frontespizio modus operandi
3-02-2009
15:30
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Silvia Battistelli - Giovanni Sponton
MODVS operandi Primi elementi di lingua e civiltĂ latina
Silvia Battistelli – Giovanni Sponton Modus operandi Primi elementi di lingua e civiltà latina
Direttore editoriale: Sarah Howell Coordinamento redazionale: Beatrice Loreti Redazione: Paola Accattoli Art Director: Marco Mercatali Responsabile di produzione: Francesco Capitano Impaginazione: Monica Marzaioli – Studio Punto & Virgola – Vigevano © 2009 ELI – La Spiga Via Soperga, 2 Milano Tel.: 022157240 info@laspigamodern.com ELI Via Brecce – Loreto Tel.: 071750701 info@elionline.com Un particolare e caloroso ringraziamento a Guy Licoppe e Françoise Deraedt per la loro grande competenza e disponibilità nel curare la parte in latino. Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore. Stampato in Italia presso Grafiche Flaminia - Foligno 09.83.188 ISBN 978-88-468-2697-8
Crediti Copertina: Studio Airone Foto di copertina: Shutterstock (l’antica Sufetula, in Tunisia) Illustrazione di copertina: Andrea Goroni
Illustrazioni: Andrea Goroni e Guglielmo Signora Crediti fotografici Mark Mansfield: p. 5. Shutterstock: pp. 7, 9,11, 14, 15, 16, 20, 22, 26, 28, 34, 36, 38, 42, 49, 50, 53, 59, 67, 72, 74, 76, 84, 85, 89, 90, 93, 94, 98, 100, 101, 102, 120, 122, 124, 132, 137. Archivio ELI: pp. 12, 18, 27, 32, 40, 44, 45, 46, 48, 52, 63, 66, 75, 88, 96, 111, 118, 119, 123, 127, 130. L’editore è a disposizione degli aventi diritto tutelati dalla legge per eventuali e comunque non volute omissioni o imprecisioni nell’indicazione delle fonti bibliografiche o fotografiche.
Indice Unità 1 – Il latino Lectio I Il latino ................................................................................................ Lectio II Alfabeto, pronuncia, quantità e accento .............................................. Lectio III La flessione .......................................................................................... Lectio IV La prima declinazione .......................................................................... Lectio V Pronomi personali, verbi, presente indicativo ...................................... Lectio VI Sum, Possum, l’imperativo .................................................................... Esercizi Ricapitoliamo ........................................................................................
6 10 14 18 22 26 30
Unità 2 – Costruiamo la frase Lectio VII La seconda declinazione ...................................................................... Lectio VIII Gli aggettivi della prima classe ............................................................ Lectio IX La terza declinazione .......................................................................... Lectio X Futuro indicativo e i complementi di tempo ........................................ Lectio XI I complementi ...................................................................................... Lectio XII Esempi di sintassi dei casi, le preposizioni ............................................ Esercizi Ricapitoliamo ......................................................................................
32 36 40 44 48 52 56
Unità 3 – Arricchiamo la frase Lectio XIII Gli aggettivi della seconda classe .......................................................... Lectio XIV Comparativi e superlativi ...................................................................... Lectio XV La coniugazione, l’indicativo imperfetto .............................................. Lectio XVI La quarta declinazione .......................................................................... Lectio XVII La quinta declinazione .......................................................................... Lectio XVIII La coniugazione attiva .......................................................................... Esercizi Ricapitoliamo ........................................................................................
58 62 66 70 74 78 82
Unità 4 – Passato e passivo Lectio XIX Il perfetto e il piuccheperfetto indicativo .............................................. Lectio XX Il participio, il supino ............................................................................ Lectio XXI Dimostrativi e relativi ............................................................................ Lectio XXII Pronomi e aggettivi interrogativi e indefiniti .......................................... Lectio XXIII Il passivo .............................................................................................. Lectio XXIV La coniugazione passiva ...................................................................... Esercizi Ricapitoliamo ........................................................................................
84 88 92 96 100 104 108
Unità 5 – La frase complessa Lectio XXV Deponenti, semideponenti, ablativo assoluto ........................................ Lectio XXVI La coniugazione dei deponenti ............................................................ Lectio XXVII Congiuntivo presente e imperfetto, la frase finale .................................. Lectio XXVIII Perifrastiche, proposizione infinitiva .................................................... Lectio XXIX I numeri e i numerali ............................................................................ Lectio XXX Anni, mesi, giorni, il calendario ............................................................ Esercizi Ricapitoliamo ........................................................................................
110 114 118 122 126 130 134
I verbi irregolari .............................................................................................................. La coniugazione del verbo sum ...................................................................................... Confrontiamoci un po’… ................................................................................................ Schede di autovalutazione .............................................................................................. Vocabolario ....................................................................................................................
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Sei pronto per un affascinante viaggio nel mondo degli antichi Romani? Con Modus operandi potrai conoscere mille curiosità divertenti sul loro stile di vita, confrontarti con loro e imparare in modo graduale e divertente la lingua latina. Modus operandi, infatti, è un ricco quaderno operativo che ti permetterà di: imparare la grammatica in modo sempre attivo, fare tanti esercizi diversi in latino, confrontare naturalmente la lingua latina e quella italiana, divertirti con le tante notizie di civiltà romana e le vivaci illustrazioni. Passo dopo passo, imparerai il latino in modo semplice e graduale. Vuoi vedere come? Guarda queste due pagine: sono piene di attività da fare e di cose da imparare!
Teoria
Attività
Versioni
Box di approfondimento
Civiltà romana e confronto culturale
Divertenti disegni esplicativi
E in più… Puoi continuare a imparare e divertirti con la straordinaria rivista in latino che parla di civiltà romana, ma anche di temi attuali come sport, cinema e musica ed è ricca di giochi e piacevoli attività da fare. Un utile libretto con le soluzioni degli esercizi, l’ampliamento delle regole grammaticali presentate e la traduzione in italiano delle versioni di Modus Operandi permette di verificare la correttezza degli esercizi svolti e di approfondire la conoscenza della grammatica.
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Modus Operandi ha una struttura chiara e scandita, per accompagnarti nel modo più piacevole dal primo incontro con la lingua latina ad una sempre maggiore consapevolezza nella capacità di apprendere e tradurre. Il volume è diviso in 30 Lectiones di 4 pagine, divise in 5 Unità: un percorso graduale che va da semplici spiegazioni sulla storia del latino e le sue principali caratteristiche, fino alla capacità di imparare a costruire e tradurre frasi complesse. Alla fine di ogni Lectio troverai una pagina di esercizi riassuntivi e, alla fine di ogni Unità, due pagine di esercizi di riepilogo. Al termine del libro, 16 pagine di esercizi di autovalutazione e due pagine di confronto interculturale tra latino e italiano, con agganci alle materie scolastiche che studi ogni giorno e la possibilità di riassumere e commentare quanto hai imparato. Un ricco vocabolario ti sosterrà nelle traduzioni e negli esercizi, mentre le caratteristiche base dei principali verbi irregolari latini sono riunite in una sezione a parte. Sei pronto a cominciare? Ti divertirai!
