio di Sam. Poi la balena si immerse e nuotò verso la libertà. Verso casa. Sam scrutò le creste delle onde ormai deserte. La sua balena era andata via. Si girò e tornò a nuoto verso Angus. L’uomo e il ragazzo si arrampicarono sugli scogli della terraferma. Poi rimasero lì in piedi, l’uno accanto all’altro, gocciolanti d’acqua, a guardare il mare. In lontananza scorsero la sagoma scura di una balena che sbucava dall’acqua: videro emergere e poi scomparire ora una pinna, ora la coda, ora il dorso lucente, e infine videro la testa dai grandi, dolci, occhi scuri. K. Scholes, Un bambino e una balena, Salani
leGG O e ... ORGANIZZO Metti in ordine le sequenze, numerando. Sam tocca la balena e l’animale lo guarda con il suo occhio scuro. Angus e Sam dondolano, scuotono e strofinano il corpo della balena. Sam e Angus salgono sugli scogli e guardano il mare Sam e Angus nuotano a fianco alla balena, uno a destra, l’altro a sinistra. La balena scivola lentamente nell’acqua che la avvolge. La balena li saluta emergendo con la testa dai grandi occhi scuri e dolci. La balena si immerge e nuota verso la libertà. Ricerca nel testo le informazioni sulla balena e scrivi sul quaderno una breve descrizione.
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LA CAREZZA DI PEANUTS Il contatto con il gruppo 8 fu forse il più pacifico dei miei incontri. Anche quello avvenne nei primi due mesi di ricerca a Karisoke. I gorilla mi accolsero tranquillamente, compreso il loro capo che chiamai Rafiki, “amico” in swahili. Non avevo mai visto un silverback così dignitoso e capace di incutere rispetto come lui. Era abbastanza anziano, forse sui cinquant’anni, con una lunga striatura argentea che gli partiva dagli zigomi e gli scendeva lungo il dorso sino ai lati delle cosce. Nel gruppo, che guidava con dolcezza e fermezza, mi colpì anche un giovane adulto che chiamai Peanuts. Non si avvicinò molto ma mi guardò a lungo. Mi fissava tranquillo e pensieroso con degli occhi scuri e un po’ tristi. Non so perché ma quello sguardo mi comunicò la sensazione profonda di avercela fatta. Sentivo che la mia ricerca sarebbe andata bene. Quel giorno, appena tornata al campo, mandai un messaggio al professor Leakey. Il testo era stringato: “Sono stata finalmente accettata da un gorilla”.
Scopro
nuovi significati
Silverback: letteralmente schiena d’argento, è il nome con cui viene indicato il maschio adulto dei gorilla. Circospetto: attento.
Il testo racconta l’esperienza della scienziata americana Dian Fossey (1932-1985), che visse anni fra i gorilla di montagna del Ruanda per osservarli e studiarli. La scienziata fu uccisa misteriosamente nella sua capanna e l’assassino non è mai stato scoperto.
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A Peanuts devo anche uno dei momenti più emozionanti della mia vita con i gorilla. Due anni dopo il nostro primo incontro, un giorno si avvicinò con fare circospetto. Io finsi di mangiare del fogliame per rassicurarlo. Poi iniziai a grattarmi la testa. Lui fece altrettanto. Mi sdraiai lentamente e, con un movimento impercettibile appoggiai a terra la mano, con il palmo rivolto verso l’alto. Peanuts osservò per qualche istante quella mano abbandonata, mosse qualche passo verso di me e mi scrutò con il suo sguardo triste. Poi anche lui tese le dita sino a sfiorare le mie. Ci stringemmo la mano per qualche secondo. Dopo di che si alzò in piedi e, colpito forse dalla sua stessa audacia, si batté il petto in un’esplosione di gioia. Provavo una sensazione indescrivibile di felicità. Per la prima volta la mia mano aveva toccato quella di un gorilla.
leGG O e ... SCRIVO Racconta un’esperienza particolarmente emozionante che hai vissuto con gli animali.
V. De Marchi, La mia vita tra i gorilla, Editoriale Scienza
leGG O e ... CAPISCO Indica con una X. • La protagonista vive in mezzo ai gorilla perché: studia i loro comportamenti. li vuol fotografare. non ha trovato altri animali in quella zona.