Confronto tra latino e italiano Agganci crosscurriculari
Esercizi di fine Lectio Esercizi di riepilogo
Scene della vita quotidiana 5
Lectio I
Il latino
Unità
1
Xxxxxxxx Il latino
Breve storia del latino II millennio a.C.
Fino al III secolo a.C.
Le origini fu portato in Italia, in epoca 1Il latino Traduci.
Il latino arcaico
preistorica, dai Latini, probabilmente una popolazione del Danubio. I Latini parlavano una lingua indoeuropea, cioè appartenente alla famiglia di lingue europee e asiatiche che venivano parlate dalla Turchia fino ai confini con la Cina. L’alfabeto latino deriva da quello degli Etruschi, una popolazione preromana che viveva tra Toscana, Umbria e Lazio settentrionale.
Appaiono i primi veri testi, di carattere religioso, come il Carmen Arvale, un canto dei sacerdoti della dea Cerere, e giuridico, come le Leggi delle dodici tavole, una delle prime codificazioni del diritto romano. In questo periodo nasce anche la lingua letteraria. Roma “importa” la sua cultura dalla Grecia, da cui prende anche molte parole. Lo scrittore Ennio porta a Roma la tragedia greca, Plauto e Terenzio la commedia.
II millennio a.C.
Fino al III secolo a.C.
VII - VI sec. a.C
I secolo a.C. I secolo d.C.
VII - VI sec. a.C
I secolo a.C. - I secolo d.C.
Le prime tracce
Il latino classico
A questo periodo risalgono le prime iscrizioni in latino. Molto famoso è il cippo del Foro. Si tratta di un cippo di tufo trovato sotto la pavimentazione in marmo nero (il lapis niger) che, secondo la tradizione, copriva la tomba di Romolo.
È il periodo d’oro del latino e oggi noi studiamo soprattutto la grammatica e la letteratura di questo periodo, cui appartengono le opere più importanti: dalle cronache di guerra di Giulio Cesare, alle arringhe di Cicerone, alle poesie d’amore di Catullo, alla storia di Tacito, fino ai poemi epici di Virgilio.
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Il latino
Lectio I
Unità
1
Maschili in – er II-VII secolo d.C.
VIII-XIV secolo d.C.
Il latino tardo
Il latino medievale
Il latino, lingua ufficiale dell’impero, comincia a subire gli influssi linguistici delle diverse nazioni, diventando lessicalmente più vario e grammaticalmente meno rigido. Molto importante è anche l’influsso dei padri della Chiesa, che danno origine al latino cristiano. Con la caduta dell’impero romano nel 476 d.C. il latino perde la sua importanza politica.
La caduta dell’impero porta con sé guerre e migrazioni di popoli. È difficile trovare il materiale per scrivere e il latino diventa soprattutto una lingua orale, parlata dal popolo in modo molto libero. Una trasformazione da cui nascono le lingue romanze. Nel IX secolo, Carlo Magno favorisce lo studio della grammatica latina, trasformando però il latino in una lingua artificiale, chiusa nei monasteri e nelle università.
II-VII secolo d.C.
XV-XVI secolo
Il latino moderno Molti studiosi usano il latino per scambiare idee ed informazioni, ufficializzandolo come lingua della cultura e della scienza. Il latino resterà la lingua della cultura e della diplomazia fino al Settecento.
VIII-XIV secolo d.C
XV-XVI secolo
Guarda la cartina dell’Europa e segna i luoghi, le migrazioni, le trasformazioni subite dalla lingua latina.
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Lectio I
Il latino
Il latino si trasforma Quali grandi trasformazioni ha subito il latino nei secoli? Come ha fatto a dare vita alla lingua italiana e alle lingue romanze? Il primo grande cambiamento è stato un ordine delle parole nella frase più semplice e l’uso di parole vicine alla realtà della gente comune. Per esempio al posto di equus (cavallo) entrò in uso il termine caballus, cioè il “cavallo da soma” usato dal popolo e non certo dagli ufficiali romani. Da caballus nacque cavallo in italiano, cheval in francese e caballo in spagnolo. Così per dire testa, non si usava più caput ma testa, che significa “vaso di coccio”. Nella pronuncia, sparì la differenza nel modo di pronunciare le vocali. Il latino aveva vocali brevi (cioè pronunciate velocemente) o lunghe (sulle quali la voce si soffermava di più). Questa caratteristica si chiamava durata ed era importantissima nella declinazione latina, perché dava un significato diverso alle parole e serviva a esprimere i diversi complementi. Sparendo la durata, sparì anche l’uso della declinazione, sostituita dalle preposizioni per esprimere i complementi, e dalla nascita dell’articolo, che in latino non esisteva.
Le lingue romanze Le lingue romanze sono nate dalla continua trasformazione del latino parlato. Non è esatto dire che “derivano” dal latino: in realtà sono “trasformazioni” del latino avvenute nel corso dei secoli, grazie al contatto con i dialetti locali.
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Con l’aiuto di un atlante, abbina le principali lingue romanze alla loro nazione o zona. 1 2 3 4 5 6 7 8 9
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portoghese spagnolo catalano francese provenzale italiano friulano sardo rumeno
a b c d e f g h i
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Romania Sud della Francia Regione spagnola della Catalogna Sardegna, isola italiana Francia, Lussemburgo, Belgio e nei Paesi africani e tropicali un tempo colonie francesi il cosiddetto Dom-Tom Portogallo e Brasile Spagna, America Centrale, Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Paraguay, Uruguay, Cile, Argentina… Italia, Svizzera, Croazia, Malta e Paesi dove ci sono emigrati italiani Regione italiana del Friuli
Il latino
Lectio I
Unità
1
Perché studiare il latino? Nel mondo c’è un nuovo interesse per il latino. Negli Stati Uniti, gli universitari che affrontano il National Latin Exam sono 134 mila. Il numero di quelli che studiano latino e greco negli ultimi anni è aumentato del 30 per cento. Secondo un recente sondaggio, le università americane confermano che chi ha studiato il latino supera gli esami più facilmente, perché è abituato a pensare, ad usare la logica e l’immaginazione. Il latino insegna a pensare. La prima cosa che ti insegna è che una parola può essere usata in tanti modi diversi. Inoltre, poiché l’ordine delle parole nella frase è libero, per capire il significato della frase devi prima leggerla bene, poi identificarne le varie parti e, infine, capire come le parole si legano tra loro. Così impari a fare tentativi, a correggere gli errori e a trovare soluzioni. Con lo studio del latino, inoltre, diventa più facile imparare le altre lingue: per esempio dal latino doctor abbiamo l’inglese doctor, il tedesco Doktor e il russo doktor. Se guardi bene, il latino è sempre intorno a noi. Parole come “extra”, “iunior”, “ex”, “ultra” “super” sono latine. Il latino è molto usato in tante professioni: l’avvocato, il medico, il notaio, il biologo, il veterinario, il farmacista… del resto è stato usato per affari, cultura, studio, religione e politica per più di 2000 anni. Nel 1700 è stato sostituito dal francese e solo negli ultimi 50 anni dall’inglese. Infine, il latino ti insegna che le parole hanno una storia: abbiamo visto l’esempio di caballus. Dietro a semplici parole ci sono profondi cambiamenti sociali. Il latino è quindi una lingua più che mai viva e, se è stata la lingua di ieri, niente toglie che potrebbe essere quella di domani.