• Per rassicurare Peanuts la protagonista, nell’ordine:
si sdraia per terra, si gratta la testa, finge di mangiare del fogliame. finge di mangiare del fogliame, si sdraia per terra, si gratta la testa. finge di mangiare del fogliame, si gratta la testa, si sdraia per terra. • Peanuts stringe la mano alla protagonista perché: la considera parte del suo gruppo. quella mano bianca lo incuriosisce. vuole farle il solletico. 183
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ANIMALI E TECNOLOGIA
Grazie a targhette satellitari e chip piazzati su grossi animali dell’oceano, si è accertato che molti di essi si spostano per distanze di gran lunga superiori di quanto si era immaginato. Trevor, un tonno pinna blu del Pacifico, in soli venti mesi ha attraversato tre volte l’oceano: è come se avesse fatto un po’ più del giro del mondo. Seguendo il lungo viaggio “monitorato” di Nicole, un grande squalo bianco che ha nuotato dal Sud Africa all’Australia, gli scienziati hanno ipotizzato che i grandi squali bianchi, per orientarsi, usino le stelle. Nicole, infatti, si immergeva a profondità anche superiori al chilometro, ma per la maggior parte del tempo nuotava in superficie. Si è scoperto anche che i percorsi di molti animali marini sono prestabiliti: è come se viaggiassero seguendo il tracciato di lunghe autostrade invisibili all’occhio umano. Le informazioni che possiamo ricevere sui loro spostamenti sono fondamentali per poterli proteggere. Per esempio: le navi dirette a Boston (USA) hanno dovuto deviare la loro rotta di sei chilometri verso nord. Per evitare di scontrarsi con le balene. Le tecnologie che ci accompagnano nella vita di ogni giorno possono rivelare straordinari aspetti della vita in natura, aiutarci a conoscere l’ambiente in cui viviamo e quindi a proteggerlo meglio. E. Kelsey, Buone notizie dal pianeta Terra, Editoriale Scienza
leGG O e ... ORGANIZZO Completa gli schemi. Chi è?
Trevor
Che cosa ha fatto?
Nuove conoscenze:
Chi è?
Nicole
Che cosa ha fatto?
Nuove conoscenze:
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Verso l' IN VALSI AKIMBO E GLI ELEFANTI 1 Immagina di vivere nel cuore dell’Africa. In un luogo dove il sole sorge ogni mattina su montagne blu e immense praterie, con l’erba più alta di un uomo. E di vivere in un posto dove ci sono gli elefanti. 5 Akimbo viveva in un luogo simile, in un’immensa riserva africana. Era una zona dove gli animali selvaggi potevano vivere sicuri. Nelle praterie c’erano enormi branchi di antilopi e zebre. Nelle foreste e sulle colline rocciose vivevano leopardi e 10 babbuini. E, naturalmente, c’erano enormi elefanti che pascolavano. Il padre di Akimbo lavorava lì. Qualche volta guidava le camionette, qualche altra aiutava a ripararle. C’era sempre qualcosa da fare. 15 Se Akimbo era fortunato, talvolta il padre lo portava con sé al lavoro. Durante questi giri si poteva incappare in qualcosa di eccitante. – Guarda laggiù – gli diceva il padre. – Non fare rumore. E Akimbo seguiva lo sguardo di suo padre e osservava alcune 20 creature selvatiche mentre mangiavano, riposavano, si accovacciavano in attesa della propria preda. Akimbo più di tutti amava osservare gli elefanti. Dovevi stare alla larga anche da loro, ma sembravano più gentili di molti altri animali. Akimbo amava le loro enormi forme che si muovevano 25 pesantemente. Amava il modo in cui muovevano lentamente la proboscide da un lato all’altro e amava il loro barrito, sorpreso e piuttosto buffo. C’erano molti elefanti in Africa, ma nel corso degli anni erano stati spietatamente cacciati e ne rimanevano sempre di meno. Akimbo 30 chiese al padre perché qualcuno cacciasse gli elefanti. – È per le loro zanne. Sono fatte di avorio, molto prezioso. Viene usato per ornamenti e gioielli. 185
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– Ma è così crudele – disse Akimbo. – Sono contento che non succeda più. 35 Il padre di Akimbo rimase in silenzio per un momento, poi disse: – Temo che accada ancora, perfino nella nostra riserva. – Non puoi fermarli? – gli chiese Akimbo. Il padre scosse la testa. – È molto difficile. 40 La riserva è molto estesa non possiamo sorvegliarla in ogni punto per tutto il tempo. Akimbo rimase in silenzio. Il pensiero degli elefanti cacciati per le loro zanne lo riempì di rabbia. Si domandò se sarebbe arrivato 45 il giorno in cui tutti gli elefanti dell’Africa sarebbero stati uccisi. “Non voglio che accada”, disse a se stesso Akimbo. “Voglio che gli elefanti rimangano”. A. McCall Smith, Akimbo e gli elefanti, Salani
1. Dove è ambientato questo racconto? In una metropoli africana. In un paese africano. In una riserva africana. In un’oasi faunistica italiana. 2. Quali informazioni fornisce il testo sull’ambiente? Metti una X per ogni riga.
Fornita
Non fornita
a. Ci sono immense praterie. b. È un territorio ricco di acqua. c. è molto alta. d. È abitato da numerose specie di animali. e. Ci sono numerosi villaggi. f. È spesso frequentato da turisti. g. è un territorio completamente pianeggiante. 186
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Verso l' IN VALSI 3. Chi è Akimbo? Un cacciatore di elefanti. Il guardiano della riserva. Un bambino che vive nella riserva. Un bambino che vive lontano dal padre. 4. “Se Akimbo era fortunato…” (riga 15). Che cosa ti fa capire questa espressione? Akimbo non va volentieri a spasso nella riserva. Akimbo è contento di andare al lavoro con il padre. Akimbo riesce ad avere un passaggio per andare a scuola. Akimbo riesce a vedere gli elefanti. 5. Che cosa pensa Akimbo degli elefanti? Sono animali che bisognava evitare. Sono animali troppo rumorosi. Sono animali gentili. Sono animali scomparsi. 6. Che cosa non riesce a capire Akimbo? Perché il numero degli elefanti diminuisce. Perché gli elefanti sono animali gentili. Perché gli elefanti si muovono pesantemente. Perché le persone cacciano gli elefanti.
7. “Sono contento che non succeda più” (righe 33-34). A quale fatto si riferisce Akimbo? All’allontanamento degli elefanti dalla riserva. Alla presenza di turisti nella riserva. Alla caccia agli elefanti. Ai viaggi sulla camionetta del padre. 8. Che cosa vuol dire il padre con l’espressione “temo che accada ancora” (riga 36)? La caccia agli elefanti non è conclusa. Il barrito degli elefanti spaventa i cacciatori. Gli elefanti si estingueranno. Gli elefanti usciranno dalla riserva. 9. Perché è difficile fermare i cacciatori di elefanti? Perché sono troppi. Perché la riserva si estende su un territorio molto vasto. Perché si nascondono bene. Perché nessuno vuole fare questo lavoro. 10. Quale emozione prova Akimbo quando pensa alla caccia degli elefanti? Vergogna. Sconforto. Rabbia. Indifferenza. 187
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22 MARZO
A U Q C A ’ L L E D E L A I D N O M A T A N R O GI
Il 22 marzo è la Giornata Mondiale dell'Acqua (Word Water Day). La ricorrenza, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1992, è stata celebrata per la prima volta nel 1993. L’obiettivo è quello di richiamare l’opinione pubblica sull’importanza del bene primario per eccellenza: l’acqua corrente, che è vita ed è un bene di tutti. Allo stesso tempo si vuole promuovere una gestione sostenibile delle risorse idriche del pianeta, perché, stando alle ultime ricerche, circa il 30% della popolazione mondiale, pari a 2,1 miliardi di abitanti, non possiede nella propria abitazione un accesso continuato e sicuro all'acqua potabile. E si prevede che nel 2050 ad avere problemi di mancanza d’acqua potabile saranno 5 miliardi di persone!
È assolutamente necessario, quindi, non sprecare l’oro blu! Anche noi possiamo dare un contributo. Basta seguire delle semplici regole.
DECALOGO PER NON SPRECARE L’ACQUA 1. Fai una doccia (breve!) anziché il bagno. 2. Chiudi il getto d’acqua mentre ti insaponi i capelli. 3. Per lavarti i denti, usa un bicchiere. 4. Lavati le mani insaponandole a secco e sciacquale solo dopo averle strofinate. 5. Non tirare lo scarico di notte, se fai la pipì. 6. Usa, se previsto, lo scarico d’acqua minore e non quello maggiore. 7. Per lavare la frutta, usa una bacinella e non l’acqua corrente. 8. Metti qualche bottiglia di acqua in frigo, invece di tenere i rubinetti aperti finché diventa fredda. 9. Non aprire i rubinetti alla massima potenza. 10. A ssicurati di chiudere bene i rubinetti, soprattutto durante la notte o se ti assenti per lunghi periodi. 188
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Dal pensiero all’azione Dividetevi in gruppi e, per ognuno, procuratevi un cartellone.
1 2 3
PROCEDIMENTO:
Ogni gruppo sceglie un punto del decalogo, lo scrive su un cartellone, riflette sul suo significato e lo rappresenta con dei disegni. Inventa una storia prendendo spunto dalla frase del decalogo, la legge o la drammatizza ai compagni. I cartelloni realizzati potranno essere appesi in classe nell’antibagno della scuola, per sensibilizzare tutti i compagni, anche quelli delle altre classi.