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Ecco un elenco di parole latine usate oggi. Pensa al contesto in cui le usi e prova ad abbinare a ciascuna l’originario significato latino. ___ ___ ___ ___ ___ ___ ___ ___ ___ ___
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a b c d e f g h i l
Stai bene! Vedo Due volte Da un’altra parte, altrove Ascolto, sento Più giovane Si esce Ciò che sta nel mezzo ed è imparziale Chi garantisce qualcosa Al di fuori, all’esterno
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Lectio II
Alfabeto, pronuncia, quantità e accento
L’alfabeto latino deriva dall’alfabeto etrusco, il quale a sua volta deriva da un alfabeto greco non ionico. Le lettere dell’alfabeto latino sono 24: A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T U V X Y Z Ci sono quindi tre lettere in più rispetto all’alfabeto italiano: la k e la x (due consonanti) e la y (una vocale) usate, soprattutto, per nomi e parole di origine greca. I Romani usavano un solo segno per la u e per la v, il segno v (V), ma da molto tempo si tende a distinguerle.
Dittonghi e iati Troviamo dei dittonghi sia in latino che in italiano. Il dittongo è una coppia di vocali nella stessa sillaba. I dittonghi latini sono: au, ae, eu, oe e, più rari, ei, ui, yi. Se le due vocali appartengono a sillabe diverse, abbiamo uno iato, cioè una divisione, segnalato dal dizionario da una dieresi (¨) come in aër (aria) o poësis (poesia). In latino i nomi propri e tutti i sostantivi, aggettivi e avverbi che derivano da essi hanno l’iniziale maiuscola, come Italia (Italia), Itali (gli Italiani), Italicus (Italico), Italice (in italiano).
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Sottolinea i dittonghi nelle seguenti parole.
Caesar (Cesare), Europa (Europa), poena (castigo), nauta (marinaio), Harpyia (Arpia), hei (ahimé!), cui (al quale / alla quale).
La scuola a Roma I bambini cominciavano ad andare a scuola verso i sette anni. Era il padre che si occupava dell’istruzione dei figli, insegnando loro l’alfabeto o portandoli al Foro. Verso la fine della Repubblica già molti affidavano i figli ad un maestro privato, di solito un servo greco detto litterator, o li facevano accompagnare a scuola (ludus litterarius). Le lezioni duravano sei ore: cominciavano la mattina presto, poi i bambini andavano a casa per pranzo e tornavano a scuola nel pomeriggio. Quando un bambino aveva imparato a leggere, scrivere e contare la sua educazione era conclusa. Le aule erano semplicissime: una stanzetta nella quale far sedere per terra gli studenti o, addirittura, si faceva lezione all’aperto. Il litterator sedeva su una sedia (cathedra) e i ragazzi su sgabelli o per terra. Il litterator conduceva una vita modesta, dovendosi accontentare dei doni che erano in uso nelle festività. Insegnava a leggere usando i testi delle leggi romane. Per scrivere si usavano tavolette spalmate di cera (tabulae) su cui si incideva con lo stilus, un bastoncino appuntito. Quando si sbagliava, si livellava di nuovo la cera. Qualche volta si usava la carta, avvolta intorno ad un bastoncino (umbilicus) sulla quale si scriveva con cannucce a punta intinte nell’inchiostro. Si imparava a contare usando dei sassolini messi su una tavola di legno, l’abacus.
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Alfabeto, pronuncia, quantità e accento
Lectio II
Unità
1
La pronuncia Come si pronunciava effettivamente il latino? Il latino era la lingua ufficiale dell’impero e, quindi, veniva parlato in moltissime nazioni con accenti diversi. Oggi si tende ad usare la pronuncia ecclesiastica o la restituta (cioè “ripristinata, ricostruita”), ritenuta la più simile a quella del latino classico.
La pronuncia ecclesiastica Si chiama così perché è quella adottata dalla Chiesa cattolica. È uguale alla pronuncia italiana tranne che: la h ha solo una leggera aspirazione, come in nihil (niente). Quando invece segue la p (ph o pph), si pronuncia “f” o “ff” come philosophus (filosofo); la k ha sempre un suono gutturale, come in Karthago (Cartagine); il gruppo gl ha sempre un suono gutturale, come nella parola italiana glicine: glis (ghiro); il gruppo ti quando non è accentato ed è seguito da vocale, si pronuncia “zi”: gratia (grazia). Un’iscrizione in latino nella colonia romana Si pronuncia “ti” se è preceduto da t, s o x, di Leptis Magna, in Libia. come in vestio (vestito) o se la i è accentata come in totíus; i dittonghi ae ed oe si pronunciano “e”, gli altri come si scrivono. La pronuncia restituta la c e la g hanno sempre suono gutturale (come nell’italiano cosa o gatto), anche davanti a i, e e n: circus (cerchio), certamen (battaglia), ignotus (sconosciuto); la u e la v si pronunciano “u”; il gruppo ti si pronuncia sempre “ti”; la h ha una leggera aspirazione ad inizio parola (humilis, umile), mentre in tutti gli altri casi è muta; la y si pronuncia come una “u” francese o una “u” lombarda; i dittonghi ae e oe si leggono come si scrivono, accentando la prima vocale.
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Leggi le seguenti parole latine con la pronuncia restituta e poi con la pronuncia ecclesiastica.
tyrannus gleba Italia Caesar iuxtim
tiranno zolla di terra Italia Cesare a lato
evidentia Augustus hostia herba caelum
evidenza augusto vittima erba cielo
avaritia poëta generosus natio diligentia
avarizia poeta generoso nazione diligenza
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Lectio II
Alfabeto, pronuncia, quantità e accento
Il concetto di quantità è l’elemento che più distingue la fonetica italiana da quella latina. Le vocali latine hanno, infatti, una durata di suono, detta quantità. In latino una vocale può essere breve (cioè pronunciata velocemente) o lunga (sulla quale la voce si sofferma). È una differenza importante: regola l’accento e, addirittura, cambia il significato delle parole. La lunghezza di una vocale si indica con il segno ¯ (a, e, i, o, u, y). La brevità con il segno ˘ (a, e, i, o, u, y). I dittonghi sono sempre lunghi. Uno scriba.
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Nelle seguenti parole, osserva le vocali segnalate come brevi o lunghe e scrivi B (breve) o L (lunga) vicino ad ognuna.
tacere (tacere) vivere (vivere) evito (evito) aedilis (edile)
L ____ ____ ____ ____
natura (natura) felicitas (felicità) tribunal (tribunale) transfero (trasferisco)
____ ____ ____ ____
invoco (invoco) regimen (governo) senatus (senato) magia (magia)
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Le sillabe Una sillaba è un suono, o un insieme di suoni, che pronunciamo in una sola emissione di fiato. Il numero delle sillabe in una parola latina è dato dal numero delle vocali o dei dittonghi presenti, ad esempio I-ta-li-a in latino, e I-ta-lia in italiano. Il gruppo “ia” in latino non fa parte dei dittonghi, quindi va diviso. In latino la divisione in sillabe segue le stesse regole dell’italiano. Tra le differenze maggiori: quando ci sono due o più consonanti consecutive, la prima va con la sillaba precedente e le altre con la sillaba seguente: im-ber (pioggia), pug-na (battaglia); nelle parole composte, la divisione cade tra le due componenti della parola: in-utilis (inutile), dis-turbo (confusione), red-ire (tornare).