CHE BELLO, AVERE SETE Che bello, avere sete vicino a una fontana: non una sete mortale, una sete normale. Così, prima di bere, si può guardare l'acqua che prima esce e scende… e poi scroscia cadendo, acqua che affonda in acqua e resuscita in bolle, potrebbe anche succedere che di colpo finisse, smettesse, s'asciugasse, ma non finisce, scende, infinito ruscello, e si lascia guardare, e si lascia ascoltare, e poi si lascerà, tra poco, ancora un poco, tranquillamente bere. R. Piumini, Io, pi, Gallucci
L’acqua è così importante per la vita sulla Terra che è stata “cantata” da poeti, scrittori e personaggi famosi. Molti di loro hanno espresso le loro preoccupazioni per le problematiche legate alla mancanza di questo prezioso bene.
Più di due terzi del nostro pianeta sono coperti di acqua allo stato liquido, e più di un ventesimo da ghiaccio. Noi chiamiamo Terra la nostra dimora nel cosmo, ma Acqua sarebbe un nome più appropriato. Philip Ball Spendiamo milioni e milioni per cercare acqua su Marte e non facciamo niente
per conservarla qui e per cercarne di più per quelli che hanno sete.
José Luis Sampedro Chiedi all'insegnante
di farti ascoltare la canzone “Chi spreca l’acqua è matto” 189
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e r e n e r p m o c e e r e g lItineegrario nella comprensione del testo
non si ferma è io c , ” e h ig r le a “leggere tra s o rt e p s espresso, e e te r n o e t m t a r ia h Un le c è ata a ciò che it m li e n io s n e r p evidenti. m n o n i g g a a una co s s e m i oltre e capire e r a d n a e h c n ti guideranno a e a h c à ma s it iv t t a o n o g è implicito. guono propon e e s h c e h c iò c e e in g o a it p c li e p L , ciò che è es o t s te n u in , e r e a comprend
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SEI UN BUON LETTORE? Vuoi sapere se sei un buon lettore? Rispondi al questionario e lo saprai! Indica con una X la risposta che ritieni più adatta. Attenzione: per ogni gruppo di risposte, puoi sceglierne una sola.
Quando leggi?
Perché leggi?
(per rispondere a questa domanda, non considerare le letture scolastiche)
Che cosa preferisci leggere?
(per rispondere a questa domanda, non considerare le letture scolastiche)
Come leggi?
a
Spesso e volentieri, anche testi non scolastici.
c
Solo quando “devo” per forza leggere o quando non ho niente di meglio da fare. Al di fuori delle letture scolastiche, leggo piuttosto raramente.
a
Per conoscere e confrontare punti di vista e modi di pensare diversi dal mio.
b
b c
a b c
a b c
Per tenermi informato. Per rilassarmi, distrarmi, passare il tempo.
Soprattutto libri, anche piuttosto impegnativi. Soprattutto quotidiani e riviste (anche specializzati). Soprattutto testi di “evasione” (fumetti…).
Molto rapidamente; riesco a capire il senso di una frase ancora prima di finire di leggerla. Con velocità normale; ogni tanto devo rileggere perché “perdo il filo”. Lentamente, parola per parola; qualche volta muovo le labbra mentre leggo. Torno spesso indietro perché “perdo facilmente il filo”.
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Che cosa fai per capire i punti difficili?
a
Tento di ricavare il significato delle parole che NON conosco dal contesto; se non riesco, consulto il vocabolario.
b
Chiedo subito aiuto a chi mi sta vicino (insegnanti, genitori, compagni…) e consulto il vocabolario solo se mi dicono di farlo.
c
Ricordi ciò che leggi?
Riesci a spiegare a un’altra persona il significato fondamentale (il concetto principale) di ciò che hai letto? Riesci a esprimere il tuo parere su ciò che hai letto?
PUNTEGGIO Risposte a b c
“Salto” il pezzo che non capisco e passo oltre.
a
Terminata la lettura di un testo breve, riesco a ripetere i contenuti più importanti con molti particolari.
b
Terminata la lettura di un testo breve, ricordo il contenuto solo nelle linee generali, ma faccio fatica a ricordare i particolari.
c
Terminata la lettura di un testo breve, faccio fatica a ricordare ciò che ho letto e devo rileggerlo più volte prima di essere capace di ripeterlo.
a
Molto facilmente.
b c
a b c
Con qualche difficoltà. Con molte difficoltà. Molto facilmente. Con qualche difficoltà. Con molte difficoltà.