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Dividi in sillabe le seguenti parole.
praemium pigritia ambulare causa
prae-mi-um ..................... ..................... .....................
pecunia adornare inexpertus dictator
..................... ..................... ..................... .....................
monstrare pulchritúdo foederatus transluceo
..................... ..................... ..................... .....................
L’accento Le sillabe portatrici di accento sono la penultima e la terzultima. L’accento non cade mai sull’ultima sillaba e dopo la terzultima; cade sulla penultima sillaba se questa è lunga, sulla terzultima se la penultima è breve; nelle parole bisillabe l’accento cade sempre sulla prima sillaba.
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Alfabeto, pronuncia, quantità e accento
Lectio II
Unità
1
Facciamo esercizio 1
Dividi in sillabe le seguenti parole e segna dove cade l’accento.
delego (délego)
..................................
ridere (ridere)
..................................
mulieres (donne)
..................................
cadere (cadere)
..................................
prosequor (accompagno) ..................................
Uranus (Urano)
..................................
bestiola (bestiola)
..................................
ebrietas (ebrezza)
..................................
pontifex (pontefice)
..................................
vectigal (imposta)
..................................
2
Osserva la quantità della penultima sillaba e segna la vocale su cui cade l’accento.
eruditus (erudito) veritas (verità) geometria (geometria) epistula (lettera)
3
lacero (annuncio) praedico (dico prima) educo (educo) educo (porto fuori)
procerus (alto) exilis (esile) senatus (senato) facere (fare)
laudare (lodare) oblitus (unto) oblitus (che dimentica)
Ora osserva dove cade l’accento e segna la quantità della vocale della penultima sillaba.
véritas (verità)
..................................
Sardínia (Sardegna)
..................................
pecúnia (denaro)
..................................
phy´sicus (fisico)
..................................
pérbonus (buonissimo)
..................................
pulchritúdo (bellezza)
..................................
éveho (trasporto)
..................................
illúdo (scherzo)
..................................
4
Leggi i seguenti proverbi e segna correttamente l’accento.
Pecunia, si uti scias, ancilla est; si nescias, domina. Il denaro, se sai usarlo, è un servo; se non lo sai, è un padrone. Lepores duo qui insequitur, is neutrum capit. Chi insegue due lepri non raggiunge né l’una né l’altra. Amicus certus in re incerta cernitur. Il vero amico si riconosce nelle circostanze difficili.
Ecco un famoso modo di dire latino. Indovina che cosa significa. Tabula rasa.
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■ Fare il falegname. ■ Non saper scrivere. ■ Cancellare tutto e ricominciare da capo. 13
Lectio III
La flessione
Ecco una famosa favola di Fedro. Leggila solo in latino con molta calma e attenzione, riflettendo sul titolo, la punteggiatura, le parole simili all’italiano, e tieniti pronto a fare delle ipotesi.
Vulpis et corvus Cum de fenestra corvus raptum caseum comesse vellet, celsa residens arbore, vulpes invidit, deinde sic coepit loqui: “O qui tuarum, corve, pinnarum est nitor! Quantum decoris corpore et vultu geris! Si vocem haberes, nulla prior ales foret”. At ille, dum etiam vocem vult ostendere, lato ore emisit caseum; quem celeriter dolosa vulpes avidis rapuit dentibus.
1 -
La volpe e il corvo Mentre un corvo, stando su un alto albero, voleva mangiare del formaggio rubato da una finestra, una volpe lo guardò con invidia e poi cominciò a dire così: “Oh corvo, che splendore hanno le tue penne! Quanta bellezza hai nel corpo e nell’aspetto! Se tu avessi la voce, nessun uccello ti sarebbe superiore”. Così quello, mentre voleva mostrare anche la voce, fece cadere il formaggio dalla larga bocca; il quale, velocemente, la volpe ingannatrice afferrò con gli avidi denti.
Ora rispondi alle domande: Quali parole ti sembra di aver capito? Secondo te, chi sono i protagonisti del racconto? Secondo te di che cosa parla la favola? Che cosa ti ha colpito di più nel tentativo di capirne il significato?
2
Leggi la versione italiana e metti a confronto le tue ipotesi con la traduzione.
Avrai notato che il latino ha una costruzione della frase diversa rispetto all’italiano. In italiano in genere prima viene il soggetto, poi il verbo e infine il complemento oggetto. In italiano se cambi l’ordine delle parole, cambi il significato della frase. In italiano le parti del discorso sono 9: il sostantivo, l’aggettivo, il verbo, il pronome, l’avverbio, la congiunzione, l’articolo, la preposizione e l’interiezione. In latino, invece, le parti del discorso sono solo 8, perché manca l’articolo. Quattro parti del discorso sono variabili, cioè cambiano la parte finale della parola (per esempio tra singolare e plurale) e quattro sono invariabili, cioè restano sempre uguali. Il cambiamento dell’ultima parte della parola si chiama flessione; flessione nominale o declinazione se riguarda i nomi, aggettivi e pronomi, e flessione verbale o coniugazione se riguarda i verbi. Sono variabili: il sostantivo, l’aggettivo, il pronome e il verbo. Sono invariabili: l’avverbio, la congiunzione, la preposizione, l’interiezione.
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La flessione
Unità
Lectio III
1
Quello che tiene insieme le parole in una frase latina non è l’ordine, ma la flessione cioè il modo in cui cambia la parte finale degli elementi variabili (nomi, aggettivi, pronomi, verbi), detta desinenza. La parte della parola che non cambia si chiama tema. Osservando la desinenza delle parole, possiamo metterle insieme nel modo giusto e quindi capire il significato della frase. Un esempio: in “corvus raptum caseum” la -us finale di corvus (corvo) è la parte variabile per il soggetto e la -um finale di caseum (formaggio) e del participio passato raptum (rubato) è la parte variabile per il complemento oggetto. Anche se cambiamo l’ordine delle parole nella frase, corvus resta sempre soggetto e caseum complemento oggetto.
L’Isola Tiberina sul fiume Tevere.
La declinazione latina tiene conto di diversi elementi: il genere, il numero e il caso.
Il genere La lingua italiana ha solo due generi: maschile e femminile. Il latino, invece, ha anche il genere neutro. Sono perlopiù neutri (indicati sul vocabolario con n.) i nomi degli esseri inanimati, dei metalli, dei frutti e degli aggettivi usati con valore di sostantivo: malum (mela), aurum (oro), aratrum (aratro), iustum (ciò che è giusto). Sono perlopiù femminili (indicati sul vocabolario con f.) i nomi delle piante, delle isole, delle regioni e delle città e i sostantivi che indicano un’azione o una buona qualità: bonitas (bontà), malus (melo), Aegyptus (Egitto), Rhodus (Rodi), defensa (difesa). Sono perlopiù maschili (indicati sul vocabolario con m.) i nomi dei fiumi, dei venti, dei mesi e dei popoli: Tiberis (Tevere), zephyrus (zefiro), Februarius (febbraio).