VALUTAZIONE 3 stelline 2 stelline 1 stellina
24 stelline 17-23 stelline 8-16 stelline
Punteggio massimo: 24 stelline
sei già un buon lettore sei sulla buona strada per diventare un buon lettore devi esercitarti ancora un po’ per diventare un buon lettore
Gentileschi.it
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Lettura
GIOCHI DI LETTURA Prova a leggere questi elenchi di parole in modo corretto e rapido. mela mali molo meli mulo male mole moli mele melo
palo polo pila pela pala pula pelo poli peli pali
ponte monte tanta fonte tante monti fonti tanti ponti tanto
melone limone mulino sapone salone meloni mulini limoni saponi saloni
Prova tu a scrivere e leggere nuovi elenchi di parole, poi scambiali con i tuoi compagni. Ora esegui lo stesso esercizio con le “non parole”. cete • lebi • pada • tuga • labu • sebe • suza • tibi • naro • foze • boti • potu • fule • guba • ruonazo • biagugi • cepuce • ciosabe • quasoga • sioero • fioico • saiogi • lioeva • dieufe • remilomapo • civicaremi • salisolapa • mipicinepu • vusosevisa • mocodafana Prova tu a scrivere e leggere nuovi elenchi di “non parole”, poi scambiali con i tuoi compagni. Divertiti a leggere e a ripetere gli scioglilingua.
e Nel muro c’è un buco cia un bruco nel buco scac . il bruco e tura il buco
Filastrocca sciogligrovigli con la lingua ti ci impigli ma poi te la sgrovigli basta che non te la pigli.
Li vuoi quei kiwi? E se non vuoi quei kiwi che kiwi vuoi?
Nove navi nuove navigavano.
Sul tagliere tagli l’aglio, non tagliare la tovaglia: la tovaglia non è aglio e tagliarla è un grave sb aglio.
Tre tigri contro tr e tigri.
La marmotta, quando annotta, nella grotta già borbotta che la pappa non è cotta. Quando è cotta riborbotta perché è scotta.
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Lettura
PAROLE GIUSTE AL POSTO GIUSTO Trova le parole sbagliate, sostituiscile e riscrivi le frasi. Il cane miagola nel cortile.
In primavera cadono le foglie.
La lumaca corre nel prato.
La mamma ascolta il libro in poltrona.
La pera è caduta dal melo.
Il pappagallo nuota nel lago.
Il topo ha spento la luce.
Scrivi sul foglio con la gomma.
Il telefono salta di notte.
Il leone dorme nel letto.
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Lettura
GIOCHI CON LE PAROLE In questo serpente di parole, la successiva inizia con la stessa lettera con cui finisce la precedente. Leggi. mbra • aquila ago • o l e p i albero • orco • ossa • a c • ar quilone • eli cotteri • istrice • edera
Continua tu.
In questo serpente di parole, la successiva inizia con la stessa sillaba con cui finisce la precedente. Leggi.
o • lombric limone • o l a g e r neve • vento • torre •
• cono • nome • meloni • nidi
Continua tu.
Leggi saltando le parole che non c’entrano, poi riscrivi le frasi corrette.
1. Lucia gioca luna sull’altalena morbida in giardino. 2. Il latte cane si è perso mangiato nel bosco. 3. Il libro bambino è caduto dallo nello scaffale. 4. La il pioggia scende dal cielo secchio. 1. 2. 3. 4. 236
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Lettura Leggi il testo separando le parole.
ARTUROEGLIANIMALI Arturoeraunbambinocheamavaglianimali. Liamavatuttisenzaeccezione. Amavaelefantieleoni,conigliemucche,lupieranocchie. Masoprattuttoamava,diunamorespeciale,glianimalipiccoli,comegliinsetti. Adoravailombrichieavevaundebolepergliscarafaggi. 100 storie per quando è troppo tardi, Feltrinelli – Scuola Holden
Leggi il brano e cerca di capire quali parole mancano. Scrivile e poi confrontale con quelle scritte in basso.
ALICE Alice aveva azzurri, furbi e vivaci, attenti a tutto, ma così attenti che più che guardare . La era quasi sempre all’ingiù, così da intimidire meglio. I capelli erano arruffati. Indosso aveva sempre dei vecchi jeans con le , calze a righe dentro un paio di da tennis e una felpa con delle allucinanti rane di plastica appiccicate ovunque. Questo era l’aspetto di , tranne in quei giorni in cui decideva che per riuscire nei suoi piani era necessario un travestimento. Allora raccoglieva i in due grosse trecce, che rifiniva con due enormi fiocchi rossi. Gli occhi attenti e sospettosi diventavano due occhioni teneri e sulla bocca fioriva un dolce Per non parlare dell’ , che diventava quanto di più mieloso e pulito riuscisse a trovare nell’armadio. Quando Alice si presentava così, era veramente difficile capire che sotto quell’apparenza si nascondeva un’autentica , capace di escogitare degli scherzi terribili. A. Russo, La bambina Babilonia, Salani
scarpe • scrutavano • castani • occhi • Alice • bocca • peste • sorriso • abbigliamento • bretelle • capelli 237
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Lettura Leggi i testi e completa le parole.
LA NUVOLETTA E I FIORI Una nu letta nera, piena d’acqua, se ne andava per il c lo, spinta dal vento. – Dove posso far cadere la mia a ua? – domandò tra sé. Guardò giù sulla te a. Vide in un prato tanti ba bi i che si divertivano, cantavano e ridevano. – No, non devo far cadere la mia acqua sopra quei bambini, si bagnerebbero. È meglio che vada avanti ancora un poco. La nuvole a proseguì. Si fermò e guardò giù. Vide un ru llo che correva tranquillo. – No, il ruscello non ha bisogno della mia acqua, andrò avanti. Riprese il suo cammino. Si fermò un’altra volta; guardò in basso e vide tanti fio el ini con le corolle abbassat , i petali sciupati, i gambi ingialliti. E sentì anche le voci di lamento: – Abbiamo sete, regalaci un po’ d’acqua, nuvoletta! La nuvola disse tra sé: – Su questi fiori posso lasciar ca re la mia acqua, hanno sete e non aspettano altro. La nuvoletta lasciò cadere la pi gia benefica, che portò freschezza e gioia ai fiori assetati.
IL RE DEGLI ANIMALI Una vol , mentre il leone stava dormendo, un to lino passeggiò avanti e indietro su di lui. Il leo si svegliò, mise la sua grossa za a sopra al topolino e aprì le fauci per inghio irlo. – Perdono, Maestà! – gridò il topoli . – Lasciami andare! Non lo dimenti rò mai e forse un giorno potrò ricambiarti il fa re. Il leone rise di quelle role ma alzò la zampa e lo lasciò li ro. Dopo qualche tempo, il leo fu preso in una trappola e i caccia ri, che volevano portarlo vivo al loro Re, lo legarono ad un albe , allontanandosi. Proprio allora passò di lì il topolino che, vedendo in quale g io si trovasse il leone, si avvicinò e rosicchiò la co a che teneva legato il re degli ani li. – Non avevo forse ra ne? – esclamò il topolino. 238
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Lettura Leggi il testo e scrivi le parole mancanti.
LA BAMBINA DI NEVE Era una ........................................................... pallida pallida. Era una bambina di neve. Però non si scioglieva mai, nemmeno vicino al ............................................................ Gli altri bambini, la prima volta che la vedevano, la guardavano con ............................................... spalancati: siccome era diversa da loro, le giravano alla larga, non si avvicinavano. Poi impararono dai ........................................................... e dai maestri che il mondo è bello perché siamo tutti ..........................................................., se fossimo tutti uguali che noia, vi pare? Mentre i vostri vestiti sono di tanti colori, quelli della bambina di neve erano solo color della neve, e anche i capelli erano ..........................................................., eppure non aveva una faccina da vecchina, aveva lo stesso una ........................................................... da bambina. Che gusti aveva la bambina di neve? Fra gli ........................................................... non le piaceva per niente il nuoto, potete immaginare perché; in compenso, era molto brava in pattinaggio sul ghiaccio. Come ................................................... le piacevano tanto i surgelati, ma se li mangiava così come uscivano dal freezer. Poi le piacevano molto i ghiaccioli all’anice, che erano ........................................................... come lei, idem il gelato al fior di latte e quello al limone. Anche la panna montata le piaceva come colore, però in confronto al gelato era troppo ..........................................................., le scottava un po’ la lingua. Dopo cena non vedeva l’ora di andare a letto sotto le coperte a scaldarsi i ...................................., perché erano sempre gelati. Quando aveva la febbre la sua ..........................................................., che era sempre sotto lo zero, arrivava anche a nove, a dieci, una volta persino a undici gradi. Di notte i suoi sogni preferiti non erano d’oro, erano d’argento o di cristallo: sognava fiocchi di ..........................................................., brina, ghiaccio, ghiaccioli, cubetti, surgelati, celle frigorifere, frigoriferi, freezer, nevicate, grandinate, tormente di neve, igloo, pinguini… Insomma, era una bambina speciale. Ah, dimenticavo di dirvi: quando nevicava, la bambina di ........................................................... ingrassava un po’. V. Lamarque, La bambina bella e il bambino bullo, Einaudi Ragazzi
TUTTO Ti sei divertito con i giochi di parole che hai trovato in queste pagine? Sì.
In parte.
No.
Perché? 239
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Comprensione
COMPRENDERE DAL TITOLO Prima di leggere i testi, cerca di capire di quale argomento parlano riflettendo sui titoli.
IL GATTO CON GLI STIVALI Indica con una X quali parole potresti trovare nel testo. Casa, sole, mare.
Padrone, sacco, gatto.
Luna, notte, stelle.
Gatto, cuccia, automobile.
Ora leggi, poi indica con una X.