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Usa il vocabolario e scrivi il genere di ciascuno di questi sostantivi.
ferrum __ honestas __
pirus dignitas
__ __
aratrum __ periculum __
Germania __ Nilus __
Ianuarius __ munus __
bellum actio
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Particolarità Il maschile si può esprimere con una parola diversa dal femminile: pater (padre), mater (madre). Il maschile e il femminile possono essere espressi dalla stessa parola però con terminazione diversa: fili-us (figlio), fili-a (figlia). Il maschile e il femminile possono essere espressi dalla stessa parola: canis (cane-cagna).
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Lectio III
La flessione
Il numero Come l’italiano il latino ha il singolare e il plurale.
Il caso Serve a chiarire la funzione sintattica di una parola nella frase. I casi delle declinazioni sono sei e possono essere al singolare o al plurale. Eccoli, con le loro funzioni sintattiche di base: Nominativo Genitivo Dativo Accusativo Vocativo Ablativo
è il caso del soggetto e del predicato nominale. è il caso del complemento di specificazione. è il caso del complemento di termine. è il caso del complemento oggetto. è il caso del complemento di vocazione. ha in sé molte funzioni, tra cui quelle del complemento di mezzo, di causa, di stato in luogo…
Le declinazioni
L’aquila era il simbolo del potere di Roma.
In latino ci sono cinque declinazioni. Declinare un nome significa dargli un significato diverso nella frase, cioè dire se è il soggetto (al nominativo), il complemento oggetto (all’accusativo), se fa parte di un complemento di specificazione (genitivo) e così via. Per capire a quale declinazione appartiene una parola, bisogna consultare il vocabolario e vedere l’uscita del genitivo. Ecco uno schema molto sintetico: Genitivo -ae
Declinazioni Prima declinazione
Esempi rosa-rosae ancilla-ancillae
nauta-nautae terra-terrae
Seconda declinazione
-i
lupus-lupi periculum-periculi
cervus-cervi astrum-astri
Terza declinazione
-is
consul-consulis civis-civis
flumen-fluminis corpus-corporis
Quarta declinazione
-us
manus-manus currus-currus
domus, domus fructus-fructus
Quinta declinazione
-ei / -ei
dies-diei fides-fidei
res-rei facies-faciei
Nella Quinta declinazione, la “e” è breve se è preceduta da consonante, altrimenti è lunga.
4
Usa il vocabolario e scrivi a quale declinazione appartengono queste parole.
colonia somnium pax
16
acies urna lex
armiger effigies adventus
flos ovis cornu
La flessione
Unità
Lectio III
1
Facciamo esercizio 1
Usa il vocabolario e scrivi le parole nella casella giusta.
Parti variabili del discorso
2
rogo nego numquam olim
senex appello post breviter
privo scelus enim eia
nomen iratus iuvenis sed
Parti invariabili del discorso
Usa il vocabolario e cancella le parole estranee dalle seguenti categorie. Nomi femminili
Nomi maschili
Nomi neutri
umbra
puella
argentum
tempestas
agricola
agmen
aetas
puer
virus
nauta
bellum
manus
domina
vir
donum
dominus
hortus
aratrum
3
Usa il vocabolario e scrivi il genitivo di queste parole.
ianua timor quercus dux castrum
4
........................ ........................ ........................ ........................ ........................
insula miles exercitus campus rex
........................ ........................ ........................ ........................ ........................
portus equus dens oculus hostis
........................ ........................ ........................ ........................ ........................
Ecco un famoso modo di dire. Indovina il suo significato.
Facta, non verba.
■ Bisogna imparare bene le parole. ■ Le parole sono inutili, bisogna agire. ■ Le parole sono meglio dei fatti. 17
Lectio IV
La prima declinazione
La prima declinazione comprende i nomi che hanno la terminazione del genitivo singolare in -ae e il tema in -a. Si tratta per lo più di nomi di genere femminile, con pochissimi sostantivi di genere maschile e nessun nome di genere neutro. Ecco la declinazione della parola rosa. Caso Nominativo
ros-a
Genitivo
ros-ae
Dativo
ros-ae
Accusativo
ros-am
Vocativo
ros-a
Ablativo
ros-a
1
Singolare la rosa, una rosa
della rosa alla rosa la rosa, una rosa o rosa! dalla rosa
ros-ae ros-arum ros-is ros-as ros-ae ros-is
Plurale le rose
delle rose alle rose le rose o rose! dalle rose
Guarda bene la tabella e rispondi:
- Che cosa distingue la desinenza del nominativo da quella dell’ablativo singolare? - Ci sono delle desinenze uguali? Nel corso della declinazione la parola rosa è soggetto, complemento di specificazione, di termine… Ciò avviene cambiando cambiando semplicemente la desinenza, senza bisogno di articoli o di preposizioni. Inseriamo ora la parola rosa in una serie di frasi:
I Romani amavano abbellire le stanze con mosaici.
Rosa bene olet.
La rosa profuma.
Rosae spina acuta est.
La spina della rosa è pungente.
Rosae umbra nocet.
L’ombra nuoce alla rosa.
Rosam puella colligit.
La fanciulla raccoglie la rosa / una rosa.
Rosa pulchra es!
O rosa, tu sei bella!
Rosa cellam meam decoro.
Abbellisco la mia stanzetta con una rosa.
Rosae bene olent.
Le rose sono profumate.
Rosarum spinae acutae sunt.
Le spine delle rose sono pungenti.
Rosis umbra nocet.
L’ombra nuoce alle rose.
Rosas puella colligit.
La fanciulla raccoglie le rose / delle rose.
Rosae pulchrae estis!
O rose, siete belle!
Rosis cellam meam decoro.
Abbellisco la mia stanzetta con delle rose.
Gli aggettivi vanno sempre nello stesso genere, numero e caso della parola cui si riferiscono.
18
La prima declinazione
2
Unità
Lectio IV
1
Scegli la traduzione giusta:
fama
victoria
piratis
litteram
■ la fama ■ della fama
■ o vittoria! ■ dalla vittoria
■ dei pirati ■ ai pirati
■ la lettera ■ delle lettere
Particolarità dei casi La parola familia (famiglia), insieme al genitivo in -ae, ha mantenuto un’antica forma di genitivo singolare in -as vicino alle parole pater (padre), mater (madre), filius (figlio) e filia (figlia): pater familias (padre di famiglia), mater familias (madre di famiglia)… Le parole di genere femminile filia (figlia), dea (dea), liberta (schiava liberata), mula (mula) ed equa (cavalla) hanno il dativo e ablativo plurale in -abus, per distinguerle dai rispettivi maschili della seconda declinazione: filiis et filiabus (ai figli e alle figlie), deis et deabus (agli dei e alle dee)… Alcune parole di origine greca, come amphora (anfora) o drachma (dracma), le parole con il suffisso -cola (dal verbo colo, cioè abito) e -gena (dal verbo gigno, cioè genero) hanno il genitivo plurale anche in -um, oltre che in -arum: Graiugenum (di quelli nati in Grecia), caelicolum (degli abitanti del cielo).