Un mugnaio morì e lasciò ai tre figli l’eredità: il mulino a uno, l’asino a un altro, il gatto al terzo. Quest’ultimo era molto triste: pensava che il padre fosse stato ingiusto con lui… ma il gatto lo guardava con complicità e sicurezza: pregò il suo padrone di procurargli un paio di stivali, che indossò subito, e un sacco, che si mise sulle spalle per andare a caccia. C. Perrault, Il gatto con gli stivali
• Avevi scelto in modo corretto?
Sì.
No.
L'IGUANA VERDE Indica con una X quali parole potresti trovare nel testo. Carnivoro, uccello, azzurro.
Carne, denti, piume.
Lunghe dita, alberi, erbivora.
Drago, collo lungo, preda.
Ora leggi, poi indica con una X.
Ha l’aspetto di un drago senza ali. Può arrivare a due metri di lunghezza e ha fitti aculei appuntiti sul dorso. Le lunghe dita e gli artigli le permettono di arrampicarsi sugli alberi e di aggrapparsi ai rami. Anche se sembra feroce, l’iguana verde è completamente erbivora. Vive in Centro e Sud America. L. Huggins-Cooper, Animali brutti, sporchi e cattivi, Focus Junior
• Avevi scelto in modo corretto?
Sì.
No.
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Comprensione
IN UNA NOTTE DI TEMPORALE Indica con una X quali parole potresti trovare nel testo. Goccioloni, sera, capanna.
Pioggia, ombrello, libro.
Sole, mattino, piscina.
Nuvoloni, festa, luce.
Ora leggi, poi indica con una X.
Pioveva a dirotto. Goccioloni che cadevano al suolo. Le gocce del temporale di quella sera colpivano il minuscolo corpicino di una capretta bianca. La capretta, senza pensarci, si rifugiò in una capanna abbandonata sul pendio di una collina. Si mise a riposare nell’oscurità aspettando tranquillamente che il temporale finisse. Y. Kimura, In una notte di temporale, Salani
• Avevi scelto in modo corretto?
Sì.
No.
COLORI IN ARMONIA Indica con una X quali parole potresti trovare nel testo. Uccello, tristezza, gabbia.
Danza, buio, realistico.
Paesaggio, carta, grande.
Cerchio, calma, mandala.
Ora leggi il testo, poi indica con una X.
Mandala è una parola di origine indiana e significa “cerchio”. Il cerchio è il simbolo della perfezione del mondo. Per colorare un mandala serve calma, pace e armonia. Colorarlo è come una danza intorno al centro, con i colori simili a ballerini che lasciano dietro di sè una scia colorata.
• Avevi scelto in modo corretto?
Sì.
No.
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Comprensione
IL TITOLO ADATTO
1. I BAMBINI SI INCONTRANO 2. UN INCONTRO A SCUOLA 3. VOCI NEL BUIO
Leggi i testi. Poi, per ognuno, scrivi il titolo più adatto, scegliendo tra quelli proposti.
Furono le voci del nonno e della nonna che mi svegliarono nella notte. In un primo momento non capii di che cosa parlavano, anche perché ero ancora stordito dal sonno interrotto. Poi capii che parlavano del Principe. Il padrone assoluto delle nostre terre abitava il castello in un luogo molto lontano, dove io non ero mai stato, anche se mi sarebbe piaciuto tanto. S. Marianelli, Il principe sconosciuto, Milano, Fabbri Editori
Sulla spiaggia dei mondi sconfinati i bambini si incontrano. L’infinito cielo è immobile, l’acqua si increspa. Sulla spiaggia dei mondi sconfinati i bimbi si incontrano con gridi e danze. R. Tagore, Poesie, Mursia
Un giorno a scuola c’è stato l’incontro con il famoso scrittore per bambini Mino Milani. Io ho letto sei dei suoi libri. Li avevo preparati sul mio tavolo dal pomeriggio del giorno prima. L’incontro è stato bello. Io ridevo col cuore e con la bocca, quando parlava dei libri e del mondo guardando gli altri; ma se i suoi occhi si posavano per un istante su di me, mi giravo dall’altra parte. B. Tognolini - P. Valentinis, Guance ciliegine, Giunti Junior
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Comprensione Leggi i testi. Poi, per ognuno, scrivi il titolo più adatto, scegliendo tra quelli proposti. Attenzione: ci sono due titoli intrusi!
C’era una volta un re che era ammalato, e più nessuno ormai credeva che potesse vivere ancora. I suoi tre figli scesero a piangere nel giardino del castello. Là incontrarono un vecchio: gli raccontarono che il padre era molto malato e che nessuna cura sembrava giovargli. Il vecchio disse: – Io conosco un rimedio: l’acqua della vita. Se la beve, guarirà. Fratelli Grimm, L’acqua della vita
Lassù sulle alte pendici della montagna, nel bosco impenetrabile è giunto il momento per le piccole api dorate di metter fine al duro lavoro estivo. Da brave bottinatrici, per mesi hanno continuato a suggere il nettare dalle migliaia di piccoli fiori disseminati nei prati. In un caldo pomeriggio di fine estate avevano subito la perdita, d’un sol colpo, di diversi favi: erano stati rumorosamente distrutti, da chi mai? A. M. Dalmais, 366… e più storie della natura, Fabbri Editore
Il vento fischiò e gridò alla casa. Giù, proprio davanti alla porta d’ingresso, stava lei, in cappotto e cappello, con la sua valigia di tappeto in mano e l’ombrello nell’altra. Il vento le soffiava intorno selvaggiamente, impigliandosi nella sottana, mandandole fuori di posto il cappello. P.L. Travers, Mary Poppins, Bompiani
1. 2. 3. 4. 5.
IL VENDITORE DI FRUTTI DI MARE CHI HA DISTRUTTO I FAVI DEL MIELE? IL CASTELLO DEI SERPENTI L’ACQUA DELLA VITA MARY POPPINS
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Comprensione
SCRIVERE TITOLI In questo testo manca il titolo. Prima di leggerlo, rispondi.
• Puoi immaginare di che cosa parla il testo? Sì. • Per sapere di che cosa parla il testo, che cosa devi fare?
No.
Leggi con attenzione.
Il nostro maestro non fa mai prediche. Inoltre gli piace raccontare storie, e a noi viene voglia di stare ad ascoltarlo per ore! Come quel giorno in cui ci raccontò: – Stavo tornando dai campi con mio nonno. Era passato da poco mezzogiorno, si era in piena estate e faceva un caldo torrido. A un tratto inciampai in una pietra e feci appena in tempo ad alzare il piede, quando una vipera scattò per addentarmi una caviglia. Mio nonno mi urlò di correre, lui però era più lento di me, e la vipera filava dietro di noi come una freccia. Allora mio nonno si tolse la giacca e gliela lanciò addosso. La vipera si accanì sulla giacca di mio nonno e incominciò a morderla. Forse il sole le aveva dato alla testa. In pochi secondi deve aver buttato fuori tutto il veleno che aveva di scorta. – Ci è andata bene – disse mio nonno. – Sicuro che non ti ha morso? – Sicuro – gli risposi alzando la gamba e dando un’occhiata alla caviglia. – Sono stato più veloce di lei ma anche fortunato, era proprio infuriata. – Sei bravo a raccontare, maestro. Ci racconti un altro fatto che ti è successo? – Domani. Adesso facciamo un po’ di geografia. A. Petrosino, A scuola con Valentina, Piemme
Indica con una X. • Il testo parla: di come vive la vipera.
dell’esperienza di un maestro.
delle vacanze.
Ora scrivi un titolo adatto nel riquadro viola. 244
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Comprensione Leggi con attenzione.
Era il 2 giugno: una giornata splendida. Pensai di uscire per godermi in santa pace la fioritura del mio giardino. Scesi allegramente le scale, aprii il portone e davanti ai miei occhi, sullo stuoino, apparve uno strano animaletto. Al rumore si mosse un po’ e mi accorsi che era un gattino. Lo presi delicatamente in mano e vidi che era sicuramente nato da poco. Lo misi nel cestino della lana pensando che, da un momento all’altro, sarebbe venuta la sua mamma ad allattarlo. Quel mattino non feci nulla. Non mi riposai neppure, tanto ero intenta a controllare quel minuscolo animaletto. Suonò alla vicina torre il mezzogiorno, ma non vidi nessuna gatta. Il gattino cominciò a lamentarsi. Aveva fame. Capii, purtroppo, che era un trovatello. Andai a casa, presi il contagocce, lo lavai, scaldai un pochino di latte e cominciai a dargli da mangiare, goccia dopo goccia. Aveva molta fame e gli sembrava naturale bere il latte in quel modo. Lo rimisi nella cesta e decisi di rimanere in casa tutto il pomeriggio pensando che se fosse venuta la madre non si sarebbe spaventata, vedendomi, e l’avrebbe allattato. A sera il gattino era ancora affamato. Gli diedi altro latte. Passarono i giorni, ma della gatta nessuna traccia. Continuai molto pazientemente ad allattarlo in quel modo per molti giorni e gli diedi un nome: Macchiolino. L. Benatti Spennato, Macchiolino, Ed. Piccolo
Indica con una X. • Il testo parla: dell’allattamento dei gatti.
TUTTO Come ti è sembrato il lavoro sul titolo dei testi? Facile.
della festa del 2 giugno.
Abbastanza facile.
del ritrovamento di un gattino.
Difficile. Perché?
Ora scrivi un titolo adatto nel riquadro verde. 245
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