La famiglia era la base della società romana. Non comprendeva solo il pater familias, la mater familias e i figli, ma tutti i beni, gli schiavi e le persone che vivevano in casa. Capo della famiglia era il marito, il pater familias, che aveva potestas (potere) su tutto e tutti. Le figlie femmine, dopo il matrimonio, passavano dalla potestas del padre a quella del marito. La mater familias dirigeva i lavori degli schiavi, usciva di rado e il suo compito principale era quello di tessere la lana per fare abiti per la famiglia. La nascita di un figlio era importantissima ed era accompagnata da un lungo cerimoniale. Nei primi otto giorni di vita del bambino (primordia) la famiglia rendeva grazie alla dea Giunone, detta Lucina perché portava alla luce i bimbi, e ad Ercole che proteggeva dai malanni. Qualche giorno dopo, si celebrava una cerimonia di purificazione, la lustratio. Durante la lustratio al bambino venivano dati tre nomi: il primo (praenomen) corrispondeva al nostro nome di battesimo; il secondo (nomen) era il nome della gens comune a tutte le famiglie discendenti dallo stesso capostipite; il terzo era il cognomen, proprio di ciascuna famiglia, derivato da una caratteristica di chi l’aveva assunto per primo.
19
Lectio IV
La prima declinazione
Particolarità del numero Alcuni nomi comuni e di città hanno solo la forma plurale, anche se il loro significato è al singolare. Vengono chiamati pluralia tantum. I più comuni sono: divitiae-arum (ricchezza), Athenae-arum (Atene), insidiae-arum (insidia), Cannae-arum (Canne), deliciae-arum (delizia), Syracusae-arum (Siracusa), nuptiae-arum (le nozze). Altri nomi hanno solo la forma singolare. Vengono chiamati singularia tantum. I più comuni sono: prudentia (prudenza), iustitia (giustizia), sapientia (sapienza), abundantia (abbondanza). Il denarius d’argento era la moneta più diffusa dell’impero romano.
Infine, alcuni nomi al singolare hanno un significato diverso da quello al plurale. Per esempio: copia-ae abbondanza littera-ae lettera dell’alfabeto vigilia-ae veglia opera-ae opera
3
copiae-arum truppe litterae-arum missiva, lettera vigiliae-arum sentinelle operae-arum operai
Rileggi attentamente le particolarità e prova a tradurre: 1 La giustizia è (est) figlia della sapienza. 2 La dea delle nozze.
4
5 È (est) una madre di famiglia. 6 L’abbondanza è (est) figlia della prudenza.
3 Gli operai di Siracusa. 4 Le truppe di Siracusa.
7 O abbondanza! Sei (es) opera delle dee! 8 È (est ) opera degli operai di Canne.
Completa queste frasi con la parola giusta. 1 ...............................................................
bene olet. (rosa – rosis)
2 ...............................................................
umbra nocet. (violae – violam)
3 Mea .......................................................
pulchra est! (filiabus – filia)
4 ...............................................................
decoro. (cellam meam – cellae meae)
5 ...............................................................
acutae sunt! (spinis – spinae)
6 ...............................................................
umbra nocet. (rosarum – rosis)
20
Lectio IV
La prima declinazione
Unità
1
Facciamo esercizio 1
2
Traduci in tutti i modi possibili. 1 mulam ....................................................
1 litteras ....................................................
2 mulabus ..................................................
7 littera ......................................................
3 deae ........................................................
8 vigiliae ....................................................
4 dearum ..................................................
9 vigiliis ....................................................
5 rosae ......................................................
10 divitiarum ..............................................
6 rosis ........................................................
11 divitiis ....................................................
Completa le frasi con il sostantivo mancante nel caso opportuno. 1 Rosae ...................................................................... delectant (rallegrano, dal verbo delecto). puella, -ae 2 Bonae discipulae .............................................................................. gratae sunt (sono grate). magistra, -ae 3 Puellae ................................................................................ ludunt (giocano, dal verbo ludo). pila, -ae 4 Mater familias ............................................................ ornat rosis (abbellisce, dal verbo orno). mensa, -ae 5 Puellarum .............................................................................................. magna est (è grande). diligentia, -ae
3
Con l’aiuto del vocabolario, prova a tradurre queste frasi. 1 Graecia Europae paeninsula est (è). ................................................................................................................................................. 2 In Graecia magnus agricolarum numerus est (c’è). ................................................................................................................................................. 3 Graeci (I Greci ) non solum agricolae sed etiam nautae sunt (sono). ................................................................................................................................................. 4 Puellae deabus rosas praebent (offrono). .................................................................................................................................................
4
Ecco un famoso modo di dire. Indovina il suo significato.
Qualis pater, talis filius.
■ È bello avere figli! ■ Il carattere del figlio somiglia a quello del padre. ■ Avere una famiglia numerosa. 21
Lectio V
Pronomi personali, verbi, presente indicativo
I pronomi personali I pronomi si chiamano così perché stanno “al posto del nome” (pro-nome): si riferiscono a una persona o a una cosa che già conosciamo, che è già nota, di cui abbiamo già parlato e che quindi non c’è bisogno di nominare per intero. I pronomi personali sono usati per le persone, di cui sostituiscono il nome proprio o l’identità. Esempio: “Ti ho già parlato di Paolo, il mio amico che suona la chitarra?”. “Sì, mi hai già parlato di lui”.
3ª Persona
2ª Persona
1ª Persona
Singolare Nominativo
ego
io
tu
tu
__
___
Genitivo
mei
di me
tui
di te
sui
di sé
Dativo
mihi
a me, mi
tibi
a te, ti
sibi
a sé, si
Accusativo
me
me, mi
te
te, ti
se
sé, si
Ablativo
me
da me
te
da te
se
da sé
Nominativo
nos
Genitivo
nostri
noi di noi
nobis
Accusativo
nos
Ablativo
nobis
1
vos vestri
voi
//
//
di voi
sui
di sé, di loro
a voi, vi
sibi
a sé, a loro
vestrum
nostrum Dativo
3ª Persona
2ª Persona
1ª Persona
Plurale
a noi, ci noi da noi
vobis vos vobis
voi
se
sé, loro
da voi
se
da sé, da loro
Guarda bene la tabella e rispondi:
- Quali casi mancano nella tabella? - Ci sono forme doppie per uno stesso caso? - Vedi una divisione tra maschili e femminili?
Quoque tu, Brute, fili mi!
Il pronome personale di 3ª persona in latino non c’è, è sostituito dal pronome determinativo is, ea, id (questo/a, quello/a). Per quanto riguarda l’uso riflessivo, is, ea, id non ha valore riflessivo e quindi non può mai riferirsi al soggetto. Il pronome “sui, sibi, se, se”, al contrario, ha solo valore riflessivo e si riferisce solo al soggetto. Ad esempio: Silvia sibi conciliat benevolentiam amicorum = Silvia (soggetto) ottiene per sé (riferito al soggetto) la benevolenza degli amici. Marcus iis conciliat benevolentiam amicorum = Marco (soggetto) ottiene per loro (non riferito al soggetto) la benevolenza degli amici. Nostri e Vestri hanno valore oggettivo e vengono usate in frasi come “Miserere nostri, Domine!” (Pietà di noi, Signore! ), mentre nostrum e vestrum hanno valore partitivo, come “Complures nostrum fugerunt” (La maggior parte di noi fuggì).
22
Pronomi personali, verbi, presente indicativo
2
Lectio V
Unità
1
Prova a tradurre queste frasi. 1 Natura semina (i semi) scientiae nobis dedit (ha dato). ................................................................................................................................................. 2 Nunc ludis (ti prendi gioco) tu me? ................................................................................................................................................. 3 Quoque tu, Brute, fili mi (figlio mio)! .................................................................................................................................................
3
Ora riguarda la tabella dei pronomi: prova a cambiare quelli che puoi nelle due frasi precedenti. Esempio: Natura semina scientiae vobis dedit.
………………………………………………………………………………………………………………
I verbi Il verbo è la parte più importante del discorso perché esprime ciò che il soggetto è, fa o subisce (quando il verbo è nella forma passiva). Senza il verbo non è possibile creare una frase. I verbi latini si dividono in quattro coniugazioni, riconoscibili grazie all’uscita dell’infinito presente. La coniugazione verbale, oltre alla persona e al numero, si basa su: LA FORMA: attiva – passiva – deponente. Quest’ultima non esiste in italiano. È propria di verbi che hanno forma passiva e significato attivo. IL MODO: indica, come in italiano, com’è un’azione cioè reale, possibile o espressa con un comando. IL TEMPO: presente, passato o futuro. I verbi transitivi reggono l’accusativo, in quanto l’azione passa direttamente sul complemento oggetto. I verbi intransitivi, invece, reggono gli altri casi. Esempi: Mater laudat liberos (la madre loda i figli), Hostis nocet patriae (il nemico nuoce alla patria). I modi finiti sono quelli che hanno una desinenza per ogni persona: indicativo, congiuntivo, imperativo. I modi infiniti sono quelli che hanno una forma unica per tutte le persone: infinito, gerundio, supino, participio, gerundivo.
Quando cerchi un verbo sul vocabolario, non devi cercare l’infinito come fai in italiano, ma la prima persona dell’indicativo presente: non devi cercare moneere, ma moneo. Accanto a questo troverai il paradigma, cioè le altre forme del verbo che servono per coniugarlo in tutti i tempi e i modi e che sono il presente, il perfetto, il supino, più ovviamente l’infinito. Esempio: amo, amas, amavi, amatum, amare (1 tr.): amare.
23
Lectio V
Pronomi personali, verbi, presente indicativo
Il presente indicativo 1ª Coniugazione
2ª Coniugazione
3ª Coniugazione
4ª Coniugazione
am-o
mone-o
leg-o
audi-o
ama-s
mone-s
leg-i-s
audi-s
ama-t
mone-t
leg-i-t
audi-t
ama-mus
mone-mus
leg-i-mus
audi-mus
ama-tis
mone-tis
leg-i-tis
audi-tis
ama-nt
mone-nt
leg-u-nt
audi-unt
INFINITO: ama-re amare
INFINITO: mone-re ammonire
INFINITO: leg-e-re leggere
INFINITO: audi-re sentire
4
Guarda bene la tabella e rispondi:
- In che cosa si differenzia la desinenza dell’infinito della 2ª e della 3ª coniugazione? - Quale vocale caratterizza la 1ª coniugazione? - Quale vocale caratterizza la 2ª coniugazione?
5
Il tema verbale del presente si ottiene togliendo -re dall’infinito della 1ª, 2ª e 4ª coniugazione, -ere dall’infinito dalla 3ª. Qual è dunque il tema verbale del presente di ogni coniugazione?
1ª ………...…..………
2ª ………...…..………
3ª ………...…..………
4ª ………...…..………
Civis Romanus sum! All’inizio erano considerati cittadini romani solo i cittadini della città di Roma, poi gli Italici e, infine, tutti gli abitanti dell’Impero Romano. La cittadinanza romana comportava molti privilegi, come l’accesso alle cariche pubbliche, vantaggi fiscali e diritti giuridici. Potevano diventare cives romani solo gli uomini in grado di andare in guerra e pagare le tasse, quindi donne, vecchi e bambini erano esclusi. Man mano che Roma si espandeva, le popolazioni sottomesse cominciavano a mal sopportare i privilegi dei cittadini di Roma. Roma, quindi, dovette concedere la cittadinanza anche alle altre popolazioni e questo diventò un fortissimo strumento di controllo e di potere, dato che tutti ambivano a diventare cittadini romani. C’erano molti modi per acquisire la cittadinanza, per esempio per merito, per manomissione (tutti gli schiavi liberati diventavano cittadini romani) e naturalmente per nascita. Ma la cittadinanza si poteva anche perdere, per esempio a causa di un crimine o diventando schiavi per debiti o per cattura in guerra.
24
Pronomi personali, verbi, presente indicativo
Unità
Lectio V
1
Facciamo esercizio 1
Scrivi ogni forma verbale sotto la coniugazione giusta. docere – valere – volare – gignere – venire – finire – scribere praebere – errare – ornare – aperire – dicere 1ª Coniugazione
2
2ª Coniugazione
3ª Coniugazione
4ª Coniugazione
Trova i seguenti verbi sul vocabolario e prova a tradurre le seguenti voci verbali. 1 2 3 4 5
monemus legitis audiunt monet amatis
6 7 8 9 10
amamus legunt auditis legit laudant
11 12 13 14 15
veniunt valemus venio laudas valet
16 17 18 19 20
valetis valeo venit venimus laudatis
.......................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................... ..........................................................................................................................................................
3
Coniuga il presente dei seguenti verbi. Do
4
Terreo
Bibo
Aperio
Usa il vocabolario e prova a tradurre. 1 Graeci deorum (degli dei) iram timent. ................................................................................................................................................. 2 Graeci victimas albas sacrificant. ................................................................................................................................................. 3 Agricola oleas colit. ................................................................................................................................................. 4 Puellae comoediam amant. .................................................................................................................................................
25
Lectio VI
Sum, Possum, l’imperativo
Sum e Possum In latino, alcuni verbi hanno una coniugazione propria, diversa dagli altri. Questi verbi vengono chiamati irregolari. I più importanti sono sum (sono) e il suo composto possum (posso). Sum
Possum
sum
io sono
possum
io posso
es
tu sei
potes
tu puoi
est
egli è
potest
egli può
sumus
noi siamo
possumus
noi possiamo
estis
voi siete
potestis
voi potete
sunt
essi sono
possunt
essi possono
Come sum si coniugano tutti i verbi composti di questo verbo, cioè formati da una preposizione + “sum”. Tra i composti più importanti abbiamo: ab-sum (sono lontano), ad-sum (sono presente), de-sum (manco), ob-sum (nuoccio), in-sum (sono dentro), inter-sum (sono in mezzo, partecipo), sub-sum (sono sotto), prae-sum (sono a capo), super-sum (sopravvivo).
1
Guarda bene la coniugazione di esse e coniuga i verbi adsum e intersum. adsum ................................ ................................ ................................ ................................ ................................ ................................
intersum ................................ ................................ ................................ ................................ ................................ ................................
Il soldato romano A Roma ogni cittadino tra i 17 e i 46 anni doveva fare il soldato, provvedendo personalmente alle armi e all’equipaggiamento. Si veniva arruolati in caso di guerra e in genere c’era un arruolamento l’anno. La vita del soldato era molto dura: doveva lasciare incolta la sua terra, guadagnare un misero stipendio, essere controllato e punito senza pietà.
L’elmo di un legionario.
La paga o stipendium era insufficiente, e vi veniva trattenuta la somma per pagare il cibo. I soldati dovevano arrangiarsi soprattutto con le elargizioni (donativa) concesse dagli imperatori in occasioni straordinarie. Venivano distribuiti anche vari sussidi, il clavarium (per i chiodi da scarpe), l’epulum (per i pasti rituali) e il premio di congedo, in caso di sopravvivenza. Non era lo Stato ad arruolare i soldati, ma i singoli comandanti che decidevano anche la paga e le ricompense. Per questo i soldati erano molto legati ai loro generali, cosa che ebbe grande peso politico in tutta la storia romana.
26
Sum, Possum, l’imperativo
Unità
Lectio VI
1
Esse + dativo Questa particolare costruzione si chiama dativo di possesso e, in pratica, sostituisce il verbo habeo (ho, possiedo).
2
Leggi attentamente queste due frasi e rispondi alle domande.
Tu habes magnas divitias (tu hai grandi ricchezze). Magnae divitiae tibi sunt (a te sono grandi ricchezze). -
Chi è il soggetto nella prima frase? Chi è il soggetto nella seconda frase? Quale verbo è usato nella prima frase? Quale verbo, nella seconda?
Nel dativo di possesso la cosa posseduta diventa soggetto, il possessore va al dativo e il verbo usato è il verbo sum concordato con il soggetto. In genere si usa quando la cosa posseduta è rappresentata da un nome astratto come fortuna (buona sorte) o similitudo (somiglianza).
3
Trasforma le seguenti frasi in dativo di possesso. 1 Italia copiam silvarum habet. ................................................................................................. 2 Domina pulchram comam habet. ................................................................................................. Un’elegante matrona romana.
4
Ora trasforma il dativo di possesso in frasi con habere + accusativo. 1 Romae magnus agricolarum numerus est. ................................................................................................................................................. 2 Claudio magnae divitiae sunt. .................................................................................................................................................
Mihi nomen est = Mi chiamo Si ricollega al dativo di possesso questa particolare costruzione in cui il nome proprio va in dativo (in accordo con mihi) o in nominativo (in accordo con il nominativo neutro nomen). Mihi nomen est Aulo = mi chiamo Aulo. Mihi nomen est Aulus = mi chiamo Aulo.
5
Presentati ai tuoi compagni con nomi latini come Gaius, Aurelius, Lucretia, Silvia, Cornelia…
27
Lectio VI
Sum, Possum, l’imperativo
L’imperativo presente e futuro L’imperativo presente ha solo la seconda persona singolare e plurale in quanto si usa per dare un ordine. L’italiano non ha un tempo corrispondente all’imperativo futuro. Questo viene usato soprattutto nei documenti ufficiali, come leggi o testamenti, oppure in massime o proverbi e, perciò ha anche la terza persona. In italiano si traduce con l’indicativo futuro. Venite puellae et tondete comas vestras. Venite fanciulle e tagliate i vostri capelli. Tu, Silvia, panem sacrum conseca et distribue. Tu, o Silvia, il pane sacro taglia e distribuisci.
La forma negativa Si esprime con le forme del verbo nolo, cioè noli per il singolare e nolite per il plurale, seguite dall’infinito del verbo: Noli me tangere! = Non toccarmi!
Statua di una ragazza che si veste. Ai Romani piaceva molto essere eleganti.
Imperativo presente 2ª Persona plurale
2ª Persona singolare 1ª Coniugazione
ama
ama-te
2ª Coniugazione
mone
mone-te
3ª Coniugazione
lege
leg-i-te
4ª Coniugazione
audi
audi-te
Imperativo futuro 1ª Coniugazione
2ª Coniugazione
3ª Coniugazione
4ª Coniugazione
2ª Pers. sing.
ama-to
mone-to
leg-i-to
audi-to
3ª Pers. sing.
ama-to
mone-to
leg-i-to
audi-to
2ª Pers. plur.
ama-toote
mone-toote
leg-i-toote
audi-toote
3ª Pers. plur.
ama-nto
mone-nto
leg-u-nto
audi-unto
28
Sum, Possum, l’imperativo
Lectio VI
Unità
1
Facciamo esercizio 1
Forma l’imperativo presente e futuro dei seguenti verbi. 1 2 3 4 5 6
2
............................................ ............................................ ............................................ ............................................ ............................................ ............................................
............................................ ............................................ ............................................ ............................................ ............................................ ............................................
Forma l’imperativo presente negativo dei seguenti verbi. 1 2 3 4
3
mitto deleo orno video peto redeo
servo tondeo statuo dormio
............................................ ............................................ ............................................ ............................................
............................................ ............................................ ............................................ ............................................
Usa il vocabolario e traduci. 1 Nolite servare dominam. ................................................................................................................................................. 2 Noli amare rosas. ................................................................................................................................................. 3 Timete spinas rosarum. ................................................................................................................................................. 4 Distribuite coronas. ................................................................................................................................................. 5 Venite ad (presso) aras dearum. ................................................................................................................................................. 6 Prudentia, adiuva bonas puellas! .................................................................................................................................................
4
Ecco un modo di dire famoso. Prova a indovinare che cosa significa.
Amor omnia vincit.
■ In amor vince chi fugge. ■ L’amore è una malattia pericolosa. ■ L’amore supera ogni difficoltà.
29
Lectio I-VI
Ricapitoliamo Indica il caso e il numero di questi nomi, poi scrivi accanto ad ognuno il nominativo singolare.
1
Parole
Caso e numero
Nominativo singolare
agricolas
dearum
diligentiae
historiam
dominam
incolas
feras
puellae
insulae
ianuis
nautis
fama
2
insidiae iustitia lettera
copia deliciae divitiae
Pluralia tantum
3
Singularia tantum
sapientia Syracusae vigilia
nuptiae opera prudentia
Al singolare hanno un significato diverso da quello al plurale
Scegli la traduzione giusta.
Mi chiamo Claudio.
2
Nominativo singolare
Usa il vocabolario e scrivi ogni parola nella categoria giusta, con la corretta traduzione.
abundantia Athenae Cannae
1
Caso e numero
Parole
■ Mihi nomen est Claudio. ■ Tibi nomen est Claudio.
4
Hai grandi ricchezze. 1 2
■ Tibi magnae divitiae habet. ■ Tibi magnae divitiae sunt.
Silvia ha un braccialetto. 1 2
■ Armilla est Silviae. ■ Armillam est Silviae.
Completa la frase con il verbo coniugato nel modo e nella persona corretti. 1 Ancilla magnam copiam rosarum .............................................................................. (colligo) 2 Flos rosae bene .............................................................................................................. (oleo) 3 Rhea dea terrae .............................................................................................................. (sum) 4 Ancillae, rosas deae ........................................................................................................! (do) 5 Mater familias et filia cenam ......................................................................................... (paro) 6 Nautae feminas ........................................................................................................... (saluto)
30